Su marie Claire.it un articolo sulla reggia di Versailles.
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Visita alla reggia di Versailles, ovvero: tiriamola fuori questa Maria Antonietta inside
Alla scoperta dei segreti e delle leggende del castello più famoso del mondo come tutorial completo "regine per un giorno" (e oltre).
di Redazione Digital - 6 Novembre 2017 - 11:26
E pensare che la Reggia di Versailles è nata da una condizione incurabile e dalla necessità di viverla nel modo più confortevole possibile. Luigi XIII di Borbone, il regnante di Francia nella prima metà del 1600, soffriva infatti di agorafobia, la paura degli spazi non familiari, e voleva un posticino tutto per sé, isolato, una casa per andare a caccia con le persone fidate. Non immaginava certo che quel rustico circondato da fossati di protezione, così semplice da essere soprannominato le château de cartes, il castello di carte, si sarebbe ingrandito a dismisura con i suoi discendenti, e sarebbe diventato uno dei palazzi monumentali più famosi e visitati del mondo. Un luogo intriso di storia e di leggenda che nell’immaginario collettivo viene associata soprattutto a Maria Antonietta, la consorte del re Luigi XVI che a Versailles. Qui la giovane regina teneva le sue feste sontuose e gli intrattenimenti di corte. Che lasciavano a bocca aperta gli ospiti ma, come si sa, facevano ribollire il malcontento nella popolazione, provata dalla fame e dalla povertà.
Versailles, grandezza. Una delle informazioni più interessanti su Versailles riguarda la sua grandezza e la sua struttura. Non tutti sanno che la Reggia di Versailles è composta da tre edifici: Versailles, il Grande Trianon e il Piccolo Trianon, oltre ad altri piccoli edifici situati nella omonima città. La superficie totale è di 67.121 metri quadrati ma soltanto 50mila sono aperti al pubblico; oltre a questa vasta area bisogna considerare gli 800 ettari circostanti, di cui quasi la metà sono oggi coperti da un fitto bosco, ma che erano infestati quasi completamente da paludi malsane, quando Luigi XIII li acquisì con il mulino e la casa del mugnaio di Trianon per far costruire il suo buen retiro. La Reggia di Versailles nella sua versione definitiva contiene invece oltre 700 stanze, 2513 finestre, 352 camini, 67 scale e 483 specchi. I suoi tetti coprono circa 13 ettari di superficie. Un'altra particolarità della Reggia di Versailles è il numero di statue al suo interno ed esterno: sono 372 e ammirarle potrebbe portar via una giornata intera.
Dopo la morte di Luigi XIII, che aveva già iniziato dei lavori di ampliamento, il regno passò sotto il figlio Luigi XIV, il futuro Re Sole, che aveva solo 4 anni. Per cui quel padiglione di caccia venne dimenticato fino a quando il giovane re (aveva solo 14 anni) non ci cominciò a farci qualche capatina a partire dal 1651, per andare a caccia. Decide di renderlo più comodo e lo affidò a un nuovo reggente. Una volta maggiorenne, Luigi comincia a cercare una reggia lontana da Parigi, sporca e invivibile, ben diversa da quella di oggi. Dopo vari tentativi di risiedere a Vincennes, A Saint-Germain-en-Laye e a Fointanbleu, e dopo aver sposato Maria Teresa d’Austria, Luigi optò per la riqualificazione (si fa per dire) del padiglione di caccia del padre. La leggenda stava per prendere vita.
Reggia di Versailles, architettura. Luigi XIV ha quindi deciso: la sua reggia sorgerà a Versailles, nonostante le critiche della nobiltà e degli intellettuali francesi che la considerano una pazzia e una provocazione. Luigi ingaggia il miglior architetto dell’epoca Louis Le Vau, e 30mila operai. Solo questi, al tempo costarono 95 milioni di livres. Ma per tutto il progetto il re ne ha investiti circa un milione e centomila (le ricchezze e il potere di un presidente di oggi, come Macron sono irrisorie, in confronto a quello che aveva un re). Poiché vuole avere a disposizione tutti gli strumenti di governo, il re chiede a Le Vau di prevedere nel progetto due ali separate in cui ospitare i suoi ministri. Un’altra delle condizioni era il desiderio di suscitare l’invidia degli altri sovrani d’Europa. Il Re Sole voleva che i visitatori restassero abbagliati da cotanto sfarzo e lusso. Tuttavia, secondo un aneddoto del 1715, l'ambasciatore di Persia in visita alla reggia non si lasciò impressionare facilmente: “Che strani gusti ha questo re”, disse, “Ha fatto costruire una reggia immensa rovinando la prospettiva di un così bell’aranceto”. Ma si dovette ricredere quando vide la Galleria degli Specchi.
A dare il loro contributo alla magnificenza della reggia hanno contributo anche degli italiani. Per realizzare i giardini il famoso architetto di paesaggi André Le Nôtre chiamò in aiuto la famiglia di ingegneri italiani Francine, che si occuparono della parte idraulica delle numerose fontane e furono poi gli "Intendenti delle acque e delle fontane di Francia" per lungo tempo. La prima festa che il Re Sole ha dato in questa grande e nuova residenza risale al 18 luglio 1668 e proprio come si fa ora con gli eventi in discoteca, aveva un nome: Grand Divertissement Royal de Versailles. In quell’occasione, il re presentò anche la sua nuova amante, Madame de Montespan. I lavori proseguirono però con la costruzione dell’Enveloppe, l’edificio che circonda il castello e il tutto proseguirà dopo la morte di Le Vau con l’architetto Jules Hardouin-Mansart che realizzò la parte più grandiosa, in pietra e di concezione italiana. Per espandere la reggia e per fare spazio alle residenze che i nobili si facevano costruire intorno per non allontanarsi dalla corte, fu addirittura necessario radere al suolo il villaggio di Trianon. Più avanti, verrà stravolto anche il progetto iniziale del giardino per fare spazio alla Galleria degli specchi (357 in tutto). Fu realizzata da artigiani veneziani, e siccome a quel tempo Venezia deteneva la formula segreta per la fabbricazione dello specchio gli operai emigrati vennero condannati a morte per averla esportata in Francia e non poterono fare ritorno. Curioso e significativo notare che le stanze del re e quelle della regina si trovavano praticamente agli antipodi, l’uno a nord, l’altra a sud.
Dopo che Luigi XIV si fu trasferito definitivamente a Versailles, all’interno della reggia la vita veniva scandita da una serie di riti, tra cui quello della vestizione del re, alla cui ammissione (ovvero, l’onore di passargli un capo di abbigliamento) scatenava la competizione fra i cortigiani. Dopo la morte di Luigi XIV, il regno passò a Luigi XV, bambino anche lui. Il suo tutore Filippo d’Orleans riportò tutta la corte a Parigi e propose addirittura la demolizione della reggia di Versailles. Che per fortuna non venne mai avviata. Da adulto, Luigi XV vi fece ritorno e chiese delle modifiche realizzate non proprio con amore, ma senza troppi danni. E siamo arrivati al regno di Luigi XVI e Maria Antonietta, dal 1774. Versailles non è nelle sue condizioni migliori. Non ci sono riscaldamenti né bagni (si usano pitali in argento), comodità ormai diffuse nelle residenze nobiliari. Ma nonostante le buone intenzioni del re di restaurare la reggia, le casse languono e non si può fare molto. Questo sarà infatti uno dei periodi più decadenti della reggia di Versailles, disdegnata persino dalla nobiltà. Qui la regina era così annoiata che, in attesa di figli propri, adottava orfani che vivevano con lei proprio a Versaille in Francia. Di questi ce ne sarà uno, Armand, che diventerà uno dei più acerrimi combattenti durante la rivoluzione francese. Forse non si era trovato poi così bene.
È il periodo, quello di Luigi XVI e Maria Antonietta, in cui nascono le leggende più suggestive. La strada che porta da Parigi a Versailles è ancora piena di luoghi segreti, piccoli appartamenti nascosti che la regina utilizzava per fuggire in incognito dal tedio della reggia. Si fa persino costruire un villaggio su misura, l’Hameau, e dopo la nascita del primo figlio riceve in dono il Petit Trianon. I luoghi in cui, poco più che adolescente, si diverte con le sue amicizie di corte e con l’amante storico, il Conte Ferzen. Il suo consorte, intanto, passava il tempo nella grandiosa biblioteca che si era fatto costruire, così come il Cabinet Doré, dove erano esposte le sue amate collezioni di stoviglie in oro. Come andò a finire, lo sappiamo tutti. C’è ancora da dire che la Reggia di Versailles racchiude un incredibile patrimonio artistico: arte francese e non solo dal XV secolo al Novecento, tra cui dipinti e sculture di Jean-Marc Nattier, Hubert Robert, Vigée-Lebrun, Jacques-Louis David, Antoine-Jean Gros, François Gérard, Thomas Lawrence, Eugène Delacroix e Pierre-Auguste Renoir, Paolo Veronese, Philippe de Champaigne, Valentin de Boulogne, Simon Vouet, Laurent de La Hyre, Charles Le Brun, Pierre Mignard, Francesco Albani, Domenichino, Nicolas de Largillière, Hyacinthe Rigaud. La reggia di Versailles è nata come luogo di sfoggio di ricchezza e di potere, è stato il simbolo dell’odio del popolo verso i reali francesi. Ma oggi è come se fosse di proprietà dell’umanità, tutti possiamo visitarla e apprezzarla e le maison ci ambientano le loro sfilate. Sarebbe un peccato non approfittarne almeno una volta nella vita.
Strano il ritratto che fa l'autore dell'articolo di Luigi XVI e Maria Antonietta. Per non parlare del Petit Trianon regalato per la nascita del primo figlio.