Di messe e altre cerimonie religiose (o che comportavano un elemento religioso) si parla in parecchi topic qui nel forum, ma ho pensato di aprirne uno nuovo per raccogliere tutte le informazioni sull'argomento. Come al solito, io ne ho qualcuna solo per il regno di Luigi XIV, quindi se qualcun altro vuole proseguire è il benvenuto!
(Capito Ale? Visto che come al solito è tutta colpa tua
).
La mia fonte principale è:
La chapelle royale de Versailles sous Louis XIV. Cérémonial, liturgie et musique, di Alexandre Maral, Mardaga, 2002 (Etudes du Centre de musique baroque de Versailles). Una seconda edizione riveduta e corretta è uscita nel 2010, per il tricentenario della consacrazione della cappella attuale.
La tendenza a separare religiosità privata e devozione pubblica (e anche a considerare quest'ultima una pura manifestazione di ipocrisia) ha portato per parecchio tempo a sottovalutare l'aspetto religioso della vita a Versailles. E nemmeno arriviamo più a immaginarci l'importanza della dimensione religiosa all'epoca. Così un passaggio come questo delle memorie del re potrebbe sembrare un misto di bacchettoneria e di machiavellismo (oltre che un'espressione della classica abilità di Luigi a prendere due piccioni con una fava):
“E a dirvi la verità, figlio mio, non manchiamo soltanto di riconoscenza e di virtù, ma di saggezza e di buon senso, quando manchiamo di venerazione per colui del quale siamo soltanto i luogotenenti. La nostra sottomissione a lui è la regola e l'esempio di quella che è dovuta a noi. L'esercito, i consigli, tutto l'ingegno umano sarebbero deboli mezzi per mantenerci sul trono , se ognuno credesse di avervi lo stesso diritto che abbiamo noi e non s'inchinasse a una potenza superiore, di cui la nostra è parte. Gli omaggi che rendiamo pubblicamente a questa potenza invisibile potrebbero, insomma, essere definiti giustamente la prima e più importante parte della nostra politica, se non dovessero avere un motivo più nobile e più disinteressato.”
(1661, traduzione di Gigliola Pasquinelli).
In conformità ai principi enunciati con tanta adamantina chiarezza, Luigi procedette a organizzare la vita religiosa a Versailles come organizzava tutto il resto: senza lasciarsi sfuggire alcun particolare.
La cappella reale era molte cose: un luogo fisico, un insieme di persone, un ciclo continuo di riti e cerimonie. In realtà era itinerante, perché si trovava dovunque si trovasse il re. Ma qui parliamo della cappella come fu organizzata a Versailles.
Come luogo fisico, la cappella che vediamo adesso a Versailles è stata consacrata nel 1710. Ed è stata preceduta da altre quattro, ubicate in altre parti del palazzo, delle quali la più conosciuta è quella del 1682.
Come insieme di persone, la cappella era composta dai funzionari ecclesiastici della Maison du Roi, raggruppati nella Chapelle-Oratoire (che dipendeva dal Grand Aumȏnier de France) e nella Chapelle-Musique, il cui capo doveva prestare giuramento al Grand Maȋtre de France. Inoltre c'erano i religiosi Lazzaristi (congregazione della Missione, fondata da San Vincenzo de' Paoli), che si occupavano sia della parrocchia di Versailles che del servizio quotidiano della cappella reale, per la quale erano l'equivalente del capitolo di una cattedrale (per esempio, il caro François Hébert, parroco di Versailles, che ha consegnato nelle sue memorie certe osservazioni assai sgradevoli su Monsieur, era un Lazzarista).
Il ciclo continuo di riti e cerimonie seguiva, ovviamente, il calendario della Chiesa cattolica (il ciclo dell'anno liturgico: domeniche, feste fisse e mobili regolate sulla data della Pasqua, feste dei Santi). Dal punto di vista orario, la liturgia quotidiana della cappella comprendeva messe (pubbliche e private), vespri, compieta. Le messe venivano dette dalle sei a mezzogiorno (solo al re e ai membri della famiglia reale era permesso andare a messa fino alle due). Vespri e compieta nel primo pomeriggio (i vespri in certi casi anche in fine mattinata). Le messe potevano essere “basse” (cioè dette a voce bassa dal celebrante) con o senza musica (una messa bassa con musica di solito era accompagnata da un mottetto che durava per tutta la messa) o “cantate” (cioè cantate dai celebranti all'altare, oltre che dai cantori). Le messe “cantate” erano quelle solenni. Non usava che i fedeli facessero la comunione durante una messa cantata, ma di questo parlerò più tardi, altrimenti il post diventa troppo lungo.
I membri della famiglia reale e i principi del sangue (che avevano il proprio personale ecclesiastico) potevano far celebrare messe basse proprie, ma non assistere a messe e uffici solenni in assenza del re.
Il rito seguito non era quello della Diocesi di Parigi ma, fin dai tempi di Enrico III, quello romano.
La caduta degli angeli ribelli, di François Verdier, dal progetto di Lebrun per la volta della terza cappella di Versailles (1672).