L’esploit, per cosi’ dire, di Amedeo VIII nel campo dell’accrescimento del prestigio anche attraverso le arti si avvantaggia di un
terreno preparato nel secolo precedente, il Trecento, durante il quale si intensificano i rapporti e gli scambi con Parigi e altre corti francesi, aumentano le spese suntuarie, si lavora per rendere piu’ confortevoli le dimore, si inizia a prendere contatti con artigiani ed artisti, anche attraverso l’intermediazione di veri e propri agenti, banchieri e mercanti d’arte. Nulla di eccezionale ma tutti segni di un processo di avvicinamento dei conti sabaudi al mondo artistico d’Oltralpe.
Con
Amedeo V siamo a cavallo tra il Duecento e il Trecento. Sono riportati lavori di ammodernamento al
castello di Le Bourget, usato come residenza di caccia e come dimora data la sua vicinanza al lago omonimo: tra gli artisti registrati i pittori
Peronet de Seyssel, Giovanni Lombardo e
Giorgio dell’Aquila o dell’Agli, lo scultore
Guillaume d’Albertville e un maestro
vetraio Jehan.
Cio’ che resta oggi del castello di Le Bourget, costruito da Tommaso II di Savoia, 1250 circa (foto da
www.bourgetdulactourisme.com/)
Altri lavori di abbellimento e ristrutturazione sono condotti nei castelli di
Chambery, Chillon e soprattutto
Gentilly, vicino a Parigi.
Amedeo V aveva svolto un ruolo diplomatico di mediazione molto importante e fruttuoso per conto del re di Francia Filippo il Bello durante la guerra franco-fiamminga. Come compenso il re gli aveva assegnato una rendita annua; il successore Luigi X lo aveva nominato consigliere nel Consiglio del Re. Era importante per Amedeo V acquistare una residenza vicino a Parigi per mantenere i buoni rapporti con la casata francese.
Acquista una residenza a Gentilly e apre un cantiere per ampliarla e abbellirla, rendendola adatta alla funzione di rappresentanza che doveva svolgere. Si avvale di artisti della capitale francese, spesso legati ai sovrani, “imitando” le scelte e i gusti di quest’ultimi. Putroppo anche di Gentilly non resta traccia. Chi ha lavorato sulle fonti descrive cosi’ il castello: “a pianta abbastanza semplice, a due piani, con una sola torre in pietra.” Le stanze di rappresentanza erano al primo piano: “una loggia o galleria (con soffitto ligneo dipinto, poggiante su nove pilastri in pietra, opera di
Jean de Vilars), un’anticamera di fronte alla camera domini, la camera domini (dipinta, come la galleria, da
Giovanni e Guidoto Forneris, e la magna sala alta. I lavoranti di Jean de Vilars aprirono nuove porte e finestre in tutte le camere, costruirono un nuovo muro di cinta attorno al giardino (e si cita anche un
jardinar che oltre a potare le piante creo’ sentieri di ghiaia), una fontana, una colombaia e una grangia.” Al pian terreno c’era la cappella, che il conte fa dipingere, decorare e arredare con messali, arredi, una croce d’altare in oro.
Durante la permanenza dei conti alla corte di Parigi (parteciparono anche all’incoronazione di Filippo il Lungo a Reims), continuarono gli acquisti dai mercanti, artisti, orafi francesi e miniaturisti del nord ma seppero anche guardare all’Italia, per quanto riguarda la pittura: chiamarono da Firenze il pittore giottesco Giorgio dall’Aquila e dal Piemonte i due Forneris. Nella cappella di Chillon i dipinti erano stati affidati al
pittore Jacques: oggi si possono vedere ancora le figure religiose sulla volta e su alcune pareti.
Questo spaziare nella scelta degli artigiani e artisti fa supporre una certa consapevolezza artistica, competenza ed equilbrio nei gusti da parte di Amedeo V.
Castello di Chillon, sulle rive del Lago di Ginevra. Questo castello e’ sopravvissuto fino a noi e possiamo quindi farci un’idea delle decorazioni risalenti al ‘200 – ‘300. Volevo parlare solo delle committenze di Amedeo V, per poi passare a quelle degli altri conti sabaudi del ‘300 ma ho scoperto questo castello e mi sembra giusto dedicargli qualche parola in piu’.
Foto di Bolla Ugo
Le foto successive sono prese dal sito
http://www.patrimoine.vd.ch/fr/monuments-e...eau-de-chillon/ dove potete trovare anche un’accurata descrizione degli interni e degli esterni, una specie di visita virtuale.
Di sicuro era gia’ propieta’ dei Savoia nel 1150.
Tommaso I, Pietro II, Amedeo V, Aimone e Amedeo VI, Amedeo VIII contribuirono in vario modo all’ingrandimento e abbellimento del castello, fino al 1536, quando i Savoia ne persero la proprieta'.
I sotterranei risalenti al 1200 per lo piu’
Sala dello scudiero: notevoli le due colonne in legno di quercia, del 1270 circa. Personalmente ritengo un miracolo che si siano conservate cosi’ bene.
La chambre d'hôtes : di origine savoiarde sono le decorazioni in alto, il soffitto a botte a cassettoni. Si notino lo stemma e il motto dei Savoia.
La
camera domini, la camera riservata al conte/duca di Savoia. Le pareti sono decorate con pitture di elementi naturali e animali, ricche di simboli medievali, tra cui risaltano la croce e il fleur de lys, da intendersi come simbolo della Vergine e non dei re di Francia, dato il contesto in cui siamo. Le pitture furono eseguite nel 1341-44 dal pittore di corte,
Jean de Grandson, della cerchia di Giorgio dell’Aquila. La ristrutturazione della camera fu opera del conte Aimone. Non sono perfettamente conservate ma con un po’ di immaginazione riesco a vederle in tutta la loro bellezza.
La cappella, con la volta decorata dal maestro Jacques, in stile italianizzante, con soggetti religiosi imperniati intorno alla vita di Cristo.
Se per la pittura il conte si rivolge di preferenza all’Italia, per l’oreficeria e per la miniatura riconosce la superiorita’ dei fiamminghi e delle citta’ del nord e ad essi si rivolge per ampliare la sua
biblioteca. Solo in un caso, per un libro di importanza relativa, si avvale di un miniaturista di Friburgo. “Tra i libri riportati in Savoia dalla contessa dopo il matrimonio (Amedeo aveva sposato
Maria di Brabante, figlia del duca Giovanni I, mecenate e protettore di menestrelli e poeti, mia nota) e quelli donati negli anni seguenti ad Amedeo V e alla sua sposa da personaggi della corte di Brabante (come la
Chronique d’Alberic-des-Trois-Fontaines oggi alla Biblioteca Nazionale di Parigi), si era infatti costituito presso la corte (non sappiamo se a Chambery o a Le Bourget) un piccolo nucleo di manoscritti, quasi tutti profani, opera di miniatori originari dell’Artois, della Piccardia, dell’Hainaut, con miniature caratterizzate da un linguaggio grafico ricco di dettagli e particolari, descrizioni naturali e di animali di grande bellezza, personaggi dalle carnagioni pallide con capigliature fiammeggianti, a onde o a grossi boccoli, e una gamma cromatica dominata da tinte brillanti, soprattutto rosa acceso e azzurro.”
(L’affermarsi della corte sabauda, a cura di Paola Bianchi e Luisa Clotilde Gentile, , Silvio Zamorani editore - in particolare il saggio di S. Castronovo)