Maria Antonietta - Regina di Francia

Rivoluzione napoletana, i nobili che si immolarono per la libertà.

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carlo il grosso
view post Posted on 18/1/2013, 19:53 by: carlo il grosso




Un’altra vittima è Francesco Mario Pagano
nacque nel 1748 a Brienza, un comune della Lucania, da una famiglia di avvocati, all’Università studia diritto e frequenta la cattedra di Antonio Genovesi, che, prima ancora che Pagano si laurei nel 1768, lo invita a partecipare a un concorso per la cattedra di etica resasi vacante al Real Collegio della Nunziatella.
Nel 1792 nacque una società patriottica di cui Pagano fu magna pars. Questa società non aveva niente di rivoluzionario, voleva essere un club di uomini illuminati, animati dalla speranza che il sovrano volesse dare ascolto alla cultura, ma essa venne vista con sospetto dalle autorità borboniche. Nel 1794 ci fu una brusca svolta: alcuni giovani, Emanuele De Deo, Vincenzo Vitagliani, Vincenzo Galiani, accusati di una presunta cospirazione antimonarchica, vennero condannati a morte. Molti patrioti furono imprigionati, Pagano difese i patrioti. Nel 1795 viene condannato. I Borbone avevano cominciato a sguinzagliare spioni e provocatori negli ambienti culturali e nel febbraio del 1796 un delatore accusò Pagano di complotti non meglio precisati. Dopo piú di due anni di detenzione, non essendosi trovata alcuna prova contro di lui, Pagano venne scarcerato. Nel 1798, immediatamente dopo la scarcerazione, Pagano si rifugiò a Roma dove venne accolto trionfalmente dalla Repubblica romana che intanto era stata proclamata e che gli offrí la cattedra di diritto pubblico. Pagano, esule, accettò la cattedra, ma a patto di ridurre lo stipendio che doveva garantirgli solo il minimo per sopravvivere. Il 23 gennaio del 1799 scoppiò la rivoluzione a Napoli: egli rientrò immediatamente in città. Già prima del suo arrivo fu scelto tra i membri del governo provvisorio e poi diventò il presidente del Comitato di legislazione. Fa abolire la tortura, la carcerazione segreta, tutte le tasse sul grano, sulla farina, sulla pasta e sul pesce, sugli alimenti popolari. Fa inoltre discutere una riforma complessiva di tutto l’ordinamento giudiziario, e alcuni provvedimenti di questo riordino globale entrano subito in atto: viene provvisto di difesa legale chi non si può permettere un avvocato. Avanza proposte di legge per la confisca dei beni dei nobili emigrati e per ridistribuire i beni confiscati. Nel frattempo Pagano, il 1° aprile del 1799, dà alle stampe il progetto di Costituzione. Il 5 giugno il Governo provvisorio deve emanare un decreto di chiamata alle armi dei patrioti perché si stanno avvicinando le armate reazionarie. Pagano impugna anch’egli le armi e si dedica alla difesa di San Martino. Con un nucleo di ufficiali francesi, rimasti anch’essi a resistere, stipula una resa a condizione con borbonici e inglesi, un atto con una precisa validità formale. Per quanto riguarda Pagano la condizione è quella di essere detenuto in attesa di giudizio sull’‘Audace’, una nave inglese. Senza rispettare i patti sottoscritti tra le parti contraenti, Ferdinando IV, tornato a Napoli, fa prelevare Pagano dall’‘Audace’ e lo fa rinchiudere nel Maschio Angioino (Castel Nuovo) nella fossa del coccodrillo, la zona piú buia e umida riservata ai criminali piú pericolosi per fiaccarne le forze. Dopo averlo logorato in questa segreta lo trasferiscono al carcere della Vicaria e ai primi di agosto a Sant’Elmo. Qui finalmente arriva il giudice, ma questi rifiuta di prendere atto delle dichiarazioni di Pagano e gli dice che la Corte lo odia e il popolo vuole la sua testa e che quindi è inutile che si difenda in quanto il suo destino è già segnato. Pare che Pagano abbia risposto di auspicare che il popolo parlasse in prima persona piuttosto che attraverso suoi rappresentanti cosí falsi e disonesti, come il giudice che calpestava in quel momento la legge.
Questa è la testimonianza di Diomede Marinelli dell’esecuzione del 29 ottobre 1799 (da Giustino Fortunato: I napoletani del 1799): «29 ottobre 1799 – Vi è stata gran giustizia nel mercato su di persone di gran merito, sono stati afforcati con quest’ordine: Pagano, Cirillo, Chiaia e Pigliaceli, tutti e quattro bendati. Don Mario Pagano andava senza calzette con due dita di barba e misero di vestiti, era tutto calvo di testa e patí nel morire. Don Domenico Cirillo gli andava dietro con berrettino bianco in testa e giamberga lunga di color turchino, procedeva con intrepidezza e presenza di spirito. La sera avanti cenarono poco o niente dicendo che dovevano sostenere per poco una breve vita. Si parlò la sera avanti tra di loro come avvenisse la morte negli afforcati, ognuno disse il suo parere e Don Domenico Cirillo decise: per la morte di questi la città tutta ha patito». Francesco Mario Pagano era il principale esponente di una commissione di cinque giuristi incaricata di stendere la costituzione della Repubblica, ma è ormai certo – dopo le ricerche di Mario Battaglini — che la stesura della Costituzione della Repubblica napoletana è sua.

questo è il suo ritratto


tratto da http://rlangone4.blogspot.it/2010/09/franc...rio-pagano.html
 
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46 replies since 18/1/2013, 11:49   11521 views
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