| Cara Madame de Noueilles, provo a rispondeti a questa interessante domanda. Oggi forse potremmo parlare di «ciclotimia», un disturbo dell'umore, ma credo che sarebbe bello soffermarci su una visone più ampia della situazione in cui la venerabile Principessa de Lamballe è cresciuta, è vissuta, è morta. Dobbiamo secondo me non solo soffermarci sugli aspetti “clinici”, ma anche “sociali”: un quadro certo non esaustivo ma che può cominciare a farci fare un'idea.
Si è scritto che la Principessa passò la vita a perdere conoscenza per un nulla. Probabilmente fu un'esagerazione agiografica o una malcelata calunnia alla sua reputazione, sottintendendo che fossero simulazioni per fare onore alla sensibilità che le era attribuita o per attirare l'attenzione su sè stessa. Queste crisi che colpivano le donne dell'aristocrazia parigina erano considerate una vera e propria malattia, chiamata «hystérie» o più comunemente «la maladie des vapeurs». La maladie des vapeurs: un sujet à la mode, potremmo dire. «Les vapeurs, c'est l'ennui», affermava Madame d'Épinay. 1. suggestione sociale. Nel suo "La Philosophie des vapeurs" (1774), raccolta di 25 lettere scritte da una vecchia marchesa a una giovane contessa che si appresta a fare il suo ingrssso in società, Claude Paumerellele rappresenta la prima che suggerisce alla seconda come imparare ad essere donna e a prodursi nei "vapeurs" che caratterizzano il suo status aristocratico, illustrandole vari metodi per metterli in atto: mal di testa, palpitazioni, crisi di nervi, noia, malinconia, vertigini, svenimenti, spasmi, rumori di stomaco,«fureurs utérines»,… in questo filone si inserisce la fascinazione suscitata da Mesmer e le congetture riguardo la sua cura, il controverso mesmerismo, suggestione mentale tra medico e paziente (ricordo qui che nell'intrigo che Dumas mette in scena ne "La collana della Regina", vi è appunto anche la controversa idea della Regina di partecipare in incognito ad una seduta di Mesmer dove poi avviene uno dei più bizzarri scambi di persona che darà agio alla truffa orchestrata dalla contessa de La Motte: Re Luigi acconsente al desiderio della consorto solo se si farà accompagnare dalla Principessa de Lamballe) 2. effetti collaterali. Credo che non dovremmo sottovalutare il fatto che le nobildonne del settecento fossero costrette fin dalla fanciullezza dentro una sorta di corazza: i loro abiti, i loro corpetti fatti di stecche di balena, disegnati e realizzati per stringerle dentro forme artificiali che rispondessero ai canoni di bellezza del tempo, provocavano la compressione degli organi, influendo sulla respirazione e sulla digestione (nel film "La Duchessa" durante la prima notte di nozze il neo sposo, che non vede l'ora di consumare il prelibato bocconcino, si spazientisce spogliando la giovane Georgiana dalla quantità innumerevole di vestiario che indossa, dicendo: «In vita mia non non capisco perché l'abbigliamento femminile deve essere così dannatamente complicato»; e lei gli risponde: «Suppongo che sia il solo nostro modo di esprimerci»). Proprio riguardo all'abbigliamento che così strettamente fasciava il corpo delle donne e alla cura del corpo possiamo aggiungere altre considerazioni: l'uso di coloranti per i tessuti che oggi non riterremmo certo "a norma" (pensiamo alla biacca, detta anche "bianca di piombo"[cioè a base di piombo!], l'unico pigmento conosciuto ed utilizzato per realizzare il bianco fino al XX secolo; il minio o il cinabro [che contiene mercurio] usato per realizzare il pigmento rosso ma anche in medicina come componente per la cura della sifilide [il principe de Lamballe morì anche di questa malattia]); l'uso di cosmetici che oggi non potremmo definine "naturali". Aggiungiamo infine l'uso talvolta anche abbondante di spezie in cucina o la stessa tempistica dei pasti, spesso con cene che si protraevano nelle tarde ore notturne, forzando il mal di stomaco o causando anche delle indigestioni, o l'eccessivo consumo di caffè o cioccolato, anche come surrogati medici. In medicina, poi, non dimentichiamo l'abuso di salassi o di emetici, purghe, diuretici, lassativi e clisteri (Luigi XIV diede l’esempio, poi divenuto una moda nella sua corte, dell’uso del clistere come parte integrante dell’igiene quotidiana: per lui il clistere quotidiano era naturale così come oggi per noi lavarsi i denti!)
Tornando alla nostra venerabile Principessa de Lamballe, il dottor Saiffert attestò la gravità del suo stato di incoscienza, il suo stato maniaco-depressivo, le sue convulsioni, affermando che ella aveva quei sintomi ben prima di incorrere nel suo disastroso matrimonio con il deplorevole figlio del duca de Penthièvre. Dicevo all'inizio come oggi potremmo parlare di «ciclotimia», un disturbo dell'umore, caratterizzato da periodi alternanti di depressione e di ipomania. Talvolta, l'alternanza dei due stati, ci sono dei periodi di normalità, in cui l'umore è stabile. L'individuo ciclotimico soffre dunque l'alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di ipersonnia, apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione; tipicamente durante le fasi di ipomania intraprende progetti anche grandiosi affrontati con grande entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Tuttavia i sintomi dell'ipomania e della depressione non sono mai così gravi da compromettere gravemente la vita sociale e lavorativa dell'individuo. La ciclotimia è una forma meno invalidante del disturbo bipolare. Credo si potrebbe riconoscere l'ipomania nel periodo che va dal ritorno a Parigi nel novembre 1791, infatti molti dei suoi biografi concordano su un suo miglioramento di salute durante la permanenza alle Tuileries, anche se, pur avendo giocato senz'altro un ruolo importante, sappiamo ben poco della sua attività politica a favore dei Sovrani in quel periodo (per esempio Madame Campan ricorda nel capitolo VIII della 2° parte delle sue memorie l'inchiesta condotta dalla principessa sulla fedeltà delle persone che componevano il seguito della Regina); dopo i fatti del 10 agosto potrebbe essere subentrata la fase depressiva, tanto che la notte del 19 agosto, quando a mezzanotte i funzionari civici si presentano al Temple con l'ordine di allontanare tutte le persone che non appartengono alla famiglia reale per portarle a La Force, la Regina affidò la principessa a Madame de Touzel, chiedendole di proteggere la vulnerabile amica e di rispondere in vece sua ove possibile, qualora interrogate (così ricorda nelle sue memorie: «La Reine vint sur le champ dans la chambre de madame la princesse de Lamballe, dont elle se sépara avec une vive douleur. Elle nous témoigna, à Pauline et à moi, la sensibilité la plus touchante, et me dit tout bas:"Si nous ne sommes pas assez heureux pour nous revoir, soignez bien madame de Lamballe ; dans toutes les occasions essentielles prenez la parole, et évitez-lui, autant que possible, d'avoir à répondre à des questions captieuses et embarrassantes"»). À bientôt
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