| L’Ordine fu creato da Enrico III il 31 dicembre 1578, e fu intitolato allo Spirito Santo poiché fu nel giorno di Pentecoste che Enrico III nacque, che fu eletto al trono di Polonia, e che salì al trono di Francia; l’Ordine fu poi soppresso nel 1791, ristabilito sotto Luigi XVIII ma senza la necessità delle prove di nobiltà, e definitivamente soppresso da Luigi Filippo. È tuttora un ordine vivente, anche se come ordine dinastico puro e semplice.
Per entrare a far parte dei cento cavalieri che lo componevano era necessario essere di fede cattolica, avere almeno trentacinque anni di età, e poter provare la propria nobiltà ereditaria risalente ad almeno tre generazioni addietro, non era indispensabile essere francese purosangue, era sufficiente anche essere uno straniero naturalizzato (il termine esatto impiegato è “regnicolo”); erano tuttavia possibili alcune eccezioni sulle prove genealogiche, nonostante le persone di nascita non nobile fossero escluse; nei cento erano inclusi anche i prelati e i grandi ufficiali commendatori. Enrico IV allargò il numero dei cavalieri a un certo numero di soprannumerari, includendo monarchi e grandi personaggi stranieri, anche non di pura fede cattolica; in seguito nel soprannumerario furono inclusi anche i principi della branca spagnola, poi di Napoli e di Parma.
Tutti i cavalieri erano accolti anche nell’Ordine di San Michele, in genere il giorno precedente la cerimonia in cui sarebbero stati ricevuti come cavalieri dello Spirito Santo; a questa consuetudine facevano eccezione gli ecclesiastici in quanto l’Ordine di San Michele è un ordine militare. I cavalieri potevano fregiarsi del predicato “Chevalier des ordres du Roi” e aggiungere alle loro armi i collari di entrambi gli ordini passati attorno allo scudo; gli ecclesiastici lo adornano solo di un nastro blu dal quale pende la croce dell’Ordine. Come insegna dell’Ordine si usava un nastro blu-celeste marezzato, il celebre cordon bleu, originariamente portato al collo con la croce dell’Ordine pendente ma poi portato ad armacollo, dalla spalla destra a fianco sinistro; gli ecclesiastici portano sempre il nastro al collo, così come gli ufficiali non commendatori. Al nastro era sempre sospesa una croce ad otto punte, pomettata d’oro, dai bordi smaltati in bianco, e accantonata nei quattro angoli da un fleur de lys d’oro, e caricata in cuore da una colomba d’argento con le ali spiegate da un lato, e dall’altro dell’immagine di San Michele sempre d’argento; gli ecclesiastici usavano una croce con la colomba su entrambi i lati; tutti i cavalieri la portavano anche ricamata sul lato sinistro dell’abito.
Il re era il Sovrano Gran Maestro dell’Ordine, e nell’Ordine vi erano diverse cariche oltre ai cavalieri: 1. cinque Grandi ufficiali commendatori: - il Cancelliere e Guardasigilli (in alcuni rari casi questa carica è stata divisa),
- il Prevosto e maestro delle cerimonie,
- il Gran Tesoriere, deve fare prova solo di religione e non di nobiltà;
- il segretario (greffier), per il quale vale la stessa condizione del tesoriere;
- Il Grande Elemosiniere. Il Grande Elemosiniere di Francia era anche di diritto il Grande Elemosiniere dell’Ordine, esentato da qualsiasi prova di nobiltà: questo perché la carica fu istituita da Enrico III per farne omaggio a Jacques Amyot, vescovo di Auxerre, celebre umanista e precettore di Carlo IX prima, e di Enrico III poi. Amyot era un uomo di famiglia più che modesta e dotato di una cultura splendida: Carlo IX lo nominò Grande elemosiniere di Francia, il fratello lo inserì a forza nella prima promozione dei Cavalieri dello Spirito Santo. Amyot, tanto colto e tanto buono, non ci pensa però due volte a legarsi in maniera torbida ai Guisa e voltare le spalle al re, consigliando al confessore di Enrico III di non assolverlo per l’assassinio dei Guisa, sebbene sia anche sospettato di averlo approvato a suo tempo. Enrico IV, per quanto compagnone e di buon carattere, non poteva tollerare un comportamento simile, e una delle prime cose che fece fu di privare Amoyt della carica di Grande Elemosiniere di Francia nel 1591 e di assegnarla a Renaud de Beaune, arcivescovo di Bourges: automaticamente Amoyt perdette anche le insegne dell’Ordine, che Beaune ricevette il giorno di san Silvestro del 1591 nella chiesa di Mantes dalle mani del Maresciallo di Biron padre, il quale fece cavaliere nello stesso tempo anche suo figlio su commissione di Enrico IV che all’epoca non era ancora cattolico.
Queste cariche maggiori furono istituite da Enrico III in favore dei suoi ministri, per non dire dei Guisa (i quali fecero cambiare gli statuti dell’Ordine a proprio vantaggio due volte, a mano a mano che il loro potere cresceva), ed erano senza esempi o precedenti negli altri grandi ordini contemporanei, ossia la Giarrettiera e il Toson d’Oro, in quanto avevano le stesse insegne dei cavalieri, eccezion fatta per i giorni di cerimonia.
2. otto commendatori, tutti ecclesiastici ed in teoria dovevano essere quattro cardinali e/o arcivescovi e quattro vescovi, ma nemmeno questa regola era così ferrea. 3. quattro ufficiali commendatori: - l’intendente,
- l’araldo,
- il genealogista,
- l’usciere.
Gli ufficiali minori portavano come insegna una piccola croce dell’Ordine, attaccata all’occhiello con un piccolo nastro blu-celeste. La relativa indifferenziazione tra i diversi gradi dell’Ordine fu abbastanza facile da introdurre in quanto verso la fine del XVImo secolo quasi tutti, tranne i magistrati, indossavano ordinariamente farsetto e mantello, i cui colori e la differente lavorazione distinguevano da soli le persone, e il cordon bleu si portava al collo. Nei giorni di cerimonia, tuttavia, la distinzione è palese: sia tra i cavalieri ed i grandi ufficiali, che non indossano il collare dell’Ordine, sia tra i diversi grandi ufficiali per le differenze dei rispettivi mantelli. Quello del cancelliere dell’Ordine è in tutto e per tutto simile a quelli dei cavalieri; quello del gran prevosto e maestro di cerimonia non ha il collare dell’Ordine ricamato sul mantello né sul mantelletto, ma per il resto è uguale a quello dei cavalieri; quello del gran tesoriere e del segretario hanno i ricami delle fiamme un po’ più stretti e meno numerosi rispetto agli altri manti, e c’è un tra i due, quello del gran tesoriere è più superbo dell’altro.
Durante le cerimonie il cancelliere dell’Ordine prende posto dopo l’ultimo dei cavalieri, e con una certa distanza da questi, ma può parlare seduto e coperto durante cerimonie e capitoli, mentre gli altri grandi ufficiali lo devono fare in piedi e scoperti; inoltre ha il diritto di mangiare al refettorio del Re assieme ai cavalieri, prendendo posto dopo l’ultimo di loro, mentre gli altri grandi ufficiali mangiano in una sala a parte, assieme agli ufficiali minori. Col tempo quest’usanza venne a cadere per evitare liti dovute al protocollo, e si decise di sopprimere il pasto del Re con i cavalieri.
Il Re poteva nominare cavalieri anche durante la propria minore età, che sarebbero stati ricevuti o il giorno seguente la sua consacrazione oppure al primo capitolo dell’Ordine, che normalmente si teneva il primo gennaio di ogni anno: i cavalieri nominati avevano in genere il permesso di portare le insegne dell’Ordine in attesa di esservi ricevuti. Enrico IV ha dato l’esempio di come anche un cavaliere possa riceverne un altro nell’Ordine quando il re non lo può fare; inoltre il re poteva rilasciare dei brevetti di promessa del cavalierato, ampiamente usati ma sovente inutili. Un abuso che portò alla moltiplicazione dei cordon bleu fu la compravendita di alcune cariche come quella di segretario o di Gran Tesoriere, cui poteva essere concesso di indossare il cordon bleu anche dopo averla venduta. Si originò così quello che Saint-Simon chiama la râpé (la grattugiata, ma forse sarebbe meglio dire la polverizzazione) dell’Ordine, l’abitudine di vendere fittiziamente una carica a terzi e poi ricomprarla per permettere ad altri di portare un cordon bleu, di fatto inutile se non alla vanità personale.
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