Maria Antonietta - Regina di Francia

Luisa di Prussia, una donna sola contro Napoleone.

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view post Posted on 9/6/2009, 18:25
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Marie-Antoinette

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Giuseppe Maria Grassi - Luisa di Mecklemburg-Strelitz (1776–1810), fu la bellissima regina consorte di Prussia, moglie di Federico Guglielmo III (1770-1840).

Luisa era figlia di Carlo II di Meclemburgo-Strelitz e di Federica d'Assia-Darmstadt.
All'età di sei anni rimase orfana di madre ed il padre si risposò con Carlotta d'Assia-Darmstadt, sorella della defunta moglie. Luisa e le sorelle, Carlotta, Federica e Teresa, vennero allora allevate dalla zia-matrigna. Ma qualche anno dopo anche Carlotta muore, dopo aver dato alla luce un figlio, e Luisa decenne si trasferisce alla corte di Darmstadt, affidata alla nonna materna Maria Luisa di Leiningen (vedova del langravio Georg Wilhelm).



Nel marzo 1793 incontra a Francoforte sul Meno il principe ereditario di Prussia Federico Guglielmo. Il principe rimane colpito dalla sua bellezza e la chiede in moglie. La vigilia di Natale dello stesso anno si sposarono. La sorella Federica sposerà due giorni dopo il fratello di Federico Guglielmo, il principe Luigi Carlo (#entry324531576).

Federico Guglielmo, divenuto re nel 1797,si trova di fronte alla minaccia napoleonica. Cerca di rimanere neutrale, ma poi è costretto ad entrare nella Terza Coalizione. Durante la guerra la coppia reale dovette spostarsi ripetutamente. Nel 1806, dopo la Battaglia di Jena, Luisa si ammalò di tifo.
La fama di Luisa crebbe notevolmente durante le trattative di Tilsit: infatti, la regina volle incontrare Napoleone da sola per tentare di ottenere condizioni di resa meno pesanti, ma invano. Napoleone fu particolarmente duro con la Prussia sconfitta: Federico Guglielmo III perse tutti i propri territori in Polonia, tutti i territori ad Ovest del fiume Elba e dovette pagare un forte indennizzo di guerra alla Francia.



Luisa e Federico Guglielmo ebbero dieci figli, dei quali sette raggiunsero l'età adulta. Tra questi due futuri sovrani: Federico Guglielmo IV e il il Kaiser Guglielmo I.


Luisa e Federico Guglielmo III con i figli.

Luisa morì il 19 luglio 1810, a 34 anni, mentre era in visita dal padre con il marito. Venne sepolta prima nel Berliner Dom e successivamente nel parco dello Schloss Charlottenburg (#entry292555602).

Il marito si risposò, molti anni dopo, con la giovane nobildonna tedesca Augusta von Harrach:


Augusta von Harrach (1800-1873)

Edited by *§Yue§* - 16/12/2017, 20:57
 
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view post Posted on 10/6/2009, 07:38
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Marie-Antoinette

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davvero 1 bella donna, mi piace nel 3 ritratto, è meravigliosa
 
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view post Posted on 10/6/2009, 08:07
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Marie-Antoinette

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Ti ricordi le figlie?
Belle donne anche loro, ma non come la madre (#entry324820964)
 
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view post Posted on 10/6/2009, 08:44
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Marie-Antoinette

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hai rag
 
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view post Posted on 19/1/2011, 22:13
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Marie-Antoinette

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Ho letto un aneddoto molto bello su Luisa e Napoleone.

Il marito di Luisa, Federico Guglielmo III e Alessandro I di Russia decisero di tentare di ottenere condizioni meno dure per la Prussia - con la pace di Tils...it - sfruttando il fascino della regina. Luisa, incinta e ammalata di polmoni (sarebbe morta tre anni dopo) acconsentì a incontrare il "mostro", chiedendogli di non pretendere troppi territori prussiani. Quando Napoleone, che non la prendeva sul serio, le chiese di poter prendere una rosa da un suo vaso di fiori, Luisa gli disse: "Una rosa per Magdeburgo, sire!". In un altra versione la frase di Luisa è diversa: "Giustizia, giustizia! Magdeburgo, Magdeburgo, sire!". Ovviamente senza esito positivo... anche la sua amata Magdeburgo entrò a far parte del napoleonico Regno di Westfalia.

Napoleone accoglie Luisa di Prussia a Tilsit il 6 luglio 1807. Dipinto di Nicolas Gosse.




Luisa di Prussia ritratta da Elisabeth Vigée-Le Brun, 1801.

image

Le perle erano il suo gioiello preferito e successivamente alle sue sventure, venne fatto notare come le perle siano un simbolo delle lacrime.
 
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view post Posted on 19/1/2011, 22:15
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Marie-Antoinette

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davvero dei bei quadri, se non sbaglio ho letto un aneddoto simile in "Regine guerriere" della Fraser, tu dove l'hai trovato????
 
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view post Posted on 19/1/2011, 22:36
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Marie-Antoinette

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Sì, sì, anch'io l'ho letto lì. Sono andato a memoria perché non ho il libro dietro, ma spero di aver ricordato bene le risposte di Luisa.
 
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view post Posted on 19/1/2011, 22:37
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Marie-Antoinette

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mi sembra di si, anche se sono 3 settimane che non lo sfoglio
 
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ultimaregina
view post Posted on 20/1/2011, 18:37




Qualcuno sa' se ne esiste una bio? Mi ha stuzzicato ;)
 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 20/1/2011, 20:57




CITAZIONE (ultimaregina @ 20/1/2011, 18:37) 
Qualcuno sa' se ne esiste una bio? Mi ha stuzzicato ;)

In italiano non ne ho trovate.

Ce ne sono 4 in inglese:

- "The Life and Times of Louisa, Queen of Prussia, Volume 1 e 2" di Elizabeth Harriot Hudson
- "Louise, queen of Prussia: a memorial" di August Kluckhohn
- "Queen Louisa of Prussia" di Mary Maxwell Moffat
- "Beautiful Enemy: A Biography of Queen Louise of Prussia" di Constance Wright

in francese :

-"La reine Louise de Prusse : Une femme contre Napoléon" di Jean-Paul Bled
 
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ultimaregina
view post Posted on 20/1/2011, 21:02




Grazie!!!!! Vedro' quella in francese...
 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 20/1/2011, 21:18




Un interessante articolo riguardo Luisa

Luisa di Prussia e il suo epistolario

Nella vita di ogni popolo vi sono momenti di profondo e disperato dolore e in essi, gli animi sgomenti dai ripetuti e spietati colpi della sorte, sono proclivi ad inchinarsi a qualche essere, a circondarlo di un culto quasi superstizioso quando vedono in quell’essere personificate e incarnate alcune di quelle virtù che appunto mancano in chi li governa, o si sono indebolite in tutta la nazione, della quale avevano formata la forza e la grandezza.
Il popolo prussiano traversò uno di quei momenti terribili al principio del secolo, allorché sull’Europa tutta turbinava la fatal spada napoleonica.
Alla fine del regno del grande Federigo esso era forte e glorioso, ma il temuto avversario di Maria Teresa, il filosofo di Sans-Souci, non lasciò soltanto come retaggio e il regno ingrandito ei copiosi allori; esso lasciò pure alla nazione prussiana lo scetticismo, la leggerezza, il dubbio, le raffinatezze del lusso; tutti germi dissolventi che dovevano meglio svilupparsi non appena fosse mancata una mano ferrea per reggere lo Stato.
Più fiacca la fede, meno severo il sentimento del dovere, rilasciati e scherniti gli affetti di patria e di famiglia, venivano così a mancare alla Prussica quelle virtù che avevano contribuito a far di lei una severa e forte nazione; forte per le armi, per le istituzioni, per la moralità del popolo.
Essa pure s’era fatta leziosa, sdolcinata, scettica ad imitazione della Francia, le cui idee, i cui costumi avevano trovato così facile adito alla Corte e nel patriziato, appunto in grazia delle simpatie che nutriva per i francesi Federigo II.
Il popolo guerresco si trovò imbelle nell’ora della prova suprema e soggiacque, e in quell’ora di sgomento esso rivolse gli occhi alla regina Luisa e le votò un culto che si mantiene vivo anche adesso, merce la pietà filiale dell’imperatore Guglielmo I. Tusnelda portata in catene a Roma dai soldati di Varo, e Luisa raminga ai confini orientali della Prussia, che va a supplicare migliori condizioni di pace per il suo popolo dall’odiato vincitore, ecco le due donne sventurate il cui nome è pronunziato con maggior reverenza, con maggior ammirazione da ogni Prussiano.
Fu la regina Luisa veramente grande e meritevole del culto che le venne tributato? Non credo. Essa per altro ebbe virtù atte a rianimare gli sfiduciati: la fede nel buon diritto della Prussica, in Dio che non poteva abbandonarla, e negli uomini atti a redimerla. Ebbe la sublime rassegnazione nel momento della sventura, che impone rispetto nel popolo, specialmente allorché si vede congiunta con la dignità regale, e fu tedesca in tutto: per il suo affetto per il marito e per i figli, per la semplicità dei gusti, per la fedeltà a tutti quelli che l’avevano servita. Del resto non fu donna di alta mente, non ebbe propositi virili, e se riuscì a infonderli in altri fu mercè la dolcezza dell’animo, la purezza degli intendimenti, informati a quel buon senso pratico, in cui il popolo tedesco trovava un modesto e forse lento, ma pur sicuro mezzo per risorgere.
Inoltre Luisa di Prussia era bella, di quella bellezza calma, composta, che è l’ideale di ogni Tedesco, e nessun popolo è mai rimasto indifferente dinanzi alla bellezza.

*

Luisa era nata il 10 marzo 1776 ad Annover, alla piccola Corte del duca di Mecklemburg-Strelitz, che in quel tempo governava l’Elettorato.
A sei anni rimase orfana di madre e fu affidata alla signorina Gelieux, dalla quale imparò il francese, che era allora la lingua maggiormente usata alle Corti tedesche. Dopo ebbe per istitutrice una signorina di Wolzogen e più tardi venne affidata alle cure della principessa di Assia-Darmstadt, sua nonna materna.
La guerra la condusse a Francoforte, insieme con la sorella Federiga, ove conobbe il principe Federigo Guglielmo di Prussia, che fu poi Federigo Guglielmo III.
Colà, nell’aprile, fu combinato il matrimonio di Luisa col principe ereditario di Prussia, e quello della sorella con il principe Luigi; le nozze vennero celebrate la sera di Natale del 1793.
Come principessa reale fu felice. Basta leggere il libro della contessa di Voss: Sessantanove anni alla Corte prussiana per convincersene. Luisa acquistò presto un dolce dominio sul marito, innamoratissimo di lei, e si fece amare dal popolo. Viveva l’inverno a Berlino, città per la quale aveva una viva predilezione, e l’estate nella ridente solitudine di Poretz in mezzo ai figli, che numerosi le crescevano intorno. Quattro anni dopo il suo matrimonio divenne Regina. Aveva allora ventun anno, era in tutto lo splendore della bellezza, unita a una grazia incantevole. Ségur decanta la dolcezza armoniosa della voce di lei, Jackson lo splendore dei grandi occhi ridenti, e i suoi ritratti ci dicono quanta purezza spirasse da quel volto così fino e regolare.
Se Luisa era stata amata come principessa reale, fu adorata come regina, perché il popolo sentiva che il cuore della Sovrana batteva all’unisono col proprio cuore, che ella aveva il sentimento dell’onore della patria, l’ammirazione per Herder, Goethe, Schiller e Jean Paul, che erano le glorie tedesche che il nemico non aveva potuto cancellare, e brillavano di una viva luce sul paese avvolto nel dolore e nelle tenebre.
Fino al 1806 la Prussia era rimasta spettatrice delle sventure che avevano colpito la Germania. Ma l’Inghilterra seppe destarla dal torpore. Alessandro I e Federigo Guglielmo III si dettero la mano sulla tomba di Federigo il Grande e formarono la quarta coalizione a danno di Napoleone. Dal quel momento la Prussia si gettò nella lotta con ardire temerario, e prendendo l’offensiva, invase la Sassonia. La regina Luisa seguì il re in Turingia e dopo le sonfitte di Jena e di Auerstadt andò a Stettino, poi a Kustrin, poi a Grandenz e poi a Konigsberg, mentre i francesi occupavano Berlino.
Nelle note lasciate da lei si legge l’impressione che produssero sul suo animo affranto quelle due sconfitte.
“Mi vedete in lagrime; piango la distruzione dell’esercito!” essa scriveva. “Non ha corrisposto all’aspettativa del re. La sorte ha distrutto in un giorno un edifizio alla cui erezione hanno lavorato uomini grandi per due secoli. Non vi è più Stato prussiano, esercito prussiano, gloria nazionale: tutto è sparito come quella nebbia che sui campi di Jena e di Auerstadt velava i pericoli di quell’infelice battaglia! Oh, figli miei, siete già in età di capire le gravi sciagure. In seguito, quando la vostra madre e Regina non sarà più, rievocate quest’ora dolorosa, consacrate alla mia memoria lagrime come quelle che io spargo per la rovina della patria. Ma non contentatevi di sole lagrime; operate, sviluppate le vostre forze; forse lo spirito protettore della Prussia si poserà su di voi; liberate prima il popolo dalla vergogna, dal rimprovero della umiliazione nel quale si strugge. Cercate di riconquistare in Francia la gloria, ora offuscata, dei vostri antenati, come il vostro nonno, il Grande Elettore, il quale vendicò a Fehrbellin la sconfitta e la vergogna inflitte dagli Svedesi a suo padre”.
Dopo Eylau vi fu una sosta alle ostilità imposta dall’inverno crudelissimo delle regioni nordiche. La Regina passò quell’inverno a fianco del marito, sostenendone il coraggio. In estate la guerra ricominciò, ma fu breve e decisiva. Il 14 giugno, anniversario di Marengo, Napoleone riportò la vittoria di Friedland e lo czar Alessandro chiese a Napoleone la pace. Quella vittoria troncò tutte le speranze della regina Luisa ed ella scriveva tre giorni dopo al padre questa lettera, che non fa parte del nuovo epistolario, venuto ora alla luce:
“Di nuovo siamo colpiti dalla sventura e siamo sul punto di lasciare il regno. Pensi come io stia; però la prego, in nome di Dio, di non giudicar male sua figlia. Non creda che la pusillanimità mi fiacchi il cuore. Due ragioni ho di sostenermi sopra ogni evento: la prima è il pensiero che non siamo un giocattolo nelle mani del cieco caso, ma che siamo in mano di Dio, e la Provvidenza ci guida; la seconda, che cadiamo con onore. Il Re ha provato, e lo ha provato al mondo, che non vuol la vergogna, ma l’onore!”.
La fuga a Riga, alla quale la Regina alludeva in questa lettera, le fu risparmiata dalla pace conclusa fra Alessandro e Napoleone; lo czar consegnò la Prussica nelle mani del vincitore e le furono tolte le province polacche e i territori che possedeva fra il Reno e l’Elba. Invano Luisa andò a Tilsit ad implorare migliori condizioni di pace. L’Imperatore, a voce, promise molte cose, ma il giorno dopo significò, forse per consiglio di Talleyrand, che erano frasi, che non lo impegnavano a niente.
La Prussica era smembrata, povera e affranta. La Regina fece vendere i suoi brillanti, serbo solo un vezzo di perle “perché le perle significano lagrime, ed io ne ho versate tante”, e spinse il re a chiamare lo Stein al governo e a preparare l’ora della rivincita.
Fino al dicembre del 1809 la Regina non tornò a Berlino e vi tornò con gioia, ma in quei tre anni di dolori e di privazioni la sua salute si era affievolita e già si manifestavano i sintomi della malattia che doveva portarla nella tomba il 19 luglio 1810.
Immenso fu il dolore del popolo all’annunzio della morte della regina Luisa e il vendicarla fu pensiero costante di tutti. Quando Blucker nel 1814 entrò a Parigi, disse dalle alture di Montmartre guardando la città: “Luisa è vendicata!”.
Il re ordinò che fosse aperto un concorso per erigerle un monumento e su tutti i concorrenti, compreso il Thorwaldsen, trionfò il Rauch, protetto da Luisa, da lei raccomandato appunto al Thorwaldsen, al Winckelmann e al barone di Humboldt, e mandato a studiare a Roma.
Il Rauch modellò il monumento in un capannone, ora scomparso, che era di rimpetto alla cancellata del palazzo Barberini, dove solevano lavorare l’Overbeck, e gli altri compagni suoi, che furono detti nazzarenisti. Il Rauch cavò il marmo a Carrara, lo accompagnò a Charlottenburg e poi tornò a Roma e lavorò tre anni a cartoni e modelli. Nel 1814 il monumento era terminato e fu collocato in una specie di semplice cappella nel fondo di un viale di conifere, nel parco di Charlottenburg. Allora la mano di Napoleone opprimeva ancora la Prussica e il Re ordinò che la capella fosse costruita di semplice pietra arenaria. Lo Schinckel nel 1826 le dette la forma presente. Colonne di verde antico sormontate da capitelli bianchi riposano su zoccoli di marmo rosso, eleganti capitelli di diaspro ornano le pareti, e sulla figura della regina, che appoggia la bella testa sui cuscini in atto di riposo, piove una mite luce azzurrognola.
L’Imperatore Guglielmo soleva passare il 19 luglio, data anniversaria della morte della madre, in quel mausoleo, ove ora egli riposa accanto a lei.

*

Enrico von Treitschke, nel discorso pronunziato al Rathhaus di Berlino in occasione della nascita di Luisa di Prussica, aveva deplorato che “delle belle lettere della Regina, poche sole fossero note”. Quelle poche, dirette al fratello Giorgio, le aveva pubblicate il Horn. In questi venti ultimi anni nessun altro scritto epistolare di lei era venuto alla luce. Ora Paul Bailleu pubblica alcune lettere nella Deutsche Rundschau dirette alla contessa Voss e tutte scritte in francese. La Oberhofmeisterin (titolo che equivale a quello di Grande maitresse de la Cour) soggiornava quasi sempre alla Corte, ma siccome essa era l’amica fidata e devota, talvolta le venivano affidati i piccoli principi, come avvenne in momenti delle maggiori calamità, e allora la Regina aveva occasione di scriverle. Da questo epistolario emerge anche più chiara e netta la figura della regina Luisa, benché in esso non si riscontrino alti pensieri, espressi con forbite parole. Sono lettere familiari piene d’affetto, di grazia, di brio e di naturalezza. L’etichetta è uccisa dalla grazia muliebre e da quella serena giocondità, che era uno dei tratti caratteristici della Sovrana, nelle cui vene scorreva il sangue caldo delle figlie della Germania meridionale.
Le lettere incominciano col 4 settembre 1796, quando Luisa era ancora principessa reale, e terminano col 17 giugno 1810, cioè un mese prima della morte. In esse la Regina chiama sempre con nomignoli graziosi la sua dama, e più spesso le dà il soprannome di Voto, alterazione del casato della contessa di Voss.
Ecco la prima, tutta espansione e brio:
“Je serais bien ingrate, chère madame de Voto, si je ne reconnaissais pas la bonté que vous avez de m’écrire et de me donner de si bonnes nouvelles de mon petit ange, qui me manque tant partout et que je suis tentée à tout moment d’aller chercher dans ses chambres. Je suis toujours si charmée quand je vois arriver de vos lettres, parce qu’en me parlant du cher Fritz, elles me disent en mêmetemps que vous me voulez toujours un peu de bien et que vous avez réellement de l’amitié pour moi, à laquelle vous savez que je mets beaucoup de prix. Comme vous me mandez que vous ne voulez point venir ici, je réclame la continuation de votre charmante exactitude, et j’esére que vous voudrez vous entretenir quelquefois avec moi.
Nous avons diné jeudi chez le Roi, qui a très bon visage, et qui est extremement gracieux. En parlant il m’a dit qu’il avait chargé le comte de Lindenau de me choisir un beau cheval, qu’il me prie d’accepter. Vous ne sauriez croire le plaisir que cela m’a causé, et je suis pénétrée de reconnaissance. Il y avait plusieurs étrangers, j’y fis la connaissance du prince de Wurtemberg et de monsieur et madame de Luttichau. Le premier est très aimable, le plus aimable de ses fréres ; les derniers sont plus riches que vous et moi, car ils ont sept-cent-mille éecus de bien. Monsieur ne parle, ne mange, ne crache, ne respire qu’argent. Il a acheté pour cent milles écus de terre à Bichoffwerder, et il a reçu l’Aigle Rouge. Voilà toutes nos nouvelles. Aujourd’hui nous sommes chez le Roi et si l’occasion se présente, je présenterai vos respects.
Faites, je vous prie, que le petit s’exerce à marcher dans ses souliers.

Adieu, chère madame de Voss, persuadez-vous de plus en plus que je suis votre amie sincère.

Louise

Statua di Luisa a sinistra con la sorella Federica

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Luisa ritratta da Henriette-Felicité Tassaert , 1797

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In abiti da cavallerizza, 1810

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Il suo sarcofago

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ultimaregina
view post Posted on 20/1/2011, 21:22




Ho trovato altre bio su Amazon.fr, in italiano niente.
 
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Erzherzogin Mady
view post Posted on 20/1/2011, 21:26




ritratta da Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, 1798

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Nikolaus Lauer, 1799

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Nikolaus Lauer, 1798

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Un ritratto postumo con i figli di Carl Steffeck, 1886

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view post Posted on 21/1/2011, 21:27
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Marie-Antoinette

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l'ultimo quadro è bello, ma deve avere sempre ques'aria depressa... su su, almeno nei ritratti sorridi figliola!!
 
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