Piccolo commento sulla lacrimevole istoria dei due sfortunati amanti. Dunque, innanzitutto faccio presente di non essere un esperto né di teatro elisabettiano in genere né in particolare di Shakespeare. A parte i ricordi del liceo in cui la letteratura inglese veniva studiata in modo abbastanza veloce e superficiale, non ho particolarmente approfondito.
Però a Roma, in un posto a dir poco unico, hanno ricostruito The Globe: una copia del teatro originario di Shakespeare e da qualche anno fanno rappresentazioni. Solo estive perché il teatro, come l’originale, è di legno e in parte scoperto. Credo che sia uno dei posti più scomodi che ho visto in vita mia. Ma l’insieme è veramente pieno di magia e giustifica la scomodità.
L’esperimento non è unico in quanto pure a Londra hanno realizzato una copia del teatro ma Villa Borghese nelle sere d’estate è un’altra storia.
Quindi mi sono sorbito una serie notevole delle opere scespiriane. Ivi inclusa Romeo e Giulietta
Di seguito riferimenti e foto fatte da me:
www.globetheatreroma.com/http://it.wikipedia.org/wiki/Globe_TheatreFinalmente tempo fa mi sono fatto coraggio e per porre rimedio all’ignoranza, mi sono letto, con una fatica immensa, il notevolissimo libro di Peter Ackroyd: Shakespeare. Una biografia.
www.ibs.it/code/9788854500877/ackro...-biografia.htmlÈ lungo oltre 600 pagine, fatto benissimo, però strano: procede per tematiche, c'è un indice dei nomi ma non delle opere, quindi se vuoi trovare il commento a un lavoro diventi pazzo.
Ecco un caso in cui la versione e.book diventa indispensabile.
Quello che ho capito è che intorno alla vita di Shakespeare ci sono mille tematiche ignote ai più, c'è la faccenda della religione: i fedeli alla chiesa di Roma (ricusanti) come la sua famiglia e pure lui (con molta prudenza), erano perseguitati e spesso facevano una brutta fine. Sempre in nome della misericordia che è la finalità di ogni uomo di fede.
Poi la sua bisessualità, i sonetti dedicati a un uomo, forse Lord Southampton. La sua forte inclinazione per le donne. Le sue fonti d'ispirazione. I rapporti con l'Italia attraverso John Florio, personaggio chiave di cui però si era quasi persa la memoria. Poi le oltre 1300 allusioni sessuali pesanti che sono nascoste (ma solo per noi) qua e là e che erano d'obbligo per il pubblico londinese. L'organo femminile designato in 66 modi diversi, compreso il "
nothing" di
Molto rumore per nulla.
E le canzoni, la musica che c'era eccome. Le rimature presenti di più in certe opere meno in altre. Poi tutta la struttura economica delle sponsorizzazioni da parte dei personaggi chiave della nobiltà. Insomma il libro spiega moltissime cose.
Ciò che ne ho dedotto è che uno spettatore moderno, per quanti sforzi possa fare, non può capir nulla o quasi perché non riesce neanche per idea a immedesimarsi nel pubblico londinese del tempo che stava a teatro tutto il giorno, in piedi e in mezzo al fango, in una sporcizia terrificante e con una densità di esseri umani, nell’esiguo spazio disponibile, per noi inimmaginabile.
Il tutto ovviamente inserito in un contesto di violenza, miseria e ingiustizia difficile da comprendere. Gli spettacoli venivano periodicamente sospesi per ricorrenti epidemie di peste che falciavano percentuali rilevanti della popolazione, con un conseguente discreto peggioramento delle condizioni esistenziali dei superstiti.
Come potesse gente del genere, che non faceva certo parte del ceto intellettuale, ad appassionarsi a drammi rarefatti tipo
La Tempesta o l’ostico
Pene d’amor perdute è per me un vero mistero. Probabilmente aiutavano parecchio tutta una serie di allusioni a fatti ben noti che alleggerivano lo spirito e inducevano al riso. Insomma che cosa ci potessero capire non lo so. Certo più di noi. Ma questo vale per tutte le epoche.
Spesso abbiamo nei confronti della storia e delle opere d’arte un atteggiamento coloniale cioè ci pare tutto strano ed esotico oppure peggio ancora omologhiamo i fatti alla nostra esperienza o addirittura li guardiamo con i nostri occhi di epigoni smaliziati che hanno sulle spalle secoli e secoli di vicende e una testa totalmente diversa dagli spettatori dell’epoca.
Faccio già una fatica bestiale a cercare di “sentire” come un veneziano del Settecento, figuriamoci se posso comprendere uno spettatore del teatro elisabettiano che si è alzato alle quattro del mattino, chissà se ha mangiato, magari ha dormito al freddo e tanto per gradire negli intervalli si bea di lotte mortali fra animali, cosa ributtante al solo pensiero.
Quindi per me il teatro scespiriano è un oggetto misterioso il che non toglie che, a tratti, sia molto affascinante. Ci sono notazioni profondissime, frasi immortali. L’autore assorbiva come una spugna e copiava a man bassa, il che non toglie che sia stato un grande. Comunque.
Mi sa che ho divagato…
Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 4/12/2014, 17:57