Maria Antonietta - Regina di Francia

I Savoia

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view post Posted on 9/11/2013, 09:56
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Arciduca /Arciduchessa

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Molto belle le foto del castello! Splendida la Sainte Chapelle: anch'io, a prima vista, pensavo che le decorazioni del soffitto fossero tridimensionali!
(Mi hanno stupito le luci che pendono: sono attuali, è così?).

Mi sono innamorata delle descrizioni delle decorazioni delle stanze e degli abiti di Amedeo VIII: peccato davvero che non si possano più ammirare...
Bellissimo il Codice e i libri d'Ore.
Grazie! :)
 
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view post Posted on 9/11/2013, 11:50
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Marie-Antoinette

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Molto, molto interessanti i post su Amedeo VIII , un personaggio di grande spessore che io non conoscevo e per il quale la nostra amica torinese ha sollecitato la mia curiosità.
Penso che soprattutto il rapporto con la corte di Borgogna abbia stimolato il suo interesse per l'arte nei diversi campi che Maria Clotilde ci ha raccontato.

P.S. Ma chi ha messo quel lampadario nella Sainte Chapelle?
 
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view post Posted on 9/11/2013, 23:17
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (reine Claude @ 9/11/2013, 09:56) 
(Mi hanno stupito le luci che pendono: sono attuali, è così?).

CITAZIONE (elena45 @ 9/11/2013, 11:50) 
P.S. Ma chi ha messo quel lampadario nella Sainte Chapelle?

:lol: Vedo che il lampadario ha riscosso un successone. E' decisamente moderno e non so chi abbia deciso l'abbinamento: forse ha ricercato quell'effetto di contrasto tra molto antico e molto moderno che a qualcuno piace. Io so solo che era impossibile fotografare la volta e le vetrate senza trovarselo in mezzo :(

CITAZIONE (elena45 @ 9/11/2013, 11:50) 
Molto, molto interessanti i post su Amedeo VIII , un personaggio di grande spessore che io non conoscevo e per il quale la nostra amica torinese ha sollecitato la mia curiosità.
Penso che soprattutto il rapporto con la corte di Borgogna abbia stimolato il suo interesse per l'arte nei diversi campi

Sono d'accordo con te, Elena, grazie. Come ho scritto, i rapporti con la Borgogna erano stretti anche per via di ripetuti matrimoni con quella casata. Prima di Amedeo VIII, Tommaso III aveva sposato nel 1274 Guia di Borgogna e Edoardo, figlio di Amedeo V, nel 1307 aveva sposato Bianca di Borgogna.
Credo che, soprattutto dopo che l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo premio' la politica diplomatica di alleanze e contro-alleanze di Amedeo VIII, conferendogli proprio nel castello di Chambery il titolo di duca nel 1416, il duca abbia cercato di colmare il gap culturale tra la sua corte e quella di Borgogna (o di Berry) per non fare sempre la figura del "parente povero" :)
Amedeo VIII mi affascina, nonostante non susciti affatto le mie simpatie. Di aspetto, non era un bell'uomo: viene descritto di costituzione fragile, pure un poco strabico, nei ritratti non mi piace. Al contrario dei suoi predecessori, non ha nulla del nobile cavaliere e signore medievale, non ama i tornei, la caccia, cavalcare e preferisce ricorrere alla diplomazia piuttosto che alle armi (fu detto Il Pacifico). Non capisco proprio il suo ritiro nell'eremo di Ripaglia, la sua (presunta?) vocazione religiosa, l'esperienza come antipapa: alla fine mori' per cosi' dire da semplice cittadino, ne' duca ne' papa. Come duca, aveva abdicato in favore del figlio Ludovico per diventare papa. Come Felice V, non riscuotendo grossi seguiti, aveva rinunciato al suo ruolo in favore del nuovo papa di Roma Niccolo' V, non senza aver prima ricevuto la convalida di tutti gli atti emanati come Felice V e il ritiro delle condanne a suo carico.



Eppure forse e' la sua modernita', in un certo qual senso, a interessarmi. Pur senza condurre la sua contea alla guerra, ottiene importanti ampliamenti territoriali e quel salto nella scala gerarchica nobiliare cui i Savoia ambivano da tempo: ottimi risultati con minima spesa, si potrebbe dire. Capisce il ruolo che le arti, la corte, il cerimoniale di corte e religioso possono svolgere e li sfrutta per il proprio prestigio. Organizza modernamente il ducato, attraverso l'emanazione degli Statuti del 1430: il potere centrale a Chambery (con l'Hotel, la Camera dei Conti, la Tesoreria, il Consiglio) e un sistema decentrato di castellanie, riunite in balivati, che fanno da tramite tra Chambery e il potere locale.
Curiosa la storia dei suoi resti. Venne sepolto a Ripaglia e l'eremo divenne meta di pellegrinaggi per via della fama del duca-papa asceta. Si parlo' anche di guarigioni miracolose finche' il monastero venne saccheggiato e il monumeto funebre distrutto. La tradizione pero' dice che la salma venne messa in salvo in una bara di cipresso, trasportata nel Duomo a Torino con Emanuele Filiberto e spostata poi da Carlo Alberto nella Cappella vicino alla Sindone.
Di contro, secoli dopo questi fatti, Voltaire riprese il ritiro del duca a Ripaglia come sommo esempio di condotta licenziosa e sconveniente dei religiosi: si dice che il duca e i suoi seguaci vi conducessero una vita tutt'altro che penitente e morigerata.

Ripaglia


Edited by Maria Clotilde - 10/11/2013, 00:25
 
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view post Posted on 10/11/2013, 12:41
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Marie-Antoinette

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Un piccolo commento sul lampadario,perche' mettere in una cappella di un castello un lampadario moderno?
Amedeo e' una figura interessante,ha dato un contributo notevole alla cultura,mi sembra un modo saggio di governare invece di fare le guerre. Mi ha incuriosita il tuo accenno alla sua vita dissoluta mentre era in ritiro spirituale. Quali sono gli indizi che fanno credere a queste storie?
 
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view post Posted on 10/11/2013, 14:15
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L’esploit, per cosi’ dire, di Amedeo VIII nel campo dell’accrescimento del prestigio anche attraverso le arti si avvantaggia di un terreno preparato nel secolo precedente, il Trecento, durante il quale si intensificano i rapporti e gli scambi con Parigi e altre corti francesi, aumentano le spese suntuarie, si lavora per rendere piu’ confortevoli le dimore, si inizia a prendere contatti con artigiani ed artisti, anche attraverso l’intermediazione di veri e propri agenti, banchieri e mercanti d’arte. Nulla di eccezionale ma tutti segni di un processo di avvicinamento dei conti sabaudi al mondo artistico d’Oltralpe.

Con Amedeo V siamo a cavallo tra il Duecento e il Trecento. Sono riportati lavori di ammodernamento al castello di Le Bourget, usato come residenza di caccia e come dimora data la sua vicinanza al lago omonimo: tra gli artisti registrati i pittori Peronet de Seyssel, Giovanni Lombardo e Giorgio dell’Aquila o dell’Agli, lo scultore Guillaume d’Albertville e un maestro vetraio Jehan.

Cio’ che resta oggi del castello di Le Bourget, costruito da Tommaso II di Savoia, 1250 circa (foto da www.bourgetdulactourisme.com/)




Altri lavori di abbellimento e ristrutturazione sono condotti nei castelli di Chambery, Chillon e soprattutto Gentilly, vicino a Parigi.
Amedeo V aveva svolto un ruolo diplomatico di mediazione molto importante e fruttuoso per conto del re di Francia Filippo il Bello durante la guerra franco-fiamminga. Come compenso il re gli aveva assegnato una rendita annua; il successore Luigi X lo aveva nominato consigliere nel Consiglio del Re. Era importante per Amedeo V acquistare una residenza vicino a Parigi per mantenere i buoni rapporti con la casata francese.
Acquista una residenza a Gentilly e apre un cantiere per ampliarla e abbellirla, rendendola adatta alla funzione di rappresentanza che doveva svolgere. Si avvale di artisti della capitale francese, spesso legati ai sovrani, “imitando” le scelte e i gusti di quest’ultimi. Putroppo anche di Gentilly non resta traccia. Chi ha lavorato sulle fonti descrive cosi’ il castello: “a pianta abbastanza semplice, a due piani, con una sola torre in pietra.” Le stanze di rappresentanza erano al primo piano: “una loggia o galleria (con soffitto ligneo dipinto, poggiante su nove pilastri in pietra, opera di Jean de Vilars), un’anticamera di fronte alla camera domini, la camera domini (dipinta, come la galleria, da Giovanni e Guidoto Forneris, e la magna sala alta. I lavoranti di Jean de Vilars aprirono nuove porte e finestre in tutte le camere, costruirono un nuovo muro di cinta attorno al giardino (e si cita anche un jardinar che oltre a potare le piante creo’ sentieri di ghiaia), una fontana, una colombaia e una grangia.” Al pian terreno c’era la cappella, che il conte fa dipingere, decorare e arredare con messali, arredi, una croce d’altare in oro.
Durante la permanenza dei conti alla corte di Parigi (parteciparono anche all’incoronazione di Filippo il Lungo a Reims), continuarono gli acquisti dai mercanti, artisti, orafi francesi e miniaturisti del nord ma seppero anche guardare all’Italia, per quanto riguarda la pittura: chiamarono da Firenze il pittore giottesco Giorgio dall’Aquila e dal Piemonte i due Forneris. Nella cappella di Chillon i dipinti erano stati affidati al pittore Jacques: oggi si possono vedere ancora le figure religiose sulla volta e su alcune pareti.
Questo spaziare nella scelta degli artigiani e artisti fa supporre una certa consapevolezza artistica, competenza ed equilbrio nei gusti da parte di Amedeo V.

Castello di Chillon, sulle rive del Lago di Ginevra. Questo castello e’ sopravvissuto fino a noi e possiamo quindi farci un’idea delle decorazioni risalenti al ‘200 – ‘300. Volevo parlare solo delle committenze di Amedeo V, per poi passare a quelle degli altri conti sabaudi del ‘300 ma ho scoperto questo castello e mi sembra giusto dedicargli qualche parola in piu’.


Foto di Bolla Ugo

Le foto successive sono prese dal sito http://www.patrimoine.vd.ch/fr/monuments-e...eau-de-chillon/ dove potete trovare anche un’accurata descrizione degli interni e degli esterni, una specie di visita virtuale.
Di sicuro era gia’ propieta’ dei Savoia nel 1150. Tommaso I, Pietro II, Amedeo V, Aimone e Amedeo VI, Amedeo VIII contribuirono in vario modo all’ingrandimento e abbellimento del castello, fino al 1536, quando i Savoia ne persero la proprieta'.

I sotterranei risalenti al 1200 per lo piu’


Sala dello scudiero: notevoli le due colonne in legno di quercia, del 1270 circa. Personalmente ritengo un miracolo che si siano conservate cosi’ bene.




La chambre d'hôtes : di origine savoiarde sono le decorazioni in alto, il soffitto a botte a cassettoni. Si notino lo stemma e il motto dei Savoia.


La camera domini, la camera riservata al conte/duca di Savoia. Le pareti sono decorate con pitture di elementi naturali e animali, ricche di simboli medievali, tra cui risaltano la croce e il fleur de lys, da intendersi come simbolo della Vergine e non dei re di Francia, dato il contesto in cui siamo. Le pitture furono eseguite nel 1341-44 dal pittore di corte, Jean de Grandson, della cerchia di Giorgio dell’Aquila. La ristrutturazione della camera fu opera del conte Aimone. Non sono perfettamente conservate ma con un po’ di immaginazione riesco a vederle in tutta la loro bellezza.






La cappella, con la volta decorata dal maestro Jacques, in stile italianizzante, con soggetti religiosi imperniati intorno alla vita di Cristo.




Se per la pittura il conte si rivolge di preferenza all’Italia, per l’oreficeria e per la miniatura riconosce la superiorita’ dei fiamminghi e delle citta’ del nord e ad essi si rivolge per ampliare la sua biblioteca. Solo in un caso, per un libro di importanza relativa, si avvale di un miniaturista di Friburgo. “Tra i libri riportati in Savoia dalla contessa dopo il matrimonio (Amedeo aveva sposato Maria di Brabante, figlia del duca Giovanni I, mecenate e protettore di menestrelli e poeti, mia nota) e quelli donati negli anni seguenti ad Amedeo V e alla sua sposa da personaggi della corte di Brabante (come la Chronique d’Alberic-des-Trois-Fontaines oggi alla Biblioteca Nazionale di Parigi), si era infatti costituito presso la corte (non sappiamo se a Chambery o a Le Bourget) un piccolo nucleo di manoscritti, quasi tutti profani, opera di miniatori originari dell’Artois, della Piccardia, dell’Hainaut, con miniature caratterizzate da un linguaggio grafico ricco di dettagli e particolari, descrizioni naturali e di animali di grande bellezza, personaggi dalle carnagioni pallide con capigliature fiammeggianti, a onde o a grossi boccoli, e una gamma cromatica dominata da tinte brillanti, soprattutto rosa acceso e azzurro.”

(L’affermarsi della corte sabauda, a cura di Paola Bianchi e Luisa Clotilde Gentile, , Silvio Zamorani editore - in particolare il saggio di S. Castronovo)
 
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view post Posted on 10/11/2013, 14:56
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CITAZIONE (MmeAnna @ 10/11/2013, 12:41) 
Mi ha incuriosita il tuo accenno alla sua vita dissoluta mentre era in ritiro spirituale. Quali sono gli indizi che fanno credere a queste storie?

Guarda, credo che non ci siano certezze.
Di fatto Amedeo continuo' a influenzare il figlio nel governo del ducato e ricevette a Ripaglia anche degli ambasciatori, cosa che si concilia poco con chi abbia deciso di staccarsi dalle cose di questo mondo. Si era ritirato con alcuni cavalieri e nobili che lo avevano servito nella guida dello stato e, prima di cedere formalmente il potere al figlio, si era premurato di assegnare a se' e ai suoi compagni di meditazione una rendita cospicua.... ma pensiamo anche all'epoca in cui siamo: non e' che il mondo cattolico pullulasse di San Franceschi.
Ci furono anche testimonianze di chi vide gli "eremiti" dediti ai piaceri della vita: vini, banchetti, feste e cortigiane. La testimonianza piu' autorevole fu quella di Enea Silvio Piccolomini che visito' il monastero, parlando di uno stile di vita "assai piu' voluttuosa che spirituale".
Io resto ancora nel dubbio. Qualcuno ha altri indizi, a favore di una tesi o dell'altra?

Edited by Maria Clotilde - 10/11/2013, 16:54
 
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view post Posted on 10/11/2013, 15:09
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Marie-Antoinette

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Cara Silvia, sono stupefatta dalle immagini e dalle vicende che ci racconti.
Effettivamente la storia del Piemonte è poco nota ai più. Sarà che molti, che non siano piemontesi, non provano attraverso di loro un sentimento di appartenenza alla nazione. Bisogna dire che i Savoia moderni non hanno fatto niente per suscitarlo.
Pur tuttavia, dovremmo spogliarci di questo pregiudizio e ritrovare comunque nei secoli passati ed anche in questo territorio una delle origini della nostra storia.
E' giusto secondo me parlare anche delle loro dimore, perchè le memorie di pietra aiutano a immaginare e ricordare il passato.
La sala dello scudiero a Chillon è meravigliosa! Mi sembra di vedere i conti/duchi assisi su alti scranni accanto al fuoco e i menestrelli che cantano.
 
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view post Posted on 10/11/2013, 16:44
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CITAZIONE (elena45 @ 10/11/2013, 15:09) 
E' giusto secondo me parlare anche delle loro dimore, perchè le memorie di pietra aiutano a immaginare e ricordare il passato.
La sala dello scudiero a Chillon è meravigliosa! Mi sembra di vedere i conti/duchi assisi su alti scranni accanto al fuoco e i menestrelli che cantano.

Condivido pienamente!
E la sala dello scudiero è davvero suggestiva!

Volevo aggiungere, su Amedeo VIII, che lo zio della moglie, se ho capito bene, dovrebbe essere stato il duca Jean de Berry, detto il Magnifico, famoso come mecenate e uomo di cultura ( che commissionò, agli inizi del 1400, un meraviglioso Libro d'Ore, opera dei fratelli Limbourg). Quindi, come dicevate, la corte di Borgogna era veramente un esempio splendido per Amedeo VIII.

Riguardo alla scelta di Amedeo di ritirarsi nell'ultima fase della sua vita, mi sembra di aver letto che non era così inusuale (anche Carlo V d'Asburgo si ritirò in un convento negli ultimi anni della sua vita).
Non vorrei dire una cavolata, ma forse può c'entrare col fatto che la religiosità, nel medioevo, era completamente diversa da come la intendiamo al giorno d'oggi. Il timore di Dio, ma anche le tante superstizioni che gravavano l'animo dei cristiani dell'epoca, inducevano a "prepararsi" nell'approssimarsi della morte. (Questo discorso, forse, potrebbe valere anche per la contessa Adelaide).
 
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CITAZIONE (reine Claude @ 10/11/2013, 16:44) 
Riguardo alla scelta di Amedeo di ritirarsi nell'ultima fase della sua vita, mi sembra di aver letto che non era così inusuale (anche Carlo V d'Asburgo si ritirò in un convento negli ultimi anni della sua vita).
Non vorrei dire una cavolata, ma forse può c'entrare col fatto che la religiosità, nel medioevo, era completamente diversa da come la intendiamo al giorno d'oggi. Il timore di Dio, ma anche le tante superstizioni che gravavano l'animo dei cristiani dell'epoca, inducevano a "prepararsi" nell'approssimarsi della morte. (Questo discorso, forse, potrebbe valere anche per la contessa Adelaide).

Giusto, Tiziana! Non avevo fatto il collegamento tra Adelaide ed Amedeo: potresti benissimo aver ragione, il ragionamento fila :) Grazie.
Vi ringrazio per la partecipazione: e' bello condividere le conoscenze.
 
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view post Posted on 10/11/2013, 17:43
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CITAZIONE (elena45 @ 10/11/2013, 15:09) 
Effettivamente la storia del Piemonte è poco nota ai più. Sarà che molti, che non siano piemontesi, non provano attraverso di loro un sentimento di appartenenza alla nazione. Bisogna dire che i Savoia moderni non hanno fatto niente per suscitarlo.
Pur tuttavia, dovremmo spogliarci di questo pregiudizio e ritrovare comunque nei secoli passati ed anche in questo territorio una delle origini della nostra storia.

Sai, Elena, che, mentre leggevo e ricercavo queste informazioni/immagini, stavo facendo riflessioni simili alle tue? C'entra relativamente l'essere piemontese o meno: francamente, e lo dico senza boria, non so quanti in Piemonte sappiano chi fosse non dico un Amedeo V o un Pietro II ma nemmeno un Amedeo VIII o addirittura Emanuele Filiberto, di cui prima o poi riusciro' a scrivere qualcosa. Nel mio caso l’interesse innato per la storia si e’ unito all’ammirazione delle opere d’arte che ho occasione di vedere facilmente ma trovo un peccato che cadano nel dimenticatoio figure minori ma comunque interessanti come quelle di alcuni conti e duchi Savoia solo per colpa degli errori degli ultimi Savoia Re d’Italia.
Secondo me si e’ passati dall’epica risorgimentale, che ha esaltato oltremisura i Savoia dell’epoca ma anche tutta la dinastia (spesso distorcendo la realta’ storica: Emanuele Filiberto non pensava all’unita’ d’Italia quando sposto’ la capitale a Torino; Adealide e Oddone non immaginavano il ruolo dei Savoia per l’Italia quando unirono i possedimenti al di la’ e al di qua delle Alpi) alla denigrazione in toto di mille anni di dinastia, come reazione agli errori imperdonabili di Vittorio Emanuele III e come reazione alla stessa agiografia risorgimentale. Ci vorrebbe adesso una posizione di equilibrio che analizzi e studi storicamente i documenti, i fatti, essendo critici laddove sia necessario, riconoscendo i meriti laddove ce ne siano.
Gli stessi autori dei saggi contenuti nel libro gia’ citato, L’affermarsi della corte sabauda, precisano che hanno citato solo i nomi degli artisti documentati e registrati come di stretta pertinenza dei conti-duca di Savoia. Probabilmente il numero e’ piu’ ampio di quello conosciuto ad oggi e servirebbero altre ricerche e studi. Riportano, pero’, “le difficolta’ (paradossali) che ancora oggi lo storico che studi le vicende sabaude incontra rispetto ai colleghi che indagano su altre storie politiche e dinastiche. (omissis) Che rapporto puo’ avere la messa in discussione della positivita’ del ruolo svolto dai Savoia nelle sorti dell’Italia otto-novecentesca con le remore ad affrontare serenamente e correttamente la storia degli antichi Stati italiani fra Cinque e Seicento? Evidentemente nessuno, stando al comune buon senso storiografico e al consapevole esercizio del mestiere; un rapporto, invece, riflesso se si intende reagire ideologicamente, con segno uguale e contrario, all’antica tendenza sabaudista a intrepretare teleologicamente la vocazione italiana dei Savoia.” (Paola Bianchi)
 
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view post Posted on 10/11/2013, 21:27
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Marie-Antoinette

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Credo che purtroppo tutto si riduca ai pregiudizi e ai cattivi giudizi che le ultime generazioni dei Savoia hanno prodotto con i loro atti non proprio eroici. Un errore tremendo dal punto di vista culturale,perché stiamo perdendo una parte importante della nostra memoria storica. Essere o meno piemontese ha poco a che fare con l'interesse storico che dovremmo provare.
C'è così tanto da imparare su una dinastia molto trascurata, per questo seguo con interesse ciò che scrive Silvia.
Onestamente non avrei mai immaginato che ci fossero tante figure interessanti tra i Savoia.
Grazie Silvia.
 
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view post Posted on 10/11/2013, 21:29
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Il conte Aimone e’ un personaggio minore della dinastia sabauda, che si distinse per due soli imprese artistiche: la decorazione della camera domini del castello di Chillon, gia’ vista, e il cantiere principale presso l’abbazia di Hautecombe sul Lago di Bourget.

Foto di Semnoz



Le origini dell’abbazia sono benedettine e risalgono al 1100 circa. I Savoia avevano donato il terreno su cui sorge l’edificio all’abate e iniziarono a seppellirvi i membri della propria casata, sull’esempio di altri edifici religiosi piu’ illustri, forse la stessa Saint Denis. Vi furono sepolti circa 40 principi e principesse.
Lo stato attuale dell’abbazia, dopo le distruzioni del periodo rivoluzionario, si deve ai lavori di restauro e ricostruzione di Carlo Felice, che scelse il Melano come architetto incaricandolo di costruire un edificio in stile gotico, rispettando l’aspetto che l’abbazia aveva nel Quattrocento-Cinquecento.
www.chemin-neuf.org/spip/spip.php?article1025: qui c’e’ la possibilita’ di un vero tour virtuale (io preferisco quelli dal vivo: questo mi ha fatto venire i giramenti di testa ;))

I lavori ai tempi di Aimone portarono qui pittori (Giorgio dell’Aquila e il suo collaboratore Jean de Grandson), scultori e maestri vetrai, sotto la direzione di Jean de Brecquessent, uno scultore/progettista forse contattato a Parigi tramite Bianca di Borgogna, moglie di Edoardo di Savoia. Le vetrate e le pitture della cappella dei Principi sono andate perdute. Restano dei frammenti delle sculture che ornavano il sarcofago di Aimone, la galleria scolpita a parete con i dodici apostoli e l’altare.

Con Aimone abbiamo la documentazione del nuovo rapporto che si instaura tra il conte e l’artista, che diventa per la prima volta in casa Savoia un artista di corte ufficiale. Si ha traccia della nomina di Giorgio dell’Aquila quale “pictor et operaius noster de arte sua pictatoria”, pittore di corte, per il buon servizio reso da Giorgio ad Aimone e al suo predecessore. Questa posizione comporta tutta una serie di vantaggi, ben precisati, che vanno dalla trasmissibilita’ dell’incarico agli eredi a donazioni di terra, una pensione annua e rendite ulteriori, in cambio di una dichiarazione di fedelta’ e omaggio al conte.

A differenza di Amedeo V, Aimone spese molto meno in arredi, gioielli, abbigliamento, libri. Eredito’ la biblioteca ma non la amplio’ se non per due manoscritti eseguiti non per lui ma per la figlia di Edoardo di Savoia, Giovanna, e per la di lei madre, Bianca di Borgogna: si tratta del Livre d’heures di Giovanna di Savoia (Museo Jacquemart-Andre’, Parigi: accidenti, questo non l’ho fotografato :( Che peccato: dovro' tornarci ;) ) e le Heures de Savoie (Yale).
A questo link si possono vedere le pagine delle Heures de Savoie: http://130.132.81.94/dl_crosscollex/SetsSe...=ITEM&curpage=1

Edited by Maria Clotilde - 10/11/2013, 21:52
 
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view post Posted on 12/11/2013, 11:08
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Cercando su Google Map la posizione dell'Abbazia di Hautecombe, scopro che si trova a picco sul lago del Bourget, che è il più grande - tutto compreso - in territorio francese (il lago di Ginevra è solo in parte francese), e si trova a nord di Chambery; secondo il lago di Annecy poco distante.

E mi è venuto anche la curiosità di definire geograficamente la Savoia, confrontata con i confini attuali.



Nella cartina è riportato in blu il lago di Ginevra, ma non sono segnati i laghi del Bourget e di Annecy che trovi in quella seguenti:

...

I monumenti che ha citato Silvia, il castello di Chambery e la Sainte Chapelle, le rovine del castello di Le Bourget e l'abbazia di Hautecombe, si trovano allineati sul lato sinistro (ovest) del lago.
Mentre il castello di Chillon si trova sulla punta destra (est) del lago di Ginevra.
Bisogna proprio andare in Francia o in Svizzera per vederli.....

Edited by elena45 - 12/11/2013, 14:14
 
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view post Posted on 12/11/2013, 12:41
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Le nuove informazioni sull'Abbazia di Hautecombe sono molto interessanti,in effetti le visite dal vivo sono più emozionanti. Beata te Silvia che puoi visitare questi luoghi meravigliosi con facilita'.
Elena riesci a fornirci sempre delle chicche. Grazie ad entrambe :th_039_.gif:
 
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view post Posted on 12/11/2013, 14:17
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Marie-Antoinette

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Anche la valle di Susa non è evidenziata nella cantina di cui sopra, per cui la riporto qui:



Oltre al castello di Adelaide (nel territorio di Susa) e all'abbazia di Sant'Antonio di Raverso (nel comune di Buttigliera Alta, all'imbocco della valle) che ha citato Silvia nelle pagine precedenti, ricordo come una visione una costruzione imponente sulla cima di un colle che mi colpì quando percorsi, molti anni fa, la strada per Sauze d'Oulx.
Forse quello che vidi era il più famoso complesso abbaziale del Piemonte, simbolo della regione:

ABBAZIA-SACRA-DI-SAN-MICHELE
La Sacra di San Michele, nella bassa Val di Susa (comuni di Sant'Ambrogio e Chiusa San Michele), sul monte Pirchiriano.

E'affascinante la storia che ho letto brevemente su questo antichissimo monumento, che si inserisce nella diffusione del culto di San Michele Arcangelo: già nel V secolo sul promontorio del Gargano sorse il più antico luogo di culto micaelico dell’occidente, il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo. In Francia nell' VIII secolo, su un altro promontorio, sulla costa della Normandia, fu consacrato all’Angelo un santuario detto di Mont-Saint-Michel. Il complesso piemontese pare risalga al X secolo. E la cosa straordinaria è che i tre complessi sono allineati in linea retta!

Non mi pare che i Savoia abbiano contribuito alla costruzione. Certo è che nell'Ottocento, per iniziativa di Carlo Alberto, le salme di ventiquattro reali di casa Savoia, traslate dal duomo di Torino, furono tumulate nel Santuario: tra questi il Cardinal Maurizio.
Sul posto dove la tradizione ne indica il sepolcro, anche se non è stata mai trovata, c'è una lapide commemorativa in memoria di Tommaso I (1178-1233).

Oppure, nel mio ricordo, si tratta del complesso fortificato di Exilles:

1024px-DSCF2335-Exilles
Il forte di Exilles, nel comune omonimo.
Uno dei più importanti sistemi difensivi del Piemonte, il complesso risale al VII secolo ed è stato posseduto alternativamente dai Francesi e dai Savoia. Il trattato di Utrecht, alla fine della Guerra di Successione Spagnola, nel 1713, sancirà la definitiva appartenenza della intera Valle di Susa (e, quindi, anche del forte di Exilles) al neonato Regno di Sicilia, che poco dopo diventerà Regno di Sardegna.

Edited by elena45 - 15/6/2020, 13:59
 
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