Maria Antonietta - Regina di Francia

I principi romani

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elena45
view post Posted on 17/3/2012, 17:52 by: elena45
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Marie-Antoinette

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Come si evince dallo schema, le nobildonne corrispondenti al nome di Olimpia sono più d'una. Le più importanti sono suocera e nuora. Il dualismo tra le due emerge anche dai rispettivi busti marmorei:

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Alessandro Algardi - Olimpia Maidalchini (1591-1657), Pamphili per matrimonio - Galleria Doria Pamphili.

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Giovanni Lazzoni - Olimpia Aldobrandini (1623-1681), "Olimpiuccia", principessa di Rossano, prima Borghese, poi Pamphili per matrimonio - Galleria Doria Pamphili.
Pensare che la prima suocera di Olimpiuccia, la principessa Camilla Orsini Borghese (1603-1685), dopo la morte del marito e dell'unico figlio, si fece suora!

Il dualismo tra suocera e nuora si riflette anche, per così dire, nell'urbanistica:

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Palazzo Pamphili a Piazza Navona, abitazione della "Papessa", ovvero la "Pimpaccia di Piazza Navona". Tutta la piazza in realtà fu fatta costruire da Innocenzo X e Olimpia Maidalchini, compreso quel capolavoro del Bernini che è la fontana dei Quattro fiumi e la Chiesa di Sant'Agnese del Borromini.

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Palazzo Aldobrandini, oggi Doria Pamphili, a Via del Corso, portato in dote da Olimpiuccia, che vi abitò con la nuova famiglia; così il il palazzo di piazza Navona fu dato in affitto e qualche decennio fa venduto per pagare le tasse di successione.


Il bellissimo cortile interno. Dopo la morte di Camillo Pamphili a soli 44 anni, Olimpiuccia, vedova per la seconda volta, rimase con i figli maschi nel grande palazzo dei suoi avi: da una parte lei con il figlio cardinale Benedetto, dall'altra il figlio Giovanbattista con la sua famiglia. Eccoli:


Il cardinale Benedetto Pamphili (1653-1730). Tra i figli di Camillo e Olimpia, fu il cardinale Benedetto che si distinse come mecenate delle arti.


Il principe Giovanbattista Pamphili (1648-1709). Sposò la marchesa Violante Facchinetti (1649-1716), che portò in dote altre opere d'arte, tra cui "Susanna e i vecchioni" di Tiziano.
Nonostante avessero avuto ben 7 figli (6 maschi una femmina), la dinastia dei Pamphili si interruppe perchè si estinse ogni discendenza maschile: alla morte di Girolamo (l'unico superstite) nel 1760, rimasero in lizza solo i Colonna, eredi di sua sorella Olimpia, e i Doria, eredi di sua zia Anna, ma anche i Borghese, discendenti dal primo matrimonio di Olimpiuccia. Il palazzo di Via del Corso, dopo una battaglia legale, andò ai Doria che aggiusero al proprio il cognome Pamphili e si trasferirono a Roma. I Borghese ottennero il titolo di "principe Aldobrandini" (per i secondogeniti) e le due ville Aldobrandini (Frascati e Quirinale).


Ferdinand Voet - Anna Pamphili (1652-1728), sorella dei precedenti, nel ritratto che inviò al promesso sposo, Giovanni Andrea III Doria (1653-1737). Questo ritratto non è alla Galleria, ma nella Villa del Principe Doria, a Genova (#entry503904211).

Nel patrimonio Pamphili rientrava anche:


Villa Doria Pamphili: con i suoi 184 ettari di estensione, è uno dei parchi più ampi e importanti della città di Roma, sulle pendici del Gianicolo. Iniziata da Pamphilo Pamphili nel 1630, fu ampliata dal fratello quando divenne Papa. Anche questa finirà agli eredi Doria nel 1767.
Nel 1849 la villa fu teatro di una delle più cruente battaglie per la difesa della "Repubblica Romana". Nel 1856 il Principe Filippo Andrea Doria Pamphilj la fece trasformare in una moderna azienda agricola. Un secolo dopo fu acquistata dallo Stato e oggi è sede di rappresentanza della Presidenza del Consiglio.


Castello di Alviano (TR). Costruito in epoca rinascimentale su un precedente impianto medievale, fu acquistato nel 1654 da Olimpia Maidalchini. I Doria Pamphili furono intestatari del castello fino al XIX secolo, fin quando il comune di Alviano ne divenne proprietario.

Nel patrimonio Aldobrandini, c'era anche l'odierno Palazzo Chigi:

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Palazzo Chigi. In origine anche questo palazzo apparteneva ad Olimpiuccia Aldobrandini che lo vendette (?) al genero, in occasione delle nozze della figlia Maria Virginia Borghese con Agostino Chigi.
Resterà nella famiglia Chigi fino al 1916, quando verrà venduto allo Stato italiano.

Edited by elena45 - 26/2/2021, 11:50
 
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