Cristina di Francia: la prima Madama Reale (1606 – 1663)
La guerra civile (ovvero: parenti serpenti )
Sotto il governo di Vittorio Amedeo I, il duca e la duchessa Cristina riescono a mantenere un atteggiamento diplomatico equidistante dagli Spagnoli e dai parenti francesi di lei, al contrario della sorella del duca, Margherita, e del principe Tommaso, che si schierano apertamente con la Spagna.
Nonostante questo Vittorio Amedeo e’ costretto da Richelieu a cedere Pinerolo.
Vittorio Amedeo, uomo di pace costretto alla guerra, pensa anche all’edilizia urbana e al prestigio del duca: incarica Carlo di Castellamonte di edificare un nuovo palazzo ducale, impresa che sara’ portata avanti solo sotto la reggenza di Cristina, a causa della morte prematura di Vittorio e della guerra civile che ne scaturira’.
Vittorio muore nel 1637, durante un banchetto dopo il consiglio di guerra: coliche addominali e forti febbri colpiscono sia il duca sia due suoi collaboratori. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi di un avvelenamento organizzato da Richelieu. Un conte muore. Il duca peggiora e Cristina riesce appena a raggiungerlo prima della morte per la successione:
Maria Cristina sara’ reggente per il figlio Francesco Giacinto.
La situazione di Cristina non e’ facile: la Francia vede gia’ suo il ducato sabaudo, convinta che prima o poi la duchessa chiedera’ aiuto ai Francesi.
Tommaso e Maurizio vogliono rientrare a Torino per minacciare la reggenza e conquistare il potere, in nome della cacciata dei Francesi dai territori sabaudi; Tommaso e’ appoggiato dall’esercito spagnolo. Il cardinale Maurizio si mostra (o e’) interessato a Maria Cristina come donna: di sicuro pensa di subentrare al fratello come duca.
Cristina e’ sicura di se’, forte anche della presenza costante al suo fianco di Filippo d’Aglie’. Nonostante le accuse di essere al soldo dei Francesi, non si piega nemmeno alle
mire di Richelieu e gli tiene testa in piu’ di un’occasione. Ella pensa a governare solo nell’interesse del ducato e del
figlio, Carlo Emanuele, 4 anni, erede, dopo la prematura morte per un’improvvisa febbre di Francesco Giacinto, nel 1638, a 6 anni.
Tommaso e Maurizio puntano verso Torino, Tommaso conquistando le principali citta’ piemontesi. E’
la guerra civile tra i “madamisti”, fedeli alla Madama Reale, che espongono a Torino le coccarde bianche e azzurre,
e i “principisti”, che vedono nel ritorno di Tommaso e di Maurizio il ritorno dei Savoia contro l’ingerenza francese, che espongono le coccarde azzurre.
Chi e’ l’erede? Tommaso, che sta portando gli Spagnoli a Torino, o Carlo Emanuele, che potrebbe essere manovrato, come la madre, dai Francesi?
Tommaso scrive esplicitamente a Cristina di marciare verso Torino non con lo scopo di renderle omaggio ma per cacciare i nemici della Casa che ella ha introdotto a Torino e l’avvisa che anche Maurizio sta arrivando con seimila fanti e duemila cavalli. Insieme conquistano (o accettano come “dono”, se abitate da principisti) citta’ importanti come Chivasso, Ivrea, Biella, Cuneo, Carmagnola, Chieri.
I principini vengono trasferiti a Chambery.
Cristina vuole organizzare la difesa della capitale. Neanche quando Tommaso sara’ davanti alle mura di Torino, decidera’ di abbandonare la citta’, tra la commozione e le grida del popolo per il suo coraggio: “Viva la Madama!”
Nel 1639, Tommaso entra a Torino e la duchessa, grazie anche alla prontezza di Filippo, si rifugia nella
Cittadella per non cadere nelle mani di Tommaso e degli Spagnoli.
La Cittadella e’ la fortezza fatta costruire a Torino da Emanuele Filiberto che, trasferita la capitale a Torino, nel 1563, prima ancora di pensare ad organizzare la citta’ che non era stata toccata dal Rinascimento italiano, si preoccupa di edificare la fortezza tra le piu’ sicure in Europa, chiamando i migliori ingegneri militari, prima di abbellirla con edifici civili e religiosi. Tommaso assedia la Cittadella e si adira perche’ la duchessa e’ riuscita a scappare: avrebbe voluto arrestarla.
Cristina era malvista dalla maggioranza dei Torinesi, prima perche’ vedevano in lei la causa dell’eccessiva presenza dei Francesi nel ducato, solo sulla carta alleati; poi perche’ la citta’ per mesi fu teatro di battaglia e di bombardamenti, trascinata in una guerra “per colpa della madama reale francese”. La popolazione rimasta fedele alla Madama Reale, invece, le portava alla Cittadella ceste di frutta e verdura per alleviarle il peso dell’assedio.
Prima di rifugiarsi nella Cittadella, Cristina aveva firmato un trattato con la Francia con cui si impegnava a cedere alla Francia alcuni luoghi strategici del ducato in cambio dell’appoggio francese nella guerra civile e del mantenimento del potere; lo stesso giorno, alla presenza di Filippo e dell'arcivescovo, aveva firmato anche una dichiarazione segreta, in cui confessava di essere stata obbligata a cedere alle richieste di Richelieu dai Francesi e dall’andamento negativo della guerra.
Infine, obbligata dai Francesi, Cristina si rifugia anch’ella a Chambery.
A questo punto Richelieu pensa di avere la duchessa e il ducato nelle sue mani. In realta’, in ripetuti incontri,
Cristina e Filippo resistono strenuamente e con fermezza alle richieste di Richelieu e di Luigi XIII di affidare il ducato alla protezione (cioe’ al possesso) della Francia e di portare il giovane erede Carlo Emanuele a Parigi. Cosi’ Filippo d’Aglie’ descrive il cardinale:
“Egli fa come il nibbio con i gran giri quando vuole ghermire il pollo”. Richelieu e’ adirato: arriva persino a minacciare Filippo e Cristina (e, poco tempo dopo, infatti, riuscira’ ad organizzare il rapimento di Filippo e a tenerlo prigioniero in Francia fino alla morte del cardinale.)
A Torino, l’intervento francese promesso e la
sconfitta del valoroso Tommaso, dovuta al mancato appoggio spagnolo, consentono nel 1640 la restituzione della citta’ e il
rientro di Cristina e Filippo in una Torino stremata. Il conte d’Harcourt, alla testa delle truppe francesi, rende onore al coraggio di Tommaso, consentendogli di lasciare la citta’ a bandiere spiegate e con il suono dei tamburi.
Solo nel 1642 pero’ Cristina, Tommaso e Maurizio arrivano ad un
accordo definitivo: Maria Cristina e’ riconosciuta come unica tutrice di Carlo Emanuele II, l’erede; i cognati ottengono un posto nel consiglio di reggenza; Tommaso ottiene la luogotenenza di Ivrea e Biella, Maurizio quella di Nizza. L’accordo viene coronato dal matrimonio della giovane Ludovica, tredicenne, con il quarantanovenne Maurizio, che lascia la porpora.
Il ducato di Savoia resta uno stato indipendente.
F. Du Quesnoy, busto del cardinal Maurizio di Savoia
Ludovica (Luisa) Cristina di Savoia