Inizio con una comunicazione di servizio.
Poiché sono ben lungi dal padroneggiare il forum chiedo quanto segue:
- c'è un modo per scorrere i propri post magari non tutti ma almeno gli ultimi? Non è facile ricordarsi dove si è scritto cosa.
- non c'è da nessuna parte la cosiddetta urlobox cioè uno spazietto dove inserire domande, come la presente, stile twitter?
- non c'è un motore o motorino di ricerca che permetta di ripescare cose passate senza scartabellare come si faceva nel Settecento? Talvolta si può risalire a una discussione o a un post tramite una parola chiave il che semplifica enormemente la ricerca, anzi il più delle volte rende possibile una ricerca impossibile. A meno di usare Google ma se trovo 2.000 pagine su un nome difficilmente ne vengo a capo.
Passando ai quesiti essi sono tanti, complessi e di vario tipo: estetico, psicologico, storico.
Circa l'avvenenza non saprei giudicare ma in queste faccende sembra non conti (altrimenti D'Annunzio non avrebbe mai combinato nulla). Dal taglio del ritratto direi che è stato prelevato dalla pagina di wiki che ho creato e curo con grande attenzione ormai da quasi 10 anni.
Ebbene al paragrafo
“Valore letterario e fortuna dell’opera casanoviana” si può leggere (nota 48) a proposito dello stupendo ritratto in prosa che de Ligne fece del veneziano:
Il brano, un ritratto in prosa, fu intitolato dall'autore ''Aventuros''. De Ligne riuscì a cogliere con straordinaria esattezza e rendere con estrema obiettività gli elementi del carattere del Casanova. Il passo può essere consultato qui (''Mémoires et mélanges historiques et littéraires'', tomo IV pag.291, ed. Ambroise Dupont et C. Parigi 1828)
Il link è al libro, comunque riporto l’incipit che è notevolissimo:
“Ce serait un bien bel homme s’il n’était pas laid ; il est grand, bâti en Hercule, mais a un teint africain ; des yeux vifs, pleins d’esprit à la vérité, mais qui annoncent toujours la susceptibilité, l’inquiétude ou la rancune, lui donnent un peu l’air féroce, plus facile à être mis en colère qu’en gaieté. Il rit peu, mais il fait rire. Il a une manière de dire les choses qui tient de l’Arlequin balourd et du Figaro, ce qui le rend très plaisant…"Consiglierei anche di proseguire la lettura perché vi è una testimonianza sul carattere, più che qualificata, proveniente da Alessandro Verri in una lettera al fratello Pietro. La “banda “ Verri è per me uno dei pilastri del periodo, pure se non stava a Parigi.
Insomma il fascino della conversazione superava qualsiasi giudizio estetico, aggiungiamo che Casanova conosceva bene la materia e che non badava a spese. In vita sua ha avuto per le mani e dilapidato cifre folli.
Suddividerei il rapporto con le donne in varie categorie che sono valide per Casanova e (penso) anche per il 99% degli uomini:
- Grandi Amori, essenzialmente due: la monaca “M.M”. ed Henriette. Se intendiamo amore alla maniera in cui essenzialmente lo intendono le donne, più la seconda della prima. Se invertiamo il giudizio, più la prima che la seconda. Varia il fattore sex che nel caso di M.M. era abbastanza preponderante con divagazioni e intrecci di vario tipo. Sempre tenuto conto del fatto che Casanova era, da questo punto di vista, piuttosto “normale” cioè, stando almeno a quello che ha scritto, non ha mai superato determinati limiti. Per intenderci siamo ad anni luce da de Sade. Ovviamente questo è un giudizio mio che probabilmente farebbe inorridire intere fasce di popolazione però tant’è.
- Storie correnti, cioè senza il coinvolgimento forte dei due casi sopra menzionati.
- Amori venali. Che sono in numero sorprendentemente elevato sia quelli “indiretti” cioè soccorso finanziario a fanciulle disagiate ma non professioniste, che diretti cioè professioniste che facevano commercio delle loro qualità fisiche. Va però considerato che quando a Londra gli proposero un incontro con una delle più belle, famose e giovani cortigiane della capitale,
Kitty Fisher, chiese se parlasse italiano o francese. Alla risposta negativa declinò l'invito.
Sull’ultimo punto va considerato che le condizioni di vita della gente normale, cioè non quella che faceva parte dell’arcadia zuccherata e assolutamente irreale dei salotti ma quella vera, erano molto difficilmente immaginabili. Si moriva letteralmente di fame e vendersi per mangiare era normale anche in età in cui la cosa al giorno d’oggi farebbe accorrere (fortunatamente) squadre di magistrati. La morale era totalmente diversa quindi, ad esempio, la prostituzione minorile frequentissima. Ma c’è poco da scandalizzarsi perché la faccenda è rimasta invariata, solo che ai giorni nostri si usa l’aereo.
Spesso Casanova dice di aver dato “uno o due luigi” alla tale o alla tal’altra ma parliamo non solo di cifre rilevanti (diciamo circa 360/720€ però con un potere d’acquisto molto diverso dall’attuale) ma che potevano rappresentare per le destinatarie, famiglie incluse, un mese o due di sopravvivenza.
E ora veniamo ai problemi veri: i rapporti con le “donne”. Ecco, a parte la distinzione di cui sopra, Casanova aveva un fortissimo “complesso di madre”, quest'ultima era una donna straordinariamente bella e fascinosa (Goldoni nelle Memorie la definisce “una vedova bellissima” e le dedica “La pupilla”) ma sempre assente.
Quindi è facile capire che, se il mondo femminile ci ha tenuto a distanza nell’infanzia, una delle possibili conseguenze è il tentativo di “recupero” in tutta la vita successiva. Il che qualsiasi figlio di separati, affidato alla famiglia paterna, sa benissimo. Con conseguente “inseguimento” di una figura sfuggente e irraggiungibile, il che moltiplica all’infinito gli oggetti della caccia.
Dissento totalmente dallo psicologo del giornale il quale non ha mai letto una riga delle Memorie né della critica conseguente, altrimenti saprebbe che Casanova e Don Giovanni (il comportamento di quest’ultimo è appunto quello descritto nell’articolo) sono due figure antitetiche: il primo è un liberatore vitale, il secondo un collezionista mortifero. Su questo punto si può leggere la conclusione del paragrafo di wiki sopra citato, per velocizzare mi autocito:
Riguardo al mito del seduttore, Casanova, insieme a Don Giovanni, ne è stato l'incarnazione. Il paragone è d'obbligo ed è stato tema di numerose opere critiche[65]. Le due figure finirono addirittura per fondersi benché antitetiche. A parte il fatto che il veneziano era un personaggio reale e l'altro romanzesco, i due caratteri sono agli antipodi: il primo amava le sue conquiste, si prodigava con generosità per renderle felici e cercava sempre di uscire di scena con un certo stile, lasciando dietro di sé una scia di nostalgia. L'altro invece rappresenta il collezionista puro, più mortifero che vitale, assolutamente indifferente all'immagine di sé e soprattutto agli effetti del suo agire, concentrato unicamente sul numero delle vittime della sua seduzione.[66]
L'interpretazione del suo mito, sarebbe fornita proprio dal libretto del Don Giovanni di Mozart, scritto da Lorenzo da Ponte, in cui Leporello, il servo di Don Giovanni, in un'aria notissima recita: Madamina il catalogo è questo, delle belle che amò il padron mio... e prosegue snocciolando le innumerevoli conquiste, diligentemente registrate. Il fatto che alla redazione del libretto sembra abbia partecipato anche Casanova - come è stato sostenuto basandosi su documenti trovati a Dux[67], sul fatto che da Ponte e Casanova si frequentassero e che l'avventuriero fosse sicuramente presente la sera in cui a Praga andò in scena la prima dell'opera mozartiana (29 ottobre 1787) - è tutto sommato marginale. Quel che è certo è che Casanova si misurò col mito di don Giovanni e ne costruì uno ancora più grande, certamente più positivo e soprattutto reale.
Quindi, checché l’uditorio femminile ne possa pensare, Casanova era (a parte tutta una serie di rapporti attinenti alla ginnastica e non ai sentimenti) un innamorato dell’amore e inseguiva sempre lo stato di estraniamento, direi quasi di alienazione, di uscita dal sé che tutti (o quasi) provano nell’innamoramento. Per sua fortuna, e in questo rientra la “normalità” del personaggio, riusciva ad unificare la parte emozionale e sentimentale con quella fisica, il che se per le donne è scontato per gli uomini – ve lo assicuro – non lo è affatto. Anzi in molti casi le due cose, nel mondo maschile, vanno allegramente per conto loro cioè si danno casi di innamoramento che portano alla desessualizzazione totale dell’oggetto. E sono bei problemi. Al contrario la parte fisica può prescindere da qualsiasi apprezzamento, stima o persino simpatia. Scusate se inserisco un parere personale ma la critica è fatta anche di pareri.
Mi pare di aver esaurito il compitino, se manca qualcosa ditelo. Resta comunque il problema di condensare in pochissime righe decenni di frequentazione ed è difficilissimo.
Sull’ultimo punto cioè cosa accadeva a Dux, ahimé siamo sprovvisti di un verbale delle visite, di foto o filmati. Quanto alle Memorie si fermano più di vent’anni prima della morte e quindi bisogna far ricorso a ricostruzioni, in base a documenti, lettere, racconti, insomma un enigma terribile.
Sul punto consiglio l’introvabile Bruno Brunelli “Vita di Giacomo Casanova dopo le sue Memorie 1774-1798” 1997 (riedizione curata dal grande maestro di tutti i casanovisti contemporanei: Furio Luccichenti) che a pagina 144 dice:
“Prima di rientrare a Dux egli si recò piuttosto a Praga e forse ebbe occasione di incontrarvi Federico Schiller, che deve averlo poi riveduto a Dux “(nota 17) Meissner A. Rococo bilder p. 135.
PS il pezzo dedicato da Beethoven non era una sinfonia ma credo fosse la
"Sonata Waldstein" per pianoforte n. 21, Op. 53
Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 25/11/2013, 19:04