Maria Antonietta - Regina di Francia

Rivoluzione napoletana, i nobili che si immolarono per la libertà.

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elena45
view post Posted on 18/1/2013, 11:49 by: elena45
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Marie-Antoinette

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Non so perchè, ma la Rivoluzione napoletana del '99 non viene mai ricordata, fatte salve le commemorazioni del bicentenario e qualche episodio sporadico.
A prescindere dal giudizio storico su Maria Carolina, sovrana illuminata e aperta alle idee liberali, che diventò implacabile contro i rivoluzionari perchè sconvolta dalla sorte della sorella, ritengo che la Rivoluzione napoletana fu un'occasione mancata per l'avvento della democrazia in Italia, di cui paghiamo le spese ancora oggi.

I martiri giustiziati con la restaurazione dei Borboni furono 124, 222 condannati all'ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all'esilio
(www.repubblicanapoletana.it/martiri.htm).


Tra i condannati vi sono alcuni rappresentanti illustri della classe borghese e intellettuale, ma anche alcuni aristocratici. La stessa Eleonora Pimentel Fonseca, in alto nella stampa d'epoca, apparteneva alla piccola nobiltà portoghese.
Morendo pronunciò le parole di Virgilio: " FORSAN ET HAEC OLIM MEMINISSE IUVABIT" (Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo).

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Eleonora Pimentel Fonseca (1752-1799).

Tutti conoscono la vicenda di Gennaro Serra di Cassano, giovanissimo principe napoletano, figlio del duca Luigi Serra e della principessa Giulia Carafa, che il 20 agosto del 1799 fu decapitato in piazza Mercato. Si narra che, prima di morire, si sia rivolto al popolo con le seguenti parole. "Ho sempre lottato per il loro bene ed ora li vedo festeggiare la mia morte".
Il padre fece chiudere in segno di lutto l'ingresso principale del palazzo di famiglia, che si affacciava sulla via Egiziaca a Pizzofalcone. Solo nell'anno del bicentenario, nel corso di una solenne cerimonia, il portone fu riaperto.


Gennaro Serra di Cassano (1772-1799)

Un'altra tragedia si consumò nella famiglia Pignatelli di Strongoli: i quattro figli del principe Salvatore e della nobildonna Giulia Mastrilli furono tutti liberali, ma due di loro, Ferdinando e Mario Pignatelli, furono catturati e giustiziati giovanissimi.


Ferdinando (1769-1799), Mario (1773-1799) e Francesco Pignatelli di Strongoli (1775-1853).

Francesco sfuggì alla cattura, ma conservò le sue idee. Più tardi sarà uno dei più stretti collaboratori del re Gioacchino Murat. Lo seguì in Russia, dove riportò gravi mutilazioni.
E pensare che lo zio paterno, omonimo, fu un fedelissimo di re Ferdinando, fino ad essere nominato Vicario generale di Napoli, quando il re fuggì in Sicilia durante i moti del '99.
In effetti la casata si spaccò tra giovani e anziani, perchè anche Diego Pignatelli (1774-1818), del ramo Terranova, partecipò alla Rivoluzione, ma fu graziato dall'intervento del Papa ed esiliato a Milano.
Gerolamo Pignatelli (1773-1848), del ramo Moliterno, Capitano del popolo durante la Rivoluzione assieme a Lucio Caracciolo, fuggì in Francia e scampò la morte.
Tratto da www.treccani.it/enciclopedia/girola...io-Biografico)/

E poi, c'è Luisa Sanfelice, una figura drammatica e molto controversa, ambigua per certi versi, ma anche lei fu una martire della libertà:


Luisa de Molina (1764-1800), moglie di Andrea Sanfelice, duca di Lauriano.

Ancora tra i nobili Filippo de Marinis (1778-1799), figlio del Marchese di Genzano, fu arrestato, segregato e giustiziato a soli 21 anni.

Di loro non ci sono immagini significative. Come si vede, l'iconografia è scarsa e di pessima qualità: è come se si fosse voluto cancellare il ricordo di questi martiri che, nell'ottica dell'aristocrazia, hanno "infangato" la classe cui appartenevano.

Edited by elena45 - 13/9/2018, 08:52
 
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