Maria Antonietta - Regina di Francia

Simboli e significati nei ritratti di corte., Cosa l'artista e il committente hanno voluto comunicare.

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Erzherzogin Mady
view post Posted on 24/9/2012, 19:41




Spesso si guarda il quadro di un personaggio del passato, e a meno di non avere una base di conoscenze della storia e dell'arte, si tende a non carpire i vari significati che questi ha voluto trasmettere ai posteri.
In particolar modo nei ritratti di personaggi storici, re, principi, cortigiani ecc, tutte le componenti hanno un preciso significato e tutte concorrono a mandare un chiaro messaggio allo spettatore: il potere della persona ritratta.
L'immagine dipinta è la prova più immediata della realtà del potere, una testimonianza, lasciata ai posteri a imperitura memoria.
Il potere parla attraverso simboli, attributi, stereotipi. Nell'opera d'arte, il potere e l'uomo di potere (o la donna), racconta di se stesso e della sua epoca, di eventi politici e personali, di fasti, di usi e costumi, di una vanità tutta umana, eterna ma effimera allo stesso tempo.
Volevo quindi proporre alcuni quadri famosi (non in ordine cronologico) che sicuramente tutti conoscete e metterne in risalto l'aspetto descrittivo per capire cosa il pittore e il committente hanno voluto trasmetterci.

Partiamo con il celeberrimo ritratti del nano...ehm dell'imperatore Napoleone Bonaparte eseguito da Jean-Auguste-Dominique Ingres nel 1806.

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Qui Ingres, allievo di David, affida il messaggio a un eccezionale rigore compositivo: sembra di guardare una divinità greca.
I simboli del potere imperiale francese sono ben visibili: lo scettro di Carlo V nella mano destra e la mano di giustizia di Carlo Magno nella sinistra.
La Legione d'Onore spicca al centro del collare sul petto: l'ordine è stato istituito da Napoleone nel 1802.
Sui braccioli del trono compaiono le aquile, che perlaltro sono anche i simboli dei sovrani carolingi e del potere romano imperiale, mentre sulla veste spiccano le api franche (centinaia di api d'oro erano state trovate nel sepolcro di Childerico, fondatore della dinastia merovingia) che Napoleone ripropone come simbolo di industriosità.
Napoleone non tocca terra con i piedi (come gli imperatori che l'hanno preceduto) e sembra ancora più sospeso, autorità eterna e immutabile (cosa che non fu).
Sul tappeto si nota l'aquila imperiale.

Passiamo ora a una donna celebre per il suo fascino e la sua intelligenza, che ha saputo tenere stretto a se per anni uno dei sovrani più volubili e donnaioli della dinastia dei Borbone di Francia: Madame de Pompadour, una delle favorite più famose della storia.
In questo dipinto è ritratta da Maurice Quentin de Latour.
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Progettato intorno al 1748, de Latour finisce il ritratto solo nel 1755. A rallentare il lavoro sono le continue modifiche richieste al pittore dalla Marchesa.
Tutto quello che circonda la marchesa, dai libri al globo terrestre, dalle partiture alle incisioni, vuole testimoniare le sue doti intellettuali: in questo ritratto Madame de Pompadour si identifica col modello di donna istruita che partecipa nei salotti al dibattito intellettuale. Si tratta del modello di femme savante che trionfa nel secolo dei lumi.
Dalla scrivania pende un'incisione che illustra il Traité historique des pierres gravées du Cabinet du Roi del collezionista Pierre-Jean Mariette.
Malgrado l'autore di questa incisione fosse il conte de Caylus, de Latour aggiunge la firma della marchesa in allusione alla sua attività di incisore.
Sulla scrivania appaiono numerosi libri di cui de Latour ha voluto fornire il titolo: Il pastor fido di Guarini, l'Encyclopédie, l'Esprit des lois di Montesquieu e La Henriade di Voltaire. Si tratta quindi di una raccolta di opere di natura teatrale, filosofica e politica.
Oltre alla presenza dei libri si posso osservare altri oggetti che qualificano la marchesa come patrona delle arti: tra questi la musica, rappresentata dalla partitura tra le mani e dalla chitarra barocca sulla sedia alle sue spalle.

Facciamo un salto indietro nel tempo e cambiamo nazione.
Il soggetto del dipinto attribuito a George Gower è Elisabetta Tudor, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, passata alla storia col soprannome di Regina Vergine.

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Eseguito intorno al 1588, il dipinto celebra la vittoria inglese sulla flotta di Filippo II, l'Invincibile Armata.
Le navi spagnole sono raffigurate sullo sfondo, a destra della regina, sotto la minaccia dei vascelli inglesi, a sinistra spinte verso la costa dal "vento protestante" che la leggenda vuole sia intervenuto in aiuto dell'Inghilterra.
L'effige di Elisabetta è inquadrata da due colonne che evocano l'impresa imperiale di Carlo V, in riferimento alle due colonne d'Ercole che gli antichi ritenevano segnassero i confini del mondo conosciuto.
Le due scene di battaglia si svolgono in una caso sotto un cielo coperto e burrascoso, nell'altro sotto un sole splendente.
La regina rivolge le spalle alla tormenta e guarda verso il sereno, come ad indicare che una volta arginata la minaccia spagnola, all'Inghilterra spetta un futuro di pace e benessere sotto la guida di Elisabetta.
Come in altri dipinti di questo periodo, anche in questo caso i simboli imperiali acquistano un notevole protagonismo. Sotto la protezione della corona, la mano della regina si posa sul globo terrestre, sulle Americhe, in allusione al potere marittimo inglese e alle sue mire espansionistiche.
Il corpo della regina appare fortemente stilizzato, appiattito sotto lo schiacciante peso dei broccati e dei gioielli, mentre la composizione è dominata dalle forme geometriche.
Si tratta di un processo di crescente astrazione che mira a divinizzare la figura di Elisabetta I.

Ora facciamo di nuovo un salto avanti nel tempo e ritorniamo in Francia.
Il seguente ritratto di Hyacinthe Rigaud ha per soggetto il sovrano francese più noto: Luigi XIV.

Louis_XIV_of_France_zps037f7d47

Il re Sole appare qui come la quintessenza del monarca assoluto. Dietro di lui compare un bassorilievo raffigurante l'allegoria del potere. Spicca sul petto la croce dell'ordine dei Cavalieri di Malta.
All'età di 63 anni, il re è raffigurato in costume d'apparat con le insegne del potere: il mantello ricamato di gigli foderato d'ermellino, la corona, lo scettro e la mano della giustizia appartenute a Enrico IV, le calze fermate dalle giarrettiere e le scarpe bianche col tacco, la spada Gioiosa che fu di Carlo Magno.
Rigaud riesce a fare coesistere idealizzazione e scrupoloso naturalismo, in particolare nella resa dei materiali e delle modificazioni cromatiche dovute agli effetti di luce. Il volto è un ritratto dal vero, innestato sul resto dellla composizione, dipinta separatamente nello studio del pittore.
La tecnica è di tale precisione da rendere gli oggetti in un modo praticamente fotografico (compreso il trono ricoperto con lo stesso tessuto del manto).
L'opera è stata commissionata per essere offerta a Filippo V, nipote di Luigi e Re di Spagna dopo il 1700, ma venne ritenuta di tale qualità da non lasciare mai la Francia.

Ritornerò a breve con altri ritratti. :)
 
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view post Posted on 24/9/2012, 19:59
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Erzherzogin Mady @ 24/9/2012, 20:41) 
Partiamo con il celeberrimo ritratti del nano...ehm dell'imperatore Napoleone Bonaparte eseguito da Jean-Auguste-Dominique Ingres nel 1806.

(IMG:https://i1264.photobucket.com/albums/jj483/...zps6f086066.jpg)

Qui Ingres, allievo di David, affida il messaggio a un eccezionale rigore compositivo: sembra di guardare una divinità greca.
I simboli del potere imperiale francese sono ben visibili: lo scettro di Carlo V nella mano destra e la mano di giustizia di Carlo Magno nella sinistra.
La Legione d'Onore spicca al centro del collare sul petto: l'ordine è stato istituito da Napoleone nel 1802.
Sui braccioli del trono compaiono le aquile, che perlaltro sono anche i simboli dei sovrani carolingi e del potere romano imperiale, mentre sulla veste spiccano le api franche (centinaia di api d'oro erano state trovate nel sepolcro di Childerico, fondatore della dinastia merovingia) che Napoleone ripropone come simbolo di industriosità.
Napoleone non tocca terra con i piedi (come gli imperatori che l'hanno preceduto) e sembra ancora più sospeso, autorità eterna e immutabile (cosa che non fu).
Sul tappeto si nota l'aquila imperiale.

Specifico che si tratta di Carlo V di Francia e non dell'imperatore, dal momento che lo scettro, commissionato dal re per il figlio Carlo VI (il re folle), è uno dei capisaldi dell'oreficeria gotico-internazionale (e tra l'altro nel dipinto si può notare che il fiore era ancora smaltato di bianco, mentre oggi lo smalto non è più presente). La statuetta ovviamente rappresenta Carlo Magno.
 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 24/9/2012, 20:01




CITAZIONE (*§Yue§* @ 24/9/2012, 20:59) 
Specifico che si tratta di Carlo V di Francia e non dell'imperatore, dal momento che lo scettro, commissionato dal re per il figlio Carlo VI (il re folle), è uno dei capisaldi dell'oreficeria gotico-internazionale (e tra l'altro nel dipinto si può notare che il fiore era ancora smaltato di bianco, mentre oggi lo smalto non è più presente). La statuetta ovviamente rappresenta Carlo Magno.

Grazie per la precisazione Yue :)
 
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view post Posted on 24/9/2012, 22:23
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Marie-Antoinette

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Molto interessante. Ottimo spunto per la discussione... vediamo che cosa ripesco dai vecchi libri di Hervé Pinoteau, mi pare di ricordare che avesse dedicato un saggio all'araldica e alla simbologia napoleonica
 
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view post Posted on 24/9/2012, 23:42
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Marie-Antoinette

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Riposto le notizie che avevo già riportato nel topic sugli abiti e gioielli, visto che questo luogo è più adatto.

Due notizie a proposito di uno dei più famosi ritratti di Elisabetta, il "Rainbow Portrait". Avevo sempre creduto che le orecchie e gli occhi significassero che la regina sente e vede tutto. Invece, il significato è un altro e la simbologia del dipinto è decisamente più raffinata e involuta (tra l'altro ci sono anche le bocche, che non avrebbero senso nella solita interpretazione che si dà del ritratto). Frances Yates l'ha esaminata in un famoso saggio (ed. it. "Astrea. L'idea di Impero nel Cinquecento", Einaudi).
Il mantello che presenta orecchie, occhi e bocche è l'allegoria della Fama. In un famoso manuale di allegorie usato dagli artisti dell'epoca, l'Iconologia di Cesare Ripa, l'allegoria della Fama viene tratta da dei versi di Virgilio (Eneide, IV, vv. 181-183): la Fama è un monstrum "cui quot sunt corpore plumae,|tot vigiles oculi supter...|tot linguae, totidem ora sonant, tot subrigit auris". In soldoni è un mostro alato con tante bocche, orecchie e occhi. L'allegoria del ritratto di Elisabetta indica che la sua Fama vola ovunque, narrata da molte bocche, udita da molte orecchie, vista da molti occhi.
Il ritratto è ancora un'allegoria dell'Intelligenza, solitamente raffigurata come una donna con in mano una sfera (il mondo) e un serpente. Sulla manica sinistra di Elisabetta è ricamato un serpente e sopra la testa di questi c'è il globo con la fascia dello Zodiaco. Sotto la testa del serpente è presente un cuore, simbolo del Consiglio: il cuore è necessario per compiere una saggia scelta.
Il corsetto e le maniche della regina sono ricamate con molti fiori, tra l'altro riconoscibili (rose, viole del pensiero, primule, caprifoglio...) e possono far riferimento alla più frequente allegoria di Elisabetta, cioè Astrea, la dea della giustizia, la Vergine sotto cui c'era l'eterna primavera nell'età dell'oro.
Poi ci sono i simboli della Castità rapprensentata dalle numerosissime perle e dallo strano copricapo, una corona imperiale (simbolo del potere) con al vertice una mezzluna (simbolo di Artemide e quindi della castità).
L'arcobaleno, accompagnato dalla scritta "Non sine sole iris" (Non c'è l'arcobaleno senza il sole) è invece allegoria della pace: l'arcobaleno sorge in cielo dopo la tempesta (anche Caterina de' Medici aveva come impresa un arcobaleno con lo stesso senso).

500px-Elizabeth_I_Rainbow_Portrait

 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 25/9/2012, 11:17




Pensa Yue che il ritratto che hai postato l'avevo sempre trovato a risoluzione infima e non avevo mai notato tutti questi particolari, ad esempio gli occhi e le orecchie. Molto, molto interessante! Grazie! :)
 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 25/9/2012, 11:45




CITAZIONE (Nefer Snefru @ 24/9/2012, 23:23) 
Molto interessante. Ottimo spunto per la discussione... vediamo che cosa ripesco dai vecchi libri di Hervé Pinoteau, mi pare di ricordare che avesse dedicato un saggio all'araldica e alla simbologia napoleonica

occhioni Sarebbe interessantissimo. Curiosità a mille!
 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 25/9/2012, 16:56




Il ritratto che segue raffigura Giovanna Tornabuoni ed è opera di Domenico Ghirlandaio.

Ghirlandaio-Giovanna_Tornabuoni_cropped

L'opera è datata 1488, anno della morte di parto di Giovanna degli Albizi, maritata a Lorenzo Tornabuoni.
Lo si può notare anche nella scritta del cartellino alle sue spalle. Probabilmente venne eseguita dopo la morte a memoria della fanciulla, magari anche negli anni immediatamente successivi. Ciò spiegherebbe il carattere fortemente idealizzato dell'opera e il suo senso di malinconia.
Sullo sfondo di una parete scura, dove si apre uno stipo con alcuni oggetti, si staglia netto il ritratto della nobildonna fiorentina vista di profilo, in una posa eretta e di grande dignità, seppure addolcita dalle curve della schiena e del petto, dall'abito fastoso e dai colori lucidi e quasi smaltati.
Ricordiamo che dalla metà del 400 la veduta di profilo si impone in Italia come modello di ritratto femminile.
Si tratta di una tipologia che sottolinea la bidimensionalità della rappresentazione, più attenta all'aspetto simbolico che non alla resa naturalistica della persona ritratta.
I tratti del volto appaiono fortemente idealizzati, così come le forme del corpo.
L'artista mira non tanto a registrare fedelmente le fattezze della donna, quanto a ricordarla come esempio di bellezza e virtù femminile, secondo gli ideali rinascimentali.
Sotto la veste Giovanna indossa un ricco corpetto con ricami floreali e una camicia bianca, che sbuffa con pieghette chiuse da lacci lungo la manica e la spalla. Essa stringe in mano un fazzoletto e indossa pochi gioielli, ma di valore, tra cui il grosso pendente con perle di calibro e un rubino, legato da un nastro scuro sul collo, mentre una spilla simile si trova nello stipo dietro di essa. Tutti questi attributi hanno il compito di trasformare l'immagine della donna in un'icona di perfezione, esaltandone la bellezza sia esteriore che interiore.
 
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view post Posted on 25/9/2012, 17:19
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Ma che bello questo topic!!! :woot:
Mi ci butto a capofitto descrivendo il ritratto di Madame de Pompadour come Diana cacciatrice sul quale avevo fatto alcune ricerche.

Jean-Marc_Nattier,_Madame_de_Pompadour_en_Diane_(1746)

La scelta di rappresentare Madame de Pompadour con gli attributi di Diana cela molteplici significati. Innanzitutto, la marchesa aveva incontrato il sovrano proprio durante una battuta di caccia, da qui il più esplicito riferimento alla dea della caccia e allo sfondo paesaggistico che richiama la foresta; più velatamente però, la veste di Diana alludeva all’abito indossato dalla marchesa al sontuoso ballo in maschera del febbraio 1745 quando il re si innamorò di lei. Durante i festeggiamenti Luigi XV si presentò nella Galleria degli Specchi di Versailles travestito da tasso (imitando la forma degli alberi pensati da Le Nôtre per decorare i giardini del castello) accompagnato da sei amici abbigliati allo stesso modo, così da rendere impossibile ai cortigiani identificare quale tra loro fosse il sovrano.
Al ballo partecipò anche Madame de Pompadour che, come una giovane Diana cacciatrice, aveva già catturato la sua preda, Luigi XV. Charles-Nicolas Cochin ci ha lasciato una viva testimonianza dell’atmosfera fiabesca che doveva animare la festa.

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Sin dal regno di Francesco I era ormai divenuta una consuetudine per i sovrani francesi scegliere una o più amanti, le più potenti delle quali potevano ambire a ottenere un riconoscimento ufficiale come maîtresse-en-titre. E’ necessario però sottolineare che Madame de Pompadour fu la prima amante reale a non vantare una discendenza nobile: la sua estrazione sociale alto borghese la differenzia infatti dalle numerose dame che frequentavano gli appartamenti reali e questa “riforma” doveva pesare non poco ai membri dell’aristocrazia stabilmente insediati a corte.
Secondo la mitologia greco-romana Diana non è un mito marginale, bensì una delle divinità maggiori: rappresentare quindi Madame de Pompadour come Diana, commissionando la tela al pittore ufficiale del re, significava elevarla al rango di divinità e donare alla sua posizione un ruolo di primissimo piano nell'Olimpo moderno, cioè la corte di Versailles.
Il ritratto svolge quindi la funzione di un manifesto, il cui scopo era dichiarare che la marchesa entrava di diritto a fare parte della famiglia reale e, come tale, ci si aspettava che la corte le riservasse tutti gli onori dovuti a una persona del suo rango.

Anche se non sono direttamente collegati, vorrei postare i ritratti delle figlie di Luigi XV ritratte da Nattier come i 4 elementi: acqua, aria, terra e fuoco.
Li trovo adorabili!

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Jean_marc_nattier_-_madame_louise-elisabeth

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Erzherzogin Mady
view post Posted on 25/9/2012, 17:38




Simonetta Vespucci ritratta da Piero di Cosimo. Nobildonna del rinascimento, ritenuta dai suoi contemporanei come la più bella donna vivente e musa di molti artisti trai quali appunto Piero di Cosimo e Botticelli (che la ritrasse più volte).

Piero_di_Cosimo_043

La ragazza è effigiata a mezza figura di profilo, voltata verso sinistra e sullo sfondo di un paesaggio aperto. Una nube scura esalta per contrasto il profilo purissimo del volto, dalla carnagione chiarissima.
Colpisce anche l'albero secco, l'unico in una natura viva, lungo un tratto di costa dalle linee dolci.
Tradizionalmente viene identificato come un ritratto nelle vesti di Cleopatra, per il seno scoperto e l'aspide attorcigliato al collo con il quale essa morì. Studi più recenti hanno però anche ipotizzato che la donna rappresenti Proserpina, col serpente che simboleggerebbe la speranza di resurrezione in chiave pagana.
Stupisce la purezza dei lineamenti e la ricchezza dell'acconciatura, elaborata con treccine, nastri e perline. La fronte è altissima, secondo la moda del tempo che prevedeva la rasatura dell'attaccatura dei capelli. Il busto, secondo una tipologia quattrocentesca, è leggermente ruotato verso lo spettatore, in modo da favorire la visuale, ed è avvolto da un panno riccamente ricamato e intarsiato.
Come in altri ritratti rinascimentali, il motivo del seno nudo richiama il tema della Venus pudica, riferito alle spose dipinte in ritratti singoli o di coppia.
Sul parapetto dipinto si legge un'iscrizione che imita lettere intagliate, uno stratagemma già usato nell'arte fiamminga sin da Jan van Eyck. Vi si legge: SIMONETTA IANUENSIS VESPUCCIA. Si tratta di un'incisione successiva, voluta probabilmente dalla famiglia Vespucci per onorare l'illustre antenata.
Quando vide il ritratto in casa di Francesco da Sangallo nel 1568, così Giorgio Vasari lo commentò: "Una bella testa di Cleopatra con un serpente attorcigliato intorno al collo". Non colse nel segno: qui la serpe è simbolo di prudenza e della giovane vita interrotta, poichè la linea circolare non è completa. (Ricordo che Simonetta morì a soli 23 anni di tisi).
Ancora Poliziano celebra il "lieto viso", incorniciato da "crini d'oro" sciolti, per lui simbolo della verginità. E' forse lei la Venere dell'omonimo lavoro di Botticelli.




CITAZIONE (LadyReading @ 25/9/2012, 18:19) 
...più velatamente però, la veste di Diana alludeva all’abito indossato dalla marchesa al sontuoso ballo in maschera del febbraio 1745 quando il re si innamorò di lei

Non avevo mai ricollegato quell'avvenimento al fatto che la Pompadour si fosse fatta ritrarre nelle vesti di Diana. Che bello, adoro scoprire tutti i segreti che si nascondono dietro a un dipinto.
Grazie Claudia :)
 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 25/9/2012, 18:02




Proseguo con il Dittico con i Duchi d'Urbino di Piero della Francesca realizzato nel 1474.

urbino

Partiamo dalla parte sinistra dove troviamo la duchessa Battista, figlia di Alessandro Sforza, signore di Pesaro.
Il dittico è un sincero omaggio postumo all'adorata moglie, mancata qualche tempo dopo la nascita del figlio per complicanze; Battista infatti è di un pallore non umano.
Il volto si staglia quasi inciso sull'azzurro del cielo: per ritrarla, il pittore si è probabilmente basato su un ritratto a bassorilievo eseguito qualche anno prima.
L'acconciatura è tipica dell'Italia rinascimentale: senza copricapo rigido, consta di una pettinatura con i capelli suddivisi sui due lati del volto a coprire elegantemente, da donna sposata, le orecchie.
Sul capo (dove si nota la rasatura tipica dell'epoca) spicca una "gioia da testa" con sfere forse di cristallo di rocca (Piero della Francesca era un maestro nel gioco delle trasparenze).
Il paesaggio retrostante è visto a volo d'uccello, reso con precisione miniaturistica. Si percepisce l'influenza dei pittori fiamminghi sull'autore, che dipinge dietro le dolci colline oggi marchigiane la catena degli Appennini.
Spostiamoci ora a destra, al profilo di Federico di Montefeltro.
Il profilo resta elemento inconfondibile della pittura rinascimentale. Il Duca si era rotto il setto nasale in gioventù durante un torneo, che gli era costato anche la perdita dell'occhio destro.
Il realismo con cui l'autore dipinge il volto è straordinario. La pelle olivastra mostra piccole, fitte rughe attorno alle palpebre e sulle guance, nè viene fatta nessuna concessione all'idealizzazione tradendo il profilo decisamente non bello.
Il berretto rigido alla capitanesca, in voga alla metà del Quattrocento, è dello stesso colore della giubba, il rosso colore gerarchico.
Federico è un uomo che tende a volersi mostrare senza intutili orpelli.
Tanto è plastico e reale il corpo, tanto è poco segnalato il valore formale della natura, che sembra diventare pura astrazione. E Federico emerge in una sfera di dignità superiore.
 
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view post Posted on 25/9/2012, 18:25
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Marie-Antoinette

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Su gentile richiesta di Mady, vi parlo del celeberrimo ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni dipinto dal Bronzino. Il ritratto, importantissimo anche in quanto prototipo del ritratto di corte di sovrana nella veste sia di prima donna dello Stato sia di madre amorevole, è tra i più noti esempi del Manierismo fiorentino nonché uno dei pezzi più celebrati della Galleria degli Uffizi (prima del nuovissimo riallestimento, non a caso, si trovava nel luogo più importante del museo, la Tribuna).

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Bronzino, Ritratto di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni, 1545, Galleria degli Uffizi.



Eleonora è raffigurata all'apice della sua prodigiosa bellezza, insieme a uno dei suoi molti (e sfortunati) figli: non si tratta dell'erede al trono Francesco, ma del fratello minore Giovanni, importante pure lui perché sin dalla nascita fu destinato alla carriera cardinalizia (nella speranza che diventasse papa emulando l'altro Giovanni de' Medici, cioè Leone X). Bronzino ritrasse il bambino anche in un'altra celebre tela, dove è raffigurato vestito di cremisi, con alcuni cornetti portafortuna di corallo e un cardellino tra le mani, quest'ultimo simbolo della passione di Cristo.

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Bronzino, Ritratto di Giovanni de' Medici, 1545, Galleria degli Uffizi.



Nel ritratto del cardellino, l'intenzione è fisionomica, volendo testimoniare l'aspetto del bimbo di due anni che sta crescendo in salute, con i dentini ormai sbucati e la sua salutare paffutezza; nonostante sia un principino (vestito con il colore regale per eccellenza ma anche cardinalizio), non si vuol rinunciare a testimoniare la vivacità e l'innocenza di Giovanni, fonte di gioia per i suoi genitori. Il piccolo ritratto, infatti, commissionato il 21 marzo 1545 e terminato il 19 del mese successivo, era destinato alla gioia privata dei genitori, come si può desumere dalle carte dei segretari medicei.

Completamente diversa è l'intenzione con cui Giovanni viene dipinto nel ritratto di Stato con la madre: si annulla ogni idea di umanità e di tenerezza, nessun sorriso vivace, lo sguardo è fisso. Il bambino è perlaceo e prezioso, come uno dei molti sfarzosi gioielli della madre, nuova Cornelia.
Il grande ritratto fu dipinto nell'estate del 1545 mentre la corte soggiornava nella villa di Poggio a Caiano. Vasari scrive: «E non andò molto che [Bronzino] ritrasse, sì come piacque a lei, un'altra volta la detta signora Duchessa in vario modo dal primo, col signor don Giovanni suo figliuolo appresso». L'intento è dinastico e celebrativo, il tema è quello del potere da un lato e della fertilità dall'altro. Lo sfondo, dipinto col più prezioso blu di lapislazzuli, è apparentemente neutro, ma ad un acuto osservatore non sfuggirà che raffigura un paesaggio. Non un luogo ideale, ma i domini personali della Duchessa nelle campagne pisane, fonte di molto reddito per le casse dello Stato (al solito i documenti dell'Archivio Mediceo testimoniano la grande cura che Eleonora aveva nell'amministrare le sue terre).
L'aulicità dei soggetti ritratti mette in risalto il loro alto rango, così come il solido schematismo della forma piramidale in cui sono incastonati, ma allo stesso tempo la composizione, col braccio di Eleonora che accoglie il figlio, vuol sottolineare il ruolo di genitrice della Duchessa, alludendo alla famosa impresa che Giovio coniò per lei: una femmina di pavone, simbolo di Giunone, che accoglie sotto le ali i pulcini, accompagnata dal motto Cum pudore laeta foecunditas.



Domenico Poggini, Medaglia con ritratto di Eleonora di Toledo (recto) e sua impresa (verso), Museo del Bargello



Non passa di certo inosservato l'altro grande protagonista di questo dipinto: l'abito della Duchessa. Di taglio moderno e spagnolo, col busto squadrato lungo e stretto, è in contrasto con la moda imperante a Firenze allora (si pensi ad esempio al ritratto di Lucrezia Panciatichi sempre del Bronzino). La preziosa stoffa è ovviamente un broccato di velluto operato su un fondo di raso di seta bianco, con grandi motivi a forma di melagrana in velluto d'oro lavorato a bouclé e arabeschi di velluto a pelo nero. Si tratta di una vera e propria pubblicità delle industrie fiorentine, che dopo la crisi delle Guerre d'Italia, furono rilanciate proprio sotto il regno di Cosimo I. La melagrana (una più grande è proprio al centro del corpetto come se fosse un'emblema) è simbolo di fertilità ma anche della Spagna, terra natia di Eleonora, nonché impresa personale di Isabella del Portogallo, la defunta moglie di Carlo V (a cui Cosimo era legato come feudatario). Sempre di gusto spagnolo sono i ricami arabescati in nero, desunti dal repertorio di decorazioni in "stile turco". Ancora possiamo notare la raffinatezza dei gioielli: due fili di perle grandi, il più piccolo ornato da un diamante con taglio a tavola e una perla a goccia, orecchini pendenti a goccia (Eleonora fece scandalo: a Firenze gli orecchini erano considerati un vezzo delle prostitute), ancora perle sugli incroci delle reti dorate che ricoprono il petto e di quelle che formano la "scuffia" e soprattutto la stupenda cinta d'oro, ornata di pietre preziose e terminante in una nappa di piccole perle, un vero capolavoro di oreficeria probabilmente realizzato da Benvenuto Cellini (nelle sue memorie l'artista scriverà con grande accuratezza della fusione dei gioielli della Duchessa). Ancora Firenze, tramite il ritratto della sua sovrana, voleva mostrare davanti al mondo la vetta di qualità cui erano giunti i suoi artisti.


Velluto operato, Museo del Bargello

 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 25/9/2012, 18:36




Grazie infinite Yue, adoro quel ritratto e nessuno meglio di te poteva presentarcelo così magistralmente! :31zw6.gif:
 
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-enry1973
view post Posted on 25/9/2012, 18:36




Da due mesi tengo una rubrica su Civiltà dedicata proprio a queste tematiche, anche se non riguardano nello specifico i ritratti di corte ma i ritratti in generale. Quando sarà passato un po' di tempo dalla pubblicazione posterò qualcosa. Su questo numero c'è il famoso ritratto di Giuseppe Verdi, sul prossimo il Cavaliere con l'Ordine Costantiniano di Fra Galgario :)
 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 25/9/2012, 19:42




CITAZIONE (-enry1973 @ 25/9/2012, 19:36) 
Da due mesi tengo una rubrica su Civiltà dedicata proprio a queste tematiche, anche se non riguardano nello specifico i ritratti di corte ma i ritratti in generale.

Buono a sapersi. Faccio un salto in edicola in questi giorni.
 
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36 replies since 24/9/2012, 19:41   23123 views
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