Maria Antonietta - Regina di Francia

Le guerre di religione in Francia, 1562-1598, A gentile richiesta :-)

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view post Posted on 4/7/2008, 19:09
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Marie-Antoinette

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L'ho buttato giù un po' alla carlona, per i miei gusti: chiudete un occhio su un eventuale italiano traballante


Con il termine “Guerre di religione” in Francia si intende una serie di ben otto conflitti tra cattolici e protestanti, che nella seconda metà del ‘500 misero il regno a ferro e fuoco; in questi conflitti si inserirono gli interessi di tre grandi casate (che potevano avere esponenti sia cattolici sia protestanti), i Borboni, i Guisa ed i Montmorency che lottavano per conquistarsi il controllo politico del paese.
Le idee di riforma di Lutero contavano diversi seguaci in Francia, che vennero perseguitati fin dagli anni dopo il 1520, ma fu poi verso la metà del secolo che la lotta si fece più cruenta, iconoclasta, e divenne anche un conflitto politico verso la fine del regno di Enrico II, momento in cui le prese di potere dei grandi feudatari si mescolavano con le idee religiose: l’Editto di Nantes mise fine alle guerre di religione, garantendo ai protestanti piazzeforti, dei luoghi in cui praticare il proprio culto, dei luoghi in cui, al contrario, il culto cattolico era vietato ma anche altri in cui era messo al bando il protestantesimo. La sua revoca dell’Editto da parte di Luigi XIV diede il via a nuove persecuzioni, terminate con l’Editto di tolleranza di Luigi XVI.
La Francia attraversava un periodo economicamente difficile, in cui lo stato era si trovava con le casse svuotate, e aveva fatto ricorso al solito sistema: presiti, vendita di cariche pubbliche e aumento delle imposte; assistiamo quindi ad un innalzarsi progressivo dei prezzi, all’arricchimento della borghesia e all’impoverimento dei ceti più deboli, ma la situazione colpisce anche la nobiltà di provincia, i cui redditi derivavano direttamente dalle proprie terre (ossia dai contadini); aggiungiamo una crisi monetaria dovuta all’ingente flusso di argento che gli spagnoli portavano dalle americhe. La riforma luterana venne vista non solo a livello religioso, ma anche come foriera di novità sul piano sociale, e vi aderirono borghesi, operai, artigiani, e una parte della nobiltà; si diffuse specialmente al sud, mentre al nord attecchì molto poco.
Dobbiamo anche considerare che all’epoca l’assolutismo monarchico aveva portato ad una situazione tale da vedere diversi gruppi sulla scacchiera politica: da un lato la borghesia, socialmente in ascesa e favorita dal potere regio stesso; era comodo avere una classe che favorisse le esportazioni francesi e cercasse di limitare le importazioni e che cercasse di dare un po’ di ossigeno e movimento ad un’economia che stava stagnando, e che all’occorrenza potesse prestare un po’ di soldi alla corona, alle volte anche in cambio di un annobilimento veloce. Dall’altro lato i grandi feudatari come i Borboni, i Guisa, i Valois ed altri legati alla corona ricoprendo uffici e cariche importanti, molte nel Consiglio del Re, sia civili sia militari, e dotati di una fortissima influenza politica, ma tutto sommato che mal vedevano l’accentramento del potere nella persona del Re, memori dei propri fasti passati. La piccola nobiltà era lo scalino successivo di questa gerarchia, legata alle grandi famiglie da una rete inestricabile di alleanze e clientelismi, fatta di interessi e di speranze di “riscossa”, di miglioramento per cui un nobile di campagna si votava al servizio di un grande signore ottenendo in cambio protezione e, si sperava, la possibilità di un innalzamento o di un semplice arricchimento. Ma mentre la grande nobiltà non era molto favorevole alla centralità del potere, la piccola nobiltà di spada e la nobiltà di toga erano nettamente dalla parte del regime, chiaramente ognuna per i propri interessi: la prima perché era impegnata in larga parte nell’esercito, che era il braccio indispensabile del potere regio; la seconda perché composta da persone che si erano guadagnate la patente nobiliare nell’amministrazione dello stato: un corpo quindi molto fedele al re ed alle proprie origini borghesi, ed in costante arricchimento.

I prodromi della lotta iniziarono sotto il regno di Francesco I, che considerava la dottrina protestante nefasta per l’autorità reale, e dal 1534 perseguitò apertamente i protestanti: in quell’anno furono affissi in diverse città dei manifesti contro il credo cattolico e l’Eucaristia. Il regno di Enrico II inasprì la situazione, con tanto camere ardenti e di roghi, e alla sua improvvisa morte nel 1559 vedevano una Francia in guerra contro la Spagna –cattolicissima, e che sosterrà i Guisa-, i due partiti ultraconvinti di essere i soli a poter salvare il regno perché detentori della vera fede e una guerra civile alle porte.
Tre famiglie tenevano d’occhio lo sviluppo dei fatti e preparavano la propria corsa al potere: per primi i Borbone, primi principi del sangue, e i più vicini “ai gradini del trono”, discendenti diretti da Robert conte di Clermont, figlio di San Luigi IX; contava esponenti ugonotti come Louis I di Borbone-Condé e suo figlio Henri, o come Antonio di Borbone e suo figlio Enrico di Navarra, futuro re Enrico IV e figura di spicco del periodo e della famiglia stessa.
Dopo i Borbone abbiamo i Montmorency, antica e potente famiglia che ha dato alla Francia personaggi del calibro di François de Montmorency, Maresciallo e Gran Maestro di Francia, Henri II di Montmorency, Ammiraglio e maresciallo di Francia, oltre che viceré del Canada, ma soprattutto il conestabile Anne de Montmorency (padre del François di cui sopra), Maresciallo e Gran Maestro di Francia, che fu amico di Francesco I ed ebbe una grande influenza su Enrico II. Anche i Montmorency avevano membri sia cattolici sia ugonotti, ma fecero fronte comune per opporsi ai Guisa, trasformando di fatto la guerra di religione in una questione familiare, quasi una faida, nella quale ebbero la peggio.
E per finire, i Guisa: cattolici, cugini del duca di Lorena, si illustrarono grazie a Claudio e Francesco di Lorena, che furono i due primi duchi di Guisa, e a Maria Stuarda, che era figlia di Maria di Guisa, a sua volta figlia del duca Claudio I di Guisa; elementi influenti nel periodo furono anche il cardinale Carlo di Lorena, il duca Enrico di Guisa detto “lo Sfregiato”, e suo fratello Carlo II di Lorena, duca de Mayenne. LA regina Caterina cercò di abbassare il oro potere, ma essi riuscirono a cacciare Enrico III da Parigi, e furono i veri vincitori delle guerre.
La situazione si fece rovente con la morte di Enrico II e, durante l’effimero regno di Francesco II e Maria Stuarda vediamo il trionfo del partito cattolico dei Guisa, con gli zii della regina al potere. Gli ugonotti si sollevarono, e la tensione sfociò nella congiura di Amboise e nella morte dello Sfregiato di Guisa.
La situazione cambia con la morte di Francesco II: data la minore età del re, la reggenza viene affidata a Caterina de’ Medici. Per inciso, è d’uso che la reggenza del trono vada alla madre, se vivente, e per evitare che sia troppo lunga la maggiore età del Re fu fissata a 14 anni; fu proprio per il caso specifico di Carlo IX che il Parlamento interpreto le massime della tradizione specificò “14 anni COMPIUTI”, mentre fino ad allora il re si considerava maggiorenne a 14 anni “pieni”, cioè al compimento dei 15 anni. Caterina cerco di arrivare ad una intesa tra i due partiti, ma fallì miseramente per via delle troppo forti diversità ed animosità delle posizioni. Caterina de' Medici promulgò un editto nel 1562, l'Editto di Gennaio, che proclamava la libertà di coscienza e di culto per i protestanti, a patto che restituissero i luoghi di culto cattolici dei quali si erano appropriati in un modo o nell’altro.
Nel marzo di stesso anno il duca Francesco di Guisa commisi un’azione violenta che diede il via alla prima guerra di religione, trucidando 37 protestanti intenti alla celebrazione del loro culto, beandosi al suo rientro a Parigi di ricevere richieste di una crociata contro gli ugonotti. La reazione non si fece attendere, e Condé sollevò gli ugonotti che si impadronirono di Orléans; Caterina cercava ancora un colloquio ma il Guisa la “rubò”, presentandosi alla testa delle sue truppe a Fontainebleau e obbligando Caterina e il giovane Carlo a seguirli a Parigi, ufficialmente per scortarli in sicurezza, in realtà per far credere che appoggiassero il suo partito. Questo scatenò l’offensiva degli ugonotti, che si impadronirono di piazze come Rouen e Lione, depredando e distruggendo le chiese cattoliche al loro passaggio; i cattolici iniziarono una contro offensiva fatta di assedi alle città cadute in mano ai protestanti, sia sul fronte Loira-Normandia, dove cercavano di recuperare Rouen, sia in Linguadoca dove riprendono Tolosa, e nel sud-ovest, dove in Guaina il governatore Blaise de Montluc riesce ad avere ferocemente ragione della rivolta del sire di Duras.
In tutto questo l’Inghilterra di Elisabetta I non rimane certo alla finestra a guardare, ed appoggia l’esercito protestante, che a parte sui suoi capi nobili esperti nell’arte della guerra e su alcuni mercenari tedeschi poteva contare solo gente del popolo, addestrata a ben altro che a maneggiare le armi.
A fine del 1562 i cattolici vincono la battaglia di Dreux, ma lasciano sul terreno il maresciallo Jacques d'Albon de Saint-André, ed in entrambi i campi vengono fatti prigionieri illustri: il principe di Condé è preso dai cattolici ed il connestabile Anne de Montmorency dai protestanti. Nelle fila dei cattolici contiamo anche Antonio di Borbone e Francesco I di Guisa, agli assedi di Rouen e di Orléans. Caterina colse l’occasione della morte dei maggiori capi dei due schieramenti per cercare di ristabilire la pace: dai negoziati con il Condé si ebbe l'Editto di Amboise del 19 marzo 1563, con cui si autorizzavano gli ugonotti non nobili a seguire il proprio culto soltanto in un ben determinato per ciascun distretto amministrativo, mentre i nobili potevano farlo nelle proprie residenze. Gli ugonotti restituirono Rouen, Orléans e Lione ai cattolici.
Caterina era una donna di fine intelligenza, e perfettamente conscia che la pace sarebbe stata precaria, tra cattolici invasati contro gli eretici ugonotti e protestanti che, avendo diritti minori di cattolici si sentivano cittadini di serie B, ed un parlamento che recalcitra cercando di non registrare l’editto di Amboise; la regina quindi iniziò un viaggio in tutta la Francia per fare incontrare il quattordicenne Carlo IX con i sudditi, e per mostrare al popolo come la Corona fosse l’unico baluardo di stabilità ed unità.

Dopo una pace fragile durata quattro anni l’editto di Amboise mostra tutta al sua debolezza, e la situazione crolla, mentre l’ascesa e le ambizioni del piccolo Duca d’Angiò, futuro Enrico III, fanno lasciare la corte al principe di Condé, che se ne va sbattendo la metaforica porta.
La situazione estera non era da meno, con una rivolta iconoclasta nelle Fiandre accompagnata da dei tumulti della nobiltà locale, che Filippo II pensò bene di sedare spedendo un esercito per punire i rivoltosi. Esercito che procedeva piedon piedoni lungo la frontiera francese, e che al re di Francia non dava alcuna sicurezza… e che quindi decise di levare dei battaglioni svizzeri, per ogni evenienza. Questo destò i sospetti degli ugonotti, perché temevano fosse un risvolto delle trattative di Caterina con il Duca d’Alba, emissario degli spagnoli, che pensavano tramassero ai loro danni. Il giorno 28 settembre 1567 il principe Luigi di Condé mise in scena un atto analogo a quello già fatto dal Guisa, e cerco d’impadronirsi della famiglia reale con la forza: è passata alla storia con il nome di Sorpresa di Meaux. Caterina fondava le sue speranze di una pace proprio sul Condé, quindi decise di non perdonare quello che per lei era un tradimento e ricorse alla forza, col risultato che gli ugonotti del sud si misero in armi contro l’esercito reale.
Condé stabilisce il proprio quartier generale a Saint-Denis col preciso intento di prendere Parigi per fame, ma il connestabile Anne de Montmorency gli dà battaglia –che però gli costa la vita-, e gli ugonotti vengono respinti. Dopo poco riceveranno dall’estero dei rinforzi dall’Elettore Palatino Federico III, mentre i cattolici avranno l’aiuto delle truppe del duca di Nevers dall’Italia. Per il resto fu più una guerra d’attesa che di scontri: il duca d’Angiò cercava di dar battaglia agli ugonotti e attendeva i rinforzi dalla Sassonia e dal Piemonte, ma Condé e l’ammiraglio Gaspard de Coligny dal canto loro temporeggiavano, aspettando i rinforzi dal Palatinato; alla fine, dopo la presa da parte degli ugonotti di Blois e Chartres, tutti si accorsero di aver essere rimasti senza il becco di un quattrino e decisero di firmare una tregua: la pace di Longjumeau (22 marzo 1568).
La calma durò pochetto, anche perché la reggente Caterina non aveva più alcuna fiducia nel principe di Condé: entrambe le parti ebbero il tempo di riorganizzarsi al meglio, e a fine luglio dello stesso anno i cattolici cercarono di catturare i più importante esponenti degli ugonotti: il principe di Condé e l’ammiraglio de Coligny, ma che sfuggirono alle trappole e trovarono riparo a La Rochelle. Gli ugonotti apettavano, tanto per cambiare, rinforzi dall’estero: il principe d’Orange e il duca di Zweibrücken, peraltro finanziato da Elisabetta I. Va da sé che i cattolici dovessero ricevere anche loro aiuti dall’estero: da Sua maestà Cattolicissima Filippo II e da sua Santità Papa Pio V. L’evento maggiore della guerra fu la morte del principe di Condé nella battaglia di Jarnac, cui succedettero su nomina di Coligny a capi degli ugonotti Enrico di Condé, figlio del morto, ed Enrico di Navarra, futuro re Enrico IV… l’ammiraglio però non rinunciò al comando vero e proprio; intanto Zweibrücken supera i confini della Francia, devasta la Borgogna e supera la Loira. A questo punto Carlo IX si presenta ad Orléans, mentre Caterina va a dare man forte ad Enrico, e dopo la morte del duca di Zweibrücken, Coligny riesce a vincere un’altra battaglia coi cattolici, per poi venire sconfitto ad ottobre. Le truppe reali, sostenute dalla presenza del re, della reggente e del duca d’Angiò, assediano la Rochelle, ma tra l’inverno che avanza e i soldi che sono finiti un’altra volta, si arriva ad una pace: la capitolazione di Saint-Jean-d'Angély il 3 dicembre 1569. Le imprese di Coligny nel sud portarono alla firma della della pace di Saint-Germain, l’8 agosto 1570: gli ugonotti acquistavano così quattro piazzeforti, ossia Cognac, La Rochelle, Montauban e La Charité-sur-Loire.

Altro periodo di pace effimera, ed arriviamo al culmine dell’assurdo: il massacro di San Bartolomeo, il 24 agosto 1572, che scatena la quarta guerra di religione. Visto che politicamente non c’è nulla di meglio di un bel matrimonio per mettere una pietra sopra a tante cose Caterina inventa il matrimonio tra la figlia Margherita di Valois e Enrico di Navarra. Caterina sapeva benissimo che si sarebbero presentati a Parigi moltissimi capi e nobili ugonotti, e pensò bene di farli fuori tutti in un colpo solo (una massima attribuitale è “Se l’uccello sfugge alla rete taglia l’albero in cui si annida”: anche se fosse apocrifa dipinge bene il modo di agire e di pensare di questa donna scaltra). Il matrimonio avviene il 18 agosto 1572, nella notte del 23 agosto al mattino del 24 migliaia di ugonotti furono assassinati nelle loro case, sotto la direzione di quel simpaticone di Enrico di Guisa; tra le vittime si conta Gaspard de Coligny, pugnalato e scaraventato dalla finestra di casa sua. La strage non si limitò alla capitale ma infiammò anche le altre principali città della Francia, ma senza arrivare al risultato sperato: infatti la guerra riprese, per poi concludersi dopo il fallimento di un altro assedio di La Rochelle. E se nel sud gli ugonotti davano vita all' Unione dei Protestanti del Midi, nel nord i Guisa inventarono la Lega Cattolica o Lega Santa. L’U.P.M. si comportava come un vero e proprio governo ombra (la nostra situazione politica degli ultimi anni non ha inventato nulla, in effetti): esigeva imposte, tasse e balzelli, organizzava Stati generali, levava truppe ed aveva intenzione di trattare con la Corona. Dal canto suo, la Lega contava aderenti sia nobili sia borghesi, ma il suo controllo era saldamente in mano alla grande nobiltà, Guisa in testa, che aveva tutta l’intenzione di approfittare dello status quo per minare l’autorità reale.
Le guerre costavano immense fortune, le truppe di una parte e dell’altra seminavano morte e distruzione ovunque e le tasse aumentavano: impoverimento generale e nuove imposte acuivano l’animosità verso la famiglia reale.
Ad una parte dei cattolici, però, premevano più le conseguenze sul piano politico che su quello religioso: erano i moderati, chepensarono bene di allearsi al pestifero duca François d’Alençon, figlio minore di Caterina, sempre pronto a complottare ai danni dei fratelli. Il duca d’Angiò era uscito dalla Francia per andare a prendere possesso del trono di Polonia, e il piccolo Francesco sperava di levarlo di mezzo: la cosa curiosa è che al suo complotto si uniscono allegramente i Montmorency Ugonotti e suo cognato Enrico di Navarra. Gli aiuti esteri, come sempre, non mancano: Condé ne cerca in Germina e gli inglesi stanno per sbarcare in Normandia, comandati dal conte di Montgomery (lo stesso che uccise Enrico II in un incidente durante un torneo). Il complotto tuttavia fallisce, e prede illustri finiscono nelel galere reali: il maresciallo François de Montmorency, il maresciallo Artus de Cossé-Brissac, e lo stesso Gabriele di Montgomery; solo il governatore della Linguadoca Enrico I di Montmorency riesce a restare libero, sotto l’ala armata degli ugonotti. La guerra scoppia quando Enrico d’Angiò lascia il trono polacco per salire a quello di Francia col nome di Enrico III: la trattativa con Enrico di Montmorency per la liberazione del fratello Francesco fallisce, e il duca d’Alençon pensa bene di scappare, seguito a ruota qualche mese dopo da Enrico di Navarra. Tutto si conclude con Enrico III che, debitamente intimorito dalle truppe palatine che su richiesta di Condé minacciano Parigi, concede maggiore libertà ai protestanti con l’editto di Beaulieu, riabilitando la memoria di Coligny e, ovviamente, dando anche qualche cosina al proprio fratello.
L’editto piacque poco ai cattolici, che lo consideravano troppo favorevole agli ugonotti, che alzarono di nuovo le armi, per breve periodo, e che ebbero un accomodamento dall’editto di Poitiers, che limava un po’ quello di Beaulieu; un’altra guerra –la settima- passo attraverso l’indifferenza generale: più che i fatti di armi furono protagonisti i fatti di letto di Enrico di Navarra e della regina Margot, tanto che divenne nota come guerra degli amanti.

Nel 1584, visto che non aveva figli e che probabilmente non ne avrebbe avuti, Enrico III decise di riconciliarsi con l’erede presuntivo della corona: suo cognato Enrico di Navarra, Primo Principe del Sangue. I Guisa, che tanto per non farsi mancare nulla, vantavano pretese al trono, si misero in moto loro: la Lega Santa divenne una potenza di città confederate, nel nord, e costrinse Enrico III, che peraltro non si fidava assolutamente dei Guisa e della Lega, a mettere fuori causa gli ugonotti ed il loro capo Enrico: ma Enrico III era inaffidabile, e dopo poco fece assassinare il duca ed il cardinale di Guisa a Blois a fine 1588… salvo poi morire egli stesso sotto il pugnale di un monaco invasato, il 1 agosto 1589.
La corona passo sul capo di Enrico IV, che si ritrovò con un grosso problema tra le mani: che fare? E che farne? Con una metà del regno sotto il controllo della Lega Cattolica, Parigi che si era costituita in città autonoma, e Filippo II che mandava spagnoli a sostegno della capitale assediata. Nel sud le cose andavano meglio: le truppe reali sconfissero le forze della famiglia degli Joyeuse in Linguadoca, mentre Lesdiguières cacciava il duca di Savoia da Marsiglia e dalla Provenza.
Il colpo di genio di Enrico IV è la sua conversione al cattolicesimo (“Parigi val bene una messa”), che gli spalanca le porte di Parigi, e inconsciamente pone così il sigillo sull’ultima delle leggi fondamentali per la devoluzione della corona: il principio di cattolicità.
Dal cuore della capitale Enrico pensa a riprendersi il regno, e mentre dichiara guerra alla Spagna, batte la Lega in Borgona, ed ottiene atto di sottomissione dal duca di Mayenne e dal cardinal di Joyeuse. La Lega dei nobili si sfalda a poco a poco, solo alcuni irriducibili resistono: come il duca de Mercoeur, governatore della Bretagna, che accoglie lo sbarco delle truppe di Filippo II su suolo francese; Enrico va di persona a Nantes ed ottiene la resa di Mercoeur; e a Nantes emana il 13 aprile 1598 l'Editto omonimo.

Nel frattempo, essendo oramai senza forze sia Francia sia Spagna, si arriva ad una pace imposta più dallo sfinimento che dalla vittoria: la pace di Vervins, firmata il 2 maggio 1598 dalla Francia e dalla Spagna, che restituisce tutti i territori occupati e concluse le guerre di religione.

 
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sofonisba
view post Posted on 4/7/2008, 21:09




Grazie, è veramente interessante!
 
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view post Posted on 5/7/2008, 13:48
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (sofonisba @ 4/7/2008, 22:09)
Grazie, è veramente interessante!

'na faticaccia... :lol:
Non mi ricordavo quasi più nulla, e sono andato a ristudiarmele
 
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sofonisba
view post Posted on 5/7/2008, 13:58




CITAZIONE (Nefer Snefru @ 5/7/2008, 14:48)
CITAZIONE (sofonisba @ 4/7/2008, 22:09)
Grazie, è veramente interessante!

'na faticaccia... :lol:
Non mi ricordavo quasi più nulla, e sono andato a ristudiarmele

Ci credo! Ricordarsi tutto è un'impresa!
 
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view post Posted on 5/7/2008, 14:18
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (sofonisba @ 5/7/2008, 14:58)
Ci credo! Ricordarsi tutto è un'impresa!

Non solo: la mia memoria, peraltro ballerina, ritiene meglio piccoli fatti curiosi come gli aneddoti, i pettegolezzi, i matrimoni, oppure dei concetti matematici: fatti strutturati, speculazioini filosofiche e così via posso assimilarli ma difficilmente sarò in grado di spiegarli ad altri.
Questo perché ragiono per immagini, ed è arduo per me tradurre certe cose in parole

 
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Tinette
view post Posted on 8/7/2008, 21:28




Nefer Snefru: "Visto che politicamente non c’è nulla di meglio di un bel matrimonio per mettere una pietra sopra a tante cose Caterina inventa il matrimonio tra la figlia Margherita di Valois e Enrico di Navarra."

Ricordo che la mia prof di storia e filosofia al liceo era un'appassionata del periodo delle guerre di religione in Francia e questa sua passione traspariva dalle lezioni che dedicò a questo argomento, molto affascinanti. A proposito del matrimonio combinato tra Margherita di Valois ed Enrico di Navarra ricordo ancora che disse questa frase (mi è rimasta impressa :) ): "I due si detestavano cordialmente; i momenti di congiungimento carnale tra loro erano finalizzati esclusivamente alla ricerca di un erede...". Ricordo ancora che all'epoca (credo che fosse il '94 o qualcosa del genere) era da poco uscito nelle sale il film "La regina Margot", con Isabelle Adjani nel ruolo di Margherita di Valois e Virna Lisi in quello d Caterina De' Medici (irriconoscibile tanto era brutta...e sì che ce ne vuole a imbruttire Virna Lisi! :blink: ): naturalmente la mia prof andò a vederlo ma ne restò molto delusa...infatti ce lo definì "un polpettone". Io l'ho visto un paio d'anni dopo in tv e non lo ricordo benissimo, a parte la scena di Margot che nella prima notte di nozze schifa il neomarito e, accompagnata da una serva, va per i vicoli di Parigi alla ricerca di un ganzo con cui spassarsela...e lo trova naturalmente! ;) Infatti dice qualcosa tipo: "Non voglio rinunciare alla mia notte di nozze!"
Ecco, volevo sapere se il nostro Nefer Snefru può raccontarci qualcosa su Margot: storia, aneddoti, pettegolezzi... :B):
 
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view post Posted on 8/7/2008, 22:54
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Tinette @ 8/7/2008, 22:28)
ancora che disse questa frase (mi è rimasta impressa :) ): "I due si detestavano cordialmente; i momenti di congiungimento carnale tra loro erano finalizzati esclusivamente alla ricerca di un erede...". Ricordo ancora che all'epoca (credo

Questo mi risulta dalle biografie di Enrico, del resto poi facevano vite separate, lei era gagliarda quanto lui da quello che si diceva.


CITAZIONE (Tinette @ 8/7/2008, 22:28)
imbruttire Virna Lisi! :blink: ): naturalmente la mia prof andò a vederlo ma ne restò molto delusa...infatti ce lo definì "un polpettone". Io l'ho visto un paio

E aveva ragione, è una palla tremenda. Già prendere una Adjani -mora- per fare la bionda Margot, e manco pensare di farle una tinta...
In realtà in quel film salvo solo Virna Lisi, ma non faccio testo perché mi piace un casino e sono di parte.
Ho due immagini di Caterina ben fisse in mente: una è la sua, e l'altra è quella portata in teatro da Paolo Poli. Due visioni antitetiche, opposte e tuttavia complementari.



CITAZIONE (Tinette @ 8/7/2008, 22:28)
naturalmente! ;) Infatti dice qualcosa tipo: "Non voglio rinunciare alla mia notte di nozze!"

... come dire: quando la fame è tanta... :shifty:
Poi Enrico aveva anche un problemino: non si lavava mai, e dicono che ritenesse certi afrori corporali molto afrodisiaci, per giunta un suo piatto favorito era la zuppa di aglio, per cui non era esattamente il massimo della vita. Beh, un altro con la mania degli odori corporali era Napoleone, che avvisava sempre la Pina qualche giorno prima di arrivare a casa in modo che lei avesse tutto il tempo di non fare il bidet, su espressa richiesta imperiale... ma questa è un'altra storia
La cosa buffa è che non so molto di Margot, se non per riflesso: è una tizia che non mi ha mai pigliato più di tanto. Ma posso sempre indagare, con un po' di pazienza

 
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Tinette
view post Posted on 9/7/2008, 13:08




CITAZIONE (Nefer Snefru @ 8/7/2008, 23:54)
[Poi Enrico aveva anche un problemino: non si lavava mai, e dicono che ritenesse certi afrori corporali molto afrodisiaci, per giunta un suo piatto favorito era la zuppa di aglio, per cui non era esattamente il massimo della vita.

Ecco, mi sembrava di ricordare che lo schifasse per questioni "olfattive" ma non ne ero sicura...poveraccia, come darle torto?! <_<


Beh, un altro con la mania degli odori corporali era Napoleone, che avvisava sempre la Pina qualche giorno prima di arrivare a casa in modo che lei avesse tutto il tempo di non fare il bidet, su espressa richiesta imperiale... ma questa è un'altra storia

Orrore e raccapriccio!! :wacko:


La cosa buffa è che non so molto di Margot, se non per riflesso: è una tizia che non mi ha mai pigliato più di tanto. Ma posso sempre indagare, con un po' di pazienza

Senza impegno Nefer...in ogni caso grazie per le chicche sul profumatissimo maritino...

 
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view post Posted on 9/7/2008, 13:51
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Marie-Antoinette

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Un aneddoto delle guerre di religione che "mi piace" perché manifesta l'umanità di un personaggio a me caro.
Dopo il tumulto di Amboise, cinquantadue congiurati ugonotti vennero pubblicamente giustiziati alla presenza del popolo, del re Francesco, della madre Caterina, della regina Maria e del delfino Carlo. Caterina de' Medici aveva educato i suoi figli a sopportare simili atrocità, infatti, l'unica tra i presenti a mostrare segni di repulsione fu Maria Stuarda. Caterina la fulminò e la riprese severamente perché "una regina non aveva il diritto di provare emozioni".
 
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view post Posted on 21/10/2008, 08:26
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Nefer Snefru @ 4/7/2008, 20:09)
L'ho buttato giù un po' alla carlona, per i miei gusti: chiudete un occhio su un eventuale italiano traballante........

Chiedo perdono a Nefer: sono stata proprio io a pregarlo di raccontarci le guerre di religione, poi, non so perchè, il suo intervento mi è sfuggito!
Ma siamo sempre in tempo a riprendere l'argomento.

CITAZIONE (Nefer Snefru @ 5/7/2008, 15:18)
...... la mia memoria, peraltro ballerina, ritiene meglio piccoli fatti curiosi come gli aneddoti, i pettegolezzi, i matrimoni ........
Questo perché ragiono per immagini............

E' proprio quello che piace anche a me: gli aneddoti, i pettegolezzi, i matrimoni....Anch'io ragiono per immagini (forse ve ne sarete accorti....)

Intanto un'immagine simbolo delle guerre di religione:
tumblr-mz3ts426km1qa9a2no1-1280
E' un dipinto postumo: "Caterina esce dal Louvre la mattina dopo la strage di San Bartolomeo" (24 agosto 1572)"

L'immagine più nota di Caterina de' Medici è il ritratto attribuito a Francois Clouet:

download
Caterina de' Medici (1519-1589)

Ma io preferisco questa, dove si vede in tutta la sua bruttezza (ma che cervello!):



Aveva gli occhi a palla identici a quelli di suo padre, "il magnifico m......" (vedi: #entry238532912 e #entry242434871)

E questa, per entrare subito nel "gossip" storico, è la favorita di Enrico II, acerrima rivale di Caterina:


Diane de Poitiers (1500-1566).

Ho scelto questa immagine perchè contiene il famoso monogramma ambiguo di Enrico II: un'acca tra due semicerchi che potrebbero evocare due C di Caterina o due D di Diana.
Doveva essere proprio bella se il re la preferiva pur essendo più vecchia di vent'anni.

Un altro simbolo del doppio menage è il castello di Chenonceau, bellissimo (vedi www.fr.wikipedia.org/wiki/Château_de_Chenonceau -):
quando Caterina, dopo la morte del re, ne riprese possesso, fece costruire un giardino gemello, come quello della sua rivale.


Les jardins des deux dames.

La galleria di immagini della famiglia reale l'ho già postata in "Brutti e brutte" (questo la dice lunga):
#entry238501778

Sta di fatto che Caterina vide morire uno ad uno tutti i componenti della sua famiglia (ma "una regina non ha diritto di provare emozioni"), tranne Enrico (che fu ucciso poco dopo la morte della madre) e Margot che fu l'unica più longeva.

Edited by elena45 - 1/5/2020, 09:46
 
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view post Posted on 22/10/2008, 17:39
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Marie-Antoinette

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La Guisiade è un'opera teatrale di Pierre Matthieu, uno scrittore francese di fine '500, molto vicino alla Lega cattolica, che narra la tragedia personale di Anna d'Este, vedova del primo duca di Guisa: Francesco di Lorena era stato il potente e spietato capo dei cattolici, caduto per mano di un gentiluomo protestante durante l'assedio di Orleans nella Prima Guerra di religione; al suo posto sarebbe subentato il figlio Enrico " le Balafré", non meno crudele e ambizioso del padre.
Anna fu una figura importante in questa vicenda di grande valenza storica, ma anche di carattere familiare. Non dimenticò mai la morte del marito, spinta da un odio feroce verso Coligny che riteneva il mandante dell'assassinio, tanto che, forse, ci fu anche lei dietro l'attentato all'ammiraglio che scatenò la notte di San Bartolomeo.
Dopo più di 25 anni di guerre e violenze, l'odio tra protestanti e cattolici aveva raggiunto il parossismo, talchè il nuovo re, Enrico III, nonostante la casa reale fosse il baluardo del cattolicesimo, decise di sbarazzarsi del giovane Guisa e lo fece uccidere nel castello di Blois, insieme al fratello, Cardinale Luigi.
La tragedia descrive il dolore e la disperazione della duchessa alla notizia della morte dei figli, dimenticando quanto dolore e quanto sangue la sua famiglia aveva sparso in tutta la Francia.

Eccola Anna d'Este, un'altra italiana alla corte di Francia, dove si lega alla regina Caterina sua conterranea e diventa membro della famiglia più influente a corte, i Guisa:


Anna d'Este (1531-1607), duchessa di Guisa, era prima cugina di Enrico II per parte di madre, e, per parte di padre, era nientemeno nipote di Lucrezia Borgia: buon sangue non mente!

E questo è il marito, il feroce Francesco di Guisa:


Francesco di Lorena, duca di Guisa (1519-1563). Valoroso combattente, potentissimo a corte, difese a oltranza i valori cattolici, trascinando la Francia in un vortice di violenza della quale fu vittima egli stesso.
E non c'erano legami di parentela che valessero! Il principe di Condè, suo principale avversario, era suo cugino!

Questo è il figlio:


Enrico di Guisa, lo "Sfregiato" (1550-1588). Aveva 13 anni quando morì il padre, ma ne prese ben presto il posto come capo dei cattolici e già a 22 anni guidò la strage di San Bartolomeo.
Un quadro postumo raffigurante la sua uccisione l'abbiamo visto in #entry238558344

Enrico di Guisa e la principessa Margot erano innamorati, ma la famiglia reale si oppose al matrimonio: ragione di più per odiare Enrico di Navarra quando sposò lui l'affascinante principessa.

Intanto, due anni prima del matrimonio fatidico di Margot, sposò Catherine de Cleves (ramo cadetto rispetto alla famosa Anna, moglie di Enrico VIII), dalla quale ebbe 14 figli:


Catherine de Cleves (1548-1633), moglie dello "Sfregiato". Vedova con con uno stuolo di figli, incinta dell'ultimo, non perdonò mai ad Enrico III la morte del marito, fino ad approvare il suo assassinio, l’anno dopo, per mano di un fanatico frate. Molto longeva, vide anche il secondo attentato, quello che uccise Enrico IV nel 1610, l’ascesa di Richelieu, persino la morte di alcuni dei suoi figli. Morì a 85 anni.

Questo è il magnifico trio di fratelli che guidarono la Lega Cattolica:


A sinistra dello Sfregiato, Carlo duca di Mayenne (1554-1611); a destra il cardinale Luigi (1555-1588).

E questa è la sorellina, che non fu da meno rispetto al resto della famiglia:


Caterina di Lorena (1551-1596), sorella dello "Sfregiato": fanatica integralista, diventò nemica giurata di Enrico III dopo l'assassinio dei fratelli e, si dice, fu tra gli ispiratori della vendetta che portò all'uccisione del re. Sposò Louis III de Bourbon Montpensier, vedovo di Jacqueline de Longwy, portandolo dalla sua parte, fino a perseguitare i suoi stessi figli.

Alla morte dello "Sfregiato" e del fratello Cardinale, la guida della Lega Cattolica fu assunta dal fratello Carlo, duca di Mayenne, e dal figlio primogenito Carlo, 4° duca di Guisa, che aveva solo 17 anni.


Carlo di Lorena, duca di Guisa (1571-1640).


Margherita di Lorena (1588-1631): aveva meno di un anno quando il padre morì.
(#entry281640178).

Edited by elena45 - 15/1/2013, 11:45
 
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view post Posted on 23/10/2008, 15:58
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Marie-Antoinette

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Completo l'excursus con quelli dei Borbone che furono protagonisti delle Guerre di religione.


Antonio di Bourbon Vendome (1518-1562), e Jeanne d'Albret (1528-1572), re e regina di Navarra.
Antonio, era protestante (poco convinto), soprattutto per influenza della moglie, ma si schierò con la corona francese allo scoppio della Prima Guerra di religione. Morì durante l'assedio di Rouen.
Jeanne d'Albret, era l'unica figlia del re di Navarra e della famosa Margherita di Valois, sorella di Francesco I, donna di grande fascino e di grande cultura.
Fervente calvinista, sostenne attivamente la causa protestante e si oppose al matrimonio del figlio Enrico con la principessa Margot. Morì due mesi prima, forse avvelenata (!).


Enrico di Navarra (1553-1610), figlio di Antonio e Jeanne, futuro Enrico IV. Capo dei protestanti dopo la morte dello zio, sposò Margherita di Valois (omonima di sua nonna), nel tentativo di conciliare le due fazioni. In realtà era un opportunista, tant'è che la notte di San Bartolomeo abiurò il protestantesimo per aver salva la vita, pronto a guidare di nuovo gli Ugonotti di lì a poco, nella seconda fase delle Guerre di religione.
Unico erede della corona di Francia alla morte di Enrico III, dovette combattere ancora a lungo e convertirsi definitamente al cattolicesimo per essere riconosciuto Re.


Luigi I di Borbone (1530-1569), fratello di Antonio, 1° principe di Condè.
Gran capo dei protestanti, noto come Monsieur le Prince, fu inoltre acerrimo nemico personale di Enrico d'Angiò, il futuro Enrico III.
Guidò gli Ugonotti nella prima fase delle Guerre di religione. Morì durante la battaglia di Jarnac, ucciso proprio dalle guardie del duca d'Angiò.
Si sposò due volte ed ebbe 11 figli.


Enrico I di Bourbon Condè (1552-1588), primogenito di Luigi.
Alla morte del padre, gli subentrò nel ruolo di leader, assieme al cugino Enrico di Navarra. Fu uno dei capi protestanti più energici, ma anche lui non fu sempre coerente e fu coinvolto dalle sue storie personali.
Aveva sposato, pochi giorni prima della fatidica notte di San Bartolomeo, Maria di Cleves, sorella della moglie dello Sfregiato, ma lei era ugonotta. Entrambi i novelli sposi, per salvare la pelle, abiurarono il protestantesimo.
Maria morì di parto e Enrico ritornò nelle fila dei protestanti. Anni dopo ebbe l'infelice idea di risposarsi con la bella e infedele Carlotta La Tremoille. Fu così che morì di morte violenta, ma per una causa meno nobile: fu ucciso da un paggio che era l'amante della moglie.
L’unico figlio maschio, Enrico II (o Dio, quanti Enrichi!), nascerà postumo, la madre andrà i prigione per molti anni, e il bimbo affidato al nuovo re, Enrico IV.
Enrico II di Bourbon Condè sarà il padre del Gran Condè.

Edited by elena45 - 16/9/2013, 23:47
 
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Hans Axel Von Fersen
view post Posted on 15/3/2009, 19:10




CITAZIONE
In realtà in quel film salvo solo Virna Lisi, ma non faccio testo perché mi piace un casino e sono di parte.

Pure a me! Soprattutto in questo punto del film, il suo dialogocon Margot... Peccato sia stato censurato (o tagliato) chissà perché:
 
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Silenski
view post Posted on 15/3/2009, 19:38




Strano caso della vita giusto un mese fa un direttore di biblioteca con cui stò cercando di combinar qualcosa mi chiese il film La Regina Margot (che da anni cerca invano e disperatamente) e proprio oggi l'ho duplicato per portarlo a lui come "presente" che olii certi ingranaggi :shifty: la storia grande maestra :lol: :lol:

Il periodo trattato è veramente molto interessante e varrebbe la pena di leggere approfonditamente le mosse politiche delle parti, un gioco di scacchi micidiale!

CITAZIONE (Hans Axel Von Fersen @ 15/3/2009, 19:10)
CITAZIONE
In realtà in quel film salvo solo Virna Lisi, ma non faccio testo perché mi piace un casino e sono di parte.

Pure a me! Soprattutto in questo punto del film, il suo dialogocon Margot... Peccato sia stato censurato (o tagliato) chissà perché:
(FILE:https://www.youtube.com/v/iBXdHjtKvvU&hl=it&fs=1)

 
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Hans Axel Von Fersen
view post Posted on 15/3/2009, 19:54




Ti consiglio di trovare e leggere: Margherita di Valois - La vera storia della regina Margot di Eliane Viennot.
 
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16 replies since 4/7/2008, 18:59   8074 views
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