| A proposito della amanti di Pietro il Grande, delle quali, ovviamente, non c'è traccia iconografica, tranne che per colei che diventerà sua moglie, vi posto questo articolo apparso tempo fa sul "Corriere della sera"
PIETRO GRANDE COME ZAR. E ANCOR PIU' COME SEDUTTORE. Volle farsi un harem, ma liberò le donne dal gineceo russo.
Fu davvero grande, Pietro di Russia. Non solo come zar, anche come donnaiolo: il catalogo delle sue conquiste avrebbe fatto invidia a Don Giovanni. Un succinto elenco delle compiacenti vittime lo fornisce lo storico Renato Risaliti con la Storia della Russia ( pp. 320, e24) in uscita da Bruno Mondadori. Nel conteggio non va inclusa, è ovvio, la moglie ufficiale, la reazionaria Evdokija, finita dopo il ripudio in un un monastero. Colei che all' inizio seppe aggiudicarsi la palma della favorita fu Anna Mons. Il seduttore imperiale se ne innamorò e pensò di sposarla fino a quando, scoprendosi tradito, ruppe con lei e si vendicò. Archiviato l' incidente ( qualche psicanalista potrebbe forse considerare Anna Mons in parte responsabile del successivo, dilagante libertinaggio di Pietro), lui cominciò a pensare in grande. Al posto di una sola favorita, volle per sé un intero harem , che presto comprese le due sorelle Maria e Anna; Daria e Barbara Arseneff; quindi Anisia Kirillovna Tolstoj e ancora tre o quattro prostitute, tra cui una certa Caterina che pare provenisse da Marienburg. Nel catalogo di Pietro comparve poi all' improvviso una nuova fiamma: si chiamava Marta Skavronskaja, figlia di un pastore protestante. Questa volta fu vero amore, tanto che lei assunse il nome di Caterina, si convertì alla religione ortodossa e conquistò definitivamente il cuore di Pietro: lui, incurante del fatto che Marta Caterina fosse stata amante del suo favorito Mensikov, la sposerà, ne farà l' imperatrice. Il che tuttavia non gli impedirà di « scatenare i suoi sensi più sfrenati » con la duchessa del Mecklemburgo ( pare anche per calcoli politici) e di mantenere buoni rapporti con la cognata Praskovia, vedova del defunto zar Ivan. E comunque, mentre l' adorata consorte Caterina continuerà a sfornargli quasi un figlio all' anno ( purtroppo di questa nidiata soltanto due bambine riusciranno a diventare adulte) le relazioni muliebri dello zar non subiranno rallentamenti. Il destino più tragico, fu quello della Hamilton, alla fine accusata di infanticidio e mandata a morte dallo stesso Pietro. C' è molto di dongiovanni e qualcosa di barbablù, insomma, nel mondo erotico di Pietro il Grande. Eppure, non per questo passerà alla storia. Piuttosto, verrà celebrato il suo titanico sforzo, fra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, per modernizzare la Russia con le buone o le cattive; per occidentalizzare i costumi, sterminando gli " Strelzi" che si erano ribellati, partecipando personalmente a interrogatori e torture e mandando un migliaio dei malcapitati al patibolo. Senza contare l' ordine perentorio, che diramò, di adottare abiti occidentali e tagliare barbe, procedendo lui stesso con le forbici nei confronti dei bojari più riluttanti. Una brutalità che sembrerà anticipare, agli occhi affascinati degli intellettuali di regime, quella dei Lenin e Stalin impegnati nell' edificazione della superpotenza socialista. Eppure, ci fu anche un Pietro ben diverso, proto femminista. La moglie Caterina venne incoronata imperatrice di Russia, fatto sconvolgente al tempo ( era orfana, e non di origine russa). A parte il deludente matrimonio con Evdokija, avrà poi enorme influsso su di lui la madre, cui era legato da un rapporto intenso, e che lo tratterrà a lungo dall' assumere atteggiamenti troppo modernizzanti e filo occidentali. Quanto alla sorella Natalija, la fece comparire ai balli di corte, tra lo sbalor dimento generale, affinché incarnasse un nuovo ruolo femminile, libero, pubblico, non più confinato nel terem , il gineceo tradizionale della cultura slavo ortodossa. Rapporto contraddittorio, quello di Pietro con le donne. Se da un lato le concupì come un satrapo orientale, sfruttando il senso del potere e il gusto del comando, dall' altro darà loro una nuova autonomia e dignità. I viaggi all' estero compiuti da giovane, che lo avevano messo a contatto con le libertà dell' Europa occidentale, e forse le molteplici esperienze muliebri collezionate durante la vita, lo spingeranno a considerare le sue suddite con occhi nuovi, non più esseri inferiori e sottomessi. La clausura nel gineceo, che fino ad allora aveva impedito alle donne di partecipare alle riunioni pubbliche, e persino alle feste, divenne rapidamente un ricordo del passato. E così, lo zar dongiovanni si sarebbe rivelato col tempo il primo « liberatore » del genere femminile russo. Anticipatore, a suo modo, delle zarine che più tardi avrebbero assunto il potere: Anna Ivanovna, Elisabetta e Caterina II. Stranamente, però, la storia ufficiale sovietica, pur così prodiga nei confronti di Pietro il Grande, preferì passare sotto silenzio questa grandezza. Perché le donne sovietiche non si montassero la testa?
16 aprile 2005 Dario Fertilio
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