Maria Antonietta - Regina di Francia

La Villa inglese del '700

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view post Posted on 17/8/2014, 10:44
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Arciduca /Arciduchessa

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Si è già parlato qui sul forum di Ville venete e di giardini paesaggistici inglesi, creati intorno ad eleganti residenze inglesi.
Leggendo il volume di James S. Ackermann, "Villa", dedicato proprio allo studio del significato di villa dai tempi dei romani ad oggi, ho trovato inediti spunti per approfondire queste discussioni.

Spero di non essere ripetitiva, ma mi sembra che le aggiunte che vorrei proporre siano interessanti e per questo, non sapendo come collegarmi alle discussioni perecedenti, ho pensato di aprire un topic a parte.
In particolare, parlando di aristocrazia inglese nel topic dedicato a Lancelot Capability Brown, mi ero resa conto delle profonde differenze tra questa e quella francese, senza riuscire però a metterle bene a fuoco (...le mie lacune storiche... :cry: ).
#entry548085342
In questo libro ho trovato una tesi molto interessante.



Chiswick House - William Hoghart


Dall'epoca elisabettiana fino all'inizio del XX secolo, la società e l'economia agricola attribuirono alle case di campagna inglesi un'importanza culturale maggiore che in qualsiasi altro luogo e tempo.

"La "Villa-fattoria" (quella che Palladio definiva casa di Villa, cioè la dimora del proprietario di una fattoria) differisce in modo sostanziale dal castello feudale, nel quale il rapporto tra il signore e i suoi sottoposti era regolato contrattualmente.

A lungo, dopo che il sistema feudale era decaduto sotto la spinta dell'economia monetaria e del capitalismo urbano, l'aristocrazia terriera si rifiutò di abbandonare i propri castelli a favore delle Ville.
Questa fu la ragione per cui in quelle aree in cui il sistema feudale era più saldamente consolidato, la cultura della Villa si sviluppò piuttosto lentamente.
Tale situazione appare chiaramente delineata in Francia, dove le residenze di campagna delle classi privilegiate furono modellate sui castelli medievali.

Il carattere sociale del castello non mutò sostanzialmente quando la monarchia conquistò il potere, costringendo l'aristocrazia in una posizione subordinata presso la corte, nell'ambito della quale la lotta incessante per l'accaparramento dei favori del re trasformò la vita di campagna in una scelta altamente rischiosa."

Nel suo saggio "The Architecture of Colen Campbell" Howard E. Stutchbury suggerisce un collegamento tra idee politiche e religiose venete nel '500 e quelle inglesi del '700.

Infatti, l'ideale di Villa si ridestò prepotentemente in Inghilterra mentre ciò non avvenne in Francia, Spagna, Germania, ecc.


Wanstead House - Nathaniel Spencer, uno dei capolavori dell'architetto Colin Campbell.

"In epoca rinascimentale, la vita e l'economia agricola dell'entroterra veneto furono molto più simili a quelle dell'Inghilterra del '700 di quanto non lo fossero quelle di altri paesi europei."

I veneziani del '500 attribuirono una sempre maggiore importanza alla terra e ai prodotti della sua agricoltura: il maggior investimento e la bonifica dei terreni nell'entroterra erano la fonte più redditizia della loro economia (dopo la fine dei commerci con l'Oriente).

Allo stesso modo, il potere delle classi privilegiate britanniche era fondato sulla proprietà terriera, benchè spesso sostenuta e rafforzata da attività imprenditoriali a Londra.
In città, gli aristocratici risiedevano durante la stagione mondana e durante le sessioni parlamentari, alle quali non mancavano di partecipare dato che era un loro esclusivo privilegio.
I pari del regno, che non raggiungevano il numero di 200, non dipendevano come gli altri aristocratici europei dai privilegi concessi loro dal monarca, ma erano in grado di vivere, senza perdere il loro prestigio, lontano dalla corte nelle loro proprietà terriere.
La residenza di campagna costituiva infatti, solitamente, la loro dimora principale.
Nell'Inghilterra del '700 la proprietà della terra fu di gran lunga l'origine primaria di ricchezza, condizione sociale e potere.

In tutti e due i paesi, la casa di campagna subì notevoli trasformazioni al tempo della rivoluzione agraria, che a Venezia si basò sull'attivazione delle opere di bonifica dell'entroterra e in Inghilterra sulle enclosures (recinzioni del campo aperto verificatesi soprattutto tra il 1760 ed il 1840 ma autorizzate già a partire del XVI secolo a favore dei grandi proprietari).



"Gli aristocratici liberali inglesi di primo '700 ammiravano anche la costituzione repubblicana della Venezia rinascimentale, controllata da una élite sotto molti aspetti simile a quella cui loro stessi appartenevano (sebbene il patriziato veneziano non accogliesse aristocratici insigniti di recente del titolo nobiliare).

Venezia inoltre, come unico Stato cattolico ad affermare con coerenza la propria indipendenza da Roma e a proteggere pertinacemente la propria libertà di pensiero e di azione, attraeva quei sudditi inglesi che temevano la restaurazione di una monarchia cattolica.

La dinamica capitalistica favorì poi, con il passare dei secoli, l'unione delle aspirazioni dei latifondisti dei due paesi differenziandoli dal resto d'Europa ancora dominata dal regime feudale."

Sotto il profilo culturale, i proprietari delle Ville venete e di quelle inglesi erano simili nella predilezione e nella conoscenza profonda della letteratura e dei costumi dell'antica Roma, che li portò a intendere lo spirito di Villa come quello di Virgilio, Orazio, Plinio il Giovane e a considerare Andrea Palladio come il massimo studioso, interprete e restauratore, in campo architettonico, del mondo antico.

La letteratura inglese del XVIII secolo è ricolma della descrizione di situazioni che riguardano lo stile di vita e le relazioni sociali degli abitanti delle residenze signorili di campagna.
La descrizione della vita di Villa si ritrova abbondantemente anche negli scritti di autori cinquecenteschi e ancor di più in quelli latini.




Scrive Plinio il Giovane, parlando della sua lussuosa Villa in Toscana:

Qui si gode una tranquillità profonda, più distensiva e perciò più esente da seccature: non c'è nessun bisogno di toga; nessuno della zona circostante che mi causi impicci, tutto è pace e quiete, e anche questa caratteristica concorre alla salubrità del luogo, come l'atmosfera più limpida e l'aria più pura. Non mi trovo mai così bene, sia intellettualmente che fisicamente, come là. Infatti tengo in allenamento il mio spirito con le occupazioni letterarie e il mio corpo con la caccia. Anche per i miei dipendenti non c'è posto nel quale godano di una salute migliore.

(A parte la descrizione e il significato della vita che vi si svolgeva, è interessante notare che solo dopo gli scavi di Pompei ed Ercolano, dopo il 1738, fu possibile ammirare veramente come erano concepite le ville romane, poichè prima di allora non c' erano che testimonianze scritte e solo su queste erano basati gli studi degli architetti cinquecenteschi come il Palladio).

...

Edited by reine Claude - 18/8/2014, 11:51
 
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view post Posted on 18/8/2014, 09:25
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE
Sotto il profilo culturale, i proprietari delle Ville venete e di quelle inglesi erano simili nella predilezione e nella conoscenza profonda della letteratura e dei costumi dell'antica Roma, che li portò a intendere lo spirito di Villa come quello di Virgilio, Orazio, Plinio il Giovane e a considerare Andrea Palladio come il massimo studioso, interprete e restauratore, in campo architettonico, del mondo antico.

Condivido totalmente questo giudizio, che considera implicitamente ancora una volta il nostro paese modello di cultura.
Per quanto riguarda la tua valutazione sul topic dedicato ai giardini inglesi, effettivamente abbiamo sorvolato sull'aspetto delle costruzioni, ovviamente per non essere dispersivi. Mi riprometto di fare mente locale e di trovare qualche spunto di discussione, soprattutto per quanto riguarda gli architetti che hanno attuato il cosiddetto neopalladianesimo.

In realtà, già prima del '700, Inigo Jones, architetto inglese di umili origini, si ispirò alle opere palladiane e all'architetto romano Vitruvio, che studiò sul campo accompagnando in Italia Thomas Howard, XXI conte di Arundel, il più grande collezionista della storia inglese, un personaggio che noi conosciamo (#entry552357247) e che lanciò il suo amico nel campo dell'architettura.


Antoni van Dick - Inigo Jones (1573-1652) - NPG, Londra.
L'elenco delle opere di Jones lo trovi qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Inigo_Jones.

Ma noi possiamo intanto ricordare Wilthon House che abbiamo citato nel topic sui giardini (#entry548339546), omettendo di citare l'autore della sua prima e più importante trasformazione, l'architetto Inigo Jones, appunto.


Philip Herbert, 4° conte di Pembroke (#entry548375952), nella prima metà del '600 (1636/40), fece abbattere la dimora in stile tudoriano del suo antenato, e incaricò Jones di erigere una nuova, grandiosa abitazione.
Ecco, per esempio, la facciata Sud della casa presenta elementi dello stile palladiano, come la "finestra veneziana" al centro del primo piano.
Era prevista un'ala simmetrica sviluppata verso Nord, ma non fu mai costruita per la rottura del conte con Carlo I durante la Guerra civile.
Questo inciderà anche sullo sviluppo dello stile ispirato al Palladio, che verrà abbandonato per decenni, prima di rifiorire, giacchè troppo legato agli anni del conflitto.

Infatti, solo un secolo dopo (1736/37), Henry Herbert, 9°conte di Pembrocke, lui stesso architetto, costruì il bellissimo ponte, a completamento dell'immagine "palladiana" del complesso:



Edited by elena45 - 18/8/2014, 16:53
 
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CITAZIONE (elena45 @ 18/8/2014, 10:25) 
Per quanto riguarda la tua valutazione sul topic dedicato ai giardini inglesi, effettivamente abbiamo sorvolato sull'aspetto delle costruzioni, ovviamente per non essere dispersivi. Mi riprometto di fare mente locale e di trovare qualche spunto di discussione, soprattutto per quanto riguarda gli architetti che hanno attuato il cosiddetto neopalladianesimo.

Il topic dedicato a Lancelot Brown si soffermava sui giardini da lui creati e, come osservi giustamente, sarebbe stato troppo lungo descrivere anche le residenze.
Ma sarebbe interessante, anche qui credo, proporre gli architetti che hanno aderito alle teorie del Palladio.

Inigo Jones fu il primo ad introdurre in Inghilterra il classicismo dell'architetto veneto.

La Villa di Chiswick, progettata nel 1725 dal conte-architetto Richard Boyle, 3° conte di Burlington, "può essere assunta a paradigma del rinascente palladianesimo. E' una rivisitazione della famosa Villa La Rotonda" di Vicenza.


Chiswick House

Ma prima volevo ancora soffermarmi sul significato del vivere in Villa, perchè ci sono delle descrizioni molto belle, che danno proprio il senso della vita di campagna, così tanto amata dagli inglesi, che si rifacevano ai testi classici.

Ad esempio, Giuseppe Falcone, autore del 1600, scrive nella sua opera "La nuova vaga et dilettevole Villa":

In Villa mangiasi di quello che s'hà, et il pane asciutto ti pare torta, à che hora tu vuoi, e quanto poi t'aggrada. Dove a te piace, hor sotto la pergola, ò sotto la loggia, ò sotto il portico, ò nel giardino ò alla fontana. Perciò v'invito dalla città alla Villa: dall'otio, all'esercitio; dalla pacchia alla sobrietà; dall'inimicitie alla quiete et alla santa pace; dalle lascive pompe, alla vita mortificata e positiva.




Francesco Petrarca nella sua opera "La vita solitaria", iniziata nel 1346 in una casetta di campagna nei pressi di Avignone, riprende il concetto di otium e negotium.
E cioè la contrapposizione tra la "pace e il potenziale di autorealizzazione insiti nella vita di campagna" (otium) e la smania di cariche pubbliche e di professioni prestigiose tipica della vita di città (negotium).

Palladio scrive:

Nella Villa il corpo più agevolmente conserverà la sua sanità e robustezza e dove finalmente l'animo stanco dalle agitazioni della città prenderà molto ristauro e consolazione, e quietamente potrà attendere agli studi delle lettere et alla contemplazione. Come per questo gli antichi savi solevano spesse volte usare di ritirarsi in luoghi simili ove, visitati da vertuosi amici e parenti loro, avendo case, giardini e fontane e simili luoghi sollazzevoli.



Il luogo dove sorgeva la Villa era molto importante.
Per Petrarca, il paesaggio che circondava la Villa veniva interpretato in senso etico.


Casa del Petrarca - Arquà Petrarca (Pd)

Palladio scriveva:

Non si deve fabbricare nelle valli chiuse fra i monti: perciocchè gli edifici tra le valli nascoste, oltre che sono del veder da lontano privati, e dell'esser veduti, senza dignità, e maestà alcuna; sono del tutto contrari alla sanità: perchè dalle pioggie che vi concorrono, fatta pregna la terra manda fuori vapori à gli ingegni & ai corpi pestiferi, essendo da quelli gli spiriti indeboliti, e macerate le congiunture, et i nervi...

Naturalmente i testi del Palladio erano conosciuti e studiati attentamente dagli architetti inglesi del primo settecento, così come le sue Ville, che venivano spesso ammirate direttamente in Italia, in particolar modo in occasione del classico Grand Tour.

Edited by reine Claude - 19/8/2014, 16:39
 
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view post Posted on 18/8/2014, 13:12
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Marie-Antoinette

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Chiswick House arrivò nel patrimonio della famiglia Cavendish attraverso la figlia del "conte architetto", unica erede, che sposò il 4° duca di Devonshire e che perciò era la suocera (defunta) di Georgiana Spencer (#entry446019876).


Jonatah Richardson - Richard Boyle (1694-1753), 4° conte di Cork e 3° conte di Burlington, il "conte Architetto", che, dopo il suo viaggio in Italia, (1714-1719), risvegliò lo stile palladiano. Sullo sfondo del ritratto ci sarebbe la sua opera più nota, Chiswick House (un po' diversa, forse un progetto iniziale?).


La facciata posteriore di Chiswick House, con tre "finestre palladiane". La villa fu terminata nel 1729.

I giardini furono progettati da William Kent , in collaborazione con il nostro Burlinghton (http://en.wikipedia.org/wiki/Chiswick_House). Georgiana vi aggiunse un roseto. Ecco il ponte sul laghetto:




Bartholomew Dandridge -William Kent (1685-1748), architetto e paesaggista inglese, considerato , per quanto riguarda i giardini, precursore di Capability Brown.

Nell'Ottocento, Chiswick House fu affittata a vari personaggi illustri, tra cui il principe di Galles. Nel 1929, il 9° duca di Devonshire l'ha venduta allo Stato.

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William Kent ristrutturò nel nuovo stile anche il palazzo di Badminton per il 4° duca di Beaufort (#entry553343781), anche se rimasero molti elementi dello stile precedente. Beaufort, tra l'altro, portò in Inghilterra il Canaletto che effigiò il palazzo:


Badminton House ritratto da Canaletto.

Burlington e William Kent poi si superarono nella progettazione di un capolavoro:


Holkham Hall (Norfolk).
Commissionata da Thomas Coke, conte di Leicester (1697-1759), fu costruita nell'arco di trent'anni, dal 1734 al 1764, terminata quando sia il proprietario che i progettisti erano già defunti. Viene considrata uno dei migliori esempi inglesi di stile palladiano.
Appartiene ancora alla famiglia Coke.

Mi accorgo solo ora che Tiziana ne ha già parlato nel topic sul Gran Tour, un topic che mi è sfuggito e che si connette a questo (#entry554911118).

Edited by elena45 - 3/12/2017, 08:43
 
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view post Posted on 18/8/2014, 14:31
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Marie-Antoinette

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E veniamo al terzo architetto inglese iscritto al neopalladianesimo:


Bartholomew Dandridge - Henry Flitcroft (1697-1769). Di umili origini, fu scoperto e lanciato da Lord Burlington.
Realizzò molte opere; noi conosciamo Woburh Abbey:


Woburn Abbey (Bedfordshire): il progetto fu commissionato dal 4° duca di Bedford, nel 1744 (#entry514999601).
Nel 1955, John Ian Russell XIII duca di Bedford attuò per primo la "commercializzazione" delle ville nobiliari, aprendo al pubblico (#entry515077962).
Grazie a questo salvò il suo patrimonio e ancora oggi la villa è residenza della famiglia.

Edited by elena45 - 18/8/2014, 19:41
 
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view post Posted on 18/8/2014, 18:46
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Marie-Antoinette

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Ci fu anche chi chiamò direttamente un architetto italiano, sia pure attivo in Inghilterra: nei primi del '700, Thomas Bootle (1685-1753), un ricco avvocato inglese, incaricò Giacomo Leoni di costruire la più bella villa palladiana della contea. Negli anni 1725-1740 fu eretta Lathom House, in Lancashire. Purtroppo, ne resta ben poco: in cattive condizioni fu venduta nel 1920; nel 1925 l'edificio principale fu demolito.


Lathom House nel 1820.

Una breve storia è qui: #entry548520388

La principessa Ada Caetani, moglie del duca Leone di Sermoneta, era nipote di sir Edward Bootle-Wilbraham (1771-1853), uno dei proprietari di Lathom House, proprio colui che diede vita a meraviglioso giardini. Come sappiamo, Ada, una volta in italia, volle ricreare nel parco laziale di Ninfa, proprietà abbandonata dei Caetani, il meraviglioso giardino inglese del nonno e i ricordi della sua infanzia.

Edited by elena45 - 20/8/2014, 14:52
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 18/8/2014, 21:32




Ohibò, confesso che l'otto volante su cui si passa dalle ville romane di Plinio, e all'otium cum dignitate ciceroniano (poco spontaneo per la verità e molto "indotto"), alle ville palladiane della Venezia cinquecentesca, per approdare infine agli epigoni inglesi, passando però per Petrarca, mi ha causato un leggero capogiro.

In attesa di riordinare le idee, osservo che il ponte di stile palladiano, ricorda molto da vicino il famoso progetto elaborato dall'architetto padovano per il ponte di Rialto



che però fu bocciato clamorosamente e infatti il ponte in questione è come lo si vede oggidì.

Comunque il rapido excursus meriterebbe un cospicuo approfondimento.

Da ultimo osservo che il pallino della villa di campagna dove trascorrere il tempo in passatempi socialmente e intellettualmente brillanti, così ben rappresentato dalla villa di Angelo Querini, che finiva per divenire quasi un ritratto simbolico o filosofico del proprietario, rimane vivissimo fino ai giorni nostri in cui personaggi di primo piano (anche baffuti) si ritirano (o fanno finta di ritirarsi) nel rifugio agreste magari producendo vino, sul serio, come alcuni, o per finta, come altri, che mostrano in TV etichette di vino prodotto da altri con uva coltivata in casa.
 
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view post Posted on 19/8/2014, 15:05
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (Giacomo Girolamo Casanova @ 18/8/2014, 22:32) 
Ohibò, confesso che l'otto volante su cui si passa dalle ville romane di Plinio, e all'otium cum dignitate ciceroniano (poco spontaneo per la verità e molto "indotto"), alle ville palladiane della Venezia cinquecentesca, per approdare infine agli epigoni inglesi, passando però per Petrarca, mi ha causato un leggero capogiro.

In attesa di riordinare le idee, osservo che il ponte di stile palladiano, ricorda molto da vicino il famoso progetto elaborato dall'architetto padovano per il ponte di Rialto

(IMG:http://i58.tinypic.com/1ioh8n.jpg)

che però fu bocciato clamorosamente e infatti il ponte in questione è come lo si vede oggidì.

Comunque il rapido excursus meriterebbe un cospicuo approfondimento.

Il filo che lega tutto questo è lo stesso, ma in effetti devo aggiungere ancora qualcosa! :)

Come già accennato da Elena, fu Lord Burlington a risvegliare lo stile palladiano.
Egli compì il suo viaggio formativo, il Grand Tour, nel 1714, a 20 anni e rimase in Italia per 6 mesi.
Quella per le teorie e per le costruzioni del Palladio fu una vera folgorazione per il giovane Lord.


Richard Boyle, terzo conte di Burlington - (1694-1753)

I lavori del Palladio "fornivano un modello di decoro solenne ma cordiale, maestoso ma non stravagante, in reazione al barocco sfrenato dei castelli opulenti" disegnati in quegli anni in particolare da Sir John Vanbrugh (suoi lavori ad es. Howard Castle per Lord Carlisle e Blenheim per il Duca di Marlbourough).

Tra il 1715 e il 1716, già ritornato a Londra, Lord Burlington si apprestava a ricevere i volumi iniziali di due nuove importanti pubblicazioni curate da Giacomo Leoni: i"I quattro libri dell'Architettura" di Andrea Palladio e il primo dei tre volumi del "Vitruvius Britannicus (1715-1725) pubblicati a Londra dall'architetto scozzese Colen Campbell.



Il "Vitruvius Britannicus" era una "anglicizzazione della edizione palladiana del trattato latino" e conteneva le linee guida delle teorie dell'architetto veneto.

Per Lord Burlington, entusiasta sostenitore di questa nuova corrente, Colen Campbell lavorò alla costruzione della Burlington House, a Piccadilly.

Per studiare meglio le opere del Palladio, Lord Burlington nell'estate del 1719 partì nuovamente alla volta dell'Italia.
Sostando a Genova incontrò William Kent. Già conosciutisi a Roma in occasione del primo viaggio in Italia nel 1714, ebbero modo di approfondire la conoscenza e divennero in seguito grandi amici, collaborando insieme a lungo.

Lord Burlington giunse a Venezia in ottobre e rimase impressionato dalla chiesa di S. Giorgio Maggiore, progettata dal Palladio a partire dal 1566.
In seguito si recò a Vicenza, dove erano numerose le Ville costruite dall'architetto veneto.
Tra queste Villa Almerico Capra meglio conosciuta come la Rotonda, la più famosa e la più copiata opera architettonica del Palladio.




Pianta della Villa da "I quattro libri dell'Architettura" - 1570


Nel corso del quinto decennio del XVIII secolo il vocabolo Villa venne ad identificare un edificio non grande con 5 aperture sul fronte in sequenza 1-3-1, mentre l'edificio di più ampie dimensioni, destinato a feste e divertimenti, continuò ad essere definito casa di campagna.
Il modello della Villa era palladiano ma l'ispirazione derivava dal disegno progettuale di Inigo Jones per la Queen's House di Greenwich, che rimane il primo edificio in cui vennero introdotti, in Inghilterra, le proporzioni e il gusto del Palladio.


Ritornando alle descrizioni di Plinio il Giovane, del Petrarca, del Palladio stesso del vivere in Villa, è da ricordare che in Inghilterra nei primi due decenni del '700 si era in piena Augustan Age, una corrente letteraria così chiamata per aver provocato la riscoperta dei poeti latini della prima età imperiale e in particolare della poesia bucolica di Virgilio e Orazio.
Questo diede un impulso intellettuale al gusto emergente della Villa e del significato che ne era connesso.

Il poeta Alexander Pope, a questo proposito, "svolse un ruolo decisivo attraverso la sua vasta cerchia di amici, comprendente anche gli aristocratici banditi da corte, e attraverso i suoi scritti".

Quanto ad Angelo Querini e alla sua Villa di Altichiero, è un vero peccato che non esista più.
Penso che anche il politico veneziano intendesse la vita di Villa come già nel '500 il suo conterraneo Alvise Cornaro (che ad Este aveva fatto costruire Villa Cornaro Benvenuti) o Pietro Bembo (sua Villa Monzino ad Abano terme, Padova) per citare solo due nomi.
La Villa sintetizzava il luogo dedicato all'otium costruttivo, finalizzato alla meditazione, al pensiero e dedicato anche al contatto con la natura e più in particolare con l'agricoltura.
Ecco anche perchè il riferimento al Petrarca (Bembo si rifaceva al Poeta aretino).
#entry541206604

Comunque, anche i giardini di questo periodo venivano ideati con intenzioni intellettuali e simboliche.
Un esempio, il giardino di Valsanzibio, a Galzignano (Pd).

"In parte, il cambiamento nella concezione dei giardini fu un riflesso di nuovi interessi letterari e filosofici nella cerchia dei mecenati di tendenze liberali che avevano promosso e sostenuto il palladianesimo".

Edited by reine Claude - 19/8/2014, 17:12
 
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view post Posted on 20/8/2014, 09:19
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Anche la moglie di Burlington, Dorothy Savile (1699-1758) era un'artista, una pittrice amatoriale che ha avuto come maestro proprio William Kent.
Molti dei suoi lavori sono conservati a Chatswort Hall, tra cui alcuni ritratti delle figlie (entrambe morte prima di lei):


Lady Dorothy Savile - Dorothy (1724-1742) e Charlotte Boyle (1731-1754).


Lady Dorothy Savile - Charlotte Boyle, futura duchessa di Devonshire, bambina.

Molti ritratti di Lord Burlington e famiglia sono conservati a Chatsworth Hall (#entry449445604).

Edited by elena45 - 20/8/2014, 14:42
 
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view post Posted on 20/8/2014, 13:56
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Arciduca /Arciduchessa

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Complimenti a reine Claude per aver aperto questa discussione e ad Elena per le integrazioni!
Confesso che anch'io, come Casanova, mi sono sentita come sull'ottovolante all'inizio ma è bastata una rilettura più attenta per farmi passare il capogiro ;)
Molto interessante il paragone sul diverso rapporto con la villa e la campagna tra la nobiltà francese e quella inglese.
 
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view post Posted on 20/8/2014, 16:12
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Marie-Antoinette

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In effetti, ancora prima di Colen Campbell (1676-1729) che Tiziana cita come l'architetto scozzese di Burlington House a Londra, possiamo collocare altri due scozzesi, pionieri nell'aprire la strada allo stile palladiano, dopo Inigo Jones: William Bruce (1630-1710) e James Smith (1645-1731).
William Bruce è l'architetto che ristrutturò il palazzo reale di Holyrood House a Edimburgo (#entry560797929), ma il suo lavoro più bello è Kinross House, sulle rive del lago Loch Leven, di fronte al castello medievale dove fu prigioniera Maria Stuart.


Kinross House, costruita a partire dal 1686, su progetto di sir William Bruce, come casa sua.
Correggetemi se sbaglio: a me sembra che in questo caso gli elementi dello stile palladiano siano la semplicità e il rigore delle linee (come peraltro ritroviamo in Inigo Jones), mentre una cifra più aderente ai modelli italiani la troviamo in James Smith, che realizzò, per esempio, la facciata di Hamilton Palace.


Hamilton Palace, la più grande residenza privata della Scozia, costruita a partire dal 1695 per volere della duchessa Anna Hamilton. Il palazzo fu abbattuto nel 1920 per gravi lesioni dovute alla subsidenza del territorio (#entry560966701).

Edited by elena45 - 21/8/2014, 16:07
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 20/8/2014, 23:16




Mi sbaglio o l'elemento classico, in particolare timpano e colonne, finì per approdare in America nelle residenze di campagna di ricchi latifondisti degli stati del sud a metà Ottocento? Oltre che in edifici pubblici naturalmente.

Insomma, al posto delle nobildonne inglesi, Rossella O'Hara e comitiva...
 
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view post Posted on 21/8/2014, 08:17
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (elena45 @ 20/8/2014, 17:12) 
Correggetemi se sbaglio: a me sembra che in questo caso gli elementi dello stile palladiano siano la semplicità e il rigore delle linee (come peraltro ritroviamo in Inigo Jones), mentre una cifra più aderente ai modelli italiani la troviamo in James Smit, che
realizzò, per esempio, la facciata di Hamilton Palace.

(IMG:http://i61.tinypic.com/ht8dh1.jpg)
Hamilton Palace, la più grande residenza privata della Scozia, costruita a partire dal 1695 per volere della duchessa Anna Hamilton. Il palazzo fu abbattuto nel 1920 per gravi lesioni dovute alla subsidenza del territorio (#entry560966701).

La facciata di Hamilton Palace ricorda molto quella di Villa Pisani a Stra.

Gli elementi dello stile palladiano sono sicuramente semplicità e rigore, un ideale di equilibrio, di buon gusto, di giuste proporzioni che piacquero immediatamente agli inglesi.
Le Ville in stile palladiano rispecchiavano il desiderio di "non ostentazione e di moderazione" degli aristocratici proprietari.

Queste tendenze stilistiche esprimevano semplicità e indipendenza in contrapposizione alla grandiosità e all'autoritarismo.

Col passare del tempo, le Ville divennero sempre più ampie, allungandosi nelle proporzioni.
Alcuni diedero loro l'appellativo di power-houses dei Whig, il partito progressista e liberale che supportava le grandi famiglie aristocratiche e i dissenters (i non anglicani) e che si opponevano ad una forte monarchia.
Ecco anche perchè l'insistenza sul rifiuto della ostentazione e della grandiosità.
"Semplicità e rigore erano due tendenze stilistiche che interpretavano anche due elementi del periodo illuminista".

Ciò nonostante queste residenze di campagna erano, per gli aristocratici inglesi, il luogo dove potevano mettere in pratica il vivere in Villa, dedicandosi alla caccia, all'arte, al giardinaggio, alla botanica, alle loro passioni e ai loro svaghi.
E diventavano però, nello stesso tempo, una manifestazione della propria importanza e del proprio buon gusto.

Stourhead House, progettata da Colen Campbell è un altro classico esempio di Villa palladiana.
Fu costruita tra il 1721 e il 1725.



Anche Lancelot Capability Brown disegnò degli elementi della residenza di Croome, oltre che il giardino, su incarico di Lord Coventry. Ecco un particolare del portico della facciata sud:





E naturalmente lo stile delle Ville venete arrivò anche in America.
Il primo a introdurre il palladianesimo si suppone sia stato il filosofo inglese George Berkeley (1685-1753).
Berkeley era stato in Europa, e naturalmente in Italia, durante il classico Grand Tour e qui era venuto a conoscenza di John Smibert, pittore inglese, che portò poi con sè in America nel 1728.
Dei disegni di William Kent, tratti dai progetti di Inigo Jones, ispirarono lo stile della sua famosa Whitehall a Rhode Island.

Un esempio di dimora palladiana in America è Monticello, del terzo presidente Usa, Thomas Jefferson, costruita attorno al 1770.




Inoltre, come non ricordare la Casa Bianca!



Edited by reine Claude - 21/8/2014, 15:44
 
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view post Posted on 21/8/2014, 14:54
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Marie-Antoinette

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Mi erano sfuggite queste due meraviglie: Stourhead House e Croome Court.

Il sito ufficiale di Stourhead House racconta di un giardino meraviglioso che si sviluppa su 1072 ettari, creato all'epoca dal figlio ed erede del ricco banchiere che costruì la casa (www.nationaltrust.org.uk/stourhead/).
Ancora una volta un nobiluomo inglese del '700 si realizza come architetto o come paesaggista:


Henry II Hoare (1705-1785), detto il Magnifico, che progetta i giardini a partire dal 1741 e vi lavora per ben 30 anni.
 
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view post Posted on 21/8/2014, 15:07
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (elena45 @ 20/8/2014, 10:19) 
Anche la moglie di Burlington, Dorothy Savile (1699-1758) era un'artista, una pittrice amatoriale che ha avuto come maestro proprio William Kent.
Molti dei suoi lavori sono conservati a Chatswort Hall, tra cui alcuni ritratti delle figlie (entrambe morte prima di lei):

Non sapevo che la moglie di Lord Burlington fosse una pittrice.
Deliziosi i ritratti delle figlie.

Quante donne si dedicavano alla pittura in questo secolo così affascinante!!
Nel caso di Lady Dorothy Savile, mi sembra di notare che il suo fosse un livello amatoriale, ma ce n'erano molte altre, perlopiù sconosciute oggigiorno ma non per questo meno degne di nota, che furono inserite anche nella celebre Accademia di S. Luca, a Roma.
Solo per citarne una, Theresa Mengs sorella del pittore Anton Raphael e moglie di Anton von Maron.

...Ma qui mi sa che sto andando OT...
 
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