Maria Antonietta - Regina di Francia

La Villa inglese del '700

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reine Claude
view post Posted on 19/8/2014, 15:05 by: reine Claude
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CITAZIONE (Giacomo Girolamo Casanova @ 18/8/2014, 22:32) 
Ohibò, confesso che l'otto volante su cui si passa dalle ville romane di Plinio, e all'otium cum dignitate ciceroniano (poco spontaneo per la verità e molto "indotto"), alle ville palladiane della Venezia cinquecentesca, per approdare infine agli epigoni inglesi, passando però per Petrarca, mi ha causato un leggero capogiro.

In attesa di riordinare le idee, osservo che il ponte di stile palladiano, ricorda molto da vicino il famoso progetto elaborato dall'architetto padovano per il ponte di Rialto

(IMG:http://i58.tinypic.com/1ioh8n.jpg)

che però fu bocciato clamorosamente e infatti il ponte in questione è come lo si vede oggidì.

Comunque il rapido excursus meriterebbe un cospicuo approfondimento.

Il filo che lega tutto questo è lo stesso, ma in effetti devo aggiungere ancora qualcosa! :)

Come già accennato da Elena, fu Lord Burlington a risvegliare lo stile palladiano.
Egli compì il suo viaggio formativo, il Grand Tour, nel 1714, a 20 anni e rimase in Italia per 6 mesi.
Quella per le teorie e per le costruzioni del Palladio fu una vera folgorazione per il giovane Lord.


Richard Boyle, terzo conte di Burlington - (1694-1753)

I lavori del Palladio "fornivano un modello di decoro solenne ma cordiale, maestoso ma non stravagante, in reazione al barocco sfrenato dei castelli opulenti" disegnati in quegli anni in particolare da Sir John Vanbrugh (suoi lavori ad es. Howard Castle per Lord Carlisle e Blenheim per il Duca di Marlbourough).

Tra il 1715 e il 1716, già ritornato a Londra, Lord Burlington si apprestava a ricevere i volumi iniziali di due nuove importanti pubblicazioni curate da Giacomo Leoni: i"I quattro libri dell'Architettura" di Andrea Palladio e il primo dei tre volumi del "Vitruvius Britannicus (1715-1725) pubblicati a Londra dall'architetto scozzese Colen Campbell.



Il "Vitruvius Britannicus" era una "anglicizzazione della edizione palladiana del trattato latino" e conteneva le linee guida delle teorie dell'architetto veneto.

Per Lord Burlington, entusiasta sostenitore di questa nuova corrente, Colen Campbell lavorò alla costruzione della Burlington House, a Piccadilly.

Per studiare meglio le opere del Palladio, Lord Burlington nell'estate del 1719 partì nuovamente alla volta dell'Italia.
Sostando a Genova incontrò William Kent. Già conosciutisi a Roma in occasione del primo viaggio in Italia nel 1714, ebbero modo di approfondire la conoscenza e divennero in seguito grandi amici, collaborando insieme a lungo.

Lord Burlington giunse a Venezia in ottobre e rimase impressionato dalla chiesa di S. Giorgio Maggiore, progettata dal Palladio a partire dal 1566.
In seguito si recò a Vicenza, dove erano numerose le Ville costruite dall'architetto veneto.
Tra queste Villa Almerico Capra meglio conosciuta come la Rotonda, la più famosa e la più copiata opera architettonica del Palladio.




Pianta della Villa da "I quattro libri dell'Architettura" - 1570


Nel corso del quinto decennio del XVIII secolo il vocabolo Villa venne ad identificare un edificio non grande con 5 aperture sul fronte in sequenza 1-3-1, mentre l'edificio di più ampie dimensioni, destinato a feste e divertimenti, continuò ad essere definito casa di campagna.
Il modello della Villa era palladiano ma l'ispirazione derivava dal disegno progettuale di Inigo Jones per la Queen's House di Greenwich, che rimane il primo edificio in cui vennero introdotti, in Inghilterra, le proporzioni e il gusto del Palladio.


Ritornando alle descrizioni di Plinio il Giovane, del Petrarca, del Palladio stesso del vivere in Villa, è da ricordare che in Inghilterra nei primi due decenni del '700 si era in piena Augustan Age, una corrente letteraria così chiamata per aver provocato la riscoperta dei poeti latini della prima età imperiale e in particolare della poesia bucolica di Virgilio e Orazio.
Questo diede un impulso intellettuale al gusto emergente della Villa e del significato che ne era connesso.

Il poeta Alexander Pope, a questo proposito, "svolse un ruolo decisivo attraverso la sua vasta cerchia di amici, comprendente anche gli aristocratici banditi da corte, e attraverso i suoi scritti".

Quanto ad Angelo Querini e alla sua Villa di Altichiero, è un vero peccato che non esista più.
Penso che anche il politico veneziano intendesse la vita di Villa come già nel '500 il suo conterraneo Alvise Cornaro (che ad Este aveva fatto costruire Villa Cornaro Benvenuti) o Pietro Bembo (sua Villa Monzino ad Abano terme, Padova) per citare solo due nomi.
La Villa sintetizzava il luogo dedicato all'otium costruttivo, finalizzato alla meditazione, al pensiero e dedicato anche al contatto con la natura e più in particolare con l'agricoltura.
Ecco anche perchè il riferimento al Petrarca (Bembo si rifaceva al Poeta aretino).
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Comunque, anche i giardini di questo periodo venivano ideati con intenzioni intellettuali e simboliche.
Un esempio, il giardino di Valsanzibio, a Galzignano (Pd).

"In parte, il cambiamento nella concezione dei giardini fu un riflesso di nuovi interessi letterari e filosofici nella cerchia dei mecenati di tendenze liberali che avevano promosso e sostenuto il palladianesimo".

Edited by reine Claude - 19/8/2014, 17:12
 
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