Maria Antonietta - Regina di Francia

Rivoluzione napoletana, i nobili che si immolarono per la libertà.

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view post Posted on 18/1/2013, 11:49
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Marie-Antoinette

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Non so perchè, ma la Rivoluzione napoletana del '99 non viene mai ricordata, fatte salve le commemorazioni del bicentenario e qualche episodio sporadico.
A prescindere dal giudizio storico su Maria Carolina, sovrana illuminata e aperta alle idee liberali, che diventò implacabile contro i rivoluzionari perchè sconvolta dalla sorte della sorella, ritengo che la Rivoluzione napoletana fu un'occasione mancata per l'avvento della democrazia in Italia, di cui paghiamo le spese ancora oggi.

I martiri giustiziati con la restaurazione dei Borboni furono 124, 222 condannati all'ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all'esilio
(www.repubblicanapoletana.it/martiri.htm).


Tra i condannati vi sono alcuni rappresentanti illustri della classe borghese e intellettuale, ma anche alcuni aristocratici. La stessa Eleonora Pimentel Fonseca, in alto nella stampa d'epoca, apparteneva alla piccola nobiltà portoghese.
Morendo pronunciò le parole di Virgilio: " FORSAN ET HAEC OLIM MEMINISSE IUVABIT" (Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo).

.
Eleonora Pimentel Fonseca (1752-1799).

Tutti conoscono la vicenda di Gennaro Serra di Cassano, giovanissimo principe napoletano, figlio del duca Luigi Serra e della principessa Giulia Carafa, che il 20 agosto del 1799 fu decapitato in piazza Mercato. Si narra che, prima di morire, si sia rivolto al popolo con le seguenti parole. "Ho sempre lottato per il loro bene ed ora li vedo festeggiare la mia morte".
Il padre fece chiudere in segno di lutto l'ingresso principale del palazzo di famiglia, che si affacciava sulla via Egiziaca a Pizzofalcone. Solo nell'anno del bicentenario, nel corso di una solenne cerimonia, il portone fu riaperto.


Gennaro Serra di Cassano (1772-1799)

Un'altra tragedia si consumò nella famiglia Pignatelli di Strongoli: i quattro figli del principe Salvatore e della nobildonna Giulia Mastrilli furono tutti liberali, ma due di loro, Ferdinando e Mario Pignatelli, furono catturati e giustiziati giovanissimi.


Ferdinando (1769-1799), Mario (1773-1799) e Francesco Pignatelli di Strongoli (1775-1853).

Francesco sfuggì alla cattura, ma conservò le sue idee. Più tardi sarà uno dei più stretti collaboratori del re Gioacchino Murat. Lo seguì in Russia, dove riportò gravi mutilazioni.
E pensare che lo zio paterno, omonimo, fu un fedelissimo di re Ferdinando, fino ad essere nominato Vicario generale di Napoli, quando il re fuggì in Sicilia durante i moti del '99.
In effetti la casata si spaccò tra giovani e anziani, perchè anche Diego Pignatelli (1774-1818), del ramo Terranova, partecipò alla Rivoluzione, ma fu graziato dall'intervento del Papa ed esiliato a Milano.
Gerolamo Pignatelli (1773-1848), del ramo Moliterno, Capitano del popolo durante la Rivoluzione assieme a Lucio Caracciolo, fuggì in Francia e scampò la morte.
Tratto da www.treccani.it/enciclopedia/girola...io-Biografico)/

E poi, c'è Luisa Sanfelice, una figura drammatica e molto controversa, ambigua per certi versi, ma anche lei fu una martire della libertà:


Luisa de Molina (1764-1800), moglie di Andrea Sanfelice, duca di Lauriano.

Ancora tra i nobili Filippo de Marinis (1778-1799), figlio del Marchese di Genzano, fu arrestato, segregato e giustiziato a soli 21 anni.

Di loro non ci sono immagini significative. Come si vede, l'iconografia è scarsa e di pessima qualità: è come se si fosse voluto cancellare il ricordo di questi martiri che, nell'ottica dell'aristocrazia, hanno "infangato" la classe cui appartenevano.

Edited by elena45 - 13/9/2018, 08:52
 
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view post Posted on 18/1/2013, 14:23
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Marie-Antoinette

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Che ci sia una sorta di "damnatio mamoriae" su questi poveri martiri lo dimostrano altri episodi.
Tra i nobili napoletani condannati a morte nel '99 c'è anche Antonio Raffaello Doria (1766-1799), tenente di vascello della marina borbonica, decapitato anche lui per "privilegio" nobiliare. Figlio del principe Giovanni Stefano Lamba Doria e di Maria Giuseppa Germana Doretti, aveva sposato la marchesa Marianna Pescara di Diano, di Castelluccio Inferiore, nel Potentino. Fu giustiziato, nonostante l'intevento dei cognati, ferventi borbonici. Lasciò 4 orfani, che furono affidati alla zia materna, giacchè gli furono confiscati tutti i beni e la moglie, prostrata, si ritirò in convento. Nessuno lo ricorda degnamente, tant'è che ho raccolto sue notizie direttamente dai discendenti.

Lo stesso dicasi di Giuliano Colonna (1769-1799), ultimo figlio dimenticato del principe Marcantonio Colonna di Stigliano (1724-1796) e della principessa Giulia d'Avalos, tra le più prestigiose famiglie napoletane. Il padre Marcantonio era stato molto vicino a re Ferdinando e da lui nominato Vicerè di Sicilia; la madre era figlia del principe Andrea d'Avalos e a lei fu dedicato un giardino pubblico a Palermo ancora oggi esistente; i sei fratelli maschi erano tutti funzionari di corte. Eppure Giuliano sentì il profumo delle idee liberali e la sua illustre parentela non lo salvò dal boia! https://ladyreading.forumfree.it/?t=72805277&st=15

Poi c'è la storia di Ettore Carafa della Stadera (1767-1799), 13° duca d'Andria, figlio di Riccardo Carafa e Margherita Pignatelli Aragona Cortes. Durante il periodo rivoluzionario, attaccò la sua città a fianco dei francesi, ma fu sconfitto dalla popolazione fedele al Re! Ritornò a Napoli in una gabbia di ferro e fu sottoposto ad atroci torture prima di essere decapitato in Piazza Mercato https://ladyreading.forumfree.it/?t=72805277&st=15
Il fratello Francesco fu imprigionato e poi liberato. Sposò Teresa Caracciolo di Santobono ed ebbe 5 figli: due di loro li chiamò Ferdinando e Carolina, in segno di riappacificazione con i reali ritornati. Secondo me, fu uno sfregio alla morte del fratello!
Ecco Ferdinando:


Ferdinando Carafa della Stadera (1816-1873), 17° duca d'Andria, nipote di Ettore Carafa.
Dopo la morte dei suoi fratelli maggiori, senza eredi, fu duca per soli 5 mesi! Si era sposato tre volte, per garantire la discendenza; la seconda e la terza moglie erano, nientemeno, le nipoti di Gennaro Serra di Cassano, Maria Teresa e Maria Grazia! Finalmente da quest'ultima ebbe 6 figli i cui discendenti sono in parte viventi.


Riccardo Carafa della Stadera (1859-1920), figlio del suddetto, 19° duca d'Andria, Senatore del Regno.
Sposò la scrittrice Enrichetta Capecelatro (1863-1941), donna di vasta cultura, membro dell'Accademia Pontaniana, che scrisse un libro sulla famiglia. “Una Famiglia Napoletana nell’800” è il racconto della famiglia Carafa in un 'ottica liberale, che attraversa, come protagonista dalla parte dei “giusti”, la storia di Napoli dalla Repubblica Napoletana del 1799 alla fine della Grande Guerra nel 1918 www.cdlstoria.unina.it/storiche/Relazione_Varriale.pdf.
Vedi anche #entry601511421


Riccardo Carafa della Stadera (1937), nipote del suddetto, 20° duca d'Andria con il ritratto di Ettore. (Secondo Antonella Orefice, la direttrice del "Nuovo Monitore napoletano" sarebbe invece il ritratto del padre Riccardo, morto nel 1797, due anni prima della Rivoluzione). www.genmarenostrum.com/pagine-lette...rafa-andria.htm
www.ilportaledelsud.org/ettore_carafa_1.htm.

E per finire, l'ammiraglio Francesco Caracciolo (1752-1799): figlio di Michele, duca di Brienza, e della duchessa Vittoria Pescara di Diano (www.genmarenostrum.com/pagine-lette...ena-brienza.htm), alto ufficiale della marina borbonica, scortò il convoglio navale che trasportava Ferdinando e Carolina a Palermo. Tornato a Napoli, sposò la causa rivoluzionaria, fino a combattere contro le navi che riportavano i reali a casa. Catturato da Nelson, fu impiccato all'albero della sua nave.

. img_5281
Ammiraglio Francesco Caracciolo (1752-g1799) e la lapide sopra la sua tomba nella Chiesa di Santa Maria della Catena a Napoli.
L'ammiraglio fu impiccato all'albero di trinchetto della fregata borbonica Minerva e il suo corpo gettato in mare. Il cadavere fu recuperato da un gruppo di pescatori di Santa Lucia e inumato nella chiesa del borgo:

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Luigi Rocco - Il recupero dell'Ammiraglio Caracciolo -
E pensare che l'Ammiraglio Caracciolo discendeva in linea retta dal Condottiero e Ambasciatore di Carlo V, Ascanio Caracciolo (1513-1572) passato alla storia, oltre che per le sue imprese militari, anche per il Massacro dei Valdesi in Calabria! (#entry622648990).

Un'altro della grande famiglia, Giuseppe Caracciolo principe di Torella (1747-1808) fu arrestato per le sue simpatie repubblicane, condannato a morte, poi graziato e inviato in esilio.

Edited by elena45 - 7/7/2019, 13:19
 
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carlo il grosso
view post Posted on 18/1/2013, 19:53




Un’altra vittima è Francesco Mario Pagano
nacque nel 1748 a Brienza, un comune della Lucania, da una famiglia di avvocati, all’Università studia diritto e frequenta la cattedra di Antonio Genovesi, che, prima ancora che Pagano si laurei nel 1768, lo invita a partecipare a un concorso per la cattedra di etica resasi vacante al Real Collegio della Nunziatella.
Nel 1792 nacque una società patriottica di cui Pagano fu magna pars. Questa società non aveva niente di rivoluzionario, voleva essere un club di uomini illuminati, animati dalla speranza che il sovrano volesse dare ascolto alla cultura, ma essa venne vista con sospetto dalle autorità borboniche. Nel 1794 ci fu una brusca svolta: alcuni giovani, Emanuele De Deo, Vincenzo Vitagliani, Vincenzo Galiani, accusati di una presunta cospirazione antimonarchica, vennero condannati a morte. Molti patrioti furono imprigionati, Pagano difese i patrioti. Nel 1795 viene condannato. I Borbone avevano cominciato a sguinzagliare spioni e provocatori negli ambienti culturali e nel febbraio del 1796 un delatore accusò Pagano di complotti non meglio precisati. Dopo piú di due anni di detenzione, non essendosi trovata alcuna prova contro di lui, Pagano venne scarcerato. Nel 1798, immediatamente dopo la scarcerazione, Pagano si rifugiò a Roma dove venne accolto trionfalmente dalla Repubblica romana che intanto era stata proclamata e che gli offrí la cattedra di diritto pubblico. Pagano, esule, accettò la cattedra, ma a patto di ridurre lo stipendio che doveva garantirgli solo il minimo per sopravvivere. Il 23 gennaio del 1799 scoppiò la rivoluzione a Napoli: egli rientrò immediatamente in città. Già prima del suo arrivo fu scelto tra i membri del governo provvisorio e poi diventò il presidente del Comitato di legislazione. Fa abolire la tortura, la carcerazione segreta, tutte le tasse sul grano, sulla farina, sulla pasta e sul pesce, sugli alimenti popolari. Fa inoltre discutere una riforma complessiva di tutto l’ordinamento giudiziario, e alcuni provvedimenti di questo riordino globale entrano subito in atto: viene provvisto di difesa legale chi non si può permettere un avvocato. Avanza proposte di legge per la confisca dei beni dei nobili emigrati e per ridistribuire i beni confiscati. Nel frattempo Pagano, il 1° aprile del 1799, dà alle stampe il progetto di Costituzione. Il 5 giugno il Governo provvisorio deve emanare un decreto di chiamata alle armi dei patrioti perché si stanno avvicinando le armate reazionarie. Pagano impugna anch’egli le armi e si dedica alla difesa di San Martino. Con un nucleo di ufficiali francesi, rimasti anch’essi a resistere, stipula una resa a condizione con borbonici e inglesi, un atto con una precisa validità formale. Per quanto riguarda Pagano la condizione è quella di essere detenuto in attesa di giudizio sull’‘Audace’, una nave inglese. Senza rispettare i patti sottoscritti tra le parti contraenti, Ferdinando IV, tornato a Napoli, fa prelevare Pagano dall’‘Audace’ e lo fa rinchiudere nel Maschio Angioino (Castel Nuovo) nella fossa del coccodrillo, la zona piú buia e umida riservata ai criminali piú pericolosi per fiaccarne le forze. Dopo averlo logorato in questa segreta lo trasferiscono al carcere della Vicaria e ai primi di agosto a Sant’Elmo. Qui finalmente arriva il giudice, ma questi rifiuta di prendere atto delle dichiarazioni di Pagano e gli dice che la Corte lo odia e il popolo vuole la sua testa e che quindi è inutile che si difenda in quanto il suo destino è già segnato. Pare che Pagano abbia risposto di auspicare che il popolo parlasse in prima persona piuttosto che attraverso suoi rappresentanti cosí falsi e disonesti, come il giudice che calpestava in quel momento la legge.
Questa è la testimonianza di Diomede Marinelli dell’esecuzione del 29 ottobre 1799 (da Giustino Fortunato: I napoletani del 1799): «29 ottobre 1799 – Vi è stata gran giustizia nel mercato su di persone di gran merito, sono stati afforcati con quest’ordine: Pagano, Cirillo, Chiaia e Pigliaceli, tutti e quattro bendati. Don Mario Pagano andava senza calzette con due dita di barba e misero di vestiti, era tutto calvo di testa e patí nel morire. Don Domenico Cirillo gli andava dietro con berrettino bianco in testa e giamberga lunga di color turchino, procedeva con intrepidezza e presenza di spirito. La sera avanti cenarono poco o niente dicendo che dovevano sostenere per poco una breve vita. Si parlò la sera avanti tra di loro come avvenisse la morte negli afforcati, ognuno disse il suo parere e Don Domenico Cirillo decise: per la morte di questi la città tutta ha patito». Francesco Mario Pagano era il principale esponente di una commissione di cinque giuristi incaricata di stendere la costituzione della Repubblica, ma è ormai certo – dopo le ricerche di Mario Battaglini — che la stesura della Costituzione della Repubblica napoletana è sua.

questo è il suo ritratto


tratto da http://rlangone4.blogspot.it/2010/09/franc...rio-pagano.html
 
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view post Posted on 18/1/2013, 23:56
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Marie-Antoinette

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Certo, anche Mario Pagano era un aristocratico: apparteneva all'antichissima famiglia Pagano, di discendenza normanna, che è rappresentata in Basilicata e Campania, anche nella cittadina dove abito (provincia di Salerno) da antichi proprietari proprio della mia casa!

Edited by elena45 - 19/1/2013, 16:34
 
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view post Posted on 22/2/2013, 00:49
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Marie-Antoinette

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Vittima della Rivoluzione fu anche la nobildonna Maria Antonia Carafa Cantelmo Stuart che morì suicida per l'orrore.

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Maria Antonia Carafa (1763-1823). Figlia del Principe di Roccella, Gennaro Carafa Cantelmo Stuart (#entry600001933), sposò giovanissima Carlo di Tocco Cantelmo Stuart, duca di Popoli e Principe di Montemiletto. Ebbero 5 figli.
Donna colta e di rara bellezza, nel salotto della sorella Giulia, che aveva sposato il Duca di Cassano, ebbe modo di conoscere e frequentare gli intellettuali e i "filosofi" del tempo e di aderire agli ideali di libertà e democrazia della Francia repubblicana.
Proclamata la Repubblica a Napoli, il marito fece parte della municipalità fin dai primi giorni ed anche lei partecipò, con la sorella Giulia, a molte iniziative di sostegno e di propaganda per il nuovo governo.
Le due sorelle furono molto attive nel sollecitare soccorsi e raccogliere offerte per la causa: la Pimentel le definì "Madri della Patria".
Dopo il tragico fallimento della Rivoluzione, le due sorelle furono condannate a 7 anni d'esilio, in Toscana (assieme al fratello luigi, Cavaliere dell'Ordine di Malta). Giulia apprese della morte del figlio Gennaro giustiziato da un giornale mentre risiedeva in un albergo di Pistoia. Quando Giulia torna a Napoli si chiude nel suo palazzo, a via Monte di Dio, dietro il portone sbarrato: annega il dolore nella follia e sopravvive fino a quasi novant'anni. Mariantonia non vorrà più tornare nella sua città: oppressa dai ricordi, muore suicida a Firenze il 29 gennaio del 1823, gettandosi in un pozzo.

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Giulia Carafa Cantelmo Stuart (1755-1841). Come la sorella si sposò giovanissima con il duca Luigi Serra di Cassano, uomo coltissimo e di grande idealità (www.nuovomonitorenapoletano.it/inde...i-sec&Itemid=28), ed ebbe 11 figli.
Il suo primogenito Giuseppe aveva sposato, giusto un anno prima della Rivoluzione, la figlia maggiore di sua sorella, Teresa di Tocco Cantelmo Stuart. I discendenti sono ancora viventi (http://genealogy.euweb.cz/italy/serra3.html).

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Cardinale Francesco Serra di Cassano (1783-1950), settimo degli 11 figli del duca Luigi e di Giulia Carafa, fratello minore di Gennaro. Nonostante la giovane età, simpatizzò per la Rivoluzione, e, dopo la morte del fratello, andò a Roma dove terminò gli studi e fu ordinato sacerdote.

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Giovan Francesco Serra di Cassano (1964), discendente dei suddetti, ultimo erede del titolo ducale, giornalista e scrittore. Alle spalle, il ritratto di Gennaro Serra (1772-1799) da piccolo.

Il giovane duca porta il nome di un illustre antenato del '600, capostipite della linea di Cassano:

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Giovanfrancesco Serra (1609-ka1656), marchese di Strevi (patrizio genovese). Valoroso combattente nell'esercito spagnolo durante la Guerra di Trent'anni, si impegnò anche in operazioni militari nel Vicereame napoletano; nella capitale partenopea sposò un’esponente dell’élite genovese trapiantata nel Mezzogiorno, Maria Giovanna Doria, figlia di Carlo duca di Tursi e di Placidia Spinola. Nel 1622 acquisto dal principe Sanseverino di Bisignano il feudo calabrese di Cassano. Morì combattendo contro i Turchi, lasciando 7 figli.
Il primogenito Giuseppe (+1715) fu nominato, nel 1678 dal re Carlo II, Duca di Cassano.
Rimasto senza eredi, il titolo passò al nipote Giuseppe Maria (1693-1726) che affidò all'architetto Sanfelice il progetto del palazzo napoletano a Monte di Dio.
Morì improvvisamente ancor giovane, lasciando due figlie femmine e una giovanissima vedova in attesa di una terza.

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Carlo Amalfi - Laura Serra (1723-1790), III duchessa di Cassano.
Primogenita di Giuseppe Maria suddetto e e Maria Rosa Caracciolo, orfana a tre anni, era nata a Cassano, ma visse a Napoli portando a compimento la costruzione dl palazzo di famiglia. Sposò a 15 anni un parente del ramo genovese, Giuseppe Serra di Francesco Maria (1714-1763), ed ebbe tre figli maschi. E' la nonna paterna di Gennaro.
Tratto da www.carlovirgilio.it/wp-content/up...arlo_Amalfi.pdf

Un riassunto:

Serra
°La principessa Anna Saluzzo di Corigliano, vedova di Giovan Battista Serra ultimo principe di Gerace, secondo la volontà del marito, ha donato all'Archivio di Stato di Napoli gli scritti dello zio Livio, autore di un vasto lavoro sulle genealogie delle famiglie nobili, l'archivio di famiglia e la biblioteca (http://patrimonio.archiviodistatonapoli.it...1458-1944-.html)

Tratto da www.associazionepalazzinapoletani.i...OLI/Fanz12.html / http://genealogy.euweb.cz/italy/serra3.html.

Edited by elena45 - 14/5/2021, 20:41
 
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mounsier
view post Posted on 22/2/2013, 11:17




Avevo letto di loro nella biografia della Pimentel e mi avevano colpito molto i loro destini, ma avevo trovato poco e nulla di loro, grazie Elena anche per i ritratti.
 
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Madame de Noueilles
view post Posted on 22/2/2013, 18:58




Grazie mille per le informazioni! Credo proprio che me le scaricherò, sono molto interessanti.
Che tragico evento la Rivoluzione Napoletana... Se solo fosse riuscita nel suo intento! Forse oggi il Mezzogiorno sarebbe più felice.
 
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view post Posted on 22/2/2013, 19:53
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Marie-Antoinette

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Sono d'accordo. Credo che il Risorgimento italiano non cominci con i moti del 20-21, ma con la Rivoluzione napoletana. E credo, ovviamente, che sia strettamente collegata alla Rivoluzione francese. Del resto, anche la crudeltà di Maria Carolina nella repressione, lei che era stata una sovrana illuminata, nasceva dalla tragedia della sorella.

Edited by elena45 - 23/2/2013, 09:39
 
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Madame de Noueilles
view post Posted on 22/2/2013, 20:20




CITAZIONE (elena45 @ 22/2/2013, 19:53) 
Sono d'accordo. Credo che il Risorgimento italiano non cominci con i moti del 20-21, ma con la Rivoluzione napoletana. E credo, ovviamente, che sia strettamente collegata alla Rivoluzione francese. Del resto, anche la crudelta di Maria Carolina nella repressione, lei che era stata una sovrana illuminata, nasceva dalla tragedia della sorella.

Concordo pienamente! Maria Carolina fu certamente influenzata (e forse riuscì pure ad influenzare il marito) dagli eventi che avevano spezzato così tragicamente la vita di Maria Antonietta. Forse fu il suo risentimento a determinare la sua "cattiveria", dato che la madre Maria Teresa aveva anche idee illuministe, ma non del tutto, mi pare. Se non sbaglio l'imperatrice bandì nei suoi domini i testi di Voltaire. Ma non so se la cosa è vera.
 
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view post Posted on 23/2/2013, 15:47
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Marie-Antoinette

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Per me che ci vivo, i luoghi della Rivoluzione sono luoghi sacri, dove accedi in punta di piedi pensando alle vicende drammatiche che vi si sono consumate. Sono rimasta, per esempio, affascinata dal Palazzo Serra di Cassano.
Come già detto, vi si accede dall'ingresso in via Monte di Dio, perchè l'ingresso sulla via Egiziaca è rimasto sbarrato per 200 anni in segno di lutto.
Ciò che mi ha colpito di più è il monumentale scalone, forse perchè lo associo ad un dipinto di Maurizio Valenzi (grande artitista e Sindaco di Napoli):

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Maurizio Valenzi - L'arresto di Gennaro Serra.
Bellissimo! Sembra un Goya. L'immagine è stata pubblicata da Repubblica in occasione della mostra: "Maurizio Valenzi in mostra a Roma" del novembre 2012.

Questa che segue è una foto dello scalone, opera di Ferdinando Sanfelice, come tutto il palazzo:

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Scendendo per li rami, Luigi Serra di Cassano e la moglie Elisabetta Grant:

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Luigi Serra IX duca di Cassano (1868-1935), durante la prima guerra mondiale, per conto dell'Ordine di Malta, fu incaricato insieme al principe Ludovico Chigi Albani di soccorrere la popolazione greca che versava in condizioni di profonda indigenza. Furono distribuiti viveri, si provvide a soccorrere gli orfani e ad aprire letti negli ospedali. Per l'inserimento al lavoro, si crearono centri agricoli con relativi villaggi: ogni famiglia, prendendo possesso del proprio appezzamento, otteneva l'abitazione, gli arredi indispensabili, gli strumenti agricoli e le semenze per la prima annata. Non c'è che dire: famiglia di nobili tradizioni.

Dopo oltre un secolo e mezzo dalla tragedia della Rivoluzione, nel 1960, i duchi di Cassano riaprirono i saloni del palazzo alla nobiltà di tutto il mondo, dando in occasione delle Olimpiadi, un gran ballo, ricordato come "il ballo di Re":

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Il duca Francesco Serra di Cassano (1914-1988), figlio dei suddetti, e la moglie Elena Parodi Delfino (1917-1982) accolgono i reali di Grecia.

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Le sorelle del duca, Vittoria (1916-1976) e Clotilde (1917-1960) Serra di Cassano.

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Francesca Pulci Doria (1820-2018), cugina del Duca Francesco Serra di Cassano / Il marito, Vincenzo Ferrara Pignatelli, principe di Strongoli (1913-2000).

Un evento che, secondo me, contrastava con gli ideali repubblicani per cui era morto il giovane Gennaro, appena ventunenne.

Le altre immagini le trovi qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Serra_di_Cassano e qui:
http://catalogo.archiviofotograficocarbone...r=0&startPage=0


Edited by elena45 - 22/5/2021, 14:11
 
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marie.
view post Posted on 27/2/2013, 18:23




Di recente ho visto Il resto di niente, di cui attendo di comprare anche il libro. Era un film molto bello, e sicuramente sapete che parla di Eleonora Pimentel Fonseca. Lei è una figura davvero molto affascinante, mentre a leggere di Luisa Sanfelice (c'è una biografia della Macciocchi, credo, che ho letto anni fa in cerca della regina Maria Carolina) vari miti si sfatano; per quanto sia verissimo che la poveretta se n'è andata da martire.

Sulla rivoluzione napoletana non posso che concordare con quanto ne scrisse Cuoco: calata dall'alto, poco sentita dalle masse. E' una vicenda molto triste.
 
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view post Posted on 28/2/2013, 12:34
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Marie-Antoinette

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In effetti tutto il Risorgimento italiano fu un fenomeno elitario. Dovremmo chiederci il perchè. Perchè il popolo, nonostante le sofferenze, la miseria, i soprusi, non sentisse il bisogno di libertà e di giustizia?
Io penso per due motivi: in Francia c'era stata la diffusione dell'illuminismo e in Italia no, anzi la religione cattolica e la presenza del Papa lo avevano ostacolato e rinsaldato il concetto della monarchia divina.
Il secondo: in Italia, per la storia passata, non c'era il senso dello stato unitario, ma un diffuso individualismo.
E penso che queste due caratteristiche facciano sentire ancora oggi i loro effetti.

P.S. Il libro di Enzo Striano è molto bello, commovente, più del film. Te lo consiglio.

Edited by elena45 - 1/3/2013, 10:34
 
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view post Posted on 28/2/2013, 14:50
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Marie-Antoinette

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Un altro fenomeno molto diffuso, e non solo in Italia, e non solo oggi, è quello di salire sul carro del vincitore.
Alcuni aristocratici napoletani parenti dei poveri martiri, al di la del loro convincimento politico, bollarono come pecore nere i giovani che si erano immolati per la causa.

Penso al fratello di Ettore Carafa, Francesco, che era un abate e che aveva addirittura combattuto per la Rivoluzione: si spogliò, prese in moglie Teresa Caracciolo, figlia del principe di Santobono, ebbe 5 figli e due di loro li chiamò addirittura Ferdinando e Carolina, in nome della pacificazione con i reali! Anche se tutto questo è comprensibile perchè gli ideali non pagano.

Di Antonio Raffaele Doria non parlò più nessuno; forse, gli orfani si rammaricarono anche del patrimonio perduto, oltre che della morte del padre che a loro, cresciuti in un ambiente filoborbonico, appariva incomprensibile.

Forse, il principe Andrea Colonna, fratello maggiore di Giuliano, lo maledisse quando i Sanfedisti gli bruciarono la casa e lo costrinsero a scappare con la moglie e una schiera di otto figli piccoli. Di li a qualche anno, l'orientamento politico della famiglia si scomporrà. Molti si schiereranno con Bonaparte, tanto da entrare nella corte francese insediatasi a Napoli: tre dei maschi furono scudieri del re Giuseppe Bonaparte, una sorella ne divenne l'amante; il primogenito fu ambasciatore borbonico durante il Congresso di Vienna; il più piccolo della nidiata diverrà Senatore del Regno d'Italia e Sindaco di Napoli.
Come sempre nei periodi di cambiamento c'è tutto e il contrario di tutto: l'importante è capire e non dimenticare.

Edited by elena45 - 6/11/2016, 09:51
 
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view post Posted on 1/3/2013, 12:12
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Marie-Antoinette

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Nessuno ne parla, ma altri due nobili napoletani si devono considerare martiri della Rivoluzione: Ascanio e Clemente Filomarino.

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Ascanio Filomarino (1751-k1799), 6° duca della Torre, matematico e vulcanologo, primogenito di Pasquale e Maddalena Rospigliosi. Aveva studiato a Roma, dove aveva mostrato particolare inclinazione per le materie scientifiche e, dopo l'eruzione spaventosa del 1779, si era dedicato allo studio del Vesuvio. La sua cultura scientifica lo portò in contatto con il pensiero illuministico, guidandolo verso orizzonti riformatori. I fatti di Francia, e il dibattito politico-culturale apertosi tra gli intellettuali meridionali nei primissimi anni Novanta, primo fra tutti il Filangieri, lo trovarono predisposto all'accettazione delle nuove teorie avverse all'assolutismo della monarchia borbonica.
Il 19 gennaio 1799, poco prima della presa di Castel Sant'elmo e della proclamazione della Repubblica Napoletana, i lazzari in nome del re Ferdinando IV di Borbone, assaltarono palazzo Filomarino della Torre in largo San Giovanni Maggiore, fecero prigionieri Ascanio e il fratello minore Clemente (1759-k1799), sacerdote, e li trucidarono.
I due fratelli erano colpevoli di aver ricevuto una lettera, proveniente da Roma, nella quale si raccomandava di ricevere con i dovuti onori il generale Championnet e l’armata francese. Catturati, furono trascinati al porto, ove furono fucilati e i loro poveri corpi bruciati. Ascanio lasciò la moglie Marianna e ben nove figli: il primogenito Nicola (1778-1842) racconterà nelle sue memorie la tragica vicenda (ancora oggi ci sono suoi discendenti: http://heirsofeurope.blogspot.it/2010/01/p...filomarino.html).

I carnefici dei Filomarino furono condannati a morte dall'Alta Commissione militare della Repubblica napoletana e impiccati il 6 maggio 1799 al Molo piccolo, nello stesso luogo dove erano morti i due fratelli.

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L'edificio della Immacolatella al Molo Piccolo di Napoli, dove furono trucidati i due fratelli Filomarino e giustiziati i loro carnefici


Palazzo Filomarino della Torre, costruito sulla vecchia dimora del primo Vicere di Napoli, Consalvo de Cordoba, in Largo San Giovanni Maggiore: i suoi eredi la rivendettero al marchese di Grottola nel 1546, che operò l'ampliamento e la ristrutturazione, su progetto di Giovanni da Nola; infine fu acquistato dal Cardinale Ascanio Filomarino nel 1645.

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Il cardinale Ascanio Filomarino (1583-1666) ritratto davanti al suo palazzo. Appena due anni dopo l'acquisto del palazzo, scoppiò la rivolta di Masaniello, nella quale il Cardinale, amato dal popolo, ebbe un'importante funzione di mediazione.
Passò in eredità al nipote omonimo, Ascanio Filomarino (1633-1685), 1° duca della Torre.
Oggi è conosciuto come Palazzo Giusso, perchè venduto nell'Ottocento al banchiere omonimo. Sulla facciata c'è ancora l'antico stemma.
Invece, durante la Rivoluzione del '99, i lazzari devastarono il palazzo: andarono distrutti tutti i codici e i manoscritti un tempo acquistati dal cardinale, i libri della stupenda biblioteca e la galleria dei dipinti, con opere di Raffaello, Tiziano, Giorgione, etc.
Oggi è sede dell'Istituto Orientale. Non avete idea di come è ridotto e come è sporco!!!!
Forse i lazzari fecero meno danni.
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P.S. Il più noto Palazzo Filomarino della Rocca in Spaccanapoli (dove abitò Benedetto Croce) rispetto al suddetto è più antico: sorgeva a partire dal '400, proprietà della famiglia Brancaccio; poi passò ai Sanseverino di Bisignano che ne curarono la ricostruzione su progetto di Giovanfrancesco di Palma; infine fu acquistato da Tommaso Filomarino (+1630), 1° principe della Rocca all'inizio del '600 (#entry598891370).
Il figlio Francesco (+1678), durante la rivolta di Masaniello, come il parente Cardinale, si schierò con i rivoltosi, tanto che alcuni di essi si rifugiarono nel palazzo, per questo pesantemente bombardato dagli spagnoli.
Alla morte di Francesco nel 1678, subentrò il fratello Giambattista e poi i figli ( la discendenza dei Prinipi della Rocca si è estinta nel 1840).

Edited by elena45 - 12/2/2021, 17:25
 
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view post Posted on 9/3/2013, 21:15
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Marie-Antoinette

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Non ha niente a che far con la Rivoluzione napoletana da un punto di vista ideologico, ma pochi sanno che a Napoli, all'alba del XVIIII secolo, nel 1701, vi fu un'altra rivolta contro il potere costituito che coinvolse l'aristocrazia, passata alla storia con il nome di Congiura di Macchia.
Camminando lungo Spaccanapoli, entro nel cortile di Palazzo Marigliano e noto questo sedile di piperno:



Mi avvicino e leggo questa targa:



Ma chi sono costoro? Non ne avevo mai sentito parlare.
Ebbene: ho trovato che alla fine del regno di Carlo II di Spagna, il re deforme che tutti conosciamo, che morì senza eredi e scatenò la Guerra di Successione spagnola, un gruppo di aristocratici napoletani tentò di opporsi al regime spagnolo e al potere del Vicerè, organizzando una congiura per favorire l'ascesa al trono di Carlo d'Asburgo. Sì, proprio lui, il nonno di Maria Antonietta.
Gli austriaci, dopo intense trattative segrete, promisero ai congiurati l’invio di una consistente armata e la concessione di numerosi privilegi.
Tiberio Carafa della Stadera principe di Chiusano, Gaetano Gambacorta principe di Macchia, Giambattista di Capua principe della Riccia e proprietario del palazzo, Carlo Domenico di Sangro duca di Vietri e altri baroni del Regno, con la presenza di alcuni agenti segreti austriaci, si riunirono in Napoli in questo palazzo per preparare il piano d’azione contro il governo vicereale; piano che prevedeva, tra l’altro, la presa di Castel Nuovo, l’uccisione del vicerè e l’arrivo di un numero consistente di soldati austriaci.
Anche il marchese Cesare Michelangelo d'Avalos ebbe un ruolo nella congiura, mettendo a sua disposizione i presidi pugliesi e abbruzzesi dei suoi feudi, ma alla fine non si mosse.


Palazzo Di Capua-Marigliano: lo scalone e il terrazzo. Nell'Ottocento il palazzo fu venduto alla famiglia Marigliano del Monte.

All’alba del 23 settembre 1701 furono prese d’assalto le botteghe degli armaioli, il tribunale della Vicaria, le carceri di San Francesco e S. Maria Apparente, le stazioni di gabella.
Fu presa anche la torre di San Lorenzo ove fu esposto un dipinto di Carlo d’Austria e s’innalzarono barricate in vari punti della città.
Venne occupata piazza del Mercato, luogo ideale per incitare il popolo alla rivolta, ma fu proprio questa la parte lacunosa del piano. Sebbene il popolo fosse stanco di pagare numerose gabelle per finanziare le guerre degli spagnoli, simpatizzava più per il vicerè Luis Francisco de la Cerda, duca di Medinaceli, che per il Gambacorta, la cui arringa sortì un flebile effetto e pochi lo seguirono.


J.F.Voet - Luis Francisco de la Cerda, IX duca di Medinaceli (1660-1711), erede per via materna del ducato di Lerma, vicerè di Napoli - Museo del Prado.

Il vicerè, figlio di Juan Francisco de la Cerda valido di Carlo II, era amante della cultura, amico di Giambattista Vico, appassionato di teatro e musica, governante severo ma giusto; il di Capua e il Gambacorta, non differenti dai gentiluomini del loro tempo, avevano poche virtù e molti vizi. Per non parlare di Giuseppe Capece che era stato addirittura condannato per omicidio.
In breve, per tutte queste ragioni, i cannoni e i fucili di Medinaceli ebbero la meglio sulle improvvisate barricate. La presa del Campanile di Santa Chiara non fu facile per la tenace resistenza del Carafa, così dicasi per la torre di San Lorenzo, ultimo baluardo.
Non arrivarono gli aiuti promessi dagli austriaci e i rivoltosi dovettero alla fine fuggire o arrendersi.
Il principe della Riccia, Gambacorta, Carafa e Capece fuggirono: il primo riparò presso il principe Boncompagni Ludovisi e campò per altri 30 anni; Gambacorta e Carfa riuscirono a raggiungere l'Austria; il Capece fu ucciso durante la fuga e la sua testa esposta su uno dei torrioni di Castelnuovo. Il principe di Sangro, invece, fu arrestato e decapitato e i suoi beni vennero confiscati.
Quando l'esito della Guerra di Successione assegnò agli Asburgo il regno di Napoli (1713-1734), i congiurati furono riabilitati.


Carlo Domenico di Sangro (1658-1703), fratellastro del duca di Casacalenda, l'unico giustiziato per aver partecipato alla Congiura di Macchia.

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Cesare Michelangelo d'Avalos (1667-1729), 8° marchese del Vasto.

Non ho trovato immagini degli altri congiurati.

Edited by elena45 - 7/5/2019, 09:27
 
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