Maria Antonietta - Regina di Francia

Genealogia dei Romanov, il tanto atteso post :D

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Romanov in the Heart
view post Posted on 14/8/2010, 09:31




e la mia cultura non la vorresti???? :( guarda che le cose che ho scritto le ho scritte io!!!!

comunque Nicola I
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Nicola, figlio di Paolo I e Sofia di Wurttemberg divenne Zar in seguito alla morte del fratello Alessandro, e in seguito all'abdicazione in suo favore di Costantino. Nicola divenne Zar nel periodo della rivolta Decabrista, i quali non accettarono il loro Zar. A quel punto Nicola iniziò a provare un pdio profondo verso i liberali e i democratici.... quindi rafforzò ancora di più il potere assolutista con gran risentimento da parte dei Decabristi, i quali furono impiccati uno dopo l'altro e Nicola si guadagnò il soprannome di "gendarme d'Europa". Nicola fu guida della Russia per ben 30 anni, dal 1825 al 1855. Il suo obiettivo principale fu quello di creare un sbocco russo sul Mediterraneo. La sua avanzata provocò la guerra di Crimea, conclusa con la sconfitta dei russi poco dopo la morte dello Zar.

carrellata:
il gendarme d'Europa nella sua locandina presentativa
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e qua un monumento
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a domani con Carlotta di Prussia, moglie di Nicola.
 
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view post Posted on 14/8/2010, 14:35
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Romanov in the Heart @ 9/8/2010, 13:16)
Caterina II........

Scusa il ritardo!
Vorrei segnalare il topic di approfondimento dedicato a Caterina II: ci sono tutti i suoi amanti!
(https://ladyreading.forumfree.it/?t=9794694)

CITAZIONE (yuliya alexandra georgijvna @ 13/8/2010, 21:56)
......haimè vorrei avere solo un decimo della cultura di elena!

Piano, piano! Noi siamo solo degli appassionati che si informano!
La vera cultura è quella degli storici che passano anni a sgobbare e ricercare.

Edited by elena45 - 15/8/2010, 08:44
 
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yuliya alexandra georgijvna
view post Posted on 14/8/2010, 18:58




Carlotta di Prussia,passata alla storia come Alexandra Fiodorovna,era figlia di Federico Guglielmo III di Prussia e di Luisa di Meclemburgo-Strelitz.
La sua infanzia fu segnata dalle guerre napoleoniche e dalla sconfitta dell'esercito prussiano che constrinse la sua famiglia a trasferirsi nella Prussia orientale,sotto la protezione dello Zar Alessandro I.
Nel 1814 conobbe il Granduca NIcola e le due famiglie organizzarono il matrimonio dei giovani,sposandosi nella cappella del Palazzo d'Inverno il giorno del suo compleanno.
All'inizio della sua vita da Granduchessa ebbe problemi di adattamento,tuttavia riusci a ingraziarsi la suocera Maria Fiodorovna moglie di Alessandro I.
Carlotta passò i suoi primi anni in Russia cercando di imparare la lingua e gli usi e costumi russi. La famiglia imperiale, comunque, parlava tedesco e scriveva le proprie lettere in francese, pertanto la fanciulla non padroneggiò mai bene il russo.
La coppia reale trascorse otto anni in completa tranquillità e vivendo abbastanza isolati. Alessandro I però non aveva figli ed il suo erede, il Granduca Costantino Pavlovic, rinunciò nel 1822 ai suoi diritti di successione. Ciò rese Nicola il successore del fratello.
Carlotta divenne imperatrice nel dicembre 1825, quando il marito Nicola divenne imperatore con il nome di Nicola I. Il periodo era abbastanza turbolento, in quanto era appena scoppiata la rivolta decabrista.

Ebbero la bellezza di 10 figli:
Alessandro (1818-1881), sposò Maria Massimiliana d'Assia-Darmstadt;
Maria (1819-1876), sposò Massimiliano di Leuchtenberg e successivamente Gregory Alexandrovich Stroganov;
Figlia nata morta (1820);
Olga (1822-1892), sposò Carlo di Württemberg;
Figlia nata morta (1823);
Alessandra (1825-1844), sposò il langravio Federico d'Assia-Kassel;
Elisabetta (1826-1829);
Costantino (1827-1892), sposò Alessandra di Sassonia-Altenburg;
Nicola (1831-1891), sposò Alessandra di Oldenburg;
Michele (1832-1909), sposò Cecilia di Baden.

Ecco una carellata di foto:
Carlotta da fanciulla
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Con gli abiti da corte srussa
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L'incoronazione dello Zar e della Zarina
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In tarda età,ritratto di Franz Xaver Winterhalter
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Monumento a lei dedicato
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CITAZIONE (Romanov in the Heart @ 14/8/2010, 10:31)
e la mia cultura non la vorresti???? :( guarda che le cose che ho scritto le ho scritte io!!!!

ma certo che la vorrei mio giovane amico!!! :lol:
 
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annina83
view post Posted on 14/8/2010, 20:09







Poi c'è una storia allucinante:
il principe Mikhail Alexeievic Galitzine (1687-1775), il nipote del grande Galitzine (ministro della Reggente Sofia), nientemeno, fu costretto a diventare buffone di corte e a sposare una calmucca, una certa Avdotya Ivanovna Buzheninova (1710-1742). Il corteo nuziale fu grottesco: gli sposi cavalcavano un elefante ed erano accompagnati da persone mutilate! Non solo, ma la coppia fu rinchiusa in una stanza del Palazzo di ghiaccio che Anna si era fatta costruire


vorrei aggiungere un "lieto fine", se così si può definire...
Il principe fu costretto a sposare forse la donna più brutta di Russia per una vendetta a uno sgarbo (una sciocchezza, ma l'imperatrice era permalosetta!)...
la notte nel palazzo di ghiaccio tuttavia non deve essere stata così male, visto che dopo nove mesi esatti nasceranno due bei gemelli :lol:
 
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view post Posted on 15/8/2010, 07:49
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Marie-Antoinette

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A proposito di Paolo I, ecco la sua numerosa famiglia ritratta nel 1800 da Gerard von Kugelgen:


Paolo I e i figli, dal più grande al più piccolo, con più di 20 anni di differenza.
Tra loro due divennero zar, Alessandro I (1777-1825), il bel giovane all'estrema sinistra, e Nicola I (1796-1855), il tenero bambino accanto alla madre.
Penso che la piccola erma rappresenti la bimba morta a tre anni.

I
Elisabeth Vigeé le Brun - Sofia Dorotea di Wurttemberg (1759-1828), seconda moglie di Paolo I, zarina con il nome di Maria Feodorovna.

Bellissimi i ritratti delle figlie bambine che abbiamo visto in #entry285056592 e #entry294818359.
I più grandi pittori si pregiavano di ritrarre le nipotine della grande Caterina. Anche la Le Brun, che già aveva ritratto la madre, ma venne in contrasto con l'illustre nonna, la quale giudicò troppo lezioso il ritratto di Elena e Alessandra, le figlie maggiori; le due sorelle erano sempre insieme e molto legate fra loro; anche il loro destino fu simile perchè morirono entrambe molto giovani.

Elena-Pavlova-Romanova
Joseph Grassi - Granduchessa Elena Pavlova Romanova (1784-1803) - Pavlosk Palace.
Sposò Federico Ludovico di Meclenburg Schwerin (1778-1819), principe ereditario del Granducato (premorto al padre), al quale diede due figli.

Archduchess-Alexandra-Pavlovna-c-1800
Alexandra Pavlova Romanova (1783-1801).
Sposò l'Arciduca Giuseppe Antonio Asburgo Lorena (1776-1847), figlio dell'Imperatore Leopoldo II. Morì di parto.

Le sorelle superstiti da adulte:

..
Maria Pavlovna (1786-1859), granduchessa di Sassonia-Weimar / Caterina Pavlovna (1788-1819), regina consorte del Wurttenberg / Anna Pavlovna (1795-1865), regina consorte dei Paesi Bassi.

I due fratelli maggiori:

.
Alexander Pavlovic, futuro zar Alessandro I (1777-1825) / Il granduca Konstantin Pavlovic (1779-1831).

I due fratelli minori:

.
Nicola Pavlovic, futuro zar Nicola I (1796-1855) / Il granduca Michele Pavlovic (1798-1849).

Solo Nicola ebbe eredi maschi, per cui la genealogia dei Romanov ricomincia da lui, come vedremo più avanti.
Per ora riassumiamo l'excursus finora percorso con questo schema:



Edited by elena45 - 28/2/2019, 18:33
 
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Romanov in the Heart
view post Posted on 15/8/2010, 09:30




CITAZIONE
All'inizio della sua vita da Granduchessa ebbe problemi di adattamento,tuttavia riusci a ingraziarsi la suocera Maria Fiodorovna moglie di Alessandro I.

Yuliya, bada bene, la suocera di Carlotta, Maria Feodorovna non era la moglie di Alessandro I, ma la moglie di Paolo I. La moglie di Alesssndro I era Elisabetta Alexeevna, nata Luisa di Baden, ed era abbastanza antagonista a Carlotta!!!! :)

in ogni caso hai fatto proprio un bel lavoro!!! :)

se ti va possiamo fare che tu posti lo Zar e io la consorte :) quindi io adesso metto la moglie di Alessandro II e tu Alessandro II ok? :D ovviamente con i contributi vari e gli aneddoti di elena.


Figura enigmatica, quella di Maria, ecco una biografia scritta da me, che peraltro ho affisso sul suo monumento.

[IMG]image[/IMG]
Maria Massimiliana Guglielmina d’Assia-Darmstadt nasce a Darmstadt l’8 agosto 1824 da una relazione extraconiugale di Guglielmina di Baden, sposata con il granduca Luigi II d’Assia-Darmstadt. Tuttavia per coprire lo scandalo, la paternità viene attribuita a Luigi II. Nel 1838, all’età di 14 anni, Maria incontra lo Zarevic* russo Alessandro, che sta girando l’Europa in cerca di moglie. Alessandro si innamora di Maria e i due si fidanzano. Il 16 aprile 1841, contro il parere di Carlotta di Prussia, la Zarina* madre di Alessandro, si sposano . Il rigido ambiente della corte russa si rivela subito non adatto per Maria, la quale si ammala ripetutamente. Le otto gravidanze, le malattie e i numerosi tradimenti del marito, che arrivò addirittura a portare la sua amante a Palazzo minano per sempre la salute di Maria. Nel 1855, Alessandro diventa Zar* di tutte le Russie, con il nome di Alessandro II e Maria diventa Zarina con il nome di Marija Aleksandrovna. Di conseguenza per Maria aumentano gli obblighi di corte che tuttavia resterà sempre fedele al marito. Nel dicembre 1874 Maria arriva a Sanremo, vi resterà fino al febbraio 1875. la folta colonia russa della città dei fiori accoglie nel miglior modo l’illustre ospite. In segno di gratitudine e soddisfazione per l'accoglienza trovata nella città, Maria dona le palme che sono piantate sul lungomare di ponente tracciato nel 1867-71. Per questo motivo, con una delibera della giunta municipale di allora, la passeggiata prende il nome di "Corso Imperatrice". A febbraio Maria ritorna in Russia, dove morirà l’8 giugno 1880. Maria da il via a numerosi soggiorni di personaggi illustri nella città di Sanremo: L’Imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo e sua moglie l’Imperatrice Elisabetta, sovrani d’Austria si recarono a Sanremo numerose volte; L’Imperatrice francese Eugenia de Montijo soggiornò a Sanremo assieme ai sovrani d’Austria nel 1889. E molti altri granduchi e granduchesse provenienti da tutta Europa soggiornarono nella nostra città dei fiori.

*Zarevic: Principe ereditario di Russia
*Zarina: Imperatrice di Russia
*Zar: Imperatore di Russia



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ed ecco il suo monumento
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però non ho trovato una foto del monumento già posizionato tra le palme di corso imperatrice.... qui è esposto in una sala del casinò
 
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yuliya alexandra georgijvna
view post Posted on 15/8/2010, 19:04




ok socio allora partiamo:
Alessandro II
È conosciuto come un riformatore che tentò di rinnovare la cristallizzata società russa; morì a San Pietroburgo a seguito delle ferite riportate in un attentato organizzato dal gruppo anarchico Volontà del popolo.
Primogenito di Nicola I, Alessandro si forma nello spirito reazionario predominante in Europa nei primi anni del XIX secolo e che in Russia è ancora presente alla fine del regno del padre.
Alessandro riceve la tipica educazione dei giovani russi di buona famiglia: un'infarinatura di cultura generale ed una buona conoscenza delle lingue europee. Suo precettore è il poeta Vasilij Andreevič Žukovskij, intimamente di sentimenti liberali. Il futuro zar dimostra di avere poco interesse per le questioni militari, cosa che è disapprovata dal padre.
Nel 1841 sposa la figlia del granduca Luigi II d'Assia, Maria Massimiliana d'Assia-Darmstadt, che dopo la conversione all'ortodossia prende il nome di Maria Aleksandrovna. Da questo matrimonio nascono 6 figli e due figlie, fra i quali il futuro Alessandro III di Russia.
Scomparsa la moglie nel giugno 1880, sposa con matrimonio morganatico la sua amante Ekaterina Michajlovna Dolgorukova (n. 14 novembre 1847 - m. 15 febbraio 1922).
Il primo anno del suo regno Alessandro lo dedica alla prosecuzione della guerra di Crimea e, dopo la caduta di Sebastopoli alle trattative di pace. Questi avvenimenti aprono la strada al periodo delle riforme più radicali, appoggiate dall'opinione pubblica ma applicate con principio autocratico.
Malgrado sia un attento guardiano dei diritti e dei privilegi autocratici e resista ad ogni tentativo di forzargli la mano Alessandro tende a darsi un'immagine, durante la maggior parte del suo regno, di un sovrano costituzionale di stampo europeo. Subito dopo la conclusione della pace che mette fine alla guerra di Crimea promulga una serie di modifiche alla legislazione dell'industria e del commercio che hanno come conseguenza la nascita di un grande numero di Compagnie a Responsabilità Limitata.
Nello stesso tempo viene redatto un piano per la realizzazione di una grande rete ferroviaria sia per migliorare lo sfruttamento delle risorse naturali che per incrementare il potere di attacco e difesa dell'esercito.
Ulteriori progressi sono però bloccati da un formidabile ostacolo: l'esistenza della servitù della gleba. Alessandro mostra subito di voler prendere di petto questo problema, che il padre ha sempre preferito accantonare. Prendendo spunto da una petizione presentata dai proprietari terrieri delle province polacche e lituane e sperando che le loro relazioni con i servi possano essere gestite in modo più soddisfacente (intendendo il termine nei sensi della soddisfazione dei proprietari) lo zar autorizza la formazione di comitati "per il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini" ed illustra i principi in base a cui devono essere effettuati i miglioramenti. Questo passo è seguito da uno ancora più importante. Senza consultare i suoi soliti consiglieri Alessandro ordina al ministro dell'interno di inviare una circolare ai governatori della Russia Europea con le istruzioni inviate al governatore generale della Lituania.
L'obiettivo è presto raggiunto, in tutte le province ove vi sono servi della gleba vengono formati i comitati per l'emancipazione. La questione dell'emancipazione dei servi solleva un gran numero di spinosi problemi in quanto non si tratta di una questione umanitaria risolvibile con un ukaz imperiale bensì di cambiare radicalmente gli equilibri politici e sociali della Russia.
A questa seguirono altre riforme: la riorganizzazione dell'esercito e della marina; un nuovo sistema giudiziario basato sul modello di quelle della Francia, introdotto in questa nel 1864; un nuovo codice penale ed una semplificazione nella procedura civile e penale; un elaborato schema di autogoverno locale per i distretti rurali (1864) e le grandi città (1870) con assemblee elettive con limitati poteri di tassazione; una nuova polizia rurale sotto il controllo diretto del ministero degli interni.
Il 13 Marzo 1881 Alessandro II cadde vittima di un attentato nichilista. Mentre transitava per una strada centrale di San Pietroburgo venne mortalmente ferito dall'esplosione di un ordigno costruito manualmente la sera prima: gelatina esplosiva in un barattolo di petrolio, poi nascosto in una torta pasquale; morì poche ore dopo. Sul luogo dell'attentato, lungo il canale Griboedova, non lontano dalla Prospettiva Nevskij, in sua memoria venne in seguito edificata la Cattedrale del Sangue Versato, una delle chiese più belle e famose della città.

Dal matrimonio con Maria Aleksandrovna nacquero otto figli:

Alessandra (1842-1849);
Nicola (1843-1865);
Alessandro (1845-1894), sposò Dagmar di Danimarca;
Vladimiro (1847-1909), sposò Maria di Meclemburgo-Schwerin;
Alessio (1850-1908);
Maria (1853-1920), sposò Alfredo di Sassonia-Coburgo-Gotha;
Sergio (1857-1905), sposò Elizaveta Fëdorovna nata Elisabetta d'Assia-Darmstadt;
Paolo (1860-1919), sposò Alessandra di Grecia e, successivamente Ol'ga Valerianovna Karnovic.
Da Caterina Dolgorukij ebbe quattro figli:

il principe Giorgio Jurievski (30 aprile 1872 - 13 settembre 1913); sposò Alessandra di Oldemburg-Zarkenau;
la principessa Olga Jurievski (27 ottobre 1874 - 10 agosto 1925); sposò il conte Giorgio Nicola von Merenberg;
il principe Boris Jurievski (n. 23 febbraio 1876 - 11 aprile 1876);
la principessa Caterina Jurievski (9 settembre 1878 - 22 dicembre 1959) che sposò il principe Alessandro Barjatinski e poi il principe Sergio Obolenski-Neledinski.

Ecco alcune immagini di Alessandro II:
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Ecco la prima moglie
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Ecco la seconda moglie
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Romanov in the Heart
view post Posted on 16/8/2010, 09:43




oki, io vado con la nuora di alessandro, la Zarina Dagmar. Beh che dire, io ne ho scritto fino a adesso 36 pagine su di lei.... non so da dove iniziatre, facciamo che vi metto una sintesissima.

<Dagmar è figlia del re Cristiano Ix di Danimarca e della regina Luisa d'Assia-kassel. Molto giovane viene fidanzata allo zarevic Nicola, figlio di Alessandro II e Marija Aleksandrovna. Purtroppo lo zarevic si ammala e muore a nizza molto presto, e Dagmar, seppur con rammarico fidanza e si sposa lo zarevic Alessandro. Qudno il padre di questi muore Dagmar diventa IMperatrice, consorte sia chiaro. Il popolo è molto entusiasto di lei e tutto sommato il matrimonio con Alessandro risulta felice e ne nascono 5 figli. Alla morte di Alessandro III, marito di Dagmar sale al trono il figlio Nicola II, sposato con Alessandra d'Assia. Dagmar e Alessandra non avranno mai un buon rapporto anche se si rispettarono sempre. Tutti sappiamo cosa successe la notte del 17 luglio 1918, e Dagmar non volle crederci, restò due anni in Russia fino a che, pratyicamente costretta dalla soirella Alessandra, regina del regno unito, rimpatria in Danimarca. morirà nella villa di Hividovre molto anziana.

locandina presentativa<:
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il resto... ehe! un segreto! ;)


 
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yuliya alexandra georgijvna
view post Posted on 16/8/2010, 19:10




Alessandro III
Alessandro è il secondogenito di Alessandro II. Non essendo erede al trono non riceve l'educazione all'amministrazione dello stato che riceve il fratello Nicola e solo dopo la morte di questi nel 1865 inizia la sua preparazione in questo campo sotto la guida di Pobedonoscev che gli trasmette la sua impostazione fortemente tradizionalista, rafforzando in lui l'idea che la chiesa ortodossa deve avere grande peso nella società e che le nascenti democrazie occidentali rappresentano forme degeneri di governo.
Il 9 novembre 1866 sposa la principessa Dagmar di Danimarca, originariamente fidanzata del fratello Nicola. Negli anni che seguono il futuro zar non partecipa molto attivamente alla vita pubblica non condividendo alcune delle scelte politiche, maggiormente "occidentalizzanti" del padre.
Alessandro critica tutte le forme di influenza esterne in generale ed in particolare quella della Germania e ritiene che la Russia debba tendere ad un nazionalismo che veda l'omogenizzazione nazionale a tutti i livelli: nell'amministrazione, nella lingua e nella religione.
I primi dissapori col padre emergono durante la guerra franco-prussiana del 1870 quando, mentre il padre appoggia apertamente il governo di Berlino, Alessandro non nasconde le proprie simpatie per la Francia.
Le tensioni riemergono negli anni seguenti e soprattutto dal 1875 al 1879 quando la questione dell'Europa Orientale produce grande fermento in tutta la società russa. In un primo tempo lo zarevič è più pan-slavista del governo stesso ma la sua natura poco propensa a un eccessivo dinamismo lo preserva da molte delle esagerazioni in cui altri indulgono, anche perché può avere una rapida verifica personale, del sogno pan-slavista, durante la crisi di Bulgaria, dove comanda l'ala sinistra dell'esercito d'invasione.
Gli esiti della campagna militare e il successivo andamento del congresso di Berlino, dove la Russia in pratica deve rinunciare a quasi tutte le conquiste ottenute, rafforzano Alessandro nella convinzione della necessità di una riforma profonda sia nell'esercito che nella marina travagliati da problemi di incapacità e corruzione.
Proprio le accuse di corruzione nei confronti dei vertici militari portano le relazioni tra Alessandro ed il padre quasi alla rottura.
Il 13 marzo 1881 Alessandro II muore in seguito ad un attentato nichilista ed Alessandro III gli succede sul trono.
Nel campo della politica interna fin dall'inizio il nuovo zar indica un netto cambiamento politico rispetto alle timide aperture del padre e già lo stesso proclama di incoronazione è un chiaro pronunciamento a favore del principio dell'autocrazia assoluta; il suo programma politico può essere riassunto nelle tre parole chiave: nazionalismo, Ortodossia, Autocrazia.
Nella sua idea lo stato ideale è quello con una sola lingua, una sola nazionalità, una sola religione e una sola forma di amministrazione e negli anni che seguono Alessandro si applica per rendere reale questa visione: la lingua russa e la corrispondente cultura sono imposte a tutti coloro che vivono entro i confini russi, siano essi tedeschi, polacchi, finnici, caucasici; la religione Ortodossa viene imposta sulle altre confessioni tramite persecuzioni (pogrom antiebraici) o smembramento delle restanti altre forme organizzate di credo religioso.
In campo amministrativo Alessandro riduce l'autonomia degli zemstvo, le assemblee locali elettive, e pone la popolazione delle campagne sotto il controllo di proprietari terrieri di scelta governativa. anche l'amministrazione centrale dipende direttamente dallo zar.
Nel campo della politica estera Alessandro è consapevole della debolezza militare della Russia e ciò lo porta ad avere una politica estera pacifista, collegata però ad una politica di riarmo interno. Malgrado il profondo risentimento verso Otto von Bismarck evita la rottura completa con la Germania ed anzi l'Alleanza dei Tre imperatori (Russia, Germania, Austria) sembra, almeno per un certo tempo, rivitalizzata.
Solamente negli ultimi anni del suo regno, quando M. Katkov acquisisce una certa influenza a corte che Alessandro adotta nei confronti del governo di Berlino un atteggiamento maggiormente ostile, concentrando una grande quantità di truppe nei pressi dei confini e stabilendo relazioni diplomatiche cordiali con la Francia, tradizionale nemica della Germania.
Anche nei confronti della Bulgaria lo zar mantiene un atteggiamento di prudenza e malgrado gli sforzi che vengono profusi da più parti allo scopo di distruggere l'influenza russa nella regione pone sempre il veto a qualsiasi ipotesi di intervento militare.
In Asia centrale Alessandro III prosegue la tradizionale politica di graduale espansione cercando sempre di evitare di entrare in conflitto con gli interessi della Gran Bretagna.
Nel 1887 la polizia segreta sventa un attentato ai danni dello Zar progettato dalla gruppo Narodnaja Volja "Volontà del Popolo".
Tra gli arrestati vi è anche Aleksandr Ul'janov, fratello maggiore di Lenin, che viene impiccato il 5 maggio 1887.
Alessandro III muore il 1 novembre 1894 a Livadia e gli succede il figlio maggiore Nicola.

I figli dello zar Alessandro III e di Marija Fëdorovna furono:

Granduca Alessandro Aleksandrovič di Russia (7 giugno, 1867 - 2 maggio, 1870);
Zar Nicola II (6 maggio, 1868 - 17 luglio, 1918);
Giorgio, granduca di Russia (6 maggio, 1871 - 9 agosto, 1899);
Granduchessa Ksenija Aleksandrovna (6 aprile, 1875 - 20 aprile, 1960);
Granduca Michail Aleksandrovič (28 novembre, 1878 - c. 12 giugno, 1918);
Granduchessa Ol'ga Aleksandrovna (13 giugno, 1882 - 24 novembre, 1960).

Ecco alcune foto:
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Ecco Maria Fiodorovna
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Scusate il piccolo ot ma quest'ultima è la mia preferita...trovo che sia una foto dolcissima,lei col piccolo nicola in braccio....tra l'altro ho notato che questa deve essere un'usanza danese poichè ho trovato foto delle sorelle e della cognata nella stessa postura
SPOILER (click to view)
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....pensate che ho fatto una foto identica col mio cuginetto.....fine ot....







 
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yuliya alexandra georgijvna
view post Posted on 16/8/2010, 20:12




Nicola II
Fu l'ultimo Zar di Russia. Ha conosciuto numerosi appellativi: Nicola il pacifico durante gli anni di regno; la letteratura sovietica lo ha dipinto invece come Nicola il sanguinario; attualmente, la tradizione popolare russa lo conosce come Nicola grande portatore della Passione.
Fin dall'infanzia dimostra un carattere serio e riservato, prono alle indicazioni dei precettori e alle imposizioni del forte carattere del padre. Alessandro III affida l'educazione del ragazzo a uomini di spicco del suo governo, tra cui il procuratore del Santo Sinodo, Konstantin Petrovič Pobedonostsev, il generale Danilovič, il ministro delle finanze Bunge.
Nel 1884, a sedici anni, incontra per la prima volta la futura moglie, la granduchessina tedesca Alessandra d'Assia e del Reno, alla quale sarà idealmente legato per tutta l'adolescenza, non facendone segreto nemmeno ai suoi familiari. Tuttavia la prospettiva di un possibile matrimonio con una principessa tedesca contraria tanto lo Zar quanto la Zarina, e Alessandro III preme su Nikolaj Aleksandrovič perché abbandoni qualsiasi speranza di un'unione con Alessandra; incoraggia quindi la vita mondana del figlio nell'intento di concentrare la sua attenzione altrove: per questo motivo favorisce una relazione dell'erede con la prima ballerina del Teatro Marinskij di San Pietroburgo, Mathilde Kšesinskaja. Nikolaj Aleksandrovič, nonostante il suo legame con la ballerina, non dimentica la granduchessa Alessandra, e nei suoi diari scrive che il suo sogno è, un giorno, di sposarla.
L'8 aprile 1894 Nikolaj Aleksandrovič e Alessandra si fidanzano ufficialmente al castello di Coburgo, alla presenza del loro vasto reale parentado europeo (tra cui il kaiser Guglielmo II e la regina Vittoria), riunitosi in occasione del matrimonio del fratello di lei, Ernesto Luigi d'Assia.
Il 1º novembre 1894, giorno della morte di Alessandro III, Nikolaj Aleksandrovič Romanov ottiene formalmente il trono di Russia; tuttavia il cugino e amico d'infanzia Aleksandr Michajlovič Romanov riferisce che quel giorno lo vide scosso e disperato. Infatti fino ad allora non aveva mai ricoperto posizioni di responsabilità e lui stesso disse in lacrime al cugino
« Non sono pronto a essere uno zar. Non ho mai voluto esserlo. Non so nulla su come si governa.»
Il 14 novembre Nikolaj Aleksandrovič sposa la granduchessa Alessandra nella cappella del Palazzo d'Inverno.
Dal carattere mite e influenzabile dedica i primi anni di regno a mantenere - seguendo la linea del padre - l'assetto accentrato del potere, che aveva permesso fino ad allora di conservare la stabilità governativa. Tra i suoi principali collaboratori figurano uomini di spicco del regno di Alessandro III come il procuratore del Santo Sinodo Pobedonostsev, i ministri degli Interni Ivan Logginovič Goremykin (dal 1895 al 1899) e Vjačeslav Kostantinovič Pleve (dal 1902 al 1904), il capo della polizia di San Pietroburgo Dimitrij Fëdorovič Trepov (dal 1896 al 1905). La scelta del suo gabinetto connota l'orientamento che avranno i primi anni del regno del giovane Nicola II.
Accanto ai suddetti pregiudizi politici, accompagna una concezione fortemente idealizzata della tradizione e della realtà russa, influenzato dalle biografie dei santi ortodossi e dello zar Alessio I, conosciuto nella storia russa come "lo zar buono"; e come quest'ultimo vorrebbe diventare un vero "padre del popolo" .
Allo stesso tempo, accondiscendendo alle richieste della timida e puritana moglie, allontana sé e la sua famiglia dalla vita mondana dell'aristocrazia russa, scegliendo come residenza il piccolo palazzo Aleksandrovskij, situato nel parco di Carskoe Selo.Ciò renderà lui - e soprattutto Aleksandra Fëdorovna - alieni alle simpatie di gran parte della Grande nobiltà di Mosca e San Pietroburgo, che non si riconosce in questo zar che privilegia uno stile di vita sobrio e distaccato dal mondo della corte.
Sotto l'impulso del reazionario conte Pleve ministro dell'Interno, sottomette gli Zemstvo (assemblee provinciali aperte al popolo) a dei funzionari statali, e accondiscende a una "russificazione" delle province, in particolare della Polonia, della Finlandia e del Caucaso.
In seguito Nicola II nomina nuove personalità che, al contrario della compagine conservatrice, comprendono la necessità di numerosi cambiamenti di cui la Russia necessita.
Durante il primo incarico, Vitte esercita di fatto anche la posizione di primo ministro ed esercita un notevole influsso sulla politica estera; gli obiettivi principali sono di portare il paese al ruolo di grande potenza europea e a una posizione di vantaggio nella corsa imperialistica.
Vitte si rende conto meglio di altri che, per rendere attuabili le riforme e lo sviluppo industriale ed economico, sono necessari presupposti sociali, culturali e politici, che permettano al paese di abbandonare gradualmente l'impianto ideologico di stampo autocratico e classista e avviare la liberalizzazione e la democratizzazione. I suoi tentativi sono però ostacolati dal fronte unito degli aristocratici latifondisti e dei grandi proprietari terrieri.
Nonostante tutto, Nicola II è consapevole del valore di Vitte, e quest'ultimo ha mano libera per tutta la durata dei suoi ministeri: il grado di industrializzazione raggiunto negli anni Novanta rappresenterà l'ultimo tentativo di modernizzare il paese di adeguarlo alla nuova realtà imperialistica.
Prima della fine del secolo, la bilancia commerciale russa dà già i primi progressi, e questo consente di arrivare alla copertura aurea del rublo, che diviene così convertibile e affidabile, risvegliando gli interessi degli operatori stranieri in Russia. Queste e altre misure economiche rendono possibile uno sviluppo del 50% delle ferrovie in tutto il paese e la realizzazione della ferrovia Transiberiana, terminata nel 1901.
Intorno al 1899 la politica di Vitte ha portato al successo i primi anni del regno di Nicola II, e si arriva a paragonarlo a Colbert e Turgot. Tuttavia, nello stesso anno, a due cattivi raccolti segue una terribile carestia in sedici governatorati; il consecutivo crollo industriale causa la chiusura di molte imprese appena costituite. Nel 1900, in piena crisi mondiale della moneta, queste catastrofi si acuiscono causando la chiusura di industrie e banche: gli oppositori latifondisti di Vitte approfittano della situazione per rinnovare gli attacchi contro di lui, definendolo il padre della socialdemocrazia. Solo nel 1903 la Russia riprende l'ascesa economica.
In seguito all'espansione russa in Manciuria, aumentano le tensioni tra l'impero di Nicola II e il Giappone; lo zar tuttavia mostra di dar poco peso al degenerare dei rapporti diplomatici con il paese asiatico giacché, come del resto tutte le altre potenze europee, non lo considera una minaccia degna di nota.
Tuttavia, in seguito al cattivo andamento nella guerra che ne segue (1904-1905), la situazione politica interna, che sembrava essere divenuta meno precaria a cavallo del secolo, peggiora spaventosamente.
È proprio a causa dei disordini politici interni, e in seguito a imponenti sconfitte come la perdita della piazzaforte di Port Arthur e il disastro navale di Tsushima, che la Russia decide di concludere per via diplomatica la guerra con il trattato di Portsmouth (5 settembre 1905) firmato attraverso la mediazione del presidente americano Theodore Roosevelt.
Il 22 gennaio 1905 (detta in seguito "La Domenica di sangue") sfila per le strade di Pietrogrado una manifestazione di protesta, formata in particolare da operai e contadini guidati dal Pope Gapon. Lo scopo è di marciare verso il Palazzo d'Inverno per chiedere allo zar riforme. Nicola II, che si trova nella sua abitazione di Carskoe Selo, non ne è avvertito in tempo. I funzionari di palazzo reprimono quindi la manifestazione nel sangue con l'impiego dell'esercito: muoiono oltre 100 persone e altre 1000 sono ferite. Allo zar viene riferito che è sfuggito a un pericolo mortale e che le truppe sono state costrette a sparare per difendere il palazzo, causando duecento morti.
Nei giorni successivi lo zar riceve quindi una delegazione di venti operai a Carskoe Selo, deprecando ciò che è avvenuto e ascoltando le richieste e le petizioni che sono state raccolte per essergli sottoposte
Nonostante ciò, alla Domenica di sangue, che segna la fine della popolarità di Nicola II, segue un'ondata di rivolte e manifestazioni in tutto il paese, tra cui le sommosse a Varsavia e a Riga e l'ammutinamento della corazzata Potëmkin della flotta del Mar Nero. Si rasenta il rischio di una rivoluzione; in questo momento allo zar si offrono due prospettive: instaurare una dittatura militare, o cedere alle richieste e ascoltare il consiglio di Vitte, quindi la convocazione di un parlamento con funzione legislativa, l'estensione del diritto di voto a tutti gli strati della popolazione e il riconoscimento di libertà civili.
La stampa internazionale annuncia lo scoppio della rivoluzione russa e si prepara a proclamare la caduta dello zarismo. Il aiser Guglielmo II manda due cacciatorpediniere nel Mar Baltico, pronte a intervenire per un'eventuale evacuazione della famiglia imperiale. Il 12 ottobre 1905, lo zar redige un resoconto della situazione in una lettera che invierà alla madre.
Lo zar è persuaso a cedere alle richieste; tuttavia, deciso a vagliare qualsiasi possibilità, convoca lo zio granduca Nikolaj Nikolaevič, per sondare la sua opinione in merito. Il motivo di questa convocazione risiede nel fatto che le frange più a destra dell'esercito avevano proposto quest'ultimo come dittatore, e Nicola II - in concomitanza con lo spirito accentratore che fino ad ora ha caratterizzato la sua politica - non vuole cedere senza l'appoggio della figura centrale della reazione conservatrice. Vitte viene a conoscenza solo mentre il colloquio è in corso; tuttavia, anche il granduca Nikolaj Nikolaevič, contrariamente alle aspettative, dà il suo completo assenso allo zar riguardo alla firma del manifesto.
Il 30 ottobre 1905 lo zar è costretto a concedere, con il cosiddetto Manifesto d'ottobre, un parlamento a suffragio universale, la Duma.
Il 27 aprile 1906 lo zar emana la Legge fondamentale dello Stato, sorta di costituzione che trasforma la Russia in una monarchia costituzionale: in particolare, viene confermata la concessione della Duma eletta a suffragio universale ed è istituita formalmente la figura di Primo Ministro.
Ben presto però, essendo la Duma in completo disaccordo con lo zar, questi cambia la legge elettorale, concedendo il diritto di voto alle sole classi più abbienti.
Il 3 maggio 1906 Nicola II accetta le dimissioni di Vitte e del suo governo; ottiene la presidenza del consiglio il conservatore Goremykin, ed è nominato ministro degli Interni Pëtr Arkadevič Stolypin, già governatore di Saratov.
La Duma non avrà mai, dunque, un effettivo potere, anche per la possibilità che ha lo zar di porre il veto sulle leggi e di sciogliere la camera. Si susseguiranno quattro Dume:
La prima Duma (1905-1906), i cui punti fondamentali saranno: 1) il suffragio universale; 2) radicali riforme agrarie; 3) liberazione di tutti i prigionieri politici; 4) sostituzione dei ministri con veto del parlamento. Verrà sciolta dopo pochi mesi perché in contrasto con lo zar.
La seconda Duma (1906-1907), formata da un numero maggiore di deputati, anch'essa sciolta dopo poco tempo perché in contrasto con il governo.
La terza Duma (1907-1913) sarà l'unica a non essere sciolta; in questa occasione entrano per la prima volta in parlamento i bolscevichi, tuttavia con maggioranza di conservatori radicali. Sarà il voto di questi ultimi ad approvare l'articolo 87, il quale sancisce leggi fondamentali che permettono allo zar di emettere decreti d'emergenza «urgenti e eccezionali durante i periodi di aggiornamento della Duma di Stato».
La quarta Duma (1913-1917), sciolta in seguito alla Rivoluzione di febbraio.
Nel 1906, alle dimissioni di Goremykin, lo zar nomina primo ministro Pëtr Arkad'evič Stolypin, nel quale ripone la più completa fiducia. Nicola II, allo stesso modo di quanto aveva fatto con Vitte, sceglie ancora un politico di forte personalità alla guida del suo gabinetto; in particolare gli è giunta notizia del contegno osservato da Stolipyn quando era governatore di Saratov durante la rivoluzione. In molti casi egli stesso si era recato nei villaggi ribelli a parlamentare coi capi della rivolta, persuadendoli alla resa e creandosi una reputazione tale da giungere ai sentori dello zar.
La sera del 7 luglio 1906 Stolipyn viene ricevuto da Nicola II che lo nomina Primo Ministro.
Stolipyn rileva che Nicola II, passati i torbidi del 1905, ha assunto un atteggiamento di mistico fatalismo, il quale senza dubbio è derivato dalla spiccata religiosità, ma che sarà determinante per gli eventi futuri, che lo zar definirà laconicamente «volontà di Dio». Stolipyn riferisce che nel 1909 udì il sovrano affermare seriamente che il suo destino fosse governato dal giorno della sua nascita, il 6 maggio, nella tradizione ortodossa il giorno di «Giobbe molto sofferente».
Stolypin avvia un'importante riforma agraria: essa comporta lo scioglimento dell'obščina (la comune contadina dalla quale dipende la distribuzione delle terre) e la creazione di numerose piccole fattorie cui assegnare la proprietà definitiva ai contadini. Si premiano così gli sforzi individuali ad onta della dispersione produttiva che deriva dal lavoro di comunità: i contadini che riescono in tal modo ad arricchirsi, i kulaki, potrebbero essere, nelle previsioni del ministro, degli ideali sostenitori della monarchia. La riforma non riesce tuttavia a portare gli effetti sperati. Egli inoltre ammoderna alcune leggi, tra cui l'abolizione dell'esilio, ma i suoi progetti sono stroncati dalla morte: il 18 settembre 1911, mentre presenzia in platea a un'opera al teatro di Kiev, è assassinato a colpi di pistola da Dmitrij Bogrov. Viene sostituito dal ministro delle Finanze, Vladimir Nikolaevič Kokovcov.
Nel 1913 si celebrano i trecento anni della dinastia Romanov al potere. Nel 1613, infatti, il boiardo Michele Romanov era stato eletto, appena sedicenne, zar di tutte le Russie. In occasione del tricentenario, Nicola II e la famiglia presenziano a numerose cerimonie in loro onore in tutto il paese; in quell'occasione inoltre posano per una serie di ritratti rimasta a tutt'oggi come il più celebre documento fotografico dell'ultima famiglia imperiale russa, e contribuiscono a fornire un'immagine ufficiale dei suoi membri alla società, che raramente è entrata in contatto con la zarina o le granduchesse (proprio a causa dell'atteggiamento riservato e restio a contatti con l'alta società dei sovrani).
In questo tempo di relativa calma, sono in molti a non presagire il disastro imminente, che sopraggiungerà l'anno successivo. Economisti e tecnici pronosticano un roseo avvenire per le finanze e l'industria russa e lo stesso Lenin, dal suo esilio a Ginevra, afferma che probabilmente i "rivoluzionari della vecchia guardia" come lui non vedranno la Rivoluzione, tanto sembra lontana.
La situazione politica interna della Russia tornerà a infiammarsi durante lo svolgimento della prima guerra mondiale.
La situazione politica interna della Russia tornerà a infiammarsi durante lo svolgimento della prima guerra mondiale. Nell'estate 1914 il debole equilibrio internazionale tra le grandi potenze si rompe, con l'aggressione austriaca della Serbia dopo l'attentato di Sarajevo. Nicola II osteggia fortemente l'entrata in guerra della Russia contro la Germania del kaiser Guglielmo II, ritardando inizialmente la mobilitazione militare russa e nel frattempo proponendo a quest'ultimo di operare da mediatore tra l'Austria-Ungheria e la Serbia davanti alla Corte de L'Aia.
Il Kaiser non solo respinge il negoziato ma estende alla Russia un ultimatum ove si intima di sospendere i preventivi preparativi militari contro l'Austria-Ungheria. Vista l'impossibilità di sospendere ulteriormente la mobilitazione a tutela dell'alleato Serbo, la Russia riceve la dichiarazione di guerra dalla Germania, cui segue l'inizio delle ostilità nel resto d'Europa. Lo zar, sotto le pressioni della Francia (i tedeschi, nelle prime settimane di guerra giungono a pochi chilometri da Parigi) venne spinto ad attaccare la Prussia orientale.
L'esercito dello zar conta un numero esorbitante di effettivi (oltre 14 milioni), che gli vale, tra gli Alleati, la nomea di "Rullo compressore russo". Tuttavia gli armamenti russi, nonostante la superiorità numerica e la dotazione alla fanteria dell'efficiente M1891, si dimostreranno in seguito spaventosamente inadeguati per affrontare la macchina bellica tedesca.

Dopo una rapida occupazione delle regioni orientali della Prussia, l'esercito russo deve piegarsi alla controffensiva tedesca dopo la disastrosa battaglia di Tannenberg e al successivo stabilizzarsi del fronte orientale. Inoltre, a causa di numerosi errori strategici e per i mancati rifornimenti dovuti a speculazioni illecite di alti funzionari, la Russia subisce altre gravi sconfitte, come nello scontro dei Laghi Masuri; questo porta alla terribile perdita di sei milioni di effettivi tra il 1914 e il 1917.
Le perdite sempre più ingenti spingono lo zar, contro il parere dei ministri, a prendere il comando diretto dell'esercito e a trasferirsi a Mogilëv, sostituendo il comandante in capo.
Dal unto di vista politico si rivelò un grosso errore:im questo modo lo Zar si rendeva personalmente responsabile di ogni fallimento millitare lasciando il governo nelle mani della moglie.
Nel gennaio 1917 le prime proteste in seno alla Duma e ai movimenti operai si intensificano nella capitale; escono i primi opuscoli bolscevichi che invitano l'esercito a rovesciare il governo: diventa chiaro a San Pietroburgo, che un'iniziativa a favore della Duma da parte del sovrano è indispensabile per evitare il tracollo della corona.
Al quartier generale, Nicola II, a colloquio con l'addetto militare inglese Hanbury-Williams, si esprime riguardo alle riforme.
Il colloquio dimostra che, nonostante il pensiero del sovrano si sia evoluto rispetto al 1905, Nicola II non ha compreso che la situazione corrente esige riforme tempestive e un cambiamento dei vertici: l'unico modo di scongiurare la crisi interna in tempo di guerra. I rifornimenti alle città sono infatti dimezzati, lunghe file per i viveri si formano nelle strade, i primi soviet di operai e soldati si riuniscono sotto la pressione di agitatori bolscevichi, e i repubblicani premono sulla Duma affinché si effettui un cambio ai vertici in grado di salvare il paese dal crollo totale.
Il 23 febbraio 1917 a Pietrogrado il popolo insorge per la mancanza di rifornimenti alimentari, e la polizia zarista si schiera questa volta dalla sua parte.
Il blocco delle ferrovie e dei telegrafi isola il sovrano, che viene informato solo a fatti avvenuti che la Duma ha preso il potere nella capitale. Dopo aver consultato alcuni ufficiali, deputati e generali, e spinto dalla stanchezza e dall'impossibilità di reagire, il 14 marzo decide di abdicare.
Il 15 marzo, nel vagone privato dello zar e in presenza di due deputati della Duma, viene firmato il manifesto dell'abdicazione. Le intenzioni iniziali di Nicola II sono di trasmettere il trono al figlio Aleksej. Tuttavia, prima di firmare chiede di cambiare il successore al trono nella persona di suo fratello Mikhail; questo perché, spiegherà in seguito, teme che il figlio malato possa essere separato dalla famiglia (per la quale è possibile sia previsto l'esilio). Durante l'atto, fa inoltre richiesta, per lui e per la famiglia, di essere trasferiti nella sua residenza vicino Jalta, in Crimea, confessando il desiderio di dedicarsi all'agricoltura
Dopo l'abdicazione, mentre il fratello viene informato della sua decisione e trasferisce il potere nelle mani del Governo Provvisorio, il treno dell'ex-zar, impossibilitato a proseguire per Carskoe Selo ritorna a Mogilëv. Lì, il 17 marzo l'ex-zar, che ha mantenuto solo il titolo di colonnello e si trova in stato di arresto, ottiene il permesso di incontrare la madre, l'ex-imperatrice vedova Maria Fëdorovna.
Il 21 marzo il colonnello Romanov parte dal quartier generale per raggiungere finalmente Carskoe Selo da prigioniero politico.
Il prigioniero colonnello Romanov il 22 marzo arriva a Carskoe Selo, dove si ricongiunge con la sua famiglia e una piccola parte del seguito, anch'essi prigionieri.
Durante gli arresti domiciliari, la famiglia Romanov passa molto tempo in lavori di giardinaggio e orticoltura, sebbene subiscano costantemente gli improperi e gli scherni delle guardie addette alla loro sorveglianza; quando un giorno l'ex zar tende la mano a un fuciliere, questi rifiuta sdegnosamente voltandogli le spalle. Nicola Romanov riceve inoltre la visita del capo del Governo Provvisorio, Aleksandr Kerenskij, dal quale ottiene il permesso di rivedere il fratello Michail e di prolungare il tempo passato all'aria aperta per sé e per i figli. Kerenskij, in seguito all'aggravarsi della situazione politica per il governo decide, per ragioni di sicurezza, di deportare i membri della famiglia Romanov in Siberia. Oltre a Nicola e alla sua famiglia, che vengono trasferiti a Tobol'sk, altri aristocratici tra cui il fratello dello zar Michail e la sorella della zarina, Elisabetta Fëdorovna, verranno deportati in varie località siberiane.
Nei progetti di Kerenskij è previsto - qualora la situazione si dovesse calmare - l'espatrio almeno per la moglie e i cinque figli dell'ex-sovrano, ma gli eventi precipitano.
In seguito alla Rivoluzione d'ottobre e alla salita al potere di Lenin, il Soviet degli Urali reclama i prigionieri; nell'estate del 1918 in seno al partito bolscevico si consuma una prima lacerazione: da una parte Trotsky vorrebbe trasferire Nicola a Mosca per giudicarlo in un plateale processo, trasferendo al contempo la famiglia all'estero; dall'altra Sverdlov suggerisce una soluzione immediata e intransigente nei confronti di tutti i rappresentanti dei Romanov. In particolare il radicale Soviet di Ekaterinburg si fa portatore principale di questa corrente: più volte invia distaccamenti di guardie rosse a Tobol'sk nel tentativo di rapire i prigionieri, ma senza successo. Tuttavia quando, nell'estate del 1918, Mosca manda un plenipotenziario a prelevare l'ex zar e i suoi, il Soviet di Ekaterinburg intercetta il convoglio e costringe gli uomini di Mosca a consegnare i prigionieri: il destino dei Romanov può dirsi segnato. A Ekaterinburg è già stato deciso di trasferire i Romanov nella palazzina del mercante Ipat'ev, confiscata per l'occasione e rinominata "Casa a destinazione speciale".
Lì i prigionieri condividono l'abitazione con le guardie addette alla loro sorveglianza e sono sottoposti da queste ultime a numerose angherie. Vista l'avanzata della "Legione cecoslovacca" appartenente all'Armata Bianca controrivoluzionaria, il soviet locale dà ordine di accelerare i tempi dell'esecuzione. L'operazione viene affidata a un commissario della Čeka, Jakov Jurovskij, il quale subito si occupa di organizzare la fucilazione e il successivo occultamento dei corpi. Di fronte al diniego di numerosi čekisti che si rifiutano di sparare sull'intera famiglia, è creato un commando composto da ex prigionieri di guerra austriaci e ungheresi, tra i nomi dei quali figura anche il giovane Imre Nagy.
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 Jurovskij sveglia l'ex-zar e la famiglia, dando l'ordine di preparare i bagagli per una partenza. Sgomberate le stanze che occupano, i Romanov e gli altri prigionieri sono condotti nello scantinato della casa e Jurovskij ordina di disporsi per una fotografia di notifica; dopodiché chiama il commando.
Secondo quanto hanno testimoniato Jurovskij e altri membri del commando, quando viene letta la sentenza, l'ex zar si volta verso la sua gente, poi rivolge al commissario una frase confusa: «Cosa? Cosa?»; Jurovskij ripete frettolosamente l'ordine e ordina di far fuoco. Nella confusione che segue, il primo a cadere è Nicola II; poi la moglie Aleksandra Fëdorovna; i membri del seguito, il medico dott. Botkin, l'inserviente Trupp, il cuoco Charitonov; i cinque figli, Ol'ga, Tat'jana, Marjia, Anastasia, Aleksej, e la dama di compagnia Anna Demidova. Tre figlie (non identificate) rannicchiate in un angolo non muoiono all'istante ed è necessario che gli uomini le trafiggano con le baionette. Durante il trasporto dei cadaveri si rinvengono anche i corpi di Jimmy (il cane di Anastasia) e Ortino (il bulldog di Tat'jana).
I corpi vengono portati nel vicino bosco di Koptiakij e, dopo una previa divisione (sono bruciati a metà strada i corpi di Aleksej e di Marjia o Anastasia) vengono denudati, fatti a pezzi e gettati nel pozzo di una vecchia miniera. Quindi i resti sono sciolti con acido solforico e infine dati alle fiamme: è necessario che i Bianchi non trovino alcuna traccia dell'esecuzione avvenuta.
Il giorno seguente all'esecuzione, Sverdlov interrompe i lavori del comitato centrale di Mosca, e mormora qualcosa a Lenin; quest'ultimo allora dice ad alta voce: «Il compagno Sverdlov ha da fare una dichiarazione». «Devo dire» dice Sverdlov «che abbiamo ricevuto notizie da Ekaterinburg. Per decisione del Soviet regionale, è stato fucilato Nicola II in un tentativo di fuga mentre le truppe cecoslovacche si avvicinavano alla città. Il presidium del comitato esecutivo centrale panrusso approva tale decisione.» Segue un "silenzio generale", fino a quando Lenin non propone di continuare il lavoro interrotto.
Il comunicato ufficiale alla popolazione è diramato solo il 20 luglio.
Nel 1990 i corpi vengono ritrovati, e identificati con l'esame del DNA. Mancano però i resti dello zarevič Aleksej e di una delle due più giovani granduchesse, Maria o Anastasia, probabilmente bruciati dopo l'esecuzione, come attestano le note di Jurovskij.
Il 16 luglio 1998 la famiglia imperiale è inumata nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo in seguito a un funerale di Stato presenziato dal presidente Boris Elstin.
Il 23 agosto 2007 uno dei prosecutori dell'inchiesta sui due corpi scomparsi, Sergeij Pogorelov, ha dichiarato da Ekaterinburg che «delle ossa trovate in un'area di terra bruciata presso Ekaterinburg appartengono a un ragazzo e a una ragazza all'incirca della stessa età di Aleksej e di una delle sue due più giovani sorelle». Lo scienziato locale Nikolaj Nevolin dichiarò che un test sui resti sarebbe presto stato avviato. Il 28 settembre è stato annunciato dalle autorità regionali che la probabilità che le ossa appartengano ai due figli di Nicola II «è molto alta».[
Il 30 aprile 2008, in seguito alla pubblicazione dei test del DNA da parte del laboratorio USA che aveva in esame i resti ritrovati nell'estate, vengono definitivamente identificati i corpi della granduchessa Maria e dello zarevič Alekesej. Lo stesso giorno le autorità russe comunicano ufficialmente che l'intera famiglia è stata identificata.
Nel 2000 la Chiesa Ortodossa russa, guidata dal Patriarca Aleksej II, ha glorificato e dichiarato santi martiri Nicola II e la sua famiglia, considerato il contegno da loro tenuto durante la deportazione e la prigionia.
Lo zar e la sua famiglia sono stati ufficialmente riabilitati dal Presidium della Corte Suprema russa il 1 ottobre 2008, dopo una lunga battaglia legale. La Corte ha riconosciuto come illegale l'esecuzione dello zar e della famiglia. Questo potrebbe portare anche alla richiesta di risarcimenti.

La coppia imperiale ebbe i seguenti figli:

Granduchessa Ol'ga Nikolaevna (15 novembre 1895 – 17 luglio 1918)
Granduchessa Tat'jana Nikolaevna (10 giugno 1897 – 17 luglio 1918)
Granduchessa Marija Nikolaevna (26 giugno 1899 – 17 luglio 1918)
Granduchessa Anastasija Nikolaevna (18 giugno 1901 – 17 luglio 1918)
Zarevič Aleksej Nikolaevič (12 agosto 1904 – 17 luglio 1918)

Ed ora ecco alcune foto:
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da notare la grande somiglianza col cugino Giorgio V d'Inghilterra
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Ecco la moglie Aleksandra Fiodorovna(con la sorella Elizaveta)
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yuliya alexandra georgijvna
view post Posted on 16/8/2010, 21:05




Alessandra Fiodorovna (presa da Wikipedia)
Alessandra Feodorovna Romanova, in russo: Александра Фёдоровна Романова, Aleksandra Fëdorovna Romanova, nata Alice Vittoria Elena Luisa Beatrice d'Assia e del Reno, in tedesco Alix Viktoria Helena Luise Beatrice Prinzessin von Hessen und bei Rhein (Darmstadt, 6 giugno 1872 – Ekaterinburg, 17 luglio 1918), fu moglie di Nicola II, l'ultimo zar di Russia. Lei e la sua famiglia vennero fucilati a Casa Ipatiev il 17 luglio 1918 a seguito della caduta della monarchia in Russia conseguente alla Rivoluzione di febbraio.
Era una nipote della regina Vittoria del Regno Unito e ricevette il nome di Aleksandra Fëodorovna dopo la sua conversione alla Chiesa ortodossa, che l'ha canonizzata come santa Alessandra Portatrice della Passione nel 2000.
Ultima zarina di Russia, Alessandra Feodorovna era, come la nonna materna Vittoria, portatrice sana di emofilia e trasmise la malattia al figlio Aleksej. La costante preoccupazione per la salute del figlio la portò ad affidarsi a vari santoni e presunti guaritori, tra i quali spiccò il famoso Rasputin.
Alessandra Feodorovna nacque il 6 giugno 1872 a Darmstadt, capitale del Granducato d'Assia, uno dei tanti stati che componevano l'Impero tedesco. Era la sesta dei sette figli del granduca Luigi IV d'Assia-Darmstadt e della principessa Alice d'Inghilterra, a sua volta figlia secondogenita della regina Vittoria del Regno Unito e di Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha.
Fu battezzata con rito luterano il 1º luglio 1872 e le furono imposti i nomi della madre e quelli delle zie materne. I suoi padrini di battesimo furono:

il Principe di Galles
la Principessa di Galles
lo Zarevič di Russia
la Zarevna di Russia
la principessa Beatrice
Augusta, duchessa di Cambridge
la principessa Anna di Prussia
Nel dicembre 1878 un'epidemia di difterite colpì il Granducato d'Assia. Alessandra Feodorovna e le sue sorelle Vittoria, Irene e May, compreso il fratello Ernie si ammalarono. Mentre le sorelle e il fratello superarono la malattia, la piccola May non ce la fece, e morì all'età di quattro anni. Nel frattempo la madre di Alessandra Feodorovna, la Granduchessa d'Assia, si ammalò anch'essa mentre assisteva Ernie nel suo recupero dopo la difterite così, quando la futura zarina aveva appena sei anni, rimase orfana della madre: la principessa Alice infatti morì il 14 dicembre 1878, anniversario della morte del padre, avvenuta diciassette anni prima. A seguito di questo evento Alessandra Feodorovna si affezionò molto alla nonna materna. Come conseguenza, ella trascorse parte della propria infanzia nel Regno Unito, dove frequentemente soggiornava con i suoi parenti britannici a Balmoral Castle, in Scozia, e ad Osborne House, sull'isola di Wight. Quando era ancora una bimba piccola veniva chiamata Sunny. Dopo la perdita della madre e della sorellina più giovane, Alessandra Feodorovna divenne più chiusa e introversa. Nel 1892 anche suo padre morì e suo fratello, Ernesto Luigi, gli succedette nel titolo di Granduca d'Assia e del Reno.
Alessandra Feodorovna si sposò relativamente tardi per una donna del suo rango nell'epoca in cui viveva. Aveva rifiutato una proposta del principe Alberto Vittorio, duca di Clarence (il primogenito del Principe di Galles), nonostante la forte pressione della famiglia. Si diceva che la regina Vittoria desiderasse che i suoi due nipoti si sposassero, ma, siccome amava molto Alessandra Feodorovna, accettò di buon grado la sua decisione di non sposarlo: la Regina anzi si proclamò orgogliosa di lei per essere stata in grado di tenerle testa, mentre molte altre persone non erano in grado di farlo, compreso, tra gli altri, il figlio Edoardo.
Alessandra Feodorovna, comunque a quel tempo, aveva già incontrato e si era già innamorata dello zarevič di Russia Nicola, la cui madre era la cognata dello zio di Alessandra Feodorovna, il principe di Galles e il cui zio, il granduca Sergej Aleksandrovič, era sposato con sua sorella Elisabetta. I due innamorati erano anche secondi cugini dato che erano entrambi nipoti di Guglielmina di Baden; Nicola e Alessandra Feodorovna si erano incontrati una prima volta nel 1884 e, successivamente, nel 1889 quando lei ritornò in Russia, si innamorarono.
«Il mio sogno è di sposare un giorno Alix H. Io l'ho amata per lungo tempo, ma più profondamente e intensamente dal 1889, quando lei trascorse sei settimane a Pietroburgo. Per lungo tempo mi sono opposto al sentimento che il mio più caro sogno diventasse realtà.», scrisse Nicola nel suo diario; e «Alix H.» ricambiava il suo sentimento.
Inizialmente il padre di Nicola, lo zar Alessandro III, si oppose alla prospettiva del matrimonio[4] tra i due giovani. La società rifiutava apertamente Alessandra Feodorovna, sicura nella consapevolezza che lo Zar e l'imperatrice Maria, entrambi vigorosamente antigermanici, non avrebbero permesso un'unione tra lo Zarevič e una principessa tedesca. Benché Alessandra Feodorovna fosse sua figlioccia, è generalmente risaputo che Alessandro III ambiva ad un miglior matrimonio per il figlio, ad esempio con la principessa Elena, l'alta e mora figlia di Filippo d'Orléans, conte di Parigi, pretendente al trono di Francia[4]. Ma il legame con Elena non piaceva a Nicola. Egli scrisse nel proprio diario, «Mamma fece alcune allusioni ad Elena, la figlia del Conte di Parigi. Io voglio andare in una direzione ed è evidente che Mamma vuole che io scelga l'altra.». Fortunatamente anche Elena resisteva alle pressioni: lei era cattolica e non desiderava abbandonare la propria fede per diventare russa ortodossa.
Lo Zar inviò quindi emissari alla principessa Margherita di Prussia, figlia del kaiser Federico III e sorella del kaiser Guglielmo II. Nicola dichiarò risolutamente che lui avrebbe di gran lunga preferito farsi monaco piuttosto che sposare la scialba e noiosa Margherita, la quale, dal canto suo, affermò che non voleva abbandonare la sua religione protestante per divenire russa ortodossa.
Fintantoché stava bene, Alessandro III ignorò le proteste del figlio; cominciò a cedere solo quando la propria salute iniziò a peggiorare nel 1894. Alessandra Feodorovna era però turbata anch'essa dalla richiesta di rinunciare alla sua fede luterana, dato che una zarina russa doveva obbligatoriamente essere ortodossa; ma venne persuasa e alla fine divenne una fervente convertita.
Lei e Nicola si fidanzarono nell'aprile 1894. Alessandro III morì il 1º novembre 1894 e Nicola divenne zar di tutte le Russie all'età di ventisei anni. Alessandra Feodorovna accompagnò la famiglia imperiale nel suo ritorno a San Pietroburgo con il corpo del defunto imperatore, e si dice che le persone salutarono la loro futura Imperatrice con sinistri bisbigli del tipo «Lei viene a noi dietro ad una bara.».
Le nozze non vennero ritardate: Alessandra e Nicola si sposarono nella cappella del Palazzo d'Inverno il 14 – 26 novembre 1894. Il matrimonio che iniziò quella notte rimase tale e quale per tutto il resto delle loro vite: fu un matrimonio vittoriano esternamente, sereno e appropriato, ma basato su un amore fisico intensamente passionale.
Con il matrimonio ella perse i suoi titoli di principessa d'Assia e del Reno, ed assunse invece un nuovo ed altisonante titolo. Nelle cerimonie solenni le spettava l'appellativo di: Sua Maestà imperiale la zarina Alessandra Feodorovna, imperatrice di Russia, granduchessa di Smolensk, di Lituania, Volinia, Podolia e Finlandia, principessa di Estonia, Livonia, Curlandia e Semigalia, Bialystock, Carelia, Tver, Juguria, Perm', Vjatka, Bulgaria e altri paesi; granduchessa del Basso Novgorod, di Černigov, Rjazan', Polotsk, Rostov, Jaroslavl', Belozersk, Oudoria, Obdoria, Condja, Vitebsk, Mstislav' e del Nord; Augusta consorte del sovrano di Cartalinia, Iveria, Kabardinia, Armenia, Turkestan; Erede al trono di Norvegia, duchessa di Schleswig-Holstein, Stormarn, Ditmars e Oldenburg, della dinastia dei Romanov-Holstein-Gottorp.
Dopo il matrimonio imperiale la sorella maggiore di Alessandra Feodorovna, Ella, divenne anche sua zia, avendo sposato uno zio di Nicola. Inoltre Alix e il marito erano primi cugini del re di Gran Bretagna Giorgio V; Nicola era anche cugino di tre altri monarchi: Cristiano X di Danimarca, Costantino I di Grecia e Haakon VII di Norvegia.
Alessandra Feodorovna divenne imperatrice di Russia il giorno del matrimonio, ma fu il 14 maggio 1896 che avvenne l'incoronazione della coppia imperiale all'interno del Cremlino di Mosca. Il giorno seguente una tragedia colpì le celebrazioni per l'incoronazione, quando la morte di parecchie migliaia di contadini divenne nota. Le vittime erano state calpestate a morte al campo di Chodynka a Mosca, quando si era diffusa la notizia che non c'erano doni commemorativi dell'evento a sufficienza per tutti. Prima che la polizia e i cosacchi arrivassero, il prato assomigliava ad un campo di battaglia; nel pomeriggio gli ospedali della città furono congestionati dai feriti e tutti seppero ciò che era accaduto.
Nicola e Alessandra Feodorovna erano storditi: lo Zar dichiarò che non si sarebbe presentato al ballo dato quella sera dall'ambasciatore francese, il Marchese di Montebello, ma gli zii paterni Vladimiro, Paolo e Sergio, lo convinsero a parteciparvi ugualmente per non offendere il diplomatico francese. Alla fine, come sarebbe capitato molte altre volte durante il suo regno, Nicola si arrese, così lui e Alessandra Feodorovna si recarono al ballo. Sergius Witte commentò, «Noi ci aspettavamo che la festa venisse disdetta. Invece essa ebbe luogo come se nulla fosse accaduto ed il ballo venne aperto dalle Loro Maestà ballando una quadriglia»[9]. Fu una serata dolorosa. «L'Imperatrice appariva sofferente, i suoi occhi arrossati dalle lacrime», l'ambasciatore britannico informò la regina Vittoria. Molti Russi ritennero che il disastro del campo di Chodynka fosse un presagio del fatto che il regno sarebbe stato infelice. Altri Russi, più sofisticati o più vendicativi, usarono la tragedia per sottolineare la spietatezza dell'autocrazia e la spregevole superficialità del giovane Zar e della sua «donna tedesca».
Alessandra Feodorovna non era popolare né a corte né tra la gente russa. Quando appariva in pubblico era silenziosa, sembrava fredda, altezzosa e indifferente. Lei si sentiva ferita dall'accoglienza poco entusiastica del popolo, inoltre si dichiarò stanca della morale dissoluta e dell'etichetta della corte russa. Venne definita smorta, provinciale, poco interessante e altera.
Un aneddoto chiarisce perfettamente la battaglia tra la Zarina e la società. Ad un ballo Alessandra Feodorovna notò una giovane donna la cui scollatura era, a suo parere, troppo profonda. Alla dama venne inviato un messaggio con scritto, «Madam, Sua Maestà desidera farLe sapere che in Assia-Darmstadt non si indossano i vestiti in questa maniera.» La donna replicò, «Veramente?» e al contempo abbassò ulteriormente il décolleté del proprio vestito. «Prego di riferire a Sua Maestà che in Russia noi indossiamo i nostri vestiti in questo modo».
Alessandra Feodorovna fece pochi tentativi per stringere contatti e alleanze con gli altri membri dell'ampia famiglia Romanov e generalmente partecipò al minor numero possibile degli eventi di corte. A ciò si doveva anche aggiungere la sua incapacità di generare un erede maschio per il trono russo nei suoi primi quattro tentativi, cosa che diede una grande delusione alla famiglia del marito.
Ella veniva sfavorevolmente comparata alla popolare imperatrice madre Maria Feodorovna, figlia del re Cristiano IX di Danimarca e sorella minore della Principessa di Galles; inoltre, in Russia, l'imperatrice madre superava in rango l'imperatrice consorte, a differenza della maggior parte delle altre corti reali europee. La tendenziale cocciutaggine di Alessandra non le permise di fare dei tentativi per imparare dalla suocera, più esperta, che avrebbe potuto aiutarla notevolmente. L'ex Zarina aveva vissuto in Russia per diciassette anni prima di salire sul trono, Alessandra Feodorovna a malapena un mese tra il suo arrivo e il matrimonio, quindi avrebbe fatto meglio a non criticare pubblicamente «Madre cara». La zia della Zarina, l'imperatrice tedesca "Federico" (principessa reale Vittoria, imperatrice madre di Germania, così soprannominata dopo la morte del marito il kaiser Federico III), scrisse alla regina Vittoria che «Alix è molto imperiosa e insiste sempre per fare a modo suo; lei non cederà mai una briciola di potere se solo immagina che lo potrà esercitare...».
Alessandra Feodorovna era ferocemente protettiva nei confronti del ruolo di suo marito come zar e ne difendeva attivamente i diritti di governante autocratico; era infatti una fervente sostenitrice del diritto divino a governare e non riteneva necessario fare alcun tentativo di assicurarsi l'approvazione del popolo. Nel 1905 una serie di tumulti interessò la Russia mettendo in serio dubbio il futuro della dinastia imperiale e della stessa istituzione monarchica; in questa situazione lo Zar si trovò di fronte alla necessità di scegliere tra la via delle riforme suggerite dal conte Sergej Julievič Vitte oppure imporre una dittatura militare. Per attuare questo secondo progetto egli avrebbe dovuto servirsi dell'appoggio del secondo cugino, il granduca Nikolaša, comandante dell'esercito; egli però, di fronte alle richieste del sovrano, rifiutò e minacciò di suicidarsi piuttosto che difendere l'autocrazia in questo modo. Nicola II, venendosi a scontrare con la fermezza del parente, non poté fare altro che accettare il programma di riforme, ma questo scontentò notevolmente la moglie, la quale, da fervente sostenitrice dell'autocrazia, non perdonò mai Nikolaša per il mancato intervento a favore della monarchia.
Durante la Prima guerra mondiale, che portò ad una crescita del patriottismo, tutte le lamentele che i Russi avevano nei confronti dell'Imperatrice – la sua nascita tedesca, la sua freddezza, la sua devozione a Rasputin – si fusero in un unico, radicale torrente di odio.
Circa un anno dopo il suo matrimonio con lo Zar, Alessandra Feodorovna il 15 novembre 1895 diede alla luce il primo figlio: una bambina, che venne chiamata Olga.
Olga non poteva essere l'erede al trono a causa della legge paolina, promulgata dallo zar Paolo I, secondo la quale solamente un maschio poteva concorrere alla successione al trono russo.
Olga fu molto amata dai suoi giovani genitori. Altre tre figlie femmine seguirono Olga: Tatiana, nata il 10 giugno 1897, Maria, nata il 26 giugno 1899 e Anastasia, nata il 18 giugno 1901. Dopo la nascita dell'ultima figlia passarono altri tre anni prima che l'Imperatrice partorisse il tanto atteso erede: Alessio, nato a Peterhof il 12 agosto 1904. Qualche tempo dopo la sua nascita, con grande costernazione, i genitori scoprirono che Alessio era ammalato di emofilia, un'incurabile patologia del sangue.
La famiglia imperiale russa nel 1913. Da sinistra a destra: la granduchessa Maria, la zarina Alessandra, le granduchesse Olga e Tatiana, lo zar Nicola II, e la granduchessa Anastasia. Lo zarevič Alessio è seduto davanti ai suoi genitori.Direttamente sopra al salottino malva nel palazzo Aleksandrovskij c'erano le nursery dei figli. Ogni mattina, Alessandra Feodorovna poteva sdraiarsi sul suo divano e, attraverso il soffitto, ascoltare il rumore di passi dei bambini e la musica dei loro esercizi al piano. Un ascensore e delle scale private conducevano direttamente nelle stanze al piano superiore.
Alessandra Feodorovna, per il popolo russo, era una tedesca dal cuore di ghiaccio, senza la capacità di vedere le necessità di coloro che la attorniavano, a meno che non fossero suoi familiari. Questo in un certo senso era vero, visto che, come il marito, teneva molto alla propria famiglia. L'Imperatrice, fin dalla sua infanzia, era stata tremendamente timida, un tratto caratteriale condiviso con la nonna Vittoria. Odiava le apparizioni in pubblico e le trascurava, cercando di evitarle per quanto possibile. Alessandra preferiva ritirarsi in disparte, lasciando spazio alla suocera che, in un certo qual modo, era anche un diritto di Maria Feodorovna. La timidezza e il desiderio di solitudine della madre ebbero un profondo impatto sui cinque figli e sull'impero: Alessandra Feodorovna non fece mai uno sforzo per conquistare l'affetto del popolo russo.
Con la figlia maggiore Olga, Alessandra Feodorovna a volte aveva dei problemi. Probabilmente questo era dovuto al fatto che era la primogenita. Olga era molto simile al padre; timida e sottomessa, colpiva le persone per la sua gentilezza, la sua innocenza e la forza dei suoi sentimenti. Quando crebbe, Olga cominciò a leggere molto, sia prosa che poesia, spesso prendendo in prestito i libri dal tavolo della madre prima che l'Imperatrice stessa li avesse letti; «Abbi pazienza, Mamma, devo vedere se questo libro è adatto a te», diceva Olga alla madre quando veniva scoperta.
Alessandra capiva molto di più la seconda figlia, Tatiana. In pubblico e nella vita privata, Tatiana circondava la madre con immutata attenzione. Se bisognava chiedere un favore tutti i bambini imperiali convenivano che «Tatiana deve chiedere a Papa che lo conceda». Durante gli ultimi mesi della famiglia, Tatiana aiutava sempre la madre a spostarsi, spingendola per la casa con una sedia a rotelle.
La terza figlia, Maria, amava parlare di matrimonio e di bambini. Lo Zar riteneva che sarebbe diventata una moglie eccellente. Maria era considerata l'angelo della famiglia.
Anastasia, la più giovane e la più famosa delle figlie, era la švibzik, il russo per monella. Si arrampicava sugli alberi e si rifiutava di scendere a meno che non le fosse specificamente ordinato dal padre. Sua zia e madrina, la granduchessa Olga Aleksandrovna Romanova, ricordò una volta l'episodio in cui Anastasia continuava a far capricci fino a quando non le diede uno schiaffo.Quando erano bambine, Alessandra Feodorovna vestiva le proprie figlie come gemelle: le due più grandi e le due più piccole indossavano vestiti abbinati. Quando Olga e Tatiana crebbero, iniziarono a giocare un ruolo più serio nella vita pubblica. Benché in privato si rivolgessero ai loro genitori come Mama e Papa, in pubblico dovevano chiamarli Imperatrice e Imperatore. Nicola e Alessandra Feodorovna avevano intenzione di far debuttare ufficialmente in società le due figlie più grandi nel 1914, quando Olga avrebbe avuto diciannove anni e Tatiana diciassette. Ma scoppiò la prima guerra mondiale e il progetto venne cancellato. Nel 1917 le quattro figlie di Nicola ed Alessandra Feodorovna erano sbocciate in giovani donne, i cui talenti e personalità, come decretò il destino, non furono mai rivelati.
Alessandra Feodorovna stravedeva per Alessio. Il precettore del bambino, Pierre Gilliard, scrisse «Alessio era al centro di una famiglia unita, il focus di tutte le loro speranze e affetti. Le sue sorelle lo adoravano. era la gioia e l'orgoglio de suoi genitori. Quando stava bene il palazzo si trasformava. Chiunque e qualunque cosa in lui sembrava lavato nella luce solare».
Dovendo vivere sapendo che gli aveva trasmesso l'emofilia, Alessandra Feodorovna era ossessionata dal pensiero di proteggere il figlio; lo teneva sott'occhio continuamente e consultava moltissimi mistici che rivendicavano la capacità di curarlo durante le sue crisi quasi fatali. La Zarina viziò il suo unico figlio maschio e lo lasciò fare a modo suo; sembrava che prestasse più attenzione a lui che a qualunque delle altre quattro figlie. Quando la malattia di Alessio venne infine annunciata pubblicamente nel 1912, Alessandra Feodorovna divenne ancora più impopolare tra i russi. Il suo passato tedesco, durante la grande guerra poté solo far aumentare questo odio.

La coppia imperiale ebbe i seguenti figli:

Granduchessa Ol'ga Nikolaevna (15 novembre 1895 – 17 luglio 1918)
Granduchessa Tat'jana Nikolaevna (10 giugno 1897 – 17 luglio 1918)
Granduchessa Marija Nikolaevna (26 giugno 1899 – 17 luglio 1918)
Granduchessa Anastasija Nikolaevna (18 giugno 1901 – 17 luglio 1918)
Zarevič Aleksej Nikolaevič (12 agosto 1904 – 17 luglio 1918)

Alessio nacque nel periodo cruciale della guerra russo-giapponese, il 12 agosto 1904. Lo Zarevič era l'erede al trono di Russia, e Alessandra Feodorovna, partorendo un figlio maschio, aveva compiuto il suo più importante compito di zarina. Inizialmente il ragazzo sembrava normale e in salute, ma in poche settimane si notò che, quando cadeva o urtava qualcosa, i suoi lividi non guarivano, anzi peggioravano e il suo sangue si coagulava molto lentamente. Si scoprì ben presto che Alessio soffriva di emofilia e che poteva essergli stata trasmessa unicamente dal ramo della famiglia di Alessandra Feodorovna.
Generalmente, all'inizio del XX secolo, l'emofilia era fatale; la malattia si diffuse nelle case regnanti d'Europa attraverso le figlie della regina Vittoria, lei stessa portatrice sana della patologia. Alessandra perse un fratello, Federico, a causa della malattia e così pure uno zio, il principe Leopoldo, duca di Albany; sua sorella, principessa Irene d'Assia e del Reno era una portatrice del gene e, attraverso il suo matrimonio con il cugino Enrico di Prussia, portò l'emofilia nel ramo cadetto della famiglia reale prussiana. La principessa Vittoria Eugenia di Battenberg, un'altra nipote della regina Vittoria e prima cugina di Alessandra Feodorovna, fu anch'essa una portatrice del gene dell'emofilia: sposò il re Alfonso XIII di Spagna e due dei suoi figli nacquero emofiliaci.
Data l'incurabilità e il pericolo di morte causato dalla malattia, sofferta solo dagli eredi maschi, si decise di mantenere segreta la condizione dello Zarevič al popolo russo. Come semplice portatrice del gene, Alessandra Feodorovna non era emofiliaca, ma molto probabilmente aveva una produzione inferiore al normale del fattore di coagulazione del sangue, avendo una sola copia del gene invece che due. Il suo stato di portatrice sana, in aggiunta alle sue preoccupazioni per il figlio, può oggi essere considerata una ragione per la sua salute cagionevole.
Inizialmente Alessandra Feodorovna si rivolse a dottori russi per curare Alessio; i loro trattamenti generalmente fallivano visto che non esistevano rimedi conosciuti. Oppressa dalla consapevolezza che ogni caduta o taglio avrebbe potuto uccidere il figlio, la Zarina stessa si dedicò ancora più intensamente ad attività caritatevoli. Si rivolse a Dio per cercare conforto, familiarizzando con tutti i rituali e i santi ortodossi e trascorrendo molte ore a pregare nella sua cappella privata. Disperata, Alessandra Feodorovna si rivolse sempre più spesso a mistici e santoni: uno di essi, Grigorij Rasputin, sembrava d'altronde avere successo.
Lo stile di vita dissoluto di Rasputin condusse più volte Nicola a cercare di tenerlo a distanza dalla propria famiglia. Perfino quando ad Alessandra venne riferito dal direttore della polizia nazionale che Rasputin, ubriaco, si era esibito in un noto ristorante moscovita dicendo alla folla che Nicola gli lasciava «montare» la moglie a suo piacere, lei diede la colpa a delle chiacchiere maliziose. «I santi sono sempre eccessivi» scrisse. «Lui è odiato perché noi lo amiamo». Nicola non era sicuramente così cieco, ma anche lui si sentiva senza la forza di far qualcosa contro l'uomo che apparentemente salvava la vita al suo unico figlio. Un ministro di Nicola scrisse, «A lui non piaceva scacciare Rasputin, perché se Alessio fosse morto, agli occhi della madre, lo Zar sarebbe stato l'assassino del suo proprio figlio».
Fin dall'inizio si potevano sentire pettegolezzi e risatine dietro le spalle di Rasputin. Benché alcuni rappresentanti di grado elevato del clero di San Pietroburgo accettassero Rasputin come un profeta vivente, altri lo classificavano rabbiosamente come un eretico e un bugiardo. Storie e racconti dal suo villaggio natale in Siberia lo seguivano, come ad esempio quella che narrava come lui celebrasse matrimoni per i popolani in cambio della prima notte di nozze con la sposa. Nel suo appartamento di Pietroburgo, dove viveva con la figlia Maria, Rasputin veniva visitato da chiunque cercava una benedizione, una guarigione o un favore dalla Zarina. Le donne, incantate dalla sua grezza misticità di monaco, andavano da Rasputin per delle "benedizioni private" e veniva loro accordata udienza nella sua camera da letto, scherzosamente chiamata Holy of Holies. Rasputin amava predicare un'unica dottrina teologica, e cioè che una persona avrebbe dovuto prima divenire famigliare con il peccato per poi poterlo affrontare.
Nel 1912 Alessio venne colpito da una forte emorragia alla coscia che lo portò in punto di morte mentre era con la famiglia a Spala, in Polonia. Alessandra Feodorovna e Nicola fecero i turni al suo capezzale e tentarono invano di confortarlo nel suo intenso dolore. In un raro momento di pace, Alessio venne sentito sussurrare a sua madre, «Quando sarò morto, non mi farà più male niente, vero Mama?». All'imperatrice sembrava che Dio non rispondesse alle sue preghiere per il sollievo del figlio; credendo che Alessio sarebbe morto, Alessandra Feodorovna, disperata, inviò un telegramma a Grigorij Rasputin. Egli spedì immediatamente una risposta, «Dio ha visto le tue lacrime e sentito le tue preghiere. Non essere addolorata. Il Piccolo non morirà. Non permettere che i dottori lo infastidiscano troppo». Il consiglio di Rasputin coincise proprio con dei segni di recupero da parte di Alessio. Da quel momento in avanti Alessandra Feodorovna cominciò a fidarsi sempre più di Rasputin, e a credere alle sue abilità di alleviare le sofferenze dello Zarevič. Questa sua fiducia accrebbe il potere politico di Rasputin, che arrivò a minare seriamente il governo Romanov durante la prima guerra mondiale.
La percepita interferenza di Rasputin nelle questioni politiche condusse in ultima istanza al suo assassinio nel dicembre 1916. Tra i cospiratori c'era un nobiluomo, il principe Feliks Jusupov, marito della principessa Irina di Russia, figlia della granduchessa Ksenija Aleksandrovna, e un membro della famiglia Romanov, il granduca Dmitrij Pavlovich.
Lo scoppio della prima guerra mondiale fu un punto di svolta per la Russia e per Alessandra Feodorovna. La guerra pose l'Impero russo dei Romanov contro l'assai più forte Impero tedesco della dinastia Hohenzollern. Quando Alessandra Feodorovna seppe della mobilitazione russa, irruppe nello studio del marito, sbattendo la porta dietro di lei; l'amica della Zarina, Anna Vyrubova, sedeva all'esterno, aspettando e ascoltando le voci arrabbiate che provenivano dalla stanza, che diventavano sempre più forti di minuto in minuto. Quando le voci raggiunsero il culmine la porta si aprì e Alessandra Feodorovna corse fuori precipitandosi nella sua camera da letto. Anna la seguì e trovò l'amica distesa sul letto che piangeva istericamente, «Guerra!» singhiozzò. «E io non ne sapevo nulla! Questo è la fine di tutto».
Il Granducato d'Assia, governato da suo fratello, era parte dell'Impero tedesco, ed era anche il luogo di nascita di Alessandra Feodorovna; questo la rese ancora più impopolare tra il popolo russo, che la accusava di collaborare con i tedeschi[28]. Il kaiser tedesco, Guglielmo II, era anche un primo cugino della Zarina. Ironicamente, una delle poche cose che l'imperatrice Alessandra Feodorovna e la suocera avevano in comune era la loro profonda avversione per il Kaiser.
Quando lo Zar si recò sul fronte nel 1915 per prendere il controllo personale dell'esercito, diede ad Alessandra Feodorovna la carica di reggente nella capitale San Pietroburgo. Il granduca Aleksandr Michajlovič Romanov, riportò quanto segue: «Quando l'Imperatore andò in guerra, naturalmente sua moglie governò al posto suo». Nei due anni e mezzo che seguirono, il potere del governo russo si deteriorò con una rapidità stupefacente, che non ha paralleli nella storia moderna.
Alessandra Feodorovna non aveva esperienze di governo, e continuamente nominava e rinominava nuovi ed incompetenti ministri, il che impediva al Governo di essere stabile o efficiente. Il coinvolgimento della Zarina in politica era frutto della sua volontà. Scrisse allo Zar, «Lascia che ti aiuti, mio tesoro. Sicuramente c'è un modo in cui una donna può essere d'aiuto ed utile. Io desidero ardentemente renderti tutto più facile... Non vedo l'ora di ficcare il naso ovunque».
Questo fatto si rivelò particolarmente pericoloso in una guerra di logoramento, dato che né le truppe né la popolazione civile erano adeguatamente rifornite. Ella prestò molta attenzione ai consigli interessati di Rasputin, e la loro relazione fu ampiamente, benché falsamente, ritenuta a sfondo sessuale. È stato riportato che quando la Zarina incontrò Sir George Buchanan, l'ambasciatore britannico, lei gli disse, «Non ho pazienza con i ministri che gli impediscono di fare il suo dovere. La situazione richiede fermezza. L'Imperatore, sfortunatamente, è debole; ma io non lo sono, ed intendo essere ferma». Alessandra Feodorovna era al centro di pettegolezzi crescenti ed estremamente negativi, e molti la ritenevano una spia tedesca all'interno della corte russa.
La prima guerra mondiale fu un peso che si rivelò insostenibile per il governo imperiale della Russia e per l'economia, entrambi pericolosamente deboli. I razionamenti e la fame divennero una situazione familiare per decine di milioni di russi a causa dei disagi causati dall'economia di guerra. Quindici milioni di persone vennero sottratte alla produzione agricola per essere mandati a combattere, e le infrastrutture di trasporto (principalmente le ferrovie) vennero convertite all'uso bellico, esacerbando il razionamento del cibo nelle città, dato che i prodotti agricoli disponibili non potevano essere portati nelle aree urbane. L'inflazione era galoppante e questo, combinato con la scarsità degli alimentari e i pochi risultati dei soldati russi nella guerra, generò una grande rabbia e uno spirito di ribellione tra il popolo a San Pietroburgo e delle altre città russe.
La decisione dello Zar di prendere personalmente il comando militare, contrariamente a quanto consigliatogli, fu disastrosa, visto che venne direttamente incolpato per tutte le perdite. Il suo trasferimento al fronte, lasciando la Zarina a governare, aiutò a minare le sorti della dinastia Romanov. Le scarse performance dell'esercito portarono alla diffusione di voci secondo le quali l'Imperatrice, di origine tedesca, prendeva parte a una cospirazione per aiutare la Germania a vincere la guerra. Il rigido inverno del 1916 – 1917 devastò la Russia imperiale. I razionamenti del cibo e la carestia presero nella loro morsa le città. La cattiva gestione e i fallimenti bellici rivoltarono i soldati contro lo Zar. L'umore delle truppe del tempo è probabilmente ben rappresentato da una scena del film di Jean Renoir, La grande illusione. Emblematico è anche l'episodio in cui Alessandra Feodorovna inviò numerosi pacchi ai prigionieri di guerra russi: eccitati all'idea di ricevere della vodka, li aprirono e vi trovarono delle bibbie, e prontamente si rivoltarono.
Nel marzo 1917 le condizioni peggiorarono ulteriormente: i lavoratori delle acciaierie iniziarono a scioperare il 7 marzo e, il giorno seguente, la Giornata Internazionale della Donna, folle affamate iniziarono ad occupare le strade di San Pietroburgo per protestare contro la scarsità di cibo e la guerra. Dopo due giorni di sommossa, Nicola II ordinò all'esercitò di ripristinare l'ordine e l'11 marzo i militari spararono sulla folla. Quello stesso giorno la Duma, l'organo legislativo elettivo, fece pressioni sullo Zar affinché prendesse posizione nel migliorare le condizioni di vita del popolo, ma egli rispose sciogliendo la Duma stessa.
Il 12 marzo i soldati inviati a sedare i rivoltosi si ammutinarono e si unirono alla rivoluzione, fornendo così la scintilla che diede il via alla Rivoluzione di febbraio (come la seguente Rivoluzione d'ottobre del novembre 1917, le rivoluzioni russe del 1917 prendono i loro nomi dal vecchio calendario in vigore all'epoca in Russia). Soldati e lavoratori costituirono il Soviet di Pietrogrado, composto di 2 500 deputati eletti, mentre la Duma dichiarò il Governo provvisorio il 13 marzo. Aleksandr Kerenskij fu un attore chiave del nuovo regime. La Duma informò quindi lo Zar che quel giorno avrebbe dovuto abdicare.
Nel tentativo di porre fine alla rivolta nella capitale, Nicola tentò di giungere a San Pietroburgo in treno dal quartier generale dell'esercito a Mogilëv. Il tragitto era però bloccato, così provò a percorrere un'altra strada, ma il suo treno venne nuovamente bloccato a Pskov dove, dopo essere stato consigliato dai suoi generali, lui subito abdicò al trono per sé stesso e in seguito, dopo un consulto medico, per sé stesso e per il figlio lo zarevič Alessio[33]. Alessandra Feodorovna era ora in una posizione pericolosa, essendo la moglie dello Zar deposto e odiato dai Russi. Fu finalmente concesso a Nicola di far ritorno al Palazzo di Alessandro a Carskoe Selo dove venne messo sotto arresto assieme alla famiglia.
Nonostante il fatto che fosse cugino sia di Alessandra che di Nicola, il re Giorgio V del Regno Unito rifiutò di concedere loro la possibilità di emigrare in Gran Bretagna, visto che era allarmato dalla loro impopolarità nel suo paese e dalle possibili ripercussioni sul proprio trono.
Il Governo Provvisorio Russo, formatosi dopo la rivoluzione, tenne Nicola, Alessandra Feodorovna e i figli confinati nella loro residenza principale, il Palazzo di Alessandro a Carskoe Selo, finché non vennero trasferiti a Tobol'sk, in Siberia, nell'agosto 1917. Questo trasferimento fu deciso dal governo Kerensky per allontanarli dalla capitale e da eventuali pericoli. Da Tobol'sk, Alessandra Feodorovna riuscì ad inviare una lettera alla cognata, Ksenija Aleksandrovna, in Crimea:
« Mia cara Xenia, i miei pensieri sono con te, quanto magicamente buono e bello dev'essere tutto, lì con te: tu sei come i fiori. Ma è tutto indescrivibilmente doloroso per la cara madre patria, che io non so nemmeno spiegarlo. Sono lieta per te che infine tu sia riuscita ad allontanarti con tutta la tua famiglia. Vorrei tanto vedere Olga in tutta la sua nuova grande felicità. Tutti sono in salute, ma io, durante le ultime 6 settimane, ho avuto dolori ai nervi e mal di denti. Molto tormentoso... »
« Viviamo tranquillamente, ci siamo accomodati bene [a Tobolsk] benché sia lontano, molto lontano da tutti, ma Dio è misericordioso. Egli ci dà forza e consolazione... »
Lenin, che ordinò la fucilazione della famiglia imperiale, in una fotografia del 1920.Alessandra Feodorovna e la sua famiglia rimasero a Tobol'sk fin dopo la Rivoluzione Bolscevica del novembre 1917 e vennero successivamente spostati ad Ekaterinburg, controllata dai bolscevichi, nel 1918. Nicola vi venne deportato assieme ad Alessandra Feodorovna e la figlia Maria, giungendo a Casa Ipatiev il 30 aprile 1918. Entrando nella nuova prigione, vennero obbligati ad aprire tutti i loro bagagli; l'ex Zarina immediatamente si rifiutò e Nicola tentò di difenderla dicendo, «Finora ci è stato riservato un trattamento cortese e abbiamo avuto a che fare con gentiluomini ma ora...». Egli venne immediatamente messo a tacere: le guardie lo informarono che non era più a Carskoe Selo e che il suo rifiuto di osservare le loro richieste avrebbe portato al suo allontanamento dalla famiglia; una seconda offesa sarebbe stata punita più duramente. Temendo per la sicurezza del marito, Alessandra Feodorovna si arrese e acconsentì alla perquisizione. Sull'intelaiatura della finestra di quella che sarebbe stata la sua ultima camera da letto, a Casa Ipatiev, ella incise una svastica, il suo simbolo porta fortuna preferito, e scrisse la data del 17/30 aprile 1918. In maggio gli altri fligli arrivarono ad Ekaterinburg: essi non avevano potuto raggiungerli prima a causa della malattia di Alessio e Alessandra Feodorovna fu felice di vedere riunita la sua famiglia ancora una volta.
Settantacinque uomini prestavano servizio di guardia a Casa Ipatiev; molti di essi erano operai delle locali fabbriche Zlokazovsyj e Verkij-Isetsk. Il comandante di Casa Ipatiev, Aleksandr Avadeev, venne descritto come un «vero bolscevico»; la maggioranza delle testimonianze lo ricorda come un gran bevitore, gretto e bruto. Se una richiesta di favori per la famiglia imperiale raggiungeva Avadeev, lui dava sempre la solita risposta, «Che vadano al diavolo!!» Le guardie della casa spesso lo sentirono riferirsi allo zar deposto come «Nicola il succhia-sangue» e ad Alessandra Feodorovna come «la cagna tedesca».
Per i Romanov, la vita a Casa Ipatiev era un incubo di incertezze e di timori. La famiglia imperiale non sapeva mai se l'indomani sarebbe rimasta a Casa Ipatiev o se sarebbe stata separata o uccisa. I privilegi loro accordati erano pochi: ogni pomeriggio, per un'ora circa, potevano fare esercizio fisico nel giardino sul retro sotto gli occhi attenti delle guardie; Alessio, che non era ancora in grado di camminare, veniva trasportato in braccio dal suo marinaio Nagornyj. Alessandra Feodorovna raramente si univa ai suoi famigliari in queste attività quotidiane, spendeva invece la maggior parte del suo tempo seduta su una sedia a rotelle, leggendo la Bibbia o i lavori di san Serafim. La sera i Romanov giocavano a carte o leggevano: ricevevano poca posta dal mondo esterno, e gli unici quotidiani che erano loro concessi erano datati[38]. Una delle guardie, Anatolij Jakimov, osservò la famiglia e ricordò:
« Benché io non parlassi con loro quando li incontravo, comunque me ne sono fatto un'impressione che mi è entrata nell'anima. Lo zar non era più giovane; aveva dei fili grigi nella sua barba... I suoi occhi erano gentili ed in generale aveva un'espressione gentile. Ho avuto l'impressione che fosse gentile, modesto, franco e loquace. A volte mi sembrava che volesse parlarmi. Sembrava che avesse voglia di parlare con chiunque di noi. La zarina non era decisamente come lui. Il suo aspetto era severo. Aveva l'apparenza e le maniere di una donna altezzosa e grave. A volte parlavamo di loro tra di noi e tutti pensavamo che Nicola Aleksandrovič fosse un uomo modesto ma che lei fosse completamente diversa e che sembrasse proprio una zarina. Sembrava più vecchia dello zar. C'erano dei capelli grigi alle tempie ed il suo viso non era il viso di una giovane donna... »
Attualmente si sa che Lenin in persona ordinò l'esecuzione della famiglia imperiale, benché i resoconti ufficiali del Soviet diano la responsabilità della decisione al soviet regionale degli Urali. Trotsky, nel suo diario, chiarisce che la fucilazione avvenne sotto l'autorità di Lenin. Trotsky scrisse:
« La mia seguente visita a Mosca avvenne dopo la caduta di Ekaterinburg. Parlando con Sverdlov gli chiesi, "Ah sì, e dov'è lo zar?" "È tutto a posto," rispose. "È stato fucilato." "E dov'è la sua famiglia?" "La sua famiglia con lui." "Tutti?" chiesi, apparentemente sorpreso. "Tutti," replicò Sverdlov. "Perché, che c'è?" Lui stava aspettando di vedere la mia reazione; ma non diedi risposta. "E chi ha preso la decisione?" chiesi. "Lo abbiamo deciso noi qui. Ilyich Lenin ha ritenuto che non dovessimo lasciare ai Bianchi uno stendardo vivente che scorrazzi in giro, specialmente nelle difficili circostanze attuali." »
Il 4 luglio 1918, Jakov Jurovskij, il capo della Čeka di Ekaterinburg, venne nominato comandante di Casa Ipatiev. Jurovskij era un bolscevico leale, un uomo su cui Mosca poteva contare per eseguire gli ordini riguardanti la famiglia imperiale. Jurovskij aumentò velocemente le misure di sicurezza, raccolse tutti i gioielli e gli oggetti di valore della famiglia imperiale e li pose in una scatola che sigillò e lasciò ai prigionieri. Alessandra Feodorovna tenne con sé solamente due braccialetti che lo zio Leopoldo, duca di Albany, le aveva regalato quando ancora era una bambina e che non riusciva a levare. Jurovskij non sapeva però che l'ex zarina e le sue figlie portavano sulla loro persona, nascosti negli indumenti, diamanti, smeraldi, rubini e fili di perle. Questi vennero scoperti solamente dopo i loro omicidi.
Jurovskij diede l'ordine di ucciderli il 13 luglio.
La domenica, il 14 luglio 1918, due preti vennero a Casa Ipatiev per celebrare la liturgia divina. Uno dei preti, Padre Storožev, successivamente ricordò:
« Io entrai per primo nel soggiorno, poi il diacono e Jurovskij. Allo stesso tempo Nicola ed Alessandra entrarono dalle porte che conducevano nelle stanze interne. Due delle figlie erano con lui. Non ebbi l'occasione di vedere esattamente quali. Mi sembra che Jurovskij chiese a Nicola Aleksandrovič, "Bene, siete tutti qui?" e Nicola Aleksandrovič rispose con determinazione, "Sì, ci siamo tutti." Davanti, oltre l'arco, Alessandra Feodorovna era già accomodata con due figlie e Aleksej Nikolaevič. Era seduto in una sedia a rotelle e indossava una giacca, mi sembrava, con il collo alla marinara. Era pallido, ma non così tanto come la volta del mio primo servizio. In generale sembrava più sano. Alessandra Feodorovna pure aveva un aspetto più sano. [...] Seguendo la liturgia del rito è d'uso, ad un certo punto, leggere la preghiera Chi riposa con i santi. In quell'occasione, per una qualche ragione, il diacono, invece di leggere la preghiera iniziò a cantarla, ed io con lui, in qualche modo imbarazzato per il cambiamento del rituale. Avevamo appena iniziato a cantare quando sentii i membri della famiglia Romanov, in piedi dietro di me, cadere sulle loro ginocchia... »
Martedì 16 luglio 1918 l'alba era calda e polverosa ad Ekaterinburg. Il giorno trascorse normalmente per l'ex famiglia imperiale. Alle 16:00, Nicola e le figlie fecero la loro consueta passeggiata nel piccolo giardino. La sera Jurovskij mandò via lo sguattero di cucina quindicenne Leonid Sedinev, dicendo che lo zio desiderava vederlo. Alle 19:00, Jurovskij convocò tutti gli uomini della Ceka nella sua stanza e ordinò loro di prendere i revolver delle guardie che stavano all'esterno. Con dodici pesanti revolver militari di fronte a lui sul tavolo, disse, «Stasera fucileremo l'intera famiglia, tutti quanti.» Di sopra Nicola ed Alessandra Feodorovna trascorrevano il tempo giocando a carte e alle 22:30 si recarono a letto.
Gli ex Imperatori e tutta la loro famiglia, incluso Alessio, gravemente ammalato, assieme a numerosi domestici, vennero fucilati nella cantina di Casa Ipatiev alle prime ore del mattino del 17 luglio 1918, da un distaccamento di bolscevichi guidati da Jakov Jurovskij.
Nicola chiese alle guardie, ed ottenne, tre sedie. Alcuni minuti dopo una squadra di soldati, ognuno di essi armato di un revolver, entrò nella stanza. Il loro capo Jurovskij esclamò disinvoltamente, «I vostri parenti hanno cercato di salvarvi. Hanno fallito ed ora dobbiamo spararvi.» Nicola si alzò dalla sua sedia ed ebbe solo il tempo di dire, «Cosa...?» prima che gli venisse sparato in testa. Alessandra Feodorovna poté vedere l'omicidio del marito e di due servi prima che il commissario militare Peter Ermakov la uccidesse con un colpo di pistola al lato sinistro della testa, mentre stava facendosi il segno della croce. Ermakov, tra i fumi dell'alcool, pugnalò il suo cadavere e quello del marito, frantumando le loro gabbie toraciche. Poco dopo Alessandra Feodorovna giaceva accanto al marito Nicola in una pozza di sangue.
La foresta di Ganina Jama, dove vennero gettati i cadaveri della famiglia imperiale.Dopo l'esecuzione dei Romanov a Casa Ipatiev, il corpo di Alessandra Feodorovna, assieme a quello di Nicola, dei figli e dei fedeli servitori che morirono con loro, venne spogliato e i vestiti bruciati, seguendo le indicazioni di Jurovskij. Inizialmente i cadaveri vennero gettati nel pozzo di una miniera non utilizzata a Ganina Jama, diciannove chilometri a nord di Ekaterinburg. Poco tempo dopo vennero recuperati, le facce fracassate e i corpi smembrati e sfigurati con acido solforico, infine velocemente sepolti sotto un binario morto, ad eccezione dei cadaveri di due dei figli che vennero scoperti solamente nel 2007 in un altro luogo.
Il 12 aprile 1989 il giornale sovietico "Notizie da Mosca" riportò un articolo La terra rivela i suoi segreti in cui lo scrittore Gelij Rjabov sosteneva di sapere dove fossero sepolti i corpi della famiglia dell'ultimo Zar. Una settimana prima Gorbačëv era stato in viaggio ufficiale in Gran Bretagna e aveva invitato la regina Elisabetta II in URSS: sarebbe stata la prima sovrana a visitare il paese sovietico, e la stampa britannica rilevò che era inopportuno che la Regina compisse tale viaggio fino a quando neppure si sapeva che ne era stato dei corpi dei suoi cugini. Elisabetta II accettò in ogni caso, ma girò voce che tra le condizioni poste dalla Sovrana ci fosse un chiarimento sulla fine della famiglia imperiale: né la Casa Reale né Gorbačëv lo ammisero, ma la concomitanza di queste voci con la pubblicazione dell'articolo una settimana dopo fu rilevata.
Il giornalista Rjabov scrisse di avere incontrato i figli di Jurovskij, che gli raccontarono quanto il padre aveva loro rivelato sull'omicidio e sulla necessità di nascondere la morte della Zarina e soprattutto dei figli, e gli consegnarono gli appunti paterni sul fatto. Rjabov, che lavorava presso il Ministero degli Interni, poté consultare gli archivi del Cremlino e dopo lunghi studi, il 30 maggio 1979, ritrovò la fossa, delle dimensioni di due metri per tre e profonda meno di uno, che si trovava sotto uno strato di terreno vergine. Gli scopritori affondarono le mani nella terra e toccarono otto o nove scheletri, prima di riesumare tre crani, che giudicarono essere quelli dello Zar, della Zarina e di un granduca. Non fu «difficile identificarli, dato il numero dei corpi, la natura delle ferite, i denti finti che erano stati spesso menzionati nelle pubblicazioni straniere e, intorno ai corpi, i resti di vasi di ceramica frantumati che avevano contenuto dell'acido».
I corpi, gettati in fretta l'uno sull'altro, erano in parte ancora avvolti dalle corde impiegate per recuperarli dal pozzo dopo la prima sepoltura: vennero fotografati e poi tutto fu risepolto, nell'attesa che le scoperte potessero essere pubblicate senza problemi. Benché la ricostruzione compiuta dal giornalista fosse sostanzialmente corretta, egli non era in grado di compiere un valido riconoscimento dei corpi, mancando di schede odontoiatriche e di altre apparecchiature. Con la politica di Glasnost' di Gorbačëv, Rjabov non subì alcuna condanna o problema ed egli addirittura poté negare alle autorità i propri appunti sull'ubicazione della fossa dicendo che lo avrebbe fatto solo quando gli sarebbe stato assicurato che i resti avrebbero avuto una sepoltura cristiana.
Il 13 luglio 1991 le autorità sovietiche, basandosi sugli appunti di Jurovskij, trovarono per conto proprio la fossa e iniziarono gli scavi ufficiali: la fossa si presentava danneggiata sia dagli scavi di Rjabov di dodici anni prima che dal più recente passaggio di un cavo elettrico: furono riesumati nove corpi, quando avrebbero dovuto essercene undici e i resti vennero portati al dipartimento di patologia criminale di Sverdlovsk, che di lì a poco avrebbe preso nuovamente il nome di Ekaterinburg. Il dipartimento giovanile del partito comunista organizzò un dibattito pubblico, invitando storici, archeologi, patologi ed esperti sui Romanov, da tenersi ad agosto; il golpe di quel mese annullò però l'evento.
Nell'autunno 1991 Vladislav Plaskin, capo ispettore del Ministero della Sanità, guidò un'equipe di medici per le indagini sull'identificazione dei resti: dopo aver recuperato tutte le ossa, mediante svariate ricognizioni nella foresta presso Ekaterinburg, giunsero ai primi risultati. Il cranio di Alessandra Feodorovna mostrava una ferita da arma da fuoco in faccia, che aveva distrutto il setto nasale, gli zigomi, la mascella e la parte superiore della fronte. Nel febbraio 1992 i funzionari locali chiesero al Segretario di Stato statunitense James Baker, lì in visita, l'assistenza di una organizzazione indipendente. Il 22 giugno 1992 Segej Abramov, assistente di Plaskin, annunciò che si era giunti alla identificazione certa dei cadaveri di Nicola II, Alessandra Feodorovna e del dottor Borkin; il 19 luglio arrivarono i medici statunitensi per ulteriori indagini. L'11 dicembre 1992 i resti dell'Imperatrice vennero riconosciuti anche dai medici legali riuniti presso l'Ufficio scientifico Nazionale ad Aldermaston in Inghilterra. Nell'autunno precedente i russi avevano inviato nove ossa femorali sinistre, che vennero sottoposte ad un test del DNA: si scelse di confrontare il DNA mitocondriale, e non quello cromosomico, perché viene trasmesso per linea materna e si mantiene quasi invariato.
Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.Un campione di sangue del principe Filippo, duca di Edimburgo (marito dell'attuale regina Elisabetta II d'Inghilterra e figlio della figlia della sorella maggiore di Alessandra Feodorovna, principessa Vittoria d'Assia e del Reno) è stato impiegato per identificare la Zarina e le figlie; essi appartengono tutti all'Aplogruppo H (mtDNA). Nicola è stato identificato grazie al DNA ottenuto, tra gli altri, dal fratello granduca Georgij Aleksandrovič di Russia; Georgij morì infatti di tubercolosi nei tardi anni 1890 e venne sepolto nella fortezza dei santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo.
Nel 2007 risultavano quindi mancanti i corpi di una delle figlie (Maria o Anastasia) e di Alessio. Un rapporto segreto di Jurovskij, che venne alla luce a fine anni 1970, ma che non fu reso pubblico fino agli anni novanta, aiutò le autorità ad individuarli.
Il 23 agosto 2007 uno dei prosecutori dell'inchiesta sui due corpi scomparsi, Sergej Pogorelov, dichiarò da Ekaterinburg che «delle ossa trovate in un'area di terra bruciata presso Ekaterinburg appartengono a un ragazzo e a una ragazza all'incirca della stessa età di Alessio e di una delle sue due più giovani sorelle». Lo scienziato locale Nikolaj Nevolin affermò che un test sui resti sarebbe presto stato avviato. Il 28 settembre venne annunciato dalle autorità regionali che la probabilità che le ossa appartenessero ai due figli di Nicola II era «molto alta».
I primi risultati delle analisi genetiche sui resti sono stati resi noti il 22 gennaio 2008. Nevolin disse: «I test condotti ad Ekaterinburg e Mosca hanno permesso di estrarre il DNA dalle ossa e hanno dato esito positivo. Una volta che l'analisi sarà completata in Russia, i suoi risultati saranno comparati con quelli di esperti stranieri.». Nevolin annunciò quindi che i risultati definitivi sarebbero stati pubblicati in aprile o maggio 2008.
Il 30 aprile 2008, in seguito alla pubblicazione dei test del DNA da parte del laboratorio statunitense che aveva in esame i resti ritrovati nell'estate precedente, vennero quindi definitivamente identificati i corpi della granduchessa Maria e dello zarevič Alessio. Lo stesso giorno le autorità russe comunicarono ufficialmente che l'intera famiglia era ormai stata identificata .
Cappella dove sono sepolti i resti della famiglia imperiale.Alessandra, Nicola e tre delle figlie vennero risepolti nella cappella di Santa Caterina della cattedrale dei Santi Pietro e Paolo all'interno dell'omonima fortezza di San Pietroburgo nel 1998, con una sfarzosa cerimonia, nell'ottantesimo anniversario della loro esecuzione.
Nel 2000 Alessandra venne canonizzata dalla Chiesa ortodossa russa assieme al marito Nicola II, ai figli e ad altri, inclusa la sorella Elisabetta e la sua compagna suora, Varvara, come Nuovo martire.

Ecco alcune foto:
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e ora alexandra da bimba....molto molto bella anche qui....
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ed ora un suo bellissimo vestito da corte....
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Mi piacerebbe essere solo metà bella come lei...sono innamorata di questo personaggio....e posso anche capirla.....l'angoscia per non aver avuto figli maschi...quando questo arrivò il piccino era malato...deve essere orrendo essere conscia di essere portatrice della malattia mortale di tuo figlio...un pò posso capirla...anche io sono portatrice di una malattia...per fortuna non mortale.....ed ecco una foto con il suo bellissimo Alexeij
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Ed ora le figlie...a parer mio la più bella era Marija....su molti libri ho notato che viene elogiata la straordinaria bellezza di tatijana....ma i suoi lineamenti esotici non mi piacciono...nonostante sia molto bella x carità....
Ecco le 4 figie:
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Romanov in the Heart
view post Posted on 16/8/2010, 21:08




O.O


non mi hai dato tregua...... deve passare un giorno tra uno zar e l'altro XD

adesso fammi almeno postare i 5 figli XD
 
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yuliya alexandra georgijvna
view post Posted on 16/8/2010, 21:11




XDXD scusa...fai fai...scusa ancora;)
 
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Romanov in the Heart
view post Posted on 17/8/2010, 10:19




ma che scusa XD hai fatto un ottimo lavoro, solo che bisognava darci più suspence, uno oggi, uno domani... così non c'è gusto!!! adesso domani posto i figli, complimenti a yuliya!!!! :) hai fatto davvero un bel lavoro
 
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view post Posted on 19/8/2010, 14:36
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Marie-Antoinette

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A conclusione dell'ottimo lavoro di Romanov e Yuliya, posto due schemi riassuntivi (semplificati con il solito criterio di elencare i personaggi più significativi).
In quello che segue ho evidenziato la discendenza di Nicola I, che come dicevo, ha garantito la prosecuzione della dinastia, visto che i suoi fratelli non lasciarono eredi maschi.



Come si vede, per orientarsi meglio, i genealogisti distinguono quattro linee dinastiche, una principale, regnante (gli Alexandrovici), e tre secondarie, cadette (Costantinovici, Nicolaievici e Michailovici).

La linea principale l'ho schematizzata così:


A dire il vero c'è una quinta linea, o meglio un ramo cadetto degli Alexandrovici, i cosiddetti Vladimirovici, figure eminenti della Russia zarista, se non altro per la loro immensa ricchezza.

A questo punto mi piacerebbe passare in rassegna qualcun altro dei nomi elencati in questi schemi, e non solo gli zar e le zarine.
Visto che gli amici hanno concluso il loro iter, non penso di creare confusione procedendo in questa direzione.
Altrimenti apro un topic a parte. Che ne dite?

Edited by elena45 - 27/5/2019, 17:07
 
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125 replies since 29/7/2010, 09:53   26567 views
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