Complimenti per le foto e le immagini, non solo in questa discussione, a volte esse sono davvero inedite, almeno per me!
Vorrei postare un "caso" che riguardò proprio i Savoia sul finire del Trecento e che ho letto sul libro "Savoia" di Gianni Oliva. Se non fosse per l'epoca accaduta, questa vicenda avrebbe monopolizzato le tv di oggi per settimane.
Amedeo VII detto il conte Rosso, figlio di Amedeo VI detto a sua volta il conte verde per via del colore scelto per una sua partecipazione al torneo cavalleresco e che di quel colore sarà sempre legato, morì il 1° dicembre del 11391 dopo atrocissime sofferenze. Durante la pietosa agonia, sul letto di morte pare urlò ai presenti i nomi di coloro che secondo lui lo avevano avvelenato. Amedeo VII aveva appena ventitrè anni e la sua precoce dipartita era già sufficiente per attizzare le voci su un presunto avvelenamento, figurarsi il fatto di urlare al mondo i nomi di potenziali assassini.
Gli ingredienti per pensare a un "omicidio" ci sarebbero tutti: la corte è spaccata in tre partiti; uno è quello dei conti di Savoia -Acaia che sarebbero chiamati alla successione nel caso in cui, il figlio di Amedeo VII morisse a pochi anni di età; i fedeli della contessa madre Bona di Borbone madre del conte Rosso e i sostenitori della contessa Bona di Berry moglie del defunto in questione.
Le due donne rivali sono pedine di altrettanti casate nobiliari e feudali francesi che mirano a controllare la contea sabauda e impossessarsi di quella zona strategica che conduce in Svizzera e in Francia.
I sospetti si concentrano sul medico boemo Jean de Grandville, un luminare dell'epoca che ha servito come medico prima l'imperatore Venceslao IV, poi del duca di Borbone fratello di Bona e dunque cognato del conte.
Consultato anche dal conte per una incipente calvizia il medico cerca di porre rimedio come può avendo a disposizione solo le conoscenze dell'epoca e i mezzi scarni sotto le sue mani. La cura non sortisce effetto e anzi, per i detrattori, sarebbe la causa scatenante del male che ha portato all'altro mondo Amedeo VII. Chimato a discolparsi davanti al Consilium cum domino è dichiarato innocente e messo in libertà.
I sostenitori di Filippo di Acaia invece, convinti della colpevolezza del medico lo arrestano e gettano in prigione, ma esso viene liberato da alcuni partigiani della contessa Bona di Borbone moglie del defunto. La contessa madre sospettata adesso attira tutte le ceertezze del caso, nel frattempo Amedeo di Acaia giura di vendicare la morte del priuncipe e, sollecitato dal duca di Berry, porta con se i suoi armati in Savoia per istruire un nuovo processo. La contessa madre si allontana mentre si scatena la caccia all'uomo.
Lo speziale,Pietro di Lompes,che ha fornito a Grandville, le pozioni per il rimedio alla calvizia del conte è trascinato alla sbarra e torturato dal Consiglio composto da avversari della fazione francese, esso dichiara quanto Amedeo d'Acaia vuole sentirsi dire: esso afferma le sue colpe, l'esistenza del complotto organizzato dalla contessa e l'esecuzione compiuta dal Grandville.
Davanti alle porte del castello di Chambery (all'epoca "capitale" dello stato sabaudo) lo speziale, dichiarato dal consiglio, colpevole, viene decapitato, il suo corpo fatto a pezzi e posti in diversi barili spediti in diverse città della contea sabauda per dimostrare che il caso è chiuso e l'esecuzione compiuta.
Nel frattempo il duca di Berry (della fazione dei d'Acaia) ha catturato e rinchiuso nuovamente il Grandville che sotto tortura ammette che la contessa madre voleva avvelenare il figlio per governare da sola i domini sabaudi. Il Grandville afferma che il complotto e l'avvelenamento ha avuto l'appoggio di due membri del consiglio comitale: Luigi di Cossonay e di Oddo di Grandson, il primo già morto, mentre il secondo riesce a fuggire. Amedeo d'Acaia istituisce il processo contro di lui e nel frattempo confisca beni e domini del presunto responsabile.
La situazione però non va oltre le intenzioni: la nobiltà non crede alla responsabilità della contessa madre e si stringe attorno alla sua persona mentre intanto l'erede Amedeo supera i problemi fisici della prima infanzia a si accinge a raggiungere l'eta necessaria per imposessarsi dell'eredità. Sembra tutto finito quando un colpo di scena rimette tutto in discussione.
Nell'aprile del 1394, frate Guglielmo Francon che fin dal 1393 aveva prestato servizio alla corte di Chambery, per poi trasferirsi in Borgogna, si presenta a Macon davanti al vicario del priore dei Frati Minori e dichiara che due anni prima aveva accolto la confessione del condannato a morte Pietro di Lompes che aveva giurato di essere all'oscuro della vicenda e che le confessioni erano state fatte sotto tortura.
Il frate impietosito aveva supplicato Amedeo d'Acaia si non condannare a morte un innocente ma Amedeo lo aveva allontanato in malo modo.
Durante la esecuzione, inoltre, molti armati facevano gran chiasso per evitare che il condannato si discolpasse pubblicamente. Acaia aveva la coscienza sporca.
Il caso imbocca un nuovo percorso, vengono spedite missive e frati alle corti borgognone e Parigine,il caso diventa quasi internazionale, il duca di Borgogna e Bona di Borbone, madre del defunto riescono ad aprire il caso, cosa assai rara per l'epoca, e dopo un attento esame e la confessione di frate Guglielmo che scagione lo speziale, i resti di questo vengono ricomposti per essere sepolti dignitosamente a Chambery.
Il duca di Berry isolato lascia libero il medico Grandville che confessa il fatto che le sue accuse erano infondate ed estorte con la tortura. Il caso in se per se sarebbe chiuso se non fosse per una appendice.
Oddo di Grandson accusato di essere la mente del falso complotto, dopo la vicenda si fa onestamente giudicare dalle corti inglesi, francese e borgognone ottenendo una totale e triplice verdetto di innocenza, tornato in Savoai per riappropriarsi dei beni, viene sfidato da un nobile della feudalità minore Gerard d'Estavayer lo accusa ancora del delitto e lo sfida non in tribunale, ma con cosiddetto "Giudizio di Dio".
Grandson, cavaliere cade nella provocazione e accetta la sfida che si terrà in piazza Bourg en Bresse trasformata in lizza, anziano, già malato nulla può contro il giovane accusatore che ha gioco facile nel vincerlo e ucciderlo proprio durante lo scontro trafiggendolo con una lancia. Triste epilogo per una vicenda che come detto prima, ha le caratteristiche dei nostri casi di omicidio che divampano nelle trasmissioni di delitti irrisolti o sotto indagine.
Non c'è che dire, un caso che avrebbe saziato la voglia di milioni di telespettatori nostrani se fosse accaduto oggi, e fatto lavorare la trasmissione Linea Gialla per anni interi e fatto la felicità di Bruno Vespa pronto negli studi di Porta a Porta con il plastico del luogo del delitto, fior fiori di avvocati e le lacrime di Bona che si dichiara innocente!