Maria Antonietta - Regina di Francia

Caterina Dolfin Tron, Venezia 1736 - 1793, Aristocratica Veneziana , amante e poi moglie del procuratore di San Marco

« Older   Newer »
  Share  
°Alessia°
view post Posted on 6/2/2011, 17:52




Caterina è figlia di Giovanni Antonio Dolfin e Donata Salamon, entrambi di nobile casato ma appartenenti ai rami poveri e cadetti delle rispettive famiglie.

È il padre ad avviarla – e Caterina è attenta e brillante allieva – all’amore per la lettura, ai piaceri della società e della bellezza.

La morte di lui però (1753) lascia la famiglia in condizioni ancor più critiche, che la moglie si trova sola ad affrontare.

La madre, diversamente dal consorte, ritiene che la cosa migliore per la figlia sia un buon matrimonio. Caterina è una ragazza molto bella (bionda, minuta, profondi occhi azzurri), ma la mancanza di dote ostacola un matrimonio altolocato; però Donata trova denaro in prestito, e riesce a combinarne uno non troppo svantaggioso, che si celebra nel 1755: il fortunato sposo è Marcantonio Tiepolo, ramo cadetto di San Polo.

Non ha vent’anni e Caterina si sente già finita.

Chiusa nella casa, che considera la sua prigione, dà sfogo all’angoscia scrivendo.

È questo il tempo in cui l’Arcadia ha già molti proseliti: in ogni casa, in ogni palazzo si aggirano “pastorelle” dipinte e no e bastano pochi versi ad accreditare giovani signore all’empireo dei poeti.

Caterina, sensibile e letterata, decide di omaggiare proprio l’amato e scomparso genitore con un poema di venti sonetti che viene accolto con molto interesse.

Diventa anch’essa pastorella con lo pseudonimo di Dorina Nonacrina.

image


A questo punto l’incontro con Andrea Tron, una delle figure più importanti del patriziato veneziano e della Repubblica, cambia definitivamente il corso della sua vita.

Nonostante sia ancora sposata, Caterina diventa la sua compagna.

Tron le presenta intellettuali, nobili, uomini e donne di mondo; incontra illustri scrittori - Carlo Goldoni ad esempio le dedica la commedia La bella Selvaggia - che omaggiano la sua bellezza come la sua intelligenza.

Le frequentazioni di Tron le permettono di mettere a frutto e incoraggiare la sua curiosità: Caterina padroneggia la storia antica, conosce le nuove idee che arrivano dalla Francia attraverso le opere di Rousseau e di Voltaire, ama la letteratura preromantica anglo-francese.

Nel 1756, a poco più di un anno dalle nozze, avvia davanti al patriarca Alvise Foscari una causa diretta ad ottenere l’annullamento del matrimonio con Marcantonio Tiepolo, avvenuto, sostiene, contro la sua volontà e senza il suo consenso e perciò sprovvisto di effetto legale.

Andrea Tron (1712 - 1785) fu ambasciatore di Venezia a Parigi e a Vienna.
Egli fu eletto Procuratore di S. Marco nel 1773 e divenne una figura di rilievo nella politica veneziana. Per poco non fu eletto doge . Qui è raffigurato come un 'Cavaliere della Stola d'oro' .
Questo onore fu conferito da parte del Senato, quando un ambasciatore ritornava a Venezia, e Tron lo ha ricevuto dopo essere stato ambasciatore a Parigi nel 1748


Comincia così un’esistenza strana ed equivoca di donna maritata, ma libera, e di intellettuale, padrona del cuore di un uomo potentissimo.

Diventa il centro di un mondo culturale e filosofico più elevato di molti dei salotti frivolamente letterari che nel XVIII secolo dominano Venezia.

A Venezia, tra la metà degli anni ‘60 e i primi ‘80 del Settecento, la libertà delle donne e l’irrequietezza dei giovani patrizi influirono in modo evidente sulle sfere prossime al potere.

I più illuminati fra loro infatti non si limitarono ad occuparsi della licenza dei costumi sul piano personale, ma tentarono correzioni nell’ordinamento dello Stato.

E il rapporto fra Andrea Tron, personaggio chiave della spinta riformista, con la giovane Caterina si colloca perfettamente in questo contesto libertario, che concorre a conferire una diversa qualità anche alla attività politica dell’uomo.

La loro alleanza sentimentale e umana diventa il polo catalizzatore dei fermenti della Venezia intellettualmente e socialmente più impegnata.

Se l’ambito in cui opera Andrea furono gli scranni di Palazzo Ducale, nelle sue cariche di Savio grande, di Riformatore dello Studio di Padova e di Procuratore, per Caterina Dolfin furono i casini di Venezia e Padova a costituire il centro della sua vita sociale e del suo raggio d’azione.

Nel 1767, separata ufficiosamente dal marito, affitta un casino a Padova dove confluisce l’ambiente erudito dello Studio Padovano: Giovanni Marsili, Simone Stratico, Melchiorre Cesarotti, oltre a Gasparo Gozzi, con il quale Caterina stringe un duraturo e affettuoso sodalizio, divenendo la protettrice di tutta la famiglia.

Il gruppo di Caterina è vasto e solidale, amante del nuovo e in grado di sostenere, con la conferma del suo ruolo intellettuale e sociale, la difficile “situazione privata“ e l’operato politico di Tron.

Caterina affronta cause ardite, sostenendo il compagno nella difficili battaglie, fra le quali, ad esempio, le riforme in materia ecclesiastica, l’innalzamento dell’età minima per le vestizioni e le professioni, l’abolizione dei monasteri:

Eccellenza,
Ventisei monasteri soppressi? Che consolazione! Provino ora con loro danno i frati e li imbecilli protetori, che le anime grandi non si lascino intimorire trattandosi del pubblico bene.

Eppure ci sono dei momenti nei quali trovo che ella ha ragione restandosene negli affari, sento che il delicato e nobile piacere di esser utile alla società ed in particolare a quella che forma la propria patria è un potente compenso a tutti gli incomodi, ed agli affanni di un cittadino.

Averta V.E. che presentemente lego la storia romana, ed ho il capo pieno delle Porcie, delle Volunie, delle Clelie ecc.
Sento che l’entusiasmo della gloria tiene un impero assoluto sopra di quelle anime che danno vita alle creature repubblicane; sì sono certa farei anch’io tutto ciò che fecero le ilustri donne di Roma trattandosi di secondare un Bruto, un Catone, un Regolo ecc.
Ella ride? Rida pure, ma questa sera i 26 conventi, la conferma dell’illustre Duodo, la nobile fermezza di V.E. che sorpassa ogni difficoltà e rischio ove si tratta del comun bene, unita alla mia storia di Roma, mi empie la testa [...] Dolfina Settembre 1772



Nell’aprile 1772 viene finalmente annullato il matrimonio, nello stesso anno i due amanti si sposano e, in seguito all’elezione di Tron a Procuratore di San Marco, Caterina prende a ricevere in Procuratia.

Perfetta nel ruolo di “procuratessa” accoglie suppliche e richieste, facendosi mediatrice di molti affari.

Ma Caterina non rinuncia a momenti più informali: prende in affitto un casino a San Zulian e lì riceve per conversare, leggere testi – commentare le opere di Macchiavelli - e ascoltare poesie.

Nel 1774 Tron raggiunge il vertice della sua influenza, e suscita gelosie e invidie: contro di lui si vanno coalizzando gli innovatori.
Caterina subisce la stessa sorte ed è costretta a chiudere il suo Casino, ma continua ad incontrare amici e dotti nella sua casa.

Nel 1784 Andrea Tron muore, Caterina lo seguirà pochi anni dopo, ma fino allora facendo dell’amicizia e dello studio la sua ragione di vita.

Sarà lei a volere il monumento a Lucrezia Cornaro Piscopia presso l’università di Padova.



Libro: Gino Damerini, La vita avventurosa di Caterina Dolfin Tron, Milano, Mondadori 1929



Venezia, dai salotti culturali e politici ai “casini” battaglieri

Completamente diversa è la struttura culturale a Venezia, dove, durante la seconda metà del Settecento i salotti si trovano “all’aperto” tra caffè e teatri.
Le conversazioni non si limitano solo all’èlite aristocratica e alternano commenti degli spettacoli ad argomenti di politica (interna ed estera), mescolando il pubblico al privato. A Venezia i salotti vengono sostituiti dai “casini”, nati dalla necessità di spazi accoglienti fuori dalle mura domestiche, che sapessero creare un nuovo tipo conversazione, più «intima», confidenziale, capace di dare vita a interessi diversi, letterari, sociali e artistici.
Peculiarità di questi casini era la gestione femminile.

Nel casino della «colta e vivace» Caterina Dolfin, «che sposò cause ardite» (come l’innalzamento dell’età minima per le vestizioni e professioni, la soppressione dei monasteri), si gettarono le basi di una «riforma degli studi superiori». Presso la Dolfin si conversava, si leggeva e si ascoltavano poesie. Nonostante gli scandali che la coinvolsero, Caterina conservò il suo ruolo di salonnière, proseguendo a «tessere le sue relazioni, a proteggere e raccomandare personaggi di spicco, sostenendo il valore dell’intelligenza, del gusto e della sensibilità».
 
Top
celeborn36
view post Posted on 6/2/2011, 18:16




Che storia! Chissà se c'entra qualcosa con la Villa Dolfin che si trova nei pressi di Padova... :huh:
 
Top
°Alessia°
view post Posted on 6/2/2011, 18:22




CITAZIONE (celeborn36 @ 6/2/2011, 18:16) 
Che storia! Chissà se c'entra qualcosa con la Villa Dolfin che si trova nei pressi di Padova... :huh:

Qualche collegamento con la famiglia cadetta (e povera) di Caterina c'è sicuramente :shifty:
 
Top
view post Posted on 6/2/2011, 18:32
Avatar

Marie-Antoinette

Group:
Member
Posts:
11,658

Status:


all'inizio la consocevo poco, poi epr il mio compleanno, 2 anni fa, le mie amiche mi hanno regalato " L'amante del Doge ", romanzo sulla vita di Caterina e sulla sua storia d'amore con Andrea Tron
Ho scoperto uan donna libera, che non ebbe paura di rischiare lo scandalo, colta e illuminata, insomma una donna che faceva quel che voleva e non ebbe mai paura di quelc he pensavano gli altri
 
Web  Top
view post Posted on 6/2/2011, 19:16
Avatar

Delfino / Delfina

Group:
Member
Posts:
1,941

Status:


Che donna! Grazie per avermela fatta conoscere!
 
Web  Top
Madame de Noueilles
view post Posted on 2/4/2013, 21:53




Ho sempre molto amato la figura di Caterina Dolfin.
Se volete posso postare una simpatica poesiola che fu fatta ora non mi ricordo se su di lei o sulla cognata,
 
Top
view post Posted on 3/4/2013, 09:48
Avatar

Arciduca /Arciduchessa

Group:
Member
Posts:
649
Location:
Regno di Sardegna

Status:


CITAZIONE (Madame de Noueilles @ 2/4/2013, 22:53) 
Ho sempre molto amato la figura di Caterina Dolfin.
Se volete posso postare una simpatica poesiola che fu fatta ora non mi ricordo se su di lei o sulla cognata,

Certamente, posta pure :) Soprattutto se e' una poesia simpatica
 
Top
Madame de Noueilles
view post Posted on 3/4/2013, 13:32




CITAZIONE (Maria Clotilde @ 3/4/2013, 10:48) 
CITAZIONE (Madame de Noueilles @ 2/4/2013, 22:53) 
Ho sempre molto amato la figura di Caterina Dolfin.
Se volete posso postare una simpatica poesiola che fu fatta ora non mi ricordo se su di lei o sulla cognata,

Certamente, posta pure :) Soprattutto se e' una poesia simpatica

Riguardo la simpatia preferisco tralasciare... E' un po' volgarotta -.-''
 
Top
Madame de Noueilles
view post Posted on 5/4/2013, 16:06




Rompo ogni indugio e mi preparo a pubblicare!
 
Top
Madame de Noueilles
view post Posted on 5/4/2013, 16:42




Cito la 4a Edizione delle Curiosità Veneziane di Giuseppe Tassini, note integrative a cura dei Filippi e di Marina Crivellari Bizio.
Tra gli amanti di Caterina vi fu anche l'abate Angelo Maria Barbaro, nato a Portogruaro il 9 febbraio 1726 da Bernardo ed una donna non nobile, per questo motivo non poteva essere ammesso al Maggior Consiglio e allora scelse, senza alcuna vocazione, di pronunciare i voti. Dedicò alcune poesie all'amata, improponibili per le volgarità contenute. Scrisse del marito di Caterina:
Atene e tuti de la Grecia i stati
vantava sete savi solamente
I sette saggi dell'Antica Grecia erano secondo Platone: Talete di Mileto, Solone di Atene, Biante filosofo di Priene in Asia Minore, sul Meandro, Pittaco filosofo di Mitilene a Lesbo, Cleobulo filosofo Spartano, Chilone eforo di Sparta, Misone, un saggio contadino proveniente da Chene, località mai ben identificata

co sete soli avea savia la mente
bisogna dir che ghe fuse i gran mati.
Adeso semo in tempi più beati
e più felici de l'antico Oriente
perchè Venezia sola in Ocidente
vanta savi, per Dio, da tuti i lati
savi all'acque, savi all'eresia
dieci savi, tre savi, cinque savi
a la nostra pocheta mercanzia
savi de terraferma grandi e bravi:
ma de tuta sta savia litania
de la saviezza tien el Tron le chiavi.

Ma avevo anticipato la cognata. Ecco dunque la sua storia.
Si chiamava Cecilia Zeno/Zen. Era nata nel 1755 come Maria Antonietta e nel 1772, a diciassette anni, sposò il cinquantenne Francesco Tron, fratello di Andrea. La situazione "dinastica" dei Tron era precaria. Infatti, Andrea e Francesco, figli di Niccolò Tron e di Chiara Grimani Calergi avevano un fratello monaco, Giovanni, ed un altro, Vincenzo, con un figlio morto giovane. Cecilia era una donna disinvolta: il marito era Podestà a Brescia dove diede praticamente scandalo: andava tranquillamente a cavallo, praticava la scherma, si vestiva da uomo. Memorabili le sue corrispondenze molto spiritose e ricche di umorismo, per quanto volgari (nel 1780 ne scrisse una diventata celebre in ambito accademico, diretta ad un ordinario di lettere greche all'università di Padova, Butturini). Al ritorno a Venezia tentò d'emulare la cognata Caterina... rovinosamente! Nel 1785 il duca di Curlandia, Pietro di Biron, venne a Venezia con la moglie Anna Carlotta Dorotea di Medem. Volevano assistere ad uno spettacolo al Teatro San Beneto, che, all'epoca, come da consuetudine, era diviso in palchi affittati alle famiglie nobili di Venezia. Cecilia cedette il suo al prezzo di ottanta zecchini.
Si scrisse:
Brava la Trona
vende il palco
più caro della...
Ebbe una tormentata relazione con Cagliostro e fece impazzire di se l'abate Parini... che scrisse l'ode Il pericolo in cui una trasposizione di Cecilia rappresentava il pericolo incombente del titolo:

E a le nevi del petto,
Chinandosi da i morbidi
Veli non ben costretto,
Fiero dell’alme incendio!
Permetteva fuggir?

A Treviso comparve davanti a Leopoldo II, Ferdinando IV e Maria Carolina vestita da uomo, al galoppo e guidò un corteo di carrozze. Ben presto morì il nipotino, figlio di Vincenzo, Vincenzo stesso, Caterina, Andrea ed il marito. La figlia di Cecilia e Francesco, Chiara Maria Tron, divenne erede universale dello smisurato patrimonio famigliare. Chiara Maria sposò un esponente della famiglia Donà delle Rose. Quando cadde la Repubblica andò a ricevere Giuseppina, moglie di Napoleone, a Mestre e le cantò "La biondina in gondoleta". Sotto il Regno Lombardo Veneto sposò il cavalier servente Giorgio Ricchi. Morì nel 1828 dopo una vita da protagonista del secolo a Venezia.
 
Top
mahboh
view post Posted on 11/3/2020, 21:17




Si dice ch'ella rispondesse ironicamente "La Trona la m... la dona". Giuro l'ho letto, non invento.
 
Top
10 replies since 6/2/2011, 17:52   3379 views
  Share