Maria Antonietta - Regina di Francia

Diario di viaggio 2014, Splendori e miserie dei cortigiani

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view post Posted on 17/8/2014, 23:22
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Marie-Antoinette

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Capitolo primo: riusciranno i nostri eroi?



vasiDopo quattro anni (finalmente) decidiamo di prenderci una pausa e andare in vacanza di nuovo, la destinazione non è nemmeno da chiedere: Versailles con annessa Parigi e dintorni, naturalmente. Il destino birichino le ha provate tutte per tenerci a casa, dalla cessata attività del nostro vecchio hotel di affezione (esattamente di fronte alla stazione della RER, Rive Gauche) alla difficoltà di trovare i biglietti del treno a tariffe accettabili, alle regole bizantine che il palazzo di Versailles impone per prenotare le visite, all’invenzione dei miei allegri padroni di farci lavorare anche di sabato notte per cui siamo obbligati a rimandare la partenza a un lunedì.

Lunedì 4 agosto, per la precisione.

Il treno ci aspetta in stazione a Verona, noi usciamo da casa un’ora e mezza prima a scanso di equivoci; arrivati in stazione mi accorgo di aver lasciato a casa il portafoglio con la carta d’identità: sono recidivo, l’altra volta però l’avevo lasciato a Padova, stavolta è stato sufficiente mobilitare i suoceri perché andassero a recuperarlo in casa e farmi portare da mia cognata al casello dell’autostrada dove ci aspettavano. Il destino è birichino, il mio livello di attenzione è invece affidabilissimo.

trofeoSaliti in treno facciamo conoscenza con i nostri compagni di scompartimento: madre, padre e figlia. Sorpresa: finora su quattro viaggi c’erano capitati cinesi e coreani, invece questi sono di Roma o giù di lì dall’accento. Circa papà non abbiamo capito se i topi morti li mangiasse crudi o no, ma aveva una fiatata da stendere un orso a venti metri; la figlia approssimativamente ventenne era un ghiro al lavoro, dormicchiava anche da sveglia; la mamma era un po’ svagata: a metà della notte s’è rovesciata nella cuccetta perché sua luce di cortesia la infastidiva ma non aveva capito che le bastava spegnerla. Certo, il fatto che ci fosse un interruttore sotto la lampada con scritto “0 – 1” avrebbe dovuto fare venire in mente qualcosa… ma la vera perla del viaggio è stata una frase captata da un altro passeggero; non ricordo bene dove fossimo, credo a sud di Fontainebleau ma non ho la certezza. So solo che stavamo attraversando una cittadina costeggiando un fiume, e mentre facevamo colazione nel vagone ristorante cogliamo delle parole enigmatiche, rivolte da un viaggiatore a un altro mentre fiancheggiavamo una grande costruzione con una croce rossa dipinta su un muro: “Dev’essere un ospedale, ha su una croce templare. Tutti gli ospedali sono costruiti vicino ai fiumi”.

Per fortuna l’ho scoperto, finora non avevo mai capito come facessero a smaltire i cadaveri.



Qualche ora dopo, una volta depositate le valigie in albergo, passeggiamo per Versailles in attesa dell’arrivo di un’amica; la coda immensa di gente al castello usciva perfino dalla Cour Royale e ci ha fatto decidere per una passeggiata tranquilla per la città, alla scoperta di angoli che di solito i turisti non vedono: come magari le scuderie, la Grande e la Petite Ecurie, che sono aperte solo una manciata di giorni all’anno in occasione di eventi straordinari e ospitano rispettivamente l’accademia dello spettacolo equestre e la galleria contenente le statue e i calchi che non vengono esposti per diversi motivi al castello. Sul cancello della Petite Ecurie c’è un cartello che enumera delle date di apertura della gipsoteca: le domeniche 6 luglio, 3 agosto e 7 settembre: ovviamente noi arriviamo a Versailles il 5 agosto, maledetto tempismo.



portoneCerchiamo di consolarci, a pochi passi da lì c’è la biblioteca municipale, ex Hôtel des Affaires Étrangères et de la Marine: sorpresa! È chiusa per due settimane a partire dal 5 agosto. Governo ladro.


vetrinaNel frattempo la nostra amica J. ci raggiunge, e la portiamo a vedere la vetrina di un negozio, peraltro chiuso, che realizza gadget personalizzati: avevamo una mezza idea di farci fare qualche cosa di inusuale (e temo anche terribilmente tamarro, come tutti i souvenir di quel genere) nei giorni successivi.
Il negozietto è in Rue du vieux Versailles, a due passi dal castello: si chiama così perché il nucleo dell’antico borgo di Versailles sorgeva lì; per la precisione il borgo era situato approssimativamente nello spazio che ora delimitano le strade rue de Saint-Julien, rue de Satory, rue de l'Orangerie e rue de l'Indépendance Américaine. C’era un castello (dimora signorile) costruito a nord del villaggio, una chiesa dedicata a San Giuliano dove ora sorge il Grand Commun, e un cimitero era posto dove ora troviamo l’hotel d’Orléans, appunto in rue du Vieux Versailles.



Cena tranquilla e innaffiata da fiumi di sidro (già che c’ero ne ho approfittato!) in una crêperie lì vicino, Le Phare Saint-Louis. Le crêpes erano ottime, il servizio gagliardo ed efficiente: la consiglio.


La serata è finita prestino, noi eravamo troppo stanchi per girovagare a lungo non avendo dormito quasi nulla in treno. Già, ho dimenticato di diverlo… abbiamo viaggiato con Thello, e abbiamo scoperto che le sue cuccette hanno una particolarità: chi dorme nel loculo inferiore si deve preparare spiritualmente a essere schiaffeggiato tutta la notte dallo schienale dei sedili che pende dalla cuccetta di mezzo (ricavata appunto dalla parte alta dei sedili) che non c’è mezzo alcuno di bloccare. Testuali parole dette ridendo da uno del personale: “Su questo treno qui che pretendi?”



Edited by Maurº - 19/8/2014, 17:58
 
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view post Posted on 18/8/2014, 07:34
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Arciduca /Arciduchessa

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Ma il diario continua, vero? Non è finito qui...
E' troppo divertente leggere i tuoi resoconti di viaggio!! :)

Insomma, avete scelto proprio il periodo adatto...era quasi tutto chiuso!! :cry:


Carino il negozio di souvenirs personalizzati, non sembrano cose così tamarre, anzi... :)
Bella la creperie!! :wub:

Aspetto il resto... :) :)
 
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view post Posted on 18/8/2014, 11:24
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Marie-Antoinette

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Divertentissimo,spero ci sia un seguito :D
 
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view post Posted on 18/8/2014, 14:12
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Marie-Antoinette

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Grazie ragazze :)
Il seguito c'è, tranquille: come d'abitudine faccio una puntata per ogni giorno

CITAZIONE (reine Claude @ 18/8/2014, 08:34) 
Insomma, avete scelto proprio il periodo adatto...era quasi tutto chiuso!! :cry:

Purtroppo tocca, io e Ale abbiamo le ferie solo in questo periodo o a Natale, ma di norma a Natale si resta a casa e se ci si muove un po' lo si fa in estate
 
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view post Posted on 19/8/2014, 17:02
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Marie-Antoinette

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Capitolo secondo: l’estetica del ravanello prêt-à-manger


Iniziamo il secondo giorno di vacanza sotto una simpaticissima pioggia primaverile. Ah, non siamo a marzo? Non importa, piove lo stesso e noi decidiamo di fare una capatina a Meudon per far vedere alla J. quel che resta del castello che fu del Grasso Delfino, figlio del Re Sole, e poi dopo vari passaggi divenne una delle dimore preferite di Maria Antonietta.


Non è molto lontano da Versailles, è sulla stessa linea della RER, e giacché dobbiamo andare a Parigi per visitare la mostra sugli anni ‘50 al Palais Galliera per le dieci di mattina abbiamo tutto il tempo per prendere dell’acqua passeggiando. Giusto per puntualizzare: quelli che dicono che l’acqua a Marly o in qualsiasi altro posto della Francia non bagna sono ebeti, senza rimedio.


Il giro nel parco è stato giocoforza veloce, ma abbiamo avuto almeno la soddisfazione di poter vedere il padiglione senza le impalcature che lo oscuravano in parte quando ci siamo andati l’altra volta: di visite non se ne parla, almeno per ora; il sito dell’osservatorio di Parigi non accenna alla possibilità di vedere l’interno della struttura, solo il parco.



Lungo la strada per la stazione ci fermiamo a fare spesa al supermercato: col fatto che vivo di frutta e verdura per me è un po’ un guaio mangiare fuori di casa; nella dispensa non ho generi alimentari di origine o derivazione animale, ma quando si va in giro è un po’ difficile trovare ristoranti o bar vegani, quindi ci si adatta cercando di limitare i danni. Danni… l’indivia belga in Francia viaggia quasi a 6 € il chilo contro i 3-3€50 dell’Eurospar (che è già caro di suo); riempio lo zaino di generi di conforto e ripartiamo.



Il museo del Palais Galliera è stato inaugurato come museo della moda nel 1977 in un palazzo fatto costruire nel 1879 da Maria Brignole-Sale De Ferrari, duchessa di Galliera e moglie del marchese Raffaele Luigi De Ferrari, nobile genovese e banchiere. La duchessa discendeva in linea collaterale da quella Maria Caterina di Brignole-Sale che in prime nozze sposò Honoré III di Matignon-Grimaldi, Principe di Monaco, e in seconde nozze Louis-Joseph, Principe di Condé (per intenderci: il figlio di Monsieur le Duc, il primo ministro di Luigi XV, e di Carolina di Hesse-Rheinfels-Rotenburg, sorella della madre della principessa de Lamballe e della terza moglie di Carlo Emanuele III di Savoia). La duchessa di Galliera era anche amica della famiglia d’Orléans e di Luigi Filippo, ma nessuno è perfetto. La visita al Galliera è un po’ una rivelazione, un po’ una delusione: per me non troppo in nessuno dei due sensi, sono Ale e la J. che si occupano di moda, per lavoro e per diletto; è che le collezioni di abiti d’epoca del Galliera non sono esposte, non si sa mai che i tessuti antichi non si possano rovinare, e nelle esposizioni temporanee non si possono scattare foto. Ale si consola tirando giù al volo schizzi e schizzi di abiti, poi facendo sedicimila foto al palazzo in sé, che non è vietato fotografare. Io mi accoscio su una panca con lo stomaco che ulula perché non ci siamo fermati prima di entrare a fare una seconda colazione alla brasserie lì vicino (Tombini! Il vostro nome è Mauretto!), apro lo zaino con un’aria da faina che bussa ad un pollaio e inizio maestoso a sbocconcellare dei ravanelli davanti a delle turiste americane. Tanto quelle sono americane, come possono sapere che è da campagnoli? Voglio dire, parliamo di una che all’interno del museo ha detto all’amica “Oh, tiù guardi che bene che si vedi Tiùr Aifelle da questo finestri”: stella de casa... zucchero... dista 500 metri in linea d’aria e quella baracca è grossa come cinquanta tirannosauri impilati, hai voglia non vederla bene dall’altra riva della Senna!




Finiti i ravanelli sloggiamo dal Palais Galliera in direzione dell’appuntamento con Alice e il suo tour “La Parigi di Maria Antonietta”: in programma c’è la visita al museo Jacquemart-Andrè, gioiellino che inseguo da vent’anni perché tutte le volte che sono andato a Parigi l’ho fatto in agosto, e fino a poco tempo fa era il mese di chiusura. E se negli anni ‘90 m’interessava per le collezioni d’arte, ho scoperto da un paio di anni che ospita degli affreschi del Tiepolo portati via da una villa della Riviera del Brenta poco lontano da casa mia, assieme a due leoni di pietra che adesso ornano la scala d’ingresso del museo. Affreschi e leoni sono stati regolarmente acquistati nel 1893 da Nélie Jacquemart (ex pittrice ben sposata) e dal marito Edouard André (deputato di stirpe banchiera e pieno di soldi), è invece di dubbia fede la vendita fatta dall’allora proprietario della Villa Venier dei Leoni, a Mira (VE), dove si trovavano le opere, che affermava di aver venduto dei leoni in pietra d’Istria settecenteschi e non delle sculture in marmo cinquecentesche, tanto per far placare un po’ lo scandalo della depauperazione della villa.




Tra questi affreschi ve n’è uno in particolare, La Fama annuncia agli abitanti della villa l’arrivo dell’ospite, che raffigura la visita di Enrico III re di Francia durante il suo viaggio dalla Polonia a Parigi nel 1574; evento che ogni anno si commemora nel primo fine settimana di settembre con la manifestazione Riviera Fiorita, culminante la domenica nel corteo di barche (è l’unica occasione per la quale le imbarcazioni della Regata Storica lasciano Venezia) con figuranti in costume con partenza da Stra ed arrivo a Venezia. Il museo rispecchia il gusto raffinato per l’arte dei fu proprietari, e tutto sommato dimostra che il denaro se usato bene può produrre qualcosa di buono. La mia teresina non manca di fare capoccella, noto la locandina di una mostra tenuta al museo quest’anno: “Da Watteau a Fragonard, les fêtes galantes” e penso: “Guarda, anche all’epoca c’erano le feste delle badanti”.

 

La pioggia che ci saluta una volta usciti dal museo, e che si era debitamente almata mentre ervamo dentro, ci rende impossibile il solito giro di rapina dei bouquinistes, e quindi rientriamo a Versailles. stavolta si cambia crêperie, si sceglie La Place, in rue Colbert, a due passi dalla reggia: ottima cucina, prezzi nella media parigina e leggermente inferiori, localino simpatico e pulito. Va da sé che prima di rintrare in albergo si fa il giretto d'obbligo di foto alla reggia illuminata di notte.



Edited by Maurº - 19/8/2014, 21:04
 
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view post Posted on 20/8/2014, 13:28
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Marie-Antoinette

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La pioggia a Parigi bagna come in ogni altra parte del mondo,hai ragione. Forse,pero',l'atmosfera e la magia di Parigi non ti fanno sentire bagnato.
Troppo romantica,vero? :D
Un diario di viaggio molto intrigante,resto in attesa del seguito.
 
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view post Posted on 20/8/2014, 14:40
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Arciduca /Arciduchessa

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Ohhhh.... ma menomale che, dopo mesi di latitanza, ritorno a leggere il forum proprio in tempo per trovare ancora in fieri questo diario di viaggio di Mauro! Bellissimo, accattivante, divertente, autoironico e ironico, dettagliato, documentato da ottime foto (posso salvarne qualcuna sul mio pc? Bellissima la prima, con il primo piano dei vasi e Versailles sullo sfondo; spettacolare quella di Versailles di notte).
Descrivi così bene il tuo viaggio che mi sembra di esserci stata anch'io con voi. Grazie! Non vedo l'ora di leggere il seguito. Quanti giorni siete stati a Versailles e dintorni? Spero tanti così avremo il piacere di leggere tante nuove puntate.

CITAZIONE
alle regole bizantine che il palazzo di Versailles impone per prenotare le visite

Posso sapere a che cosa ti riferisci in particolare? Ho la ferma intenzione l'anno prossimo di tornare a Versailles e prenotare qualche visita da casa ma la tua frase mi spaventa. :wacko:

E altra curiosità: ma il negozio di gadget era chiuso-chiuso o poi ha aperto nei giorni successivi? Vi siete fatti fare qualche gadget personalizzato particolare? Sembrava molto carino, visto dalla vetrina, anche se la trappola della pacchianata era proprio dietro l'angolo ;)

Per la serie "ma gli affari tuoi, mai no?", viste le disavventure del viaggio in treno, è troppo lontana Milano per voi? Perchè il viaggio da Milano in tgv, in prima classe (sconsiglio la seconda per via degli ospiti passeggeri e i sedili troppo stretti), non costa per niente caro, se si prenota a tre mesi di anticipo, e si viaggia bene. Certo, non ci sono le cuccette, ma si dorme benissimo lo stesso, e si viaggia di giorno/sera.

Infine, complimenti anche per la foto del nuovo avatar :)
 
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view post Posted on 21/8/2014, 17:03
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (MmeAnna @ 20/8/2014, 14:28) 
Troppo romantica,vero? :D

No, è che sono peloso come un orango, e se piove rischio di puzzare di cane bagnato ;)

grazie dei complimeti
 
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view post Posted on 21/8/2014, 17:25
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Maria Clotilde @ 20/8/2014, 15:40) 
Descrivi così bene il tuo viaggio che mi sembra di esserci stata anch'io con voi. Grazie! Non vedo l'ora di leggere il seguito. Quanti giorni siete stati a Versailles e dintorni? Spero tanti così avremo il piacere di leggere tante nuove puntate.

Salva pure tranquilla :D Siamo rimasti 9 notti: arrivati il 5 mattina e ripartiti il 15 sera

CITAZIONE
Posso sapere a che cosa ti riferisci in particolare? Ho la ferma intenzione l'anno prossimo di tornare a Versailles e prenotare qualche visita da casa ma la tua frase mi spaventa. :wacko:

Allora, sul sito della reggia c'è un calendario con indicate le date di alcune visite guidate, a tema o meno. E sono una ogni morte di papa. Poi, però, c'è la possibilità che di giorno in giorno ci siano delel visite non segnalate: l'ideale sarebbe andare alla biglietteria ogni giorno e chiedere "oggi che c'è da vedere?", ma... ma ti incoraggiano a fare la prenotazione telefonica perché non è più il personale del castello ad occuparsi del calendario delle visite, ma un uffico staccato (mi pare a Bordeaux, ma potrebbe anche essere a Saigon con la memoria che mi ritrovo).

Nei giorni festivi non ne fanno in nessun caso (il 15 agosto, per esempio, non ce n'erano).

Posti come il padiglione della du Barry a Louvenciennes dipende da Versailles, ma stiamo aspettando che rispondano a una mail circa da maggio... augurenberg!

Mio moroso ha mandato una mail anche per sapere se gli attici Chimay sono visitabil, idem per l'appartamento DuBarry/Maurepas, che pare essere sparito dai circuiti di visita: non gli hanno dato informazioni precise, ma tramite giri vari ho saputo che gli Chimay sono aperti solo il 15 settembre per le giornate del patrimonio, e l'appartamento DuBarry solo in rarissime occasioni non bene identificate o in caso di botte di culo inaudite, oppue mi pare in caso di visite come quella sui luoghi nascosti (il gruppo di Alice con il tuor della Parigi di Maria Antonietta l'ha fatta, casomai chiedi a lei per dettagli maggiori).
Insomma, bisogna organizzarsi bene e armarsi di tanta, tanta pazienza e anche di un bel po' di faccia di tolla, che non guasta mai.





CITAZIONE
E altra curiosità: ma il negozio di gadget era chiuso-chiuso o poi ha aperto nei giorni successivi? Vi siete fatti fare qualche gadget personalizzato particolare? Sembrava molto carino, visto dalla vetrina, anche se la trappola della pacchianata era proprio dietro l'angolo ;)

Sarebbe anche stato aperto quella settimana, ma tra un giro e l'altro non abbiamo più avuto possibilità di ritornare.
Non ci siamo fatti fare nulla, quindi, anche se ero indeciso tra una maglietta con il ritratto di Liselotte fatto da Rigaud (quello solito) oppure una tazza con lo stesso quadro. Sconsiglierei le tazze con le corone, perché non so dove abbia pescato quelle immagini ma sono attenbidili quanto le promesse di fedeltà di Cicciolina ai suoi morosi.



CITAZIONE
Per la serie "ma gli affari tuoi, mai no?", viste le disavventure del viaggio in treno, è troppo lontana Milano per voi? Perchè il viaggio da Milano in tgv, in prima classe (sconsiglio la seconda per via degli ospiti passeggeri e i sedili troppo stretti), non costa per niente caro, se si prenota a tre mesi di anticipo, e si viaggia bene. Certo, non ci sono le cuccette, ma si dorme benissimo lo stesso, e si viaggia di giorno/sera.

É un'opzione lla quale penseremo per la prossima volta perché le cuccette di Thello sono un trauma, peggio di quelle ex trenitalia. Noi, prenotando 90 giorni esatti prima -cioè appena aperte le prenotazioni- abbiamo pagato 35 all'andata e 52 al ritorno a testa. Ma è stato un traffico, dal sito non si riusciva e soo dovuto andare in tre agenzie di viaggi diverse perché manco le biglietterie delle FFSS ci riuscivano.
L'aereo lo prenderei in cosideraione solo per un fine settimana o per un soggiorno molto breve: ogni volta torniamo con una mezza valigia in più piena di libri, e la carta pesa... poi sforo coi bagagli.



CITAZIONE
Infine, complimenti anche per la foto del nuovo avatar :)

Grazie :) ho gli occhietti da cagnetto come l'imperatrice Eugenia, ma è bella lo stesso. L'ha scattata la Jessica (Mademoiselle Je) al tempietto dell'amore

 
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view post Posted on 29/8/2014, 00:33
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Marie-Antoinette

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Cretini nella storia


cretini


Castello di Fontainebleau, pietra all'esterno del Gros Pavillon



Edited by Maurº - 29/8/2014, 13:15
 
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view post Posted on 29/8/2014, 11:34
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Marie-Antoinette

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Perché rosa Big Babol?



Il terzo giorno sembra regalarci un tempo clemente, e quindi ci si dirige come previsto verso la ridente località di Fontainebleau.

Partenza dalla Gare de Lyon, poi treno fino a Fontainebleau - Avon. Il clima della giornata si lascia scoprire dal siparietto sulla metropolitana: a una fermata il solito artista girovago, solo che stavolta sono due che suonano un charleston; Ale e la J. si mettono a fare le mossette con le manine, e attirano così l’attenzione del nostro vicino di poltrona: un ragazzo che dice di studiare a Bordeaux ma non parla francese, la conversazione s’è svolta in un inglese strano mentre lui mollava occhiate languide a tutti e tre: bellino, simpatico ma… o era sessualmente onnivoro e/o confuso oppure si stava chiedendo da dove fossero saltati fuori tre turisti suonati a quell’ora del mattino. A me era simpatico, lo avrei adottato come mascotte, in mancanza di Scoasso (il mio gatto, NdMauro)!

 

 


Il castello è bellissimo, di uno stile un po’ più eclettico di quello di Versailles perché è molto più antico, e ogni padrone di casa, da Luigi VII in giù, ha aggiunto, modificato, distrutto e ricostruito qualche pezzo della struttura. Soluzione deprecabile in alcuni casi: Luigi XV fece abbattere e trasformare un’intera ala del castello per alloggiare quel pollaio costituito dalle sue settordici figlie, distruggendo così la galleria di Ulisse, chiamata così perché decorata dal Primaticcio con dipinti raffiguranti scene dell’Odissea. Avevamo già visitato Fontainebleau quattro anni fa, in compagnia delle ragazze dell’Aimant, e accompagnati da un loro amico: Patrick ci fece da guida, ma tra che ci ha portati attraverso il castello di corsa, peggio che se avessimo i roller ai piedi ("Tanto a voi l'Impero non interessa"... scusa, piccino: decido io che cosa mi interessa, e ti dirò se ho davvero sprecato il mio tempo solo dopo averlo visto) e tra che ci ha fatto passare tre quarti d’ora davanti ad una porta del castello, la Porte Dorée; mentre ci raccontava che non si sapeva bene se fosse chiamata Porte Dorée per via del decoro che grondava oro da ogni dove oppure Porte d’Orée perché dava sul limitare del bosco, io mi aspettavo che sul limitar del bosco apparisse Paola Cortellesi che cantava Lascivia:

 


Un dì mi ritrovai sul limitar
di un bosco di genziane
e l'aere profumava di genziane...
La rondine garriva al rondinino
e l'upupa cantava all'upupino
il tordo che zirlava al suo tordino
il pavone papulava ai pavoncelli
il tacchino goglottava al tacchinino
Ma basta parlar di pennuti,
parliamo d'amore...


 

 

Al suddetto Patrick va riconosciuto l’onore di averci cacciare dal castello perché si era attardato a parlarci delle finestre dell’appartamento di Maria Antonietta, regalandoci così una vera emozione mai provata prima. Per l’espulsione, non per le iniziali M A sulla ringhiera.

Tornando al momento presente, abbiamo preso l’autobus fino al castello; alla biglietteria prenotiamo una visita per i Petits Appartements, e avendo un po’ di tempo ci dedichiamo all’esplorazione del castello.

Vediamo un cartello che indica “Museo Cinese”: di che si tratta, e come mai non l’abbiamo visto l’altra volta? Ah, è roba di Eugenia, non di Maria Antonietta… si tratta di alcune stanze nel Gros Pavillon nelle quali l’imperatrice (è sempre molto comodo essere la moglie del padrone del vapore) raccolse i doni ricevuto dagli ambasciatori del Siam e un bel po’ di oggetti provenienti dalla razzia fatta in Cina nel 1860 da Francia e Inghilterra, e per colpa di Maria Antonietta io mi ero perso tutta una serie di oggetti interessantissimi, tra cui un altare e una coppia di lampadari cinesi che da soli valevano la fatica di andare a ravanare nelle stanze più nascoste del castello.

 

Mentre io sono tutto preso dal soffitto con degli affreschi con raffiguranti il Buddha (credo con i suoi due discepoli principali, Sariputra e Maudgalyayana) e un imponente reliquiario a forma di stupa, mi accorgo che i miei due compari stanno discorrendo con la guardia che era spaparanzata sulla sedia della sala adiacente. Tutto nasce perché sentivamo un tintinnio leggero, come di campane a vento, e pensavamo che ce ne fossero da qualche parte poiché era il museo cinese. Logico, no? E invece no, erano solo le gocce dell’enorme lampadario di cristallo che vibravano quando qualcuno camminava al piano di sopra; tuttavia tanto è bastato perché la guardia ci riconoscesse come Italiani, e si lanciasse in una serie di confidenze su quanto lui ami l’Italia, la costiera amalfitana e non ricordo che altro, e che sogna un giorno di poter sposare la sua compagna in un paesino del sud… poi si sa, noi Italiani siamo così cari, aperti, comunicativi, solari… non ho avuto il cuore di deluderlo, piccinino. Tra l’altro, conosceva benissimo la nostra situazione politica (Renszì, Berlusconì e via così): tanto di cappello, io manco so chi ci sia al governo o quasi.
 

 

Si avvicina il tempo della nostra visita, ci raggiunge madame Marie-Noëlle che sarà la nostra accompagnatrice. Bionda, spigliata, simpatica e con una buona dose di humor. La visita agli appartamenti provati mi conferma che Napoleone aveva una strana fissa per i tessuti con motivi leopardati (adesso fa più chic dire animalier, come Carla Gozzi insegna dall’alto dei suoi capelli radioattivi): avevo notato qualcosa già in altre residenze, ma qui c’è una sala con un tappeto a chiazze grande quanto casa mia. De gustibus… In un’altra sala vediamo il pavimento interamente ricoperto da un tappeto che al centro porta i tre gigli di Francia, però si vede che il fondo è di un azzurro leggermente diverso dal resto. Motivo ornamentale? No, Marie-Noëlle ci racconta che una volta tornati di moda i Borbone è stato più semplice e meno costoso fare tagliare via il centro del tappeto con lo stemma dell’Impero e cucirci su quello di Francia fatto fare apposta.
 

 

Per inciso, Napoleone era nano sul serio: i letti fanno testo come no, la gente non dormiva sdraiata del tutto così come non si sdraiava in vasca da bagno (anche mettendo una sedia in vasca, come faceva Luigi XV) : pare che rischiare di assumere la posizione del morto nella bara portasse sfortuna; però nei grandi appartamenti, ossia nel museo napoleonico, c’è la tunica che Napo usò per l’incoronazione: io sono alto 1,73 e la sua tunica mi arriva sì e no a metà polpaccio quando nei ventordicimila ritratti e quadri celebrativi suoi lo vediamo con l’indumento che gli arriva quasi ai piedi.
Manco a farlo apposta, una volta finita la visita Marie-Noëlle ci racconta che suo fratello lavora per l’AGIP e adesso vive in Italia per qualche tempo, e appena arrivato a Ravenna ha mangiato un risottò e degli spaghettì. Mi sono morso la lingua, stavo per uscirmene con un “Che sè bon, tartufon!”.
 

 

Finita la visita riprendiamo il giro per la parte pubblica del castello, includendo il parco e i giardini. Mettiamoci d’accordo: nulla a che fare con il parco di Versailles, anche se è comunque un luogo incantevole. Troviamo sempre qualcosa di un po’ stonato nelle aiuole dei castelli, come se fossero poco ricche o non sufficientemente appariscenti: è pur vero che al confronto di quel tripudio di vegetazione del parterre di Versailles i giardini di Compiègne, di Chantilly o di Fontainebleau le fioriture sono sempre quella spanna indietro; è sempre e dovunque molto ben curato il verde pubblico, inteso anche come arredo urbano, o così abbiamo notato in tutti i posti dove siamo andati: aiuole curatissime, vasi di fiori ovunque, composizioni creative di fiori e colori da fare invidia ai quadri impressionisti.

 

 

All’esterno del Gros Pavillon, sotto l’occhio non esattamente amabile di uno dei grandi cani di Fo dell’imperatrice Eugenia, ho il tempo di osservare che nel laghetto le carpe sono grandi come cavalli, ne abbiamo fotografata una che pareva uscita da un episodio del cartone Sampei! Oddio, ho notato anche il ragazzo del carretto dei gelati: tanto caruccio, ma tanto… solo che col cavolo che ti mollo sei svanziche per un cono con due palline di gelato grosse come una ciliegia! Altra singolarità: la vita sembra lussureggiare ovunque in questa regione della Francia: a Chantilly anni fa avevamo avuto un incontro ravvicinato con le vespe, ma anche qui a Fontainebleau è pieno, volitano ovunque e in quantità semi-industriale, tanto che su alcuni tavolini del bar, pardon: del punto di ristoro, troneggiano allegri degli strafanti di plastica con dei fori: hanno ripescato l’antica idea della moscarola per cercare di arginare un po’ il problema

Rientrando a Parigi passiamo da Montmartre perché la J. doveva andare in cerca di una pezza di tessuto per farsi un vestito: tra le altre cose ha l’hobby di confezionare abiti d’epoca. Visitiamo un paio di negozietti dove lei s’è già servita in passato, e confesso che se solo avessi saputo che farmene mi sarei portato a casa mezza bottega. Già stavo mentalmente rifacendo le tende, il divano, i copriletto… è che questo sghiribizzo mi viene ogni volta che vedo una pezza di tessuto simpatica, e fosse per me casa mia diventerebbe un bazaar.

Terminiamo la serata mangiando in una brasserie in zona, Le Panorama. Obnubilato dall’arredamento che pare essere uscito da un’indigestione anni ’80, tutto gessi finti e pelle rossa e nera capitoné, mi risollevo godendomi il mio ottimo cus-cus vegetariano, non pago provoco lo stupore del padrone ordinandoci assieme delle patate fritte (non avendo idea della quantità della porzione del cus-cus). “Comment, des frites avec le cous-cous?” Amore santo, io sono quello che ordina la coppa amaretto col gelato al mandarino, che vuoi che sia per me? Semmai presta attenzione alla signiorina ingleisa del tavolo vicino, la cui minigonna è più filiforme della mia cintura e le sue gambe da urlo ti dovrebbero distrarre, oltre al fatto che ti lascia sul piatto mezza porzione di profiterole!

Anzi, io sto ancora cercando di capire perché da tre giorni vedo girare a Versailles una cinquecento, sempre la stessa; forse il padrone abita accanto al nostro hotel.
Come so che è sempre quella? Perché è color Big Babol! Dovevo venire in ferie all’altro capo del mondo per vedere una roba simile!



Edited by Maurº - 29/8/2014, 13:10
 
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view post Posted on 29/8/2014, 13:44
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Arciduca /Arciduchessa

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Esilarante, come sempre!! :D

Il Museo cinese è aperto sempre o solo temporaneamente?

Carino tutto il pezzo (e leggerò anche quello su Chantilly che c'è sul tuo blog, perchè sarà altrettanto carino e divertente).

Con Scoasso (poverino che nome che gli hai scelto...ma ho letto il perchè!) e gli strafanti di plastica ho ripensato al dialetto natio... :)

Meno male che l'Italia e gli italiani hanno sempre un posto particolare nel cuore degli stranieri...anche dei francesi! ;) ...nonostante tutto.
 
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view post Posted on 29/8/2014, 22:31
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Marie-Antoinette

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Per l'accesso alle sale cinesi non ho visto limitazioni sugli orari quando le abbiamo visitate; non vorrei dire una scemenza -la mia teresina è epica- per cui un leggero dubbio mi rimane. Consulto l'uomo, e se serve correggo.

Vedo sul sito del castello che organizzano anche delle viste guidate a quelle sale:

Visites guidées (sans réservation)

Chaque jour, des visites en français vous permettent d’accéder :

- aux Petits Appartements
Appartements privés de l’Empereur Napoléon Ier et des Impératrices, Joséphine puis Marie-Louise.

- au Théâtre Impérial
Inauguré le 30 avril 2014 après restauration, le théâtre impérial permet de découvrir un des loisirs phares de Napoléon III et de sa femme l’Impératrice Eugénie.

- aux espaces liés au Second Empire
Le musée Chinois, le Salon des Laques, le cabinet de travail, et le théâtre sont autant de lieux qui permettent de marcher sur les pas de l’Empereur Napoléon III et de sa femme l’Impératrice Eugénie.

Dès votre arrivée, consultez notre affichage à l’accueil du château, ou téléphonez le jour de votre visite à partir de 9h30 pour connaître le programme du jour.


Noi non avevamo prenotato la visita degli appartamenti privati, per esempio. Abbiamo usato la solita tattica dell'osteria: "Buongiorno, che c'è di bello oggi?"

Circa la nostra parlata, scopro che all'estero è molto apprezzata (forse in Francia lo è perché ha delle sonorità simili alle loro); invece devo ancora capire perché qui in Italia quando in una qualche commedia -dall'epoca di Tognazzi e Vianello in qua, passando per Banfi e Tinto Brass- quando devono inserire un personaggio un po' -o molto, dipende dai gusti- scemo lo fanno veneto per forza.

 
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view post Posted on 30/8/2014, 11:08
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Marie-Antoinette

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Divertentissimo,ora devo leggere anch'io il motivo del nome strano del tuo gatto.
Peccato che tu non abbia inserito foto dei giardini di Fontainbleu.
Com'era il cous-cous?
 
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view post Posted on 30/8/2014, 15:51
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Marie-Antoinette

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Nessuno dei miei gatti ha nomi nromali, è lì il diertimento.

Jardin de Diane, dove la cosa più interessante è appunto la statua della Diana coi cani



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Parterre, generico



parco-fontainebleau



Il cous cous era molto semplice: patate, zucchine, melazana e peperone, con un po' di sedano. Ottimo, e soprattutto leggero anche abbonante

Altra vista del parterre

statue

Una delle poche fontane, per fortuna con l'acqua: nulla di più triste delle fontane asciutte


fontana

 
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