Maria Antonietta - Regina di Francia

Abiti e gioielli tra il fastoso e il pacchiano, galleria di immagini

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view post Posted on 20/5/2013, 20:22
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (elena45 @ 20/5/2013, 12:11) 
I gioielli danesi sono davvero belli......Ne ho scovato un altro:
Rosenborg tiara

Davvero bella! Elena, che tipo di pietre sono quelle "colorate"? Non capisco se si tratta di rubini o ametiste (a volte sono daltonica ;) ) e poi dipende molto da come riflette la luce. Le altre pietre mi sembrano diamanti e perle, giusto?
 
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view post Posted on 20/5/2013, 20:52
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Marie-Antoinette

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La "Rosenborg tiara" è di fattura svedese, ispirata alla "Kokoshnik tiara" di foggia russa; le pietre rosse sono granati, abbinati a diamanti e perle.
Volevo sottolineare di nuovo, per interesse genealogico, che i due fratelli, Viggo e Axel, entrambi conti di Rosenborg, appartenevano a un ramo cadetto della casa reale danese (dinastia Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg): erano due dei cinque figli di Valdemaro di Danimarca (il minore dei sei figli di Cristiano IX che si sparpagliarono in tutte le case reali europee); Valdemaro fu il principe che ebbe una lunghissima relazione omosessuale con suo nipote, Giorgio di Grecia e che fu raccontata nei minimi particolari dalla moglie di lui, Maria Bonaparte (#entry366510188).

C'è ancora un'altra tiara importante che il principe Viggo regalò alla moglie Eleonor:



Questa passò in eredità ad un terzo fratello, il conte Erik, e ai suoi discendenti. Di seguito la indossa sua nipote, la contessa Marina di Rosenborg:



Edited by elena45 - 21/5/2013, 16:16
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 21/5/2013, 18:51




Cara Elena prima di tutto grazie per questi spunti di discussione che mi stimolano a ricercare notizie da integrare alle tue.. Cerco di dare un' informazione la più possibile completa per stimolare i ns amici ad essere sempre più attratti da quelle che sono espressione d'arte; interpreti, visto che trattiamo di gioielli storici, di un periodo artistico ormai storicizzato ed identificativo di una classe nobiliare che oggi ha allargato i suoi confini....cmq cerco di non divagare e pubblico alcune notizie sui tuoi post precedenti..
ed inizio dalla Tiara Rosenborg.

La tiara "kokoshnik'" é in platino e oro 18k, decorata con un motivo ad arco di perle naturali, da 9mm, le ghirlande sono di granati a forma di pera e i diamanti di taglio vecchio, complessivamente per circa 15 ct. La chiusura superiore é realizzata con 83 diamanti taglio antico, tot. circa 25 ct, con al centro una pietra di circa 1,60 ct, è una rivière di diamanti esclusiva, della fine del 1900. L. 45 cm. Altezza Diadem 7 cm, diametro 28 cm.
Questa bella tiara di diamanti e granati è stata posta all'asta dalla casa d'aste svedese Bukowski a Stoccolma. La tiara appartenuta alla contessa Ruth di Rosenborg, morta nel 2010, stimata tra 1,4 milioni e 1,6 milioni di corone danesi é rimasta invenduta il 14 giugno 2012. Ruth di Rosenborg era sposata con Flemming di Rosenborg, un principe danese, che era il figlio minore del principe Axel e la principessa Margaretha di Svezia. Il conte Flemming ha dato il suo titolo principesco quando sposò la Ruth, borghese, divenendo contessa di Rosenborg. Flemming di Rosenborg è morto nel 2002. Bjarne Steen Jensen, che ha scritto un libro sui gioielli della famiglia reale danese, ha detto che il diadema non fa parte del tesoro nazionale. La contessa Ruth di Rosenborg aveva molte bei gioielli dell' epoca napoleonica, e questa tiara, anche se è molto fine, a suo parere, non è tra le cose più belle da lei possedute. Aggiunge che non è raro che tali gioielli vengono messi in vendita; chi lo eredita, infatti, non vivendo una vita di corte, dove indossare tale gioiello, preferisce venderlo per acquistare altro, forse una casa. Cmq aldilà delle cosiderazioni di Bjarne, il diadema fu fatto per la principessa danese Viggo (1895-1966 ), Eleonora Verde, contessa di Rosenborg, nel 1930, dal gioielliere danese Hofjuveler Dragsted. La convinzione che le pietre rosse fossero rubini, nasce dal fatto che il diadema in letteratura è indicato come un 'rubinkokoshnik'. E 'stato dimostrato, invece, che le gemme rosse sono in realtà dei granati. L'azienda dice che vennero prodotti numerosi disegni preparatori del diadema, che venne poi realizzato in stile russo. Dal momento che lei non aveva figli, il diadema andò in successione al fratello di suo marito, il principe Axel e la moglie Margaretha di Svezia. Poi è stato ereditato dal conte Flemming e dalla contessa Ruth di Rosenborg, morti rispettivamente nel 2002 e nel 2010, come già detto. Successivamente, uno dei figli Axel, Birger Carl Johan o Desirée o uno dei loro figli ereditarono il diadema. La casa d'aste Bukowski non ha voluto rivelare chi è il venditore è, ma dice che può essere un figlio o un nipote di Ruth di Rosenborg. Johanna Pietsch capo del dipartimento gioielli di casa d'aste Bukowski dice che occorre una occasione molto particolare per indossare il gioiello; é una enorme tiara ed é necessario essere invitati ai matrimoni reali d'Europa, per indossarla. Essa spera che il diadema sia acquistato dai membri della famiglia reale danese o della famiglia reale svedese; dice che sarebbe meraviglioso se fosse tornato alla famiglia reale danese, ma potrebbe anche essere nella famiglia reale svedese perché la principessa Margareth che possedeva il pezzo una volta, era a sua volta interessata all'acquisto.
Pubblico queste foto che fanno vedere la riviere di diamanti staccabile e il retro del diadema.

Contessa Ruth di Rosenborg, tiara dettaglio.

Riguardo la 'Halo' tiara...
Essa era comunemente nota come il "Rotolo" Tiara, ma anche come "aureola" tiara, così viene chiamata Halo Tiara Scroll. Originariamente fu indossata dalla regina madre; e la foto che hai postato é l'unica che la ritrae con tale gioiello, ed é prima che divenisse regina consorte. La tiara venne acquistata dal Duca di York (poi re Giorgio VI) per la duchessa di York (regina madre), da Cartier nel 1936. Essa è formata da un gruppo di 16 pergamene graduate con 739 brillanti e 149 diamanti a baguette, che convergono in un ornamento centrale sormontato da un diamante taglio brillante. La tiara è stata presentata alla principessa Elisabetta, oggi regina, da sua madre in occasione del suo 18° compleanno; e dopo altri prestiti, da te postati, è stata prestata dalla Regina alla Duchessa di Cambridge, in occasione del suo matrimonio.
Sebbene questo diadema non è uno dei miei preferiti, penso che sia stata fatta un'ottima scelta per Kate. E' piccola, ma non troppo piccola, adatta per il suo nuovo status di moglie dell'erede. Essa ha una storia anche se non é la tiara nodi d'amore Cambridge. Ritengo che continuerà ad essere la tiara che la Duchessa di Cambridge prenderà in prestito fino a che non avrà altro da scegliere; é un gioiello di diamanti adatto per tutti gli usi e ha un look moderno che si adatta allo stile di Kate.

La tiara, come hai detto é stata completata dagli orecchini commissionati dai coniugi Middleton per la loro figlia in occasione del suo matrimonio con il principe William. Realizzati da Robinson Pelham, il loro design è derivato dalla ghianda e dalle foglie di quercia che fanno parte del mantello d'armi, blasone, della famiglia Middleton.

Riguardo la tiara Fife.
Particolare
La tiara di diamanti è montata in oro e in argento. I diamanti a forma di pera-ciondolo si articolano e si muovono al minimo tocco. Essi sono inseriti in un quadro "gotico" di diamanti e sono sormontati da diamanti a forma di pera alternati a diamanti tondi. Questo gioiello sembra esattamente uguale alla tiara che Oscar Massin ha presentato alla Exposition Universelle del 1878. Alcune pietre sembrano però avere una forma diversa, ma ogni elemento del disegno è lo stesso. Per queste ragioni, si è tentati di attribuire lo splendido pezzo al gioielliere che era famoso al suo tempo per la leggerezza delle sue realizzazioni.
Il Fife Tiara ha un inizio reale, apparteneva, infatti, alla principessa Luisa di Galles, la figlia maggiore di re Edoardo VII e la Regina Alexandra. Quando sposò il conte di Fife nel 1889, ricevette in dote diversi gioielli, tra cui questo diadema; ma, da segnalazioni recenti, si evince invece che fu un regalo del Conte, fatto Duca di Fife dalla Regina Vittoria dopo il matrimonio. Regalo dei suoi genitori fu un classico convertibile diamante fringe tiara.
Principessa Louise
La povera Louise è una figura di sfondo nella storia reale. Non era bella come sua madre o sua sorella. Una persona piuttosto difficile per fare conversazione, come da te sottolineato; conosciuta per il suo talento nei campi della musica. Il suo matrimonio con il duca, che aveva 18 anni in più, sembra averle fatto bene; senza dubbio, ha reso possibile la fuga dal clima soffocante della casa dei suoi genitori. E 'stata una delle prime principesse a sposarsi per amore piuttosto che per volere altrui, ma Queen Victoria acconsentì di buon grado anche perché lo sposo era estremamente ricco.
La salute di Louise era un continuo problema, ed ogni inverno fuggiva verso climi più caldi. Durante il viaggio in Egitto, nell' inverno del 1911, la famiglia Fife naufragò al largo delle coste del Marocco. Anche se tutti sopravvissero all'incidente, tale episodio minò la salute del duca, e morì il mese succesivo. Louise ebbe tre figli: un figlio nato morto, seguito da due figlie, Alexandra e Maud. Poiché si sapeva in anticipo che non ci sarebbe stato il figlio maschio per ereditare il titolo, la Queen Victoria ha fatto una dispensa speciale, consentendo una successione in linea femminile. Di conseguenza, la principessa Alexandra divenne duchessa di Fife nel suo pieno diritto, quando suo padre morì. Più tardi fu conosciuta anche come Principessa Arthur di Connaught attraverso il suo matrimonio. Prima della morte del figlio, il titolo fu tramandato al nipote, figlio di Maud, James Carnegie. Per quanto si sappia, la tiara è ancora in famiglia. Caroline Bunting, contessa di Southesk, é la moglie di David Charles Carnegie, Conte di Southesk; pronipote di Louise, Principessa Reale Duchessa di Fife. Caroline ha indossato il diadema nel giorno delle nozze, il 16 giugno del 1987. La sorella Lady Alexandra Carnegie ha indossato la tiara per il suo matrimonio il 29 maggio 2001 con Mark Etherington.

Infine la Boucheron Daisy Leaves and Flowers Tiara

La tiara é realizzata con ramage di foglie e fiori, ognuno centrato con diamanti giallo pallido. Ordinato dalla principessa Moina Abamalek Lazarev, nata Maria Pavlovna Demidov, il 10 dicembre 1907, venne realizzato da Basset per Boucheron. La rivière di diamanti, che corre lungo la base è una aggiunta successiva, apparentemente fatta da Paolo di Jugoslavia. Gli Abamalek Lazerovs erano una famiglia principesca di origine curda provenienti dalla Georgia. La Principessa Marie era la zia del principe Paolo, morì senza figli e questa notevole tiara passò a lui e ai suoi discendenti, come hai ben descritto.
A presto Fulco.

Edited by Fulco di Sicilia - 29/5/2013, 15:45
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 23/5/2013, 19:39




Nessun fiore come la rosa rappresenta meglio il romanticismo. Già dalla nostra infanzia, si apprende che una dozzina di rose rosse è il gesto romantico finale, la chiave per aprire il cuore di una donna e il fiore universale di San Valentino. Visto però che il nostro sito si occupa di gioielli ho deciso di postare la storia di una spilla particolare, una rosa per l'appunto, appartenuta a Matilde Bonaparte e alla signora Cornelius Vanderbilt ed infine messa all'asta nel 2004. Andiamo con ordine...

La Spilla rose della Principessa Mathilde Bonaparte, la straordinaria Vanderbilt Rose, è una parte della straordinaria collezione di Lee Siegelson. L'ultimo pezzo é stata questa spilla venduta pubblicamente presso Christie nel mese di ottobre 2004 per 701.900 $. La prima volta che la spilla storica è stata vista dal pubblico risale al 1904, quando fu venduta dalla Galerie Georges Petit di Parigi per $ 248.750, a French Art Deco gioielliere Janesich. Poco dopo Janesich vendette a Cartier che poi la rivendette alla signora Vanderbilt quello stesso anno. La spilla ha fatto il suo ritorno all' asta nel 1972 alla Christie Ginevra, dove é stata venduta per solo $ 28.682.
Un tempo di proprietà della principessa Matilde (1820-1904), essa é una magnifica spilla bouquet in diamanti taglio antico, di Theodore Fester.
Spilla bouquet Magnifica Diamante Antico, di Theodore Fester
Progettata come un grande fiore di rosa scolpito, intorno al 1855, é interamente ricoperta di diamanti, montata in oro-argento, custodita in un astuccio di pelle rossa.
Secondo i documenti storici, la spilla si dice contenga, " 2.637 brillanti per carati 136 e 860 piccole rose non pesati ".
Il Vanderbilt Rose, un magnifico corpetto spilla di diamanti, era appartenuto alla principessa Matilde (1820-1904), figlia di Girolamo Bonaparte (1784-1860) e Katharina, principessa di Wurtemberg (1783-1835). La Principessa era una intelligente donna, il cui salotto letterario e artistico è stato il più illustre in Francia durante il Secondo Impero. Esso era frequentato da Proust e Flaubert, senza dimenticare i suoi sontuosi ricevimenti allo Chateau de Saint Cloud e a Les Tuileries. Nel novembre 1840 sposò Anatole Demidoff, erede di una famiglia nota nel settore minerario. Tuttavia, il rapporto naufragò presto e si concluse drammaticamente ad un ballo, quando Demidoff schiaffeggiò la principessa, provocando uno scandalo pubblico. Alla principessa Matilde venne concessa la separazione dal cugino dello zar Nicola I (1796-1855); e fuggì a Parigi con i suoi gioielli, che usò per un altro cugino, Napoleone III. La sua favolosa collezione di gioielli era rinomata per essere uno delle più importanti in Europa, seconda solo a quella di Eugenia.
Principessa Matilde Bonaparte
Dopo la sua morte nel 1904, i gioielli della principessa Mathilde sono stati messi all'asta alla Galerie Georges Petit di Parigi; lo stesso destino dei Gioielli della Corona francese di molti anni prima. Il catalogo di vendita parla di "uno spray corpetto in forma di una rosa completamente aperta e due boccioli di rosa, con undici foglie insieme interamente in finissime brillanti brasiliani" . Questa è la splendida spilla, creata dal gioielliere parigino Theodore Fester nel 1855, e ora conosciuta come il Vanderbilt Rose.
Il gioiello è stato acquistato dal famoso gioielliere francese Art Deco Janesich e successivamente venduto da Cartier alla signora Cornelius Vanderbilt III, dei Vanderbilt ferrovia, che lo indossava in vita o corpetto per i ritratti e altre occasioni formali, nel suo ruolo di "Regina della società". La signora Vanderbilt aveva accumulato una collezione di gioielli di grande importanza. I Vanderbilt erano tra le più influenti famiglie della nuova aristocrazia americana e Cartier aveva contribuito ad arricchire lo scrigno di famiglia con gioielli della corona europea e con pezzi personalizzati spettacolari.
La signora Vanderbilt
Nel 1972, il Vanderbilt Rose di nuovo passò di mano ed è stato venduto da Christie Ginevra ad un collezionista privato. Fu da questo collezionista che Fred Leighton è stato in grado di acquistarlo, e ne fa la chiave di volta della sua collezione personale..che però rivendette all'asta!!.
Viaggiando dal salone francese di Napoleone III per l'aristocrazia americana dei primi anni del 1900, Christie è stata orgogliosa di offrire questo pezzo molto speciale e bello della storia, nella vendita del 2004.
Fonte Cristie.

Edited by Fulco di Sicilia - 25/5/2013, 15:36
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 24/5/2013, 07:49




Intanto un saluto ad Elena e a tutti gli amici del forum, l'argomento é stato già trattato quindi non mi dilungo e vi rimando alle pagine indicate:
#entry292212475
#entry380122348
Voglio solo parlarvi dell'origine della Tiara Brunswick e a tal proposito pubblico la foto della tiara prima che venisse modificata e che apparteneva all' Imperatrice Giuseppina vedi foto:
.
La tiara di diamanti come è noto è stato un regalo di nozze del Ducato di Brunswick. L'Empire tiara di diamanti era di proprietà della famiglia imperiale bonapartista; ed è stata una volta indossata dall' Imperatrice Giuseppina Beauharnais. Nella lista di inventario che è stato stilato dopo la morte di Giuseppina Beauharnais Bernadotte nel 1814, non è menzionata la tiara. Mancano però le descrizioni di pezzi non importanti e forse l'origine della tiara si può far risalire al grande diadema Marguerite, così chiamato, di cui non si hanno notizie in merito. Certo che una falsa provenienza sarebbe stata una vergogna per l'imperatore e il ducato. C'è una foto dell' Imperatrice Giuseppina, che ho postato, su cui si può riconoscere il diadema. Inoltre, dai diari del Ministro di Stato Adolf Hartwieg della terra di Braunschweig (Ducato di Brunswick), in possesso dell'Archivio di Stato, si parla della contabilizzazione dei costi del diadema. Esiste una corrispondenza documentata tra Hartwieg e il gioielliere sassone Mortiz Ellimeyer, in possesso della tiara, riguardo la vendita. Nella tiara da acquistare, in quel momento, mancavano i due diamanti più grandi, di maggior valore; ed il gioielliere di Brunswick Jürgens si mise a disposizione per aggiungere i diamanti mancanti e la parte inferiore. Hartwieg inoltre voleva che la produzione venisse esaminata da esperti per stabilirne con accuratezza il valore del pezzo. Tutto ciò avvenne nel maggio del 1913, alla principessa Viktoria il regalo venne consegnato il 23 maggio del 1913, il giorno prima del matrimonio. Ecco la foto della tiara Brunswick indossata nella storia dalle sue proprietarie.


Edited by Fulco di Sicilia - 24/5/2013, 16:03
 
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view post Posted on 1/6/2013, 21:20
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Arciduca /Arciduchessa

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Mi sento leggermente a disagio nell'introdurre un gioiello in questo topic data la mia ignoranza e incompetenza sul tema; sicuramente non sarò all'altezza degli interventi precedenti.
Il fatto è che oggi ho visto un gioiello che mi ha rapita :wub: e desidererei saperne di più. E' esposto al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, a Torino. Si tratta di un collier di smeraldi, perle e oro che imita la vite con i pampini e i grappoli.



L'immagine, purtroppo, non rende giustizia alla lucentezza delle pietre e alla raffinata imitazione della natura.
La guida, che ci ha accompagnati, ci ha raccontato che sembra che si tratti di un dono di Napoleone alla sorella Carolina ma non è certo. Leggo sul web che è un gioiello proveniente dalla famiglia Murat. Ho cercato notizie sulla storia o immagini di questo gioiello ma con scarsi risultati. Nel post dedicato ai gioielli di Carolina #entry312539928 non l'ho visto.

Qualcuno sa raccontarmi qualcosa di più o trovare immagini di chi ha indossato questa meraviglia?
Grazie
 
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view post Posted on 2/6/2013, 13:49
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Maria Clotilde @ 1/6/2013, 22:20) 
.......un collier di smeraldi, perle e oro che imita la vite con i pampini e i grappoli.
(IMG:http://i39.tinypic.com/2poe90p.jpg)
...... sembra che si tratti di un dono di Napoleone alla sorella Carolina ma non è certo.
Qualcuno sa raccontarmi qualcosa di più .....

Mi spiace tantissimo, ma non l'ho mai vista.
 
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view post Posted on 2/6/2013, 22:06
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Arciduca /Arciduchessa

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Grazie comunque, Elena. Dimenticavo: alcuni pezzi della collana si possono staccare per creare combinazioni diverse.
Cercherò ancora :)
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 3/6/2013, 19:12




Cara Maria Clotilde a seguito del tuo post sul gioiello appartenuto a Carolina Murat, ho fatto alcun ricerche, ma non ho trovato nulla a riguardo; certo é che se dovessi trovare qualcosa non esiterò a pubblicarla.
Ti ringrazio Elena, come sempre, in quanto stimolato dal post di Maria Clo.., ho letto con interesse quanto hai postato su Carolina nel seguente post, di cui riporto il link: #entry317947358, in aggiunta a quanto presente a pag.19, #entry312539928.
A tal proposito vorrei aggiungere quanto ho trovato su Carolina Murat, soffermandomi sui gioielli, come é ovvio.

Il gruppo di gioielli, conservati nel Museo Napoleonico di Roma, appartennero a Carolina Bonaparte, dopo di che passarono alla figlia Letizia che era andata sposa a Guido Taddeo Pepoli marchese di Bologna e conte di Castiglione nel 1823. Dagli eredi Pepoli passarono al governo fascista e da Benito Mussolini stesso furono donati tra il 1939 e il 1942 al Museo. (Butazzi - Zanni 1986, p. 72). Black 1973,p.238.
I gioielli appartenuti a Gioacchino Murat e a Carolina Bonaparte, ora in una collezione privata calabrese, aggiungono invece un nuovo capitolo alla storia dell'oreficeria dell'inizio dell'Ottocento. Le poche notizie connesse ad alcuni di questi pezzi, unitamente a quelle riguardanti i gioielli di provenienza murattiana, conservati nel Museo Napoleonico di Roma, li pongono come oggetto di attenzione non solo per la loro bellezza, sono tutti di ottima qualità, ma anche per la cornice storica in cui devono essere collocati.
I due gruppi di gioielli, quelli della collezione calabrese e quelli del Museo Napoleonico, appartengono ad un arco cronologico di circa vent'anni e testimoniano le tipologie più comuni in uso tra Sette e Ottocento, la parure, che si era affermata nel secolo XVIII, continuava ad essere usata, anche se con caratteri leggermente diversi, all'inizio del successivo; quando l'abito, che rievocava, nelle forme sciolte, nei tessuti leggeri, nella profonda scollatura e nella vita alta, quello classico, necessitava di un corredo di gioielli che vi si adattasse. L'adesione totale di Napoleone a questo stile e il rinnovato fasto della corte dettero nuovo impulso permettendo ai gioiellieri di sbizzarrirsi, finalmente, dopo la repressione subita a causa dei rigori rivoluzionari giacobini.
Forse proprio questo rigore, parallelamente alla riscoperta dei gioielli classici, fece nascere l'interesse per i materiali 'alternativi', non tanto perché meno preziosi, ma perché privi di quelle caratteristiche che avevano improntato gli ornamenti dei due secoli precedenti. Solo nelle parures da sera riappaiono, infatti, le pietre preziose e, in particolare, il diamante, che aveva trionfato in Francia, e poi nel resto d'Europa, fin dall'era del cardinal Mazarino nel XVII sec.. Dopo la rivoluzione, Napoleone aveva rivalutato questa pietra, utilizzandola per i gioielli dell'incoronazione (furono smontati i gioielli borbonici) e richiamando, a questo scopo, gioiellieri in auge presso gli ultimi re francesi, la cui abilità fece superare al futuro Imperatore ideologie politiche che potevano contrastare con queste scelte.

I preziosi conservati in calabria appartenevano a Gioacchino Murat fino al momento dello sbarco, avvenuto domenica 8 ottobre del 1815 sulla spiaggia di Pizzo Calabro. Gli importanti reperti ora esposti nella provincia di Reggio Calabria, facevano parte di un insieme di valori che Murat portava con se.
A tal proposito narrano le cronache che " (... il Re era vestito di un abito blu. Bordato d’oro al colletto, sul petto e alle tasche; aveva un pantalone rosso, stivali speronati, una cintura alla quale erano infilate un paio di pistole, un cappello guarnito di piume, il cui cordone era formato da 22 diamanti che potevano valere ciascuno mille scudi; infine sul braccio sinistro portava arrotolata la sua antica bandiera reale...).
C'è anche da evidenziare che a bordo della piccola flotta capitanata dal maltese Vincenzo Barbara, nominato Ammiraglio da Gioacchino Murat, vi era un consistente tesoro di guerra del valore di tre milioni del periodo ma anche quanto viene citato da Domenico Pisani: (... Fu in queste drammatiche circostanze che Murat, aperta una borsa colma d'oro e di preziosi, lanciò numerosi gioielli verso la popolazione inferocita...).
A seguito del tradimento da parte del Barbara, che fece vela verso il largo facendo rotta verso l'isola di Malta, del consistente tesoro non si seppe più nulla, così come dei ventidue brillanti che ornavano il cappello che indossava Gioacchino Murat al momento dello sbarco.
Gli stessi vennero strappati da un certo Fortunato Sardanelli che li consegnò successivamente al capitano della guarnigione borbonica Trentacapilli: poi il nulla fino a quando, nel 1968, lo studioso Aldo Peronaci poté esaminare quei gioielli di persona, anche se le prime notizie a riguardo tali reperti si hanno grazie ad un resoconto da parte di Colonna d'Ornano pubblicato in data 21 maggio 1816. C'è da evidenziare che i gioielli sono custoditi ancora nei loro involucri originali, così come nella tabacchiera d'oro, cesellata e smaltata, è ancora oggi, contenuto il tabacco da fiuto ripostovi da Murat nel 1815.
Così come, conservata nell'astuccio originale, è ancora la parure composta dagli orecchini sui quali sono scolpiti i profili di Marte e Venere, e da un collier con due pendenti su uno dei quali risaltano, sovrapposti e riconoscibili, i profili di Gioacchino e Carolina e sull'altro la testa di Giove.

L'orologio guarnito di brillanti, già postato da Elena, reca sul verso il ritratto di Carolina Bonaparte e sul quadrante la firma dell'orafo Abraham Colomby. Poteva essere caricato solo per mezzo della minuscola chiave legata al sigillo della regina che è composto da due grossi topazi montati in un castone d'oro, lavorato a granulazione, sui quali sono incise le scritte «Sans epine» e «Mon bien aimè», quest'ultima sormontata dalla lettera maiuscola «C» , iniziale di Carolina. Ritornando all'orologio risulta, dopo attente ricerche storiche, che lo stesso sia stato realizzato dall'orafo sopra menzionato, tale Abraham Colomby che aveva il proprio laboratorio artigianale ubicato proprio nella capitale parigina in rue de la Paix. A tal proposito c'è da evidenziare che (...nella stessa strada ha sede oggi l'antica oreficeria Meller, che in una pagina del libro dei clienti dell'anno 1806, annovera diversi acquisti in gioielli di «S.A.I. et R. la princesse Murat», tra cui «un collier et boucles d'oreilles» e «2 cachet anglais»...). L'orologio da tasca in oro, risalente all'ultimo decennio del XVIII secolo, è caratterizzato da una serie di applicazioni di brillanti e smalto ed ha un diametro di 4 cm. Sul quadrante dell’orologio è raffigurato il volto della regina di Napoli Carolina che indossa un cappello del periodo. L’orologio era contornato da diamanti (ora in parte saltati). Il sigillo e l'orologio venivano probabilmente tenuti appesi, almeno al momento in cui erano stati fatti, ad una "chateleine", cioè una piastra di metallo, più o meno lavorata o preziosa, che veniva tenuta di abitudine alla cintura per appenderci, oltre l'orologio, altri strumenti di utilità. Il sigillo privato di Carolina Bonaparte risale al primo decennio del XIX secolo.


L'altro pezzo riguarda la tabacchiera, di manifattura parigina, dalla forma rotonda e smaltata e caratterizzata da una corona circolare di arabeschi. La stessa è decorata lungo le cornici di smalto turchese, azzurro e bianco a formare foglioline lanceolate che si pongono a zig zag, intercalate a palmette. Gli stessi smalti ornano il centro del coperchio formando una sorta di grande motivo elaborato con mezze rosette all'interno di ogni lobo. Questi decori e, particolarmente, queste tonalità di smalti sono tipici del repertorio neoclassico. Da notare che all'interno della stessa tabacchiera vi è ancora conservato la polvere di tabacco usata da Gioacchino Murat.


Ritornando al collier che presenta le effigi dei due sposi intagliati a forma di cammeo unitamente ad un altro girocollo con un cammeo raffigurante la testa del dio romano. La tipologia della lavorazione riflette quella del periodo e, come afferma il "Pisani", l'abitudine di Carolina di rifornirsi di gioielli in Francia e l'aggiornamento sulle mode contemporanee, indurrebbero a pensare che il collier sia stato eseguito a Parigi. Questa consuetudine è confermata anche dagli altri gioielli del gruppo come l'orologio che reca la firma del gioielliere Abraham Colomby. Completano la parure due orecchini che raffigurano un volto femminile finemente circondato da perle. Sia gli orecchini che il collier sono custoditi alla data odierna nell'astuccio originale. Per quanto riguarda le dimensioni il collier ha una lunghezza di centimetri 59, gli orecchini centimetri 3.

Sulla custodia dei gioielli prima descritti bisogna ricordare la figura di Giuseppe Farao, alto graduato sotto l'amministrazione murattiana, nato il 22 dicembre del 1773 da Gregorio e da Caterina Rodio. I Farao furono tradizionalmente agenti della famiglia Ruffo, in pratica trasmettendosi l’incarico di padre in figlio, e per conto di questa amministrarono per circa un secolo il feudo di Maida, che, ceduto dai Caracciolo a Marcantonio Loffredo nel 1607, venne acquistato nel 1690 dal cardinale Fabrizio Ruffo.
Giuseppe Farao, pur appartenendo a famiglia molto legata ai Ruffo di Calabria, duchi di Bagnara, manifestò un atteggiamento spiccatamente filofrancese, e fu un fervente sostenitore del regno murattiano. Dopo l’esecuzione di Murat a Pizzo, si premurò di raccogliere i gioielli che erano stati sottratti al Murat probabilmente nel corso della cattura e durante la prigionia. La famiglia Farao si è estinta con la scomparsa dell’ultimo discendente, Francesco Farao, nato nel 1856 e deceduto il il 4 novembre del 1945.

Fonte: “Storia dei gioielli di Murat in Calabria", "Gioielli per una Regina", Lo sbarco di Gioacchino Murat a Pizzo", Napoli, Electa, 1996.
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In riferimento a quanto pubblicato a pag.18
#entry312539928
pubblico le immagini della parure completa dei gioielli mosaico di cui tu hai postato solo la collana.



Per tradizione questo pezzo, parte di un set, si ritiene sia appartenuto a Carolina Murat (1782-1839), regina di Napoli. La loro scatola in pelle è timbrata con un incoronato 'C' in oro.
Prove documentali negli archivi dell'Opificio a Firenze e negli archivi di Napoli suggeriscono che questa parure, o un insieme di gioielli, possono essere state prodotte in uno di questi centri; dove era d'uso la tecnica di mosaico "Hardstone" emersa a Firenze, dove Ferdinando de 'Medici, Granduca di Toscana, fondò il Gran Seminario Ducale (Opificio delle Pietre Dure) nel 1588. Si opera ancora oggi sotto il Ministero Italiano per i Beni Culturali.

Sir Arthur Gilbert e sua moglie Rosalinde hanno formato una delle più grandi collezioni d'arte decorativa del mondo, tra cui argento, mosaici, ritratti in miniatura in smalto e scatole d'oro. Arthur Gilbert ha donato la sua straordinaria collezione di Gran Bretagna nel 1996.

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Le foto fanno parte dell'archivio fotografico del Circolo Culturale "L'Agorà" di Reggio Calabria.
SI INFORMA inoltre, e non per ordine d'importanza, che le se stesse sono state pubblicate a seguito di una manifestazione culturale, organizzata in data 13 ottobre 2008 ed a tal proposito si inserisce
il link di tale pagina: www.circoloculturalelagora.it/murat_08.htm

Reggio Calabria, venerdì 2 ottobre 2015, ore 11:56
f.to Giovanni AIELLO (Presidente/Rappresentante Legale Circolo Culturale L'Agorà)

Edited by LadyReading - 4/10/2015, 18:04
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 4/6/2013, 15:32




Cara Elena e cari amici del forum, non voglio uscire fuori tema, ma l'argomento che posto é sempre collegato alla figura storica di Carolina Murat, già menzionata in precedenza; e riguarda la realizzazione di un orologio gioiello che ancora oggi è tema di una collezione che di recente é stato oggetto di bicentenario. Andiamo con ordine....

1812: Breguet realizza per una Regina il primo orologio da polso della storia
Nel 1810, Carolina Murat, sorella di Napoleone e Regina di Napoli, commissionò ad Abraham-Louis Breguet un esemplare rivoluzionario, passato alla storia come il primo orologio da polso. Realizzato negli atelier del maître horloger che all’epoca era già noto come «il più grande orologiaio di sempre»; il segnatempo commissionato dalla sovrana vanta una storia particolare, come confermano gli antichi registri della Maison.

L’8 giugno 1810, la regina di Napoli commissionò a Breguet due pezzi inusuali: un orologio grande complicazione da carrozza, del costo di 100 luigi, e «un orologio per bracciale a ripetizione, la cui realizzazione le viene proposta al costo di 5000 franchi». La commissione della sovrana portava l’inedito appellativo di «ripetizione di forma oblunga per bracciale», che sarebbe diventata il celebre orologio Breguet N. 2639, provvisto di uno scappamento ad ancora detto «scappamento libero» (1) e di un termometro. La realizzazione di questo straordinario modello richiese 34 diverse fasi operative e il lavoro di ben 17 persone. L’orologio, completato all’inizio del mese di dicembre 1811, venne fatturato per 4800 franchi; tuttavia, probabilmente dietro richiesta della regina, fu necessario cambiare il sistema della minuteria e sostituire il quadrante guilloché in oro (2) con un quadrante guilloché in argento provvisto di cifre arabe. Il 21 dicembre 1812, l’orologio era finalmente pronto.

L’8 marzo 1849, la contessa Rasponi decise di portare il suo orologio presso gli atelier Breguet per farlo riparare. Si trattava di «un orologio con ripetizione ultrapiatto N. 2639, quadrante in argento, cifre arabe, provvisto di termometro e di regolazione anticipo / ritardo; il suddetto orologio è montato su un bracciale di capelli intrecciati con fili d’oro, dotato di chiave semplice in oro, di un altro bracciale anch’esso in oro e di custodia in pelle di colore rosso». La proprietaria è Luisa Murat, quartultima figlia di Gioacchino e Carolina Murat, andata in sposa al conte Giulio Rasponi nel 1825.

Il 27 marzo 1849, l’orologio fu restituito alla proprietaria; la riparazione, costata 80 franchi, fu descritta nei seguenti termini: «I perni sono stati lucidati, il termometro è stato ripristinato insieme alle funzioni della ripetizione; il quadrante è stato rimesso a nuovo, ogni singolo componente dell’orologio è stato ispezionato, pulito e regolato».

Successivamente, nel mese di agosto 1855, la contessa Rasponi riportò l’orologio presso i laboratori Breguet per richiedere due nuove chiavi, una chiave maschio per caricare l’orologio e una chiave femmina per regolare l’ora. Questo riferimento, che specifica anche che l’orologio presentava cassa guilloché in oro e un «grande anello d’oro spezzato», rappresenta l’ultimo tassello, in ordine temporale, della storia dell’orologio N. 2639.

Finora introvabile, l’orologio rimane sconosciuto ai collezionisti e ai professionisti del settore; peraltro, le ricerche effettuate negli archivi del marchio al fine di ritrovare qualche schizzo del modello si sono rivelate infruttuose. Eppure, i documenti a disposizione dimostrano chiaramente che Breguet, per soddisfare una richiesta della Regina di Napoli, progettò e realizzò il primo orologio da polso al mondo, un esemplare eccezionale, che per le sue caratteristiche tecniche ed estetiche - ripetizione, complicazioni, forma ovale, montato su un bracciale di capelli intrecciati con fili d’oro - coniuga un’architettura straordinaria e un’incredibile raffinatezza.

Breguet – Bicentenario del primo orologio da polso
Napoli e Capri (Italia), 5 ottobre 2012 – Breguet nello splendido scenario del golfo di Napoli per un evento internazionale che celebra il bicentenario del primo orologio da polso.
200 anni fa, come detto, Abraham-Louis Breguet progettò il primo orologio da polso della storia per Carolina Murat, Regina di Napoli. Per rendere omaggio a questo storico esemplare nonché al suo geniale creatore, Breguet ha scelto come teatro dei festeggiamenti proprio la città di Napoli, dove iniziò la storia del celebre modello.

Il modello «Reine de Naples» speciale anniversario figura a pieno titolo tra le Grandes Complications Breguet. (Ref. 8973BB / 6S / 8H4 SD0D).
(1): Lo scappamento, assieme al pendolo o bilanciere, è il cuore dell'orologio; è da lí che proviene il TIC TAC che sentiamo. Egli frena lo scorrere del ruotismo e fà oscillare sia il pendolo che il bilanciere, e regola cosi lo scorrere del ruotismo per indicarci il tempo. Vi sono molteplici tipi di costruzione, che evolvendosi man mano hanno dato una sempre maggior precisione all'orologio.
(2): Guilloché é l'incisione di un disegno geometrico estremamente variato composto da linee che si incrociano, da curve che si intrecciano, ecc. Attualmente è impiegato per la decorazione dei quadranti, mentre un tempo decorava anche le casse dei "tasca".
www.swatchgroup.com/it/content/down...e_naples_it.pdf
www.swatchgroup.com/it/content/down...smanship_it.pdf
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 4/6/2013, 16:26




Non potevo non menzionare un'altro orologio che é legato a Breguet e a Marie Antoniette, di cui noi amici del forum siamo ammiratori.. voglio parlarvi del Breguet Marie Antoinette e della sua storia ricca di tanto fascino.



La storia
Nel 1782, Breguet realizza per la regina Marie-Antoinette l'orologio perpetuale a ripetizione e calendario n°2 10/82.
La regina apprezzerà le opere del Maestro e sarà sua cliente durante tutta la sua esistenza. Nel 1783, A. L. Breguet riceve un ordine stupefacente e misterioso, che viene da un ufficiale delle guardie della regina: gli propone di realizzare per la regina un orologio che incorpora tutte le complicazioni e tutti i perfezionamenti conosciuti all' epoca, senza nessun limite ne in termini di tempo, né in termini di prezzo dove ciò è possibile.
Gli orologiai di Breguet si mettono al lavoro. Benchè ancora all'inizio della sua carriera, A. L. Breguet tiene al suo attivo alcune ottime invenzioni, in particolare l' orologio con calendario perpetuo e gli orologi a ripetizione di cui è specialista. L'orologio sarà dunque automatico, unico produttore all'epoca; l' automatismo, affascina il XVIII sec., quando i filosofi vedono nell'orologio una rappresentazione miniaturizzata dell' Universo.
Si chiede a Breguet di fare un orologio a cattedrale in pochi centimetri quadrati, il risultato sarà il favoloso orologio N° 160 detto “Marie-Antoinette„ che la regina non vedrà mai, poiché dopo lunghe interruzioni, non sarà terminato che nel 1827, dopo la morte della regina e quella di A. L. Breguet.
N° 160 detto “Marie-Antoinette„


Occorre sottolineare, certamente, che egli agisce in un'opera collettiva, come tutto ciò che è realizzato in grande in orologieria; ha mobilitato anche le competenze di una ventina di collaboratori, di cui, in particolare, Michel Weber, una delle menti più brillanti della Casa.
Esso é un orologio perpetuo a carica automatica con massa oscillante in platino, dotato delle funzioni e complicazioni seguenti: ripetizione minuti; calendario perpetuo completo (indica il giorno, la data, il mese ed il ciclo di quattro anni); equazione del tempo; riserva di marcia; termometro metallico; grande secondi indipendenti a "volontà" (che trasforma l'orologio nel primo chronografo); piccoli secondi continui; scappamento ad ancora; a spirale in oro; doppio paracadute (antichoc).
Tutti gli attriti, le sedi ed i perni sono in zaffiro, senza eccezione. L'orologio possiede una cassa in oro con un quadrante in smalto bianco ed un altro in cristallo di roccia. Il contratto iniziale è stato in gran parte esaudito; Breguet vanta l'orologio più complicato mai fabbricato; e resterà durante il secolo l'orologio più complicato al mondo.

Il seguito della storia potrebbe essere semplice, ma così non è.
Da qui nessuna indicazione di vendita è citata negli archivi. L'orologio ricompare a Breguet nel 1838, quando il marchese de Groye lo affida per una revisione; sembra essere allora il nuovo proprietario. Nuovo mistero: non ritorna mai più a ritirare l'orologio e rimane senza erede. Non tornando nessuno a richiederlo questo torna nelle mani di Casa Breguet che lo conserva fino al 1887, anno in cui viene ceduto ad un collezionista britannico, Sir Spencer Brunton, prima di passare al fratello di quest'ultimo.
Diventerà in seguito di proprietà del sig. Murray Mark, prima di integrare all'inizio del 20° secolo la collezione prestigiosa di Sir David Lionel Salomons.
Nel 1925, alla morte di quest'ultimo, “Marie-Antoinette„ diventa di proprietà della sua figlia Vera Salomons e l' avventura continua. Nel corso di soggiorni in Israele, Vera Salomons si lega strettamente al professore dell' università ebraica di Gerusalemme, Léo Arie Mayer, il quale é appassionato di arte islamica. Decide allora di fondare un museo d' arte islamica in omaggio al suo mentore ed amico. Mette a disposizione del suo progetto tutte le raccolte d' arte islamica che possiede e sceglie d' includere anche la collezione di orologieria occidentale ereditata da suo padre.
Il “Marie Antoinette„ è a capo dell' opera d' orologieria.
Concepito a Parigi da un orologiaio svizzero per una arciduchessa d' Austria diventata regina di Francia.
Nel 1974 entra nella collezione del museo di Gerusalemme.
Nove anni più tardi, sabato il 16 aprile 1983, il museo deserto ed insufficientemente protetto, viene derubato e svuotato della sua collezione di orologi. Naturalmente scompare anche il “Marie-Antoinette„
Gli anni passano, e nonostante gli sforzi dell' Interpol, il bottino resta introvabile.
L' assenza del “Marie-Antoinette„ è regolarmente oggetto d' articoli e di studi che possono soltanto constatare che la speranza di rivedere quest' opera è sottile.

Desideroso di potere esporre nei propri musei uno straordinario mito quale il “MarieAntoinette„ scomparso, Nicolas G. Hayek decide nel 2004 di ricrearlo, disponendo soltanto di alcune descrizioni e piani sommari e di vecchie fotografie in possesso. E' l' inizio del secondo capitolo di l' storia tra Marie-Antoinette di Breguet.

L'orologio Marie-Antoinette è dunque scomparso da oltre 20 anni. La società Breguet ha superato il suo splendore d'antan e Nicolas G. Hayek desidera ricostruire la parte più mitica della storia dell' orlogeria.
La manifattura Breguet trova poi documenti incompleti negli archivi, descrizioni sommarie dei lavori effettuati, fotografie datate in anni che precedono la sua scomparsa, analisi d' altri movimenti vecchi che corrispondono in parte ad alcune parti del n°160.

Un passo alla volta, gli ingegneri Breguet intensificano l'ingegnosità affinché i piani divengano realizzabili, fino a che la seconda “Marie-Antoinette„ inizia a essere costruita.

In parallelo, due collaboratori di Breguet intendono parlare della quercia di Marie-Antoinette situata nel parco del settore nazionale di Versailles vittima delle tempeste scorse e della canicola del 2003 e che deve essere abbattuta, all' età di 322 anni. Nel 1683, la quercia aveva raggiunto un'altezza di 35 metri ed un diametro del tronco di 167 cm. Nicolas G. Hayek invia i suoi collaboratori a Versailles per incontrare il giardiniere e vedere se Breguet avrebbe potuto comperare un pezzo della quercia di Marie-Antoinette per darle una seconda vita trasformandolo in uno scrigno maestoso per l'orologio che porta lo stesso nome.

Versailles accetta ed offre la quercia a Breguet. In scambio, versailles propone a Breguet di restaurare una statua del suo parco. Nicolas G. Hayek riceve una cartella con le possibilità di patronato al settore di Marie-Antoinette e preferisce alle statue il finanziamento del restauro del Petit Trianon e del padiglione francese, settori privilegiati della regina Marie-Antoinette per un importo di 5 milioni d' Euro. Breguet rende così un doppio omaggio alla regina, ridando al suo orologio ed al suo castello il loro splendore d' antan.

La quercia viene portata in Svizzera, ed i lavori cominciano su tutti i fronti. Ebanisti per lo scrigno, maestri d' opera per il castello ed orologiai per l'orologio, tutti lavorano con entusiasmo sul progetto “Marie-Antoinette„, la mostra prende vita già nel 2007 quando, per la prima volta, il suo cuore si mette a battere. Appena i mass media vengono a sapere che la saga del N°160 riprende; Nicolas G. Hayek riceve una posta anonima che gli propone di riacquistare l'orologio scomparso nel 1989 dal Museo di Gerusalemme.

Dopo alcuni scambi di poste, verifiche d' impiego e discussioni con la polizia, Hayek rifiuta una transazione illegale e si apprende alcuni mesi più tardi che la refurtiva è di ritorno al museo di Gerusalemme. Ma Breguet, nel frattempo, ha terminato la sua seconda opera e nell'aprile 2008 “Marie-Antoinette de Hayek„ è infine presentato in occasione del salone internazionale d' horlogerie di Basilea, nel suo scrigno da Regina.
“Marie-Antoinette de Hayek„

L' esterno dello scrigno è una riproduzione fedele del disegno particolare della Corte del castello del Petit Trianon. All' interno, vi si scopre un'intarsiatura, che nasconde il famoso orologio e che rappresenta il famoso ritatto della mano di Marie-Antoinette con la rosa, dipinto da Elisabeth-Louise Vigée Brun nel 1785. Composta da più di mille parti minuscole di diversi tipi di legno, questo capolavoro è stato interamente realizzato da un ebanista svizzero della Valle de Joux.

Dopo quattro anni, la Maison Breguet ha raggiunto oggi la fine di un' avventura favolosa ricca di soddisfazioni e Nicolas G. Hayek è felice di rivelare al pubblico il Petit Trianon dopo i lavori di restauro resi possibili grazie al suo patronato. L'orologio di Marie-Antoinette è esposto per l' occasione nel suo maestoso scrigno in legno della quercia di Marie-Antoinette, nel castello della Regina.


Le donne famose, da oltre due secoli, scelgono Breguet. Oltre a Marie Antoinette ricordo la Marquise di Condorcet, l' Imperatrice Joséphine o Caroline Murat, Regina di Napoli, già ricordata nel post precedente, che sono state conquistate dalla scorrevolezza e l' abbagliamento di questi capolavori. Breguet ha sempre messo al servizio della donna il suo controllo dell' arte orologiera e di gioielliere.
www.segnatempo.it
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 7/6/2013, 17:12




Un saluto a tutti gli amici del forum ed un saluto ad Elena che leggo sempre con piacere, nei vari argomenti che pubblichi...
Ritorno al tema dei gioielli e posto alcune notizie riguardo la Tiara Murat , che un anno fa circa, é stata messa all'asta da Sotheby insieme ad altri gioielli di provenienza regale, nella collezione del Principe Alexandre Murat.
Spero che non sia già stato postato l'argomento, cmq cercherò di aggiungere ed integrare in tal caso, confido in te Elena per eventuali collegamenti.



Stima: 1.375.000 - 2.285.000 CHF
Venduto per 3.610.500 CHF. Prezzo di Aggiudicazione con commissione d'acquisto.

Descrizione.
Concepito come una serie graduata di fogliame di acanto, in diamanti singoli e circolari e a taglio cuscino, evidenziata in centro con un pulsante barocco in cui é inserita una perla naturale, che misura circa 25,2 x 21,2 x 20,0 mm e pesa 75,84 carati, ( 303,37 grani); e due perle naturali ai lati di misura di circa 16,8-18,2 x 13,1 e 17,4-18,4 x 12,8 mm, circonferenza interna di circa 365 millimetri, montato e timbrato da Chaumet Parigi 12 Place Vendôme, Londres, 22 Bruton Street.
La tiara è accompagnata dal rapporto SSEF no. 60809 e dalla relazione GIA no. 2145376236, che afferma che le tre perle sono naturali, di acqua salata. Entrambe le relazioni, accompagnate da una lettera appendice sottolinea la rarità di tali grandi perle naturali: '(...) la perla principale del centro é eccezionale nella sua dimensione e una delle perle più importanti certificati fino ad oggi al SSEF. (...) Le perle naturali di queste dimensioni, di qualità e con una documentata provenienza storica sono molto rare e quindi la tiara descritta con le tre naturali grandi perle rappresenta un tesoro molto eccezionale.

Storia del gioiello .
Creato nel 1920 dal famoso gioielliere parigino, Joseph Chaumet, per il matrimonio del principe Alexandre Murat (1889-1926), con Yvonne Gillois (1894-1961), questo splendido diadema è una affermazione senza compromessi dell'orgoglio di famiglia. Il Principe Alexandre, attraverso il suo antenato, il famoso Gioacchino Murat (1767-1815), sposato con Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, è stato associato con uno dei periodi più intensi della storia francese. Le cariche di cavalleria di Gioacchino Murat, figlio di un oste di Guascogna, hanno contribuito alle vittorie di Iéna, Eylau e Austerlitz dal 1808-1814; lui e Caroline erano governanti del Regno di Napoli e Sicilia. Questa carriera militare e politica brillante si concluse tragicamente con la sua esecuzione a Pizzo in Calabria, all'età di 48; e nei suoi ultimi momenti, scrisse una lettera toccante di addio ai suoi figli che é stata sempre ricordata.

Da allora in poi la sua memoria è stata ricordata da tutte le generazioni dai suoi discendenti e dal padre del principe Alexandre, Sua Altezza Imperiale il Principe Joachim (1856-1932), sposato con Cécile d'Elchingen pronipote di un altro eroe, maresciallo Ney, considerato "il più coraggioso dei coraggiosi" di Napoleone.
In riconoscimento della loro discendenza comune da Carolina Bonaparte, Gioacchino Murat, maresciallo Ney e dal maresciallo Berthier, principe de Wagram, la giovane coppia era considerata come l'emblema della società imperiale di Parigi. Inoltre, Cécile aveva ereditato una fortuna enorme da sua nonna adottiva, madame Furtado-Heine, moglie di uno dei banchieri piu’ ricchi e famosi del XIX secolo, che aveva i mezzi per vivere in grande stato. Vedova e senza figli, madame Heine aveva adottato una fanciulla orfana, Paula, alla quale aveva trasmesso tutta la sua fortuna. Diventata duchessa d’ Elchingen, Paula ebbe molti figli, tra cui Cecile.

Dal 1897 risiedevano in 28, rue de Monceau, descritta da Marcel Proust nel 1907 come "la più bella casa di Parigi". Costruita nello stile "Boussardel" II Impero, è stato progettata per ospitare concerti e spettacoli teatrali, con sala da ballo in bianco e oro Luigi XVI, lunga 40 metri; il piano terra era in grado di ospitare insieme ai saloni adiacenti fino a 1800 ospiti. Per le serate estive gli ampi giardini erano illuminati e allietai dalla presenza di ballerini e musicisti. Ospitarono il Re di Inghilterra, Spagna, Grecia, Romania e Bulgaria, i Granduchi e duchesse della Russia, l'internazionale aristocrazia, statisti, ambasciatori, banchieri, finanzieri. Lo sfondo di questi eventi per questi ospiti illustri era questa meravigliosa casa-museo, piena di mobili del 18 °sec., porcellane, arazzi, dipinti antichi, soprattutto dal 17 °sec. provenienti dall'Olanda. Ovunque le glorie della storia francese erano evocate. Dal Primo Impero c'erano ritratti di Joachim, magnifici a cavallo, di Caroline e dei loro figli da Baron Gérard, di Napoleone di Ingres, e la raccolta napoleonica di souvenir riportati da Sant'Elena, da Marchand, cameriere fedele dell'Imperatore. Un ritratto di Alfred de Dreux ha ricordato il rapporto di parentela con Napoleone III, altri ritratti dell'imperatrice Eugenia, che aveva inaugurato la casa nel 1856 ed è rimasta una grande amica, e del suo unico figlio, il principe imperiale, ucciso dai guerrieri Zulu nel 1879. I principali artisti contemporanei della Belle Epoque-Helleu, Flameng e Boldini-sono stati rappresentati da dipinti del principe Joachim, Principessa Cécile e dei loro figli, uno dei quali, il principe Louis, ucciso nella battaglia della Marna nel 1916. Mentre il principe Joachim era un noto sportivo, impostosi per la sua forte personalità, la principessa Cécile era un po 'distante da lui, con modo intimidatorio e sguardi distinti, era conosciuta come "la Reine de Naples", come se fosse Caroline, nata di nuovo.

Quando Yvonne Gillois sposò il principe Alexandre, alcune cose erano cambiate nella società francese a seguito della 1 guerra mondiale, ma non l'abitudine di fornire le donne delle classi superiori con gioielli di valore al momento del loro matrimonio. C'erano diverse ragioni per questo. In primo luogo, la storia nazionale dal 1789 ha suggerito che potrebbe essere una buona idea di possedere oggetti costosi, facile da portare con se quando si è costretti a lasciare in fretta il paese per lo scoppio improvviso di una rivoluzione o guerra. Secondo, anche se l’abito di moda era cambiato dalla Belle Epoque, i nuovi capelli corti e le maniche, gli abiti tubolari di Chanel e Lelong reclamavano il lusso, Vogue (1921) afferma: "non c'è dubbio che i gioielli con brillanti sono una necessità assoluta per il modo moderno". In terzo luogo, ci sono state molte occasioni in cui i gioielli vennero indossati dalle donne del clan Murat, e non solo a rue de Monceau n°28, dove la principessa Cécile continuò ad abitare fino alla sua morte, a 93 anni anni, nel 1960, quando la casa è stata demolita . Infaticabile, ogni anno tra le due guerre ha organizzato un ballo di beneficenza presso l'Opéra, ciascuno con un tema diverso, il che rende l'occasione una vetrina per le ultime creazioni delle case di moda e dei gioiellieri di Place Vendôme e rue de la Paix.

Chaumet aveva fornito i gioielli per il matrimonio del principe Joachim con la principessa Cécile nel 1884, e per i matrimoni dei loro altri figli, il principe Alexandre aveva ordinato questo diadema e un altro-per Yvonne con i loro anelli di nozze e le medaglie commemorative, perle, collane, spille di smeraldo e diamanti, orologi e souvenir per amici e testimoni, da Joseph Chaumet. Questi acquisti vengono registrati in dettaglio preciso è chiaro dal Chaumet nel libro mastro, alla data del 3 set 1920; la famiglia Murat aveva fornito le meravigliose perle e quasi tutti i diamanti utilizzati per la realizzazione di questo diadema. Potrebbe sembrare strano che in un momento di cambiamento politico, quando le monarchie di Germania e Austria erano scomparse, e quando la democrazia era in aumento, che la tiara non era ancora considerata obsoleta. Tuttavia, Vogue (1920) ha affermato che, per una sposa la tiara non era meno importante dei tempi passati, e di nuovo l'anno successivo ha dichiarato che "dopo l'anello di fidanzamento la tiara era l'argomento più emozionante di conversazione non solo nel montaggio, ma anche nella scelta delle pietre che dipendono dal tipo di donna ". I disegni di Chaumet si dividevano in due categorie: romantici chic tradizionali e contemporanei. Seguendo l'esempio di Hedwige de La Rochefoucauld sul suo matrimonio con il principe Sisto di Borbone Parma nel 1919, il principe Alexandre per Yvonne ha scelto un nuovo diadema di tradizione, in stile regale. Come parte del rituale di un matrimonio dell’alta società francese, Yvonne sarebbe stata incoraggiata da Chaumet a provare tutti i modelli di tiara "Maillechort" esposti in una stanza speciale nel negozio a Place Vendome, prima di decidere il design adatto al suo viso. Inoltre, la sua scelta di maestoso classico fogliame di acanto in diamanti, che incorniciano tre grandi perle; era una chiara dichiarazione del suo rango di principessa Murat, del mondo Empire parigino. Per dare maggiore altezza e dignità alla tiara, essa potrebbe essere indossata sopra a fascia; e potrebbe anche essere posizionato in basso sulla fronte, "a la Joséphine", sottolineando gli occhi e l'ovale del viso. I due ornamenti possono essere indossati insieme o separatamente, a seconda dell'importanza della manifestazione. La brillantezza dei diamanti e la lucentezza iridescente delle perle cattura l'occhio, e porta alla mente la storia di Murat, di cui la famiglia era così fiera.

Diana Scarisbrick, Chaumet, Maestro Orefice dal 1870, Parigi, 1995, pag 256 per un'illustrazione di questo diadema.
Giovanni Traina, Gioielli straordinari, New York, 1994.
Graham Hughes, Gioielleria Moderna di New York, 1968.
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 9/6/2013, 15:31




Visto che nel post precedente ho raccontato la storia della Tiara Murat..qui di seguito parlo di un'altra tiara sempre in diamanti e perle appartenuta a Marie Valerie, arciduchessa d'Austria (1868-1924), di questo gioiello si era parlato in precedenza, a pag.13, #entry296490374

Tiara storica in diamanti e perle naturali, di KÖCHERT.

Precedentemente di proprietà di Maria Valeria, arciduchessa d'Austria (1868-1924), é rimasto di proprietà di una signora fino al 2005, quando il 16 maggio é stato messo all'asta per un prezzo stimato di CHF 55, 000-CHF 75, 000 ($ 41,805-$ 57,007), realizzando un prezzo di vendita di CHF 252,000 (Set di valuta) ($ 191,542); cifra pagata dalla fondazione Albion Art (Giappone), diventandone proprietaria.
Ricordo che la fondazione possiede vari gioielli di varie epoche di tutto rispetto, compresa la tiara bandeau in diamanti e l'anello con rubino e diamanti di Maria José d'Italia...ritorniamo alla tiara.

Essa é composta da tre placche traforate, ogni set con una perla naturale a goccia fino al confine con diamanti taglio vecchio e interconnessione con nastro di diamanti. Essi si staccano formando tre spille, mentre il pezzo centrale può essere indossato a ciondolo con perla goccia opzionale. E'montato in argento e oro, con spilla e collana di raccordi, realizzati nel 1913, 5,8 cm di altezza al centro, custoditi in grande astuccio marrone di pelle.
Firmato Æ K per Köchert corredato dalla relazione n. 45045 del 25 luglio 2005 presso la SSEF Swiss Istituto Gemmologico; essa afferma che le quattro perle sono perle naturali di acqua salata.

Questa tiara è stata fatta da Theodor Köchert (1859-1936) in aprile 1913 per l'arciduchessa Maria Valeria, figlia dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria e di sua moglie Elisabetta di Baviera, la nostra "Sissi". Maria Valeria era la figlia preferita di Sissi che, quando fu il momento di sposarsi, rifiutò un matrimonio dinastico e sposò il cugino Franz Salvator, Arciduca d'Austria-Toscana che amava e con il quale ebbe dieci figli. Sissi aveva sostenuto la figlia nella sua decisione, provocando una grande spaccatura dal principe ereditario Rodolfo, fratello maggiore di Maria Valeria di dieci anni.
Secondo gli archivi Köchert, nel disegno originale erano previste due varianti della tiara; una fotografia mostra il pezzo completato, anche se due placche e la fascia e le perle apicali ora non sono più con la tiara.



Fonte: Irmgard von Hauser Köchert, Köchert. Imperial Gioiellerie a Vienna: Jewellery Designs 1810-1940 (Firenze 1990), pp 91 e 175. Sito Christie's.

Edited by Fulco di Sicilia - 10/6/2013, 19:07
 
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view post Posted on 9/6/2013, 17:15
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Fulco di Sicilia @ 7/6/2013, 18:12) 
Ritorno al tema dei gioielli e posto alcune notizie riguardo la Tiara Murat , che un anno fa circa, é stata messa all'asta da Sotheby .......

Conoscevo la tiara, ma non la sua storia. Le notizie sulla casata Murat mi sono sempre particolarmente gradite, perchè in genere ne ho trovato poche e frammentarie.
C'è un mio topic sui discendenti di Gioacchino Murat, con il solito schemino genealogico e varie foto: #entry481389448
 
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Fulco di Sicilia
view post Posted on 9/6/2013, 18:51




Visto che ci sono pubblico alcune notizie sulla Fondazione Albion Art. Kazumi Arikawa, 57 anni, è il presidente del Albion Art Co. Ltd. di Tokyo. Arikawa è uno dei migliori mercanti e collezionisti di gioielli storici di tutto il mondo, dall' epoca greco-romana al periodo Art Deco. Si è specializzato in tiare e cammei dei monarchi europei, e gioielli che adornavano i personaggi storici. Il cammeo che Napoleone ha portato con se per il suo esilio sull'isola di Sant'Elena nel 1815, e il diadema della principessa Marie Bonaparte, creato da Cartier, sono proprio il tipo di pezzi di cui Arikawa s'innamora. E una volta che accade, egli non riesce a riposare fino a che non mette le mani su di loro. La sua collezione formidabile è frequentemente esposta nei musei di tutto il mondo. Nel 2007 è stato il più grande finanziatore di gioielli per la "Europa Brilliant: Gioielli corti europee" in mostra a Bruxelles, che precede anche il Museo del Louvre di Parigi. In questo gennaio, è di nuovo il creditore superiore per la mostra "Perle" presso il Museo di Arte Islamica di Doha. Per il suo contributo alla conservazione di gioielli da storiche case francesi, come Chaumet, Boucheron, Cartier, Mauboussin e Mellerio, marzo 2007 ha ricevuto l'Ordine delle Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura francese.

Questa è la sua foto attorniato da gioielli ed in particolare due tiare che conosciamo bene..



Se osservate bene, la tiara in alto è la tiara Vladimir, di cui abbiamo parlato a pag.70,
#entry534382644
#entry534857977
passata dagli ultimi proprietari ad Arikawa; mentre la tiara in basso é la tiara della principessa Maria anna d'Austria, vista in precedenza.



Pubblico qui di seguito alcune notizie su questa tiara, per restare in tema di gioielli austriaci; di cui sconoscevo la presenza di due parti staccabili. Di questa tiara ne abbiamo parlato a pag. 15:
#entry300789904

Tiara di diamanti della Principessa Maria Anna d'Austria.
Anno di produzione:1903
Materiale:Oro, Argento, Diamante
Paese di origine:Vienna
Autori:Moritz Hubner

La Tiara é in oro e argento e diamanti, realizzata per essere divisa in due parti, fascia e parte superiore. Nel centro il cluster, spilla, con crescent disposti su entrambi i lati, formati da un modello impostato con tre diamanti a pera. C'è una leva sul lato posteriore del centro, in grado di regolare l'altezza richiesta per la Tiara a seconda del tipo di acconciatura. Non solo può essere indossato come un importante ornamento, ma come braccialetto, girocollo, utilizzando la staffa di regolazione e gli strumenti racchiusi in una scatola, rivestita di velluto. E' possibile indossarlo per intero intorno al collo, questo diadema, che é possibile dividerlo in molteplici spille. All'interno della custodia era presente un diamante blu di inserimento che è stato restituito alla famiglia perchè di loro proprietà.

Questa magnifica tiara racconta la maestosità degli Asburgo, ed è stata fatta per il matrimonio dell'arciduchessa Maria Anna d'Austria con il principe Elias de Bourbon-Parma, nel 1903.

Edited by Fulco di Sicilia - 10/6/2013, 07:18
 
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