Maria Antonietta - Regina di Francia

rivoluzione francese, sito

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Alexandra81
view post Posted on 5/10/2007, 16:20




Ho trovato questo sito dove ci sono parecchie immagini sulla rivoluzione:
http://www.diagnopsy.com/Revolution/index.htm
:13.gif:
 
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donzella27
view post Posted on 5/10/2007, 19:18




GRande Ale!Interessantissimo!!!!
 
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Peintre de la Reine
view post Posted on 6/10/2007, 00:01




Sì, grazie mille, molto interessante!!
 
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versailles
view post Posted on 6/10/2007, 02:52




Bellissimo, grazie!!! :woot:
 
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Rubigna Chastenay
view post Posted on 6/10/2007, 10:47




Grazie anche da parte mia ^_^
 
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Marie_83
view post Posted on 12/10/2007, 09:05




Vi posto quest'altro sito (se già lo conoscevate scusatemi): c'è l'elenco di molte persone ghigliottinate durante la rivoluzione francese

http://les.guillotines.free.fr/
 
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donzella27
view post Posted on 31/1/2008, 19:31




Ho iniziato a leggere il libro di Gaxotte sulla rivoluzione.Mi ha preso molto.
Vi posterò poi le cose più interessanti che ho trovato.;)
 
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donzella27
view post Posted on 31/1/2008, 19:52




Già vi posso dire che come primo capitolo,distrugge certi falsi miti riguardanti il popolo e le sue condizioni....
Che sia un libro di parte?
NOn credo,visto che l'autore precisa di aver cercato queste informazioni da fonti precise,non da documenti redatti da economisti che,cito l'autore" conoscevano la campagna solo dai libri,in un epoca in cui era di moda celebrare la virtù dei lavoratori di campo e versare torrenti di lacrime sulla scarsità del foraggio".
GAXOTTE scrive che"il sitema di imposte che gravava sul contadino rendeva l'APPARENZA della povertà una necessità assoluta per lui".
La "taille"(imposta rurale) era un'imposta sul reddito che veniva divisa ,dagli esattori,a chi era più ESTERIORMENTE ricco.
Interessante come premssa,no?
Il libro inizia facendo una panoramcia dai Carolingi a Napoleone,spiegando il ruole del Re e la sua metamorfosi.

Esso spiega che in realtà,Napoleone non ha inventato nulla.
Le poste,il Monopili,il Demanio,e...sono stati creati dai Borboni,ma Napoleone,quando le rimise in sesto,dopo la Rivoluzione,si prese il merito.

Mathiez scrisse:non è in un paese sfinito che scoppierà la Rivoluzione,ma in un paese florido e in pieno sviluppo.




Per ora vi scrivo queste cose.Appena ne so di più continuerò!
 
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sofonisba
view post Posted on 31/1/2008, 20:31




Bene! Il Gaxotte è uno dei miei libri preferiti, e vi assicuro che è davvero interessante (anche se parla assai poco di M.A.).
 
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donzella27
view post Posted on 31/1/2008, 20:57




CITAZIONE (sofonisba @ 31/1/2008, 20:31)
Bene! Il Gaxotte è uno dei miei libri preferiti, e vi assicuro che è davvero interessante (anche se parla assai poco di M.A.).

Infatti mia ha piacevolmente colpito!
Lo consiglio a tutti!!! :332f960b.gif:
 
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Silenski
view post Posted on 7/3/2008, 22:59




Stò in questi giorni preparando uno scritto sulla fine dell'ancie regime, tra i libri più interessanti che adopero c'è L'antico regime e la Rivoluzione di Alexis de Tocqueville pubblicato nel 1856. Un capolavoro assoluto tradotto da più di cento anni etc.....
Tocqueville, già famoso per la Democrazia in America illustra con lineare semplicità al situazione dell'ancien regime, le istituzioni e le cause che hanno portato alla rivoluzione.

Ecco di seguito gli appunti del Libro terzo capitolo 4°:
Il regno di Luigi XVI è stato il periodo più prosperoso di tutta la monarchia e come anche tale prosperità abbia affrettato la rivoluzione.

Non c’è motivo di dubitare che il dissolvimento del regno, sotto Luigi XVI abbia avuto inizio quando ancora quel principe trionfava in tutta Europa.

Per tutto il primo periodo del 18° secolo amministratori ed intendenti sono concordi nell’affermare che la Francia, in quasi tutte le sue regioni fosse in lenta decadenza. Nonostante regnasse la pace e fosse morto Luigi XIV non c’era progresso la situazione era stagnante, tranne che a Parigi. Verso gli anni quaranta del secolo invece inizia un mutamento un fermento, sia privati che istituzioni creano fermento nelle attività e la nazione sembra rinascere. Questa novità è però spinta da un vento nuovo che coinvolge anche il governo che non muta le leggi ma le applica in modo differente. Gli amministratori degli anni 80 del regno sono tutti protesi migliorare la vita pubblica a realizzare strade e canali a migliorare le manifatture ed il commercio. Anche nella riscossione delle imposte l’applicazione della legge si fa mite, permangono sempre abusi le carcerazioni, le punizioni corporali ma rispetto il passato sono minori e di molto addolcite aumenta il rispetto per la libertà e per gli uomini. Luigi XVI stesso in persona si occupa di sovvenzionare istituti di carità per gli indigenti di sovvenzionare l’agricoltura e gli opifici di rilasciare condoni e di risarcire i contadini per i danni provocati dalla caccia. La prosperità pubblica aumenta come mai prima, la popolazione aumenta e la ricchezza cresce. La guerra di indipendenza americana non frena la crescita, lo stato si indebita ma i privati diventano industriosi e si arricchiscono. Tra il 1774 e il 1786 gli appalti per le riscossioni dei tributi crescono di 2 milioni l’anno a detta di Necker.
Nonostante i difetti del governo e delle istituzioni, del sistema feudale delle iniquità e dei regolamenti e delle imposte ingiuste la Francia nell’ultimo ventennio di antico regime crebbe come mai prima ne dopo.
In questa prosperità cresce la sensibilità del popolo e l’opinione pubblica cresce nell’esercitare influenza sul governo e sul re. Le regioni di Francia dove la rivoluzione scopierà prima con più veemenza sono le regioni più prosperose e più libere dove le corvee erano già scomparse ben prima della rivoluzione e dove i fondi agricoli erano già divisi tra gli agricoltori. Mentre per contro la resistenza alla rivoluzione si ebbe lungo la Loira e nelle paludi del Poitu, dove la popolazione era più povera.
La sensibilità del popolo era mutata e i più piccoli atti di arbitrio di Luigi XVI erano peggio tollerati di tutto il dispotismo di Luigi XIV. La breve prigionia di Beaumarchais fece più impressione delle dragonades ( revoca dell’editto di Nantes)
Nasce in quegli anni la teoria della perfettibilità dello stato, letterati e studiosi, nonché politici cercano di migliorare lo stato delle cose. L’amministrazione dello stato era ancora assolutista ed era segreta con tutti i difetti delle procedure e le maggiori uscite dello stato per opere pubbliche non erano compensate da entrate appunto perché il re sentiva il giudizio dell’opinione pubblica. Come i suo predecessori Luigi XVI prendeva soldi a prestito senza garanzia di restituirli ne interessi, non indiceva gare pubbliche e tutto era fatto in modo incerto ed insicuro per i creditori. Mai come allora gli affari di stati e privati erano intrecciati se un tempo la cattiva gestione delle finanze era un problema pubblico ora divenne una calamità privata. Nel 1789 lo stato aveva debiti per seicento milioni a creditori che erano per lo più essi stessi indebitati per prestare denaro allo stato.
Da un lato la nazione era presa da una frenesia di guadagno e ricchezza dall’altra il governo alimentava senza posa questa passione affrettando così la propria rovina.


 
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Marie_83
view post Posted on 8/3/2008, 10:25




Grazie Silenski, questo brano è estremamente interessante è suscita parecchie riflessioni, sfatando diversi luoghi comuni. Non fu la carenza economica, bensì lo sviluppo economico e l'ascesa di una nuova classe "produttiva", la borghesia, a fare da maggior propulsore alla rivoluzione. Lo sviluppo economico e l'ascesa della borghesia, e il parallelo e connesso sviluppo di nuove idee nella gestione dello Stato e della società, gettò le fondamenta per un cambiamento nella "sensibilità del popolo" ormai sempre meno disposto a tollerare un sistema impostato su grandi privilegi di ristrettissime parti della popolazioni (le meno produttive, N.d.R.), inefficienze e sprechi. Toqueville lo mette in luce significativamente affermando che: La sensibilità del popolo era mutata e i più piccoli atti di arbitrio di Luigi XVI erano peggio tollerati di tutto il dispotismo di Luigi XIV.

Ora, la situazione di altri paesi monarchici, su tutti l'Austria di Maria Teresa, non era diversa (anzi all'inizio del regno di Maria Teresa la situazione economica era di gran lunga peggiore e gli abusi e i privilegi di nobiltà e clero insostenibili) di quella della Francia. In Austria e in Prussia, tuttavia, i monarchi seppero "fiutare" le necessità di mutamento che si delineavano con l'avanzare delle nuove idee della "classe borghese", facendosene intelligentemente portatori.. si allearono col nuovo anzichè "ignorarlo".
Maria Teresa, ad esempio, seppe imporsi alle resistenze dei nobili e del clero che non volevano vedersi toccare i loro privilegi (cosa che non seppe fare Luigi), ed ebbe l'intelligenza di circondarsi e fare suoi collaboratori (a prescindere dal titolo nobilarie o meno) proprio i portatori di nuove idee nel campo delle finanze, dell'amministrazione, della scuola, della sanità ecc.
La Francia era la "patria" e il centro propulsore delle nuove idee (che si svilupparono proprio in virtù dello sviluppo produttivo), e tuttavia la Monarchia non seppe "allearsi" con i protagonisti e i portatori delle nuove idee.
Ci sarebbe voluto quell'intelligenza politica e quel polso che Luigi XVI, con tutte le sue buone intenzioni, non ebbe...
 
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-enry1973
view post Posted on 8/3/2008, 18:03




Concordo. Va però anche messo in risalto, e tenuto in giusto conto, il poco dinamismo di Luigi XVI: il popolo (qualsiasi classe sociale, tanto la borghesia quanto l'aristocrazia) alza la testa se gliela lasci alzare. Quando la nobiltà di ribellò a Luigi XIV non se la passò poi benissimo... SE Luigione fosse stato più attento a ciò che gli veniva consigliato e a ciò che gli stava accadendo intorno, forse se la sarebbe cavata: un bel patto con la borghesia nascente, soprattutto in ambito massonico (come fece quel furbacchione di Giuseppe II) gli avrebbero permesso di sopravvivere come i suoi colleghi. Poi ci sono gli atteggiamenti, che in politica, soprattutto all'epoca, potevano contare molto, soprattutto sugli umori delle grandi masse che poi si trovavano o meno suscettibili ai vari stimoli.
 
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Silenski
view post Posted on 12/3/2008, 23:03




Rispondo a Maria ed Enry.

Comparando la Francia con Inghilterra e mondo tedesco vediamo delle notevoli differenze.
In Francia con l'assolutismo di Luigi XIV l'aristocrazia aveva ridotto il suo ruolo nelle istituzioni, non governava più ma incassavano solo le tasse. Erano gli intendenti i borghesi, le municipalità a cotruire strade e ideare commerci ed industrie nonchè a gestire il fisco. Nel mondo germanico invece l'aristocratico aveva ancora funzione politica nel territorio di conseguenza il popolo aveva un contatto diverso e per contro nel mondo tedesco il popolo era più vessato e servo ma questa sudditanza era meno evidente che in Francia dove il latifondismo era quasi scomparso. Dalla reggenza infatti le terre furono sempre più divise e i contadini divennero proprietari. Per un contandino avere3 unf azzoletta di terra proprio su cui lavorare era tutto, di conseguenza le corveé e le tasse ora gli erano più pesanti ed evidenti. Nel mondo tedesco le tasse erano meno evidenti visto che i proprietari erano per la maggiore i nobili.
In Inghilterra la question era ancora più diversa. Da un lato c'erano regole liberali e l'aristocrazia manteneva la sua funzione politica (la camera dei Lords anche se simobolica è ancora viva oggi) inoltre dice Toqueville l'aristocrazia era permeabile alla borghesia a differenza che in Francia. Una cosa che sottilinea Toqueville è la mentalità diversa degli inglesi. Mentre in Francia, agricoltori, artigiani, commercianti etcc... chiedevano miglioramenti agli intendenti e ponevano la risoluzione dei problemi nelle mani dello stato (come oggi accade anche in italia) in Inghilterra la mentalità era e rimane, completamente diversa. Come esempio si descrive los tupore per i francesi dell'ancien regime di sapere che gli inglesi non avevano gendarmeria nelle campagne, preferivano rischiare di esser derubati ma liberi e senza controlli da parte dello stato.

Per quanto riguarda gli errori di Luigi XVI bisogna ricordare che la soluzione violenta come fu usata dal suo avo non era possibile, la mentalità era cambiata, gli eserciti difficilmente avrebbero seguito il sovrano contro il popolo e del resto Luigi XVI non aveva esperienza di comando militare.
Nel 1781 Turgot scrive al re in merito alle soluzioni per uscire dalla difficile posizione politica in cui si era messo il governo, tra l'incudine del popolo e il martello dell'aristocrazia; scrive Turgot: Le cause du mal, sire vient de ce que votre nation n'a point de constitution".

Stando a queste parole l'errore del re fu di non essersi schierato a tempo debito con il popolo per portare a termine le riforme fatte con una costituzione che fissasse regole certe del diritto.


Concludo questo intervento con gli spunti di Toqueville in cui descrive come il popolo fu educato alla rivoluzione da parte del governo:
Poiché per più di 150 anni il popolo non aveva mai partecipato alla vita pubblica lo si considerava innocuo e sordo, per cui non solo intellettuali ma anche il governo ne parlava come se fosse un animale docile e tonto.
13 anniprima della rivoluzione il re tenta di abolire le corvee e nel suo preambolo dice senza remore che i benefici delle strade sono dei proprietari mentre i poveri sono costretti a mantenerle “obbligati a dare il tempo e il lavoro senza salario tenendoli in miseria”. Sempre Luigi XVI cerca di abolire le corporazioni definendole” bizzarre e tiranniche prodotto dell’egoismo e della cupidigia”. Con questo linguaggio il governo ha stimolato ed acceso le passioni del popolo, invece di provvedere ai suoi bisogni: “Sua maestà vuole difendere il popolo dalle manovre che lo espongono al rischio di restare senza nutrimento di prima necessità….. Il re non tollererà che una parte degli uomini sia abbandonato all’avidità altrui”.
Le istituzioni si scaricano le colpe scrivendo atti pubblici in cui non si risparmiano verità assai dure. Non dimentichiamo che rispetto al popolo, non solo vi era una sorta di benevolenza paterna ma anche disprezzo, la marchesa di Chatelet si spogliava davanti ai suoi domestici poiché non era affatto provato che i valletti fossero uomini. Man mano che ci si avvicina all’89 le simpatie e gli sforzi per alleviare le ingiustizie si fanno numerose e con esse vengono dette cose detestabile per l’opinione pubblica mettendo in luce secoli di soprusi da parte dei nobili e del clero che riscuotono tasse.
 
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-enry1973
view post Posted on 13/3/2008, 22:02




Condivido. Non credo che però Luigi dovesse intervenire militarmente: una buona azione di polizia sui primi focolai sarebbe forse bastata (come bastò spesso a Vienna). Poi, certo, le giuste riforme avrebbero sedato le rivolte. Non serve certo un re con abilità di comando per sedare la rivolta di qualche parigino. Prima che la rivolta degenerasse in rivoluzione sarebbe bastato trovare i fomentatori e i foraggiatori economici (aristocratici per gran parte, leggi l'Orleans) e tagliare loro le gambe per mettere un freno. SErve però polizia bene istruita (come quella inglese) e un monarca (o chi per esso) che stia attento tutto, anche ai mini spiragli di vento. Come hai giustamente notato la situazione francese non era peggio di quella di altri paesi, ma il lassisimo della classe dirigente portò alla degenerazione.
 
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33 replies since 5/10/2007, 16:20   907 views
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