CARI AMICI BREVI RACCONTI SULLA FUGA DI VARENNES:
La fuga del RESono ormai passati quasi due anni dalla Bastiglia: la Costituente ha ridimensionato la figura del Re da «monarca assoluto» a sovrano costituzionale. La famiglia sovrana è quasi prigioniera a le Tuileries, Luigi XVI non ha potere decisionale, né potrà più attingere al Tesoro dello Stato senza la firma dei suoi ministri.[1] Se tenterà di annullare le conquiste della Rivoluzione potrà essere spodestato dall’Assemblea.
Un rischio che il timoroso Luigi XVI decide di tentare nell’estate del 1791. Parigi-Bondy-Sainte Ménehould-Varennes-Mauzay-Montmédy… è il percorso concordato per la fuga della famiglia reale dalle Tuileries al Belgio. Laggiù il marchese de Bouillé, cugino di La Fayette, oppositore della Rivoluzione li attende. Lasciare Parigi è un imperativo, anche perché nessuno si illude più sulla Rivoluzione. Da Montmédy Luigi XVI spera di poter imporre la propria volontà ai sudditi; sembrerebbe plausibile, ma per farlo è necessario percorrere oltre 70 leghe: 280 Km!!
La partenza, fissata per la primavera, avverrà solo il 20 giugno 1791. Ogni giorno la situazione a Parigi, per i reali, si fa più difficile: anche perché la notizia di una fuga del Re si è diffusa, se ne conoscono più o meno i particolari, le indiscrezioni partono dalle Tuileries stesse: almeno due delle tre guardie del corpo[2] ne parlano alle loro amanti.
Intanto a Montmédy Bouillé sente che le truppe iniziano a sfuggirgli. Il Re desidera tutta una serie di nuclei armati a partire da Pont-de-Sommevelle (soprattutto ussari) col compito di proteggere il suo passaggio, seguendo poi a distanza il convoglio. A Montmédy la berlina reale sarebbe dovuta giungere “inosservata” con una scorta di “appena” 1000 tra cavalieri, ussari e dragoni!!! Bouillé aveva tentato di evitare questo eccessivo spiegamento di forze che avrebbe inutilmente allarmato le popolazioni, ma ad occuparsi di tutto è Axel de Fersen[3], a partire dalla carrozza per il viaggio. Perdiamo qualche secondo per descrivere l’ameno cocchio che L.S. Mercier descrisse come un «riassunto del Castello di Versailles al quale non mancano la cappella e l’orchestra». Era enorme, non avrebbe mai potuto passare inosservato. Il conte di Provenza, il futuro Luigi XVIII, accompagnato solo da un amico riuscì a passare il confine senza alcun ostacolo e così sua moglie; nessuno badò a loro, ma come avrebbe potuto sfuggire questa “nave da crociera” fornita di tutti i confort?
Uscire da le Tuileries si rivelò abbastanza semplice, tutti furono puntuali all’appuntamento[4], tranne la Regina che si era smarrita. Si partì con circa due ore di ritardo rispetto al previsto. Appena giunti alle porte di Parigi i fuggitivi lasciarono la carrozza utilizzata per la grossa berlina, le due vetture furono fatte accostare così che i viaggiatori potessero cambiarle senza neppure poggiare i piedi in terra. Per ora le cose sembrano procedere bene: i viaggiatori sono ottimisti, uno strano senso di sicurezza si è impadronito di loro. A Chaintrix mentre si cambiano i cavalli, la famiglia reale scende dalla carrozza, si riposa e rinfresca, fu riconosciuta da tutti e ancora trattata con rispetto. Il Re però si fa imprudente, nonostante i timori di Moustier. I veri problemi inizieranno a Châlon-sur-Marne; questi furono provocati da due diversi fattori: il primo era che la berlina aveva ormai accumulato un ritardo considerevole. Ci si aspettava il Re a Montédy per le 5 del 21, ma a quel momento i fuggitivi sono ancora lontani. In secondo luogo la catena dei posti militari aveva messo sull’avviso le popolazioni locali. Bouillé aveva incaricato il duca de Choiseul, giovane e coraggioso colonnello (ma senza esperienza) di garantire la sicurezza dei viaggiatori[5]. Ma quando alle 5 del pomeriggio del 21, non vede arrivare il Re e timoroso per il fermento delle popolazioni mette i soldati in libertà.
Ma perché il Re non era ancora arrivato? L’enorme berlina giungeva in ritardo ai cambi dei cavalli previsti: il cambio dovette ripetersi 19 volte, con l’uso di un centinaio di cavalli. Avevano già lasciato Parigi in ritardo e poi Luigi XVI si fece prendere dall’euforia, fermando la carrozza per sgranchirsi le gambe. Quando arrivarono a Pont-de Somme-Vesle alle 6 e mezza, gli ussari erano spariti. Il maestro di posta Drouet stava appena rientrando dai campi dove aveva lavorato tutto il giorno, vedendo l’enorme berlina all’inizio non le prestò troppa attenzione. Solo quando questa aveva lasciato il paese in direzione di Clermont iniziò a diffondersi la voce che lì si trovava la famiglia reale. La folla costrinse Dandoins a disarmare i dragoni, e contemporaneamente Drouet balzò a cavallo per tagliare la strada alla berlina puntando verso Varennes. La berlina giunse a Varennes alle 11 di sera, i fuggitivi persero altro tempo a cercare i cavalli, permettendo a Drouet di sbarrare il ponte. Una volta dato l’allarme, gli abitanti del villaggio accorsero, alcuni dei quali armati. La famiglia reale fu costretta a passare la notte nell’umile abitazione del Procuratore del Comune, all’alba la folla radunata era enorme, tutti gridavano «A Parigi!» Nessuno aveva dubbi sull’identità dei viaggiatori, tanto che alla fine fu il Re stesso a dichiarare: «Ebbene, sì, sono il vostro Re; e questa è la Regina.». I fuggitivi speravano ancora di veder giungere da un momento all’altro Bouillé ma questi giungerà a Varennes coi suoi uomini con due ore di ritardo quando la grossa berlina aveva ormai iniziato il viaggio di ritorno verso Parigi. Alle 7 e 30 i viaggiatori ripartirono infatti rassegnati, seguiti da una folla vociante.
Il viaggio di ritorno a Parigi fu un incubo, durò cinque giorni, nell’afa soffocante di giugno, con la carrozza completamente circondata da una moltitudine che la precedeva e seguiva. Fu una prova durissima. Maria Antonietta ne uscì incanutita «come una donna di settant’anni»[6]. I viaggiatori temevano soprattutto l’ultima tappa – Meaux-Parigi – in particolare l’arrivo nella capitale. Ma la Municipalità aveva preso le sue precauzioni: grandi manifesti ammonivano «Chiunque applaudirà il Re sarà bastonato, chiunque lo insulterà sarà impiccato». Così la berlina poté attraversare la città protetta dalla Guardia Nazionale, tra due file di folla muta, ostile. L’avventura di Varennes è finita ingloriosamente.
Ma perché ebbe inizio? Le intenzioni di Luigi XVI non sono state mai capite dai contemporanei, che spesso hanno creduto di poterle dissociare da quelle di Maria Antonietta. In realtà il programma della famiglia reale era lo stesso dal 23 giugno 1789: sì alla monarchia costituzionale, no alla soppressione del privilegio, mai l’uguaglianza. Già nell’ottobre 1789, Luigi XVI. In una lettera al Re di Spagna aveva sconfessato gli atti che la Rivoluzione lo aveva costretto ratificare:
Ho scelto Vostra Maestà, come capo del ramo cadetto, per affidare alle vostre mani una solenne protesta contro tutti gli atti contrari all’autorità regia estortimi con la forza dal 15 luglio di quest’anno. Prego Vostra Maestà di conservare il segreto su questa protesta fino all’occasione in cui la sua pubblicazione potrà rendersi necessaria.
Ma quale era questa occasione attesa? Poteva ormai essere solo la fuga. Il Re e la Regina fino all’ultimo sperarono che la Rivoluzione avrebbe divorato i propri stessi figli. «Bisogna approfittare del momento in cui la gente sarà abbastanza tornata in sé da poter godere della giusta e sana libertà che il Re ha sempre desiderato, contraria alla licenza e all’anarchia»[7]. Nell’immediato ritorno del Re a Parigi le autorità scelsero di credere alla finzione di un Re non fuggito, ma «rapito dai nemici della rivoluzione». Anche se l’Assemblea decise il 25 giugno stesso di sospendere il Re dalle sue funzioni e creare una commissione d’inchiesta sulle circostanze del “rapimento”. Il 15 luglio la commissione consegnò il suo rapporto: il Re era innocente, i soli colpevoli Bouillé[8] e le guardie del corpo; e nessun potere fu restituito al sovrano.
Luigi XVI da quel momento sarà completamente prigioniero a Parigi senza più alcun potere decisionale, poi come tutti sanno venne giustiziato in Place de la Concorde due anni più tardi, il 21 gennaio 1793. E quattro mesi più tardi, il 16 maggio 1793, toccherà alla Regina Maria Antonietta.
[1] Cesare Giardini, Un mastro di posta blocca la strada della salvezza, «Storia Illustrata», n. 126, maggio 1968, pp. 60-65
[2] I signori di Valory, di Maldent, di Moustier.
[3] Dai contemporanei considerato l’amante di Maria Antonietta.
[4] Fissato per mezzanotte
[5] Françoise Furet-Denis Richet, La rivoluzione Francese, Storia Universale, Corriere della Sera, 2004, 152-157.
[6] Affermazioni della signora Campan, la sua segretaria.
[7] Scrive Maria Antonietta nel dicembre del 1790.
[8] Già emigrato
ALTRI ANEDDOTINella notte tra il 20 e il 21 giugno del 1791, il re di Francia Luigi XVI tentò la fuga in Austria ma fu fermato a Varennes.
Molti nobili avevano lasciato la Francia e Maria Antonietta temeva per la sua salvezza ed autorità reale. Ella cospirò con quegli émigrés e cercò aiuto da parte di altri sovrani europei, tra cui l’imperatore d’Austria suo fratello. Dopo la morte del leader moderato Conte di Mirabeau nel 1791, ed ulteriori azioni da parte dell’Assemblea che violavano l’autorità del clero cattolico romano, Antonietta persuase il riluttante Luigi a lasciare la Francia.
L’amico e supposto amante della regina Axel Fersen organizzò di tasca propria la carrozza necessaria, i falsi documenti di identità e i piani di fuga. La coppia reale fuggì da Parigi con i figli, tutti travestiti da comuni viaggiatori. Il re e la regina avevano insistito sulla necessità di viaggiare con tutti i comforts, e pertanto la loro carrozza si muoveva lenta e pesante. Cambi di cavalli si resero necessari e ciò attirò l’attenzione.
Durante un cambio, un attento patriota notò una donna attraente ma familiare che dava ordini nonostante fosse vestita da cameriera. Gli sembrò di riconoscere la regina e, da una moneta d’oro datagli come mancia, riconobbe il re. Jacques Drouet, questo il nome del patriota, si precipitò verso la piccola cittadina di Varennes e, una volta raggiuntala, avvertì la popolazione affinché si fermassero il re e la regina al loro arrivo. Questi avevano viaggiato per 200 miglia ed erano quasi vicino al confine franco-austriaco dove leali truppe erano pronte a portarli in salvo. Ma l’operazione non si potè condurre a compimento. Il re e la regina subirono l’umiliazione di essere riportati a Parigi con la forza, su strade polverose, nel corso dei successivi quattro giorni. Da ogni parte giungevano francesi che volevano vedere i famosi prigionieri e, in qualche occasione, assaltarli. Alcuni membri dell’Assemblea arrivarono in seguito e presero posto con loro nella carrozza già strapiena.
Quando arrivarono a Parigi, essi furono accolti dal più assoluto silenzio. Tutti gli uomini tennero il loro cappello in testa e al re non venne offerto alcun saluto o altro segno di deferenza. Gli stanchi viaggiatori erano coperti di polvere e di sudore. Mentre Madame Campan preparava il bagno per Maria Antonietta, la regina si tolse il cappello e il velo ed entrambe notarono che i suoi capelli biondi erano diventati completamente bianchi per la paura e i tormenti del viaggio.
La fuga del Re creò ovviamente grande scalpore in tutta la Francia. Bisogna ricordare che sino a quel momento l'autorità del Sovrano non era ancora in discussione (sebbene il Re venisse considerato un inetto). Solo un piccolo gruppo dei rivoluzionari auspicava alla Repubblica, ma di fatto la monarchia rimaneva solida. A salvare il Re e la Regina di Francia dall'accusa di tradimento e dall'arresto in occasione della fuga di Varennes fu unicamente l'intervento del Generale Marie Joseph Lafyette.
Lafyette, marchese di origine e già eroe sia nella Francia prerivoluzionaria che nella Guerra d'Indipendenza Americana era un fervente sostenitore della Monarchia ed un amico personale del Re, ma era anche tenuto in gran considerazione da tutti i francesi. Il sovrano e la sua famiglia furono così riaccompagnati (nelle circostanze descritte da federicom73) a Versailles e almeno nelle dichiarazioni ufficiliali la "fuga" divenne solamente un viaggio...
Luigi XVI venne infatti arrestato il 21 settembre del 1792, oltre un anno dopo gli avvenimenti della fuga di Varennes.
DOPO QUESTI ANETTODI SULLA FAMOSA FUGA,E LEGGENDO LIBRI SULL'ARGOMENTO MOLTO INTERESSANTI,PURTROPPO SI PUO' DIRE CON ASSOLUTA CERTEZZA CHE LA FUGA FU UN FALLIMENTO COMPLETO ANNUNCIATO.
TROPPI ERRORI SIA NELL'ORGANIZZAZIONE,CHE SEMBRAVA PERFETTA,SIA NELL'ATTUARLA POI,DOVUTO SIA ALLE CIRCOSTANZE AVVERSE SIA ALLE TROPPE PERSONE A CONOSCENZA DEL PIANO CHE DOVEVA RIMANERE SEGRETO,INFINE ALLA SOLITA INETTA INDECISIONE DEL RE STESSO,E ALLA TROPPA CONVINZIONE DI ENTRAMBI I SOVRANI CHE LA RIVOLUZIONE SAREBBE CADUTA SOTTO I PROPRI IDEATORI.
SI E' SEMPRE SBANDIERATO CHE LA FUGA FOSSE SOLO UN IDEA FISSA DI ANTONIETTA,E CHE LA REGINA SOTTO LE PRESSIONI DEL FEDELISSIMO FERSEN E NON SOLO ABBIA CONVINTO IL RE.
INVECE GIA' A META' 1790 E POI NELLA PRIMAVERA SUCCESSIVA LO STESSO MIRABEAU CHE AVEVA GIURATO DIETRO LATUO COMPENSO E UN FUTURO POSTO DA MINISTRO,FEDELTA E SERVIZI ALLA CORONA,LA PROPOSTA DI UN PIANO DI FUGA MA NON SEGRETO MA BENSI SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI PER DARE L'IDEA CHE IL RE,ERA LIBERO DI FARE QUELLO CHE VOLEVA...
MA SE ERANO TUTTI D'ACCORDO SU UN PIANO PER FUGGIRE,ANCHE SE A MODI DIVERSI,L'UNICO A ESSERE CONTRARIO ERA IL RE.
QUANDO LA FOLLA IMPEDI' ALLA FAMIGLIA REALE DI PASSARE LA PASQUA FUORI DALLE TUELERIES ,FECE CAPIRE AL RE DI ESSERE PRIGIONIERO DELLA NAZIONE,E DI ACCETTARE UN PIANO DI FUGA.
BENCHE' IL PIANO DI FUGA DOVE L'ABILISSIMO FERSEN ASSIEME AL GENERALE BOUILLE FU L'ARTEFICE DI TUTTO,RISCHIANDO LA VITA E SE STESSO,TALE PIANO ERA GIA' ALLA NASCITA PER META' RISCHIOSSISSIMO E QUASI UNA FOLLIA..
IL FATTO CHE UN RE DI FRANCIA E FAMIGLIA VOLESSE VIAGGIARE PIENA RIVOLUZIONE DOVE MILLE OCCHI SPIAVANO AL VARCO ERA UN IMPRESA IMPOSSIBILE,DATO LA LORO SORVEGLIANZA SPECIALE SPIATI DA PRIGIONIERI DI LUSSO.
POI METTIAMOCI LE REGOLE DELL'ETICHETTA LE ESIGENZE DEI SOVRANI,SU COME VIAGGIARE COMODI,(UNA BERLINA CHE SOLO L'AMPIEZZA IL COLORE DAVANO NELL'OCCHIO)LE LORO RICHIESTE ASSURDE DEL PERSONALE SUPERLUO(VEDI LE 2 CAMERIERE) E SOPRATUTTO DA ESSERE SEGUITI DA SI DA BRAVE GUARDIE DEL CORPO (VESTITE CON LIVREE DEL DUCA DI CONDE' CHE ERA ODIATO) MA INADATTE A SCORTARE IN SEGRETO IL RE E LA FAMIGLIA...INIZIALMENTE NON ERA STATA SCELTA LA STRADA PER MOMENDY,MA PER REIMES CHE IL RE RIFIUTO' PER VIA DELL'INCORONAZIONE,E LA PAURA DI ESSERE RICONOSCIUTO DOVE POI FU PROPRIO LUI CHE SPORGENDOSI SEMPRE DAL FINESTRIVO VENNE + VOLTE RICONOSCIUTO!COME DISSE LO STESSO BOUILLE LA STRADA PER VARENNES ERA MOLTO PIU' PERICOLOSA,POCO PRATICATA,SENZA CAMBIO DI POSTA PERMANENTI,E LA STESSA POPOLAZIONE NON ABITUATA A TRAFFICO DI BERLINE INTENSO,FIGURIAMOCI DI INTERE PATTUGLIE DI SOLDATI E REGGIMENTI!POI METTIAMOCI ANCHE CHE INIZIALMENTE IL POSTO DI MADAME DE TOURZEL DOVA ESSERE PRESO DA UN CAVALIERE E BRAVO MILITARE AL SERVIZIO DEL RE,MA VINSE LA PREPOTENZA DELLA TOURZEL CHE VOLLE IL POSTO.
PER CUI,TROPPA GENTE INUTILE SULLA BERLINA,GUARDIE DEL CORPO INADEGUATE E NON INVISIBILI,NESSUN VERO UOMO IN GRADO DI PRENDERE IN MANO UNA SITUAZIONE PERICOLOSA.LO STESSO RE NON VOLLE CHE FERSEN,IL QUALE L'ARTEFICE DI TUTTO,FORSE AVREBBE POTUTO SALVARE QUALCOSA DI STORTO,PROSEGUISSE IL VIAGGIO DOPO BONDY,ERRORE GRAVISSIMO,TROPPA SICUREZZA DA PARTE DEL RE,FORSE SI SENTIVA A DISAGIO DI PASSARE LA FRONTIERA SCORTATO DA QUELLO CHE VENIVA DEFINITO L'AMANTE DELLA MOGLIE?C'E DA DIRE CHE GIA L'USCITA DALLA TUELERIES E PARIGI FU PER SE UN SUCCESSO.
LA FUGA ERA STATA INIZIALMENTE PROGETTATA PER QUALCHE MESE PRIMA POI LE TITUBANZE DEL RE,INFINE ALLE GIUSTIFICATE APPRENSIONI DELLA REGINA PER UNA CAMERIERA SPIA,AVEVANO SLITTATO IL TUTTO,PEGGIORANDO LA SITUAZIONE..PENSATA SPOSTARE ORDINI AI CAMBI DI POSTA,AI PATTAGLIONI E AUMENTANDO LA CURIOSITA',ANSIA,NELLA POPOLAZIONEL'AMARO IN BOCCA RESTA CHE DOPO LA FANTOMATICA USCITA DA PARIGI,E L'AVVIO VERSO VARENNES,TUTTO ANDO' STORTO.
IL RE STESSO SENTENDOSI AL SICURO,COMMISE ERRORI PER TROPPO ESPORSI,ERANO SI TRAVESTITI MA SI COMPORTAVANO PUR SEMPRE DA SOVRANI,NON RENDENDOSI CONTO CHE IL DOPPIO GIOCO E' PERICOLOSO.
LE TRUPPE CHE DOVEVANO PROTEGGERLI DISERTARONO O FALLIRONO LA MISSIONE,PER I RITARDI DEL PROGRAMMA,SOLO USCENDO DA PARGI ERANO DI BEN 2 ORE SOPRA,ILPROGRAMMA STABILITO,LA CARROZZA RUPPE ANCHE UNA RUOTA,TEMPO PERDUTO,ED ERANO COMPLETAMENTE SOLI ALLA MECE DELLA POPOLAZIONE! LO SMACCO PIU' GRANDE E CHE IL RE CREDEVA CHE FUORI PARIGI,L'INTERA FRANCIA LO AMASSE,E CHE LO AVREBBERO FATTO PASSARE,SE LUI DICEVA CHE FUGGIVA DAI FAZIOSI GIACOBINI PARIGINI CHE VOLEVANO ASSASSINARE LUI E LA FAMIGLIAMA L'INTERA FRANCIA,ORMAI NON ERA PIU'FEDELISSIMA,AL REGIME DEL RE ASSOLUTO,ANCHE SE LUIGI ERA ANCORA IL BUON PADRE,ORMAI I GIACOBINI FAZIOSI AVEVANO SPARSO IL LORO PENSARE REPUBBLICANO SU OGNI ANGOLO DEL PAESE E NON SOLO A PARIGI COME PENSAVANO LUIGI E ANTONIETTAPER LUIGI RENDERSI CONTO DI NON ESSERE PIU' AMATO COME BUON PADRE DA TUTTA LA NAZIONE,GLI FECE PIU' MALE DELLA LAMA DELLA GHIGLIOTTINA..CONCLUDO CHE NELLA LORO SITUAZIONE,DI SOVRANI PRIGIONIERI,LA FUGA FU SI INEVITABILE PER IL CLIMA DI TERRORE CHE STAVA PIANO PIANO NASCENDO A PARIGI,MA FU TROPPO MALE ATTUATA,CREATA,E MESSA IN PRATICA,GESTITA IN PRIMIS DA LUIGI CON LE SUE INDECISIONI O SCELTE SBALGIATE.
VEDI IL CONTE DI PROVENZA,CHE FUGGI LA STESSA NOTTE,SANO E SALVO,ALLA FRONTIERA,CHE SMACCO!!!CERTO IL SOLO GRANDISSIMO A USCIRE INDENNE FU FERSEN,NON SOLO DIEDE ANIMA E CORPO,MA DOVETTE ALLUNGO COMBATTERE ASSIEME ALLA REGINA PER PERSUADERE IL RE,ALLA FUGA,CHE SE FOSSERO PARTITI PRIMA,CON INTINERARI DIVERSI,CON LUI FINO ALLA FINE,FORSE.....A PARIGI CON I TUMULTI E IL CLIMA RIVOLUZIONARIO OGNI GIORNO E' UN GIORNO PERSOIL SOLO ESCLUDERE NELLA CONTINUAZIONE DEL VIAGGIO DI FERSEN FU UN AUTOELIMINAZIONE,POI LA STESSA RASSEGNAZIONE DEL RE CHE PER NON DISPERDERE FOLLA, A VARENNES CHE L'AVEVA FATTO PRIGIONIERO DALLA PATTUGLIA DI USSARI DI CHOISEUL PER ANDARE AD RAGGIUNGERE BOUILLE PERCLUSE UNA POSSIBILITA' DI SALVEZZAISOMMA LO STESSO LUIGI XVI RICONOSCIUTO POSE SUBITO LA RESA....ADIRITTURA SUL RITORNO DA PARIGI,A META' STRADA IL SINDACO E VICE SINDACO DI UN PAESELLO FERVENTI MONARCHICI,MISERO AL RE E ALLA REGINA UN NUOVO PIANO DI FUGA:USCIRE DI NOTTE DALLA LORO CAMERA CHE DAVA SUL FIUME AVREBBERO PRESO UNA CAROZZELLA VELOCE E DI LI' AL PAESE DI FRONTIERA CHE DISTAVA 20 LEGHE...LA REGINA FINO ALLA FINE DEI SUOI GIORNI,LOTTO CON TUTTE LE SUE FORZE,PRIMA PER LA VITA DEI FIGLI,POI PER LA SUA,MAI ELLA AVREBBE MOLLATO,IL RE INVECE NON SOLO NON VOLLE MAI FUGGIRE DA PARIGI,SE LO FECE IN PARTE SPINTO DA ANTONIETTA E DAI PARTITI POLITICI CHE GLI AVEVANO RESO LA VITA SEMPRE PIU' IMPOSSIBILE,ACCETTO' CON RILUTTANZA,PER POI UNA VOLTA PRESO ACCETTARE TUTTO CON ASSOLUTA TRANQUILLITA',FINO ALLA MANNAIA DELLA GHIGLIOTTINAUNA AMARISSIMA RIFLESSIONE:LA FUGA FALLI,PER TUTTA UNA SERIE DI FATTI E SFORTUNE,VICENDE CONTRO LA FAMIGLIA REALE,MA SE FOSSE RIUSCITA,LA RIVOLUZIONE AVREBBE AVUTO I GIORNI CONTATI,ALL'INCONTRARIO APRI' LE PORTE AL TERRORE CHE GIA' STAVA BUSSANDOCOME DISSE UN PARIGINO AL RE:"TU CON LA FUGA,HAI PERDUTO,LA CORONA,L'ONORE E L'AMORE DEL POPOLO" PERCHE' QUESTA FALLI MA L'ESATTO OPPOSTO...
A VOI LA PAROLA:VARENNES,UN VIAGGIO ,UNA FATALITA....
MARIE ANTOINETTE REINE