CITAZIONE
Chi c'è stato mi ha detto che è bella ma spoglia. Peccato, è davvero una perla e meriterebbe più sforzi per riportarla agli antichi splendori.
Ciao,
Mi spiace aver letto di visitatori delusi dalla visita della Reggia di Venaria Reale. E’ uno dei siti d’arte che preferisco, anche perche’ visitato in molte occasioni, abitando a poche decine di chilometri da Venaria.
Non entro nel merito del costo della visita: personalmente non ho mai fatto queste considerazioni perche’ usufruisco dell’abbonamento Musei Piemonte (44 euro all’anno per accedere gratis a tutte le mostre permanenti e temporanee in quasi tutti i musei del Piemonte e non solo). Posso quindi capire chi trova troppo caro il costo dell’ingresso rispetto all’offerta artistica.
In questa discussione vorrei, pero’, solo fare considerazioni storicho-artistiche. Considerazioni personali e quindi discutibili: anzi, mi piacerebbe un confronto con voi su questo tema.
Capisco chi dice di aver trovato molti locali spogli e vuoti, a parte le ben note e apprezzate Sala di Diana, la Galleria Grande e la Chiesa di Sant’Uberto, di solito da tutti apprezzate. Altra cosa sono le stanze riccamente arredate e decorate di Palazzo Reale a Torino o della Palazzina di caccia di Stupinigi (purtroppo ad oggi ancora in attesa di fondi per completare i restauri).
Bisognerebbe pero’ considerare la storia particolare della Reggia e lo stato totale di abbandono e degrado in cui si trovava al momento dell’inizio dei restauri per apprezzarla pienamente.
La Reggia nacque per volonta’ del duca Carlo Emanuele II e nel 1658 il primo impianto fu realizzato dall’architetto di corte Amedeo di Castellamonte.
Dopo la parziale distruzione ad opera dei delle truppe francesi del Catinat, alla fine del Seicento, il complesso risulta piccolo e non aggiornato nel gusto rispetto alle grandi corti europee: Vittorio Amedeo II chiede di piu’ al suo architetto Garove. Il progetto di ampliamento viene anche revisionato dagli architetti del Re Sole Jules Hardouin Mansart e Robert de Cotte; il rinnovamento dei giardini seicenteschi coinvolse Monsieur de Marne, collaboratore di Andre’ Le Notre. Si progetta un complesso monumentale alla francese, con gallerie, padiglioni, un giardino alla francese.
Nel 1716 intervenne Filippo Juvarra, che punto’ a creare grandi spazi luminosi, degni del titolo di Re che nel frattempo la casa Savoia aveva assunto dopo i difficili momenti dell’assedio di Torino del 1706 e dopo la vittoria. Ci furono poi interventi di Benedetto Alfieri e altri interventi minori per poi sospendere i lavori per un lungo periodo. I Savoia preferirono alla Reggia di Venaria altre residenze sabaude, come Stupinigi. Alcuni degli arredi vennero spostati in altre residenze dagli stessi Savoia.
L’effetto di non finito che si percepisce subito ad una prima vista della Reggia di Venaria e’ in parte anche dovuto al fatto che i Savoia non portarono mai a compimento i progetti dei diversi architetti che si sono succeduti nell’opera.
Durante il periodo napoleonico Venaria fu occupata e danneggiata dalle truppe francesi. Al ritorno dei Savoia, la Reggia divenne una caserma militare e venne utilizzata e trasformata a questo scopo fino al 1950.
Le tracce di questo lungo periodo sono ben visibili nelle parti alte delle stanze del piano terreno: siccome troppo alte, vennero controsoffitate e soppalcate. Sono evidenti oggi in molte stanze i soffitti e le decorazioni delle parti ben conservate dall’alto fino al livello della controsoffittatura: sotto tutto e’ andato perso per l’incuria e la mancanza di rispetto dei soldati. I giardini a fiori furono utilizzati come piazza d’armi per le parate e gli addestramenti.
Dopo il 1950 la Reggia venne del tutto abbandonata e allora i vandali hanno devastato, spogliato, saccheggiato arredamenti, pavimenti, serramenti, marmi, legni, balaustre…. Tutto e’ stato portato via. La Peschiera venne interrata. Mi ricordo ancora la prima volta che ho visto la Reggia di Venaria nel 1998, l’anno prima che fossero stanziati i fondi per l’ingente restauro: non sapevo della sua esistenza e mi era sembrata un grosso rudere di una fabbrica abbandonata
Chi volesse avere un’idea dello stato prima del restauro puo’ guardare sul sito ufficiale della Venaria Reale, le immagini prima e dopo il restauro:
http://www.lavenaria.it/web/multimedia/fot...-restauro.html#Ora la questione che si sono posti i restauratori e i progettisti e’ stata: se le strutture erano state degradate, i dipinti e gli affreschi rimossi, gli arredi spostati dagli stessi Savoia, i giardini seicenteschi e il tempio di Diana rimaneggiati o distrutti dagli architetti dei Savoia, ecc… era giusto “ricostruire” quello che mancava sulla base di disegni, dipinti, descrizioni dell’epoca?
La scelta e’ stata quella di ripristinare laddove e’ stato possibile ma non di ricostruire da zero quello che non c’era piu’. Un esempio e’ la fontana di Ercole, alla fine del giardino dei fiori, raccordo tra i due livelli della Reggia e del Parco Basso. I disegni di com’era ci sono e sarebbe possibile ricostruirla. Sarebbe giusto farlo pero’ se quello che e’ arrivato a noi e’ poco piu’ di qualche nicchia e l’accenno del bacino d’acqua?
Personalmente non so rispondere e non ho la competenza per farlo. A me, che adoro questo luogo, piacerebbe rivederlo nel suo pieno splendore e nella sua completezza.
Di certo “la valenza dell’intera operazione che fa della Venaria Reale un esempio unico, consiste nelle sue molteplici sfaccettature: il restauro di una delle piu’ pregevoli architetture con destinazioni d’use ben precise; la riqualificazione del centro urbano e dell’intero territorio circostante anche grazie ad una nuova viabilita’ e rapidi collegamenti con le principali vie di comunicazione; lo studio e la sperimentazione di nuovi materiali e di nuove tecniche costruttive mirati anche all’abbattimento dei costi; il recupero ambientale attraverso la riqualificazione del centro storico della citta’ e delle sponde abbandonate del torrente Ceronda creando una bellissima passeggiata nel verde naturale; la formazione di nuove figure professionali, addestrate all’apprendimento di antiche tecniche artigianali, che arrischiscono in tal modo il loro bagaglio di conoscenze teoriche; la restituzione alla collettivita’ di un prezioso bene nel suo splendore e nella sua magnificenza che travalica ogni limite di spazio e di tempo” (da Le grandi residenza Sabaude – Allemandi).
Mi piacerebbe sapere il vostro parere sui limiti dei restauri, soprattutto di chi a Venaria e' stato e non e' stato del tutto soddisfatto.
Grazie
La reggia nel 2007 dalla Peschiera
La fontana di Ercole