Maria Antonietta - Regina di Francia

Napoli spagnola, I Guevara e i d'Avalos

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view post Posted on 24/7/2016, 08:59
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Marie-Antoinette

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Questo dipinto si trova nel Convento di Sant'Antonio ad Ischia e rappresenta due donne importantissime nella storia politica e culturale italiana: Vittoria Colonna (1492-1547) e sua zia Costanza d'Avalos (1460-1541).

Costanza d'Avalos era la maggiore delle tre sorelle di due valorosi condottieri spagnoli al servizio della casa aragonese di Napoli: Inigo II e Alfonso II d'Avalos, tutti figli di Inigo I d'Avalos, cavaliere spagnolo giunto in Italia al seguito di Alfonso d'Aragona alla conquista del regno di Napoli.

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Inigo I d'Avalos (+1484), secondo Pisanello. Nominato conte di Monteodorisio dal re Alfonso per consentirgli di sposare la ricca nobildonna Antonella d'Aquino (+1493), erede del marchesato di Pescara (i discendenti spesso aggiungeranno il cognome d'Aquino). Ebbero sette figli, tra cui i suddetti.
Inigo II (+1504) e Alfonso II (+1495) difesero il Regno durante l'invasione di Carlo VIII. Alfonso morì, ucciso a tradimento, nella difesa di Napoli e non potè impedire che la città fosse occupata; Inigo, invece difese strenuamente Ischia dai francesi (dove si era rifugiata tutta la corte napoletana), che restò libera, anche se lui morì pochi anni dopo.
Costanza per la sua forte personalità fu nominata Governatrice dell'isola e tutrice dei suoi nipoti rimasti orfani.
Costanza aveva sposato Federico del Balzo, conte di Acerra, ma non aveva figli suoi; l'altra sorella, Beatrice d'Avalos (1457-1547), sposò il condottiero milanese Giagiacomo Trivulzio (1442-1518).

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Il Castello d'Ischia, con la presenza di Costanza d’Avalos , oltre ad essere considerato una delle fortezze inespugnabili del regno di Napoli, divenne uno dei centri culturali più frequentato da poeti, letterati ed artisti della corte aragonese. La duchessa era amata moltissimo dai nipoti Ferrante e Alfonso III, cugini tra loro; le fu affidata anche la giovane Vittoria Colonna, promessa sposa del primo. Vittoria ricevette così dai migliori precettori del tempo un'educazione raffinata ed umanistica, che unita al suo genio a alla sua sensibilità ne fecero uno dei personaggi femminili più ammirati del '500.

Ferrante e Alfonso III furono emuli dei loro padri: valorosi condottieri, sono ricordati per la loro partecipazione alla battaglia di Pavia, al servizio di Carlo V.
Mentre dei loro genitori non abbiamo immagini, di loro sì:

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Ferrante d'Avalos (1489-1525), marchese del Vasto, figlio di Alfonso II e marito di Vittoria Colonna; morì per le conseguenze della sua partecipazione alla battaglia di Pavia. Non lasciò eredi.

Il cugino Alfonso III (1502-1546), figlio di Inigo II, marchese del Vasto (titolo ereditato dal cugino) e marchese di Pescara (titolo trasmesso dalla madre), lo ritroviamo invece ritratto più volte:

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Tiziano - Alfonso III d'Avalos d'Aquino (1502-1546) - Getty Center, Los Angeles.
Sposò la bellissima Maria d'Aragona Montalto, che gli diede 8 figli.

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Tiziano - Alfonso d'Avalos e Maria d'Aragona nelle vesti di Marte e Venere - Museo del Louvre.
Maria d'Aragona (1503-1568) era figlia di Ferdinando d'Aragona duca di Montalto (illegittimo del re Ferrante). I figli maschi continuarono la dinastia e aggiunsero finalmente ai precedenti, d'Avalos e d'Aquino, anche l'illustre cognome reale.

Alfonso III fu Governatore del ducato di Milano e, nel 1535, guidò la spedizione imperiale contro Tunisi. Negli ultimi anni della sua vita, per le spese esorbitanti necessarie al suo tenore di vita in quel di Milano e per gli esiti deludenti della nuova guerra con la Francia, cadde in disgrazia e morì a soli 44 anni.

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Tiziano - Allocuzione del Marchese del Vasto - Museo del Prado, Madrid.
L’arringa si riferisce, con tutta probabilità, alle truppe nel corso della guerra contro Solimano II. Accanto a lui il figlio primogenito, Ferdinando Francesco, detto Ferrante come lo zio.

Francesco Ferdinando d'Avalos d'Aquino d'Aragona (1530-1571) divenne un fedelissimo di Filippo II di Spagna, che lo nominò prima Governatore di Milano (come lo era stato il padre) e poi Vicerè di Sicilia, mentre sua moglie Isabella Gonzaga era Governatrice del Monferrato per conto del Fratello Guglielmo I duca di Mantova.

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Isabella Gonzaga (1537-1579). Feceerigere una cappella nella chiesa di Santa Maria degli Olivetani (poi Sant'Anna dei Lombardi).

A questo marchese d'Avalos furono donati i celebri arazzi commemorativi della battaglia di Pavia:

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Sala degli arazzi - Museo di Capodimonte, Napoli.
Gli arazzi, di manifattura fiamminga, furono donati da Carlo V agli Stati Generali di Bruxelles; dopo vari passaggi ereditari, entrarono a far parte, grazie al legato testamentario del giovane don Carlos figlio di Filippo II, delle collezioni di Francesco Ferdinando d’Avalos d'Aquino d'Aragona.
L'ultimo esponente della linea di Vasto e Pescara, il principe Alfonso d'Avalos d'Aquino d'Aragona (1796-1862), morto senza eredi diretti, donò allo Stato la collezione.

Edited by elena45 - 15/4/2021, 09:15
 
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view post Posted on 24/7/2016, 13:57
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Marie-Antoinette

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Il castello aragonese del post precedente è fotografato dalla Torre Guevara, a poche centinaia di metri in linea d'aria, sulla costa orientale dell'isola d'Ischia:


Torre Guevara di Ischia.

La sua costruzione, risalente alla fine del '400, è probabilmente opera di un esponente della famiglia Guevara di origine spagnola, approdata in Italia al seguito di Alfonso I d'Aragona.
Orbene, gli storici parlano di quattro cavalieri spagnoli, fratelli tra loro, o meglio a due a due figli della stessa madre e di padri diversi. La genealogia è complessa e ci sono diverse versioni, ma alla fine la più accreditata è questa: Inigo I d'Avalos (+1484), che abbiamo visto effigiato nel post precedente era fratello di Alfonso I d'Avalos (+1470), entrambi figli di Ruy Lopez d'Avalos, Conte di Ribadeo e Connestabile di Castiglia, e Costanza de Tovar. Inigo, come già detto, è il fondatore della famiglia d'Avalos, marchesi di Vasto e Pescara etc.
L'altra coppia era formata da Inigo de Guevara (1418ca-1462) e Fernando di Guevara (+1481), figli della stessa Costanza de Tovar e del suo primo marito Pedro Velez de Guevara, Signore di Ognate.

Vedi: www.sadoul.it/Documenti/La%20Torre%20di%20Guevara.pdf a pag.61

Più tardi sarebbe arrivato anche un Giovanni Beltran de Guevara (+1461) con suo figlio, Guevaro de Guevara (+>1478), divenuto Cameriere di re Alfonso (qualcuno dice che fosse in realtà figlio naturale del Re), e, alla fine del '400, avrebbe costruito la torre di Ischia, non solo per esigenze abitative, ma anche per espletare funzioni di difesa della costa e del castello adiacente. (Da lui discende la famiglia Guevara di Bovino estinta alla fine dell'Ottocento).

Il fratello Inigo, il maggiore e più famoso dei tre, per i suoi meriti militari ricevette molti incarichi, titoli e feudi, tra cui quello di conte di Potenza e marchese del Vasto. Si imparentò con la migliore nobiltà di Napoli, sposando una dopo l'altra due sorelle Sanseverino. Lasciè al primogenito Antonio la contea di Potenza e al secondo Pietro il marchesato del Vasto.

www.treccani.it/enciclopedia/inigo-...io-Biografico)/.


Torre Guevara di Potenza: ciò che resta del castello medievale dimora del conte Antonio de Guevara e della sua discendenza. (Questa si estingue nel '600 e confluisce nella famiglia Loffredo)

Un discendente di Giovanni Beltran acquistò invece, nella seconda metà del '500, il feudo di Bovino (FG), e Giovanni II de Guevara (+1582) fu il 1° duca di Bovino


Il castello ducale di Bovino, che il neo duca Giovanni trasformò in una splendida residenza.

Nel 1732, il suo diretto discendente, omonimo, Giovanni Guevara (1712-1775), 8° duca di Bovino, sposò una ricca nobildonna: Anna Maria Suardo, duchessa di Castel d'Airola, che gli diede 11 figli e gli trasmise anche il suo cognome.
Nel 1752 i Guevara Suardo costruirono a Recale, in Terra di Lavoro, uno splendido edificio, oggi Villa Porfidia, divenuto in breve tempo centro di attrazione di grandi artisti e letterati.

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N.M. Rossi - La numerosa famiglia di Giovanni Guevara di Bovino e Annamaria Suardo - Museo Filangieri, Napoli.


Palazzo Guevara Suardo, oggi Villa Porfidia, a Recale (CE).
Anna Maria Guevara Suardo, vedova del duca di Bovino a partire da 1775, divenne dama di compagnia della regina Maria Carolina, con la quale condivise la passione per il giardinaggio (#entry594391887).
La figlia Vittoria (1738-1802) sposò in prime nozze il duca Carlo II Carafa di Maddaloni, dal quale ebbe un figlio, Marzio Domenico Carafa , ultimo duca della serie (si diceva fosse il figlio adulterino di Casanova!). Rimasta vedova sposò il principe Francesco d'Aquino di Caramanico (1738-1795), Vicerè di Sicilia, da quale ebbe il figlio Tommaso.

Non ho trovato immagini di questa famiglia, se non quella di Inigo Guevara Suardo, Cavaliere di Malta e figlio dei suddetti:

Innico Maria Guevara Suardo (1744-1814), Gran Maestro dell'Ordine di Malta (1805-1814).
La presenza dei Guevara a Malta a ricoprire ruoli di comando è provata fin dal XV secolo.

Edited by elena45 - 11/9/2018, 13:27
 
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view post Posted on 25/7/2016, 08:45
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Marie-Antoinette

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Bellissima discussione. Grazie come sempre! :)
 
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view post Posted on 25/7/2016, 15:15
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Marie-Antoinette

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Grazie a te!
Un po' di pubblicità alla mia Napoli non guasta. Il principe Alfonso d'Avalos lasciò al Museo di Capodimonte anche una ricca collezione di quadri.

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Vedi www.museocapodimonte.beniculturali....zione-d-avalos/

Un grande collezionista in questa famiglia fu Cesare Michelangelo d'Avalos che nel suo palazzo di Vasto aveva riunito tantissimi capolavori.

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Cesare Michelangelo d'Avalos d'Aquino d'Aragona (1667-1729), VIII marchese del Vasto e IX marchese di Pescara,con sua moglie Ippolita. Aveva manifestato sentimenti antisdpagnoli già all'epoca della congiura di Macchia (1701), poi, durante la Guerra di Successione spagnola si schierò con gli Asburgo; fu nominato Principe del S.R.I. dall'Imperatore Leopoldo I. Non ebbe figli; i suoi beni e titoli finirono alla linea cadetta di Montesarchio, quadri e arazzi compresi.
La sorella Isabella (+1695) aveva sposato Carlo Maria Carafa di Roccella, principe di Mazzarino, con una cerimonia sfarzosa che si ricorda ancora oggi (#entry571125128)

Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Michelangelo_d%27Avalos


Palazzo d'Avalos e giardino napoletano a Vasto.

Il principe Alfonso, che morì celibe nel 1862, lasciò per testamento suoi eredi i cugini del ramo di Celenza, Carlo e Francesco, la cui discendenza arriva ai nostri giorni:


Francesco d'Avalos d'Aquino d'Aragona (1930-2014), illustre musicologo e compositore.
Tra le sue opere "Maria da Venosa": la protagonista è proprio quella Maria d'Avalos (1560-k1590) moglie del principe Carlo Gesualdo di Venosa, uccisa dal marito assieme all'amante Fabrizio Carafa della Stadera, duca d'Andria (#entry252003276 / #entry527350656).

Edited by elena45 - 12/11/2019, 12:20
 
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view post Posted on 28/7/2016, 14:47
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Marie-Antoinette

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Solito schema:

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Tratto da www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letteraa/avalos.html
www.cliopress.unina.it/luise%202012/luise%202012.pdf



Palazzo-castello d'Avalos a Procida, costruito nel 1563 dal Cardinale Inigo d'Avalos (+1600), figlio di Alfonso III. Divenne casino di caccia per i Borboni e dal 1830 fino a pochi anni fa è stato un carcere.
La sorella di Alfonso III, Costanza d'Avalos (+1575), sposò Alfonso II Piccolomini d'Aragona, 3°duca d'Amalfi (1500-1563), che eresse la sua residenza nella torre di Nisida, lo trasformò in castello dove tenne grandi feste, ricordate per lo sfarzo e la profusione di denari.


Il castello di Nisida sulla sommità dell'isola. Oggi è carcere minorile.


Palazzo d'Avalos a Napoli. Edificato nel '500 da Ferrante d'Avalos, il marito di Vittoria Colonna, venne a lungo trascurato e poi ricostruito nel '700 dal X marchese Diego d'Avalos (1697-1776) e da sua moglie Eleonora Acquaviva.


L'atrio.

PS. Il palazzo è stato acquistato da privati per speculazione edilizia. L'ultimo discendente, il principe Andrea d'Avalos, è stato "sfrattato" con sua madre (gennaio 2020). Ha donato allo Stato l'archivio familiare. (https://www.archiviodistatonapoli.it/archi.../2020/05/13.pdf).

Edited by elena45 - 5/1/2021, 10:24
 
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view post Posted on 2/8/2016, 10:58
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Marie-Antoinette

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Gli Aragonesi della dinastia Trastamara furono re di Napoli per soli 60 anni, dal 1442 al 1501, quando dovettero arrendersi alla conquista francese di Luigi XII (che fu re di Napoli per poco meno di tre anni).
La riconquista dell’Italia meridionale da parte di Ferdinando il Cattolico trasformò Napoli e Sicilia in un Vicereame, che durò più di due secoli, dal 1516 al 1734.

Appena 5 furono i Re spagnoli, gli ultimi tre solo meteore: il primo Alfonso V-I sottrasse Napoli agli angioini e regnò 16 anni; il più longevo fu Ferrante, figlio naturale di Alfonso, fine politico, spietato con i nemici e generoso con gli amici. Fu anche il più brutto e il più prolifico: si sposò tre volte, ebbe molte amanti e figli naturali (come del resto suo padre).


Mino da Fiesole - Alfonso V-I d'Aragona (1394-1458), re di Napoli dal 1442 alla sua morte - Museo del Louvre.


Pietro da Milano (?) - Ferdinando I - Ferrante d'Aragona (1423-1494), figlio naturale del precedente - Museo del Louvre.


Guido Mazzone - Ferrante I oppure Alfonso II d'Aragona (1448-1495), duca di Calabria, primogenito di Ferrante e Isabella Chiaromonte, re di Napoli per meno di un anno - Museo di Capodimonte.


Adriano Fiorentino - Ferdinando II o Ferrandino (1469-1996), figlio del precedente, re di Napoli per meno di due anni.


Francesco di Giorgio Martini - Federico IV-I d'Aragona (1452-1504), fratello minore del precedente, ultimo re della casa aragonese a Napoli.

Ben 15 i figli naturali che Ferrante ebbe da tre donne diverse. Due soltanto quelli di Alfonso: il povero duca di Bisceglie, secondo marito di Lucrezia Borgia, trucidato dal fratello Cesare, e Sancha, anche lei sposata con un figlio di Papa Borgia.
Furono spesso questi figli naturali di esponenti della casa reale che dettero origine al cognome Aragona appiccicato a quello di molte famiglie nobili napoletane nel periodo spagnolo.



Vediamo, per esempio i Piccolomini d'Aragona.

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Antonio Todeschini Piccolomini (1437-1493), di origine toscana, fratello del Papa Pio III, nipote del Papa Pio II, in quanto figlio della sorella Laudomia Piccolomini e Nanni Todeschini. Fu il 1° duca d'Amalfi.
Sotto la guida dello zio Pio II, curò gli interessi della Chiesa nella ancora fragile monarchia aragonese di Ferrante, e il Papa sancì il suo diritto successorio nella monarchia partenopea. In questa situazione di instabilità politica e nella necessità di consolidare l'alleanza con il papato, fu deciso il matrimonio tra Antonio e Maria d'Aragona (1440-1460), figlia naturale di Ferrante e Diana Guardato. Il primogenito di Laudomia, ottenne così la nomina a Duca d'Amalfi e poté aggiungere al suo, il cognome reale.

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Giacinto Gigante - Amalfi nel XVII secolo.

Da Maria ebbe solo figlie femmine. Alla sua morte, il re gli concesse sua nipote (figlia di sua sorella Eleonora), Maria Marzano d'Aragona, che gli diede altri 9 figli (!).

Alfonso Piccolomini d'Aragona (1462-1503), 2° duca d'Amalfi, primogenito di Antonio e della seconda moglie suddetta, per rafforzare il legame con la casa reale, sposò Giovanna d'Aragona dei marchesi di Gerace (1475-k1510), spesso confusa con l' omonima moglie di Ascanio Colonna, dipinta (forse) da Raffaello (#entry562813569).

Lo schema aiuta a chiarire l'omonimia tra almeno tre delle diverse Giovanna d'Aragona.
La Giovanna in questione è famosa come Duchessa d'Amalfi, e morì assassinata. La sua storia d'amore e di morte ha ispirato racconti e tragedie, come quella di John Webster.
Rimasta precocemente vedova, si innamorò del suo maggiordomo, Antonio Beccadelli di Bologna, lo sposò segretamente ed ebbe anche dei figli. Ma il fratello cardinale ritenne questo fatto oltraggioso per il rango della sua famiglia e la fece uccidere.

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Probabile ritratto del Cardinale Luigi d'Aragona (1474-1519), responsabile della morte della Duchessa di Amalfi. Anche lui nipote "spurio" di Ferrante (figlio di Enrico d'Aragona, marchese di Gerace). Nominato da Papa Borgia, non era proprio uno stinco di santo! https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_d%27Aragona).

Il figlio della povera sventurata, Alfonso II Piccolomini d'Aragona (1500-?), sarà il 3° duca d'Amalfi, e sposerà Costanza d'Avalos d'Aquino d'Aragona (+1575), nipote e omonima della Governatrice di Ischia che abbiamo visto nei post precedenti. Ebbero 7 figli e vissero nell'isola di Nisida.
Di questi personaggi, purtroppo, non ci rimangono immagini. Aggiungo che hanno lasciato discendenza fino ai giorni nostri, anche se hanno perso nel tempo titoli, ricchezze e potere.
Il ducato d'Amalfi tornò alla Spagna e nel 1710 fu assegnato alla famiglia siciliana dei Fici.
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Il cognome reale fu assunto anche dalla famiglia Gaetani dell'Aquila d'Aragona, in seguito al matrimonio di Onorato Gaetani dell'Aquila (+1528), duca di Trajeto e conte di Fondi, con un'ennesima figlia naturale di re Ferrante: Lucrezia d'Aragona (+1549), avuta dalla relazione con Eulalia Ravignano (#entry525865646).

In altri casi, molto più semplicemente, il re Ferrante che era come già detto molto generoso con i suoi fedelissimi, concesse il privilegio di fregiarsi del cognome reale per i servigi resi alla Corona.
Così agli Acquaviva d'Aragona: nel 1479 il re concesse a Gulio Antonio Acquaviva (1428-1481), duca di Atri e conte di Conversano, e a tutti i suoi successori di aggiungere al proprio nome l'appellativo "d'Aragona" per il suo valore militare. Lo stesso Giulio, nel 1481 finì trucidato dell'assedio di Otranto contro i Turchi.

Anche il re Federico, ultimo degli Aragonesi re di Napoli, concesse l'appellativo alla famiglia Ruggi d'Aragona di Salerno (viventi), con editto reale del 1500.
Stessa concessione alla famiglia Milano d'Aragona , discendente dai Borgia (viventi).

Aggiungiamo infine i rami napoletani di alcune famiglie spagnole, come i de Vera d'Aragona, una casata che portava il cognome reale nientemeno dall'XI secolo, a partire da Carlos de Vera y Aragon, figlio del re Ramiro I d'Aragona e una delle sue 4 mogli: Elvira de Vera (www.geni.com/people/Elvira-de-Vera/6000000001153330291). Un ramo di questa famiglia si trasferì a Napoli nel XVI secolo e i suoi discendenti sono ancora viventi.
Oppure i de Luna d'Aragona , che discendevano da un figlio naturale del re Pietro III d'Aragona e che con alcuni esponenti si diffusero in Sicilia, in Calabria e a Napoli (estinti).

Edited by elena45 - 10/1/2021, 14:01
 
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view post Posted on 2/8/2016, 18:16
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Marie-Antoinette

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Ovviamente la stessa cosa successe anche in Sicilia. I figli naturali dei re Aragonesi furono molti, e ognuno di loro veniva sistemato con feudi e titoli.
Gli Aragona di Avola, per esempio, discendono da Orlando (1296-1361), figlio naturale di Federico II-III d'Aragona (1271-1337) re di Sicilia e Sibilla Sormella, gratificato appunto della baronia di Avola (SR).
Pare che la nipote di costui, Beatrice d'Aragona dei baroni di Avola abbia sposato un mio antenato: Niccolò Cesareo, milite, conte di Montalbano, governatore di Messina nel 1356 e tesoriere del regno nel 1357, durante il regno di Federico IV d’Aragona (1355-1377) (www.maltagenealogy.com/libro%20d'Oro/Barcelonia.html). Ma dovrei fare una ricerca su documenti, che non ho, per confermare.

Certo è che, più di un secolo dopo, nel 1491, un'altra Beatrice d'Aragona (e Cruyllas, cognome della nonna), diretta discendente di Orlando barone di Avola suddetto, sposa Gianvincenzo Tagliavia (+1538), conte di Castelvetrano; il figlio Giovanni Tagliavia, sposa a sua volta la cugina Antonia Concessa d'Aragona, marchesa di Avola e Terranova (oggi Gela), unica erede della casata (già vedova di suo fratello Francesco Tagliavia), con il patto di aggiungere nella discendenza il cognome reale, indicato per primo: Aragona Tagliavia.

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Palazzo Tagliavia Aragona Pignatelli a Castelvetrano (TP). La parte con la facciata più chiara (non sembra)
è una chiesa: Collegiata dei Santi Pietro e Paolo.

Il suddetto Giovanni Tagliavia (1505-1548), con l'unione delle due casate, si trova nelle mani un patrimonio notevolissimo; soldato valoroso, si distingue in varie imprese per la Corona spagnola. Nel 1530 allestisce una squadra di cavalleria e la manda a Napoli in appoggio militare all’imperatore Carlo V. Cinque anni dopo appronta tre navi che fa unire alla flotta spagnola per la spedizione di Tunisi. In cambio l'imperatore Carlo V investe due volte Giovanni della carica di Presidente del Regno e lo nomina Marchese di Avola e Terranova. (https://it.wikipedia.org/wiki/Vicer%C3%A9_di_Sicilia).

Il figlio di Giovanni e Antonia, il primo a portare il doppio cognome, Carlo Aragona Tagliavia (1530-1599), segue il padre nelle sue ultime imprese militari e partecipa in seguito ad altre spedizioni.Nel 1561 Filippo II di Spagna gli concede il titolo di duca di Terranova, e nel 1564 anche quello di principe di Castelvetrano. Nel 1566 è Presidente del Regno di Sicilia. Nel 1582 è il Governatore di Milano ricordato da Manzoni (e nella medaglia sottostante) quale Magnus Siculus.Eccolo:

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Carlo I Aragona Tagliavia (1530-1599), I duca di Terranova e I principe di Castelvetrano.
Giuseppe d'Alvino (1550-1611) - "San Sebastiano, la Trinità e i Santi" - Chiesa Sant'Agostino, Palermo.


Don Carlo sposò Margherita Ventimiglia ed ebbe 13 figli, 8 maschi, alcuni dei quali si distinsero nelle guerre contro i Tuchi: in particolare Giovanni II, il primogenito, che partecipò alla battaglia di Lepanto (1571) e Ottavio (1565-1623), Ammiraglio dalle imprese leggendarie.
Giovanni II morì prima del padre, per cui subentrò nei titoli il nipote, Carlo II (1585-1605), Grande Ammiraglio del Regno.
Di questi personaggi, purtroppo, non ho trovato immagini.

Tratto da http://amsdottorato.unibo.it/6699/1/Torre_Simona_Tesi.pdfpag 22-38
www.academia.edu/21696960/La_famigl..._i_suoi_palazzi[/size]

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Giovanni III d'Aragona Tagliavia (1585-1624) III duca di Terranova e III principe di Castelvetrano, figlio di Carlo II
e Giovanna Pignatelli e Colonna. Si sposò due volte, ma non ebbe eredi. Gli subentrò il fratello Diego.

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Diego d'Aragona Tagliavia (1596-1663), IV duca di Terranova e IV principe di Castelvetrano, fedelissimo del re Filippo IV, fu un altro personaggio di primo piano nella storia della politica spagnola nella prima metà del '600.
Don Diego sposò anche lui un'ereditiera di altissimo rango e notevole patrimonio: Stefania Carrillo de Mendoza y Cortez (1595-1653), pronipote del Conquistatore del Messico. Nuovo cognome aggiunto per l'unica figlia, erede di una ricchezza smisurata:

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Giovanna Tagliavia Aragona Cortez (1619-1692), figlia del suddetto. - Collezione Pignatelli.

Lo stemma dei Tagliavia è una palma, quello degli Aragona di Sicilia sono due aquile coronate inframmezzate da quattro pali. La palma è riportata due volte sulla Fontana della Ninfa, fatta costruire da Giovanni III a Castelvetrano nel 1615, regnante Filippo III.


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Nel 1638 Diego Aragona Tagliavia fonda la città di Menfi (AG).

Tratto da www.academia.edu/3515477/Diego_Arag...itt%C3%A0_nuove
https://gw.geneanet.org/fcicogna?lang=en&p...nio&n=tagliavia

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Palazzo Tagliavia d'Aragona-Pignatelli a Menfi.

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Chiesa di San Domenico, a Castelvetrano, mausoleo dei Tagliavia d'Aragona. Edificata nel 1470, nonostante l'aspetto semplice della facciata, all'interno contiene moltissime opere d'arte, tanto da essere chiamata "la Cappella Sistina della Sicilia":

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Uno degli interni: navata centrale del Presbiterio.

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Sarcofago dei Tagliavia d'Aragona nella Chiesa di San Domenico a Castelvetrano.

Foto-1-_Sarcofago-di-_Ferdinando-_Tagliavia-e-_Aragona
Tomba di Ferdinando Tagliavia Aragona (+1549), ufficiale di Carlo V (era lo zio del Magnus Siculus)

Le foto sono gentilmente offerte da E.Napoli, studioso di Castelvetrano

A questo punto entra in ballo il ramo napoletano di una famiglia antichissima e importante, con feudi in tutto il meridione: i Pignatelli.

L'ereditiera Giovanna suddetta, V duchessa di Terranova e V principessa di Catelvetrano (1619-1692) sposa Ettore IV Pignatelli, VII duca di Monteleone (1620-1674), nonchè IV principe di Noja. Ettore ha ereditato il principato lucano dal padre Fabrizio, il nome e il ducato calabrese dal nonno materno, il famoso generale spagnolo e Vicerè di Catalogna all'epoca di Filippo III:


Ettore III Pignatelli (1574-1622), V duca di Monteleone (oggi Vibo Valenzia).

Stipulati a Palermo il 18 ottobre 1638 dal notaio Pietro Graffeo, i capitoli matrimoniali descrivevano l’enorme fortuna che nel tempo sarebbe giunta in possesso della coppia e che consisteva, oltre che nei possedimenti della casa Pignatelli dislocati tra Basilicata e Calabria, nel vasto patrimonio dei Tagliavia d’Aragona, allocato nella parte meridionale della Sicilia, nonchè nei possedimenti messicani dei Cortez.
Inoltre stabilivano che: "il primogenito dei coniugi Giovanna ed Ettore si cognominasse Aragona-Pignatelli-Cortes, e per l'altro primogenito successore, Pignatelli-Aragona-Cortes, e così sempre in avvenire alternativamente".

In sintesi:



In realtà i Pignatelli, come si vede dallo schema, erano già entrati in famiglia per via femminile: Don Diego era figlio di Carlo II e Giovanna Pignatelli e Colonna. Infatti lo stemma di Carlo II nella Chiesa di San Domenico è questo:

AB_-_S._Domen._3c

A sinistra (di chi guarda): la palma dei Tagliavia ed i pali, accompagnati dalle aquile sveve (non visibili) degli Aragona di Sicilia. A destra le armi dei Pignatelli e dei Colonna.

P.S. Una linea parallela, senza legami con gli Aragona, si è sviluppata nella provincia di AG, nota come linea di Sciacca, che annovera i Tagliavia marchesi di San Giacomo, poi Martinez Tagliavia, e che è arrivata fino ai nostri giorni.

DSC_0234
Sarcofago di Bartolomeo Tagliavia (+1550), esponente della linea di Sciacca - Chiesa Madre di Sciacca.

Edited by elena45 - 10/5/2021, 20:00
 
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view post Posted on 5/10/2016, 07:50
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Marie-Antoinette

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Come si evince dagli excursus precedenti, il ritratto di corte a Napoli praticamente non esiste prima del '500. Quelli che ci sono arrivati sono postumi:


Alfonso V-I d'Aragona, re di Napoli (1394-1458).


Vittore Carpaccio (1510)) - Ritratto presunto di Ferrante II d'Aragona, alias Ferrandino (1469-1496) - Madrid, Collezione Thyssen-Bornemisza.

Oppure sono immagini "indirette", inserite in opere di soggetto religioso:


Simon Marmion - Isabella Chiaromonte (1424-1465), moglie di re Ferrante, e la figlia Eleonora d'Aragona (futura duchessa di Ferrara).
Fa parte di un polittico ligneo conservato nella chiesa di San Pietro Martire in Napoli attribuito al pittore e miniaturista francese di stile fiammingo.


Polittico dedicato a San Vincenzo Ferrer.
Tratto da www.fondazionezeri.unibo.it/it

Un'altra tavola lignea di collezione privata ritrae l'ingresso trionfale in Napoli di Alfonso I




La tavola, probabilmente parte di un cassone nuziale, ci mostra con ricchezza di dettagli lo svolgimento della cerimonia organizzata per l’ingresso trionfale in città del Magnanimo il 26 Febbraio 1443.
Tratto da www.napoliaragonese.it/

Edited by elena45 - 5/10/2016, 11:39
 
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view post Posted on 5/10/2016, 08:43
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C'è un libro raro, che ci offre altre immagini della Napoli spagnola del '400: "Cronaca figurata del Quattrocento".
E' una cronaca illustrata napoletana di compilazione tardo medievale, opera di Melchiorre (o Melchionne) Ferraiolo, funzionario aragonese di medio rango cui si conosce poco più del nome.
E' l'unico esemplare custodito nella Morgan Library & Museum di New York.

Per esempio ci sono immagini relative alla Congiura dei Baroni del 1485:


Alfonso II d'Aragona, duca di Calabria, entra in Napoli dopo aver sconfitto i baroni ribelli.


Alcuni dei congiurati (di schiena) schierati davanti ai giudici: Antonello Petrucci, segretario di re Ferrante; i figli Giovanni Antonio e Francesco; Francesco Coppola conte di Sarno, ministro della corona. Furono tutti giustiziati.


Antonello Petrucci condotto al patibolo. Fu decapitato e smembrato.

Oppure del conflitto napoletano con i francesi di Carlo VIII:


Carlo VIII re di Francia entra in Napoli il 22 febbraio del 1495.

Tratto da www.napoliaragonese.it/

Edited by elena45 - 5/10/2016, 11:32
 
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view post Posted on 5/10/2016, 10:53
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E poi ci sono i busti delle principesse aragonesi dello scultore fiorentino Francesco Laurana (#entry523681360).
Francesco Laurana (1430-1502), scultore italiano di origine dalmata, realizzò quattro busti che ritraggono altrettante principesse aragonesi:

1280px-Francesco-Laurana-pushkin-2
Francesco Laurana - Forse si tratta di Ippolita Maria Sforza (1445-1484), moglie di Alfonso II duca di Calabria,e sorella dei duchi di Milano - Copia dell'originale, risalente al 1472, conservato al Museo di Berlino e distrutto durante la guerra. Il manufatto ora è a Washington.

Female-bust-An-ideal-portrait-of-Laura-by-Francesco-Laurana
Francesco Laurana - Isabella d'Aragona (1470-1524), figlia di Alfonso II e Ippolita Maria Sforza- Kunsthistorisches Museum, Vienna.
Isabella sposò il cugino, lo sfortunato Gian Galeazzo Sforza spodestato dallo zio Ludovico il Moro. Rimasta vedova, divenne duchessa di Bari. Il busto di Laurana risale all'epoca del matrimonio (1488) ed è l’unico che abbia conservato l’originario rivestimento policromo.

Francesco-Laurana-Busto-di-Beatrice-d-Aragona-1474-1475-ca-New-York-The-Frick-Collection-Fonte-www
Francesco Laurana - Beatrice d'Aragona (1457-1508), sorella di Alfonso II; sposata, nel 1475, a Matteo Corvino, re d'Ungheria - Frick Collection, New York.
Della sorella maggiore Eleonora, duchessa di Ferrara, non ci sono effigi in marmo.

Francesco_laurana_principessa_02_1
Francesco Laurana – Sconosciuta principessa aragonese – Museo del Louvre.

Edited by elena45 - 25/11/2020, 15:29
 
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view post Posted on 5/10/2016, 13:10
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CITAZIONE (elena45 @ 5/10/2016, 11:53) 
(IMG:http://i48.tinypic.com/2zrg7lt.jpg)
Francesco Laurana - Forse si tratta di Ippolita Maria Sforza (1445-1484), moglie di Alfonso II duca di Calabria,e sorella dei duchi di Milano - Copia dell'originale, risalente al 1472, conservato al Museo di Berlino e distrutto durante la guerra. Il manufatto ora è a Washington.

Mi concedo una parentesi sul busto. Quello nella foto è un calco del busto di Berlino presente nel Museo Pushkin, nato come come gipsoteca delle più belle sculture della storia dell'arte e i calchi sono tutti del primo Novecento (regnante ancora Nicola II, il museo, tra l'altro, era intitolato ad Alessandro III).

Un altro calco di inizio Novecento, sempre del busto berlinese, si trova alla Royal Academy of Arts Collection di Londra (e credo che dovrebbe essercene un altro alla gipsoteca del Victoria & Albert).

PL000185

Il busto di Berlino fu acquistato da Wilhelm von Bode per il museo berlinese nel 1877, rinvenendolo a Palazzo Strozzi a Firenze. I calchi non riproducono i resti della policromia originale, che invece era ancora parzialmente presente. Il busto non è andato completamente distrutto: la testa è ancora conservata.

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Una foto del busto prima della guerra.

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Purtroppo non sono mai stato a Berlino, quindi non so se il frammento del busto di Laurana sia esposto (ma immagino di sì). Sicuramente è stato esposto nella mostra dell'anno scorso: The Lost Museum. The Berlin Sculpture and Paintings Collections 70 Years After World War II
(19.03.2015 to 27.09.2015, Bode-Museum).

Il Museo di Berlino conserva a sua volta un calco d'epoca, esposto anch'esso alla mostra. Nella foto sotto il calco e un'altra foto del busto originale, nella sua collocazione nel vecchio museo.

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E di seguito una foto proveniente dalla mostra, in cui i due busti, originale e calco, dialogano.

das-verschwundene-museum-6

Un'altra copia, invece, l'ho intravista di persona a Norimberga, al Germanisches Nationalmuseum. Doveva piacere particolarmente tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, perché era anche uno dei pezzi forti della (un tempo famosa) manifattura di Signa, che ne realizzò diverse copie con riproduzione totale – e arbitraria – della policromia.

540x360

Alla National Gallery of Art di Washington, invece, si trova un'altra versione autrografa del busto, con alcune lievi varianti. Comparve per la prima volta sul mercato nel 1884, rinvenuto a Napoli dal noto antiquario fiorentino Stefano Bardini.

a0002c38

Una terza versione, anch'essa ritenuta di mano dell'artista, si trova nella Frick Collection di New York. È la prima ad essere venuta alla luce, trovata nel Settecento nel vecchio porto di Marsiglia e quindi passata in varie collezioni private francesi.



Devo dire che non mi dispiacerebbe affatto avere una copia della versione di Berlino (la mia preferita delle tre). È davvero di una raffinatezza senza pari!
 
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view post Posted on 5/10/2016, 13:23
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Grazie moltissimo di queste precisazioni!!!
 
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view post Posted on 5/10/2016, 13:47
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CITAZIONE (elena45 @ 5/10/2016, 14:23) 
Grazie moltissimo di queste precisazioni!!!

È un piacere :)

CITAZIONE (elena45 @ 5/10/2016, 11:53) 
E poi ci sono i busti delle principesse aragonesi dello scultore fiorentino Francesco Laurana (#entry523681360).

Mi permetto una piccola correzione (non sia mai che poi dicano che noi fiorentini ci appropriamo dei meriti altrui! :P). Nella documentazione d'epoca è sempre, giustamente, ricordato come "de Venesia" o "civitatis Venetiarum".
La sua carriera artistica è documentata a partire dal periodo napoletano. In generale, comunque, non mi farei troppi problemi a considerarlo uno scultore di ampio respiro italiano, importante soprattutto per l'attività nella corte del Sud Italia, con uno stile che trova effettivamente riscontri in certa rarefatta e delicatissima scultura fiorentina (penso a Desiderio da Settignano e Antonio Rossellino).
Trovo un po' triste che il nazionalismo croato abbia voluto riappropriarsi di questo artista italianissimo, inventandosi un nome non documentato, cioè Franjo Vranjanin (che significa semplicemente "Francesco da Vrana": Vrana è il nome croato della sua città d'origine, che all'epoca della Repubblica di Venezia si chiamava Aurana o Laurana). Ne fanno il campione del loro "rinascimento"...
 
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view post Posted on 21/10/2016, 11:27
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Caro Jonathan, qualcuno fa confusione.



Secondo questa copertina il busto policromo sarebbe di Isabella del Balzo (1468-1533), ultima regina di Napoli della dinastia aragonese, moglie di Federico I (1452-1504), legittimamente nota come Isabella d'Aragona.

L' Isabella d'Aragona del busto del Laurana è invece, secondo la versione ufficiale, la povera duchessa di Milano, figlia di Alfonso II di Napoli e Ippolita Maria Sforza, nata nel 1470 e morta nel 1524 come duchessa di Bari.

L'equivoco potrebbe essere nato in quanto pressochè coetanee, una figlia di Alfonso e l'altra cognata. Che ne pensi?

Edited by elena45 - 21/10/2016, 19:08
 
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view post Posted on 21/10/2016, 19:39
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Come le dominazioni straniere sono passate sulla gente comune, a prezzo di guerre, morte e distruzioni, successive ricostruzioni e stratificazioni, anche le famiglie nobili di Napoli si sono alla fine adeguate al nuovo potere. Così i Caracciolo e i Carafa, di antica origine napoletana, i Pignatelli forse longobardi, i Sanseverino normanni, i de Balzo francesi, i Guevara e i d'Avalos spagnoli, etc. Senza contare i rami delle famiglie genovesi che approdarono a Napoli nel '500.

Tutti acclamarono l'avvento di Alfonso V d'Aragona sul trono di Napoli, dopo anni di guerre e distruzioni. Alfonso fece il suo ingresso trionfale nella capitale nel febbraio del 1443.
Con la nuova dinastia si determinarono l'incremento dei traffici e delle relazioni politiche, l'accentramento dei servizi presso la corte e l'accentuarsi degli scambi commerciali tra l'Italia meridionale e le regioni iberiche: la città venne dunque a trovarsi al centro di un vasto e vitale circuito mediterraneo.
Lo sviluppo edilizio della città si evince ancora una volta dalla famosa Tavola Strozzi che abbiamo citato per evidenziare le costruzioni angioine, In realtà, come già detto, essa rappresenta Napoli all'indomani della battaglia di Ischia del 1485 e delinea la situazione urbanistica napoletana in periodo aragonese.



A parte i tre castelli reali, Castenuovo, Castel Capuano e Castel dell'Ovo, la tavola evidenzia il ruolo fondamentale che ebbero gli Aragonesi nella riedificazione della cinta muraria della città lungo la costa.



Dopo i rifacimenti, le distruzioni, i bombardamenti dell'ultima guerra, è difficile ricostruire il percorso delle mura aragonesi. Oggi rimangono praticamente solo le porte, alcune molto belle e famose.

Di castelli dell'epoca ce ne sono tanti, reali e nobiliari, sparsi in tutto il meridione, spesso rifacimenti di nuclei antichi. Alcuni li abbiamo visti nei post precedenti.
Quanto all'edilizia urbana residenziale e religiosa, non voglio fare un depliant turistico, ma citare solo alcuni esempi significativi dal punto di vista storico generale:


Palazzo Diomede Carafa a via San Biagio dei Librai (www.napoliaragonese.it/il-palazzo-carafa/).
La famiglia Carafa, come la famiglia Caracciolo di cui probabilmente era una diramazione, occupò una posizione di rilievo nella Napoli angioina. Antonio Carafa (1373-1437), detto Malizia per la sua abilità diplomatica, vissuto all'epoca di Ladislao e Giovanna, parteggiò decisamente per la successione di Alfonso d'Aragona. L'ultimo dei suoi sette figli, Diomede Carafa della Stadera (1406ca-1487), cresciuto alla corte catalana, partecipò personalmente alla guerra di conquista ed entrò trionfalmente in Napoli con Alfonso. Diventato Conte di Maddaloni (e non solo), precettore del futuro re Ferrante, nel 1466 si fece costruire un grande palazzo di stile rinascimentale dove sistemò la sua collezione di antichità, la più ricca di Napoli a quell'epoca. Fu amico di Lorenzo il Magnifico, che gli regalò la testa di cavallo bronzea eseguita da Donatello oggi conservata presso il Museo archeologico nazionale di Napoli. Fedelissimo fino alla fine, quasi ottantenne, si schierò con il re durante la Congiura dei baroni del 1485.
Sposò due nobildonne appartenenti ad altrettante famiglie egemoni del Regno: Maria Caracciolo Rossi (+1457) e, in seconde nozze, Sveva Sanseverino.
E' sepolto nel Cappellone Carafa di San Domenico Maggiore in un sepolcro marmoreo bellissimo, di Jacopo della Pila, Tommaso Malvito e Domenico Gagini

Diomede-carafa
(www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2006/7/113375.html).


Chiesa del Gesù Nuovo, proprio di fronte alla Basilica di Santa Chiara di età angioina. Ha una storia incredibile, che riflette alcuni avvenimenti importantissimi.
In origine, nientemeno, era un palazzo nobiliare, costruito nel 1470 da Roberto Sanseverino (1430-1474), nominato da re Ferrante principe di Salerno per la sua partecipazione vittoriosa alla battaglia di Ischia, proprio quella celebrata nella Tavoli Strozzi.
Passato al figlio Antonello, gli fu confiscato dopo il fallimento tragico dell Congiura dei Baroni, nel 1485, contro lo stesso re Ferrante, di cui il principe si fece promotore (#entry598867253).
Antonello fuggì in Francia, il figlio Roberto ritornò a Napoli, fu perdonato e ridiede nuova vita al palazzo.
Ma i Sanseverino erano ribelli per natura al potere costituito e il nuovo principe Ferdinando, figlio del precedente, si oppose a Carlo V e fu esiliato, il palazzo confiscato e più tardi venduto ai Gesuiti che lo trasformarono in una chiesa!
All'interno, è l'esempio più bello di barocco a Napoli.

I due edifici suddetti sono coevi e caratterizzati dal bugnato della facciata: il primo, però, è fatto di tufo giallo e pietra grigia, in blocchi rettangolari alternati; il secondo, invece, da bugne di piperno a punta di diamante.
Sulla porta del palazzo Carafa sono intagliati i dodici scudi della famiglia.

Foto tratte da http://en.wikigogo.org/en/270996/

Un altro monumento evocativo e importante dal punto di vista storico:


Castello di Venosa (PZ). Fu costruito nel 1470 da Pirro del Balzo (1430-1491), duca d'Andria e di Venosa, che, sebbene di origine francese e di famiglia di fedeltà angioina, (#entry599450907), aveva sempre dato sostegno agli aragonesi, fino alla sua partecipazione decisiva nella vittoriosa battaglia di Otranto contro i Turchi. Ciò nonostante, alla fine Pirro si schierò contro il re Ferrante nella Congiura dei Baroni (con il fratello Angilberto duca di Nardò e i figli di lui): sarà arrestato, rinchiuso in Castelnuovo da cui non uscì vivo, i titoli decaduti, il castello di Venosa requisito e, pensate, finì nelle mani di Federico I, l'ultimo re aragonese che aveva sposato sua figlia Isabella (vedi post precedente).

Edited by elena45 - 18/7/2019, 15:17
 
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