Maria Antonietta - Regina di Francia

Maria Josè di Savoia, La bellissima ultima Regina d'Italia

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view post Posted on 15/2/2014, 21:27

Marie-Antoinette

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Bellissime foto!
Il nuovo libro di Luciano Regolo dev'essere bellissimo, Luciano Regolo è un bravissimo scrittore.
 
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view post Posted on 28/9/2014, 20:24

Marie-Antoinette

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La principessa Maria Pia di Savoia, figlia di Maria José e di Umberto, ha scritto un libro sulla sua famiglia.

Ecco l'articolo da Corriere Adriatico:

Maria Pia di Savoia I ricordi in un libro

CASTEL DI LAMA - "L'Italia è talmente bella che non si finisce mai di conoscerla e amarla". Con queste parole, la principessa Maria Pia di Savoia si è espressa dopo aver visitato nei giorni scorsi le Marche. Durante la permanenza nel Piceno, la primogenita dell'ultimo sovrano d'Italia, Umberto II, ha anche presentato il suo libro, un atto d'amore alla sua famiglia, alla sua storia, alla sua vita.
"Sono una donna fortunata ed era doveroso scrivere" ha aggiunto la rappresentante sabauda nel corso di un incontro ieri al borgo storico "Seghetti Panichi" a Castel di Lama. La principessa, accompagnata da marito e dal figlio, Serge di Jugoslavia, insieme a un gruppo di amici americani, ha presentato il volume dal titolo "La mia vita, i miei ricordi", edito da Mondadori: un excursus storico, affettivo, emotivo attraverso le gesta di una famiglia che è stata di basilare importanza per la nascita dello Stato italiano. Con preziose fotografie, il volume coniuga avvenimenti pubblici, eventi mondani e il quotidiano, cavalcando il '900. Gli episodi raccontati sulla pagina da Maria Pia di Savoia permettono di scoprire un caleidoscopio di aneddoti ora sorprendenti, ora affascinanti, senza mai far emergere nostalgie e rimpianti per il tempo che fu. L'omaggio ai palazzi reali di Napoli, suo luogo di nascita, abbandonato nel dopoguerra per rispettare l'esito del Referendum istituzionale che sancì la svolta repubblicana, ricostruiscono l'infanzia italiana di una donna alla quale gli eventi non sono mai riusciti a sottrarre gentilezza e stile. Un mondo che arriva al lettore contemporaneo, sfogliando un volume denso di scatti di vita privata, dall'età di tre anni quando la principessa è con la mamma Maria Josè sino agli anni portoghesi a Cascais con il padre. La moglie, la mamma, la principessa, la modella, la scrittrice, la nonna: i mille ruoli di Maria Pia di Savoia emergono dalla pubblicazione, in cui è presente il suo secondo marito, Michele di Borbone Parma, 86 anni portati con vivacità, nonostante la prigionìa in Vietnam, dove venne recluso per mesi."Ciò che ci unisce è l'ottimismo e la voglia di guardare sempre avanti" ha detto il principe di Borbone guardando la moglie con tenerezza infinita. E ha aggiunto: "l'esigenza di credere in se stessi e agli affetti fa sopravvivere al dolore".
 
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view post Posted on 7/4/2015, 10:43

Marie-Antoinette

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Qui un bell'articolo da Il Giornale d'Italia:

Maria Josè, la “Regina di Maggio”/1

Ritratto di una principessa altera e triste: le nozze con Umberto e la freddezza di Casa Savoia


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È una delle donne più in vista del Regime: ha sposato il Principe ereditario, ma la sua vita non sarà una fiabesca avventura

“Umberto e Maria Josè sono profondamente diversi. Lei è una ‘borghese’, lui è un ‘ancientrégime’. Lei è anticonformista, fino alla bizzarria, schietta, impulsiva, disordinata. Lui è bello ma gelido, ligio all’etichetta, rispettoso delle forme e delle regole, imbarazzato, distante. Lei è alla mano, confidenziale, lui è serio, compreso del suo ruolo”. Con queste parole Marco Innocenti presenta le due figure di Umberto di Savoia e di sua moglie, Maria Josè del Belgio.

Due persone estremamente diverse, insomma, il principe Savoia e la bella principessa del Belgio. Quando viene celebrato il loro fastoso matrimonio (la stampa parla di “Nozze Auguste”), lui ha 26 anni e lei 24. La cerimonia, 8 gennaio 1930, è l’evento più atteso, tutti ne parlano, dai nobili salotti bene alle stradine di periferia più povere del Paese: lei è bellissima, con il suo sguardo acceso e i riccioli, elegante e sofisticata, altera. Sembra il primo giorno di tanti altri luminosi che ne seguiranno, gli auspici sembrano tutti positivi. La vita vera, però, non sarà altrettanto rosea e gaia. Del resto, la rispettive famiglie sono lontane anni luce l’una dall’altra: Alberto I ed Elisabetta, i sovrani del Belgio, sono infatti democratici e progressisti. Il che è un po’ un controsenso, a dire il vero. Una contraddizione in termini, perché loro sono “i sovrani”, mantengono in piedi tutte quelle prerogative che i sovrani hanno, conducono una vita “da sovrani”: insomma, tra il dire e il fare, come sempre c’è di mezzo il mare. I Savoia non sono la Casa Reale per eccellenza, per chi immagina la figura del “Re” come un condottiero e un capo carismatico, soprattutto nel corso del regno di Vittorio Emanuele, che non spicca certo per iniziativa e per coraggio. È un sovrano piuttosto scialbo, il cui regno è stato rispettato da tutto il mondo solo nel periodo in cui Mussolini è stato il Capo del Governo. Un Re che è stato insignito della corona di Imperatore per meriti non suoi, una figura alquanto sbiadita, quasi la caricatura di un Re.

Le due famiglie, insomma, sono diversissime, come lo sono i due sposi. È inevitabile che la frattura diventi sempre più profonda: Maria Josè, in casa Savoia, si sente un pesce fuor d’acqua: “Affetti tra i Savoia ve ne sono stati sempre pochi, lei non trova neppure le briciole” scrive ancora Marco Innocenti, che sul re aggiunge: “Vittorio Emanuele è freddo e le loro conversazioni scivolano subito in divergenze: difficile dialogare con un uomo che ha un’istintiva antipatia per la felicità e che vive in una contraddizione schizofrenica tra un complesso di inferiorità fisica e uno di superiorità intellettuale”.

Il gelo che regna in casa Savoia non aiuta certo la coppia a vivere in serenità e ad apprezzare le gioie della vita coniugale. Maria Josè è bella, forse troppo. Il destino ha scritto per lei i fondamenti di una vita luminosa e spensierata, felice: soldi, ricchezze, servitori, palazzi, mare, svaghi, gioielli, abiti. Un marito giovane e bello, e per di più principe ereditario. Lei può avere tutto. E forse è proprio per questo che, alla fine, non avrà nulla: non riesce a vivere la gioia, e forse neppure il dolore. Perché le emozioni positive si riesce a viverle e ad apprezzarle solo se si conoscono anche quelle negative. Sofferenza e felicità vanno insieme, si alternano nella vita dei comuni mortali, che fanno la loro conoscenza lungo la strada della vita, una strada spesso irta di difficoltà. Difficoltà a cui Maria Josè non è abituata a fare fronte.

Quanto sono diverse la bella ed elegante principessa del Belgio e la verace romagnola moglie del Duce, che dal lusso non si è mai lasciata soggiogare, lei, abituata dalla vita a fare i conti con il lavoro e con le difficoltà per mettere insieme un pasto caldo da portare in tavola alla famiglia …

Personaggi di un’epoca che mostrano due facce totalmente diverse dell’Italia di quegli anni. Eppure due donne che oggi la stampa chiamerebbe “first ladies”. Una, “Regina di Maggio”, perché ha regnato solo un mese, dal 9 maggio al 12 giugno 1946, e che dalla vita ha avuto tutto, tranne la cosa più importante: gli affetti familiari. L’altra, che ha fatto i conti con la storia fino in fondo, che ha sempre vissuto con sobrietà e che è stata privata di tutto per decenni, ma che quegli affetti ha saputo mantenerli vivi e pregnanti per tutta la sua vita. (… continua…)




Da Il Giornale d'Italia:

La ribelle principessa del Belgio /2

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Maria Josè, crocerossina in Africa Orientale, "orgogliosa di sentirmi italiana", ma "antifascista"


Maria Josè arriva in Italia adolescente, i sovrani del Belgio la fanno studiare a Firenze: già è deciso da tempo che in futuro diverrà la moglie del principe Umberto. “Questa prospettiva – racconterà la stessa Maria Josè al settimanale Oggi – aveva assunto per me la forma di un sogno meraviglioso. Un sogno che d’altra parte mia madre incoraggiava: mi parlava di un principe affascinante in termini così entusiastici che ai miei occhi Umberto era arrivato a rappresentare l’apice della perfezione”. Quando la giovane conosce il suo futuro sposo – invitata presso la casa reale dai sovrani - lui ha 13 anni, lei 11. Di lui sa ciò che le ha raccontato la madre e ciò che dicono le cronache, lo ha visto in fotografia, su L’Illustrazione Italiana.

Da quel giorno e fino alle nozze si vedranno ben poco, sono predestinati ad una vita insieme e questo è tutto: secondo la logica dei matrimoni combinati, non importa che i due futuri sposi si conoscano e pongano le basi di quella confidenza che caratterizza ogni buon matrimonio.

Le difficoltà di Maria Josè ad ambientarsi sono subito evidenti: “L’etichetta della corte belga – racconta ancora a Oggi – sebbene severa, perdeva ogni significato se raffrontata alla rigidità un po’ anacronistica del protocollo della Corte italiana, in contrasto con la naturale spontaneità del carattere latino …”.

Maria Josè è anticonformista, ama uscire da sola, non tollera gli agenti di sicurezza che devono badare all’incolumità sua e di Umberto, non sopporta l’etichetta.

I primi anni i coniugi dimorano a Torino, poi si spostano a Napoli. È lì che nasce la primogenita: Maria Pia. Una gravidanza delicata, una gioia offuscata dal dolore della perdita del padre Alberto, morto in un incidente in montagna. È il 1934. A re Alberto del Belgio succede il figlio Leopoldo, che regna insieme a sua moglie Astrid di Svezia. Ma il destino ha scritto per i sovrani un triste destino: il 29 agosto 1935 Astrid muore in un incidente d’auto. Ad informare la regina madre Elisabetta, a Napoli in visita ai principi del Piemonte, è proprio Maria Josè, informata dal fratello della tragedia.

Nel 1937 nasce Vittorio Emanuele, un maschio: la dinastia – pensano tutti – è al sicuro, l’erede al trono c’è. Il piccolo Vittorio Emanuele non diventerà mai re, la monarchia esalerà l’ultimo respiro molto prima che si ponga la questione della successione.

Maria Josè e Umberto avranno altre due figlie, Maria Gabriella nel 1940 e Maria Beatrice nel 1943.

La principessa comincia a mostrare insofferenza verso il regime fascista, anche se nei confronti di Benito Mussolini le sue parole non sono mai aspre: “Ho parlato diverse volte con lui – racconta ancora a Oggi – Agli inizi ascoltava con interesse, con cortesia, ogni mia richiesta. Non toccavamo argomenti di politica”. Maria Josè chiede spesso sostegno al Duce per le opere di beneficienza e lui generalmente accorda il suo interessamento. Durante la guerra in Africa Orientale, la principessa fornisce il suo supporto: avendo frequentato il corso per infermiere della Croce Rossa, si dà da fare negli ospedali, frequenta un corso sulle malattie tropicali e, quando le truppe italiane stanno per sferrare l'attacco finale che porterà alla presa di Addis Abeba, Maria Josè si imbarca sul Cesarea diretta in Africa Orientale.

“Il 5 maggio – racconta ancora – ascoltai, commossa, il discorso che Mussolini pronunciò alla radio […] Il 10 maggio rientrai in Italia, orgogliosa di sentirmi italiana”.

Ma c’è qualcosa che turba la giovane mamma del futuro, ipotetico erede al trono: è Benedetto Croce a metterla sull’avviso che il Fascismo, cadendo, potrebbe trascinare con sé anche la monarchia. In realtà, la monarchia è bravissima da sola a cadere nel ridicolo dopo l'8 settembre con la fuga del re e dell'erede al trono.

Nell'ultimo periodo del Regime, la principessa tenta di ritagliarsi un suo spazio, fa la ribelle, fa la "frondista" contro il Fascismo insieme ad alcune dame sue amiche e ad alcuni intellettuali antifascisti. Il gioco non le riesce, lo stesso re Vittorio Emanuele non ama avere donne tra i piedi e poi a liquidare Mussolini ci sta già pensando lui.

Mussolini: alcune recenti cronache riferiscono di una lettera di Romano, il quarto figlio di Benito e Rachele, nella quale sarebbe contenuta l'informazione che Maria Josè e il Duce fossero stati amanti. Le cronache si sono a lungo sbizzarrite su questa possibilità, certo è che la certezza su questa voce difficilmente si potrà avere. Una cosa però va detta: secondo quanto riferisce Claretta Petacci nel suo diario, raccolto nel volume "Mussolini segreto" di Mauro Suttora, Benito le avrebbe raccontato in confidenza che la bella principessa in più occasioni avrebbe tenuto con lui un contegno "sbarazzino" e che lui, Benito, non avrebbe mai ceduto alle sospettate avances. Lui non era un santo, sono a tutti note le sue avventure galanti: semplicemente, la principessa non gli piaceva. Anche questo è un fatto che non potremo mai stabilire come assodato, Benito potrebbe avere male interpretato l'atteggiamento di Maria Josè, per esempio, ma non v'è ragione di dubitare delle parole di Claretta, una donna innamorata che trascrive morbosamente nel suo diario ogni minimo dettaglio dei suoi incontri con Mussolini.

Umberto e Maria Josè saranno sovrani solo per un mese, gli Italiani voteranno per la Repubblica, il re e la regina verranno esiliati. Il 5 giugno 1946 è lei la prima a lasciare l'Italia per andare in Portogallo. Il 13 Umberto la raggiunge. Gli anni passano, i due sono sempre più lontani. Finché Maria Josè non lascia il Portogallo per raggiungere la Svizzera con il figlio Vittorio Emanuele. Si vedranno pochissimo, finché Umberto morirà nel 1983 in una clinica di Ginevra. Maria Josè, quasi novantacinquenne, si spegnerà nel 2001.

[email protected]

Emma Moriconi
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 7/4/2015, 11:34




Posso aggiungere due notazioni "romane"? Sulla presunta storia tra Maria Josè e Mussolini si è scritto molto. Pare ne fosse convinta anche Rachele e pure il figlio Romano.

La famosa scena, che si sarebbe svolta al mare, tra il duce e la principessa se non è vera è piuttosto realistica e ben costruita.

Non si sa se erano solo vanterie del "duce" che ci teneva a passare per grande seduttore. Certo che il carattere piuttosto sbarazzino e non convenzionale della principessa pare fosse cosa nota.

Per chi crede nell'ereditarietà, va ricordato che negli anni '70 le cronache furono molto movimentate dalla storia tra la principessa Maria Beatrice detta "Titti" e l'attore Maurizio Arena. Se ne sentirono di tutti i colori, inclusa una ritrattazione della principessa che sostenne di esser stata plagiata dal popolare (e popolano) attore.

Va detto che le principesse di casa Savoia erano una più bella dell'altra, con varie sfumature: dall'algida Maria Gabriella, detta Ella, alla più classica Maria Pia, alla più esotica Maria Beatrice, detta Titti.

Su Claretta Petacci aggiungo una notizia salottiera: si dilettava di pittura e in particolare di ritratti. Ne fece uno a un amico di infanzia, appartenente a una notissima famiglia di professionisti romani, che a me è parso molto bello. Ma di pittura non mi intendo.
 
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view post Posted on 17/7/2015, 22:39

Marie-Antoinette

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Sulle figlie: Maria Pia è la principessa più somigliante al padre, mentre Maria Gabriella ricorda più la madre e Maria Beatrice la madre da bambina.

Maria Beatrice si dice che dovesse fare Sissi nel film Ludwig prima della Schneider (la notizia la riportò Gente anni fa) , ma Maria José si oppose e non se ne fece nulla.

Si tutte e tre furono al centro delle cronache rosa degli anni '60: di Maria Gabriella si vociferò pure della notizia di un futuro matrimonio con lo Scià di Persia, cosa che però non avvenne.


Da AostaCronaca:

MOSTRE: 'Una principessa sul Cervino', il Breuil celebra Marià José di Savoia

Volle salire in vetta alla Gran Becca e ci riuscì. Oggi un volume e una mostra celebrano l'impresa della principessa Maria José di Savoia: è stata inaugurata oggi e sarà visitabile sino al 9 settembre, al ristorante Alpage di Cervinia, l'esposizione fotografica 'Una principessa sul Cervino', immagini che ritraggono Maria José di Savoia nei due giorni di ascensione alla vetta, nel settembre del 1941.

Giovedì 9 luglio, alle ore 17, sarà presentato il catalogo della mostra, curato da Mirko Fresia Paparazzo, delegato per la Valle d'Aosta degli Ordini Dinastici di Casa Savoia. Racconta Fresia Paparazzo, nella prefazione del catalogo, che alla fine del mese di agosto del 1941 Maria José di Savoia era ad Aosta per far visita ad amici e qualcuno le domandò quale avventura avrebbe desiderato realizzare in Valle. La Principessa rispose senza esitazioni: “Scalare il Cervino!”.

Al colloquio era presente anche Albert Deffeyes il quale consigliò un po’ più di allenamento e ulteriori ascensioni preparatorie. Maria José iniziò l’addestramento alpino e il 9 settembre raggiunse senza difficoltà le placche Rey, poi conquistò la Punta Tzan: si poteva dir pronta al cimento più difficile: la Gran Becca. La mostra narra i due giorni trascorsi tra Cervinia e la conquista della vetta, con immagini inedite di quelle giornate.


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view post Posted on 2/2/2016, 18:59

Marie-Antoinette

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Da Culturaitalia:

Maria José del Belgio

Donna
dipinto ad olio

Tipo: Opere; dipinto ad olio; Oggetto fisico

Categoria: Opere d'arte visiva

Autore: Calvi Gregorio Di Bergorio (Torino (1904 - 1994))

Notizie sull'autore: Gregorio Calvi di Bergolo (Torino, 1904-1994), personaggio con parentela indiretta con i Savoia, più che esibire i propri gradi di antica nobiltà, preferiva concentrarsi solo sul quotidiano diletto della pittura. Non essendo stato un egocentrico chiassoso, il suo nome è ricordato, in questi tempi, solo tra la cerchia dei famigliari e gli estimatori collezionisti.||Con uno spaccato figurativo di taglio realistico, dalle varie situazioni atmosferiche che sapeva stabilire in modo mirabile l'equilibrio ottico del particolare, la luce come rivelazione della bellezza, quella della natura e della figura umana. Un mondo descritto in chiave tutt'altro che romantica, alle soglie della metafisica. Gregorio Calvi di Bergolo è ricordato come un maestro del colore, capace di liberarsi presto dall'influenza di Vittorio Cavalleri, paesaggista di ascendenza impressionista, di cui il giovane, inizialmente, frequenta l'atelier, realizzando le prime nature morte e i primi paesaggi. Mentre sotto la guida di Mario Micheletti apprende l'arte del ritratto. Questa ricerca gli è servita a ricevere committenze da nobili e da celebri borghesi; amava anche cimentarsi con l'autoritratto non per civetteria auto referenziale, ma per studio.
L'autore ritrae la futura regina d'Italia, Maria José del Belgio, in posizione quasi frontale, di mezzo busto. L'austera e giovane bellezza viene dipinta con intense pennellate di colore che variano dal più chiaro al più intenso. Maria José è rappresentata con un abito verde - azzurro con risvolti bianchi. Il taglio di capelli ne simboleggia la moderna giovinezza e, l'intenso sguardo, la viva naturalezza espressiva.||Fa da sfondo un colore neutro che non invade gli spazi pittorici del soggetto, in primo piano, ma che lo risalta in tutta la sua elegante bellezza.

Soggetto: Donna

Estensione: altezza: cm 45; larghezza: cm 37; altro: cm con cornice 57,5 x 49,5

Materia e tecnica: pittura a olio

Data di creazione: 1926 - 1950, sec. XX, secondo quarto; 1926 - 1950

Ambito geografico: Castello Reale, Via Morosini, 3, Racconigi (CN), Piemonte - Italia - Secondo piano nobile - Salotto di Maria José del Belgio,inv. R 2047 (1951)


 
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view post Posted on 7/8/2016, 13:19

Marie-Antoinette

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Intervista a Maria Gabriella di Savoia, la figlia di Maria José da Lettera Donna di Elle:

«MIA MADRE, LA REGINA DI MAGGIO»
di Giovanna Pavesi
110 anni fa nasceva Maria José del Belgio, moglie dell'ultimo Re d'Italia. Una donna disciplinata e coraggiosa, che dopo il referendum seppe «riciclarsi». Intervista alla figlia Maria Gabriella.

Libera e disciplinata. Indipendente ma rispettosa di ogni regola. Troppo contemporanea per i suoi 20 anni. Bella e affascinante. Aggraziata ed estremamente colta, appassionata di musica e sedotta, come il padre, dai paesaggi alpini. Aveva gli occhi chiari e portava nello sguardo gli esiti di decenni di storia, consumati tra i troni della vecchia Europa. Detestava la noia.
Maria José del Belgio l’8 gennaio del 1930 sposò Umberto II di Savoia, l’ultimo Re d’Italia. Divenne antifascista. Durante gli anni della guerra, rientrò in Italia, a piedi, dalla Svizzera. La scortarono i partigiani e giunta in Italia la scortò la Resistenza. Con ai piedi un paio di sci salì fino al Gran San Bernardo e da lì scese in Italia, in Val D’Aosta. Al referendum del 2 giugno, nel 1946, votò scheda bianca.
La chiamarono Regina di Maggio, perché rimase in carica soltanto un mese. «Quell’epiteto le piaceva: mia madre amava il mese di maggio, il mese delle rose e del loro profumo inebriante», racconta a LetteraDonna la Principessa Maria Gabriella di Savoia a 110 anni dalla nascita di sua madre.

DOMANDA: Principessa Maria, che madre fu Maria José?
RISPOSTA: È stata una donna speciale. Io, finalmente, la conobbi nel periodo dell’adolescenza: a circa 11 anni andavo a passare l’estate da mia madre, vicino a Ginevra, e in quella circostanza avevo avuto l’occasione di approfondire il rapporto con lei. Prima avevo ricordi un po’ vaghi.
D: In che senso?
R: Durante la guerra la vidi piuttosto di rado. Quando partimmo dall’Italia io rimasi con le mie sorelle e mio padre in Portogallo. Mia madre, invece, si trasferì in Svizzera, con mio fratello. Non sopportava il Portogallo.
D: Quindi voi siete cresciute con vostro padre. Che tipo era?
R: Un uomo affettuoso, amante della storia, come mia madre. Si occupò personalmente della nostra istruzione: siamo state educate in Portogallo, da preti salesiani. Mio padre era molto legato al suo Paese e voleva che passassimo gli esami nel liceo italiano di Madrid.
D: Che matrimonio fu il loro?
R: Un matrimonio organizzato, ma quando si vedevano si rispettavano molto. Mia madre era stata scelta perché era una delle poche Principesse cattoliche. Furono disuniti nella vita ma uniti nella morte: mia madre questo lo ripeteva sempre. Volle farsi seppellire insieme a lui: riposano insieme ora. Certo, ebbero interessi e mentalità molto diversi: mio padre amava il suo Paese e in Italia, all’epoca, c’era il Fascismo e le donne non potevano avere la possibilità di emanciparsi.
D: Che cosa intende?
R: La figura femminile, in quegli anni, era solo quella di mamma e di moglie. Mia madre fu una donna molto libera che voleva fuggire da quella cappa soffocante che il regime fascista aveva costruito. Non
D: Sappiamo però che, prima della degenerazione del regime, i Savoia apprezzavano l’operato di Benito Mussolini. Che cosa colpiva di un uomo come lui?
R: Inizialmente riconobbe che il suo governo si era rivelato utile: mia madre riteneva che, in un periodo di anarchia totale, come era l’Italia (uno Stato giovanissimo), Mussolini riuscì a operare piuttosto bene. Certo, avrebbe dovuto lasciare il potere, quando era il momento, ma lui non volle e divenne, ben presto, megalomane. Una malattia che colpisce tanti capi di Stato. Lei personalmente lo trovava pacchiano: i suoi discorsi erano asfissianti.
D: Che cosa intendeva?
R: Questa parola deriva dal greco pakis, che significa grosso. Da qui poi l’aggettivo grossolano. Era un uomo volgare e un po’ cafone.
D: Cosa contestava sua madre al regime?
R: I fascisti avevano soffocato questo Paese.
D: Maria José temeva Mussolini?
R: No. Lei non aveva paura di niente e di nessuno. Era una donna molto coraggiosa. Anche fisicamente.
D: Qualche anno fa, una lettera di Romano Mussolini, indirizzata all’ex vicedirettore del Corriere della Sera (Antonio Terzi, ndr), faceva esplicito riferimento a un legame amoroso e intimo tra sua madre e il duce. Vi parlò mai di questa vicenda?
R: No. Questo è completamente falso. Escludo che un personaggio così grossolano potesse avere avuto un flirt con mia madre. Avevo già sentito parlare di questa storia ma, mi creda, non era proprio lontanamente possibile.
D: Negli anni della guerra sua madre si schierò dalla parte della Resistenza. Pare che Mussolini ne fosse al corrente ma che non fece nulla per impedire alla Principessa il suo operato. Perché, secondo lei?
R: Forse non le impedì nulla, ma la faceva seguire. Lei spesso si recava in Vaticano, perché era amica di Paolo VI (papa Montini, ndr), che all’epoca era cardinale, il quale fu grande amico anche di Mafalda (la sorella di Umberto II, morta nel campo di concentramento di Buchenwald, ndr). Fu un momento molto difficile. Lei sapeva di essere controllata, così attuava qualche strategia per far perdere le sue tracce.
D: Ad esempio?
R: Entrava in una casa e usciva dall’altra parte, poi prendeva un’altra automobile: così rendeva difficile ogni pedinamento.
D: Fu una ribelle?
R: No, direi di no. Fu educata da genitori molto severi, non poteva esserci spazio per la ribellione. Era irascibile ma dimenticava tutto molto facilmente. Poi era una donna riflessiva.
D: Della guerra parlava spesso?
R: Parlava molto dell’Italia. Data la sua passione sconfinata per la musica preferiva parlare di Monteverdi, di Vivaldi, del mondo della musica, oppure della storia antica. Molto meno, invece, di quella contemporanea.
D: Secondo lei, perché gli italiani la amarono così tanto?
R: Questo bisognerebbe chiederlo a loro. Forse perché era semplice: era una persona molto timida, in fondo, e aveva l’aria riservata. Era un amore reciproco. Lei amava circondarsi di intellettuali e di scrittori italiani, era molto legata a Benedetto Croce. A Napoli visse i momenti più belli della sua vita.
D: Principessa, gli italiani apprezzarono molto la figura dei suoi genitori. Molto meno quella di suo nonno. Era perché Umberto II e Maria José non rappresentavano la continuità con casa Savoia?
R: Sì questo può essere un aspetto rilevante. Furono una coppia molto seguita, in effetti. Erano entrambi molto belli. È innegabile che incise anche questo. Mio nonno governò per 46 anni della sua vita, quindi è normale che la gente si fosse stancata di lui.
D: Eppure scelsero di esiliarla. Quanto soffrì di questo allontanamento?
R: Quando partirono, moltissimo. Si sentì sicuramente un po’ persa.
D: Crede che sarebbe stata una buona regina?
R: Sì, mia madre sarebbe stata un’ottima regina: aveva ricevuto una buona educazione e sapeva essere molto disciplinata. Tuttavia il risultato del referendum non le consentì di provarci.
D: Cosa fece Maria José dopo il 1946?
R: Io dico che seppe «riciclarsi».
D: Cosa intende?
R: Si dedicò allo studio della famiglia Savoia e passò il resto della sua vita a scrivere, facendo ricerca negli archivi e molti viaggi. Tornò in Italia dopo parecchi anni. Mi disse, un giorno, che desiderava vedere Urbino, una città che non aveva mai visitato durante i suoi 14 anni di residenza. Quando le chiesi se volesse tornare a Napoli mi rispose di no perché voleva conservare intatto il suo ricordo di quel luogo che portava nel cuore.
D: Che nonna è stata la Regina di Maggio?
R: Era felice di vedere i suoi nipoti, ma era altrettanto contenta quando se ne andavano, perché i bambini sono sempre un po’ stancanti (ride, ndr).
D: Principessa, che cosa non sopportava sua madre?
R: Non amava annoiarsi e soprattutto odiava essere obbligata a fare ciò che non le piaceva.
D: È stata una donna felice, secondo lei?
R: Sì. La fece soffrire il fatto di non restare in Italia. Ma non disse mai niente di più.
D: Quando si sentì veramente libera?
R: Immagino dopo l’esilio, quando fu finalmente libera di decidere che cosa fare della sua vita. Quando una persona è consorte di un futuro capo di Stato, ovviamente non può scegliere di fare ciò che vuole. Deve essere lì, in rappresentanza, deve fare il suo mestiere, che non è semplice.
D: Cosa le manca di più di sua madre?
R: Il suo forte senso dell’umorismo. Sa, mi manca molto anche conversare con lei di storia.
D: Chi tra i figli le somiglia di più?
R: Credo mio fratello Vittorio.
D: Che rapporto c’è, oggi, tra voi fratelli?
R: Io sono molto vicina a Vittorio: andiamo molto d’accordo in tante cose, in altre meno (sorride, ndr). Abbiamo alti e bassi, ma siamo coetanei e siamo sempre stati uniti: mia sorella Pia era già grande, si sposò a 20 anni. Mi sorella più piccola (Maria Beatrice, ndr) ha avuto, purtroppo, molte sfortune. Personalmente io, come mia madre, amo interessarmi della storia della famiglia Savoia: alla morte di mio padre, infatti, ho creato la fondazione che porta il nome dei miei genitori. Ho raccolto tutto ciò che ho avuto in eredità e l’ho messa a disposizione di chi volesse saperne di più.
D: Cosa è rimasto di Maria José?
R: L’eredità culturale di una donna che ha saputo rendersi piacevole la vita da sola. È stata una donna serena. Ha vissuto 94 anni e qualche mese in più. Voleva vedere il nuovo millennio e ci è riuscita.
 
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view post Posted on 5/12/2016, 20:09

Marie-Antoinette

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Articolo da PositanoNews:

I RACCONTI DEL LUINEDI' -LA VISITA DEI SAVOIA AL NAUTICO 24 GIUGNO 1933 -XI

Ore 17.45. “Eccoli, eccoli, eccoli che arrivano!”
La folla assiepata sul Corso Littorio è percorsa come da un fremito, tutti si alzano sulle punte dei piedi per veder meglio. La folla ondeggia, si sbraccia e prova invidia per tutti quelli che hanno postazioni migliori, in prima fila. Sono i Balilla, le Piccole e Giovani Italiane, le Massaie Rurali e tutti quelli che indossano le uniformi del Regime. Beati i gerarchi che potranno vederli da vicino! Arrivano i Principi di Piemonte Maria Josè e Umberto di Savoia e si recano in visita al Regio Istituto Nautico “Nino Bixio” per lo scoprimento della lapide agli ex allievi, caduti nella Grande Guerra. I Principi vengono da Sorrento, dove ieri sera c’è stato un ricevimento faraonico al Grande Albergo Vittoria, ospite niente di meno che l’Autocolonna Hitleriana guidata da Sua Altezza Imperiale il Principe d’Asburgo!
Quanto onore per la nostra terra, per la Terra delle Sirene! Che forse la nostra penisola sia la figlia prediletta della Lupa? Ne verrà gloria immortale ed imperitura per questa doppia visita!
Ovunque regna la compostezza, la pulizia, l’onestà. Grazie al nuovo ordine, non esistono furti, scippi e rapine e nell’aria si odono canti ed inni per il nostro Duce, che Dio ce lo conservi! Orsù, inneggiamo ai Principi di Piemonte, quanta gloria e quanto onore daranno all’Italia! Inneggiamo al Principe d’Asburgo, quanta serenità porterà alla nostra Patria, questa catena che stringe l’italo suolo con la possanza teutonica!
E pensare che quei cattivoni dei miei concittadini il fascismo non lo volevano! Il 1° maggio 1922, ci furono dei tafferugli in piazza, tra cortei di lavoratori e uomini del Fascio: i fascisti, capeggiati da Andrea Cilento di Vico, poi onorevole, ebbero il loro battesimo di squadristi e lasciarono sul campo parecchi tra contusi e feriti. A Sorrento IV, a marzo, ci fu il tentato incendio della sede del Partito Popolare. Il 30 settembre 1924, qui, a Sorrento III, in coincidenza con la festa di San Michele, ci furono scontri piuttosto violenti, iniziati per il rifiuto della banda di suonare l’Inno fascista. Gli squadristi fecero affluire rinforzi da Castellammare, distribuendo botte in quantità.
Ma torniamo alla felicità dell’oggi. L’antico chiostro del Regio Nautico è tutto una magnifica serra
di piante ornamentali e fiori e la nave d’istruzione, che sorge nel centro, è adorna del gran pavese e animata dagli alunni disposti sui pennoni e in coperta. La lapide da scoprire è un vero gioiello d'arte e porta scolpiti i nomi dei gloriosi caduti.
Già dalle ore 15 gli insegnanti del Bixio e dell'Istituto Tecnico Inferiore, al gran completo, sono in attesa, mentre l'infaticabile Preside Cav. Prof. Gino Siena è indaffarato ad accogliere il gran numero di invitati, che arrivano e già affollano tutti gli spazi disponibili Tutto deve riuscire bene, senza il minimo inconveniente! Ci sono il Comandante Brofferio, capo dell'Istruzione Nautica, il Grande Ufficiale Aldo Finzi, Regio Provveditore agli Studi per la Campania, il Cav. Maresca ed il Vice Presi¬dente della Giunta di Vigilanza.
Il Preside e il Prof. Piatti vanno incontro agli Augusti Principi. Dopo le presentazioni si forma un piccolo cor¬teo che, fra le acclamazioni entusiastiche dei presenti, si dirige all’Istituto. Quando i Principi giungono alla metà della rampa di Santa Teresa, la banda suona la “Marcia Reale” e l’inno “Giovinezza”. L’ingresso degli Augusti Ospiti nell'Istituto è salutato da due squilli di tromba, poi mentre sulla nave viene issato il gagliardetto del Principe Reale, suonano “la Marcia al campo”. Tocca all’alunno Felice D’Esposito far cadere il drappo, per lo scoprimento della bella lapide. Mentre il Principe depone la corona d’alloro, eseguono l’Inno al Piave, poi l’Arcivescovo di Sorrento impartisce la benedizione conclusiva.
Il Preside, nel suo discorso, inneggia alla scuola fascista che si nutre di uno spirito pron¬to, operoso, indomito, che è figlio immortale di Roma e termina con l'appello: “Alunni dell'Istituto Nautico di Sorrento, caduti per la Patria?!” e tutti rispondono “Presente!” Dopo i discorsi, su invito del Preside, i Principi visitano l’Istituto: le aule, la presidenza, i gabinetti scientifici e le officine. Infine i Principi col seguito lasciano l’Istituto, mentre la banda suona la “Marcia Reale” e “Giovinezza”; il popolo prorompe in applausi interminabili. I Principi, giunti alla fine della rampa di Santa Teresa, sono ossequiati dal Preside, dal Prof. Piatti e dal Cav. Maresca, poi salgono nell’automobile, che lentamente, fra due folte ali di popolo festante ed entusiasta, si muove alla volta di Sorrento IV. Io, fermo vicino al Bar La Scala, uso un fazzoletto bianco, che agito per il saluto e, di tanto in tanto, per asciugare una lacrima di commozione.
La data del 24 giugno 1933 - XI, può essere scolpita a carattere d’oro negli annali del Regio Istituto Nautico “Nino Bixio” e di Sorrento III!
Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno


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view post Posted on 29/6/2021, 18:30

Marie-Antoinette

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Uno splendido ritratto della Regina Maria José, allora Principessa di Piemonte, che si trova al Castello di Racconigi.

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