A proposito di Settecento, si inaugura domani a Torino la prima mostra monografica dedicata a Pietro Piffetti (1701-1777), riconosciuto come il più grande ebanista che abbia lavorato alla corte sabauda, da alcuni anche il più grande ebanista “italiano” del Settecento. Piffetti divenne primo ebanista alla corte di Carlo Emanuele III. I suoi mobili sono lavorati con intarsi di avorio, tartaruga, madreperla, radica o altri legni pregiati, persino oro.
Lavorò a circa duecento opere, di cui circa una settantina sono arrivate ai giorni nostri. Alla mostra allestita al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto sono esposte 25 opere (due in realtà sono al Palazzo del Consiglio Regionale del Piemonte), provenienti da collezioni pubbliche e private, quest’ultime, quindi, normalmente non accessibili al pubblico.
A parte che già solo il Museo Accorsi vale la pena di essere visitato da chi è appassionato del Settecento e dello stile rococò, per la ricchezza e la preziosità degli oggetti esposti nonché per il gusto con cui la collezione d’arte di Pietro Accorsi è stata da lui stesso allestita e organizzata: opere del Piffetti, tra cui il mobile più bello del mondo, secondo esperti internazionali, Boucher, il ritratto di Carlo Emanuele III della Clementina, Cignaroli, cristalli di Baccarat, ceramiche di Meissen, una consistente collezione di tabacchiere.
Il link del Museo Accorsi-Ometto:
www.fondazioneaccorsi-ometto.it/it/mostre/gallery/in-futuro/ e qualche immagine presa dal sito.
Camera Accorsi: il quadro sulla parete è “I piaceri della vita campestre” di Boucher
Cofanetto da toeletta, datato 1738 e firmato
Cofanetto
Doppio corpo, “il mobile più bello del mondo”
Paricolari del doppio corpo:
l’Asia
L’Europa
Perpetuum nodis
Putti
La firma
Tabernacolo