Maria Antonietta - Regina di Francia

Il ritratto di corte a Firenze

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view post Posted on 13/9/2012, 16:30
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Marie-Antoinette

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Ringrazio Elena di avermi onorato così tanto da mettere la mia foto con la duchessa Eleonora! (scusami se rispondo così tardi, ma ho passato gli ultimi giorni in compagnie poco gradevoli: Nietzsche e Wagner!)

Trovo molto interessante quella domanda che fai sui ritratti di Lorenzo e Giuliano: effettivamente, pensandoci sul momento, non mi vengono in mente altre loro effigi più o meno contemporanee (ma andrò a controllare sul libro della Langedijk). Sicuramente posso dirti che, nonostante fossero loro a dominare realmente sulla città, l'ambiente fiorentino dell'epoca era pur sempre quello di una repubblica oligarchica, quindi chiunque fosse ricco e intelligente poteva disporre dei maggiori artisti per farsi ritrarre (mentre nell'epoca barocca, tendenzialmente l'artista di corte lavoro solo per una fetta ristretta di pubblico). E ancora posso dirti che il ritratto è allora un genere in fieri, inizia a codificarsi in quel momento come genere a sé stante (innanzitutto col profilo: i tre quarti sono una conquista fiamminga che poi Firenze accoglierà ben volentieri). Quindi l'idea di farsi ritrarre, di lasciare un'immagine di sé e di tutta la famiglia era ancora poco diffusa (se non appunto in quelle che erano già corti aristocratiche). Altra riflessione che credo si possa fare: anche laddove questi ritratti ritraggano quelli che de facto erano i signori della città, formalmente loro erano ricchi cittadini come altri e quindi ricollegandomi al discorso precedente, le loro effigi erano uguali a quelle di tutti gli altri, diciamo "borghesi". Il ritratto di corte moderno è una conquista cinquecentesca: per l'appunto, l'importanza del ritratto di Eleonora di Toledo (oltre alla oggettiva magnificenza e qualità della pittura), è data proprio dal fatto che è uno dei primi ritratti politici di sovrana - nel senso specifico di prima donna di uno Stato - mostrata nel suo doppio ruolo: Signora e madre.
 
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view post Posted on 13/9/2012, 16:45
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (*§Yue§* @ 13/9/2012, 17:30) 
Ringrazio Elena di avermi onorato così tanto da mettere la mia foto con la duchessa Eleonora!

Te lo meriti! Tu sei il nostro mentore in fatto di arte.
Possiamo dire allora che il ritratto è una conquista dell'umanesimo e il ritratto di corte un'affermazione del potere?

Del resto, lo stesso Cosimo I, oltre a commissionare gli splendidi ritratti della sua famiglia al Bronzino, inaugurò, come abbiamo detto la serie gioviana dei ritratti medicei, affidando a Cristofaro dell'Altissimo l'incarico di copiare quelli della galleria del vescovo di Como Paolo Giovo.
Più tardi, anche suo figlio e successore Francesco I inaugurò un' altra serie celebrativa: la serie aulica, o dei Serenissimi Principi.
Alcuni ritratti li abbiamo già visti, come quello di Ferdinando I de Medici eseguito da Scipione Pulzone, o quelli di Giusto Sustermans.

Qui voglio aggiungere:

GB-Naldini-Cosimo-I
GB Naldini (1535-1591) - Ritratto postumo di Cosimo I de Medici (1519-1574) - Uffizi, Serie aulica.
Ci spiega tutto Yue in #entry410198685

G-G-Gabbiani-Cosimo-III-de-medici
GG.Gabbiani (1696-1750) - Cosimo III de Medici (1642-1723)- Uffizi, Serie aulica.

Gabbiani-Giovanni-Gaetano-attr-Official-portrait-of-Gian-G
Attr. GG.Gabbiani - Gian Gastone de Medici (1671-1737), l'ultimo Granduca - Uffizi, Serie aulica.

GG-Gabbiani-5-Annamaria-Luisa-de-medici
Attr. GG Gabbiani - Annamaria Luisa de Medici (1667-1743), Elettrice Palatina - Uffizi, Serie aulica.

Non capisco perchè Cosimo III e Giangastone non siano in abito granducale nei ritratti ufficiali della Serie aulica, ma in altri dipinti:

Volterrano-Cosimo-III-de-Medici
Benedetto Franceschini detto il Volterrano - Cosimo III in abito Granducale - Palazzo reale di Varsavia.
La corona è ancora quella vecchia, a punte (https://it.wikipedia.org/wiki/Corona_del_G...cato_di_Toscana).

Gabbiani-Giovanni-Gaetano-attr-Ritratto-di-Gian-Gastone-de
GG Gabbiani - Giangastone de' Medici (1671-1737) in abito granducale con la nuova corona.

Richter-Giangastone-medici-in-pompa
F.F. Richter - Giangastone de Medici - Palazzo Pitti.
Notare sullo sfondo una Firenze plumbea, presagio della fine della dinastia.
.

Edited by elena45 - 6/11/2018, 13:48
 
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view post Posted on 26/10/2012, 10:54
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Marie-Antoinette

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Voglio tornare sulle grandi famiglie fiorentine del '400 e sulla loro rappresentazione iconografica. Come dice Yue, il ritratto di corte inteso come simbolo del potere non c'è ancora, ma c'è la "celebrazione indiretta".

Come nella Cappella dei Magi (Palazzo Medici Riccardi) Benozzo Gozzoli rappresenta idealmente i componenti della famiglia Medici nelle figure bibbliche, così nella Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella Domenico Ghirlandaio "nasconde" i commitenti nelle storie sacre degli affreschi. Ci sono però anche figure "in chiaro", quali il ritratto del committente Giovanni Tornabuoni e di sua moglie.
Lo stesso dicasi della Cappella Sassetti.
Gli articoli su Wikipedia vi dicono tutto in proposito (questi affreschi, secondo me, sono tra le cose più belle di Firenze):
http://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_dei_Magi
http://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Tornabuoni
http://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Sassetti

Pur tuttavia, già spuntavano ritratti singoli, fuori del contesto religioso :

800px-Ghirlandaio-lucreziatornabuoni
Domenico Ghirlandaio - Presunto ritratto di Lucrezia Tornabuoni (1427-1482), figlia di Francesco e madre di Lorenzo il Magnifico. - National gallery Washington.
Già postato.

[800px-Ghirlandaio-Giovanna-Tornabuoni-cropped
Domenico Ghirlandaio - Giovanna Tornabuoni, nata degli Albizzi (1468-1488), moglie di Lorenzo Tornabuoni, morta a soli 20 anni - Museo Thyssen Bornemisza, Madrid.

Edited by elena45 - 2/8/2020, 17:44
 
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view post Posted on 10/6/2016, 00:03
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Visto " Una notte a Firenze" di Alberto Angela. Meraviglioso!

La descrizione del vestito della granduchessa Eleonora è un piccolo trattato.

Ho scoperto un altro ritratto del Bronzino nella camera di Cosimo I:


Agnolo Bronzino - Probabile ritratto di Giulia de' Medici (1535-1588), figlia di Alessandro il Moro - Galleria degli Uffizi.
Se è così, è lei la capostipite dei Medici viventi.
 
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view post Posted on 12/6/2016, 17:21
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CITAZIONE (elena45 @ 10/6/2016, 01:03) 
Se è così, è lei la capostipite dei Medici viventi.

Persone francamente detestabili e piene di boria (per lo meno nella persona del "capo").
 
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view post Posted on 13/6/2016, 08:42
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La boria non gli fa certo onore e non fa onore ai loro antenati. Se non si sono realizzati individualmente questi nobili moderni, che meriti hanno se non quello di discendere da qualcuno che invece, in qualche modo, si è conquistato il blasone?
Io personalmente l'ho sempre detto: l'unico privilegio vero degli aristocratici viventi è quello di conoscere i loro antenati.
 
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view post Posted on 28/1/2017, 09:49
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Articolo datato 2014 ma interessante:

IL MUSEO DELLE CAPPELLE MEDICEE RENDE OMAGGIO ALLA PRINCIPESSA ANNA MARIA LUISA DE' MEDICI
www.arte.it/foto/il-museo-delle-cap...de-medici-137/9

Io aggiungo questo ritratto realizzato dal pittore di corte:


Jan Frans van Douven -L’Elettore Palatino Giovanni Guglielmo del Palatinato-Neuburg (1658-1716) e sua moglie Anna Maria Luisa de' Medici (1667-1743) - Galleria degli Uffizi.

Edited by elena45 - 29/1/2017, 10:08
 
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view post Posted on 26/2/2018, 16:43
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Riporto questo articolo pubblicato il 26/02/2018 su www.huffingtonpost.it/author/chiara-giacobelli/

Ferdinando I de’ Medici, il presunto assassino di corte.

Carmignano, febbraio 1609 – Ferdinando gettò i guanti di pelle sulla poltrona dal fine tessuto che tanti anni prima aveva scelto tra le migliori stoffe del mondo e si diresse con passo stanco verso la Sala delle Ville. Era quello l'unico luogo in cui avrebbe potuto trovare finalmente quiete e stilare un bilancio della sua vita, perché di quel bilancio ora ne sentiva più che mai il bisogno. Sapeva di essere arrivato al termine di un'esistenza lunga, ricca e non sempre lodevole, per questo non poteva più rimandare: era giunto il momento di fare i conti con se stesso.
Dall'alto, le diciassette lunette delle ville medicee che tra il 1509 e il 1602 aveva fatto dipingere al pittore fiammingo Giusto Utens lo fissavano mute e senza misericordia, testimoni del grande mecenate che di certo era stato, ma anche dell'uomo talvolta spregiudicato capace di arrivare fin lì, proprietario di immensi terreni, Granduca di Toscana, Cardinale della Santa Romana Chiesa e Gran Maestro dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire.
Erano solo titoli, cariche ricoperte; erano potere, lusso, orgoglio. Ma ora, allungando lo sguardo verso i bei giardini della Ferdinanda – la sua preferita tra le ville e le dimore in cui aveva vissuto, oggi facente parte dei beni Unesco –, la domanda si faceva spazio martellante nel pensiero: fin dove è lecito spingersi per salire in alto e lasciare una traccia di sé su questa terra?
Ferdinando I de' Medici era nato a Firenze nel 1549, figlio di Cosimo I e di Eleonora di Toledo. Un cognome ingombrante da portare, specie se sin da fanciullo non gli riuscì mai di essere all'altezza dei genitori e dei suoi fratelli, in particolare del maggiore Francesco. Se durante l'infanzia il confronto fu forse meno serrato, quando gran parte della famiglia venne sterminata a Pisa a causa della malaria non vi fu più modo di nascondersi dai numerosi occhi puntati sulla dinastia più importante della Toscana.
"È svogliato e alquanto ottuso", appare "molto fanciullo et fievole", "non è avvezzo alle lettere", "un allievo indocile ed irrequieto", un "cortigiano selvatico". Questo si diceva in giro di lui, così lo consideravano i suoi dotti precettori e consiglieri, ben pronti a confrontare la sua pochezza con la superiorità culturale del fratello Francesco; anche quando il 6 gennaio del 1563, appena tredicenne, venne eletto cardinale a Roma da Pio IV e da allora molto si prodigò per far crescere il prestigio della sua terra d'origine, della famiglia, di se stesso, affamato più d'amore e di affetto paterno che di un reale interesse per la propria carriera.
Eppur si sa, l'amore fino allo stremo ricercato e mal corrisposto porta l'animo umano a logorarsi, a marcire nella frustrazione e nella pena, fino a quando lentamente, impercettibilmente, si trasforma in sete di rivalsa, in cinismo, in odio, dentro le spire del male. Allora, si è disposti a tutto pur di dare sfogo a quel fiume di lava incandescente che scorre tumultuoso nelle viscere.
Avvolse il corpo provato dentro una pelliccia pesante e si chiuse il grosso portone alle spalle. Un uomo che non ha mai avuto timore di sentire, di vedere, di osare sa quando la morte è sul proprio cammino e Ferdinando ne percepiva chiaramente la presenza al suo fianco. Non era tuttavia paura quella che provava; c'era qualcosa di più e di diverso a tormentarlo, mentre voltava le spalle a quella che era stata ribattezzata Villa dei Cento Camini per l'inconfondibile aspetto conferitole da un'armoniosa sinfonia di comignoli che il Buontalenti aveva disegnato per lui in un'epoca ormai lontana, quando ancora credeva nella possibilità di ricevere quell'amore sempre negato dalla famiglia perlomeno dai posteri.
Lo avrebbero ricordato come il grande cardinale che aveva saputo far crescere il nome dei Medici, innalzandone il valore al punto tale di arrivare a ostacolare persino i Farnese; lo avrebbero lodato per le sue capacità diplomatiche grazie alle quali aveva intrattenuto rapporti di amicizia – e convenienza – con Caterina de' Medici in Francia, Filippo III in Spagna, gli Asburgo dando in sposa suo figlio Cosimo II all'Arciduchessa Maria Maddalena d'Austria e segretamente con Elisabetta I d'Inghilterra; egli stesso si era procurato un ottimo matrimonio con Cristina di Lorena, una moglie intelligente, sempre pronta a dispensare ottimi consigli, senza considerare le ricchezze e gli onori che aveva portato con sé nel Granducato. Al di sopra di ogni altra cosa, il suo nome si sarebbe propagato nell'eco della storia per la passione, e non meno l'impegno economico, speso a favore delle arti, dei bisognosi, della scienza.
Salendo a fatica le vie contorte del piccolo borgo medievale di Artimino e poi procedendo verso l'amata Carmignano, di cui già scorgeva il profilo dell'imponente e contesa Rocca, attraversando vigne, consumando sentieri disagevoli e riparandosi all'ombra dei condotti medicei anch'essi opera dell'eletta stirpe da cui proveniva, Ferdinando ricordava come se fosse ieri quel giovane entusiasta e pieno di illusioni che commissionava il poderoso Forte Belvedere al Buontalenti, certo che nulla di simile fosse mai stato fatto prima.
Se non era riuscito ad avere la stima del padre, e ancor meno quella del fratello, avrebbe conquistato la gloria nell'eternità delle opere da lui realizzate: la statua di Cosimo I a firma del Giambologna in Piazza della Signoria, la straordinaria Villa Medici a Roma – per anni centro dei festeggiamenti mondani e degli incontri tra nobili –, le Cappelle Medicee all'interno della Chiesa di San Lorenzo a Firenze e ovviamente le altre ville da lui erette ad Artimino e all'Ambrogiana.
A un certo punto la sua smania di lasciare un solco indelebile nel tempo divenne così impellente da gettarsi in imprese ardite, quali il sostegno alla Camerata de' Bardi ponendo le basi per lo sviluppo del melodramma e dell'opera lirica italiana, l'ampliamento e potenziamento del porto di Livorno, il finanziamento di spedizioni di ricerca all'estero con la realizzazione di un grande Orto Botanico nella città di Pisa e per ultima quell'avventura in cui aveva lanciato il capitano inglese Thornton: la conquista del Brasile settentrionale e delle Guiane.
Era rimasto convinto fino all'ultimo che tutto ciò sarebbe stato sufficiente per consegnare la sua figura immacolata e grandiosa alle generazioni future, cancellando qualche macchia oscura come l'aggressione del 1576 durante la quale era morto un uomo, il gioco d'azzardo o il vizio delle donne che lo aveva portato a intrecciare una relazione clandestina proprio con Clelia Farnese, figlia illegittima del suo più acerrimo nemico. Tuttavia, sapeva bene Ferdinando, in quella mattina in cui percosso da brividi di freddo osservava con nostalgia il tenero abbraccio tra Maria e Sant'Elisabetta nella Visitazione del Pontormo (uno dei suoi quadri preferiti attualmente custodito presso la Propositura dei Santi Michele e Francesco a Carmignano), che quell'abbraccio tanto anelato, quello sguardo di amorevole comprensione, non li avrebbe ricevuti neppure dai posteri. Perché a un certo punto era accaduto l'irreparabile, e nessuno mai sarebbe riuscito a cancellarlo dalla memoria collettiva.
Nonostante ciò che fece per proseguire la tradizione del mecenatismo, per la politica interna, per il Granducato di Toscana, per i bisognosi, per la propria famiglia e per il grande nome a cui il destino lo aveva legato, Ferdinando I de' Medici è ricordato principalmente come il presunto assassino del fratello Francesco e di sua moglie Bianca Cappello.
Secoli di mistero, di leggende, ma soprattutto di studi da parte di scienziati, storici, biologi si sono susseguiti per scoprire una verità che ancor oggi stenta a venire a galla. Sebbene Ferdinando si premunì subito contro eventuali voci malevole facendo fare un'autopsia sui corpi dei due coniugi deceduti a poche ore di distanza l'uno dall'altra in circostanze sospette e fornendo un verdetto medico di morte a causa di malaria terzana maligna, i sospetti di avvelenamento da arsenico (che se somministrato in piccole dosi può generare sintomi simili) nei suoi confronti si diffusero immediatamente a macchia d'olio in tutto il mondo allora conosciuto, superando le barriere del tempo e marchiandolo come uno spregiudicato assassino.
Di certo, fu troppo incauto, Ferdinando, nell'assumere il titolo di Granduca meno di 24 ore dopo la scomparsa del fratello e nel dismettere i panni ecclesiastici garantendosi una stirpe nel giro di pochi anni. Altrettanto lo fu nel procurarsi documenti potenzialmente lesivi contro il figlio di Francesco, o peggio ancora nel voler cancellare qualunque ricordo della "pessima Bianca" gettandone forse il cadavere in una fossa comune, eliminando i suoi simboli, vietandone il lutto e rinominando palazzi a lei dedicati: pensava, così facendo, di lasciarla cadere nell'oblio, invece la fece entrare nella leggenda, nel mito. Nel 2006 il British Medical Journal ha riportato un autorevole articolo in merito a uno studio scientifico secondo cui veniva dimostrata la morte di entrambi gli amanti per avvelenamento da arsenico, decretando la sconfitta finale di Ferdinando e collegando la sua figura a quella di un demonio senza scrupoli più di quanto già non fosse.
Tuttavia, nel 2009 un secondo altrettanto credibile studio condotto sullo scheletro di Francesco I riportò fortemente in auge l'ipotesi della malaria. Di fatto, il mistero non è ancora stato svelato, ed è per questo che gli storici cercano senza sosta i resti di Bianca Cappello, gli unici che potrebbero chiudere la questione una volta per tutte. Ma di lei non c'è traccia, e su Ferdinando resta l'ombra dell'assassinio, ben oltre quella del mecenatismo.

www.chiaragiacobelli.com
Scipione-Pulzone-Cardinal-Ferdinando-de-Medici-later-Grand-D
Scipione Pulzone (1550-1598) - Ferdinando I de' Medici (1549-1609) in veste di Cardinale - Galleria degli Uffizi (1590)
.

800px-Jacopo-Zucchi-Portrait-of-a-Lady-WGA26040-1

Jacopo Zucchi - La bellissima Clelia Farnese (1556ca-1613), figlia naturale del Gran Cardinale Alessandro Farnese jr, moglie di Giangiorgio Cesarini e amante di Ferdinando - Galleria nazionale arte antica.
(#entry593499155).

1280px-_Villa_Medici_Roma_01
La meravigliosa Villa Medici, sulla collina del Pincio, il punto più alto di Roma.
Napoleone Bonaparte ne prese possesso nel 1803, istituendovi l'Académie de France.
http://iviaggidiraffaella.blogspot.it/2014...-de-france.html

1024px-_Villa_100_camini
Villa medicea "la Ferdinanda", ad Artimino, frazione di Carmignano (PO).
https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_medicea_di_Artimino

Edited by elena45 - 6/11/2018, 16:23
 
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view post Posted on 1/4/2018, 08:39
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Marie-Antoinette

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Una chicca (secondo me):

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Pier Simone Vannetti - Papa Leone XI, al secolo Alessandro de' Medici (1535-1605) - Diocesi di Prato.

Era figlio di Ottaviano de' Medici (1454-1546), esponente di una linea cadetta, e della seconda moglie Francesca Salviati, quindi era cugino del Granduca Cosimo I. E' il terzo Papa di casa Medici, anche se morì dopo soli 26 giorni di Pontificato. Prima di lui Leone X e Clemente VII.
(Pio IV, invece, apparteneva ai Medici milanesi di Marignano).

Dal primo matrimonio con Bartolomea Giugni, Ottaviano aveva avuto Costanza (+1606), moglie di Ugo della Gherardesca e
Bernardetto (+>1576), capostipite dei Medici di Ottajano.

Giorgio-Vasari-Bernardetto-de-Medici
Giorgio Vasari - Bernardetto di Ottaviano de' Medici. Sposò Giulia de Medici, figlia naturale del duca Alessandro e Taddea Malaspina.

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Alessandro Allori - Giulia de' Medici (1534-1588).
Brutta e altezzosa, pretendeva di essere trattata alla stregua della granduchessa Eleonora causando tensioni con i familiari. Per questo motivo il marito fu costretto a lasciare Firenze spostandosi nel Regno di Napoli.

Vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/Medici_di_Ottajano /
www.famiglienobilinapolitane.it/Gen...%27Ottaiano.htm


Edited by elena45 - 23/7/2019, 16:31
 
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view post Posted on 26/8/2018, 10:59
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1629: Mattias de'Medici arriva a Siena per esserne governatore, e proprio in quell'anno la peste si sviluppa a Milano, invade Bologna e arriva in Toscana.
Da lì in poi le fortune della famiglia cominciano lentamente a decadere.
Il Granduca Ferdinando II è un uomo brillante, studioso, con idee all'avanguardia, ma il destino gli mette accanto la bigotta cugina Vittoria della Rovere e il suo influsso avrà nefasti effetti sul figlio Cosimo.
Cosimo III infatti avrà come sua unica passione la chiesa con una bigotteria quasi spagnola e il suo matrimonio con la frizzante e lunatica Marguerite Louise d'Orleans finirà in un disastro.
Dei tre figli Anna Maria Luisa purtroppo è femmina e dunque utile solo per stringere alleanze; Ferdinando si beccherà la sifilide che trasmetterà alla moglie Violante e GianGastone ... da un lato sarà una caricatura di regnante ma dall'altra rivelerà un acume non comune che purtroppo non servirà a nulla per salvare la dinastia. Donne le evita più che può, il suo vero amore sono gli uomini e il compagno Giuliano Dami lo sa bene, per 10 anni sarà l'anima nera di Palazzo Pitti, ruffiano e amministratore del letto e degli affari del suo padrone.
Gli ultimi Medici sono da sempre un argomento spinoso in Italia, quasi una vergogna da nascondere e di cui non parlare. Ci si vergogna del bigottismo di Cosimo come del libertinaggio di Giangastone, entrambi personaggi quasi farseschi a differenza dei loro antenati, stessa voglia di vivere ma purtroppo in circostanze completamente opposte.
Luca Scarlini ha scritto un ottimo testo, un saggio romanzato oserei dire dove si attraversano gli ultimi 100 anni della dinastia e i loro protagonisti, e c'è posto ovviamente anche per i comprimari. Uno stile semplice e immediato, con qualche toscanismo che non guasta mai e una pros asicura che procede spedita dando a ciascuno il suo spazio.
Da leggere, assolutamente da leggere e non solo perchè è praticamente l'unico testo sull'argomento facilmente reperibile.

Edited by elena45 - 26/8/2018, 12:16
 
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view post Posted on 26/8/2018, 17:24
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C'è una bibliografia in fondo a questo volume? Quanto è aggiornata? Perché dalle tue parole ho l'impressione che l'autore non abbia tenuto in conto cose relativamente recenti (pubblicazioni non esattamente accessibili al lettore comune, perché articoli di convegni o pubblicazioni universitarie ecc., ma che un biografo dovrebbe tenere in considerazione). Per quanto la ricerca non sia che agli inizi su questi personaggi, è già emerso per esempio che Vittoria della Rovere non era più bigotta di quanto lo fossero tutte le altre regine del momento, ma che in compenso aveva una cultura e un'intelligenza - riconosciutele da ambiasciatori e corti straniere - che le sue colleghe non hanno dimostrato; oppure che Gian Gastone non era il personaggio grottesco che ci hanno voluto far credere, continuando ad utilizzare come fonte prima l'orribile libello di Luigi Gualtieri (cosa che purtroppo ha fatto anche Harold Acton ai tempi, pur cercando di smorzare la condanna morale su di lui). Dalle tue parole ho l'impressione che il libro sia ben scritto e onesto, ma un po' troppo antiquato nel giudizio e nella ricerca (e purtroppo sugli ultimi Medici è davvero una pecca, perché è tutto da rifare da capo). Se nulla è cambiato, tanto valeva ripubblicare il classico di Acton :unsure:
Per fare un esempio: Giuliano Dami quando è collocato? Prima o dopo la Boemia? Acton erroneamente lo collocava prima, ma le fonti d'archivio hanno dimostrato che non faceva parte del seguito di Gian Gastone che lo aveva accompagnato in Boemia (il suo nome non compare tra quello dei 21 componenti) e da uno stato delle anime di Firenze del 1703 risulta addirittura che lavorasse ancora in casa Capponi. Quindi è un personaggio estraneo alla "vita tedesca" di Gian Gastone (a differenza di quanto asserito dalla bibliografia più diffusa, che addirittura lo vorrebbe tra le cause del fallito matrimonio con Anna Maria Francesca di Sassonia. Cosa per altro abbastanza improbabile per un giovincello nato nel 1683).
 
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view post Posted on 22/10/2018, 10:45
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Confesso, lo ignoravo: c'è un altro ramo dei medici, vicino al mio paese di residenza, Si tratta dei Medici di Gragnano.

Il ramo è documentato fin dal 1269 con un tal Guglielmo, giudice et percettore di collette in Gragnano. I Medici vi si stabilirono per sfuggire alle lotte che dilaniavano da ormai molti anni la città di Firenze.
Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Camillo_de%2...ici_di_Gragnano

L'ho scoperto visitando la Chiesa dei Santi San Severino e San Sossio, parte di un grandioso complesso benedettino nel centro storico di Napoli che ospita nella parte conventuale l'Archivio di Stato. Nella chiesa c'è la cappella di famiglia e il sepolcro del più illustre rappresentante:

10-Chiesa-SSS-Sepolcro-Camillo-de-Medici-di-Gragnano
Girolamo d'Auria - Camillo de' Medici di Gragnano (1543-1598). Fu giurista e avvocato. Sposò Laura Orsini, della linea di Pacentro.
Notare gli stemmi: quello della famiglia Medici accoppiato a quello della famiglia Orsini. (www.genmarenostrum.com/pagine-lette...NI-PACENTRO.htm).
La figlia Maria (+1627) sposò un altro giureconsulto del Vicereame napoletano, titolare di incarichi importantissimi durante il regno di Filippo III: Fabio Capece Galeota (1579-1645), 1° duca di Regina.

Edited by elena45 - 26/7/2019, 10:24
 
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view post Posted on 25/10/2018, 08:22
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Magari lo spunto non è propriamente scientifico, ma la seconda fiction sui Medici, nonostante gli errori che contiene, mi ha spinto a cercare qualche altro dato. Ho trovato così notizie su una figura da me poco conosciuta: la nuora del Magnifico.

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Sandro Botticelli (1445-1510) - Probabile ritratto di Alfonsina Orsini (1472-1520), moglie di Piero II de Medici, detto il Fatuo .

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Bottega di Agnolo Bronzino (1503-1572) - Ritratto postumo di Piero II de Medici (1472-ka1503).

Ecco l'articolo:

Una Lady Macbeth all’italiana? Fosse stata uomo, l’avrebbero giudicata astuta e intraprendente. Invece era donna, così è passata alla storia come un’arrivista spregiudicata. Lei è Alfonsina Orsini, sposata Medici: forse più di ogni altra figura del suo tempo, assorbe in sé tutta la misoginia rinascimentale per le signore con ambizioni di governo.

“Né bella né brutta”: l’Orsini entra in casa Medici nel 1487 come moglie di Piero, primogenito di Lorenzo il Magnifico. Broker del matrimonio è sua cugina – e suocera – Clarice Orsini, sposa di Lorenzo. Finché sono vivi suocero e marito, Alfonsina si comporta come una ordinaria nobildonna di casa, dedicandosi alla procreazione. Nascono Clarice e Lorenzo, battezzati in onore dei nonni. Intanto Piero si rivela per quello che è, uomo arrogante e privo di carisma, erede poco dotato per pilotare la fragile ‘repubblica’ fiorentina. Lei non s’immischia, e si rivolge piuttosto al Savonarola, facendosi prendere da un iniziale entusiasmo per i sermoni del fustigatore del Rinascimento. Ma gli eventi successivi alla morte del Magnifico (1492) vedono una blasonata qualsiasi mutarsi in un boss.

E’ il 1494: arrivano i francesi, Piero non ha saputo fare niente per fermarli, ha ceduto tutto, fortezze incluse. Il Savonarola non aspetta di meglio: la popolazione insorge, il servile Piero – divenuto ‘fatuo’ – è cacciato a forza nel secondo esilio della stirpe. Mentre i Medici fuggono, Alfonsina resta, da sola, nel palazzo di famiglia. Per quasi un anno rimane in via Larga, custode solitaria ed accerchiata del patrimonio. Alla fine cede, si riunisce al marito. I tentativi di rientro dei Medici falliscono: pur di tornare al potere, Piero si mette al soldo degli invasori francesi. Non è una buona mossa, anche perché nel 1503 il figlio del Magnifico annega nel Garigliano, nel tentativo di traghettare l’artiglieria. Alfonsina è vedova. Ha 33 anni, due figli adolescenti. E un’ambizione smisurata.

Proclamatasi capo-famiglia, la vedova di Piero comincia a brigare. Fa base a Roma, dove può contare su appoggi influenti. Riesce a far sposare Clarice al banchiere Filippo Strozzi, e a recuperare credito e agganci a Firenze. Non molla di un passo il figlio Lorenzo, vuole farne un principe, su di lui appunta tutte le speranze. A lei il mondo para-Mediceo si rivolge, incluso Niccolò Machiavelli. Quando la Lega Santa caccia i francesi dall’Italia (1512), per i Medici si riaprono le porte della città. E’ Machiavelli a scrivere a Donna Alfonsina, dandole personali ragguagli sulla caduta del Gonfaloniere Soderini. Dopo 10 anni di manovre, è la nuora di Lorenzo il Magnifico a riportare la dinastia a Firenze.

Rientrata a palazzo, la ‘reggente’ sfodera una intensa attività di governo: il cognato Giuliano di Nemours – figlio del Magnifico, erede designato, ma più poeta che politico – è spesso malato. Il figlio Lorenzo, capitano della Chiesa, è al nord a combattere. Alfonsina comincia a scrivere a Roma o a Milano, procacciando – come s’esprime Filippo Strozzi in una lettera – «riputazione allo Stato, animo agli amici e timore agli avversi» e facendo, a dir breve, «quell’offizio che ad altra donna sarebbe impossibile, a pochi uomini facile». A margine di documenti ufficiali, o verbali delle riunioni del governo, ancora oggi troviamo la dicitura «di commissione dell’illustrissima signora Alfonsina», oppure: «d’ordine di madonna Alfonsina». E’ lei ad allargare la cappella di famiglia in S. Lorenzo; a far restaurare la villa di Poggio a Caiano; a comprare e gestire il padule di Fucecchio, bonificato con un’operazione magistrale. Per comprendere che Alfonsina ci sa fare, basta andare sul sito del Comune di Fucecchio, che ancora oggi scrive: “In nessuna epoca furono catturate tante centinaia di quintali di anguille, come in quella di Donna Alfonsina”. Madonna si dà da fare soprattutto col cognato, quel Giovanni – fratello di Giuliano e del Magnifico – divenuto papa Leone X. Col pontefice Alfonsina è in ottimi rapporti, gli organizza anche la festa per la prima visita a Firenze dopo l’elezione. E preme affinché nomini il genero Filippo Strozzi banchiere pontificio. Ma la cosa che più l’assilla è la richiesta per il figlio Lorenzo, del ducato di Urbino, feudo della Santa Sede. Francesco Vettori dice che Alfonsina “è instancabile nell’infestare il papa perché dia uno stato al figliolo”. Ad Urbino i Medici hanno trovato rifugio durante l’esilio; ma la riconoscenza non è un sentimento praticato, tantomeno da Alfonsina Orsini. Alla fine il papa cede, nel 1516 i Dalla Rovere vengono espropriati a tradimento, Lorenzo è fatto duca. Un atto indegno, ma non più di altri – dagli intrighi del papa Borgia per i figli, alle trame di Ludovico il Moro per Milano – eppure sufficiente a bollare la ‘cieca ambizione’ di Donna Alfonsina causa della rovina dell’Italia (Paolo Giovio).

Nel giro di tre anni Lorenzo perderà ducato (e vita), non senza aver prima sposato la nipote del re di Francia, Madeleine de la Tour d’Auvergne: nozze ideate dalla madre, con cui la politica medicea delle grandi alleanze matrimoniali decolla verso l’estero. La gioia è di breve durata: pochi giorni dopo aver partorito la figlioletta Caterina (futura regina di Francia), Madeleine muore. Il marito la segue il mese successivo. E’ sifilide? E’ veleno? Di fronte al rovinoso tramonto dei propri sogni – e del potere che non poteva sopravvivere alla scomparsa del titolare – anche madonna Alfonsina se ne va. Sono passati 8 mesi, è il febbraio 1520. Il caustico epitaffio suggerito da Filippo Strozzi – che pure in vita tanto aveva beneficiato dei maneggi della suocera – racchiude il giudizio di un’epoca: “Alfonsina Orsini, per la cui morte nessuno porta il lutto, la cui vita tutti hanno sofferto, la cui sepoltura è massimamente piacevole all’umanità”. In verità, forse la moglie dell’inetto Piero de Medici non era ‘l’anima nera’ della famiglia: più semplicemente, l’usurpatrice di ruoli e prerogative tipicamente maschili. L’”ambitiosa et importuna femina” che voleva giocare come i maschi.

www.danielacavini.eu/un-boss-di-nome-alfonsina/

Forse questo ritratto postumo rende meglio il carattere del personaggio:

Alfonsina-Orsini-by-Francesco-Allegrini
Nasce nel 1472 da Roberto Orsini, signore di Pacentro, e Caterina Sanseverino; il padre Roberto era fratello di Maddalena, la mamma della più famosa Clarice, moglie di Lorenzo il Magnifico, perciò sua cugina nonchè suocera (#entry526726653).
Alfonsina cresce presso la corte di Ferdinando I a Napoli, una delle capitali culturali di quel periodo. A soli 14 anni nel 1486 sposa Piero de’ Medici.
Era la nonna di Caterina de Medici!. Il sangue non mente.

Edited by elena45 - 30/10/2018, 07:47
 
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view post Posted on 27/10/2018, 14:01
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Arciduca /Arciduchessa

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Mi ha sempre colpito quel ritratto di Botticelli, perché la donna ritratta è particolarmente dimessa, sembra che abbia perfino le mani in tasca ... Se si trattasse davvero della Orsini, quale contrasto tra l'apparenza e il carattere!
Nel secondo ritratto postato sembra un uomo in abiti femminili.
Troppo poco donna insomma questa Orsini, per ritirarla qual'era veramente.
Però interessante conoscere la persona, al di là della poca considerazione datale dalla Storia, che è sempre stata decisamente poco propensa a valorizzare i personaggi femminili... Almeno fino ad ora.
 
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view post Posted on 30/10/2018, 07:51
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Marie-Antoinette

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Ancora notizie sulle donne di casa Medici:

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Lucrezia de Medici (1470-1553), figlia primogenita del Magnifico.

Nata nel 1470, sin da piccola visse il vivace clima culturale voluto dal padre, beneficiando anche lei degli insegnamenti che Poliziano impartiva al fratello Piero; è soprattutto la nonna, la potente Lucrezia Tornabuoni di cui la piccola porta il nome, a curare la sua educazione, ben oltre quella che si concedeva a molte giovani nobildonne dell’epoca.
Come succedeva al tempo, anche Lucrezia non rimase a lungo fuori dai giochi di potere medicei e, quando era solo un’adolescente, i parenti iniziarono a cercare per lei un matrimonio vantaggioso per il futuro della casata.
Di certo non erano pochi gli uomini che avrebbero voluto imparentarsi con una famiglia così potente, ma, ovviamnete, Lorenzo de’ Medici scelse un matrimonio in grado di consolidare la sua posizione ‒ e quella della famiglia ‒ all’interno di Firenze. Dopo la congiura dei Pazzi, infatti, appariva strategica l’idea di intrecciare alleanze familiari con i più ricchi e potenti casati della città per scongiurare altri complotti futuri e garantire stabili equilibri interni. Fu per questo motivo che i disegni dinastici si orientarono su Jacopo Salviati, parente di quel Francesco Salviati arcivescovo di Pisa che fu tra i partecipanti alla congiura, nel corso della quale era rimasto ucciso Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo e zio di Lucrezia.

Questo gesto apparve come un chiaro segnale di perdono e di magnanimità da parte della famiglia Medici, un gesto di apertura volto proprio a riconquistare la fiducia dei rivali. Dal punto di vista di casa Salviati il matrimonio fu un vero affare, i legami con il Magnifico non potevano certo nuocere; anzi quella parentela così potente giovò agli affari di famiglia e alla carriera politica di Jacopo.
Il matrimonio avvenne nel 1486: Lucrezia aveva sedici anni, per la mentalità dell’epoca era pienamente in età da marito e diventava anche lei, a pieno titolo, una pedina nello scacchiere fiorentino.
In realtà, almeno all’inizio, la giovane sposa prese poco parte alla vita di casa Salviati; visse spesso nel palazzo di famiglia vicino ai genitori e fu al loro capezzale sino alla loro morte. La dedizione di Lucrezia verso la famiglia e la sua intelligenza sono evidenti nel modo in cui si curò dei figli e delle figlie, facendoli istruire dalle migliori menti dell’epoca. Nella sua visione di alleanze matrimoniali e strategie di carriera, iniziò a pianificare matrimoni, alleanze e vocazioni religiose che favorissero la sua discendenza diretta ma al tempo stesso mantenessero alto il ruolo della sua famiglia d’origine, i Medici. Anche quando il fratello Piero venne esiliato, lei non abbandonò Firenze né smise di agire in favore del ritorno al potere della sua stirpe, fino a provare l’onta dell’arresto e il dramma della tortura. Per lei il nome e il prestigio dei Medici venivano prima di tutto.
Fu quindi logico che al momento dell’elezione al soglio pontificio del fratello Giovanni ‒ Leone X ‒ Lucrezia decidesse di trasferirsi a Roma per proseguire nell’intento di rafforzare le sorti medicee. Nella storia della famiglia non c’era più solo il potere a Firenze, la nuova scena politica era ora Roma e era necessario consolidare qui il proprio ruolo.
Lo fece attraverso matrimoni combinati (il figlio Lorenzo sposò Costanza Conti, rampolla di una potente famiglia di baroni romani) e promuovendo presso il fratello papa l’elezione a cardinale del figlio Giovanni. Pensò però che ciò non bastasse e che il potere politico della famiglia dovesse essere affiancato da un solido potere economico. Cominciò quindi ad acquistare beni immobili: due case nel rione Sant’Eustachio, non lontano dal palazzo di famiglia (oggi Palazzo Madama); poi terreni (una vigna vicino alla chiesa di Santa Maria Maggiore e un’altra presso Porta Settimiana), il feudo di Sant’Angelo vicino a Tivoli, un casale nella campagna romana; nel 1533, alla morte del marito Jacopo, comprò insieme al figlio cardinale una parte del palazzo Della Rovere, in parte già acquistato anni prima. La ricchezza poteva costituire una concreta salvaguardia per la famiglia, questo Lucrezia lo sapeva bene. A conferma della lungimiranza delle sue azioni, quando Leone X morì, nel 1521, il prestigio e gli interessi della famiglia non subirono contraccolpi e furono ancor più rinforzati dalla nomina successiva di un altro Medici al soglio pontificio, Clemente VII.
Solo nel 1538 la fortuna sembrò abbandonare l’anziana donna quando Paolo III Farnese, prese le parti di Margherita d’Austria contro la famiglia Medici nelle controversie ereditarie, le tolse il palazzo di famiglia e l’allontanò forzatamente da Roma.
Di lei ci rimane un vasto carteggio, i giornali di spese tenuti meticolosamente tra il 1515 e il 1536 (conservati nella Biblioteca apostolica Vaticana) e un Libro d’ore, dono di nozze del padre Lorenzo, ora conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.
Il codice, preziosamente rilegato in argento dorato e cesellato e arricchito da smalti e pietre preziose, aveva le pagine scritte in modo mirabile dal maggiore copista del tempo, Antonio Sinibaldi, e presentava eleganti miniature caratterizzate da immagini sacre e simboliche riferite alle famiglie Medici e Salviati.
Lucrezia rimase fino in fondo una Medici e per la sua famiglia combatté una tenace lotta che durò l’intera vita. Il nome della nonna le portò fortuna, poche seppero condurre così abilmente i giochi di potere senza essere penalizzate dal loro esser donne.
Ebbe una vita lunga, morì all’eccezionale età (per i tempi) di 83 anni, nel 1553. Nel suo testamento, redatto quindici anni prima della morte, aveva lasciato metà del suo palazzo all’Arciconfraternita della SS. Annunziata in S. Maria sopra Minerva precisando, nelle disposizioni testamentarie, di far costruire una cappella dedicata a san Giovanni e di essere sepolta nella stessa chiesa.


Tratto da un articolo di Barbara Belotti e Lucrezia Ramacci

Aggiungo che ebbe 10 figli, di cui ben due diventarono cardinali, Giovanni e Bernardo; accolse in casa il giovane Giovanni de Medici, il futuro Giovanni dalle Bande Nere (già orfano del padre da piccolo) che aveva perduto la madre Caterina Sforza a 11 anni. Giovanni sposerà sua figlia Maria che darà la nuova discendenza principale dei Medici.

26-Pontormo-Maria-Salviati-e-il-figlio-Cosimo
Pontormo (1494-1557) - Maria Salviati (1499-1543), vedova di Giovanni dalle Bande Nere, con il piccolo Cosimo (?). Walters Art Gallery, Baltimora.

La figlia Francesca sposerà Ottaviano de Medici e sarà madre del terzo papa Medici, Leone XI.

Edited by elena45 - 30/10/2018, 12:41
 
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