| Approposito di belletto dal libro dei Goncourt: "Per animare il viso c'e' il belletto o rouge, la cui scelta è della massima importanza, perche' non si tratta di essere truccata, il punto è di avere un belletto che dica qualcosa. E' inoltre necessario che il rouge annunci la persona che lo porta: quello della dama di rango non è lo stesso della dama di corte, quello di una borghese non è lo stesso della dama di corte, ne quello di una dama di rango, ne quello di una cortigiana: non è che un sospetto di belletto, una sfumatura impercettibile. A Versailles, al contrario, le principesse lo portano molto intenso e accaso ed esigono che quello delle dame presentate a Corte, quel giorno,sia piu' accentuato del solito. Il suo consumo è tale che una compagnia offre nel giugno 1780 5 milioni contanti per ottenere la vendita di qualita' superiore a tutti gli altri conosciuti fino allora. Una volta scelto, applicato e sfumato il rouge:restava da dargli l'esprit, la personalita',il piccante
Verso la fine del secolo, la moda cambia completamente:il fascino femminile non è piu' piccante ma commovente. Il regno di Luigi XVI segna il gran ritorno alla sensibilita' della donna, sul viso si cerca ora di mostrare il cuore invece della vivacita' dello spirito, il sorriso che viene dall'anima piuttosto che il sorriso che nasce dall'intelletto. Punta all'ingenuita', al candore, a fare tenerezza, distende e addolcisce la sua fisionomia, la rende tenera , languida. Piacciono solo gli occhi blu e i capelli biondi...la donna vuole questo tipo di bellezza e a tutti i costi, come madame d'Esparbès che si fa salassare per arrivare al pallore e al languore! Sui capelli non si porta piu' un oncia di cipria bianca: ci si è finalmente persuase che quella profusione ingrossava e induriva i lineamenti, rendeva scialbo il viso delle bionde e scuriva la sfumatura della pelle delle brune. Quindi sui capelli solo un "sospetto" di cipria ma attenuata con quella dorata o rossa."
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