Maria Antonietta - Regina di Francia

I decreti di Luigi XVI

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view post Posted on 3/1/2014, 13:14
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Marie-Antoinette

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Su Luigi XVI abbiamo scritto molto sul forum,vorrei mettere in luce alcuni decreti che il Re emise nel corso del suo Regno.
1774
Luigi XVI decide di esonerare il popolo dal pagamento del "droit de Joyueus aveniments",imposta riscossa ad ogni nuova intronizzazione.
1776
Luigi XVI crea il corpo dei pompieri.
Ogni donna puo' accedere a quasi tutti i mestieri senza incorrere in alcuna sanzione.
1777
Luigi XVI autorizza l'installazione di nuove pompe per approvigionare Parigi di acqua in maniera regolare.
Luigi XVI crea un Monte di Pieta' per scoraggiare l'usura e aiutare i poveri.
1778
Luigi XVI decide di aiutare l'abate de L'Epee nel suo lavoro per l'educazione dei sordo-muti poveri,ai quali insegna un linguaggio dei segni di sua invenzione. Il Re gli concede una pensione di 6000 livres dal suo appannaggio personale,contro il parere di un arcivescovo che accusa l'abate di giansenismo.
1780
Luigi XVI ordina ai comandanti dei suoi vascelli di non infastidire i pescherecci inglesi,ottiene la stessa cosa dal governo inglese.
Luigi XVI concede il diritto alle donne e ai minori di utilizzare le loro pensioni senza domandare l'autorizzazione ai mariti e ai tutori.
Il Re impiega per la prima volta,in un discorso,l'espressione "giustizia sociale".
1780
Luigi XVI ordina agli ospedali militari di trattare i feriti nemici "come sudditi del Re",90 anni prima della prima Convenzione di Ginevra.
Luigi XVI decide di abolire la servitu' e la mano morta nei domini reali e il diritto dei nobili di inseguire i servi che si allontanavano dai loro possedimenti.
Luigi XVI abolisce la tortura
Luigi XVI fa costruire nelle prigioni delle infermerie luminose e arieggiate.
Luigi XVI abolisce numerose cariche de la Maison du Roi.
1781
Luigi XVI finanzia tutti i restauri dell'Ospedale Hotel de Dieu affinche' ogni malato abbia un proprio letto.
Luigi XVI fonda un ospedale per i bambini affetti da malatie contagiose,oggi chiamato Hospital des Enfants Malades.
1782
Luigi XVI crea il museo della Scienza e della tecnica futuro Centre National des Arts et Metiers.
1783
Luigi XVI fonda l'Ecole des Mines
Il Re finanzia l'esperimento aerostatico dei fratelli Montgolfier.
Luigi XVI finanzia gli esperimenti di Jouffroy d'Abbrens per l'adattamento della macchina a vapore per la navigazione.
1784
Luigi XVI esenta gli ebrei dalle pene corporali e altre pene umilianti. Fa costruire le sinagoghe di Nancy e Luneville,e permette agli ebrei di accedere a tutti i mestieri di competenza del Parlamento di Nancy.
Luigi XVI accorda 1 milione di livres alle vittime del freddo molto intenso di quell'inverno.
Il Re concede una pensione a coloro che esercitano una professione marittima.
1785
Il Re chiede il rendiconto annuale del bilancio del commercio.
1786
Luigi XVI crea il diritto di proprieta' degli autori e compositori musicali.
1787
Luigi XVI concede lo stato civile ai protestanti.
1788
Luigi XVI si preoccupa per la sorte dei detenuti imprigionati in forma preventiva in attesa di giudizio. Decide di accordare una indennita' nel caso in cui vengano ritenuti innocenti.
1789
Luigi XVI accorda il diritto di voto alle donne,che abbiano una rendita, per le elezioni dei deputati dell'Assemblea degli Stati Generali.
Luigi XVI crea la Scuola di Musica e Danza dell'Opera di Parigi. Ordina la trasformazione del palazzo del Louvre in un museo,ma il suo progetto sara' realizzato da altri.
 
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view post Posted on 3/1/2014, 14:38
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Marie-Antoinette

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Hai fatto bene a pubblicare questo elenco: a scorrerlo si giudica Luigi XVI un sovrano illiminato.
Evidentemente non bastavano queste misure per alleviare la gigantesca "ingiustizia sociale" accumulatasi nei secoli.
 
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view post Posted on 3/1/2014, 17:21
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Marie-Antoinette

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Questi sono alcuni dei decreti emanati da Luigi XVI,e' stata una ricerca molto interessante che mi ha permesso di valutare il Re sotto una luce diversa.
Se non avesse avuto l'ostacolo insormontabile dei privilegi economici a cui l'aristocrazia e il clero non volevano rinunciare,forse avrebbe fatto le riforme economiche necessarie.
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 3/1/2014, 22:40




Ormai la storia andava in un'altra direzione: la classe al potere, sostanzialmente parassitaria e improduttiva stava per essere travolta da una classe emergente economicamente produttiva che darà luogo a una nuova aristocrazia non di sangue ma d'ingegno, con le sue dinastie, soprattutto oltreoceano, che segnerà una svolta modernizzatrice inarrestabile. Nel bene e nel male. Stava sorgendo il capitalismo moderno. Un nuovo modello che ha saputo finora adattarsi e superare tutte le crisi trasformandosi. Forse riuscirà a superare anche l'attuale.
 
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view post Posted on 3/1/2014, 23:26
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Marie-Antoinette

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Indubbiamente hai ragione, ma molti dei borghesi arricchitisi prima del 1789 aspiravano solo ad acquistare un titolo nobiliare.
Io ho sempre la sensazione nel leggere un libro sulla rivoluzione, che niente e nessuno avrebbe potuto fermare quel processo che i filosofi avevano innescato. La Francia era la sola nazione pronta a recepire e assimilare quel nuovo modo di pensare.
In molti storici esiste la convinzione di un Luigi XVI tontolone,senza idee,senza una precisa volontà di aiutare il popolo. Viene anche descritto come un tiranno. Questi decreti smentiscono queste impressioni.
 
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view post Posted on 4/1/2014, 00:28
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Arciduca /Arciduchessa

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Brava, Anna! Bell'idea riassumere in un unico posto queste riforme.
Alcune mi colpiscono per la loro modernita': penso ad esempio alle norme a favore delle donne, sia la liberta' di esercitare un mestiere sia di usufruire liberamente della loro pensione sia il diritto di voto, ovviamente legato ad una rendita (che tragico il confronto con la condizione della donna durante la rivoluzione francese) sia alle norme volte a mitigare le pessime condizioni di vita dei piu' deboli.
Forse, dopo oltre un secolo di assolutismo, le aspettative nei confronti di Luigi XVI, alimentate anche dai filosofi illuministi, erano cosi' alte alla sua intronizzazione che tutto questo era sembrato poca cosa al confronto.
 
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view post Posted on 4/1/2014, 11:00
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Marie-Antoinette

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Io penso ahe alla base delle Rivoluzioni ci fosse un principio che aveva retto le monarchie fin dall'inizio: il potere assoluto come diritto divino.
Il principio fu scardinato in Inghilterra con la morte di Carlo I e la Guerra civile, da sui scaturì la monarchia parlamentare che resiste tuttora. In Francia la principale resistenza di Luigi fu il convincimento che il suo potere fosse sacro e inalienabile; così in Italia, i Borboni, fino all'ultimo re, con si resero conto della loro insipienza; e così in Russia dove lo Zar, e più ancora la Zarina, ostinatamente si opposero ad ogni ridimensionamente del loro ruolo. Evidentemente il principio era così radicato che nulla poteva scalfirlo, se non un bagno di sangue.
 
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view post Posted on 4/1/2014, 12:40
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Marie-Antoinette

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In effetti alcune riforme sono molto moderne,e la rivoluzione fece parecchi passi indietro,soprattutto nei confronti delle donne.
Nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino,viene proclamata a gran voce l'eguaglianza sociale di tutti i cittadini.
In effetti non era proprio cosi',le donne non ebbero mai il diritto di voto e fu tolto loro anche il diritto di voto concesso dal Re. E anche gli schiavi di colore,pur avendo ottenuto l'abolizione della schiavitu',non furono mai riconosciuti come cittadini al pari dei bianchi.
E lo stesso diritto di voto fu concesso solo a chi aveva un determinato reddito.
Luigi XVI credeva fermamente nel diritto divino di regnare,ma penso che a farlo irrigidire nella sua posizione sia stato il comportamento violento del popolo. Era naturalmente portato a fare del bene e non credo che gli sarebbe pesato molto cedere un po' di potere.
Ma la macchina degli eventi si era messa in moto e niente avrebbe potuto fermarla.
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 4/1/2014, 12:46




Assolutamente d'accordo con Elena: il potere era assoluto, non temperato da alcuna mediazione. È stato questo che ha condotto alla strage. Come sempre la mancanza, o peggio il rifiuto, di compiere un'evoluzione, produce la crisi violenta. Correttissimo il richiamo all'Inghilterra dove già nel 1200 operava la Magna Charta, un insieme di tutele che mi pare in Francia non ci fossero neanche secoli dopo.

Gli inglesi sembravano dei rozzi provinciali in confronto ai parigini ma in realtà avevano già fatto un cammino lunghissimo nella ricerca di un sistema di pesi e contrappesi che doveva temperare il potere reale.

In verità le cose non erano nemmeno così semplici perché essendomi occupato del periodo Luigi XV mi sono imbattuto costantemente nelle problematiche sollevate dai parlamenti regionali che costituivano per il potere centrale un freno che si è andato aggravando sempre più e il ricorso al cosiddetto "letto di giustizia" col tempo bastava sempre meno a controllare la situazione. Purtroppo non ho la visione globale che occorrerebbe per capire l'esatta evoluzione del sistema costituzionale francese. Ho singole visioni non sufficienti a dare un quadro organico. Comunque mi pare corretto individuare nel mancato rinnovamento uno dei motivi principali della crisi.

Con un volo di quelli che mi piacciono tanto, perché secondo me la cultura dovrebbe servire a fare incroci e paragoni, confronterei la situazione con quella russa del secolo XX e attuale: la sostituzione della nobiltà con la nomenklatura di partito, il potere rimasto assoluto e il sorgere di una spinta dal basso che comincia a richiedere diritti. Insomma le Pussy Riot (interessante come cambiando lingua si possano usare termini sconvenientissimi...) sono i nuovi sanculotti? Beh l'estetica ci ha guadagnato di certo! Peccato che manchino Voltaire e gli altri. Oppure no?
 
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view post Posted on 4/1/2014, 12:57
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Marie-Antoinette

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Il punto e' il regno di Luigi XVI era veramente una monarchia assoluta?
Luigi tento' diverse volte di imporre una riforma economica trovandosi davanti l'ostacolo del Consiglio del Re,tanto per iniziare.
Prima della convocazione degli Stati Generali cerco' di far approvare le sue riforme dall'Assemblea dei Notabili. La risposta fu un deciso NO.
Ecco perche' si dovette ricorrere agli Stati Generali.
Il Re Sole era un monarca assoluto,ma Luigi xVI lo era?
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 4/1/2014, 14:51




Io credo che l'autocrate assoluto non esista né sia mai esistito. Anche ai tempi del impero romano gli imperatori avevano bisogno del consenso dell'esercito senza il quale duravano poco. Probabilmente nemmeno l'orrendo grassottello tiranno coreano potrebbe reggersi senza l'appoggio dell'esercito. Né avrebbe potuto dare lo zio (vivo) in pasto ai cani, come oggi i giornali riportano.

In Francia la faccenda era notevolmente complicata da nobiltà e clero la cui infinita voracità doveva essere tenuta a bada in qualche maniera. Aggiungiamo il già ricordato problema delle autonomie locali. Insomma era di sicuro un sistema composito ma secondo me il problema di fondo era la non coincidenza tra livelli produttivi e livelli di potere. Nel momento in cui chi produce ricchezza primaria o secondaria (allora il terziario era infinitamente meno sviluppato di oggi) non ha l'equivalente peso politico, e meno che mai un equivalente ritorno in termine di fruizione di beni, si crea uno scompenso che necessariamente provoca un corto circuito del sistema.

Il problema che sembra così lontano nel tempo si è riprodotto tale e quale quando, anche da noi, recentemente, ci si è resi conto che le classi produttive erano taglieggiate da una classe politica che non solo si appropriava di un surplus produttivo (come aveva sempre fatto) ma si era appropriata di molto di più: anche delle risorse necessarie agli investimenti, allo sviluppo, alla ricerca, all'innovazione, all'istruzione, alla cultura.
 
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view post Posted on 5/1/2014, 16:42
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (MmeAnna @ 3/1/2014, 23:26) 
In molti storici esiste la convinzione di un Luigi XVI tontolone,senza idee,senza una precisa volontà di aiutare il popolo. Viene anche descritto come un tiranno. Questi decreti smentiscono queste impressioni.

E' vero: leggendo di questi decreti, Luigi appare come una persona attenta e sensibile.
Non conosco bene come molti di voi Luigi XVI; sono andata a rileggere qualcuna delle discussioni sulla sua figura sparse nel forum.
Credo che Luigi fosse buono, veramente interessato a migliorare alcuni aspetti della condizione dei suoi sudditi, ma mancava di fermezza, vuoi per temperamento, o per il suo vissuto negli anni della primissima giovinezza.
E' giusto cercare di riabilitare la sua figura. Non era male come persona, ma non era adatto al ruolo di re: ruolo che però non si era scelto.
 
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view post Posted on 6/1/2014, 12:11
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Marie-Antoinette

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Molti leggendo questo post non condivideranno la mia opinione.
La storia controfattuale e' un esercizio un po' inutile,ne sono consapevole.
Condivido l'opinione di Tiziana,Luigi XVI era un brav'uomo,dal punto di vista morale pochi erano al suo livello,tenendo conto dell'epoca in cui visse.
Come re,sarebbe stato uno dei migliori,se .....
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 6/1/2014, 16:00




.... se fosse stato risoluto, decisionista magari ambizioso e megalomane, assetato di conquiste, spregiudicato, spietato e doppiogiochista. Un re che si rispetti non può essere "nu bravo guaglione", come si dice a Napoli, una personcina a modo. Deve essere un sovrano e la regalità non può essere fatta solo di tolleranza e buone maniere.

Il duca di Richelieu fu un personaggio notevolissimo ma difficile da tenere a bada. Pare che un giorno Luigi XV gli abbia chiesto: "Quante volte siete stato rinchiuso alla Bastiglia signor duca?". Come dire: attento a come ti muovi! Una frase simile in bocca a Luigi XVI avrebbe stonato col personaggio. Di buone intenzioni è lastricato l'inferno.
 
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Boniface
view post Posted on 6/1/2014, 18:21




Cesare Giardini nel suo La fine di Luigi XVI e Maria Antonietta ricorda come il Re fosse ancora agli occhi dei rivoluzionari proclamatisi Assemblea Costituente il più adatto a traghettare la Francia verso un governo monarchico-costituzionale, perchè ritenuto non avido di potere, attento alle necessità dei tempi nuovi e mosso da amore per il suo popolo.
Giardini poi cita uno scritto del Sovrano: «Il più vile degli uomini, il più miserabile degli uomini, risale, attraverso una teoria di centoventi gradi al massimo, sino a Noè; e il più grande dei re, l'uomo più potente che la fantasia possa immaginare, foss'anche padrone di tutta la terra, risale come il primo alla stessa sorgente e al medesimo padre; così che, per l'origine primordiale, tutti gli uomini, senza eccezione, sono eguali».
Il problema di Luigi XVI, come del resto il problema della maggior parte degli uomini di potere passati, presenti, ed anche futuri, furono le persone di cui si circondò e che inevitabilmente ne condizionarono la politica.
Nel suo breve saggio utopico (cioè se la storia fosse andata diversamente, se fosse successo questo anziché quello, etc.) Se Luigi XVI avesse avuto un po' di fermezza, André Maurois parte dalle grandi aspettative che l'intera Francia riversò sul giovane Luigi XVI appena salito al trono succedendo al vegliardo Luigi XV, per guidare il regno verso un futuro radioso e felice. L'ingiusta e complicata organizzazione economica del paese, della quale Maurois dà una vivace descrizione, aveva già provocato agitazioni e persino aperte ribellioni, come quella del Parlamento di Bretagna contro Luigi XV intorno al 1770. Il giovane Luigi XVI salendo al trono si trovava in una posizione invece molto più vantaggiosa: aveva per mentore il conte di Maurepas, che a sua volta aveva alle sue dipendenze un brillante teorico dell'economia e un amministratore pubblico di grande esperienza, Anne-Robert-Jacques Turgot. Quest'ultimo, fatto Ministro delle Finanze, promulgò una serie di riforme per eliminare gli sperperi e l'ingiustizia diffusi nel regno, per diminuire le tasse e distribuire i pesi fiscali più equamente una volta che fossero stati alleggeriti (per farvi un'idea dell'assurdità di certe applicazioni fiscali, vi basta leggere l'articolo di wikipedia sulla Gabella, la tassa sul sale: un ginepraio di obblighi o esenzioni, regolate in modo irragionevole). Maurois sottolinea come il prestigio e l'autorità del giovane Re sarebbero stati più che sufficienti a sostenere Turgot nei suoi tentativi fino al definitivo successo. Ma il ministro dovette scontrarsi con la nobiltà, che da queste riforme sarebbe stata la più colpita nei suoi privilegi, e quando arrivò a chiedere la rimozione del conte di Guines dal suo incarico presso la corte d'Inghilterra per aver abusato del proprio ufficio, segnò la propria condanna: Guines era uno dei favoriti della Regina, della giovane Regina, che con la sua cricca lavorò per screditare Turgot fino a che due anni dopo Luigi XVI chiese le dimissioni del ministro e lo congedò.
Nel suo saggio André Maurois immagina invece che piega avrebbe preso la storia se Luigi XVI avesse creduto di più nell'opera di riforma di Turgot: il Re si sarebbe rifiutato di riconvocare i Parlamenti già sciolti da suo nonno, il ministro avrebbe chiesto: «Sire, datemi cinque anni di dispostismo e la Francia sarà libera»; sarebbero venute la soppressione delle corvée (1776) e dall'esenzione dall'imposizione fiscale (1780), da qui l'allargamento della base imponibile, la riduzione delle spese della Casa Reale, delle spese militari, etc.; la buona amministrazione così introdotta avrebbe reso possibile trovare prestiti più vantaggiosi presso i banchieri olandesi, che richiedevano interessi più bassi rispetto a quelli usurai dei banchieri francesi, e Turgot sarebbe stato in grado di pagare tutti i conti e persino di rimborsare i titoli di stato. Maurois immagina comunque una fronda dei nobili e della cricca della Regina per sabotare il lavoro del ministro, ma Turgot, richiamando la figura di Carlo I d'Inghilterra e la sua fine sul ceppo (immagine che accompagnerà il Re costantemente nelle sue meditazioni e riflessioni dal periodo della cattività alle Tuileries fino al patibolo), riesce a convincere Luigi XVI a restare fermo sulla sua posizione e ad affrontare a muso duro ogni opposizione, anche quella di Maria Antonietta che, obtorto collo, deve capitolare. Un ulteriore tassello che Maurois aggiunge è il rifiuto netto alla partecipazione della Francia alla causa americana, che avrebbe ugualmente trovato la sua soluzione nella direzione in cui andò nella realtà, salvaguardando le casse dello stato ed allontanando l'immagine della materializzazione del "miglior mondo possibile" su cui aveva dissertato la filosofia illuminista.
Mi permetto qui una riflessione del tutto personale. Evitando quell'intervento dall'altra parte dell'oceano, Luigi XVI avrebbe potuto giocare un ruolo più decisivo e di maggior credito per esempio in due avvenimenti dello scenario europeo.
1. la Guerra di Successione Bavarese. L'Imperatore Giuseppe II, con un accordo personale e segreto, aveva convinto Carlo Teodoro del Palatinato ad uno scambio territoriale: Carlo Teodoro rinunciava alla sua eredità sui territori della Baviera che sarebbero passati all'Austria, la quale gli avrebbe ceduto in cambio i Paesi Bassi Austriaci e (forse) il titolo di "Re di Burgundia"; ma il Re di Prussia, messo a conoscenza del piano ad opera della vedova dell'ultimo sovrano di Baviera e della cognata di Carlo Teodoro, bloccò per ben due volte il progetto (1777 e 1784) dichiarando che stando agli statuti del Reichstag (la Dieta Imperiale), nessuna variazione territoriale all'interno dell'Impero poteva essere attuata se non con voto unanime di tutta la suddetta Dieta. Giuseppe II, che era da solo in questo progetto, spaventato dall'idea di dover affrontare da solo una nuova guerra contro un'alleanza di principi tedeschi, abbandonò il suo piano. Ora, con l'appoggio della Francia, l'Austria avrebbe avuto una posizione superiore nei confronti della Prussia che ormai cominciava a vacillare nella sua potenza militare, come si sarebbe visto trent'anni dopo nel confronto con le armate Napoleoniche. Sarebbe quindi nata una nuova entità statale comprendente l'odieno Belgio e l'altrettanto ricca regione del Reno, dal Palatinato giù fino alla Renania Settentrionale-Westfalia, ma soprattutto l'estensione dell'Austria sui territori bavaresi avrebbe creato un nuovo equilibrio all'interno della nazione germanica con uno sviluppo forse diverso del nazionalismo ottocentesco.
2. Crisi austro-olandese (1781-85) [vi rimando all'articolo di wikipedia per una esauriente descrizione http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_austro-olandese e sulla conseguente "Guerra della marmitta" http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_della_marmitta]. Anche Madame Campan nelle sue memorie ci ricorda come la Regina cercasse di guadagnare Luigi XVI alla causa di Giuseppe II sulla questione perlomeno della libera navigazione del fiume Schelda, dando nuovo slancio all'economia di porti come Gand ed Anversa. La partecipazione della Francia avrebbe di certo fatto risultare vincitore ancora una volta l'Imperatore (o Carlo Teodoro, se si fosse realizzato il progetto sopra esposto), minando in questo modo la potenza economico commerciale dell'Olanda, già compromessa dalla guerra con l'Inghilterra (1780-1784), e dalla forte crisi politica interna (sfociata nella rivoluzione dell'agosto 1786, un violento rivolgimento politico che consentì al partito democratico dei "Patrioti" di mettere in serio pericolo il potere dello statolder Guglielmo V di Orange-Nassau, passata alla storia come prima rivoluzione batava).
Tornando al tema della discussione dopo questa lunga parentesi ucronica, tutto ciò che nel saggio di André Maurois viene immaginato come opera di modernizzazione di Turgot, si compì nella realta della storia in una notte, quella del 4 agosto 1789, quando l'Assemblea Costituente decretò di abolire immediatamente i diritti feudali, le esenzioni fiscali, la giustizia signorile, le decime, etc.: ma ormai era troppo tardi e non fu fatto, nemmeno in quell'occasione, nel modo corretto, poichè per la verità i nobili non venivano espropriati del tutto dei loro diritti, perché considerati come una proprietà privata.
Se Luigi XVI avesse avuto un po' di fermezza...
Non dobbiamo dimenticare tuttavia ciò che Mme Anna ci ha ricordato sopra, o imprese memorabili come quella del porto di Cherbourg, che attraverso un lavoro marino colossale fatto per volontà di Luigi XVI, divenne un porto militare di primo ordine, fra i più muniti di Francia.
La Rivoluzione, dopo lo sconcerto ed il terrore iniziale, la si sarebbe potuta condurre meglio: con il passaggio da rivolta popolare a riforma illuminista come pareva nei primi intenti dell'Assemblea, Luigi XVI si sarebbe potuto ricavare il suo spazio e, circondato dalle persone giuste, oltre che con qualche compromesso (Mirabeau, La Fayette, Dumouriez, Barnave, etc...), avrebbe forse anche potuto condurla, perché di riforme ve ne era bisogno, ed il Re ne era conscio e l'amore dimostrato verso il suo popolo, del quale mai volle versare una goccia di sangue anche quando gli si ribellava contro, ne era un forte esempio. La spaccatura avvenne sugli attacchi alla religione, alla Chiesa, al lento ma impetuoso lavoro di logoramento per scristianizzare la società. Non a caso Luigi XVI esercitò il suo diritto di Veto proprio sui decreti sulla Costituzione Civile del Clero e la conseguente persecuzione e martirizzazione dei refrattari che volevano restare in comunione con Roma. Accettò di perdere il trono, di sedere su una poltrona uguale a quella del Presidente dell'Assemblea, sullo stesso gradino; accetto di controfirmare una Costituzione che lo privava di un qualsiasi potere e peso politico, accettò l'abolizione dell'Ordine del Santo Spirito e dell'ordine di San Luigi, accettò che i deputati restassero seduti davanti a lui mentre pronunciava il suo giuramento sulla costituzione, obbligato lui a restare in piedi ed a capo scoperto; ma non accetto mai la scristianizzazione del suo paese, e questo divenne il coltello dalla parte del manico per i suoi nemici, per i nemici della monarchia, per condurlo alla totale rovina. Si fugge per andare a Montmédy, ma ci si preoccupa di portare il manto regale perchè il re appaia trionfale davanti alle sue truppe schierate per la celebrazione del Corpus Domini; si viene catturati a Varennes, ma mentre si riportano le prede a Parigi, si partecipa alla funzione ed alla processione del Corpus Domini (a Meaux, se non sbaglio).
Poi la vita di luigi XVI si è scontrata con le meschinità umane, che sono capaci di distruggere anche i più nobili animi. Qui mi viene in aiuto Alexandre Dumas, che nelle sue pagine romanzate ha tuttavia reso vividi e vivaci fatti reali, storie reali, personaggi reali, vissuti in anni a lui ancora così vicini. Il capitolo XIII dell'Ange Pitou titola «Il Re è così buono, la Regina così buona»; Dumas descrive come con la morte di Luigi XV la Francia tirasse un sospiro di solievo: basta Pompadour, basta Du Barry, basta Parc-aux-Cerfs, basta divertimenti da tre milioni l'anno; il nuovo Re, giovane, filantropo, quasi filosofo, «aveva imparato un mestiere, anzi tre. Era fabbro ferraio, orologiaio e meccanico»; rifiutava favori ai cortigiani, e questi fremevano aspettando solo un evento: nel 1778 Maria Antonietta diventa finalmente madre, acquistando un'influenza maggiore sul Re. «Il Re. che era già un re così buono, un marito così buono, sarebbe diventato anche un buon padre». Nel 1781 il Delfino: «Come rifiutare adesso qualcosa a colei che ha dato un erede alla corona?». Ma il Re è anche fratello, e ripiana i debiti del fratello conte d'Artois. Ma il Re è anche un uomo cortese, forse qui sarebbe meglio intendere come "di Corte".
«Tale è il regno degli uomini cortesi.
Il signor di Calonne, uno degli uomini più cortesi del mondo, è controllore generale; è lui ad aver detto alla Regina: "Mia signora, se è possibile, si fa; se è impossibile, si farà".
A partire da quel giorno in cui questa cortese risposta inizia a circolare nei salotti di Parigi e di Versailles, il libro rosso, che si credeva chiuso, si riapre.
La Regina acquista Saint-Cloud.
Il Re, Rambouillet.
Non è più il Re ad avere dei favoriti, è la Regina.
[...]
Viene proposto di ridurre gli appannaggi dei grandi stipendiari di Corte. Qualcuno si rassegna. Ma un assiduo frequentatore del castello rifiuta ostinatamente di farsi ridurre l'appannaggio; è il signor de Coigny: incontra il Re in un corridoio, gli fa una scenata in mezzo a due porte. Il Re si salva e la sera dice ridendo:
- In verità, credo che, se non avessi ceduto, Coigny m'avrebbe picchiato.
[...]
E poi i destini di un regno dipendono talvolta da piccole cose, dagli speroni d'un paggio, per esempio.
Luigi XV muore; chi succedreà al signor d'Aiguillon?
Re Luigi XVI propende per Machaut. Machaut è uno dei ministri che hanno sorretto il trono vacillante. Mesdames, ossia le zie del Re, sostengono il signor de Maurepas, che è così simpatico e compone canzoni così belle. A Pontchartain ne ha riempito tre volumi, che chiama sue Memorie.
E' una faccenda di steeple-chase. Chi arriverà prima, il re e la regina ad Arnouville o Mesdames a Pontchartain?
Il re ha il potere, ha le migliori possibilità di vincere.
S'affretta a scrivere:
Partite all'istante per Parigi. Vi aspetto.
Chiude il messaggio in una busta, sulla quale scrive:
Al signor conte de Machaut, Arnouville.
Viene chiamato un paggio delle scuderie reali, gli consegnano il regal plico; gli ordinano di partire a spron battuto.
Adesso che il paggio è partito, il Re può ricevere Mesdames.
Mesdames [...] aspettano alla porta dirimpetto che il paggio sia uscito.
Una volta uscito il paggio, Mesdames possono entrare.
Entrano, supplicano il Re in favore del signor de Maurepas - è solo questione di tempo - il Re non vuole opporre un rifiuto a Mesdames.
Assentirà quando il paggio sarà abbastanza lontano perchè non sia raggiunto.
Lotta contro Mesdames, gli occhi rivolti alla pendola - gli basta mezz'ora - la pendola non lo ingannerà, perché è la pendola che regola con le proprie mani.
Cede dopo venti minuti:
- Raggiungete il paggio, dice, e tutto andrà a posto!
Mesdames escono di corsa dalla stanza; saliranno a cavallo, faranno schiattare uno, due, dieci cavalli, ma il paggio sarà raggiunto.
E' inutile, non faranno schiattare nessuno.
Scendendo, il paggio è inciampato in un gradino e ha rotto uno sperone. L'arte di andare ventre a terra con un solo sperone!
D'altra parte, il cavaliere d'Abzac è capo delle scuderie reali e non lascerebbe montare a cavallo un corriere, lui che ispeziona personalmente i corrieri, se quello deve partire in un modo che non faccia onore alle scuderie reali.
Il paggio partirà solo quando avrà due speroni.
Di modo che, invece di raggiungere il paggio sulla strada per Arnouville - mentre corre a spron battuto - lo raggiungono nel cortile del castello.
Era in sella e pronto a partire in una tenuta irreprensibile.
Gli riprendono il plico, lasciano il messaggio che andava bene tanto per l'uno che per l'altro. Ma, invece di scrivere Al signor de Mauchaur, Arnouville, Mesdames scrivono Al signor conte de Maurepas, Pontchartain.
L'onore delle scuderie relai era salvo, la monarchia era perduta».
Quante analogie si potrebbero fare con la situazione presente....

À bientôt
 
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