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| Tanto per stravolgere un po' gli animi più tranquilli: spulciando spulciando, ho trovato un pezzo interessante nei Mémoires del conte Horace de Viel-Castel, che fu conservatore del Louvre, oltre ad essere molto amico della principessa Matilde e sostenitore accanto di Napoleone III.
[…] Il vecchio deputato Lherbette è appena uscito dal mio studio. Mi ha raccontatop che ha visto tra le mani di M. de Saint-Albin i Mémoires originali di Barras. Saint-Albin è un vecchio un sanculotto, di nome Rousselin, che provò sotto la Restaurazione il forte desiderio di far dimenticare di essere stato amico di Robespierre, Marat, etc. etc. e che, per arrivare a tal fine, si fece adottare da un vecchio marchese senza soldi né camicia di nome Saint-Albin. Prese il nome del suo padre adottivo. Rousselin scomparve e, per farlo sparire anche meglio, il nuovo Saint-Albin pubblicò una brossura necrologica in cui raccontava i suoi ultimi istanti.
Questo per Saint-Albin, ma torniamo ai Mémoires di Barras. L’antico Direttore racconta che ha assistito, dopo la morte di Robespierre, all’apertura della fossa di Luigi XVI e che ha fatto buttare una massa di calce viva sulle ossa dello sfortunato re; poi, come espiazione (davvero singolare!) seppellì nella fossa aperta il corpo di Robespierre, alfine, dice, di mettere la vittima sul boia. Barras parlò di questo fatto incredibile, quando furono raccolte quelle che si credevano le ossa di Luigi XVI per deporle nel nuovo monumento espiatorio della rue d’Anjou, e diede come prova della verità della sua asserzione che dovevano essere stati trovati dei bottoni da soulier in argento e bottoni da coulotte d’oro, perché Robespierre portava sempre questi bottoni di due metalli diversi.
Questo fatto è vero, ma lo pregarono di non parlare di tutto l’affare, e Robespierre riposa ancora sotto il marmo del monumento a Luigi XVI. […]
Tuttavia, quando ho palrato di questo anni fa col custode della cappella espiatoria ha decisamente negato che fosse possibile
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