Maria Antonietta - Regina di Francia

Il ritratto di corte a Genova

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view post Posted on 6/2/2016, 19:59
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Marie-Antoinette

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Mentre il ramo della marchesa Teresa (1829-1914) si estingue con lei, confluendo nei Durazzo, altri rami dei Pallavicini sopravvivono, come quello del principe Domenico (1944), console onorario a Montecarlo.
Il principe Domenico discende direttamente da Tobia Pallavicini (1521-1570), uno dei più ricchi aristocratici del XVI secolo, proprietario dell'omonimo palazzo in Strada Nuova al numero 1 (#entry591081124):


Il principe Domenico con Alberto di Monaco. Risiede in uno dei tanti palazzi di famiglia, Palazzo Interiano (in Piazza Fontane Marose), acquistata dal marchese Domenico suo trisavolo nel 1836.
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Fratello di Tobia, altrettanto ricco, era Agostino Pallavicini (+1575), Ambasciatore di Carlo V, proprietario del palazzo gemello di fronte a quello di Tobia. Uno dei suoi nove figli è quel Niccolò ritratto da Rubens, con il quale l'artista strinse amicizia:

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Rubens - Niccolò Pallavicini (1562-1619) - Collezione privata.
Anche la moglie, la nobildonna Maria Serra, secondo alcuni storici dell'arte, fu ritratta da Rubens (#entry503972240).
Controversa anche l'attribuizione a Rubens del ritratto di suo fratello Giulio:

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Giulio Pallavicini (1558-1634), letterato.

Questo ramo si estingue nel '700.
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Dal terzo fratello, Damiano Pallavicini (+1573) parte una nutrita discendenza che arriva fino al marchese Ignazio Alessandro (1800-1871), il costruttore della villa di Pegli e il padre della famosa ereditiera (unica figlia superstite) Teresa Pallavicini Durazzo. Di lui c'è solo il busto marmoreo che abbiamo visto qualche post fa, mentre del suo bisnonno c'è un bellissimo e prestigioso ritratto:

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Jacynthe Rigaud - Paolo Girolamo Pallavicini II (+1746) - Museo del Louvre.
Suo figlio Giovanni Carlo (1722-1794) fu il 179° Doge della Repubblica di Genova.

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Non poteva mancare in una famiglia così ricca e importante un Cardinale e il suo ritratto. E che ritratto!

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Tiziano - Il Cardinale Antonio Pallavicini (1441-1507) - Pushkin Fine Arts Museum

Il Cardinale appartiene ad un ramo collaterale dei precedenti, molto antico, ma che trova lustro in un altro Agostino: Agostino Pallavicini (1577-1649), Doge di Genova nel biennio 1637-39 e famoso diplomatico, quell' Agostino dipinto nel magnifico ritratto "rosso" di van Dyck che abbiamo visto qualche post fa(#entry506340883).
A Palazzo Bianco c'è una copia di Anton Maria Piola con la stessa magnifica veste rossa:

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Lo stesso Agostino è ritratto con il figlio:

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Domenico Fiasella, detto il Sarzana (1589-1669) - Agostino Pallavicino (1577-1649) e il figlio Ansaldo (1622-1660) in occasione dell'ambasciata a Luigi XIII- Galleria nazionale di Palazzo Spinola.
In mano c'è la lettera del Doge dell'epoca al Re francese.

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Domenico Piola - Anna Maria Pallavicini, unica erede superstite di Ansaldo suddetto - Galleria Rizzi, Sestri Levante.
Sposata con Girolamo Doria, già citata in #entry506340883.

Allo stesso ramo, infine, appartengono la famosa Camilla Pallavicini che sbarcò a Roma con le sue ricchezze e suo cugino mecenate Niccolò Maria (#entry556461357), protetti dallo zio Lazzaro, potente e ricchissimo cardinale (1602-1680).
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Ancora un ramo collaterale e un altro Doge in famiglia:

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Alerame Pallavicino (1730-1805), Doge di Genova.

Allo stesso ramo del Doge Alerame appartiene il marchese Domenico Pallavicino (+1805) che sposò la nobildonna Luigia Ferrari, famosa per la sua bellezza e l'ode che le dedicò il Foscolo:" A Luigia Pallavicino caduta da cavallo":

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Luigia Ferrari, marchesa Pallavicino (1772-1841)

Insomma, per orientarsi in questo ginepraio, uno schema molto (ma molto) semplificato, dal quale si evince l'antichissima discendenza dagli Obertenghi:



www.maltagenealogy.com/Libro%20d&#...allavicino.html
https://books.google.it/books?id=wdA7AQAAM...ttilana&f=false
https://gw.geneanet.org/cepatri?lang=en&pz...allavicini&oc=1

Edited by elena45 - 7/3/2021, 19:16
 
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view post Posted on 1/4/2016, 18:14
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Marie-Antoinette

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Anonimo - Ritratto di Esteban de Mary, alias Stefano de Mari (1683-1749): Ammiraglio genovese al servizio della Spagna - Museo Naval de Madrid.
Tratto da https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Esteban_de_Mari.jpg.
Apparteneva alla ricchissima famiglia de Mari, consanguinea della famiglia Serra, giacchè discendevamo entrambe da un Visconti.
Stefano era il nipote del Doge di cui portava il nome, figlio di suo figlio Francesco e di Livia Centurione.

Non ci sono immagini del Doge Stefano de Mari, mentre troviamo due ritratti dei figli che a loro volta furono eletti Dogi:


Girolamo de Mari (1644-1702).


Domenico Maria de Mari (1653-1726).

Cinque dei sette figli del Doge Stefano dettero il nome del nonno al loro primogenito, il che ha complicato l'individuazione dei singoli personaggi da parte degli storici.
Analogamente troviamo nella stessa generazione tre cugini di nome Giovanbattista: il più noto è il fratello minore del suddetto Stefano, che fu Ambasciatore della Repubblica di Genova, ma francamente non so dire se il seguente ritratto è proprio il suo:


Il Molinaretto - Giovan Battista de Mari ritratto nel 1724.

Tratto da www.academia.edu/11039021/Genovesi_...ova_Galata_2011

Effettivamente questa, assieme ai Grimaldi, è la famiglia di nobili genovesi di cui si hanno meno immagini e meno notizie.

Edited by elena45 - 13/4/2016, 17:15
 
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Mario38
icon5  view post Posted on 17/4/2016, 17:29




Diversi dei nomi con cui sono identificati i protagonisti dei ritratti illustrati sono del tutto inventati
 
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view post Posted on 17/4/2016, 19:45
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Marie-Antoinette

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Il confronto si fa interessante: molti di noi sarebbero oltremodo curiosi di sapere su che cosa basi la tua affermazione così perentoria, lanciata così come una mattonata ad un lampadario di Murano.

E giacché ci sei, per piacere, presentati nella sezione apposita prima di scrivere. Grazie
 
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view post Posted on 17/4/2016, 22:28
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Marie-Antoinette

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Inventati da chi? Io cito le fonti.
Se hai notizie documentate, ben vengano.

Edited by elena45 - 20/4/2016, 09:26
 
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view post Posted on 13/5/2018, 18:34
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Guardate com'è bella questa donna:

byvnki1i

La sua storia si intreccia con i nostri post.
Si chiamava Virginia Peirano (1885-1972) ed è sta la moglie del marchese Paolo Spinola di Luccoli (1880-1969), colui che con il fratello Francesco ha donato Palazzo Spinola di Pellicceria allo Stato, oggi Galleria Nazionale.

Bruno Ciliento, Soprintendente ai beni artistici e culturali della Liguria, e Caterina Olcese Spingardi, Storica dell'arte, hanno scritto la sua storia nel romanzo "Virginia, un mondo perduto - Scene da un matrimonio Belle Epoque di casa Spinola"

Avvincente come un romanzo, eppure del tutto vera, perché scrupolosamente verificata su documenti d’epoca, la vicenda di Virginia Peirano si snoda tra la Romania, dove nasce, e Londra, per giungere a intrecciarsi con quella dell’ultimo rampollo di un’antica famiglia aristocratica genovese, Paolo Spinola, colui che con il fratello Franco avrebbe donato la dimora di famiglia allo Stato italiano perché diventasse la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola.
Ne scaturiscono una storia d’amore e un matrimonio, presto minato da insanabili differenze culturali e di classe, che la famiglia di lui suo malgrado accetta, arrivando perfino a costruire per loro un’incantevole villa sul mare.
Dopo un continuo girovagare, tra Londra, Parigi e un’esotica luna di miele in Egitto, shopping e divertimenti in località alla moda, la coppia si separa, divorziando a Fiume nel 1923.
Divenuta moglie di Stephen Courtauld, appartenente a una dinastia di noti industriali inglesi, la storia di Virginia prosegue con la sontuosa ristrutturazione déco della residenza di Eltham Palace, nei pressi di Londra, viaggi sullo yacht che porta il suo nome, un periodo in Scozia, il trasferimento in Africa, in Rhodesia, e il rientro sulla Manica, nell’isola di Jersey.
Una donna brillante e fuori dal comune, la cui straordinaria biografia, segnata da un’irrefrenabile ricerca di bellezza, consente di rievocare un’epoca affascinante, tra modernità e tradizione.


Anche la storia di Eltham Palace si conclude con una donazione allo Stato (https://it.wikipedia.org/wiki/Eltham_Palace).

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Francesco e Paolo Spinola, i due fratelli che donarono il prestigioso Palazzo Spinola di Pellicceria allo Stato.

Edited by elena45 - 14/5/2018, 11:33
 
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view post Posted on 14/5/2018, 07:39
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Marie-Antoinette

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Un ritratto straordinario poco conosciuto

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Ritratto di dama con ventaglio di Casa Balbi.

L'autrice è Artemisia Gentileschi! Un soggetto e uno stile inusuale per lei, che sembra mutuato da Van Dyck.
E sì! Forse Artemisia e il giovane pittore fiammingo si sono anche incontrati in quella effervescente città portuale che è Genova intorno al 1620, quando suo padre lavora per i Doria.
Il ritratto, nell'Ottocento, è ereditato da Violante Balbi(1802-1825) che va sposa a Giacomo Spinola di Luccoli (1780-1858), proprietari all'epoca del prestigioso Palazzo Spinola di Pellicceria e della Villa Pagana di Portofino. Nel 1958, come già detto, i discendenti Franco e Paolo Spinola cedono il palazzo allo Stato e la villa all'Ordine di Malta. Mentre il palazzo è sede della Galleria Nazionale, la villa invece è un luogo segretissimo, il cui accesso è precluso al pubblico, ma in via del tutto eccezionale si è aperta qualche anno fa per il Fai, proprio per mostrare la dama di Artemisia.

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Villa Pagana, nel territorio di Rapallo.
Costruita nel XVII secolo dalla famiglia Orero, non nobile ma facoltosa, fu venduta nel '700 ai fratelli Pierfrancesco e Paolo Maria Cattaneo della Volta (di Gio Carlo, di Isnardo). Rimasti senza discendenza, la villa passò agli eredi della sorella Maria Camilla Cattaneo, marchesa Spinola per matrimonio. Il ramo è quello di Ronco e pertanto perviene infine nel '900 ai fratelli Francesco e Paolo Spinola che erediteranno il palazzo di Pellicceria.
E' detta "Villa del trattato" perchè in essa si firmò il trattato tra Italia e Jugoslavia per la questione di Fiume.

Cfr. https://portofino.it/villa-del-sovrano-dellordine-di-malta/

Edited by elena45 - 17/6/2018, 12:18
 
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view post Posted on 14/5/2018, 17:46
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Marie-Antoinette

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Torno a Van Dyck perchè, finalmente sono riuscita a elaborare una sintesi più organica e un po' di genealogia della famiglia Cattaneo della Volta. Devo dire che ho trovato molti frammenti sparsi qua e là, veramente difficili da collegare. Comunque ci ho provato.

I ritratti dei Cattaneo della Volta.

Molti ritratti che van Dyck fece ai Cattaneo si devono ai legami di Filippo Cattaneo, di Isnardo, e del fratello Giacomo, mercanti in Anversa nella seconda metà del '500. Sposato con Giulia Lomellini, ebbe 7 figli. Alcuni sono stati immortalati dal grande pittorenel suo soggiorno a Genova dal 1621 al 1627.

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Antoni van Dyck - Luigia Cattaneo Gentile, figlia di Filippo Cattaneo suddetto - Musée de Beaux-Arts, Strasburgo.


Antoni van Dyck - Marchesa Giovanna Cattaneo - Frick Collection, New York.
Sarebbe Giovanna Pinelli, fu Gio Francesco (1602-1637), nuora di Filippo Cattaneo in quanto moglie di suo figlio maggiore Gio Filippo (1575-?).

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Antoni van Dyck - Marchesa Elena Grimaldi Cavalleroni (?) di Giogiacomo , anche lei nuora di Filippo Cattaneo, in quanto moglie del figlio minore Giacomo (1593-1640) - National Gallery, Washington.

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Antoni van Dyck - Il bozzetto della marchesa Elena Cattaneo suddetta - National Gallery, Washington.

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Antoni van Dyck - Filippo (1619-1684) e Maddalena Cattaneo (1621-?), figli della suddetta - National Gallery, Washington.

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Antoni van Dyck - Maddalena Grimaldi Cavalleroni (1599-1653) di Francesco, prima cugina di Elena suddetta, e il marito Giovanni Battista Cattaneo (1582-1619) di Domenico e Selvaggina Spinola, capostipite dei principi di San Nicandro napoletani. - National Gallery, Londra.
Giambattista è morto a Lisbona nel 1619, prima del viaggio di Van Dyck a Genova, quindi è probabile che sia stato ritratto dal pittore fiammingo ad Anversa.

Secondo alcuni, il ritratto che segue sarebbe della madre di Giambattista suddetto, Selvaggina Spinola (1562-1620ca):

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Anton Van Dyck - Ritratto di dama genovese - Gemaldegalerie, Berlino.

Tre di questi quadri (la magnifica Elena e i due bambini) furono lasciati in eredità da Gio Giacomo Cattaneo (il quarto figlio di Elena) al pronipote Niccolò:


Hiacynthe Rigaud (1705) - Niccolò Cattaneo della Volta (1676-1746 - Collezione privata.
Niccolò era figlio della marchesa Elena Grimaldi Cebà, che aveva sposato un esponente del ramo dogale, tale Simone Alessandro Cattaneo (fratello del Doge Giovanbattista). Niccolò acquistò altri 6 Van Dyck e li collocò nel palazzo di San Torpete in apposite quadrature.

Nel 1785 moriva il figlio Giambattista (1708-1785) in un'altra residenza, l'attuale Palazzo Balbi Cattaneo in via Garibaldi, e l'inventario dei suoi beni comprendeva appunto 9 dipinti di Van Dyck.
Ma, come si vede dalle location attuali, gli ultimi Cattaneo genovesi li vendettero, all'inizio del '900, per sopraggiunte difficoltà economiche.
(www.toltedalcassetto.it/genova2004_2.htm)

L'unico Van Dick rimasto in possesso della famiglia sarebbe questo:

Giovane_Cattaneo
Giovane di Casa Cattaneo.

Ed ecco l'albero genealogico che sono riuscita a sintetizzare con molta, molta fatica. Questo mi ha spinto ad approfondire per cui quando posso comprerò il libro: "I Cattaneo della Volta, vicende e protagonisti di una millenaria famiglia genovese", di Elena Chiavari Cattaneo della Volta e Andrea Lercari (Sagep Editori, 632 pagine, 120,00 euro).



Tratto in parte da www.academia.edu/32281983/I_Cattan...di_una_famiglia

Dallo schema si evidenzia il collegamento tra il ramo dogale e quello delle Fiandre collegato a Van Dyck, che confluiscono in un unico ramo con il matrimonio di Elena Grimaldi Cebà e Simone Alessandro Cattaneo (1635-1677), fratello minore del Doge Giambattista:

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Giovanni Enrico Vaymer - Giovan Battista Cattaneo della Volta (1628-1731), Doge di Genova nel biennio 1691-1693 - Palazzo Balbi Cattaneo

Come già detto in altro post, ben due figli di Giovan Battista e Maddalena Gentile furono eletti Dogi come il padre. I loro ritratti sono conservati nello stesso Palazzo Balbi Cattaneo (oggi sede dell'Università):

Palazzo_Gio_Francesco_Balbi_ritratti_Cattaneo_della_Volta_01
A sinistra Cesare Cattaneo della Volta (1680-1756) e a destra Niccolò (1679-1751).

Il ramo immortalato da Van Dyck negli anni 20 del '600 si estingue nella generazione successiva per mancanza di eredi, come cristallizzato per sempre in capolavori assoluti.

Edited by elena45 - 9/7/2018, 20:18
 
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view post Posted on 11/6/2018, 10:01
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Marie-Antoinette

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La marchesa Elena Grimaldi Cattaneo non è l'unica della famiglia ad essere immortalata da un grandissimo artista.
Circa un secolo e mezzo prima di Van Dyck, Sandro Botticelli ritraeva la bellissima Simonetta Cattaneo:

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Simonetta Cattaneo (1453-1476), chiamata la Sans Par per la sua straordinaria bellezza.
Simonetta era figlia di Gaspare Cattaneo (t1475) e Caterina Spinola detta Catocchia (t1493), di Marco, di Giuliano (vedi schema del post precedente).
Simonetta sposò Marco Vespucci, di Piero, della ricca famiglia di banchieri fiorentini nel 1469, ad appena 16 anni.
Morì di tubercolosi a soli 23 anni.

Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Simonetta_Vespucci

La genealogia di Gaspare Cattaneo e di Catocchia soprattutto è rimasta alquanto incerta. Oggi si ritiene che, quando sposò Gaspare (anche lui vedovo), fosse vedova di Battista I Fregoso (1380-1442), fratello del più noto Tommaso (per tre volte Doge di Genova) dal quale aveva avuto una sola figlia Battistina (1432-1481), mentre da Gaspare ebbe 7 figli e morì vecchissima.

I 5 fratelli di Simonetta ebbero discendenza e in particolare Giovanni (v1501) diede origine ad una linea che si estinse nella seconda metà del '600.
E' interessante notare che i nipoti di Giovanni era attivi in Puglia dove operavano il commercio del grano e dell'olio, in rapporto con i Cattaneo napoletani. Di essi Marcantonio Cattaneo (+1588), di Giacomo, di Giovanni, ebbe tre figli naturali con una donna di Barletta.

Edited by elena45 - 27/8/2018, 13:28
 
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view post Posted on 4/3/2019, 12:53
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Notizia interessante.

Alcuni genovesi aderirono alle dottrine protestanti. Si trattava di mercanti che, lavorando all'estero, divennero simpatizzanti delle idee di Lutero e, per non correre rischi, essendo l'Inquisizione sempre in agguato, pensarono bene di rifugiarsi in Svizzera. A Ginevra durante il XVI secolo si ritrovarono alcuni rampolli appartenenti a illustri famiglie cittadine, come i Centurioni, i Giustiniani, gli Spinola, i Pallavicino ecc.
In particolare, uno dei nove figli del ricchissimo Tobia Pallavicino, il giovane Orazio, per il quale il padre aveva fatto edificare il Palazzo della Peschiera, si rifugiò nei Paesi Bassi e poi in Inghilterra. Qui si convertì alla religione anglicana e svolse importanti missioni diplomatiche per la regina Elisabetta. Nel 1588 partecipò anche alla campagna contro l'Invincibile Armada di Filippo II

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Orazio Pallavicino (1540-1600), figlio di Tobia Pallavicino (+1581) e Battina Spinola - Camera dei Pari di Londra.

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Orazio Pallavicno sposò Anna Hoofmann (1565-1626), figlia di un banchiere di Aversa con cui ebbe tre figli: Henry (1592-1615), Toby (1593-c. 1644) e Battistina (1594-1618). Ben presto, nel 1600, Anne restò vedova.
Passato il periodo di lutto, si risposò con Sir Oliver Cromwell di Hinchinbrook (1562-1655), uno zio spiantato omonimo del più celebre Lord protettore, protagonista della Guerra civile inglese. Costui fece sposare le sue due figlie Catherine e Jane (avute da un precedente matrimonio) con Henry e Toby Pallavicino, i figli di Orazio. A questo doppio matrimonio, qualche tempo dopo, seguì quello di Henry Cromwell (1586-1657), figlio maggiore di Sir Oliver, con Battistina Pallavicino. Con questa spregiudicata politica matrimoniale, Cromwell acquisì così il completo controllo dell’eredità. Il primogenito Henry Pallavicino morì nel 1615 senza discendenti, facendo di suo fratello Toby l’erede universale delle sue proprietà. Questi morì intorno alla metà degli anni Quaranta, dopo aver dissipato pressoché tutte le ricchezze della famiglia.

Tratto da www.treccani.it/enciclopedia/orazio...io-Biografico)/</i

Queste notizie della Treccani non sono state controllate e hanno fatto nascere la diceria che Orazio fosse il bisnonno e Battistina la nonna del capo dei Puritani, che invece nacque quando lei aveva 5 anni!

Edited by elena45 - 7/3/2019, 11:21
 
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view post Posted on 22/6/2019, 12:16
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Marie-Antoinette

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Torno ai Doria per pubblicare un'immagine nuova comparsa in rete:

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Justus Sustermans (1649) - Marcantonio Doria, 1° principe di Angri (1570-1651), anziano - Collezione privata.
Ricordo che fu un grande collezionista e commissionò a Caravaggio la sua ultima opera "Il martirio di Sant'Orsola".

Leggi www.finestresullarte.info/847n_ult...rovocatoria.php

Edited by elena45 - 24/6/2019, 10:00
 
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view post Posted on 16/7/2019, 08:16
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Marie-Antoinette

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Riporto un post di Francisco Antonio Doria, professore universitario, esponente del ramo dei Doria sviluppatosi in Brasile (vedi schema in #entry503972240 ) e pubblicato su fb:

PARSIMONIOSI A CAUSA DI UN CORSARO.
Le probabili origini della proverbiale tirchieria associata ai genovesi.

Se c’è un luogo comune associato ai genovesi è proprio quello legato alla loro presunta avarizia. Una storia che parte da lontano, da molto lontano probabilmente già al tempo del famoso “Emmo Za Daeto” pronunziato dai legati della Repubblica in faccia all’ Imperatore Federico Barbarossa che, pretendendo da costoro tributo, ottenne invece l’orgoglioso rifiuto.

Una caratteristica questa legata alla gestione del denaro che si rafforza a partire dal ‘400 quando, a seguito dell’istituzione del Banco di San Giorgio avvenuta nel 1407, la Superba diviene la regina delle transazioni finanziarie contendendo il primato in questo ambito ai grandi banchieri teutonici e sassoni.
E siccome “a prestâ e palanche à un amigo, ti perdi e palanche e ti perdi l’amigo” (se presti soldi ad un amico, perdi i soldi e perdi l’amico), i genovesi, ligi all’antico adagio fanno fortuna prestando “palanche” alle emergenti e ambiziose monarchie francese e spagnola.
Sul finire del secolo Genova, fiutandone il senso degli affari e le potenzialità economiche, accoglie la prima comunità di ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna cattolica da Isabella di Castiglia. Da questi i Genovesi apprendono e affinano sia le tecniche commerciali che le pratiche di strozzinaggio. Ed è proprio in questo periodo che, per calmierare e porre freno alla lucrosa gestione dei prestiti, vengono istituiti anche a Genova i banchi di pegno.

A detta degli storici però il vero spartiacque in relazione all’assioma “genovesi quindi avari” che si sostituisce nell’immaginario collettivo al precedente “genuensis ergo mercator” (genovese dunque mercante) risale al 1588 quando i destini della Signora del mare si incrociarono con quelli del grande corsaro inglese Sir Francis Drake.
Da tempo infatti Genova aveva rinunciato alla sua vocazione marittima preferendole quella finanziaria e bancaria: quello che veniva identificato come “Il siglo de los Genoveses” quando i forzieri della città partivano per la Spagna e tornavano onusti di oro delle Americhe, tanto che si diceva: “l’oro nasce nel Nuovo Mondo ma viene sepolto a Genova”, volgeva ormai al tramonto.
Era il periodo in cui le dimore patrizie genovesi erano le più sfarzose d’Europa: una ricchezza comunque mai ostentata fine a se stessa ma semmai consona al rango per doveri di rappresentanza e prestigio sociale, più spesso, accuratamente nascosta e considerata solo un modo redditizio per diversificare gli investimenti.
“o cû e i dinæ no se mostran à nisciun”
(il sedere e i soldi non si mostrano a nessuno).
I genovesi dunque così pronti a viaggiare per il mondo, protagonisti dei commerci e delle scoperte geografiche invece a casa loro sono schivi e diffidenti, per nulla inclini a mostrare le proprie ricchezze e proprietà.

Era scomparso da circa un lustro Andrea Doria quando nel 1585 era scoppiata la guerra tra Spagna e Inghilterra e Filippo II, per sconfiggere la terra di Albione di Sir Francis Drake, decise di allestire l’invincibile “armada” commissionandola, come da consolidata tradizione, ai genovesi.
I nostri armatori erano indecisi e titubanti se investire così tanto denaro in un’impresa a tal punto rischiosa da mettere a repentaglio le risorse della Repubblica ma decisero comunque di restare fedeli alla corona degli Asburgo e di finanziare questa operazione. Vennero allestiti 130 vascelli, con relativo armamento di 24.000 uomini, pronti per affrontare le terribili battaglie del 1588.
La sorte avversa culminata in una serie anomala di violentissime tempeste unita all’indiscussa abilità e capacità marinara di Drake infransero i sogni spagnoli e con essi anche le speranze di lucro dei genovesi.
Per la regina del mare, dopo un secolo di ricchezze, agi e splendori, si trattò di un colpo durissimo dal quale non riuscì più completamente a risollevarsi. La Spagna terminerà la sua iperbole di dominio europeo e Genova, fedele alleata, ne seguirà il declino con l’aggravante di non riuscire più né a pretendere, né di conseguenza a riscuotere i crediti maturati e dovuti.

Da qui si fa risalire quindi la diffidenza quando si parla di dinæ nei confronti dei “furesti” e quel senso di malcelata rassegnazione (se non era per gli spagnoli…) che porterà i nostri avi ad essere più che mai accorti nei loro futuri investimenti: quello che per gli altri quindi è tirchieria per i genovesi è parsimonia perché – e la storia ce lo insegna – “maniman” non si sa mai.
Perché se nel campo delle scienze Lavoisier teorizzava “in una reazione chimica nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” per i genovesi, in quello economico, nulla si butta via, nulla si spreca e tutto si ricicla e risparmia”.
 
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view post Posted on 16/7/2019, 10:15
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Arciduca /Arciduchessa

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Molto interessante!!
Niente nasce mai per caso :)
 
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view post Posted on 28/7/2019, 09:35
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Marie-Antoinette

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Dallo stesso amico di fb, Francisco Antonio Doria, ricevo e condivido questo post:

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A Genova, la casa di Andrea Doria in Piazza San Matteo eretta nel sesto decennio del XV secolo, fu donata ad Andrea dai genovesi in occasione del fatto che egli fu l’ artefice della liberazione della Repubblica dalla dominazione francese; in quell’ occasione, con un atto ufficiale, gli fu conferito il titolo di Padre e Liberatore della Patria. Peraltro il Doria in questo palazzo mai abitò, preferendo, nei suoi rari momenti di inattività, risiedere nella casa reggia che s’era fatto costruire a Fassolo, appena fuori dalle mura cittadine, dove aveva anche un approdo privato per le sue galee da combattimento. La casa, chiamiamola di città, mostra elementi architettonici e decorativi nuovi ed antichi ed influenze artistiche toscane, francesi, venete ed orientali fuse insieme.
 
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view post Posted on 8/11/2020, 22:40
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Marie-Antoinette

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Elena 45, non so se ancora la discussione sia valida e se il messaggio ti arriverà. Sto cercando informazioni sulla Marchesa Brigida Spinola Doria, sapresti aiutarmi? nel web riesco a trovare solo il suo splendido ritratto di Rubens.

Aggiungendo il commento vedo che la discussione è lunghissima. a em era uscita la parte delle famiglie genovesi e dei ritratti di Rubens e van dick. Ora mi guardo tutto però. Molto interessante.
 
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60 replies since 15/6/2012, 11:01   26813 views
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