Cercando altre informazioni sull’interesse per l’arte di
Amedeo VIII, trovo conferma del fatto che il suo mecenatismo fu un tutt’uno da un lato con la sua politica ambiziosa di espansione e dall'altro con l’interesse religioso, visto anch’esso come strumento di potere, concezione della religione che lo portera' all’esperienza di antipapa col nome di
Felice V. Le arti sono uno strumento politico utile per bilanciare i rapporti con
le principali corti di riferimento: Borgogna, Berry e Parigi. Amedeo VIII fu committente di opere architettoniche, pittoriche, miniature, lavori di oreficeria, arazzi, stoffe.
Amedeo era il primogenito del
Conte Rosso, Amedeo VII di Savoia. Nacque nel castello di Chambery nel 1383, respirando fin da piccolo un clima culturale prestigioso, quello della corte dei Berry: la madre era
Bona di Berry, figlia del duca di Berry.
Ritratto settecentesco di Bona di Berry
Altra corte di riferimento fu quella borgognona: a 10 anni il conte sabaudo sposa
Maria di Borgogna, figlia di Filippo l’Ardito, e ha occasione di conoscere le realta’ culturali e politiche francesi, prima a Digione per incontrare la principessa e poi a Parigi, per la presentazione al re.
Ritratto settecentesco di Amedeo VIII
La corte sabauda era e restera’ una corte itinerante fino al ‘500 almeno.
I
numerosi castelli non erano grandi, lontanti dai fasti e dalle comodita’ di quelli delle altre due corti o dei castelli svizzeri. Amedeo VIII apri’ diversi cantieri e maestranze per ricostruire, riadattare, ampliare i castelli di Pont-d’Ain, di Bourget, di Bourg, di Belley, di Chambéry e di Annecy. “Ed è stato giustamente sottolineato l’alto costo di queste ristrutturazioni, quotate nel 1415 in fiorini 500 per Pont-d’Ain, 2000 per Thonon, 500 per Montréal, 2000 per Ripaille, 600 per Annecy. I lavori erano indirizzati soprattutto al rafforzamento delle mura, delle torri, delle travature per gli interni, ma anche ai lavori per i grandi camini, essenziali per rendere abitabili gli ambienti e realizzare un comfort utile ed emblematico”. In tema di comfort, le finestre spesso erano prima chiuse con pelli o con tele imbevute di olio; adesso vengono chiamati dal duca maestri vetrai per chiuderle con vetrate, semplici o istoriate.
Non ho in effetto trovato cenno ad affreschi nel castello di Chambery ma per certo nel castello di Bourget era presente una camera detta
verde per gli affreschi alle pareti; un’altra camera nel 1415 era detta
generatum et cervorum alborum volantium, facendo pensare agli elementi naturalistici del gotico internazionale. Si sa della presenza di un pittore,
Maestro Boso, nel 1406 al castello di Pont-d’Ain, per affreschi con falchi e motivi della divisa ducale: lo stesso pittore era attivo in quei tempi alla corte del duca di Berry.
I grandi protagonisti dell’arredo della corte sabauda ai tempi di Amedeo VIII erano gli
arazzi e in questo campo egli fu davvero un collezionista, muovendosi nel contesto francese (Arras) e delle Fiandre. Si ricorda la collezione del castello di Annecy “con arazzi raffiguranti fanciulli in atteggiamento ludico presso una sorgente, su fondo bianco ornato di stemmi ginevrini; altra serie a fiori bianchi e conchiglie, su fondo blu scuro; altre sequenze con anitre, pavoni, gigli e rose, gigli e viti; altra con leoni e altra con san Giorgio; importanti le serie con scene di caccia, con dame nel giardino, intente alla danza, con falconi e cervi.”
Altri arazzi di cui si ha conoscenza sono quelli della
chambre noire semée des faucons Dorés; della
chambre aux brebis, per la stanza di Maria di Borgogna che amava questo tema; della
chambre aux fontaynes du Dieu d’Amour, di provenienza parigina.
Gli arazzi di Amedeo VIII erano decorati con la croce sabauda, il Fert e nodi di Savoia. Nell’inventario del 1431 “si distingue l’acquisto eccezionale di una camera in seta bianca, valutata nel suo complesso 1100 lire; si segnala nell’inventario il numero dei ramoscelli che ornavano la coperta, ed erano ben 287, con la raffigurazione di un terrazzo fiorito, al centro un albero in seta e oro, ornato con gli stemmi dei Savoia. Altri apparati tessuti per la stessa camera presentavano puttini, dame, alberi e frutti, cavalieri intenti alla musica, con flauti e cetre.” Peccato che nulla di tutto questo sia giunto fino a noi.
Notevole anche l’attenzione del duca per l’
abbigliamento, segno di prestigio e di potere, per il quale utilizzava ricamatori provenienti da Parigi, Lione, Ginevra e Avignone. Gli abiti erano impreziositi da ricami in oro per evidenziare i simboli dei Savoia, spighe o soli. I tessuti piu’ pregiati erano velluti e broccati delle Fiandre oppure martore ed ermellini per i mantelli.
Di pari passo si raffina il gusto per i
gioielli: nel 1409 il duca acquista da Parigi “catene d’oro, a maglie, diamanti incastonati in anelli d’oro, ma anche anelli con pietre, collari dorati per le dame, medaglioni in oro con l’immagine smaltata di san Maurizio, fermagli con perle, con rubini; interessante ancora che per la foggia dei gioielli fossero ricordati modelli
a la faczon di Boemia”.
Qualche nome di artisti operanti alla corte di Amedeo VIII.
Jean de Prindall lavoro’ a Ripaille e a Thonon per Amedeo VIII, dopo aver scolpito gli stalli in legno della cattedrale di Ginevra e la tomba del cardinale de Brogny.
Jean de Liège era indicato come
Magister castrorum Sabaudiae Comitatus: nel 1387 firma a Losanna gli stalli in Saint-François come
Architectus Sabaudiae.
Pittori ufficiali della corte erano
Gregorio Bono di Venezia e, successivamente,
Jean Bapteur di Friburgo, miniatore e pittore.
Giacomo Jacquerio e’ attivo nel 1411 a Thonon, chiamato dal duca sabaudo: sono documentate due tavole per Ripaille e per la chiesa di Thonon, dedicate a San Maurizio, santo caro ad Amedeo e ai Savoia. “Dal 1426, un documento significativo indica Jaquerio quale
Magistro Jacobo de Taurino pictori domini nostri quia pinxit capellam domini predicti apud Thononum; era dunque pittore di corte, carica già segnalata nel 1416 in rapporto ai principi di Acaia. E risulterà sempre più chiaro come, oltre la committenza di Ludovico d’Acaia, fosse stato l’incontro con Amedeo VIII a segnare la crescita della personalità del pittore, inserendolo in imprese a favore della città e degli Antoniani, a Ranverso.”
Segno dell’intreccio con il gusto del gotico internazionale, con un’attenzione acuta per il naturalismo, e’ la
Biblioteca ducale, il cui nucleo di partenza era costituito dai codici ereditati dal duca di Berry, arricchiti poi da acquisti a Pargi, a Ginevra, nei Paesi Bassi, in Lombardia.
Il duca riusci’ poi a creare un vero e proprio personale
scriptorium, in cui spiccarono i nomi di
Peronet Lamy, savoiardo, e, soprattutto, del gia' citato Jean Bapteur, svizzero, il miniaturista preferito da Amedeo. Alla Biblioteca Reale di Torino sono conservati due sontuosi messali di Amedeo VIII, 1440 circa.
Codice dell’Apocalisse, Madrid, Escorial. Jean Bapteur e’ l’artefice delle immagini narrative; Peronet Lamy si occupo’ dei bordi decorativi; Jean Colombe porto’ a termine l’opera. Si tratta di 49 fogli, decorati fronte e retro con 97 miniature nella parte superiore delle pagine; il testo e’ disposto nella parte inferiore, su due colonne, in caratteri rossi e neri.
Le ultime due immagini sono riproduzioni recenti su pagine dorate
Fu proprio Amedeo VIII a incentivare il viaggio di formazione di Bapteur, quale accompagnatore di Manfredo di Saluzzo, maresciallo di Savoia. Alcune delle tappe di questo tour: Piemonte, Milano e Lombardia, Veneto, Ferrara, Firenze, Siena, Roma, dove osserva e si appunta il Colosseo, che raffigurera’ poi in una della miniature del Codice dell’Apocalisse.
Dal Codice dell’Apocalisse si ricavano informazioni preziose sulla vita e sui costumi di corte; notevoli i cieli azzurri, novita’ di stampo fiammingo.
Jean Bapteur o sua cerchia,
Crocifissione, Palazzo Madama a Torino. Si notano il pathos dei gesti, il paesaggio realistico con le Alpi sullo sfondo, l’inserimento di personaggi della corte: Amedeo VIII e’ il vecchio con la barba bianca e cappuccio, sulla sinistra della croce, che guarda il crocefisso; la figlia di Amedeo, Maria di Savoia, e’ probabilmente la dama inginocchiata a destra, vicino alla Madonna. Per le diverse attribuzioni:
www.palazzomadamatorino.it/opera.php?id_opera=30Bapteur fu incaricato dal duca di essere il regista e l’ideatore delle decorazioni per le feste di corte, i tornei, funerali. Organizzo’ un gruppo di lavoro cui parteciparono vari artisti e maestranze: Jean de Lache di Losanna, Jean de Maitre Jacques, forse figlio naturale di Jaquerio, Maitre Henocin, mastro vetraio, Jean de la Roche e Jean de Metz di Lione, Pierre de Genève, Domenico di Venezia e ancora Peronet Lamy.
Jean Bapteur,
Libro d’ore del duca Ludovico di Savoia, figlio di Amedeo VIII, Parigi, Bibliothèque Nationale, ms lat. 9473
Piu’ sontuoso del Codice dell’Apocalisse, presenta una pagina con l’Incoronazione della Vergine, dove la Madonna e’ Anna di Cipro, sposa di Ludovico. “Anche gli interni dei castelli, con Ludovico e Anna di Cipro (o di Lusignano), si muovevano su paradigmi più sontuosi; è coinvolto Bapteur, già impegnato nel 1432 per affrescare a Thonon 120 nodi di Savoia e 140 motti con il Fert brunito e il rosso acceso; e i documenti avvertono che il miniatore-regista era accompagnato da artisti venuti da Losanna, il vetraio Jenin Loysel, ginevrino, altri lorenesi, di Metz, e un Domenico di Venezia.”
(Storia di Torino – Il basso Medioevo e la prima eta’ moderna, a cura di Rinaldo Combra, Giulio Einaudi editore)