Maria Antonietta - Regina di Francia

Simboli e significati nei ritratti di corte., Cosa l'artista e il committente hanno voluto comunicare.

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Erzherzogin Mady
view post Posted on 24/9/2012, 19:41 by: Erzherzogin Mady




Spesso si guarda il quadro di un personaggio del passato, e a meno di non avere una base di conoscenze della storia e dell'arte, si tende a non carpire i vari significati che questi ha voluto trasmettere ai posteri.
In particolar modo nei ritratti di personaggi storici, re, principi, cortigiani ecc, tutte le componenti hanno un preciso significato e tutte concorrono a mandare un chiaro messaggio allo spettatore: il potere della persona ritratta.
L'immagine dipinta è la prova più immediata della realtà del potere, una testimonianza, lasciata ai posteri a imperitura memoria.
Il potere parla attraverso simboli, attributi, stereotipi. Nell'opera d'arte, il potere e l'uomo di potere (o la donna), racconta di se stesso e della sua epoca, di eventi politici e personali, di fasti, di usi e costumi, di una vanità tutta umana, eterna ma effimera allo stesso tempo.
Volevo quindi proporre alcuni quadri famosi (non in ordine cronologico) che sicuramente tutti conoscete e metterne in risalto l'aspetto descrittivo per capire cosa il pittore e il committente hanno voluto trasmetterci.

Partiamo con il celeberrimo ritratti del nano...ehm dell'imperatore Napoleone Bonaparte eseguito da Jean-Auguste-Dominique Ingres nel 1806.

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Qui Ingres, allievo di David, affida il messaggio a un eccezionale rigore compositivo: sembra di guardare una divinità greca.
I simboli del potere imperiale francese sono ben visibili: lo scettro di Carlo V nella mano destra e la mano di giustizia di Carlo Magno nella sinistra.
La Legione d'Onore spicca al centro del collare sul petto: l'ordine è stato istituito da Napoleone nel 1802.
Sui braccioli del trono compaiono le aquile, che perlaltro sono anche i simboli dei sovrani carolingi e del potere romano imperiale, mentre sulla veste spiccano le api franche (centinaia di api d'oro erano state trovate nel sepolcro di Childerico, fondatore della dinastia merovingia) che Napoleone ripropone come simbolo di industriosità.
Napoleone non tocca terra con i piedi (come gli imperatori che l'hanno preceduto) e sembra ancora più sospeso, autorità eterna e immutabile (cosa che non fu).
Sul tappeto si nota l'aquila imperiale.

Passiamo ora a una donna celebre per il suo fascino e la sua intelligenza, che ha saputo tenere stretto a se per anni uno dei sovrani più volubili e donnaioli della dinastia dei Borbone di Francia: Madame de Pompadour, una delle favorite più famose della storia.
In questo dipinto è ritratta da Maurice Quentin de Latour.
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Progettato intorno al 1748, de Latour finisce il ritratto solo nel 1755. A rallentare il lavoro sono le continue modifiche richieste al pittore dalla Marchesa.
Tutto quello che circonda la marchesa, dai libri al globo terrestre, dalle partiture alle incisioni, vuole testimoniare le sue doti intellettuali: in questo ritratto Madame de Pompadour si identifica col modello di donna istruita che partecipa nei salotti al dibattito intellettuale. Si tratta del modello di femme savante che trionfa nel secolo dei lumi.
Dalla scrivania pende un'incisione che illustra il Traité historique des pierres gravées du Cabinet du Roi del collezionista Pierre-Jean Mariette.
Malgrado l'autore di questa incisione fosse il conte de Caylus, de Latour aggiunge la firma della marchesa in allusione alla sua attività di incisore.
Sulla scrivania appaiono numerosi libri di cui de Latour ha voluto fornire il titolo: Il pastor fido di Guarini, l'Encyclopédie, l'Esprit des lois di Montesquieu e La Henriade di Voltaire. Si tratta quindi di una raccolta di opere di natura teatrale, filosofica e politica.
Oltre alla presenza dei libri si posso osservare altri oggetti che qualificano la marchesa come patrona delle arti: tra questi la musica, rappresentata dalla partitura tra le mani e dalla chitarra barocca sulla sedia alle sue spalle.

Facciamo un salto indietro nel tempo e cambiamo nazione.
Il soggetto del dipinto attribuito a George Gower è Elisabetta Tudor, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, passata alla storia col soprannome di Regina Vergine.

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Eseguito intorno al 1588, il dipinto celebra la vittoria inglese sulla flotta di Filippo II, l'Invincibile Armata.
Le navi spagnole sono raffigurate sullo sfondo, a destra della regina, sotto la minaccia dei vascelli inglesi, a sinistra spinte verso la costa dal "vento protestante" che la leggenda vuole sia intervenuto in aiuto dell'Inghilterra.
L'effige di Elisabetta è inquadrata da due colonne che evocano l'impresa imperiale di Carlo V, in riferimento alle due colonne d'Ercole che gli antichi ritenevano segnassero i confini del mondo conosciuto.
Le due scene di battaglia si svolgono in una caso sotto un cielo coperto e burrascoso, nell'altro sotto un sole splendente.
La regina rivolge le spalle alla tormenta e guarda verso il sereno, come ad indicare che una volta arginata la minaccia spagnola, all'Inghilterra spetta un futuro di pace e benessere sotto la guida di Elisabetta.
Come in altri dipinti di questo periodo, anche in questo caso i simboli imperiali acquistano un notevole protagonismo. Sotto la protezione della corona, la mano della regina si posa sul globo terrestre, sulle Americhe, in allusione al potere marittimo inglese e alle sue mire espansionistiche.
Il corpo della regina appare fortemente stilizzato, appiattito sotto lo schiacciante peso dei broccati e dei gioielli, mentre la composizione è dominata dalle forme geometriche.
Si tratta di un processo di crescente astrazione che mira a divinizzare la figura di Elisabetta I.

Ora facciamo di nuovo un salto avanti nel tempo e ritorniamo in Francia.
Il seguente ritratto di Hyacinthe Rigaud ha per soggetto il sovrano francese più noto: Luigi XIV.

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Il re Sole appare qui come la quintessenza del monarca assoluto. Dietro di lui compare un bassorilievo raffigurante l'allegoria del potere. Spicca sul petto la croce dell'ordine dei Cavalieri di Malta.
All'età di 63 anni, il re è raffigurato in costume d'apparat con le insegne del potere: il mantello ricamato di gigli foderato d'ermellino, la corona, lo scettro e la mano della giustizia appartenute a Enrico IV, le calze fermate dalle giarrettiere e le scarpe bianche col tacco, la spada Gioiosa che fu di Carlo Magno.
Rigaud riesce a fare coesistere idealizzazione e scrupoloso naturalismo, in particolare nella resa dei materiali e delle modificazioni cromatiche dovute agli effetti di luce. Il volto è un ritratto dal vero, innestato sul resto dellla composizione, dipinta separatamente nello studio del pittore.
La tecnica è di tale precisione da rendere gli oggetti in un modo praticamente fotografico (compreso il trono ricoperto con lo stesso tessuto del manto).
L'opera è stata commissionata per essere offerta a Filippo V, nipote di Luigi e Re di Spagna dopo il 1700, ma venne ritenuta di tale qualità da non lasciare mai la Francia.

Ritornerò a breve con altri ritratti. :)
 
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