| Un altro fenomeno molto diffuso, e non solo in Italia, e non solo oggi, è quello di salire sul carro del vincitore. Alcuni aristocratici napoletani parenti dei poveri martiri, al di la del loro convincimento politico, bollarono come pecore nere i giovani che si erano immolati per la causa.
Penso al fratello di Ettore Carafa, Francesco, che era un abate e che aveva addirittura combattuto per la Rivoluzione: si spogliò, prese in moglie Teresa Caracciolo, figlia del principe di Santobono, ebbe 5 figli e due di loro li chiamò addirittura Ferdinando e Carolina, in nome della pacificazione con i reali! Anche se tutto questo è comprensibile perchè gli ideali non pagano.
Di Antonio Raffaele Doria non parlò più nessuno; forse, gli orfani si rammaricarono anche del patrimonio perduto, oltre che della morte del padre che a loro, cresciuti in un ambiente filoborbonico, appariva incomprensibile.
Forse, il principe Andrea Colonna, fratello maggiore di Giuliano, lo maledisse quando i Sanfedisti gli bruciarono la casa e lo costrinsero a scappare con la moglie e una schiera di otto figli piccoli. Di li a qualche anno, l'orientamento politico della famiglia si scomporrà. Molti si schiereranno con Bonaparte, tanto da entrare nella corte francese insediatasi a Napoli: tre dei maschi furono scudieri del re Giuseppe Bonaparte, una sorella ne divenne l'amante; il primogenito fu ambasciatore borbonico durante il Congresso di Vienna; il più piccolo della nidiata diverrà Senatore del Regno d'Italia e Sindaco di Napoli. Come sempre nei periodi di cambiamento c'è tutto e il contrario di tutto: l'importante è capire e non dimenticare.
Edited by elena45 - 6/11/2016, 09:51
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