donzella27 |
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| riporto un articolo.-...
Quella maliziosa regina a Versailles - di Maurizio Cabona -
Diretto dal jacobin Jacob, il Festival di Cannes «dirottò» volentieri sulla Mostra di Venezia Sade di Benôit Jacquot (2000) e La nobildonna e il duca di Eric Rohmer (2001), perché quei due film mostravano le atrocità della rivoluzione francese. Presieduto sempre da Jacob, il Festival di Cannes 2006 ha invece accolto altrettanto volentieri Marie-Antoinette di Sofia Coppola. Perché? Un po' perché il film finisce prima della decapitazione del re Luigi XVI (Jason Schwartzman) e della regina Maria Antonietta (Kirsten Dunst), un po' perché padre della regista e produttore del film è il decano del Festival nel quarantennio jacobino: quel Francis Ford Coppola che (Il padrino) decapitava cavalli, se non reali. Tratto dal romanzo di Antonia Fraser, Marie-Antoinette è rozzo e schematico, non ironico e indulgente come Versailles di Sacha Guitry (1954). Delude più il contorno che la definizione del personaggio e l'interpretazione di Kirsten Dunst, maliziosa e attraente. Infatti la corte di Versailles era - come ogni centro di potere - un covo d'intriganti, ma non era solo quello. Altrimenti la Francia non sarebbe stata la prima potenza continentale, capace d'imporre alla Gran Bretagna la perdita delle colonie americane. Se la rivoluzione fu francese, la vendetta fu inglese. Per rendere simpatica al pubblico degli Stati Uniti, che diffida dei re perché re e perché europei, la regina austriaca di Francia, occorreva opporla dunque all'aristocrazia. Per poi renderla simpatica alle coetanee (Maria Antonietta era quattordicenne quando sposò Luigi XVI),
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