Maria Antonietta - Regina di Francia

Rivoluzione napoletana, i nobili che si immolarono per la libertà.

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Escribano
view post Posted on 21/10/2014, 11:04




Ho riletto un pò il topic e l'unica cosa che mi ha colpito è stato l'aver letto che i "martiri" non sono ricordati. Ci sono strade, piazze, marmi, libri, eventi, film, opere teatrali (del resto anche citate nel topic).. tutto a Napoli ricorda i martiri al punto tale che una rivisitazione di questa "storia ufficiale" ha preso largo piede anche lontano da ambienti "borbonici". Purtroppo se in Francia la storia della rivoluzione è da tempo vista con occhio critico, in Italia c'è ancora una lettura parzialissima e politica degli eventi.
 
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view post Posted on 21/10/2014, 22:59
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Marie-Antoinette

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A parte Piazza dei Martiri, con la colonna che riporta i loro nomi e la lapide su Palazzo San Giacomo, non ricordo altre vie o piazze.
E' chiaro che i Palazzi conservano il nome degli antichi proprietari.
Ma soprattutto rimane lo sconcio dei corpi sepolti in fossa comune, senza un sacrario che li commemori.
I neoborbonici possono portare tutti gli argomenti che vogliono a favore dei monarchi napoletani - sviluppo economico, sviluppo edilizio, progresso tecnologico, etc - ma non possono negare la soppressione della libertà. Penso che i Rivoluzionari combattessero per questo.
 
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Escribano
view post Posted on 22/10/2014, 06:08




Ci sono molte altre lapidi "pro-giacobini" poste in giro per la città e, come dicevo, film e romanzi. Come tentavo di dire però non c'entra nulla l'essere borbonici, le centinaia di morti condannati dai tribunali della Repubblica non hanno mai ricevuto studi o strade, nè film in loro ricordo. Neppure è ricordato chi ha difeso la città dall'entrata dell'esercito francese. In provincia qualche lapide per i "lazzari" c'è, ma nulla di che. Per "soppressione della libertà" non capisco cosa vuol dire sinceramente, oltretutto le riforme illuministe di Ferdinando IV continuarono anche dopo la Repubblica.
 
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view post Posted on 22/10/2014, 08:21
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Marie-Antoinette

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Beh, se non ci fossero state le lotte per la libertà, lei, caro signore, non starebbe qui a scrivere le sue opinioni.
 
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Escribano
view post Posted on 22/10/2014, 18:48




Va bene diamoci del lei, ma cara signora se dice che c'è stata "soppressione della libertà" deve dirmi in concreto di cosa sta parlando.
 
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view post Posted on 23/10/2014, 08:33
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Marie-Antoinette

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Non è la sede per una polemica sterile. Come sempre, in queste discussioni, ognuno rimane del proprio parere. Mi stia bene.
 
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view post Posted on 10/12/2014, 19:26
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Marie-Antoinette

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Il titolo di Principi Doria d'Angri sopravvive, nonostante la discendenza agnatica si sia estinta con Marcantonio VI Doria d'Angri, morto senza eredi nel 1985 (#entry558534192).
Il titolo è stato ereditato, non so per quale regola dinastica, dalla defunta principessa Giovanna Pignatelli d'Aragona, all'epoca protagonista della vita mondana della capitale. La nobildonna sposò l'attore francese George Roulet, alias George Brehat, e trasmise il titolo ai figli Fabrice e Olivier.


La principessa Giovanna Pignatelli Aragona Cortes (1933-2000) e il marito George Roulet (1923-1992).
Il padre della principessa, Fabrizio Pignatelli Aragona Cortes (1897-1953), era secondo cugino per via femminile del suddetto Marcantonio VI Doria d'Angri (tratto da www.william1.co.uk/h10.htm).

Edited by elena45 - 6/1/2015, 16:19
 
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view post Posted on 11/12/2014, 11:19
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Marie-Antoinette

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Dopo alcuni OT, vorrei tornare in tema, ricordando altri due martiri della Rivoluzione napoletana appartenenti all'aristocrazia: Ferdinando e Antonio e Ruggi d'Aragona, due degli otto figli del marchese salernitano Matteo Angelo Ruggi d'Aragona, funzionario del Regno borbonico.
Ho scoperto le loro figure, che, purtroppo non sono molto note ai più, in un articolo di Antonella Orefice, direttrice del "Nuovo Monitore Napoletano
www.nuovomonitorenapoletano.it/inde...rafie&Itemid=28

L'autrice riferisce implicitamente che anche in questa famiglia fu fatta pace con i Borboni, immediatamente, con la Restaurazione e anche dopo.
In particolare, Giovanni Maria Ruggi d'Aragona (1802-1870), figlio del fratello primogenito Giuseppe, fu Sindaco di Salerno ancora nel periodo borbonico (1854-55).
Comunque, grazie al suo cospicuo lascito, nel 1873 fu fondato l'ospedale salernitano che di lui porta il nome.

Edited by LadyReading - 9/1/2015, 15:10
 
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view post Posted on 28/12/2014, 11:56
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Marie-Antoinette

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................


Le lapidi sulla facciata di Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, che ricordano 116 patrioti martiri della Rivoluzione napoletana.
Nella prima lapide (purtroppo non si legge bene), al 12° posto, c'è il nome del mio antenato: Domenico Bisceglia.
 
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view post Posted on 4/1/2015, 20:40
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (HawkFly @ 2/9/2014, 01:07) 
....sto facendo una ricerca su un Castello appertenuto ai Pignatelli di Strongoli , è un castello medioevale ricostruito poi nel 1600 da Giulio Pignatelli, .........negli anni 60 fu abbandonato ma molta roba che adornavano gli interni furono portati via dalla stessa , Donna Emilia Giulia Ferrara Pignatelli,........... Menzionato in un documento del 1080, fino al XII fu proprietà della Chiesa di Salerno. Divenne possesso del Conte Marcoaldo e concesso successivamente all'Ordine Teutonico da Federico II di Svevia. Nel 1251 tornò alla Chiesa di Salerno. Acquistato nel 1612 dai Doria, Nel 1638 il castello passò al marchese Giulio Pignatelli, e agli inizi del 1800 alla famiglia Ferrara- Pignatelli, principi di Strongoli che mantenne la proprietà sino alla fine del secolo scorso.
.................
cosa si sa di questi "Ferrara- Pignatelli, principi di Strongoli" ?

I rami dei Pignatelli sono numerosi e complessi, come si evince da questi siti e link collegati: www.genmarenostrum.com/pagine-lette...0MONTELEONE.htm / http://geneall.net/it/name/106256/fabrizio...-di-monteleone/.

Ma focalizziamoci su quelli che ti interessano:

Giulio Pignatelli (1587-1658), il nobiluomo che comprò il Castelluccio di Battipaglia nel 1638, era Marchese di Cerchiara, ma anche e soprattutto 2° Principe di Noia (appartenente a una delle tre linee principali della casata, quella di Palamede). Si sposò tre volte e fece una carretta di figli: pensa che tra il primogenito Fabrizio (1604-1644), che ebbe a 17 anni, e il penultimo Niccolò (1648-1730), nato che ormai il padre aveva 61 anni, c'erano ben 44 anni di differenza! Seguì anche un futuro Cardinale, Francesco, 4 anni dopo.
Presumo che il Castelluccio di Battipaglia sia andato al figlio minore Niccolò, il grosso della proprietà e il titolo di 3°Principe di Noia al figlio maggiore Fabrizio.
Ma, ironia della sorte, anni dopo il cadetto Niccolò si riprese tutto sposando, nel 1679, nientemeno, la pronipote di suo fratello Fabrizio, di soli 13 anni (lui ne aveva 31): Giovanna Pignatelli (1666-1723), 6° principessa di Noia, unica erede. Fu un capolavoro di fusione patrimoniale (al limite della pedofilia)!


Niccolò Pignatelli, 6° principe di Noia (1648-1730), titolo trasmesso dalla moglie.


Giovanna Pignatelli Aragona Cortes, (1666-1723), ricchissima ereditiera e moglie del suddetto. Aveva ereditato dalla nonna, Giovanna Tagliavia Aragona Cortes (discendente dal Conquistatore), oltre a un patrimonio immenso, anche tre cognomi illustri che trasmetterà al primogenito e alla sua discendenza, dando origine ai Pignatelli Tagliavia Aragona Cortes.
Presumo che i due siano stati castellani di Battipaglia e vi siano andati a soggiornare, sia pure occasionalmente. Infatti, molti figli di Giovanna nacquero a Madrid, dove lei stessa era nata; Niccolò fu Vicerè di Sicilia nel periodo asburgico e, infine, nel 1718, commissionò all'architetto Sanfelice una vasta opera di restauro e trasformazione dell'antico palazzo di Napoli proprietà della moglie:


Palazzo Pignatelli di Monteleone a Napoli, nei pressi di Piazza del Gesù. Fu costruito da Camillo Pignatelli, 3° duca di Monteleone (1525-1583) e da sua moglie Girolama Colonna in un giardino della famiglia noto come "il Paradiso" (si dice per dispetto al duca d'Avalos, proprietario del palazzo di fronte, ora Palazzo Maddaloni). Notare lo stupendo portale.

Niccolò, per non essere da meno rispetto a suo padre, ebbe 10 figli e la storia si ripetè: il primogenito Diego Pignatelli (1687-1750) ereditò, come già detto, i cognomi illustri della madre, il palazzo napoletano e il titolo principesco che arriverà fino ai giorni nostri: il 17° principe di Noja, Niccolò come l'antenato, è ancora vivente.
Il cadetto Ferdinando (1689-1767), che fu un valoroso generale al servizio degli Asburgo, si prese il Castelluccio e acquisì un titolo principesco sposando una lontana parente, appena quindicenne: Lucrezia Pignatelli (1704-1760), 5° principessa di Strongoli e contessa di Melissa.
Ferdinando Pignatelli era il nonno dei principi di Strongoli caduti sotto la mannaia della vendetta borbonica; il fratello superstite Francesco assicurò la discendenza e si costruì, nel 1820, un magnifico palazzo in Napoli, alla Riviera di Chiaia, tenendo Castelluccio come residenza estiva:


Palazzo Pignatelli di Strongoli.

Anche la linea di Strongoli è arrivata fino ai nostri giorni, nella persona della principessa Emilia (1884-1976), unica figlia di Luigi Pignatelli e Carolina Barracco.
Costei sposò a Napoli, nel 1904, Ferdinando Ferrara, barone di Silvi e Castiglione; il figlio Vincenzo Ferrara Pignatelli (1913-2000) aggiunse al suo il cognome della madre e sposò una bellissima donna:


Francesca Ferrara Pignatelli di Strongoli, figlia del barone Renato Pulci Doria e di Giulia Serra di Cassano. Credo che sia stata l'ultima proprietaria di Castelluccio.

Lo stemma scolpito sulle mura del castello salernitano è proprio quello dei Pignantelli di Strongoli, come prova questa foto:


L'Ambasciata americana restituisce un arazzo con lo stemma della famiglia, disperso durante la guerra e ritrovato da un soldato, alla principessa Giulia Ferrara Pignatelli (una dei quattro figli di Francesca)

Per quanto detto, penso che il Castelluccio sia passato ai Ferrara Pignatelli nel '900 e non già nell'800.

Edited by elena45 - 24/6/2017, 17:01
 
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view post Posted on 11/1/2015, 14:02
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C'è un altro aristocratico decapitato nel fiore degli anni in nome della sfortunata Repubblica napoletana: Giuseppe Riario Sforza (1778-1799), settimo di 10 figli di Don Nicola (1743-1796), il 3° duca Riario Sforza.
www.genmarenostrum.com/pagine-lette...RIO/Riario3.htm

Con il fratello maggiore Vincenzo, tenente dell’artiglieria a cavallo della neonata Repubblica, Giuseppe penetrò e occupò Castel Sant'Elmo, permettendo alle truppe francesi di entrare in Napoli, guidati da altri due fratelli che conosciamo, i Pignatelli principi di Strongoli. Giuseppe fu decapitato il 22 ottobre del 1799 in Piazza Mercato, Vincenzo fu esiliato con un terzo fratello, Luigi.
Di loro, com'era prevedibile, non ho trovato immagini e, come sempre, la famiglia si divise: anni dopo il fratello minore Antonio diventerà ministro di Ferdinando II; il nipote Cardinale sarà fedelissimo di Francesco II, ultimo re di Napoli.

cardinale-sisto-riario-sforza-per-internet
Il cardinale Sisto Riario Sforza (1810-1877), figlio del duca Giovanni (fratello primogenito dei due martiri) e di Maria Gaetana Cattaneo della Volta. E' ricordato a Napoli come uomo di cultura e amato benefattore.
Il Cardinale abitava nell'omonimo palazzo di famiglia, oggi sede dell'Istituto orientale e di un albergo.

P.S. Ironia della sorte: sulla lapide di Palazzo San Giacomo è scritto Giovanni, come il fratello primogenito, e non Giuseppe. Credo sia un grossolano errore.

Edited by elena45 - 21/1/2020, 12:29
 
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view post Posted on 26/4/2015, 14:08
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Marie-Antoinette

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Eleonora Pimentel Fonseca abitava in Via Sant'Anna di Palazzo, ai quartieri spagnoli di Napoli. Oggi è in parte una zona malfamata della città, dove spesso si tocca il degrado urbano e sociale. Ma porta ancora tracce dell'antica bellezza. Il Mattino ne scrive in un articolo, corredato di belle foto, di cui metto il link: www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/la-...e/1318478.shtml. Per sicurezza lo trascrivo.

La pelle di Napoli. Nei vicoli dei Quartieri dove visse donna Eleonora.
I Quartieri Spagnoli hanno mille anime. Sono un’entità plurale, non solo nel nome, ma pure nella loro natura più profonda. Lo sono da sempre, da quando, nel Cinquecento, il viceré don Pedro di Toledo, stabilì che la città doveva espandersi fuori delle antiche mura aragonesi e arrampicarsi sulla collina, mangiando le mortelle e i gelsi.

C’è solo un tratto che accomuna tutti i Quartieri: l’irrefrenabile ronzio degli scooter che salgono e scendono, che bisogna scansare come mostruosi insetti. Ma è l’unico modo per muoversi in una scacchiera pendente. Per il resto i Quartieri cambiano faccia da vicolo a vicolo, da edificio a edificio, da bottega a bottega, da basso a basso.
E quando arrivano in fondo, a sovrastare via Chiaia, a fronteggiare Monte di Dio, mostrano una natura aristocratica più spiccata. Un motivo c’è. Tutta l’area, attorno a Sant’Anna di Palazzo (la strada, la chiesa, il vicolo, la salita) era a ridosso del Palazzo, di Palazzo Reale, dal quale prendeva il nome. Chi voleva o doveva frequentare i sovrani (e prima ancora i viceré) si acquartierava qua, dove edificava lussuose residenze o apriva negozi o laboratori.
Capire e conoscere il popolo dei Quartieri è, inevitabilmente, difficile. Lo era nei secoli passati, lo è ancor di più adesso. Chi viveva in questa parte della città bazzicava con la Corte (dal basso o dall’alto, omaggiandola o opponendovisi), più che altrove. Aristocrazia e plebe, cicisbei e giacobini, rivoluzionari e sanfedisti. Poi miseria e nobiltà.

Oggi borghesia delle professioni e popolo formicolante, ceto affluente che privilegia i panoramici piani alti e studenti fuorisede smaniosi di un terrazzino, transgender mai domi e beghine che tirano avanti a botta di sofferenze. Tutto condito dalla nota di una criminalità cialtrona, sempre in cerca di un posto nel gotha dannato della camorra.



La lapide apposta in occasione del bicentenario della Rivoluzione sulla facciata del palazzo dove abitava Donna Eleonora, alla Salita Sant'Anna di Palazzo, n.29.




La Chiesa di Sant'Anna dove Eleonora si sposò e dove fu sepolto il figlioletto Francesco.


Giuseppe Boschetto - Eleonora condotta al patibolo (1869) - Museo di Capodimonte.
Fu imprigionata al carcere della Vicaria, in Castel Capuano e giustiziata in Piazza Mercato il 20 agosto 1799, lo stesso giorno di Giuliano Colonna e Gennaro Serra di Cassano.
A testimonianza dello spirito plebeo che si contrapponeva all'esperienza della Repubblica napoletana del 1799, si diffuse dopo la morte della Fonseca una satira anonima che così recitava:

«A signora 'onna Lionora
che cantava 'ncopp' 'o triato
mo abballa mmiez' 'o Mercato
Viva 'o papa santo
ch'ha mannato 'e cannuncine
pe' caccià li giacubine
Viva 'a forca 'e Mastu Donato!
Sant'Antonio sia priato»

P.S. secondo la storica napoletana Antonella Orefice, sulla base di nuovi documenti, l'ultima dimora di Eleonora si troverebbe in Via Santa Teresella degli Spagnoli, n.46, nello stesso quartiere dove era venuta ad abitare con la sua famiglia da bambina.

Cfr www.nuovomonitorenapoletano.it/inde...rafie&Itemid=28

Edited by elena45 - 7/9/2018, 12:40
 
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view post Posted on 6/11/2016, 08:41
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Marie-Antoinette

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C'è una martire misconosciuta della Rivoluzione napoletana: la principessa Carolina Caracciolo di Santobono. Fu oscenamente stuprata e torturata fino alla morte per le vie di Napoli, uccisa davanti alla Chiesa dello Spirito Santo in via Toledo. Un episodio che ricorda la morte della Lamballe.

http://www.nuovomonitorenapoletano.it/inde...id=37&Itemid=28

www.9colonne.it/28207/eleonora-pime...ne#.WB7i-tLhDct

Non ho trovato tracce di lei negli alberi genealogici: ho il sospetto che sia stata cancellata. Forse è la sorella di quella Teresa Caracciolo che sposò il fratello di Ettore Carafa e, in ricordo della pacificazione, chiamò i figli Ferdinando e Carolina.

Edited by elena45 - 6/11/2016, 14:29
 
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Pamplemousse
view post Posted on 6/11/2016, 13:26




Storia tristissima, grazie Elena per il contributo.
 
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view post Posted on 22/12/2019, 10:43
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Marie-Antoinette

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Un murale per Eleonora Pimentel Fonseca, in vico Sergente Maggiore... 160 metri da via Santa Teresella degli Spagnoli 46, la sua prima e ultima dimora napoletana, celebre sede del Monitore Napoletano.Il suo volto immaginato dall'artista Leticia Mandragora.

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