Maria Antonietta - Regina di Francia

La reggenza

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Mademoiselle de Saint-Simon
view post Posted on 3/6/2008, 18:10




Non mi sono mai informata su quel periodo (che se non sbaglio va dal 1715 al 1723, anno della morte del reggente). Ma dalle memorie del Saint-Simon e anche da altre fonti ti posso di dire che durante il regno del re Sole Filippo II d'Orleans era considerato molto dissoluto alla corte di Versailles:ebbe una vita molto sregolata ed irreligiosa e si circondava delle compagnie più sfrenate (questa almeno è la descrizione che Saint-Simon fa di lui nelle sue memorie, sebbene a livello umano non fosse poi in cattivi rapporti con questo). Ci furono poi dei pettegolezzi anche su un presunto incesto tra lui e la sua figlia maggiore, la cui fama non era migliore di quella del padre essendo stata da questi allevata... di più non saprei dirti ma Filippo II potrebbe sempre avere influenzato l'andamento della corte una volta salito al potere... (non che fosse una corte di santi sotto Luigi XIV: gli/le amanti erano all'ordine del giorno, molti nobiluomini avevano figli illegittimi (per le signore sarebbe stato più complicato -_- ), non ho ancora capito se l'omosessualità fosse una moda -di sicuro il padre di Filippo II aveva dei favoriti...-)

(Per quanto riguarda le "bassezze" il Saint-Simon pare piuttosto difendere Filippo II da tali accuse che spesso gli venivano mosse contro a causa della sua cattiva fama).
 
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view post Posted on 10/6/2008, 14:25
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (-enry1973 @ 14/7/2007, 11:31)
definitivo dal barocco al roccocò. La vivacissima moglie di Filippo, la principessa Liselotte del Palatinato (una Wittelsbach) animò la vita a corte

Mi spiace, ma la moglie di Philippe non era né vivacissima né la Liselotte. Era la bastarda di Luigi XIV e della Montespan, Françoise-Marie detta mademoiselle de Blois: brutta, abulica e cattiva come il veleno tanto da meritare il soprannome di Madame Lucifer.
E Liselotte, Elisabet Charlotte von del Pfaltz-Simmern era la mamma di Philippe, ma non era una Wittelsbach: questi sono il ramo cattolico degli Elettori Palatini, i bavaresi. Casomai Wittelsbach era la moglie del Gran (o meglio Grasso) Delfino: Maria Anna Cristina di Baviera
 
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view post Posted on 13/6/2008, 15:20
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Mademoiselle de Saint-Simon @ 3/6/2008, 19:10)
complicato -_- ), non ho ancora capito se l'omosessualità fosse una moda -di sicuro il padre di Filippo II aveva dei favoriti...-)

Non è che sia una moda essere gay, ma diciamo che dati gli esempi più eclatanti, appunto Monsieur Phlippe, alcuni se la gesttivano in maniera più sfrontata di altri. Ricordiamoci che già si fa fatica a parlarne adesso, figurarsi all'epoca. Altri nomi illustri a corte: Luigi XIII, suo fratellastro Vendome, Jean Baptiste Lulli, mi pare anche il fratello della Valière...

CITAZIONE (Mademoiselle de Saint-Simon @ 3/6/2008, 19:10)
(Per quanto riguarda le "bassezze" il Saint-Simon pare piuttosto difendere Filippo II da tali accuse che spesso gli venivano mosse contro a causa della sua cattiva fama).

Si conoscevano molto bene, poichè Saint-Simon era il visdomino di Chartres, in pratica il "prestanome feudale" del Duca di Chartres. Il Visdomino era un titolo nobiliare francese, equiparato al visconte, che veniva dato a chi doveva occuparsi di esercitare alcuni diritti feudali in nome e per conto di un dignitario che non lo poteva fare personalmente: un ecclesiastico o un principe del sangue, per esempio.

Saint Simon, che non lesinava mai il vetriolo quando parlava della gente, ne parla bene pur condannando apertamente la vita sregolata del Reggente.
 
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Mademoiselle de Saint-Simon
view post Posted on 13/6/2008, 18:32




CITAZIONE
CITAZIONE (Mademoiselle de Saint-Simon @ 3/6/2008, 19:10)
complicato -_- ), non ho ancora capito se l'omosessualità fosse una moda -di sicuro il padre di Filippo II aveva dei favoriti...-)

CITAZIONE
Non è che sia una moda essere gay, ma diciamo che dati gli esempi più eclatanti, appunto Monsieur Phlippe, alcuni se la gesttivano in maniera più sfrontata di altri.

Tuttavia considerando l'alta concentrazione... :unsure: mi pare singolare... :o: (Monsieur -più i favoriti- ; i principi di Conti; il conte di Vermandois -figlio del re Sole -). Boh... -_-
 
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view post Posted on 31/3/2009, 15:14
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Marie-Antoinette

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SApevo che il Reggente morì fra le braccia della sua ultima conquista, dopo averle chiesto se lei credeva in Dio, da lui servito così male, è vero o 1 diceria di corte????
 
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Anna d'Austria
view post Posted on 23/11/2010, 10:33




Luigi XIV, il Re Sole

L'attesa nascita di un erede di Francia

Luigi XIV nacque il 5 Settembre 1638 a Saint Germain en Laye a tre ore di cavallo da Parigi, come era tradizione per tutti i re di Francia. La sua nascita fu un evento di straordinaria importanza per il regno, che da ben 22 anni aspettava l’erede di Luigi XIII e Anna d’Austria perché garantisse la continuazione del grandioso progetto voluto da Luigi XIII e ilCardinale Richielieu di creare uno stato francese forte e indipendente, che riuscisse a regnare sull’Europa senza essere schiacciato dai due regni asburgici d’Austria e di Spagna.
Il primo vagito del re Sole fu festeggiato con 121 colpi di cannone e tre giorni di festa in tutto il Paese. La corte e il popolo gioivano per quel bambino di 4 chili che già alla nascita mostrava due dentini.La nascita del Delfino di Francia sbloccò una situazione difficile, poiché i rapporti tra re e regina erano ormai del tutto deteriorati; la regina tramava contro il marito e per due volte non portò a termine la gravidanza, mentre il marito, sempre innamorato di nuove dame, non aspettava che il momento giusto per ripudiarla; del resto la regina non fu mai amata dal popolo.

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La fronda dei principi

Il principe di Conde' era il primo di Francia, tanto che sarebbe potuto diventare re se fossero morti i due figli di Luigi XIII e il fratello. Era l'eroe nazionale per le sue vittorie nella Guerra dei Trent'anni appena conclusa, ma il suo ingressoa corte fu dovuto a una scelta poco felice: fu fatto sposare dal padre alla nipote del cardinale Richelieu, che era nana, gobba e deforme tanto da segnare per generazioni il casato.
Il principe di Conde', che pose fine alla fronda dei nobili e del clero assediando Parigi, aumentò le sue richieste a dismisura. I rifiuti ricevuti accrebbero il suo odio contro Mazzarino, che pensò bene di farlo arrestare con un colpo di mano a Parigi. Il principe non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo, che si ritrovò in cella.
L'arresto fece scoppiare la rivolta dei principi, che erano stati depauperati dal cardinale poiché aveva diminuito il loro potere nel raccogliere le tasse.
La fronda prese pieghe complicate: a corte i nemici della monarchia erano molti, e Mazzarino preferì lasciare la Francia fuggendo in Germania ad aspettare che si calmassero le acque. Il parlamento si schierò con Conde', nonostante la sconfitta ricevuta poco tempo prima, e chiese - anzi pretese - dalla regina la liberazione degli arrestati. Il principe di Conde' raggiunse il sud della Francia, che era pronto ad appoggiarlo perché diventasse il nuovo sovrano.

Il giovane Re sotto la reggenza della madre Anna Austria

Nel 1651, raggiunti i tredici anni, Luigi XIV venne proclamato re ricevendo dalla madre la reggenza. Acquistata la pienezza dei poteri si rivolse al parlamento di Parigi proclamando i primi editti, tra cui il perdono per il principe ribelle, che però rifiutò la mano tesa e dal sud si mosse con l'esercito contro Parigi. Ma il re non aveva solo l’esercito dalla sua parte: il grosso della popolazione era con lui. Mazzarino, che aveva sempre governato da lontano la situazione, marciò contro il principe guidando un esercito di settemila uomini.
In aiuto di Conde’ venne Anne-Marie detta Mademoiselle, che a 24 anni era la più ricca donna di Francia, nonché bella e fiera. La giovane duchessa era figlia di Monsieur, zio di Luigi XIV. Una donna assai fiera, altezzosa e antipatica che respingeva gli uomini, ma aveva enormi ambizioni, tanto che si era convinta di dover diventare regina sposando Luigi XIV, di 11 anni più giovane. Nel marasma della fronda guidò un esercito da lei pagato,e a Parigi aiutò Conde' prendendo la Bastiglia e sparando con i cannoni sull'esercito del re. Mazzarino commentò: "ecco come Mademoiselle spara su suo marito!".
Il popolo di Parigi visse quei momenti in completa anarchia. Odiava Mazzarino e la regina Anna, ma anche Conde', che si era alleato alle potenze straniere per giungere al potere. Il suo esercito era tanto detestato che i principi della fronda cercarono di liberarsene. Mazzarino si autoesiliò in Germania facendo cadere parte delle richieste della fronda. Conde' ritirò l’odiato esercito e pose le sue condizioni di pace: più che eccessive, visto che se fossero state messe in pratica sarebbe diventato un secondo re. Ma le azioni di Conde’ crollarono, e il re chiese ai parlamentari di lasciare Parigi che era nelle mani nemiche. Non tutti seguirono l’ordine, ma chi lo fece ebbe enormi ricompense.
Il rientro del re a Parigi fu un trionfo, il popolo era esaltato. Mademoiselle fu esiliata e costretta a raggiungere il padre. Si rassegnò a una mesta esistenza, e scrisse delle memorie che sono un bellissimo ricordo del Grand Siècle.
Lo zio Gastone, vista la sconfitta definitiva della fronda, si umiliò chiedendo perdono. Nel 1653 rientrò trionfante Mazzarino, mentre il principe di Conde' continuava indomito la sua lotta nonostante la condanna a morte che pendeva sulla sua testa e malgrado sia i principi che il parlamento l’avessero abbandonato.

L'influenza del Cardinale Mazzarino sul giovane Re

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Una cosa imparò bene il re dalla fronda: fornirsi di un esercito pronto e regolare per non trovarsi debole nei confronti dei nobili.Il rapporto con Mazzarino fu contrastato: gli dava fastidio che fosse amante della madre, di cui era geloso, ma al contempo gli era grato per averlo liberato dalla fronda. Col tempo divenne un ammiratore del cardinale e da lui imparò l'eleganza, il portamento, l'arte della dissimulazione e la grandiosità dei disegni politici. Mazzarino gli insegnò la politica del Machiavelli e il diritto romano. Luigi XIV apprese per gradi, e alla fine il cardinale riconobbe in lui grandi qualità. Addirittura, arrivò a dire che “ce n'era in lui perché fosse quattro volte re”. I precetti impartiti al sovrano erano precisi: tenete i grandi e i prìncipi più bassi dell'erba; non familiarizzate con i cortigiani; mostrate il viso severo ai postulanti; coltivate il talento della dissimulazione; non dite mai quel che pensate veramente; in ogni rapporto osservate un segreto impenetrabile; mentite quand'è necessario; promettete moltoe mantenete poco; non siate mai crudele; prendete i soldi dei sudditi ma non versate il loro sangue.Mazzarino si occupò d’insegnare l'arte della politica a Luigi solo un anno prima della sua morte, ma quell'anno fu fondamentale per il re, tanto che vide nel cardinale un genio. Quando Mazzarino fu prossimo alla morte, il sovrano fece scrivere le sue ultime parole perché fossero per lui precetti di vita. Il cardinale che seppe vivere così bene non era privo di ambizioni: in realtà avrebbe voluto diventare papa e fare di Luigi l'imperatore. Il desiderio non si avverò, ma Luigi XIV lavorò effettivamente per far della Francia la più potente nazione d'Europa.

Luigi impara ad essere Re

Luigi crebbe circondato da precettori che gli insegnarono l'idea della patria nazione in ogni modo, caricandolo dei doveri che avrebbe osservato da re. Pare che non fosse molto sveglio, e i precettori non erano contenti di lui. In realtà assimilava in silenzio, e fingeva di esser citrullo per dissimulare la rabbia che teneva in corpo per vivere in palazzi senza vetri alle finestre, in stanze non riscaldate, con tappezzerie cadenti. Il più grande insegnamento l'ebbe comunque dai cinque anni della fronda, quando capì che esser re non era facile e bisognava farsi rispettare perché i nemici della Francia erano sempre in agguato. A 18 anni scoprì un altro grande maestro: Turenne, il più grande condottiero del secolo, che gli fece amare l'arte militare e la vita di campo.Il sovrano era molto amato dal suo esercito: i soldati, a differenza del popolo, non lo avrebbero mai deluso.

Conosce gli amori e l'Amore con Maria Mancini

Compiuti i 18 anni, Luigi sentì il risveglio della natura. Circondato com’era da tante donne compiacenti, non si fece mancare nessun piacere. All'epoca l'amore era una delle cose a cui si dedicava più energia, e a corte era compagno di ambizioni, intrighi e poteri. Mazzarino fece venire da Roma le sue nipoti, molto carine, che compiacquero Luigi XIV nei giochi, ma era vietato loro aspirare al trono. Tutte le nipotine del cardinale trovarono un buon partito, ma una in particolare fece perdere la testa al giovane Luigi causando tribolazioni non comuni al cardinale e alla regina.Maria Mancini era il nome dell’amante del re: non una bellezza, ma allegra, intelligente e colta, di buoni gusti e letture. Luigi se ne innamorò perdutamente mentre era in corso una trattativa decisiva con la Spagna per porre fine alla guerra. Centro della trattativa era il matrimonio tra l'Infanta Maria Teresa e il giovane Re Sole. Anna d'Austria fu categorica, opponendosi a ogni volere del figlio che alla fine cedette, rinunciando al più grande amore della sua vita. Maria e Luigi furono tenuti a bada da Mazzarino, che mandò la nipote in convento fino al giorno delle nozze tra i due reali. Maria poi sposò il principe Lorenzo Colonna, vivendo a Roma e poi ad Aragona.

Il matrimonio con la cugina Maria Teresa d'Austria

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Nel 1660 si ebbe il tanto atteso matrimonio tra i due cugini: Maria Teresa, nipote della regina Anna d'Austria, e Luigi XIV, nipote del re di Spagna. Questo matrimonio fu il capolavoro di Mazzarino, tanto che anche il parlamento gli rese merito con alte onorificenze. Col matrimonio finirono le guerre, e tra i due paesi regnò dopo tanto tempo la pace.
Per il Re Sole la partita fu assai favorevole, perché la moglie portava in dote 500.000 lire in oro. Questa era la cifra pattuita perché rinunciasse al trono di Spagna: in una clausola Mazzarino ottenne che, se non fosse stata pagata la cifra anche parzialmente, Luigi avrebbe potuto pretendere anche il regno di Spagna unificando così l'Europa occidentale. La cosa non era neanche poi tanto remota, perché le casse spagnole erano in crisi nonostante l'oro delle Americhe.
Maria Teresa non era una bellezza, ma a Luigi piacque, almeno all’inizio. Era bassa, grassa e con i denti cariati: per lei fu un sogno sposare il cugino, che avrebbe amato sempre con sottomessa devozione. Luigi invece, pur rispettandola,l’avrebbe tradita infinite volte.
La cerimonia di nozze fu magnifica in tutto. Prima si sposarono per procura e poi realmente in Francia vicino al confine spagnolo; il corteo arrivò dopo due mesi a Parigi dove gli sposi entrarono in trionfo il 26 Agosto. Il popolo festeggiò il matrimonio e la fine di tante guerre fino all’inverno.

Muore il Cardinal Mazzarino e Luigi prende le redini del Regno

Il 9 Marzo 1661 Mazzarino, prostrato dalla malattia, morì nel Castello di Vicennes. Primo Ministro di altissimo livello, aveva saputo governare per il bene della Francia con pugno fermo e tattica finissima, dissimulando e sbaragliando gli avversari. Luigi lo sapeva bene e versò parecchie lacrime, ma aveva imparato quanto più possibile da quel grande maestro. Mazzarino si mostrò davanti alla morte al meglio della bellezza fisica, com’era consueto fare a quei tempi: tutti i giorni si metteva gli abiti migliori, con rossetto e polvere sulle guance, passeggiando in portantina nei giardini del castello per attendere l'ultimo respiro.
La sua morte fu accolta da sentimenti contrastanti: felici furono le sue nipoti ed in particolare Maria Mancini, perché era uomo tanto dolce in pubblico quanto duro con i parenti stretti. Luigi XIV, per quanto lo amasse, non vedeva l’ora di assumere pienamente il potere perché Mazzarino limitava la sua funzione. A Parigi furono celebrate diecimila messe in suo onore; il cardinale morì da ottimo cristiano pur essendo stato in vita più libertino che devoto, oltretutto era asceso al cardinalato senza mai essere stato prete.
Il giorno seguente la morte di Mazzarino Luigi XIV convocò il consiglio dei ministri. Con il famoso discorso del 10 Marzo diede una svolta epocale alla condotta del regno, togliendo a tutti i ministri il potere di emanare, redigere e modificare la minima legge senza il consenso del re.
Scrisse Voltaire: Vivo Mazzarino, Luigi non osava ancora regnare. In una corte non ci furono mai intrighi e speranze come durante l'agonia del cardinale. Le donne fregiandosi della loro bellezza erano già convinte di poter governare un principe di ventidue anni. Mazzarino aveva prolungato l'infanzia del sovrano finché aveva potuto: ma non gli aveva impedito di diventare splendidamente consapevole del ruolo che il destino gli aveva assegnato. Erano così tutti lontani dall'idea di poter essere governati dal proprio sovrano che nessuno subito dopo la morte del cardinale pensò di chiedere al re se voleva ascoltarlo. Tutti invecegli domandarono : A chi dovremo rivolgerci ora maestà?. Luigi XIV rispose : A me!Per iprimi mesi, il popolo e la corte guardarono quel sovrano orfano del primo ministro senza molto credito. Invece si dovettero ricredere: il sovrano organizzò da solo la sua giornata con impegni e appuntamenti precisi e la rispettò. Si circondò solo del consiglio ristretto con i soli ministri della guerra, dell'economia e degli esteri. Fu quasi un colpo di stato, e il governo fu riportato all'epoca di Enrico IV. Così come Mazzarino consigliò al re eLuigi scrisse nelle Istruzioni per il delfino:Non lasciatevi mai governare, siate voi il padrone. Ascoltate, consultate il vostro consiglioma decidete sempre e soltanto voi. Dio che vi ha fatto re vi darà i consigli necessari finché avrete buone intenzioni.

L'aiuto dell'intendente delle finanze Colbert e la storia di Fouquet

Uomo chiave divenne Colbert, l'intendente delle finanze fido di Mazzarino e rivale di Fouquet, che riuscì a convincere il cardinale inpunto di morte a donare l'enorme eredità al re. Si parla di 150 milioni in beni e danaro corrispondenti a venticinque tonnellate d'oro: ricchezze che aveva lasciato in castelli e possedimenti in Francia, ai confini e persino in Italia. Colbert riuscì a raccogliere tutto e portarlo nelle mani del sovrano. Questi lo promosse, mettendo fine alle sperequazioni di Fouquet che aveva defraudato le finanze dello stato diventando uno degli uomini più ricchi di Francia. Luigi XIV per il suo compleanno lo fece arrestare, togliendosi uno sfizio e un debito.
La storia di Fouquet merita di esser raccontata. Era figlio di un membro del parlamento di Parigi, appartenente a una grande famiglia di mercanti che si era arricchita comprandosi onori e amministrandoli saggiamente.La fortuna di Fouquet crebbe negli anni della fronda, quando aiutò l'esercito di Turenne provvedendo a una richiesta di Mazzarino che aveva enorme bisogno didenaro. Per otto anni, oltre a esser membro del parlamento, fu ministro delle finanze, e come abbiamo detto accumulò un enorme quantitativo di denaro. Fu anche un bell'uomo a cui le donne resistevano difficilmente, anche perché era molto generoso. La sua enorme ricchezza e la sua sfrontatezza lo rendevano inviso a molti, e già Mazzarino se ne voleva liberare, ma il compito toccò a Luigi XIV che lo invidiava tantissimo.
Fouquet fu un gran personaggio del Seicento, aveva una cultura vasta e aspirava a cimentarsi in tutto lo scibile umano con successo. Scriveva e componeva elargendo denaro a pittori e scrittori, come per esempio La Fontaine, ma finanziava anche le ricerche scientifiche: nel suo laboratorio lo scienziato Pacquet studiava la circolazione del sangue.
Luigi XIV lo invidiava sia per le belle donne che lo circondavano, sia per il magnifico castello che fece costruire a Vaux le Vicomte: una costruzione che costò una fortuna, vi lavorarono ben 18.000 operai che rasero al suolo un castello e alcuni villaggi e ne costruirono uno nuovo dai giardini incantevoli. Le Brun per anni abbellì il castello cimentandosi in pittura e non solo.
La goccia che fece traboccare il vaso fu il tentativo fatto da Fouquet di sedurre l'amante di Luigi XIV, alla quale propose ben 20.000 lire. La dama si rifiutò andando a raccontare tutto al re, che la prese molto male.Il sovrano e il suo fido ministro Colbert tramarono una trappola degna dei romanzi di Dumas, il quale a dire il vero attingerà a piene mani da queste vicende.
Nell'estate del 1661 Fouquet tenne una sontuosa festa a Vaux , invitando 6000 persone da tutta Europa. Luigi XIV non poté mancare, oltretutto il castello di Vaux poteva dargli ottime fonti d’ispirazione per Versailles. La cerimonia fu imponente come mai ne furono viste: il cuoco era il celeberrimo Vatel e la festa fu un vero baccanale di teatri e messe in scena che ammaliò il sovrano e lo sconvolse per le orge che vide. Il re voleva chiudere la partita col suo nemico alla festa, ma la madre riuscì a trattenerlo dall’arrestarlo in pubblico. L'arresto avvenne qualche settimana appresso,quando i consigli di Bretagna si riunirono per protestare contro le tasse troppo alte: il re prese la palla al balzo e ordinò al celeberrimo D'Artagnan di arrestare l'intendente delle finanze. Per paura che si avvalesse del giudizio del parlamento, il re lo indusse a lasciare la carica di parlamentare promettendogli di farlo primo ministro. Fouquet vendette la carica e, sotto consiglio di Colbert, regalò un milione di pistole al re.
Con questo stratagemma venne arrestato dai moschettieri del re all'alba mentre cercava di fuggire, conscio che la sua fine fosse prossima.
D'Artagnan non fu solo il personaggio famoso dei romanzi di Dumas: ne ispirò le opere maggiori, fu un moschettiere integerrimo e intelligente amato dalle donne (tra le quali Madame de Sevigné).
La fine di Fouquet si deve alla nuova politica assolutista del re che voleva una totale dipendenza dei suoi uomini, ma nasceva anche dallo stato scandaloso delle finanzeche si sarebbe abbattuto anche su Mazzarino e che Colbert fece ricadere interamente sul povero ingenuo scoiattolo (questo era lo stemma della famiglia Fouquet).
Il processo fu preparato in tre anni, durante i quali Colbert e il re lavorarono sodo per falsificare documenti e riunire giudici contro l'imputato. Tutti i giudici si piegarono al volere del re tranne uno: questi cadde di conseguenza in disgrazia, ma salvò la testa al povero imputato vittima di un sovrano dispotico.

Il secolo delle meraviglie

Voltaire definisce il secolo di Luigi XIV il quarto grande periodo di felicità della storia accanto all’età di Alessandro, di Cesare e al Rinascimento.
Il Seicento è un secolo straordinario, ricco di energia e creatività. Mai come in questo secolo fioriscono ideologie, teorie e teologie creando scuole di pensiero basilari per il futuro del mondo.

La potenza del nuovo Stato assoluto costruito da Luigi XIV e Colbert

Artefici della grande potenza francese furono Colbert e Luigi XIV. Da 24 ministri in Francia ne rimasero solo tre, e di questi Colbert divenne il più potente, dividendo il potere con il re che incarnava l’assolutismo. Il re voluto da Dio per governare era l’autorità suprema a cui tutto era dovuto e che tutto poteva: con questo intendimento, la classe dei nobili sarebbe stata gradatamente privata di potere effettivo.
Colbert era una mente efficiente, amante dell’ordine e della razionalità. Lavorando sedici ore al giorno riuscì ad ammodernare l’economia e la finanza, togliendo l’esercizio delle riscossioni delle tasse ai corrotti e poco affidabili nobili. La classe borghese acquistò sempre più potere nella figura degli intendenti. Anche Luigi XIV amava poco i nobili, lasciando loro il compito di organizzare feste e poco più.
Una burocrazia precisa ordinò l’economia, le finanze, l’esercito e le vie di comunicazione. Fu un impresa colossale, paragonabile all’industrializzazione dell’Unione Sovietica staliniana: Colbert amava dire che aveva messo al lavoro tutti francesi. Il ministro considerava la potenza dello stato nella misura della sua potenza economica: adottò quindi un regime autarchico ponendo dazi sulle importazioni e favorendo gli scambi interni, creando manifatture di stato e impiantando fabbriche chiamando operai da tutta Europa per fabbricare oggetti di lusso. Come fa oggi l’industria cinese, così quella francese copiava idee e progetti per riprodurle e far soldi. L’organizzazione e lo sforzo economico furono strabilianti sottraendo a Venezia, alle Fiandre e alle altre manifatture europee mercato e prestigio. Lo sforzo maggiore fu investito nell’industria tessile, a cui Colbert per motivi familiari teneva moltissimo: in dieci annil’industria tessile francese divenne la più potente del continente. Mentre Luigi XIV ammodernava e potenziava l’esercito, Colbert creò la seconda più grande flotta europea spingendola ai due estremi del globo, affidata alla Compagnia delle Indie Orientali e Occidentali. Si fecero grandi sforzi e tentativi anche nelle Americhe, un lavoro già avviato da Richelieu, ma la concorrenza coloniale Inglese, Olandese e Spagnola era sempre troppo potente. Il gran ministro non amava Versailles e fino al 1671 cercò di fare del Louvre il più bel palazzo reale di tutta Europa, ma non riuscì mai a convincere il re a risiedervi. Ammodernò Parigi rendendola stupenda grazie ai migliori architetti del seicento, tra cui Bernini, e soprattutto la rese sicura.
Per quanto il colbertismo sia stato considerato un rigido sistema di capitalismo statale e dirigismo hegeliano, la realtà è ben diversa. Colbert creò le basi dell’industria e delle manifatture ma cercò sempre d’incentivare l’industria privata. Scrisse: “ la libertà è l’anima del commercio. Tutto ciò che tenta di restringere questa libertà e il numero dei commercianti non vale niente.”

Sorgono la reggia e la corte di Versailles

Il Re Sole a Versailles compì un altro prodigio. Ammaliato come il padre da quel luogo, decise nel 1668 di trasferirvisi per vivere e lavorare. Creò così un mito, una favola che affascinò l’Europa. Versailles - la reggia e la città - furono le tele della volontà creativa e artistica del genio del re. Non solo sfarzo e bellezza decorativa in tutti gli stili, ma anche una ferrea etichetta elaborata dal sovrano stesso che ingabbiava tutti, aristocratici, dame, valletti, prelati, ministri condizionandone la vita e l’azione. Luigi XIV, cartesiano nel secolo di Cartesio, codificò le abitudini giornaliere di tutti gli abitanti della reggia che ancora 30 anni dopo la sua morte contava diecimila abitanti. Per amore di Versailles l’aristocrazia s’impoverì vendendo tutto pur di rimanere al centro del potere, senza averne. L’etichetta era così meticolosa che divenne feticcio: furono istituiti ben 40 modi diversi di salutare con il cappello a seconda del rango della persona e delle circostanze; ogni momento della giornata aveva una categorica ordinarietà.
La vita in quel gioiello non era comunque facile: solo il re era il potere, Luigi XIV mangiava seduto da solo al tavolo con venti persone a servirlo, tra cui dame e nobili. Per gli altri quell’esistenza frenetica di divertimenti, attività e complotti all’interno della rigidissima etichettanon era sempre piacevole.

Il potere del Re Sole

Luigi XIV trasformò il potere politico creandone un mito da raggiungere. Il duca di Saint Simon dice che aveva una intelligenza inferiore alla media, ma grazie alla sua tenacia e capacità lavorativa riuscì a trasformare il suo regno. Fu mecenate delle arti e accrebbe la propaganda della sua persona: ispirato all’impero cinese si definì un inviato del Signore Onnipotente e in tutto mise mano per migliorare e applicare le sue idee. Accrebbe il suo esercito da 20.000 a 300.000 uomini facendo della Francia la più potente forza europea. S’ispirava alla Roma antica e si sentiva destinatario di un nuovo corso della storia, e in parte questo è vero, poiché tutti cercarono di imitarlo in tutto. La Francia e Parigi divennero celebri per la moda, lo spettacolo, l’arte e la letteratura; il francese divenne la lingua più parlata tanto da soppiantare il latino nel linguaggio internazionale. Grande successo ebbe anche la cucina, totalmente rivoluzionata da François Pierre.

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Il Cattolicesimo religione di Francia

Luigi XIV non era un cattolico praticante, anzi era un gran gaudente, ma decise di prender partito e scelse il cattolicesimo come religione della Francia intera, abolendo il famoso editto di Nantes del 1685. Questa decisione provocò l’esodo di 200.000 ugonotti che lasciarono il Paese impoverendo la Francia di cultura ed economia, segnando l’inizio del declino nella parabola della vita del Re Sole. Questa presa di posizione fece scaturire gravi conseguenze internazionali che spinsero la Francia a continue guerre, che dilapidarono l’enorme capitale accumulato grazie all’opera instancabile di Colbert.

Le favorite del Re: Louise de la Vallière e l'ambiziosa Athenais de Montespan

Luigi XIV non si faceva mancare nessuna conquista, conscio del potere che aveva sulle donne. Fece, senza rispettarlo, un patto con la moglie Maria Teresa secondo il quale fino a 31 anni avrebbe dato sfogo ai giovani istinti, per poi diventare devoto e sincero sposo. Molte amanti dovette sopportare la regina, e tra queste la più odiata fu Louise de Vallière, amante per ben sei anni del re, che lo rese padre ben cinque volte ed ebbe riconosciuti i suoi figli alla morte della regina madre Anna. Ma anche per la bella Louise, fatta dal re duchessa, venne la fine: straziata dal dolore si fece superare in amore da una sua amica, la celeberrima Montespan. Françoise Athenais de Mortmart Rochechouart marchesa di Montespan fu la più bella donna del suo tempo. Alta, giunonica, bionda, sguardo affascinante, occhi blu e pelle bianchissima, fu subito ben accolta a corte per la sua allegria e festosità. Le sue leggere vesti e la sua straordinaria bellezza non passarono inosservate al re; nel 1667, con gran dispiacere della regina e dell’amante Louise, la Montespan divenne la sua nuova favorita. La marchesa era ambiziosa, furba e infida: per sottrarre Luigi XIV alla rivale si servì perfino della più perfida strega del tempo, la Voisin. Si dice che pagò profumatamente diversi incantesimi e partecipò a diverse messe nere con addirittura sacrifici umani per arrivare al suo scopo.
Per il re questa amante non fu facilissima. Non solo a causa della ambizione della donna, ma anche del marito che non era affatto onorato di esser fatto becco dal re. Nonostante i soldi che il re regalava al marito e le missioni di cui lo incaricava per tenerlo buono, quel buon guascone del marchese di Montespan arrivò a picchiare la moglie, ferito nell’orgoglio. Incredibile ma vero, quella donna vittima del furore di suo marito mosse a compassione anche la regina, e si conquistò la benevolenza di Versailles.
Il Re Sole era stufo della Vallière sia per il suo decadimento fisico – aveva avuto cinque gravidanze in sei anni - sia perché ora voleva donne spregiudicatee provocatorie. La Montespan accumulò enormi ricchezze e arrivò a snobbare una casa fatta costruire per lei, ottenendo in cambio addirittura un castello la cui costruzione durò dieci anni e costò al regno una fortuna.
Contemporaneamente Luise de la Vallière si rinchiuse in un convento delle carmelitane dopo aver subìto le cattiverie del re. Questi in seguito corse a piangere da lei e la supplicò, ma saggiamente ella non tornò a corte. Non temendo più rivali, la Montespan fu per sei anni la temuta amante del re.

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La Guerra d’Olanda

Da sempre la Spagna era il nemico naturale della Francia; solo con Mazzarino si ottenne una pace destinata però a naufragare per le ambizioni politiche di Luigi XIV. Per il Re Sole la politica estera e l’espansione del suo regno tramite le armi, che per lui era l’attività più amata, era la giusta e necessaria via per il trionfo del suo regno e l’accrescimento del potere francese in Europa. Nel 1665 morì Filippo IV, re di Spagna, lasciando in eredità i Paesi Bassi spagnoli non alla figlia di primo letto, come sarebbe dovuto essere per il diritto di quel Paese, ma a Carlo II, figlio di secondo letto e ancora bambino. Luigi XIV non si lasciò scappare questa occasione:pretendeva che i Paesi bassi spagnoli fossero ereditati dalla moglie Maria Teresa, figlia di primo letto del defunto re di Spagna.
Con abili strategie diplomatiche e militari riuscì ad avere la meglio ottenendo Lilla e undici città fortificate spagnole, forte di un potente esercito mosso contro un re ancora bambino. Di fronte aquesto evento Inghilterra e Olanda terminarono di farsi guerra e anzi prepararono la “ Triplice Alleanza” ,che comprendeva anche la Svezia.
Per Luigi si avvicinava il momento di affrontare la prima difficile guerra della sua vita, quella contro l’Olanda, che si decise a muovere per molteplici motivi: l’Olanda era un Paese forte economicamente, con una flotta di ben 4000 navi, per maggioranza protestante, dove i cittadini godevano di una certa libertà politica. La sconfitta di questo Paese per il re francese sarebbe stato un trionfo politico, economico e ideologico.
Gli olandesi erano fedeli alleati dei francesi, ma la situazione si ribaltò. Tramite accordi strategici la Francia riuscì a isolare l’Olanda per potergli muovere guerra neutralizzando la “Triplice Alleanza” e la Spagna. Tuttavia la guerra non fu preparata bene: nessuno consigliò al re la prudenza, poiché tutti erano convinti di poter battere il nemico facilmente grazie al potente esercito professionista, ai migliori generali europei e alle roccaforti costruite come difesa. In quella guerra i francesi sperimentarono anche una nuova arma: la baionetta.
Nel 1672 la Francia sferrò l’attacco credendo di poter facilmente piegare il nemico, ma non fu una previsione azzeccata. Sebbene Luigi XIV fosse divertito dai combattimenti ne assistette a troppi, e la guerra durò fino al 1678 allargandosi in Europa e costando un enormità. Sia la Francia che l’Inghilterra, dall’alto delle loro aristocrazie, disprezzavano la repubblica democratica olandese e i suoi traffici commerciali, sottovalutandone la potenza che presto si mostrò. I primi vantaggi dei francesi furono annullati con la rottura delle dighe e l’inondazione della grande pianura che impantanò l’esercito francese dando tempo alle province unite di organizzarsi e aspettare l’aiuto dell’elettore del Grandeburgo. La potente flotta olandese sconfisse rovinosamente quella inglese e francese, impedendo lo sbarco inglese sulle coste delle province unite.
I francesi si mossero molto male comportandosi poco diplomaticamente e imponendo nelle trattative un atteggiamento che il popolo olandese non accettò, dando così una svolta alla guerra.
L’inondazione delle terre fu un atto estremo e grandioso: campi, paesi, città, giardini, musei e opere d’arte furono ricoperti dalle acque. L’Olanda viveva sulla sua immensa flotta e nei possedimenti indiani.
Contro Luigi XIV c’era un grande statista di eguale valore: Guglielmo III d’Orange, che seppe vincere il nemico. La Francia presto si trovò sola contro l’Olanda e attaccata da Spagna, impero austriaco e tedesco. Solo grazie a Turenne, che con cinica freddezza sterminava città e paesi, la Francia non perse rovinosamente. Nel Seicento i massacri di Turenne sollevarono l’indignazione internazionale: in quell’epoca la guerra era ancora considerata un’arte, tanto che Luigi XIV concesse una pensione a un valido chimico italiano che aveva scoperto il modo di costruire una bomba potentissima perché tenesse nascosta la sua scoperta e l’arma non fosse usata.
Anche sui mari la Francia si riprese e riuscì ad avere la meglio sui più potenti avversari. Tra alti e bassi il Re Sole riuscì sempre ad essere all’altezza della sua apollinea figura, ma nel 1678 pose fine alla guerra con intendimenti di pace ben diversi di quelli fatti anni prima: ormai si era piegato alla realtà. La Francia vinse, ma non come aveva sperato il Re Sole: il costo fu altissimo. Il prestigio del re di Francia fu comunque esaltato dai sudditi. La sua azione di propaganda era di far credere di aver ottenuto quello che voleva, ma in realtà la sua politica andò ben oltre l’odio olandese. Attaccando al Spagna in Franca Contea mostrò la sua ambizione espansionistica mondiale. Questa guerra sembrò un successo ma fu l’inizio di tanti guai per il paese del Re Sole, che ne uscì economicamente stremato. Il generale che portò a termine la trattativa per la Francia fu Poponne, un moderato che vedeva meglio di Luigi XIV i limiti della politica francese e questo non gli fu perdonato. Il re disse di lui che “aveva vinto la guerra ma perso la pace”.
Luigi aveva capito che l’Olanda era assai forte e che il suo potere stava nella libera ideologia e nella libera economia, ma non seppe trarne vantaggio; il suo assolutismo, invece di diventare illuminato, diventò dispotico.

Fine della Montespan ed ascesa di Madame de Mantenon

Anche durante la guerra le vicende della corte sono imprevedibili e intrise di fascino e mistero. Dopo la Montespan Luigi XIV si innamorò della Maintenon. Di origini umili e dalla vita tanto travagliata da sembrare un romanzo d’appendice, questa intelligente e graziosa ragazza divenne prima bambinaia dei figli segreti della Montespan e del re, e poi la moglie segreta. Dapprima il Re Sole non amava quella donna, ma col tempo gli piacquero la discrezione e l’intelligenza di lei. La Montespan non ne capì nulla, tanto che si lasciava dettare da lei le lettere d’amore per il re. Luigi se ne accorse e, sorpreso, prese a buon cuore la bambinaia dei suoi figli tanto da cedere all’amante regalandogli un castello. I denti del re erano guasti e il suo alito era fetido (nel Seicento l’igiene orale non era praticata perché si pensava fosse una pratica da dissoluti), così la Montespan non riusciva più a baciarlo, ma la nuova marchesa di Maintenon con stoica fermezza riusciva a resistere e accettava i favori del re, che gli resero fra l’altro una rendita di ben 10.000 lire. A quarantacinque anni la Maintenon vinse su tutta la linea diventando con intelligenza la favorita, e fu tanto abile da far riavvicinare il re alla moglie, che gliene fu particolarmente grata. Quanto alla Montespan, fu travolta dall’affare dei veleni. Davanti al re la gran dama di corte confessò i suoi scandalosi intrighi: Luigi la perdonò sottraendola al pubblico e alla morte, ma da quel momento ella cessò di essere la favorita.

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Gli errori del Re Sole: le guerre di Religione

Nel 1683 morì Maria Teresa, regina di Francia e infanta di Spagna; nello stesso anno se ne andò pure Colbert, il gran fautore della ricchezza della Francia sotto il regno del Sole. D’ora in poi il re si affiderà ad adulatori che non sapranno ben consigliarlo, indebolendo vieppiù il paese. Tra gli errori maggiori ci furono le guerre di religione, intraprese sempre più duramente dal 1685, anno in cui venne annullato l’editto di Nantes. Questo editto era stato emanato dal nonno del Re Sole nel 1598 ponendo fine alla guerra tra cattolici e protestanti. Sebbene fosse in parte contraddittorio, dichiarava la tolleranza verso i riformati che potevano così esser liberi di professare la loro religione. Sin dalla presa del potere Luigi XIV intraprese una politica di restrizione della libertà a danno dei protestanti in particolare ugonotti. Tra le istanze prese, oltre al pagamento di denaro per le conversioni, furono usati anche metodi nazisti con l’impiego dei tristemente famosi dragoni, ossia guardie che con la violenza ottenevano la conversione. Si calcola che furono convertiti ben 400.000 ugonotti. A quel punto Luigi XIV cancellò l’editto perché non aveva più senso visto che la maggioranza della popolazione si era convertita al cattolicesimo. I protestanti avrebbero potuto coltivare il culto intimamente, ma chiese e poteri furono sequestrati. Ben 200.000 ugonotti emigrarono, accolti trionfalmente in Olanda, Svizzera, e nei regni tedeschi, mentre la Francia si attirò le antipatie d’Europa per la sua intransigenza. Questo esodo fu particolarmente decisivo per la nazione, che fu privata di una florida risorsa borghese avviata e preparata nell’arte e nell’industria che andava così ad aumentare la potenza dei paesi nemici del regno del Re Sole. La crisi economica in cui cadde il paese di protrasse fino alla Rivoluzione. Ma il gran re non si limitò agli ugonotti: colpì severamente anche i giansenisti e i quietisti, ottenendo dal papa la bolla di eresia per i primi e di errore per i secondi.Luigi XIV rimase presto isolato in Europa. I governi lo temevano e i popoli del nord lo odiavano per la revoca dell’editto di Nantes.

L'aggressiva "politica delle reunions"

In questa situazione aumentò la fase di espansione e aggressività del re, spingendo al massimo la conquista dei territori confinanti nella cosiddetta “politica delle reunions”. L’impero era impegnato contro i turchi e la Francia potè spadroneggiare nella riva sinistra del Reno; ma non appena si concluse la guerra con i turchi, l’Impero costituì la Lega di Augusta a cui parteciparono Olanda, Spagna, Svezia, Impero Austriaco e regni tedeschi. La Lega era stata costituita come difesa, ma in Francia fu avvertita come pericolo e presto Luigi XIV, il re cattolicissimo, venne allo scontro nel 1688. Iniziò una nuova guerra combattuta per terra e per mare non solo in Europa, ma anche nelle Indie e nelle Americhe. Si ebbero fasi alterne con vittorie da ambo le parti; Luigi XIV si vide contrastato da Guglielmo d’Orange che diverrà sovrano d’Inghilterra rovesciando per sempre il regno cattolico nell’isola.
Nel1697 Luigi XIV accettò di firmare i trattati di pace. I suoi intenti erano falliti, tuttavia il suo regno non fu sconfitto dalla Lega: la realtà era che Il Re Sole non poteva continuare, aveva le casse vuote e il popolo ridotto alla fame, e già puntava sulla debole Spagna per i diritti di successione che derivavano dalla morte del re.

Un Re sempre più rigido ed autoritario

Nel 1691 morì Louvois, il più grande ministro dopo Colbert. Divenuto quasi onnipotente, non piaceva al sovrano che era sempre geloso della sua autorità. Nello stesso periodo Luigi XIV divenne sempre più duro contro il popolo tanto che scrisse al suo maresciallo: “ è seccante essere obbligato a bruciare dei villaggi per convincere la gente a pagare le tasse. Ma poiché né con le minacce né con la dolcezza li si convince, è bene continuare con questi rigori”.
Il re era sempre più vecchio e rigido. Dopo Louvois si circondò di uomini senza spina dorsale che gli dicevano sempre sì e lo compiacevano. Così, nonostante dopo la sconfitta contro la Lega di Augusta avesse incominciato a dubitare sulla sua onnipotenza, non imparò la lezione; anzi, con l’affare della successione spagnola provocò di nuovo l’Europa.

La devastante guerra per la successione al trono di Spagna

La pretesa al trono di Spagna era avanzata da molte casate europee, come è facile immaginarsi, ma i maggior pretendenti erano senz’altro i regnanti di Francia e l’impero d’Austria che avevano entrambi mogli e madri spagnole; tuttavia, dopo qualche tentativo di trattativa e sotto pressione anche del Papa, il testamento depose per il duca d’Angiò, Filippo, nipote del Re Sole. Il 16 novembre 1700 Luigi XIV presentò Filippo agli ambasciatori spagnoli e con un colpo di scena degno della sua grandeur pose il diciassettenne suo nipote sul trono spagnolo, dandolo come fatto compiuto. Il regno spagnolo era il più grande d’Europa: oltre ai territori americani aveva il Milanese, parte della Toscana e territori vicini a Genova, il regno delle due Sicilie, le province cattoliche dei Paesi Bassi e ancora territori in Africa. Le potenze straniere presto si allearono di nuovo contro la Francia così come avvenne con la Lega di Augusta, e ancora una volta il Re Sole si trovò di fronte Gugliemo III d’Orange re d’Ighilterra a ostacolarlo. A fianco della Francia si schierarono la Spagna, la Savoia e parte dei principi tedeschi, nonché il Portogallo e ognuno voleva la sua parte del bottino.
Le fasi della guerra furono molto complicate, combattute su vari fronti, e impegnarono gli stati europei per ben 12 anni. Le nazioni in conflitto si eguagliavano per potenza e mezzi, ma Francia e Spagna avevano un difetto: Luigi XIV. Ormai vecchio, sebbene ancora nel pieno delle sue facoltà era sempre più orgoglioso e pretendeva di comandare i reggimenti in battaglia standosene a Versailles. I generali intimoriti gli chiedevano istruzioni, che però arrivavano sempre troppo tardi. Per di più l’alleato sabaudo era bravo a tenere i piedi in due scarpe, e quindi infido. All’inizio del 1704 Luigi XIV e Filippo V re di Spagna si trovarono come alleato il solo elettore di Baviera, e avevano tutti gli altri contro. Oltre a questa grave situazione, Luigi XIV pagò cara ancora una volta la cancellazione dell’editto di Nantes: nel sud della Francia un gruppo armato di ugonotti, detti camisards, si schierarono con i correligionari avversari della Francia. Per ben quarant’anni i camisards combatteranno contro la corona francese in nome della libertà di religione. In questa guerra interna furono distrutti ben quattrocentosettanta villaggi per sconfiggere i ribelli.
Nel 1706, dopo battaglie indecorose per i francesi, i Paesi Bassi erano persi. Nel 1707 con la Convenzione di Milano la Francia abbandonava l’Italia del nord lasciandola all’Austria. Nel 1709 per poco gli alleati non marciarono su Parigi. Ma nel 1710 l’Inghilterra vide salire al potere il partito conservatore, proprio mentre la disfatta francese era ad un passo: il nuovo governo era contrario alla guerra per le ingenti spese, e non vedendo nulla di buono per sé nell’Alleanza la ruppe, facendola naufragare.
Pessimi furono gli anni finali della vita del Re Sole: umiliato e sconfitto, odiato dal popolo, mentre i filosofi illuministi gli puntavano contro il dito e lo dichiaravano colpevole di non aver voluto la libertà. Nel 1711 era morto cinquantenne il suo erede, il Gran Delfino, e nel 1712 morì anche il nipote che avrebbe dovuto succedergli.
Nel 1713 si ebbe la fine della guerra con la pace di Utrecht. La Francia mantenne l’integrità territoriale ma ebbe preclusa la corona spagnola; Filippo V mantenne la corona e l’Inghilterra ottenne concessioni marittime cospicue. Nel 1714 i trattati di Rastad e Baden disegnarono la nuova mappa del mondo, molto diversa da quella di dodici anni prima, Francia e Spagna ne uscirono molto ridotte, mentre l’impero allargava i suoi poteri e nasceva il regno di Prussia.
Così naufragò il sogno di Luigi XIV di unificare un grande regno come un nuovo Cesare, mentre si imponeva la strategia inglese dell’equilibrio di potere in Europa, che si mantenne praticamente fino alla Prima Guerra Mondiale.

Il tramonto del Re Sole

Luigi XIV si spense il primo settembre 1715 dopo una lunga agonia estremamente dolorosa, ma affrontata con testa lucida, orgoglio e la consueta stima di sé. Fu assistito dalla corte commossa e dalla moglie, la regina segreta, la austera Maintenon ottantenne.
Anche con il testamento finale riuscì a causare diatribe e scontento: sebbene la reggenza spettasse al duca d’Orleans di cui aveva fiducia, parte dei poteri andarono anche al duca del Maine, piccolo e incapace, cattivo e ambizioso.

Il re è morto. Viva il re. Viva Luigi XV!

Furono recitate 72 messe, tante quanto gli anni del lungo regno.
Le adulazioni erano finite, una volta morto i rancori e le critiche vennero alla bocca di tutti, come ben racconta Alexandre Dumas in “La Regence”. La processione fu fatta per vie secondarie, senza proclami e pubblicità perché il popolo non ne poteva più del suo tirannico regno e non aspettava che di fargliela pagare anche da morto. Solo un nobile – il nipote del duca di Condé - accompagnò la bara, ma dovettero intervenire i soldati per fermare il popolo che cercò di assalire il carro funebre e farlo a pezzi. Per tutta la notte le sue effigie furono dissacrate, le statue di marmo e bronzo deturpate.

 
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