Riporto questo articolo pubblicato il 26/02/2018 su
www.huffingtonpost.it/author/chiara-giacobelli/Ferdinando I de’ Medici, il presunto assassino di corte.Carmignano, febbraio 1609 – Ferdinando gettò i guanti di pelle sulla poltrona dal fine tessuto che tanti anni prima aveva scelto tra le migliori stoffe del mondo e si diresse con passo stanco verso la Sala delle Ville. Era quello l'unico luogo in cui avrebbe potuto trovare finalmente quiete e stilare un bilancio della sua vita, perché di quel bilancio ora ne sentiva più che mai il bisogno. Sapeva di essere arrivato al termine di un'esistenza lunga, ricca e non sempre lodevole, per questo non poteva più rimandare: era giunto il momento di fare i conti con se stesso.
Dall'alto, le diciassette lunette delle ville medicee che tra il 1509 e il 1602 aveva fatto dipingere al pittore fiammingo Giusto Utens lo fissavano mute e senza misericordia, testimoni del grande mecenate che di certo era stato, ma anche dell'uomo talvolta spregiudicato capace di arrivare fin lì, proprietario di immensi terreni, Granduca di Toscana, Cardinale della Santa Romana Chiesa e Gran Maestro dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire.
Erano solo titoli, cariche ricoperte; erano potere, lusso, orgoglio. Ma ora, allungando lo sguardo verso i bei giardini della Ferdinanda – la sua preferita tra le ville e le dimore in cui aveva vissuto, oggi facente parte dei beni Unesco –, la domanda si faceva spazio martellante nel pensiero: fin dove è lecito spingersi per salire in alto e lasciare una traccia di sé su questa terra?
Ferdinando I de' Medici era nato a Firenze nel 1549, figlio di Cosimo I e di Eleonora di Toledo. Un cognome ingombrante da portare, specie se sin da fanciullo non gli riuscì mai di essere all'altezza dei genitori e dei suoi fratelli, in particolare del maggiore Francesco. Se durante l'infanzia il confronto fu forse meno serrato, quando gran parte della famiglia venne sterminata a Pisa a causa della malaria non vi fu più modo di nascondersi dai numerosi occhi puntati sulla dinastia più importante della Toscana.
"È svogliato e alquanto ottuso", appare "molto fanciullo et fievole", "non è avvezzo alle lettere", "un allievo indocile ed irrequieto", un "cortigiano selvatico". Questo si diceva in giro di lui, così lo consideravano i suoi dotti precettori e consiglieri, ben pronti a confrontare la sua pochezza con la superiorità culturale del fratello Francesco; anche quando il 6 gennaio del 1563, appena tredicenne, venne eletto cardinale a Roma da Pio IV e da allora molto si prodigò per far crescere il prestigio della sua terra d'origine, della famiglia, di se stesso, affamato più d'amore e di affetto paterno che di un reale interesse per la propria carriera.
Eppur si sa, l'amore fino allo stremo ricercato e mal corrisposto porta l'animo umano a logorarsi, a marcire nella frustrazione e nella pena, fino a quando lentamente, impercettibilmente, si trasforma in sete di rivalsa, in cinismo, in odio, dentro le spire del male. Allora, si è disposti a tutto pur di dare sfogo a quel fiume di lava incandescente che scorre tumultuoso nelle viscere.
Avvolse il corpo provato dentro una pelliccia pesante e si chiuse il grosso portone alle spalle. Un uomo che non ha mai avuto timore di sentire, di vedere, di osare sa quando la morte è sul proprio cammino e Ferdinando ne percepiva chiaramente la presenza al suo fianco. Non era tuttavia paura quella che provava; c'era qualcosa di più e di diverso a tormentarlo, mentre voltava le spalle a quella che era stata ribattezzata Villa dei Cento Camini per l'inconfondibile aspetto conferitole da un'armoniosa sinfonia di comignoli che il Buontalenti aveva disegnato per lui in un'epoca ormai lontana, quando ancora credeva nella possibilità di ricevere quell'amore sempre negato dalla famiglia perlomeno dai posteri.
Lo avrebbero ricordato come il grande cardinale che aveva saputo far crescere il nome dei Medici, innalzandone il valore al punto tale di arrivare a ostacolare persino i Farnese; lo avrebbero lodato per le sue capacità diplomatiche grazie alle quali aveva intrattenuto rapporti di amicizia – e convenienza – con Caterina de' Medici in Francia, Filippo III in Spagna, gli Asburgo dando in sposa suo figlio Cosimo II all'Arciduchessa Maria Maddalena d'Austria e segretamente con Elisabetta I d'Inghilterra; egli stesso si era procurato un ottimo matrimonio con Cristina di Lorena, una moglie intelligente, sempre pronta a dispensare ottimi consigli, senza considerare le ricchezze e gli onori che aveva portato con sé nel Granducato. Al di sopra di ogni altra cosa, il suo nome si sarebbe propagato nell'eco della storia per la passione, e non meno l'impegno economico, speso a favore delle arti, dei bisognosi, della scienza.
Salendo a fatica le vie contorte del piccolo borgo medievale di Artimino e poi procedendo verso l'amata Carmignano, di cui già scorgeva il profilo dell'imponente e contesa Rocca, attraversando vigne, consumando sentieri disagevoli e riparandosi all'ombra dei condotti medicei anch'essi opera dell'eletta stirpe da cui proveniva, Ferdinando ricordava come se fosse ieri quel giovane entusiasta e pieno di illusioni che commissionava il poderoso Forte Belvedere al Buontalenti, certo che nulla di simile fosse mai stato fatto prima.
Se non era riuscito ad avere la stima del padre, e ancor meno quella del fratello, avrebbe conquistato la gloria nell'eternità delle opere da lui realizzate: la statua di Cosimo I a firma del Giambologna in Piazza della Signoria, la straordinaria Villa Medici a Roma – per anni centro dei festeggiamenti mondani e degli incontri tra nobili –, le Cappelle Medicee all'interno della Chiesa di San Lorenzo a Firenze e ovviamente le altre ville da lui erette ad Artimino e all'Ambrogiana.
A un certo punto la sua smania di lasciare un solco indelebile nel tempo divenne così impellente da gettarsi in imprese ardite, quali il sostegno alla Camerata de' Bardi ponendo le basi per lo sviluppo del melodramma e dell'opera lirica italiana, l'ampliamento e potenziamento del porto di Livorno, il finanziamento di spedizioni di ricerca all'estero con la realizzazione di un grande Orto Botanico nella città di Pisa e per ultima quell'avventura in cui aveva lanciato il capitano inglese Thornton: la conquista del Brasile settentrionale e delle Guiane.
Era rimasto convinto fino all'ultimo che tutto ciò sarebbe stato sufficiente per consegnare la sua figura immacolata e grandiosa alle generazioni future, cancellando qualche macchia oscura come l'aggressione del 1576 durante la quale era morto un uomo, il gioco d'azzardo o il vizio delle donne che lo aveva portato a intrecciare una relazione clandestina proprio con Clelia Farnese, figlia illegittima del suo più acerrimo nemico. Tuttavia, sapeva bene Ferdinando, in quella mattina in cui percosso da brividi di freddo osservava con nostalgia il tenero abbraccio tra Maria e Sant'Elisabetta nella Visitazione del Pontormo (uno dei suoi quadri preferiti attualmente custodito presso la Propositura dei Santi Michele e Francesco a Carmignano), che quell'abbraccio tanto anelato, quello sguardo di amorevole comprensione, non li avrebbe ricevuti neppure dai posteri. Perché a un certo punto era accaduto l'irreparabile, e nessuno mai sarebbe riuscito a cancellarlo dalla memoria collettiva.
Nonostante ciò che fece per proseguire la tradizione del mecenatismo, per la politica interna, per il Granducato di Toscana, per i bisognosi, per la propria famiglia e per il grande nome a cui il destino lo aveva legato, Ferdinando I de' Medici è ricordato principalmente come il presunto assassino del fratello Francesco e di sua moglie Bianca Cappello.
Secoli di mistero, di leggende, ma soprattutto di studi da parte di scienziati, storici, biologi si sono susseguiti per scoprire una verità che ancor oggi stenta a venire a galla. Sebbene Ferdinando si premunì subito contro eventuali voci malevole facendo fare un'autopsia sui corpi dei due coniugi deceduti a poche ore di distanza l'uno dall'altra in circostanze sospette e fornendo un verdetto medico di morte a causa di malaria terzana maligna, i sospetti di avvelenamento da arsenico (che se somministrato in piccole dosi può generare sintomi simili) nei suoi confronti si diffusero immediatamente a macchia d'olio in tutto il mondo allora conosciuto, superando le barriere del tempo e marchiandolo come uno spregiudicato assassino.
Di certo, fu troppo incauto, Ferdinando, nell'assumere il titolo di Granduca meno di 24 ore dopo la scomparsa del fratello e nel dismettere i panni ecclesiastici garantendosi una stirpe nel giro di pochi anni. Altrettanto lo fu nel procurarsi documenti potenzialmente lesivi contro il figlio di Francesco, o peggio ancora nel voler cancellare qualunque ricordo della "pessima Bianca" gettandone forse il cadavere in una fossa comune, eliminando i suoi simboli, vietandone il lutto e rinominando palazzi a lei dedicati: pensava, così facendo, di lasciarla cadere nell'oblio, invece la fece entrare nella leggenda, nel mito. Nel 2006 il British Medical Journal ha riportato un autorevole articolo in merito a uno studio scientifico secondo cui veniva dimostrata la morte di entrambi gli amanti per avvelenamento da arsenico, decretando la sconfitta finale di Ferdinando e collegando la sua figura a quella di un demonio senza scrupoli più di quanto già non fosse.
Tuttavia, nel 2009 un secondo altrettanto credibile studio condotto sullo scheletro di Francesco I riportò fortemente in auge l'ipotesi della malaria. Di fatto, il mistero non è ancora stato svelato, ed è per questo che gli storici cercano senza sosta i resti di Bianca Cappello, gli unici che potrebbero chiudere la questione una volta per tutte. Ma di lei non c'è traccia, e su Ferdinando resta l'ombra dell'assassinio, ben oltre quella del mecenatismo.
www.chiaragiacobelli.comScipione Pulzone (1550-1598) - Ferdinando I de' Medici (1549-1609) in veste di Cardinale -
Galleria degli Uffizi (1590)
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Jacopo Zucchi - La bellissima Clelia Farnese (1556ca-1613), figlia naturale del Gran Cardinale Alessandro Farnese jr, moglie di Giangiorgio Cesarini e amante di Ferdinando -
Galleria nazionale arte antica.(
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La meravigliosa Villa Medici, sulla collina del Pincio, il punto più alto di Roma.
Napoleone Bonaparte ne prese possesso nel 1803, istituendovi l'Académie de France.
http://iviaggidiraffaella.blogspot.it/2014...-de-france.htmlVilla medicea "la Ferdinanda", ad Artimino, frazione di Carmignano (PO).
https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_medicea_di_ArtiminoEdited by elena45 - 6/11/2018, 16:23