Maria Antonietta - Regina di Francia

Caterina Cornèr, Regina di Cipro, Armenia e Gerusalemme.

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-=- Mauro -=-
view post Posted on 22/12/2009, 01:35 by: -=- Mauro -=-
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Marie-Antoinette

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La Serenissima Repubblica di Venezia ha dato i natali a diverse donne che, in un modo o nell’altro, hanno segnato la storia. Da una famiglia in particolare ne conto almeno due: Elena Lucrezia Cornèr Piscopia, che fu la prima donna laureata al mondo, e Caterina Cornèr, Regina di Cipro. Il nome di famiglia, Cornèr, è solitamente italianizzato in Cornaro: è una delle dodici famiglie tribunizie di Venezia e vanta (a torto o a ragione, non si sa bene) di discendere dalla Gens Cornelia.

[NdMauro: Cornèr, con la “e” accentata, non Còrner: sono patrizi veneziani, non una partita di calcio]

Caterina Cornèr nasce a Venezia il 25 novembre del 1454, da Marco Cornèr, fratello minore del Procuratore Andrea Cornèr, e Fiorenza Crispo, a sua volta figlia di Niccolò Crispo di Santorini, Reggente Veneziano dell’Arcipelago, e di Valenza Comneno Paleologo, figlia dell’imperatore Giovanni IV di Trebisonda (è l’odierna Trabzon, in Turchia).

L’educazione di Caterina fu molto curata, la ragazza fu messa in un monastero a Padova fino all’età di 14 anni, quando si delineò il progetto di far sposare Giacomo II di Lusingano, re di Gerusalemme, di Cipro e di Armenia, con una patrizia veneziana per stringere politicamente legami tra Venezia e Cipro: la scelta cade appunto su Caterina. Diversi sono i motivi alla base: primo tra tutti, il potere della famiglia Cornèr, che dal matrimonio reale avrebbe tratto un enorme prestigio sociale, oltre che economico: la famiglia possedeva vasti terreni e piantagioni a Cipro da oltre 200 anni, tanto che il feudo di Episkopi darà il nome ad un ramo della casata, i Cornèr Piscopia. Inoltre Giacomo II era un illegittimo, e per giunta anche Arcivescovo, e temendo le manovre della vera erede al trono, Carlotta di Savoia, cercava di garantirsi la protezione di una delle maggiori potenze della zona, appunto Venezia. Lo zio di Caterina, il Procuratore Andrea Cornèr, era amico intimo di Re Giacomo e gli promise la protezione veneziana assieme della mano della nipote, che sposò per procura, con l’ambasciatore Filippo Mistahel che rappresentava il Re di Cipro, il 30 luglio 1468, e per l’occasione ricevette un onore mai tributato prima a nessun’altra donna: il Senato la nominò Figlia della Repubblica. La famiglia Cornèr ci guadagnò diritti sulle città di Famagosta e Cerines, Caterina ricevette una dote di centomila ducati d’oro.

La nuova Regina di Cipro, tuttavia, arrivò sull’isola solo nel 1472, dove furono celebrate solennemente le nozze col re nella città di Famagosta; il matrimonio fu di breve durata: Giacomo II muore tra il 6 e 7 luglio del 1473, probabilmente per le conseguenze di un incidente di caccia, lasciando Caterina incinta dell’erede al trono, Giacomo III (detto il Postumo), che a sua volta morirà l’anno seguente di febbri malariche: fu così che l’intera eredità dei Lusignano passò nelle mani della Regina Caterina.

Poco dopo la morte del Re scoppiò una sommossa a Famagosta, volta a mettere sul trono l’erede legittima Carlotta, figlia di Giovanni II, sorellastra del defunto Giacomo II e sposata con suo cugino germano Luigi di Savoia, conte di Genova. Ovviamente Venezia reagisce e manda a Cipro un consiglio di Reggenza per sostenere Caterina: è composto da suoi parenti, tra cui figurano lo zio Andrea Cornèr ed il cugino Marco Bembo.

Dopo la morte di Giacomo III, e quindi con il potere passato di fatto nelle mani dei veneziani, la nobiltà cipriota si trovò ad essere inquadrata nel Maggior Consiglio dell’isola, che era formato da 145 membri e nel quale i veneziani che si erano stabiliti a Cipro sedevano di diritto.
Il 14 novembre del 1473 un gruppo di nobili catalani, guidati dall’Arcivescovo di Nicosia, riesce a penetrare nel Palazzo Reale fin nella stanza della Regina, e qui vengono uccisi Andrea Cornèr (lo zio), il cugino Marco Bembo, il medico ed un domestico. La Regina rimase rinchiusa e sotto stretta sorveglianza, ma non prima di essere stata obbligata a consegnare denaro, gioielli ed il sigillo di Stato. I ribelli progettavano di far sposare Carlotta, figlia naturale di Re Giacomo II con Alfonso d’Aragona, figlio di Ferdinando Re di Napoli, costringendo Caterina a cedere i diritti alla corona del figlio Giacomo III.
Per tutta risposta Venezia inviò dieci galee agli ordini del Provveditore Vettor Soranzo, che arrivarono a Famagosta il 23 novembre: i veneziani ebbero ragione dei rivoltosi, occupando rapidamente la città. Caterina continuò a regnare, ma sotto la costante protezione della Repubblica di Venezia anche dopo la morte del figlio, avvenuta nel 1474: il Senato ordinò che la Regina fosse affiancata da un Provveditore e da due patrizi veneziani come Consiglieri, che le truppe fossero agli ordini del Provveditore, e che guarnigioni veneziane presidiassero Famagosta e Kyrenia. Caterina rimase regina quasi solo per facciata, in ultima analisi: nessuna decisione poteva essere presa senza il suo benestare, e solamente i suoi stendardi potevano sventolare dalle fortezze; questo anche per dare l’impressione ai nobili ciprioti l’impressione di essere partecipi del potere. Nel frattempo, suo padre Marco muore a Venezia, e la madre, Fiorenza Crispo, lascia Cipro per tornare in patria.

Questo stato di cose prosegue fino al 21 febbraio 1487, giorno in cui il Senato veneziano decide di annettere il regno di Cipro ai domini della Serenissima Repubblica di Venezia, specie sapendo che Alfonso d’Aragona prosegue nei suoi intrighi. Il Consiglio dei Dieci viene incaricato dell’esecuzione della delibera; il 28 ottobre 1488 i Dieci danno ordine al Capitano Generale Francesco Priuli di ricondurre Caterina a Venezia, di riffa o di raffa, con le buone o con le cattive se servisse: un suo rifiuto l’avrebbe fatta trattare da ribelle, con la perdita del più che suntuoso appannaggio. Viene parimenti ordinato a Giorgio Cornèr, fratello della Regina, di raggiungere il Capitano Generale a Cipro e di esercitare tutta la sua influenza sulla sorella per convincerla ad abdicare in favore della Repubblica. Caterina non aveva nessuna intenzione di arrendersi facilmente, ma la minaccia dell’arrivo dell’armata veneziana, con la conseguente perdita di ogni minimo vantaggio per l’intera famiglia, la fa capitolare.

Il 26 febbraio 1489 a Famagosta, dopo un solenne Te Deum, si ammaina la stendardo dei Lusignano e si issa il gonfalone di San Marco. La cerimonia viene ripetuta, alla presenza della Regina, in tutte le città cipriote, compresa Nicosia. Il 18 marzo, vestita completamente di nero, la Regina Caterina Cornèr lascia per sempre Cipro.

Venezia fu tuttavia generosissima con colei che aveva nominato “Figlia adottiva della Repubblica”, tributandole un’accoglienza memorabile il 6 giugno 1489: la Regina salì sul Bucintoro, dove prese posto fianco a fianco con il Doge Agostino Barbarigo. Dopo un breve temporale il corteo, al suono delle campane, si recò in processione nella Basilica di San Marco dove venne celebrato un solenne pontificale e dove Caterina ufficializzò anche in patria la rinuncia alla corona di Cipro; la Regata Storica si tiene ogni anno a Venezia il 5 settembre proprio in ricordo dell’accoglienza riservata alla Regina di Cipro. Seguirono poi sontuose onorificenze date anche al fratello Giorgio per la sua opera di persuasione ed i banchetti durarono la bellezza di tre giorni.
Caterina fu anche nominata domina Aceli, ossia signora di Asolo, con il privilegio di conservare negli atti ufficiali il titolo ed il rango di regina: Reina de Jerusalem Cypri et Armeniae. Asolo era una piccola signoria, una cittadina della Marca trevigiana comprensiva anche di trentatrè villaggi, ma di una rara bellezza.

Gli ambasciatori di Asolo si presentarono a Caterina vicino a Treviso, il 10 ottobre 1489, portandole il primo saluto della comunità; la Regina ricevette in seguito l’omaggio del Podestà di Asolo e di altre personalità.
La sera dell’11 ottobre fu ricevuta sul piazzale della cittadina dalle Autorità, in una folla di 4000 persone, e poi si recò nel Duomo per il Te Deum; il giorno seguente partecipò alla messa e poi ascoltò, sotto la loggia, il discorso di benvenuto pronunciato da Taddeo Bovolini, giurista e letterato asolano.
I festeggiamenti continuarono il mese seguente: il 9 novembre fu tenuta una giostra ad Asolo, alla quale parteciparono i gentiluomini della cittadina.

Caterina arrivò ad Asolo accompagnata da una piccola corte: un cappellano cipriota, i suoi due segretari, un medico, due cancellieri ed un maggiordomo, oltre a Nicolò Priuli, podestà in Asolo dal 1489 al 1497, e Filippo Cornèr, fratellastro di Caterina, che diventerà cancelliere regio in Asolo. Dopo essersi insediata nella cittadina, Caterina strinse legami di amicizia e politici con gli esponenti più in vista delle famiglie asolane, e richiamò attorno alla corte asolana letterati famosi, come Pietro Bembo, futuro Cardinale, che qui ambientò Gli Asolani, Luigi da Porto, Andrea Navagero, il Giorgione ed altri.

Caterina regnò per 20 anni con il suo seguito nel Palazzo Pretorio, oggi sontuoso castello di origine medioevale che conserva la torre dell’orologio, la torre mozza e la sala delle udienze della Regina. Amava anche molto la sontuosa villa che si era fatta costruire vicino ad Asolo, ad Altivole, che il Bembo aveva battezzato per Lei “il Barco” (il fienile, il pagliaio), luogo di delizia e di caccia.

La Regina fu molto dedita alle opere pie: benefici e donazioni a favore di parenti, di amici e della chiesa di Asolo; le prediche del beato Bernardino da Feltre, nel maggio del 1492; le elargizioni, nel 1505, di granaglie fatte arrivare da Cipro per il popolo asolano colpito da carestia. Istituì anche un Monte di Pietà, e non trascurò le attività mondane come le nozze della fedele damigella Alvisa con Floriano de’ Floriani nel castello di Asolo nel 1494.
Caterina andava spesso a Venezia, non troppo distante da Asolo, e frequentava anche la magnifica villa del fratello Giorgio a Murano, considerato elegante luogo di villeggiatura per tutto il cinquecento. Qui nel 1493 Caterina ospitò Isabella d’Este Gonzaga, Marchesa di Mantova e poco dopo Beatrice Sforza, Duchessa di Milano. In questa villa, l’umanista Andrea Navagero piantò un raro giardino botanico, il primo in Europa.
Ugualmente a Venezia riceveva splendidamente i suoi ospiti nel Palazzo sul Canal Grande, che Giorgio aveva messo a sua totale disposizione dopo la morte della madre.
Un ulteriore possedimento era a San Cassiano, dove la Regina di Cipro, aprì le sale del suo palazzo per festeggiare matrimoni di nipoti con dame e gentiluomini di nobile lignaggio, come le nozze del nipote Filippo Cappello con Andriana Marcello.

La salute di Caterina diventa nel frattempo precaria: il 18 maggio 1508, è colpita da un “gravissimo mal di colico”.

Nel 1509, all’inizio della guerra della Lega di Cambrai, all’avanzare delle truppe imperiali di Massimiliano, Caterina riparò a Venezia; qui ricevette gli ambasciatori da Asolo, che le attestarono il profondo legame ed affetto del popolo della cittadina.

Forse non del tutto dimentica del suo passato di Regina, Caterina intrattenne ancora rapporti con Cipro, come rivela un documento del Consiglio dei Dieci, datato 3 aprile 1510, in cui viene diffidata dal compiere azioni per riconquistare il regno perduto, e si incarica il fratello Giorgio di vigilare sulla sua condotta. Forse a seguito di questo ammonimento Caterina ritornò ad Asolo, ma per poco tempo, perchè le truppe tedesche ricomparirono al Barco di Altivole e così, non sentendosi più sicura tornò, sempre più ammalata ed indebolita, a Venezia dove morì tra il 9 e 10 di luglio 1510.

Il torrido mese di luglio 1510 privò Caterina Cornèr della pompa funeraria che lei, così attaccata alle prerogative della regalità, avrebbe quasi certamente desiderato. La Repubblica aveva fatto di tutto perchè i suoi funerali riuscissero solenni, col cataletto coperto di restagno d’oro e con una delle corone d’oro conservate nel tesoro di San Marco sulla bara. Ciò per ricordare a tutti il suo rango, col Patriarca di Venezia e molti vescovi a cantare la messa e ad impartire assoluzioni e con un ponte di barche gettato sul Canal Grande perchè la salma, dopo l’ufficiatura nella Chiesa di San Cassiano, venisse portata processionalmente nella Chiesa dei Santi Apostoli, dov’era la tomba di famiglia. Ma mancava il Doge Leonardo Loredan, dichiaratosi indisposto, e non c’erano nemmeno tutti i notabili che avrebbero dovuto essere presenti. Il dono di Cipro era ormai cosa del passato, e non erano molte le personalità che volevano seguire il vicedoge Alvise Priuli, vestito di scarlatto, a scorta dell’ultima Regina di Cipro. Eppure, vista l’enormità della folla che partecipò al suo funerale, i Provveditori dovettero far costruire un ponte di barche da Rialto a Santa Sofia per permettere un migliore deflusso.

Il testamento di Caterina fatto dieci anni prima non era mai stato cambiato. Le vicissitudini l’avevano attaccata ancora di più alla famiglia d’origine. Suo erede universale era dunque stato nominato il fratello Giorgio, capo di casa, cui venivano lasciati il Barco e tutti i beni presenti e futuri della Regina.

La vicenda della regina di Cipro, spodestata dal trono e confinata nel castello di Asolo, fu resa popolare dalla tragedia di Scribe, e musicata nel 1841 da Fromental Halèvy, nel 1842-1843 da Donizetti e nel 1846 da Pacini; il nipote di Halèvy, Ludovic, era uno dei librettisti del periodo d’oro di Offenbach, e nel Pont des Soupirs, operetta ambientata a Venezia, inserì come protagonista femminile una Catarina Cornarini, personaggio completamente diverso però da quello della Regina di Cipro.

 
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