Secondo ricerche recenti, all'epoca dell'atroce omicidio di Maria d'Avalos e Fabrizio Carafa il palazzo Sansevero era abitato dalla madre del Carafa, Adriana, che aveva sposato in seconde nozze Giovan Francesco di Sangro (1523-1604), primo principe di Sansevero. Il luogo dell'omicidio, invece, sarebbe un palazzo a fianco, che il principe Gesualdo aveva in fitto, forse un'ala interna, proprio dove sorgerà la cappella, o forse il palazzo che segue:
Palazzo Corigliano: costruito all’inizio del ‘500 per volontà di
Giovanni di Sangro duca di Vietri (+1549), per sè e per sua moglie Adriana Dentice, su progetto dell’ architetto Giovanni Donadio da Mormanno, costruito per celebrare l'avvenuta ammissione nella nobiltà nel Seggio di Nido.
Se guardiamo lo schema genealogico, vediamo che il costruttore del più famoso palazzo Sansevero, Paolo I di Sangro (+1533), marchese di Torremaggiore, aveva sposato la figlia del duca di Vietri, Violante. A testimoniare il solito incrocio nuziale tra i diversi rami della casata.
Una parte del palazzo, quella prospiciente Piazza San Domenico, fu poi venduta dai duchi di Vietri e diversi proprietari si succedettero, fino al al 1732, quando fu acquistata da Agostino Saluzzo, duca di Corigliano. Costui ne curò la ristrutturazione, modificando la facciata in stile neoclassico. Pertanto oggi il palazzo ha completamente perduto l'antica fisionomia ed è conosciuto come Palazzo Corigliano, una delle sedi dell'Istituto Orientale.
Un'altra parte, quella prospiciente l'attuale Piazzetta Nilo, fu venduta invece all'esponente di un altro ramo della casata,
Giovan Battista di Sangro dei marchesi di San Lucido (1626-1699) che lo acquistò per le sue nozze con Beatrice d'Afflitto. Nel vestibolo campeggia questo stemma:
Stemma con le insegne dei di Sangro, dei d'Afflitto (la moglie di Giovan Battista) e dei della Tolfa (la madre).
Giovan Battista era il 5° figlio del marchese di San Lucido e non aveva titolo, secondo la legge del "maggiorascato". Il titolo andò al fratello maggiore Placido (+1672), capostipite della linea principesca di Fondi (ancora oggi fiorente). Idem per i suoi 4 figli, tutti maschi, solo uno coniugato, gli altri tre celibi e
militari dell'esercito borbonico del re Carlo III. Il più celebre:
Sepolcro di Niccolò di Sangro (1678-1750), in San Domenico Maggiore (Cappellone Carafa).
L'iscrizione ci dice che fu insignito del collare del Toson d'Oro dal re Filippo V (lo indossa infatti nel busto-ritratto) e dell'Ordine di San Gennaro da Carlo III di Borbone, massima onorificenza del Regno.
Nella parte inferiore la tomba del suo diretto antenato, capostipite della linea, Placido di Sangro (+1480).
G.M. Delle Piane (1741) - Niccolò anziano, in pompa magna, con il mantello dell'ordine di San gennaro e il Toson d'oro. -
Museo Filangieri, Napoli.Il minore dei fratelli:
Francesco Solimena (attr) - Placido di Sangro (1682-1755), il quartogenito dei figli di Giovanbattista e Beatrice d'Afflitto. Tenente generale dell'esercito delle due Sicilie -
Collezione privata. Quando il secondogenito Niccolò morì, nel 1750, e il primogenito Luzio era un vecchio ultrasettantenne senza figli, il terzogenito Domenico che aveva 70 anni, udite udite, sposò una giovane di soli 16 anni, Maria Teresa Montalto dei duchi di Fragnito. Una cosa al limite della pedofilia! Eppure, chissà come, nacquero due figli!
Il vecchio Don Domenico, che si era distinto in molte funzioni di tipo militare, fu fatto Duca di Sangro e anche lui come il fartello Niccolò Cavaliere dell'ordine di San Gennaro. Morì a quasi 90 anni. Eccolo:
Francesco Liani - Domenico di Sangro (1681-1770), 1°Duca di Sangro -
Museo Filangieri, Napoli.Ripeto: tutti e tre i fratelli di cui sopra, Domenico, Niccolò e Placido di Sangro, furono ufficiali dell' esercito di Carlo III, re del nuovo Regno di Napoli a partire dal 1734.
Il loro lontano cugino, il celebre principe Raimondo di Sansevero, più che attitudini militari, aveva interesse per le arti e per le scienze, ma anche lui fu ammesso tra i colonnelli dell'esercito borbonico e combattè valorosamente nella battaglia di Velletri (1744). L'esperienza lo indusse a scrivere un trattato di strategia militare che fu lodato anche da Federico II di Prussia.
L'ingresso del Palazzo di Sangro, al numero 7 di Piazzetta Nilo.
Riccardo di Sangro (1803-1861), nipote del suddetto, 3° duca di Sangro. Come il padre e come il nonno
militare dell'esercito borbonico, fino a diventare Luogotenente generale. Fedelissimo del re Ferdinando II, fu decorato con l'ordine di San gennaro. Morì di tifo nell'assedio di Gaeta. Aveva sposato la nobildonna Maria Argentina Caracciolo:
Maria Argentina Caracciolo (1805-1849) in abito ufficiale di Dama dell'ordine di San Gennaro -
Museo Filangieri.Ultima erede del ducato di Martina Franca, trasmette il titolo ai figli (anche se ormai puramente nominale), ma soprattutto il patrimonio. Ebbe 8 figli, ma solo tre raggiunsero l'età adulta. Lei stessa morì ancor giovane e non vide la fine della dinastia borbonica.
I fratelli Nicola (1827-1901) e Placido (1829-1891) di Sangro, figli dei suddetti, rispettivamente 17° e 16°
duca di Martina.Nell'ultima fase la famiglia fu funestata da alcune disgrazie, una dopo l'altra.
Nel 1855 la morte precoce della moglie di Placido, a soli vent'anni, poco tempo dopo la nascita dell'unico figlio Riccardo; nel 1879 la morte di Isabella Medici, moglie di Nicola, a cui aveva dato 10 figli.
Pochi anni prima il marito aveva costruito per lei una magnifica residenza nelle campagne pugliesi:
Casa Isabella, a San Basilio, frazione di Mottola (TA), a circa 30 km da Martina Franca. Oggi è un hotel.
Interni e giardini qui: www.casaisabella.it/it/photogallery/Francesco Grandi - Isabella Medici dei principi di Ottajano (1831-1879), duchessa di Martina. Anche lei indossa il vestito e il manto dell’Ordine di San Gennaro come sua suocera (vedi sopra) e la tiara di casa di Sangro -
Collezione privata.Tra i due episodi luttuosi, nel 1860, la caduta dei Borboni : Placido e l'unico figlio Riccardo si trasferiscono a Parigi, dove il duca frequenta gli ambienti artistici e culturali della capitale. E' qui si dà al collezionismo di manufatti in ceramica di altissimo livello. Ma a Parigi l'amatissimo Riccardo si suicida.
Il duca Placido, sconvolto dal dolore, si ritira nelle stesse campagne di Mottola, in un'antica costruzione del '600 risalente ai duchi Caracciolo, il cosiddetto Casino del Duca:
Masseria Caracciolo di San Basilio. Oggi è in stato di abbandono.
Il duca Placido è più conosciuto in questo ritratto, di
Salvatore Postiglione, conservato al
Museo della ceramica di Napoli:
Placido di Sangro (1829-1891) lasciò la sua collezione di ceramiche, composta da oltre seimila pezzi, al nipote, anch'egli di nome Placido (1866-1911), che a sua volta per volontà testamentaria donò alla città di Napoli. La collezione fu sistemata nella Villa Floridiana, sede del Museo della ceramica.
La linea si è estinta con la morte di Riccardo di Sangro nel 1978, 18° duca di Martina, che donò la parte più rilevante del grande archivio Caracciolo-De Sangro al Comune di Martina Franca.
Altre immagini le trovi appunto nel sito:
www.archiviocaracciolodesangro.it/tt_famiglia?page=1Edited by elena45 - 16/12/2020, 15:57