Maria Antonietta - Regina di Francia

LE LETTERE DELLA REGINA, Le ultime, strazianti lettere di Maria Antonietta

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ILFERSEN
view post Posted on 28/8/2007, 12:24




Posto qui le ultime lettere di Maria Antonietta a Fersen e a madame Elizabeth...l'ultima è davvero tristissima! :(
Se siete in possesso di altre lettere, soprattutto quelle alla madre, o qualsiasi documento, postatelo in questo topic!


GIUGNO 1791 (A Fersen)
“Addio! Affrettate, se potete, l’aiuto che ci viene promesso per la nostra liberazione. Sono ancora viva, ma è un miracolo. La giornata del 20 Giugno è stata spaventosa. Non è più la mia persona ad essere esposta, è la vita di mio marito, non lo nascondono più. Lui ha mostrato la fermezza e la forza dettate dal momento, ma i pericoli possono ripresentarsi in ogni momento. Addio. Abbiate cura di voi e non vi inquietate per noi.”

"Adieu ! Hâtez, si vous le pouvez, les secours qu'on nous promet pour notre délivrance. J'existe encore, mais c'est un miracle. La journée du 20 juin a été affreuse. Ce n'est plus à moi qu'on en veut le plus, c'est à la vie même de mon mari, ils ne s'en cachent plus. Il a montré une fermeté et une force qui en ont imposé pour le moment, mais les dangers peuvent se reproduire à tout moment. Adieu. Ménagez-vous pour nous et ne vous inquiétez pas sur nous."

26 GIUGNO 1791(A Fersen)
“ Rassicuratevi sul nostro conto, siamo vivi. I capi dell’Assemblea hanno l’aria di voler usare della clemenza nella loro condotta. Parlate ai miei parenti.”

"Rassurez-vous sur nous ; nous vivons. Les chefs de l'assemblée ont l'air de vouloir mettre de la douceur dans leur conduite. Parlez à mes parents."

29 GIUGNO 1791(A Fersen)
"Vivo e mi sono molto preoccupata per voi. Mi spiace di non avervi dato nostre notizie. Il cielo farà in modo che questa lettera vi giunga. Non scrivete, ci comprometterebbe, e soprattutto non tornate qui per nessun motivo. Si sa che siete stato voi ad uscire da qui, sareste perduto se tornaste. Siamo sorvegliati a vista giorno e notte. State tranquillo, non ci accadrà nulla, l’Assemblea vuole trattarci con clemenza, rassicurate monsieur de Mercy. Addio, può darsi che non potrò più scrivervi."

"J'existe et j'ai été bien inquiète de vous. Je vous plains de n'avoir aucune nouvelle de nous. Le ciel permettra que cette lettre vous parvienne. N'écrivez pas, ce serait nous compromettre, et surtout ne revenez pas ici sous aucun prétexte; on sait que c'est vous, qui vous avez sortis d'ici, vous seriez perdu, si vous paraissiez. Nous sommes gardés à vue jour et nuit. Soyez tranquille, il ne nous arrivera rien, l'assemblée veut nous traiter avec douceur; rasssurez Mr de Mercy. Adieu, je ne pourrai peut-être plus vous écrire."

4 LUGLIO 1791(A Fersen)
“Io posso dirvi soltanto che vi voglio bene e non ho
neppure il tempo di farlo. Sto bene. Non siate preoccupato
per me. Vorrei sapere la stessa cosa di voi. Scrivetemi cifrato
per posta, indirizzate a monsieur de Browne...una doppia
busta inviata a monsieur de Gougens. Fate apporre gli
indirizzi dal vostro valletto di camera. Fatemi sapere a chi
posso indirizzare quelle che potrò scrivervi, giacchè senza
di questo non posso più vivere. Addio, voi il più amato ed
il più amorevole degli uomini. Vi abbraccio con tutto il cuore.”

" ...Je peux vous dire que je vous aime et n'ai
même le temps que de cela. Je me porte bien-
Ne soyez pas inquiet de moi. Je voudrais bien
vous savoir de même. Ecrivez-moi, par un chiffre
par la poste: l'adresse à M. de Browne... une
double enveloppe à M. de Gougens. Faites
mettre les adresses par votre valet de chambre .

Mandez-moi à qui je pourrais adresser celles
que je pourrais vous écrire, car je ne puis plus
vivre sans cela. Adieu, le plus aimé et le plus
aimant des hommes. Je vous embrasse de tout
coeur. "

4 GENNAIO 1792(A Fersen)
“Il latore di tutti questi documenti non sa chi me li mandi, e non bisogna parlargliene. La memoria è difettosa e si vede che le persona hanno paura, ma per la nostra sicurezza personale bisogna continuare ad utilizzarle e soprattutto ispirare loro fiducia con la nostra condotta qui. Vi sarà spiegato tutto, anche le ragioni per cui spesso non posso avvertirvi in anticipo di ciò che si sta preparando.
Il mio uomo non è ancora rientrato, vorrei pertanto avere delle notizie su dove vi trovate.

Cosa vuol dire questa dichiarazione improvvisa dell’imperatore, perché questo silenzio profondo da Vienna e anche da Bruxelles verso di me? Mi ci perdo, ma ciò che so bene è che se è la prudenza o la politica che impone che non mi si dica nulla è a torto e mi si espone molto di più, dato che nessuno crederà che io mi trovi in tale inconsapevolezza e sarà pertanto necessario che io miri i miei propositi e la mia condotta in base a ciò che accade, è ciò di cui incarico la persona di dire a monsieur de Mercy, termino...”


Questa supplica scritta per mano della regina durante il suo soggiorno alle Tuileries prima della sua detenzione alla prigione del Tempio a Parigi è indirizzata all’ufficiale svedese Axel von Fersen, devoto alla famiglia reale.

Avendo guadagnato la confidenza e la stima della regina, Fersen si improvvisò intermediario di Maria Antonietta presso le corti d’Europa.
Cercò invano di assicurarle il sostegno estero, di perorare la sua causa presso l’imperatore d’Austria, Leopoldo II, comunque poco disposto ad aiutare sua sorella e suo cognato.
Queste trattative e scambi segreti si intensificarono a partire dal 1791. Una corrispondenza si stabilisce tra Maria Antonietta e l’ufficiale svedese, portata da dei corrieri fidati in bottiglie di thè e cioccolata o anche nelle fodere dei vestiti.
La regina, che padroneggiava male l’ortografia, si metteva la sera tardi al suo scrittoio e redigeva delle memorie diplomatiche analizzando gli avvenimenti e l’eventuale aiuto che poteva sollecitare presso le persone devote alla sua causa.

Indirizzando loro degli appelli pressanti, la regina sperava di ottenere il sostegno di Vienna e di Bruxelles per salvare la monarchia e pacificare la collera dei parigini. L’inquietudine di Maria Antonietta riguardo la sorte della propria famiglia mostra bene il clima politico e sociale della all’inizio del 1792.

Si interroga sul suo avvenire, parla di Luigi XVI chiamandolo < il mio uomo> e cerca di difendere la propria causa, che è già perduta. Gli ultimi passaggi della lettera, senza dubbio troppo intimi, sono stati tagliati dai discendenti di Fersen. Si misura in questa lettera tutto lo smarrimento di una sovrana presa nella bufera rivoluzionaria che finirà per annientarla..

“Le porteur de tous ces papiers ne sait pas, par qui ils me sont venu, et il ne faut pas lui en parler. Le mémoire est bien mal faite et on voit que les genx on peure mais pour notre sureté personnelle il faut encore les ménager; et surtout leurs inspirer confiance par notre conduite icy. on vous expliquera tout cela ainsi que les raisons pourquoi souvent je ne peu pas vous avertire d'avance de ce qu'on va faire.
Mon homme homme n'est pas encore revenu , je voudrais pourtant bien avoir des nouvelles d'où vous êtes. Que veut dire cette déclaration subite de l'emp(ereur) , pourquoi ce silence profond de vienne , et même de Brux(elles) envers moi, je m'y perd, mais ce que je sais bien c'est que si c'est prudence ou politique qui fait qu'on ne me dit rien on a bien tort, et ont m'expose beaucoup puisque personne ne croira que je sois dans cette ignorance , et il seroit pourtant nécessaire que je précise (?) mes propos et ma conduite d'après ce qui se passe, c'est ce que je charge la personne de dire à monsieur de Mercy, je vais finire [...] “

16 OTTOBRE 1793(Ultima lettera a madame Elizabeth)
Questo 16 Ottobre alle quattro del mattino

È a voi, mia sorella,che scrivo per l'ultima volta. Sono stata
condannata non a una morte vergognosa, essa. non è tale che
per i delinquenti, ma a raggiungere vostro fratello; innocente
corne lui, spero mostrare la stessa sua fermezza negli ultimi
momenti. Sono calma come lo si è quando la coscienza non
rimprovera nulla; ho un profondo dolore d'abbandonare i miei
poveri bimbi; voi sapete ch'io non esistevo che per loro e per
voi, mia buona e tenera sorella, voi che avete per la vostra
amicizia. sacrificato tutto per essere con noi, in che posizione vi lascio!

Ho appreso durante il processo che mia figlia è separata da voi.
Ahimé! povera bimba, non oso scriverle, ella non
riceverebbe la mia lettera; non So nemmeno se questa vi perverrà.

Ricevete per loro due la mia benedizione. Spero che
un giorno, quando saranno piu grandi, potranno riunirsi con
voi e godere interamente delle vostre tenere cure.

Pensino essi a tutto quello che io non ho cessato d'ispirar loro, che
i principii e l'esecuzione esatta dei propri doveri sono la prima base
della vita; che la loro amicizia e la loro scambievole fiducia
ne farà la felicità; che mia figlia senta come sia suo dovere,
data la sua età, aiutare sempre suo fratello con i consigli
dell'esperienza ch'essa ha in piu di lui e che la sua amicizia potrà ispirarle.

Che mio figlio, da parte sua, renda a sua sorella tutte
le cure, i servizi che l'amicizia può ispirare; sentano entrambi,
infine, che in qualunque posizione vengano a trovarsi, essi non
saranno veramente felici che grazie alla loro uinione. Prendano
esempio da noi!

Quanta consolazione, nelle nostre disgrazie, ci
è venuta dalla nostra amicizia, e nella gioia, si gode
doppiamente,quando si puô dividerla con un amico; e dove si può
trovarne di piu teneri, di più uniti che nella propria famiglia?

Mio figlio non deve mai dimenticare le ultime parole di suo
padre che io gli ripeto espressamente: non cerchi mai di vendicare
la nostra morte.

Debbo parlarvi d'una. cosa molto penosa per il mio cuore.
So quanto quel bimbo deve avervi data pena; perdonatelo, mia
cara sorella, pensate alla sua et à e come sia facile
far dire a un bambino quello che si vuole e
anche quello ch'egli non comprende: verrà un giorno, lo spero,
nel quale egli sentirà maggiormente tutto il valore della vostra
bontà e della vostra tenerezza per tutti e due.

Mi rimane da confidarvi ancora i miei ultimi pensieri; avrei voluto
sçrivervi dal principio del processo; ma oltre al fatto che non mi
lasciavano scrivere, l'incalzare degli avvenimenti è stato cosi
rapido, che non ne ho avuto realmente il tempo.

Io muoio nella religione cattolica, apostolica e romana, in
quella dei miei padri, nella quale sono stata allevata,
e che ho sempre professata, non avendo nessuna consolazione
spirituale da aspettare, non sapendo se esistano ancora qui
preti di questa religione, e, anche se ciò fosse, il luogo in cui mi
trovo li esporrebbe troppo se vi entrassero una volta.

Io chiedo sinceramente perdono a Dio di tutti gli errori che ho potuto
commettere da quando esisto. Spero che nella sua bontà, vorrà
accogliere i miei ultimi voti, corne quelli che ho fatto da molto
tempo, perché voglia ricevere la mia anima nella sua misericordia
e nella sua bontà.

Chiedo perdono a tutti quelli che conosco, e a voi, mia sorella, in
particolare, di tutte le pene che, senza
volerlo, ho potuto causar loro. Perdono tutti i miei nemici il
male che mi hanno fatto. Dico qui addio aIle mie zie e a tutti
i miei fratelli e sorelle.

Avevo degli amici, l'idea d'esserne separata per sempre e le loro
pene sono uno dei piu grandi rimpianti ch'io porti con me
morendo, sappiano almeno che sino all'ultimo istante ho pensato a loro.


Addio, mia buona e tenera sorella; possa questa lettera
giungervi! Pènsate sempre a me, vi bacio con tutto il cuore,
così come quei poveri e cari bambini,

Mio Dio! com'è lacerante lasciarli per sempre!
Addio, addio, non mi occuperò piu che
dei miei doveri spirituali.

Siccome non sono libera delle mie
azioni, mi porteranno forse un prete, ma protesto qui che non
gli dirò una parola, e che lo tratterò come un essere assolutamente estraneo.

Contrassegnata da: Guffroy, Massieu, Lecointre, Fouquier-Tinville e Leg[...] (Legot ?).

Questa lettera non arrivò mai alla cognata Elisabetta: fu consegnata ad un certo Bault che la portò a Fouquier-Tinville ( il feroce accusatore di M.Antonietta)
Dopo il 9 Termidoro il convenzionale Courtois incaricato di perquisire la casa di Robespierre, trova il documento e lo conserva per tutto il periodo dell’impero Napoleonico.
Nel 1816 , alla restaurazione,l’anziano regicida, per accativarsi l’indulgenza dei Borboni, consegna la lettera a Luigi XVIII , fratello del defunto Luigi XVI.

Nel testo evidenziato in rosso, alcuni storici hanno voluto “leggere” un messaggio di addio a Fersen, ma tale ipotesi rimane tuttora molto soggettiva.
Sembra accertato che la macchia sulla lettera , sia una lacrima caduta a Maria Antonietta, e che ha diluito l’inchiostro.


(VERSIONE IN FRANCESE)
Ce 16 octobre à 4 heures du matin
C'est à vous, ma soeur, que j'écris pour la dernière fois. Je viens
d'être condamnée, non pas à une mort honteuse, elle ne l'est que pour
les criminels, mais à aller rejoindre votre frère; comme lui innocente,
j'espère montrer la même fermeté que lui dans ses derniers moments.
Je suis calme, comme on l'est quand la conscience ne reproche rien ;
j'ai un profond regret d'abandonner mes pauvres enfants; vous savez
que je n'existais que pour eux; et vous, ma bonne et tendre soeur, vous
qui avez par votre amitié tout sacrifié pour être avec nous, dans quelle
position je vous laisse!

J'ai appris par le plaidoyer même du procès que
ma fille était séparée de vous: hélas! la pauvre enfant, je n'ose pas lui
écrire, elle ne recevrait pas ma lettre; je ne sais pas même si celle-ci
vous parviendra.

Recevez pour eux deux ici ma bénédiction. J'espère qu'un jour,
lorsqu'ils seront plus grands, ils pourront se réunir avec vous et jouir
en entier de vos tendres soins.

Qu'ils pensent tous deux à ce que je n'ai
cessé de leur inspirer: que les principes et l'exécution exacte de ses
devoirs sont la première base de la vie; que leur amitié et leur confiance
mutuelles en fera le bonheur ; que ma fille sente qu'à l'âge qu'elle a, elle
doit aider son frère par les conseils que l'expérience qu'elle aura de plus
que lui et son amitié pourront lui inspirer-

Que mon fils, à son tour, rende à sa soeur tous les soins, les services
que l'amitié peut inspirer; qu'ils sentent enfin tous deux que,
dans quelque position où ils pourront se trouver, ils ne seront vraiment
heureux que par leur union. Qu'ils prennent exemple de nous !

Combien dans nos malheurs, notre amitié nous a donné de consolation !
et, dans le bonheur, on jouit doublement quand on peut le partager avec un

ami; et où en trouver de plus tendre, de plus unique
dans sa propre famille ?

Que mon fils n'oublie jamais les derniers mots
de son père, que je lui répète expressément,
qu'il ne cherche jamais à venger notre mort.

J'ai à vous parler d'une chose bien pénible à mon coeur. Je sais
combien cet enfant doit vous avoir fait de la peine; pardonnez-lui, ma
chère soeur ; pensez à l'âge qu'il a, et combien il est facile de faire dire
à un enfant ce qu'on veut, et même ce qu'il ne comprend pas: un jour
viendra, j'espère, où il ne sentira que mieux tout le prix de vos bontés
et de votre tendresse pour tous deux.

Il me reste à vous confier encore mes dernières pensées; j'aurais
voulu les écrire dès le commencement du procès; mais outre qu'on ne
me laissait pas écrire, la marche a été si rapide, que je n'en aurais réellement pas eu le temps.

Je meurs dans la religion catholique, apostolique et
romaine, dans celle de mes pères, dans celle où j'ai été élevée, et que j'ai toujours professée, n'ayant aucune consolation spirituelle à
attendre, ne sachant pas s'il existe encore ici des prêtres de cette
religion; et même le lieu où je suis les exposerait trop, s'ils y entraient une fois.

Je demande sincèrement pardon à Dieu de toutes les fautes
que j'ai pu commettre depuis que j'existe. J'espère que, dans sa bonté,
il voudra bien recevoir mes derniers voeux, ainsi que ceux que je fais
depuis longtemps, pour qu'il veuille bien recevoir mon âme dans sa miséricorde et sa bonté.

Je demande pardon à tous ceux que je connais, et à vous, ma soeur,
en particulier, de toutes les peines que, sans le vouloir, j'aurais pu leur
causer. Je pardonne à tous mes ennemis le mal qu'ils m'ont fait. Je dis
ici adieu à mes tantes et à tous mes frères et soeurs.

J'avais des amis, l'idée d'en être séparée pour jamais et leurs peines sont un des plus grands regrets que j'emporte en mourant. Qu'ils
sachent, du moins, que jusqu'à mon dernier moment, j'ai pensé à eux.

Adieu, ma bonne et tendre soeur ; puisse cette lettre vous arriver !
Pensez toujours à moi; je vous embrasse de tout mon coeur, ainsi que
ces pauvres et chers enfants.

Mon Dieu! qu'il est déchirant de les quitter pour toujours!
Adieu, adieu, je ne vais plus m'occuper que de mes devoirs spirituels.

Comme je ne suis pas libre de mes actions, on m'amènera peut-être
un prêtre, mais je proteste ici que je ne lui dirai pas un mot et que
je le traiterai comme un être absolument étranger




FOTO DELL'ULTIMA LETTERA (da notare la zona macchiata, ovvero le lacrime cadute a Maria Antonietta):




Se volete leggere altre curiosità, o documenti riguardanti Maria Antonietta, andate su MARIA ANTONIETTA E FERSEN

Edited by ILFERSEN - 28/8/2007, 13:55
 
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donzella27
view post Posted on 28/8/2007, 12:54




Grazie ILFERSEN.Fa sempre un certo effetto leggere queste parole!
 
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ILFERSEN
view post Posted on 28/8/2007, 12:56




QUOTE (donzella27 @ 28/8/2007, 13:54)
Grazie ILFERSEN.Fa sempre un certo effetto leggere queste parole!

Infatti donzi...leggere le ultime sue parole è uno strazio...
 
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Elleth
view post Posted on 28/8/2007, 16:10




mi fa piangere... tutte le volte... terribile.
 
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roberto 88
view post Posted on 28/8/2007, 19:20




quella alla cognata mi ha fatto inumidire gli occhi
chissà quanto ha dovuto soffrire...

fede tere
 
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LesCavesDuRoy
view post Posted on 28/8/2007, 21:10




Davvero commovente...la cosa più triste nel leggere queste lettere è che cosa avesse a che fare la povera madame Elizabeth con tutta questa storia! Posso capire che ce l' avevano a morte con il re e la regina, ma che colpa avevano i parenti?!
 
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ILFERSEN
view post Posted on 28/8/2007, 21:13




Beh, i parenti della famiglia Reale, o comunque i monarchici, appartenevano ad una razza che andava estinta il più presto possibile...fu questa la colpa di Elizabeth, della Lamballe (oltre il fatto di essere amica della regina) e così via...
 
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LesCavesDuRoy
view post Posted on 28/8/2007, 21:14




CITAZIONE (ILFERSEN @ 28/8/2007, 22:13)
Beh, i parenti della famiglia Reale, o comunque i monarchici, appartenevano ad una razza che andava estinta il più presto possibile...fu questa la colpa di Elizabeth, della Lamballe (oltre il fatto di essere amica della regina) e così via...

Grazie della risposta, anche se la domanda voleva essere retorica :lol:
 
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ILFERSEN
view post Posted on 28/8/2007, 21:16




:84BC1B8727A296F9ED822938E1932E7 :84BC1B8727A296F9ED822938E1932E7
Eh sai, meglio palesare tutto... :D
 
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view post Posted on 28/8/2007, 21:28

Marie-Antoinette

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abbiamo letto che il Duca di Berry fu assassinato perkè era reo di portare nelle vene il sangue dei Borboni... una cosa folle!!!!
 
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principe_di_croy
view post Posted on 28/8/2007, 21:33




beh.. durante il terrore le persone venivano ghigliottinate solo perchè avevano quarti di nobiltà.. o presunti e sospettati legami con l'aristocrazia..
figuriamoci se ci pensavano due volte a far fuori la sorella di un monarca.. a mio dire è andata di lusso alla figlia che è riuscita a espatriare a Vienna sana e salva..
(alle granduchesse russe è andata peggio)
 
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ILFERSEN
view post Posted on 28/8/2007, 21:37




Si, vero...Maria Teresa fu salvata da quello scambio di ostaggi...
Comunque, per l'uso indiscriminato della violenza e della ghigliottina,
c'è da dire che Marat influenzò molto il popolo...benedetta sia la ragazza che lo uccise!
 
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LesCavesDuRoy
view post Posted on 28/8/2007, 21:39




Ti stai riferendo a Charlotte Corday?
 
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principe_di_croy
view post Posted on 28/8/2007, 21:44




mmmmmmmmmh.. Marat in effetti fu un grande urlatore e un agitatore di folle.. ma fu Robespierre il grande fautore del terrore, zitto, elegante e affettato.. i peggiori sono quelli che non lo danno a vedere..
 
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ILFERSEN
view post Posted on 28/8/2007, 21:47




QUOTE
Ti stai riferendo a Charlotte Corday?

Si, proprio a lei!
Marat era un uomo violento, e assetato di sangue...aveva una gran rabbia personale, repressa, e la sfogava aizzando la folla e scrivendo nel suo giornale "L'amico del popolo", che fini di circolare proprio dopo il suo omicidio...

QUOTE (principe_di_croy @ 28/8/2007, 22:44)
mmmmmmmmmh.. Marat in effetti fu un grande urlatore e un agitatore di folle.. ma fu Robespierre il grande fautore del terrore, zitto, elegante e affettato.. i peggiori sono quelli che non lo danno a vedere..

Si, ma Roberspierre, almeno all'inizio, si era dichiarato contrario alla pena di morte...solo quando vide la gran voglia di violenza e la sete di sangue del popolo preferì, anche per salvaguardarsi, di tacere a riguardo e approvare...
E pensare che fu proprio lui a leggere il discorso di benvenuto ai sovrani durante la loro visita a Parigi!
 
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84 replies since 28/8/2007, 12:24   3160 views
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