Maria Antonietta - Regina di Francia

Il Grand Tour in Italia

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view post Posted on 21/3/2014, 16:57
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Arciduca /Arciduchessa

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Non ho letto questo libro, ma mi piace molto il dipinto della copertina, che raffigura un fenomeno caratteristico dei secoli XVII e XVIII: il Grand Tour in Italia.

Già verso la fine del '500 William Cecil, il primo ministro di Elisabetta I, intraprese per primo una politica di sostegno del viaggio all'estero, utile per la formazione dei giovani aristocratici.

Il filosofo Francis Bacon scriveva nel suo "Of Travel" (1625) che "le cose che dovevano essere viste e osservate erano le corti dei principi, specialmente quando davano le udienze agli ambasciatori; le corti di giustizia e il modo in cui veniva amministrata; le chiese e i monasteri; le mura e le fortificazioni delle città, le esercitazioni militari, gli arsenali; le rovine e le antichità, le biblioteche, le case e i giardini.
Oltre a questo, il tutore doveva mostrare al giovane viaggiatore riti quali le feste, i matrimoni, i funerali e le esecuzioni: tali dimostrazioni non andavano dimenticate.
Raccomandava l'utilità di non fermarsi troppo nella stessa città e di informarsi sui nominativi di persone di qualità, prima di spostarsi da un luogo ad un altro in modo da poterne avere i favori nella città successiva.
Ricordava che zuffe e risse andavano accuratamente evitate.
Era buona norma inoltre che il tutore e il ragazzo conoscessero un minimo della lingua parlata nel paese da visitare e che avessero con sè una guida scritta.
Una buona abitudine era che il giovane tenesse un diario, per fissare le cose viste e imparate (delle quali il precettore avrebbe chiesto il resoconto).
Una volta ritornato in patria, il ragazzo avrebbe dovuto mantenere una corrispondenza con le persone che gli erano sembrate più importanti".


Francis Bacon


Non tutti erano favorevoli a questo tipo di esperienza, coloro che erano contrari non mancavano. Lo stesso William Cecil non si era ritenuto troppo soddisfatto del figlio al suo ritorno dal Grand Tour.
Ma nel corso del 1600, il viaggio era diventato pratica consolidata e riconosciuta come positiva per la formazione di un giovane.

Coloro che partivano erano ragazzi di età compresa tra i 16 e i 22 anni, ed erano accompagnati da un precettore.
Col tempo, oltre ai rampolli delle famiglie aristocratiche, si aggiunsero anche quelli dell'emergente borghesia. D'altro canto, la Corona britannica stanziava appositamente una certa somma per incoraggiare questi viaggi d'istruzione.

Il primo ad usare il termine Grand Tour fu Richard Lassels nel suo "An Italian Voyage" (1670). Da questo termine deriva anche il Petit Tour, un giro più breve.
In effetti, la parola tour, giro, è quella che definisce al meglio questo tipo di viaggio che iniziava e finiva nello stesso luogo.
Quanto al termine grand è appropriato perchè, almeno inizialmente, il viaggio durava anche tre anni!
La Francia era il Paese in cui si sostava più a lungo ( 18 mesi contro i 9-10 in Italia) ma a poco a poco fu l'Italia la vera ragione del Grand Tour.
Oltre al fascino esercitato dalla cultura, dal mito del Bel paese, visto come un vero e proprio museo a cielo aperto per la straordinaria quantità di opere d'arte e reperti antichi, gli inglesi e tutti coloro che provenivano dai paesi del Nord Europa erano attratti dal sole, dalla luce, dalla natura dell'Italia.


Veduta di Roma - Gaspar Van Wittel (detto il Vanvitelli)

Il viaggiatore arrivava generalmente a settembre; se per via mare, sbarcava a Marsiglia o a Nizza e quindi entrava in Italia da Genova; se arrivava via terra, dal Moncenisio entrava a Torino. Raggiungeva Firenze (via costiera Genova - Pisa; via interna Torino - Milano - Bologna). poi toccava Siena e Viterbo, quindi arrivava a Roma ai primi di novembre. Qui il soggiorno si protraeva per parecchi mesi, nei primi tempi anche fino ad aprile, in modo da assistere a tutte le celebrazioni del Natale e della Pasqua, per poi proseguire e arrivare ai primi di giugno a Napoli.
In seguito, quando il viaggio durerà meno tempo, la sosta a Roma sarà più breve: passando per Loreto, Ferrara e Padova si arrivava a Venezia a febbraio, per assistere al famoso carnevale. Quindi, attraversando Vicenza e Verona, si ritornava in patria.

I viaggiatori inglesi prediligevano Venezia, mentre i francesi Roma. Qui era sorta, nel 1666 l' Academie de France, fondata da Colbert, e che ospitava per un certo periodo di tempo giovani artisti stranieri in Italia.

Inizialmente, pochi proseguivano oltre Roma avventurandosi più a sud, verso la Sicilia.
Ma, quando nel 1738 si scoprirono i resti sepolti dalla cenere del Vesuvio di Ercolano, e nel 1763 di Pompei, Napoli divenne una tappa obbligata del Grand Tour.
In particolare, i giovani inglesi si riunivano numerosi attorno alla figura dell'ambasciatore inglese e a Sir William Hamilton, esperto vulcanologo e collezionista di reperti archeologici.


Sir William Hamilton - Joshua Reynolds

Fu Carlo III, sollecitato dalla moglie Maria Amalia di Sassonia, a far riprendere i lavori di scavo, che erano stati abbandonati nei primissimi anni del '700.
Carlo III fece anche realizzare delle copie in acqueforti degli splendidi affreschi che venivano alla luce, permettendone la diffusione.





Incisioni raffiguranti i primi scavi di Pompei

Il re era sempre presente agli scavi, per assistere ai rinvenimenti e discuteva con il pittore Camillo Paderni il modo migliore di esporre le singole opere (che venivano riunite nel palazzo di Portici).


Carlo III - Camillo Paderni


A Pompei lavorò anche il pittore Giovanni Battista Casanova, fratello del più noto Giacomo, con il compito di realizzare delle copie delle decorazioni pittoriche rinvenute e di stabilire quali fossero le migliori da trasportare a Napoli.


Giovanni Battista Casanova

Anche Maria Carolina, regina di Napoli, moglie di Ferdinando IV (succeduto al padre Carlo III ritornato in Spagna) volle recarsi a vedere le meravigliose scoperte di cui si parlava in tutta Europa.
Il marito, grezzo com'era, non era minimamente interessato; Carolina, nelle sue prime lettere alla madre, le scrisse della sua scontentezza e Maria Teresa inviò a Napoli il figlio Giuseppe perchè si rendesse conto della situazione.
Visitando gli scavi, l'imperatore si mostrò enormemente interessato.
Riporto un brano tratto dal Diario di scavo di Pompei, datato 7 aprile 1769, (sperando di non andare troppo OT, ma è davvero molto significativo!!):

"L'Imperatore allora richiese a La Vega quanti operai fossero impiegati in quel lavoro ed avendo inteso che erano 30 disse al Re, come permetteva che andasse un'opera tale così languendo. Al che dicendogli che a poco a poco tutto si sarebbe fatto, l'Imperatore soggiunse che questo era un lavoro da mettervisi tremila uomini e che avesse pensato che cosa simile a quella non vi era nell'Europa, nell'Asia, nell'Africa e nell'America e che questa faceva un onore speciale al regno; e richiese al Re chi avesse l'incarico di queste antichità; rispose di essere il marchese Tanucci. La Maestà della Regina dimostrava dispiacere di questo stesso e unitamente faceva premura al Re, che si desse vigore a tale opera" e continuando la visita "l'Imperatore...non cessava di stimolare con le maniere le più forti il Re, perchè facesse di queste cose più pregio..."

Dopo la visita dell'Imperatore Giuseppe II e l'interesse dimostrato soprattutto da Maria Carolina, gli scavi ebbero un nuovo impulso.

Nel 1779 si inaugurò il Museo dove tuttora sono esposti le opere e gli oggetti rinvenuti nei siti archeologici.
"Tutto il mondo era ormai venuto a conoscenza degli splendidi risultati di quegli scavi e ogni letterato o amante di scienze umanistiche veniva ad ammirare le meraviglie di Napoli. Tra questi anche Goethe che fu a Pompei l'11 marzo 1787" nel corso del suo Grand Tour in Italia.
 
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view post Posted on 22/3/2014, 12:44
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Marie-Antoinette

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E ieri a Pompei crollava un altro pezzo di quel tesoro inestimabile.
 
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view post Posted on 22/3/2014, 17:32
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (MmeAnna @ 22/3/2014, 12:44) 
E ieri a Pompei crollava un altro pezzo di quel tesoro inestimabile.

Già...Ecco perchè il brano riportato mi sembrava significativo: le parole dell'Imperatore Giuseppe II all'indolente Ferdinando IV "che si facesse di queste cose più pregio" sono ancora attualissime, dopo più di due secoli...

"Il ritrovamento e lo scavo delle città romane sepolte dal Vesuvio, a partire dal 1770, fu uno dei grandi fatti culturali del secolo" ed ebbe un'enorme eco in tutta Europa.

Oltre a Maria Carolina d'Austria, in seguito anche Carolina Bonaparte (divenuta regina di Napoli nel 1808) prese a cuore gli scavi di Ercolano e Pompei: vi si recava regolarmente, incentivando gli operai e gratificandoli di tasca propria ad ogni scoperta.
Dato l'entusiasmo della regina ad ogni nuova scoperta, molto spesso venivano organizzati "falsi ritrovamenti", ricoprendo reperti già venuti in superficie e facendo finta di trovarli al momento.


Maria Carolina d'Austria


Carolina Bonaparte


Disegno ottocentesco

Molti dei reperti archeologici ritrovati negli scavi, uscirono però dall'Italia al seguito di collezionisti stranieri "dando vita alle grandi raccolte principesche, per diventare la spina dorsale dei più grandi musei d'Europa".

Ritornando al Grand Tour, nel corso del '700 divenne un fenomeno sempre più diffuso.
La formazione culturale di un nobile o anche di una signorina di buona famiglia (questo verso la fine del secolo) non poteva ritenersi completa senza un viaggio europeo, del quale l'Italia era la meta essenziale.

Iniziarono a diffondersi le guide con i consigli per il viaggio. Tra queste, "Nuovo viaggio in Italia" pubblicata nel 1691, si proponeva di scrivere "cose nuove o poco conosciute" differenziandosi dalla già abbondante letteratura esistente.




Opera di Maximilien Misson, un magistrato francese emigrato in Inghilterra per motivi religiosi, scritta sotto forma di lettere, si proponeva tra l'altro, di raccontare quello che era rimasto delle vestigia antiche in raffronto a ciò di cui i testi classici raccontavano.
Inoltre, descriveva minuziosamente anche le piccole città meno visitate.
Di Parma, ad esempio, descrive lo splendido Gran Teatro: "E' una cosa rara, né Parigi né Venezia ne hanno di simili. E' di una grandezza e bellezza straordinari".
Misson era stato in Italia per un periodo di 6 mesi, tra il 1687 e il 1688, proprio come precettore di un giovane aristocratico inglese e da ugonotto, dà anche uno sguardo critico e un po' dissacrante dell'opulenza della Chiesa di Roma.
La sua guida sarà un vademecum utilizzato durante tutto il '700.

Anche l'inglese Marianna Starke (1761 ca - 1838) scrisse una guida rivolta un po' a tutte le categorie di persone che si mettevano in viaggio per il Tour.
Nel corso del tempo, infatti, non più solo i giovani nobili affrontavano il Gran Tour, ma anche letterati, artisti, uomini d'affari, famiglie intere, giovani donne, persone sole.
La sua guida, dettagliatissima, venne citata anche da Stendhal, per l'accuratezza delle informazioni pratiche, inclusi i prezzi di cibi e bevande!
 
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view post Posted on 23/3/2014, 12:48
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Marie-Antoinette

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Il Grand Tour fu occasione per la pubblicazione di numerosi libri guida: uno dei primi fu An Account of Some of the Statues, Bas-Reliefs, Drawings, and Pictures in Italy (1722), scritto dai pittori inglesi Jonathan Richardson il Vecchio (1665-1745) e suo figlio Jonathan Richardson il Giovane (1694-1771).
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 23/3/2014, 16:51




Anche se immagino lo conosciate tutti, segnalo il sito www.archive.org che consente l'accesso alla copia fisica del libro cercato che magari si trova dall'altra parte del mondo, in qualche biblioteca statunitense, canadese o di chissà dove.

Ad esempio questo è il risultato della ricerca sulle opere di Misson:

https://archive.org/search.php?query=Maxim...diatype%3Atexts

Qui l'opera citata, nell'edizione 1743, cioè oltre quarant'anni dopo la prima edizione:

https://archive.org/details/voyageditalieda00missgoog

Si può scegliere fra vari formati, partendo dal libro in immagine fisica, per passare a trascrizioni di testo. Queste ultime ho notato che spesso risentono della datazione del carattere di stampa che conduce a frequenti errori nella trascrizione. Visto che è anche possibile stampare le singole pagine del testo originale, con una buona stampante è possibile riprodurre l'intero libro. Per chi ha pazienza, abilità e cartucce da consumare, oltre a risme di carta dell'epoca, è possibile metter su una stamperia di falsi autentici da mettere sullo scaffale. Naturalmente ci vuole pure un rilegatore che sappia il fatto suo...

Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 23/3/2014, 22:48
 
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view post Posted on 24/3/2014, 10:44
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Arciduca /Arciduchessa

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Grazie Adriano, per aver postato il link di archive.com per poter leggere l'opera di Misson! Io l'avevo trovata in un altro sito, ma questo è più scorrevole.

A proposito della guida di Misson, il riferimento al Teatro di Parma è indicativo del ruolo che aveva all'epoca, e durante tutto il '700, l'Italia in campo musicale: la penisola "poteva vantare un indiscutibile primato" rispetto alle altre nazioni europee.

Nella prima metà del '700, ad esempio, sotto la direzione di Antonio Vivaldi, l'Orchestra femminile della Pietà, aveva raggiunto vertici di assoluta eccellenza, ed era molto apprezzata anche fuori dell'italia.
C'è un dipinto che testimonia di un concerto del celebre coro, tenuto il 20 gennaio 1782 in onore degli arciduchi russi, chiamati Conti del Nord:


Concerto di dame al casino dei Filarmonici - Francesco Guardi

(Del coro della Pietà parla brevemente Almagnac qui: #entry549063483

Sempre prendendo spunto dalla guida di Maximilien Misson, è fuor di dubbio che c'era un divario tra ciò che il visitatore straniero trovava in Italia all'epoca e quello che era l'antico splendore della culla della civiltà classica.
In campo sociale, l'Italia era molto arretrata, rispetto ad esempio anche solo all'Inghilterra, che procedeva spedita verso la Rivoluzione industriale, o all'Austria di Maria Teresa.
Ma, in ogni caso, l'importanza del Bel paese per quanto riguarda la storia dell'arte antica era immutata.
"L'immagine tipica dell'Italia divenne la veduta della campagna romana o dei campi Flegrei, un paesaggio costellato di reperti antichi, con una natura di commovente bellezza", dove si muovono contadini e popolani in costume tradizionale.
Certo, "un quadro più folkloristico che reale" ma che è ancora, se ci pensiamo bene, nell'immaginario dei turisti che vengono in Italia!

Questa rappresentazione della penisola riempie quadri realizzati da grandi artisti, che lavoravano proprio per i gentiluomini del Grand Tour: sono il Canaletto, Giovan Paolo Panini, Francesco Guardi, Bernardo Bellotto.
Le vedute di Roma, di Venezia, di Firenze ad opera di questi pittori sono come delle preziosissime cartoline, che i viaggiatori internazionali riportavano con sè in patria.

Il precursore degli artisti vedutisti fu il già citato Gaspar Van Wittel (1653-1736), un pittore olandese naturalizzato italiano.
Ecco alcune vedute di Roma e Napoli.







 
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view post Posted on 24/3/2014, 12:22
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Marie-Antoinette

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Bellissimi i dipinti!
E' vero,nel viaggiatore straniero e' rimasta un'idea folkoristica dell'Italia. I gran tour hanno enormemente contribuito a far conoscere al mondo le bellezze artistiche del nostro paese.
 
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view post Posted on 25/3/2014, 10:14
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Arciduca /Arciduchessa

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Sì, questi dipinti sono davvero bellissimi!
Un notevole influsso sui vedutisti, di cui fu uno degli esponenti più raffinati, diede il piacentino Giovan Paolo Pannini (o Panini) (1691-1765).





Il dipinto qui sopra è un capriccio: gli edifici, fedelmente riprodotti, vengono combinati con architetture di fantasia o con rovine di luoghi diversi ma riuniti insieme.

Un altro esempio di capriccio nel quadro dello stupefacente Bernardo Bellotto (1721-1780), pittore veneziano, nipote di Canaletto.



Capriccio padovano


L'Arno a Firenze


Campagna lombarda

Queste sono opere giovanili, eseguite nei primi anni della sua carriera; a 26 anni, infatti, lasciò Venezia per accogliere l'invito dell'Elettore di Sassonia Augusto III e si trasferì a Dresda, dove divenne pittore di corte.
Nel 1758 fu chiamato a Vienna dall'Imperatrice Maria Teresa.
(I dipinti eseguiti a Dresda, a Vienna, in seguito a Monaco (presso l'Elettore di Baviera) sono caratterizzati da una nitidezza e una luminosità splendide!!).

Il più celebre tra i vedutisti è certamente il veneziano Canaletto, (Giovanni Antonio Canal, 1697-1768).
I suoi quadri erano destinati quasi esclusivamente all'esportazione: Venezia era infatti una delle tappe preferite dai viaggiatori del Grand Tour, in particolar modo di quelli inglesi.
Fu l'impresario teatrale Owen Mc Swiney, suo grande estimatore, a metterlo per primo in contatto con i committenti inglesi: per questi ultimi, a partire dal 1728 il Canaletto iniziò ad eseguire vedute di Venezia, scegliendo scorci monumentali, ripresi in giornate limpide e serene.



Il Bucintoro al Molo, il giorno dell'Ascensione, uno dei dipinti più celebri, che fa parte della serie delle rappresentazioni celebrative (conservato a Torino).









Il pittore veneziano riscosse grande successo tra i committenti inglesi; il console a Venezia Joseph Smith (tra l'altro ricchissimo collezionista d'arte) gli commissionò, nel corso degli anni, decine di dipinti (in seguito acquistati in blocco dal re d'Inghilterra Giorgio III) e intere serie di incisioni.
Nel 1746 Canaletto si trasferì a Londra, dove continuò ad eseguire vedute di Venezia (realizzate utilizzando precisissimi taccuini di disegni) nonchè della capitale e della campagna inglesi. Ad es.
#entry549208532

Le vedute del Canaletto erano eseguito utilizzando, in parte, la camera ottica, che permetteva di realizzare opere minuziosamente perfette.
 
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view post Posted on 26/3/2014, 10:36
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Arciduca /Arciduchessa

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A Roma era consuetudine, per i viaggiatori del Grand Tour, farsi fare un ritratto.
L'artista che più eccelse in questa pratica fu Pompeo Batoni (1708-1787).
Pittore toscano, stabilitosi presto a Roma, eseguì numerosi ritratti, in particolare per i committenti inglesi.


Ritratto del quinto conte di Shaftesbury


Ritratto di Sir Wyndham Knatchbull-Windham

Il ritratto risale al 1758-1759, periodo in cui il baronetto fece il suo Grand Tour al ritorno del quale, nel 1760, divenne membro del parlamento inglese.
(Mi piace molto l'idea di ritrarre anche l'affezionato cagnolino-che compare in moltissimi altri ritratti di questi gentiluomini inglesi- e che qui gioca con il suo padrone).



Ritratto di Francis Basset, Primo Barone di Dunstanville e Basset

Questo ritratto, eseguito nel 1778 (vent'anni dopo quello del baronetto Knatchbull...e Batoni ancora era richiestissimo per questo tipo di dipinti!) ritrae il ventenne Fancis Basset nella sosta a Roma del suo Grand Tour ( intrapreso nel 1777 in compagnia del reverendo Sandys come cicerone): sullo sfondo si intravvedono Castel Sant'Angelo e San Pietro e non mancano, naturalmente, le rovine in primo piano.


Ritratto di Thomas Tayleur, Primo Marchese di Headfort


Ritratto di Mary Quin, Marchesa di Headfort

Il dipinto (1782) ritrae la moglie del primo marchese di Headfort (irlandesi) che tiene in grembo la figlioletta appena nata Mary: sembra proprio una Madonna rinascimentale!



Ritratto di John Chetwynd- Talbot, Primo Conte di Talbot


Ritratto di Philip Metcalfe

In questo ritratto predomina il volto del ricco collezionista d'arte inglese, e solo sullo sfondo si intravvede il Colosseo.
 
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view post Posted on 28/3/2014, 12:00
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Arciduca /Arciduchessa

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Idealmente, dall'esperienza del Grand Tour, un giovane doveva ritornare a casa non soltanto con un ritratto sullo sfondo delle vestigia e dei monumenti di Roma, ma con una nuova maturità, un gusto affinato, una migliore conoscenza delle culture straniere.

Ho trovato una serie di lettere, davvero molto interessanti per capire il significato del Grand Tour nel '700, scritte da Philip Dormer Stanhope, Quarto conte di Chesterfield al figlio Philip.
Philip compì il Grand Tour accompagnato da Walter Harte, studioso e poeta amico di Alexander Pope.
Ne riporto alcuni stralci di una, datata 15 maggio 1749:

Caro ragazzo,
questa lettera ti troverà, spero, applicato seriamente ai tuoi studi a Torino, dopo gli affanni e la dissipazione del carnevale di Venezia.
Voglio dire che il tuo soggiorno a Torino dovrebbe essere, e mi compiaccio che lo sia, un utile periodo per la tua educazione; ma allo stesso tempo, devo dirti che non sono mai stato così in ansia per te come ora sento di essere.
Mr. Harte avrà cura di tenerti lontano dai pericoli, ma anche tu, con il tuo buon senso, cerca di stare attento.
Sono informato che ci sono molti inglesi all'Accademia di Torino; non so chi sono ma so del comportamento indecente e gretto dei miei giovani connazionali all'estero, specialmente quando sono insieme numerosi.
Non farti coinvolgere. Non sei stato mandato all'estero per fare conservazione con i tuoi connazionali, se stai fra loro avrai meno possibilità di imparare sia la lingua che i modi del paese che ti ospita.
Desidero che tu non abbia contatti nè amicizia con queste persone. Mr. Harte ha l'ordine di riportati subito qui al primo cenno di un tuo comportamento non corretto, e so che egli è molto scrupoloso.
Sappi inoltre che ho il costante resoconto di come ti comporti dal conte di Salmour, il governatore dell'Accademia, il cui figlio è qui ora.
Desidero che tu ti applichi diligentemente ai tuoi esercizi di danza, scherma, equitazione all'Accademia.
Non dimenticare di curare il tuo abbigliamento e cerca sempre di essere
bien mis.

Insomma, i consigli che un padre particolarmente rigoroso darebbe al figlio in partenza per l'Erasmus! :)

A proposito dell'Accademia Reale di Torino, dalla fine del '600 era appositamente destinata all'educazione dei rampolli dell'alta nobiltà piemontese e straniera (vi studiò, tra gli altri, anche Vittorio Alfieri).

Un ultimo aneddoto, relativo al fatto che i giovani inglesi impegnati nel Grand Tour tendevano a comportarsi non proprio bene, così come il loro rango farebbe supporre, nonostante i solerti precettori.
A proposito di Philip Metcalfe (l'ultimo ritratto che ho postato), costui in Inghilterra fece parte della Society of Dilettanti, un gruppo che riuniva chi era stato in Italia con il Grand Tour e, come scriveva lo scrittore Horace Walpole "...un club dove i due capi, Lord Middlesex e Sir Francis Dashwood erano raramente sobri durante tutto il tempo in Italia"...!

Edited by reine Claude - 10/6/2016, 10:11
 
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view post Posted on 28/3/2014, 12:26
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Marie-Antoinette

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Interessante la lettera,mi piacerebbe leggerne altre.
Anche il conte Fersen fece tappa a Torino durante il suo Gran Tour.
I secoli passano,ma gli uomini restano gli stessi! Anche oggi,i ragazzi che viaggiano per l'Europa,non tengono tutti un comportamento irreprensibile.
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 28/3/2014, 19:51




Grazie Tiziana, immagini bellissime!

Il padre inglese però ansioso, astioso e pure.... palloso! Eccheccavolo!

I visitatori stranieri si uniformavano volentierissimo alle usanze nostrane soprattutto ad una: il cicisbeismo e ciò perché il fenomeno era un'esclusiva assoluta delle nostre città. Le testimonianze in tal senso sono numerosissime e non si contano le lettere in cui con curiosità, approvazione o riprovazione veniva descritta la cosa.

Riporto il passo della voce di wiki (da me completamente ristrutturata nel 2008), in cui si parla di ciò, con le note relative:

Anche in questo caso ampie notizie sull’argomento, trovato di volta in volta interessante, ameno o riprovevole, sono state scritte in seguito al rituale “viaggio in Italia” compiuto da celebri personaggi stranieri. Qui si può spaziare dalle memorie di de Brosses a quelle di de Lalande passando per Sharp[2] paladino indiscusso dell’anticicisbeismo. Altro viaggiatore che non manca di fare una puntuale osservazione sulla questione è il marchese De Sade[3] e la unanime attenzione verso questa usanza spiega quale rilevanza potesse avere nella società del tempo. È da notare che gli stranieri in visita in Italia, vi si adattavano con facilità e curiosità, lasciandone frequenti tracce in lettere e memorie.[4]

Note
1^ Per quanto riguarda la diffusione dell'usanza nelle varie città, si veda l'ampia analisi compiuta da R. Bizzocchi nel capitolo "Una geopolitica dei cicisbei" in Cicisbei, morale privata... Cit. In bibl. pag. 160 e seg. Le uniche eccezioni a questa collocazione geografica si possono ravvisare in usanze paragonabili al cicisbeismo quali il cortejo spagnolo o la figura del petit maître in Francia.
2^ Samuel Sharp (1700 – 1778), medico e letterato inglese, Letters from Italy, describing customs and manners in the years 1765-66
3^ A proposito dell'usanza nel Regno di Napoli il marchese osserva: Il cicisbeismo, tanto diffuso a Firenze e a Genova, qui è ignoto (Viaggio in Italia, Boringhieri 1996 pag.215).
4^ Tra gli stranieri che praticarono il cicisbeismo, durante la loro permanenza in Italia, si annoverano Dominique Vivant Denon con Isabella Teotochi Albrizzi e Horace Walpole con Elisabetta Capponi Grifoni.


Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 28/3/2014, 20:19
 
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Pamplemousse
view post Posted on 28/3/2014, 21:47




Gran bel post! Per quanto riguarda il libro: in effetti ha una copertina stupenda, mi è venuta una voglia matta di comprarlo...maledette case editrici anglosassoni, sanno proprio vendersi per bene!

Volevo spendere qualche parola di più a proposito della situazione di Pompei...ecco, lo stato pietoso in cui versava Pompei già all'epoca è una delle più efficaci dimostrazioni di quanto sia erroneo il revisionismo storico nei confronti dei Borboni. Sia chiaro, la verità come al solito sta nel mezzo: è vero che il Regno delle Due Sicilie non era esattamente così arretrato come fu descritto dalla propaganda pro-unitaria (o sarebbe meglio pro-colonizzazione?), ma non era nemmeno quell'El Dorado descritto da tanti revisionisti.
Purtroppo anche io, quando'ero più piccino e ingenuo, tendevo a credere alle belle favolette raccontate a proposito del Regno delle Due Sicilie, ma col tempo mi sono reso conto che quei tanto celebrati "primati" (la prima ferrovia d'Italia, il primo acquario, il primo teatro lirico ecc.) non erano che finalizzati alla politica autocelebrativa dei Borboni, che di fatti non avvertivano la necessità di dotare il territorio delle strutture e dei servizi più elementari. Qualche piccolo esempio: ok, i Borbone costruirono la prima ferrovia d'Italia: la tratta in questione era Napoli-Portici, una distanza ridicola, persino per quei tempi (Portici in effetti confina con Napoli), per non parlare del fatto che quella fu l'unica tratta ad essere costruita...nondimeno, a dispetto di questo piccolo progresso, c'è anche da dire che lo stato della rete viaria del Regno era a dir poco pietoso. A tal proposito mi viene in mente la battuta emblematica di Burt Lancaster ne "Il Gattopardo", quando il principe di Saline dice:"Spero che Garibaldi almeno ci costruisca le strade!" (che illuso che era, poverello).

Potrei stare fino all'eternità a parlare di questi argomenti, però meglio non continuare, ché già sono andato OT. Giusto per ritornare in tema, è curioso notare che oggi, presso gli studenti universitari americani (specie quelli con una famiglia particolarmente facoltosa alle spalle) il "semestre in Europa" (ma talvolta anche l'intero anno accademico) è ritenuto un passaggio fondamentale per la propria formazione, e come individui, e da un punto di vista professionale (si tratta comunque di una voce in più nel curriculum). E' davvero curioso notare come nonostante l'umanità cambi sempre di più, determinate pratiche, seppur inconsapevolmente, restano immutabili.

CITAZIONE (MmeAnna @ 28/3/2014, 12:26) 
I secoli passano,ma gli uomini restano gli stessi! Anche oggi,i ragazzi che viaggiano per l'Europa,non tengono tutti un comportamento irreprensibile.

Ho visto solo ora che ho scritto quasi la stessa cosa tua, lol! Bisogna anche tener conto di un altro fattore: nonostante la morale cattolica dell'Italica, il nostro Paese era considerato soprattutto come una terra che offriva al visitatore i piaceri più disparati, specialmente dai viaggiatori che venivano da terre dominate dal Protestantesimo.
Immaginate che effetto doveva fare agli occhi di uno svizzero o di un olandese, dove già all'epoca tutto era rigidamente controllato dallo Stato, venire qua e trovare a disposizione ogni genere di piacere a loro disposizione, dai casini dediti al gioco d'azzardo alle case di piacere. Non a caso nella seconda metà dell'800, quando l'Occidente inizierà ad intensificare i suoi rapporti con la Cina e con il Giappone, saranno queste due "nuove" terre ad assumere i connotati "sensualistici" che prima erano prerogativa dell'Italia, ma anche dell'Impero Ottomano, della Siria o dell'Egitto.
 
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view post Posted on 28/3/2014, 22:17
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Delfino / Delfina

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CITAZIONE
Il padre inglese però ansioso, astioso e pure.... palloso! Eccheccavolo!

Povero Chesterfield, mi pare di ricordare che i suoi tentativi di educare il figlio si sono risolti in una gran delusione. L'edizione Adelphi delle lettere dovrebbe essere ancora disponibile:

314WIiUfNWL._

http://www.amazon.it/Lettere-figlio-1750-1...+lettere+figlio
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 28/3/2014, 22:32




Pamp il libro è caro se rilegato ma costa poco più di 20€ se morbido:

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Quanto alle motivazioni del viaggio per me erano e sono sempre le stesse: l'Italia aveva ed ha ancora i più grandi giacimenti artistici del mondo. Quindi si veniva e si viene per ammirare infinite opere d'arte, quadri, monumenti, architetture ecc. in più, ed anche questo è un caso unico, possiede vestigia romane immense sparse dappertutto ma se ne trovano anche altrove, ad esempio in Turchia. In Italia però c'è anche tutta una serie di opere successive di tutte le epoche che altrove non ci sono. È questo il vero motivo.

Poi, di contorno, ci poteva essere pure qualche passatempo, visto e considerato che si trattava di nobili e spesso molto giovani rampolli di famiglie altolocate e benestanti. Qualche svago dovevano pur prenderselo no? Anche perché, vista la durata del viaggio (6/12 mesi), mica potevano votarsi alla castità per il relativo periodo!

Ciò premesso ti assicuro che anche nei paesi protestanti c'era un fiorire di sex workers e che l'industria del sesso marciava a pieno regime. Come facilmente si evince dalle testimonianze letterarie, memorialistiche ed epistolari dell'epoca. Quindi non c'era bisogno di venire in Italia apposta ma trovandosi in loco why not? Per quanto riguarda Venezia i cataloghi delle "honeste cortesane" giravano a stampa già nel '500 con nomi, indirizzi, prezzi ecc.

Quanto alla "morale cattolica" ha sempre convissuto meravigliosamente con peccati, peccatori e soprattutto peccatrici. Anzi pare che peccati carnali, confessioni, pentimenti e assoluzioni costituissero le fasi di un motore a 4 tempi che marciava come un orologio. Già nel '500 a Roma il numero delle rinomate cortigiane era molto elevato ed erano notoriamente frequentate da rappresentanti di tutte le categorie (nessuna esclusa). Perciò....

Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 28/3/2014, 22:59
 
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