Maria Antonietta - Regina di Francia

Simboli e significati nei ritratti di corte., Cosa l'artista e il committente hanno voluto comunicare.

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*§Yue§*
view post Posted on 25/9/2012, 18:25 by: *§Yue§*
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Marie-Antoinette

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Su gentile richiesta di Mady, vi parlo del celeberrimo ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni dipinto dal Bronzino. Il ritratto, importantissimo anche in quanto prototipo del ritratto di corte di sovrana nella veste sia di prima donna dello Stato sia di madre amorevole, è tra i più noti esempi del Manierismo fiorentino nonché uno dei pezzi più celebrati della Galleria degli Uffizi (prima del nuovissimo riallestimento, non a caso, si trovava nel luogo più importante del museo, la Tribuna).

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Bronzino, Ritratto di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni, 1545, Galleria degli Uffizi.



Eleonora è raffigurata all'apice della sua prodigiosa bellezza, insieme a uno dei suoi molti (e sfortunati) figli: non si tratta dell'erede al trono Francesco, ma del fratello minore Giovanni, importante pure lui perché sin dalla nascita fu destinato alla carriera cardinalizia (nella speranza che diventasse papa emulando l'altro Giovanni de' Medici, cioè Leone X). Bronzino ritrasse il bambino anche in un'altra celebre tela, dove è raffigurato vestito di cremisi, con alcuni cornetti portafortuna di corallo e un cardellino tra le mani, quest'ultimo simbolo della passione di Cristo.

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Bronzino, Ritratto di Giovanni de' Medici, 1545, Galleria degli Uffizi.



Nel ritratto del cardellino, l'intenzione è fisionomica, volendo testimoniare l'aspetto del bimbo di due anni che sta crescendo in salute, con i dentini ormai sbucati e la sua salutare paffutezza; nonostante sia un principino (vestito con il colore regale per eccellenza ma anche cardinalizio), non si vuol rinunciare a testimoniare la vivacità e l'innocenza di Giovanni, fonte di gioia per i suoi genitori. Il piccolo ritratto, infatti, commissionato il 21 marzo 1545 e terminato il 19 del mese successivo, era destinato alla gioia privata dei genitori, come si può desumere dalle carte dei segretari medicei.

Completamente diversa è l'intenzione con cui Giovanni viene dipinto nel ritratto di Stato con la madre: si annulla ogni idea di umanità e di tenerezza, nessun sorriso vivace, lo sguardo è fisso. Il bambino è perlaceo e prezioso, come uno dei molti sfarzosi gioielli della madre, nuova Cornelia.
Il grande ritratto fu dipinto nell'estate del 1545 mentre la corte soggiornava nella villa di Poggio a Caiano. Vasari scrive: «E non andò molto che [Bronzino] ritrasse, sì come piacque a lei, un'altra volta la detta signora Duchessa in vario modo dal primo, col signor don Giovanni suo figliuolo appresso». L'intento è dinastico e celebrativo, il tema è quello del potere da un lato e della fertilità dall'altro. Lo sfondo, dipinto col più prezioso blu di lapislazzuli, è apparentemente neutro, ma ad un acuto osservatore non sfuggirà che raffigura un paesaggio. Non un luogo ideale, ma i domini personali della Duchessa nelle campagne pisane, fonte di molto reddito per le casse dello Stato (al solito i documenti dell'Archivio Mediceo testimoniano la grande cura che Eleonora aveva nell'amministrare le sue terre).
L'aulicità dei soggetti ritratti mette in risalto il loro alto rango, così come il solido schematismo della forma piramidale in cui sono incastonati, ma allo stesso tempo la composizione, col braccio di Eleonora che accoglie il figlio, vuol sottolineare il ruolo di genitrice della Duchessa, alludendo alla famosa impresa che Giovio coniò per lei: una femmina di pavone, simbolo di Giunone, che accoglie sotto le ali i pulcini, accompagnata dal motto Cum pudore laeta foecunditas.



Domenico Poggini, Medaglia con ritratto di Eleonora di Toledo (recto) e sua impresa (verso), Museo del Bargello



Non passa di certo inosservato l'altro grande protagonista di questo dipinto: l'abito della Duchessa. Di taglio moderno e spagnolo, col busto squadrato lungo e stretto, è in contrasto con la moda imperante a Firenze allora (si pensi ad esempio al ritratto di Lucrezia Panciatichi sempre del Bronzino). La preziosa stoffa è ovviamente un broccato di velluto operato su un fondo di raso di seta bianco, con grandi motivi a forma di melagrana in velluto d'oro lavorato a bouclé e arabeschi di velluto a pelo nero. Si tratta di una vera e propria pubblicità delle industrie fiorentine, che dopo la crisi delle Guerre d'Italia, furono rilanciate proprio sotto il regno di Cosimo I. La melagrana (una più grande è proprio al centro del corpetto come se fosse un'emblema) è simbolo di fertilità ma anche della Spagna, terra natia di Eleonora, nonché impresa personale di Isabella del Portogallo, la defunta moglie di Carlo V (a cui Cosimo era legato come feudatario). Sempre di gusto spagnolo sono i ricami arabescati in nero, desunti dal repertorio di decorazioni in "stile turco". Ancora possiamo notare la raffinatezza dei gioielli: due fili di perle grandi, il più piccolo ornato da un diamante con taglio a tavola e una perla a goccia, orecchini pendenti a goccia (Eleonora fece scandalo: a Firenze gli orecchini erano considerati un vezzo delle prostitute), ancora perle sugli incroci delle reti dorate che ricoprono il petto e di quelle che formano la "scuffia" e soprattutto la stupenda cinta d'oro, ornata di pietre preziose e terminante in una nappa di piccole perle, un vero capolavoro di oreficeria probabilmente realizzato da Benvenuto Cellini (nelle sue memorie l'artista scriverà con grande accuratezza della fusione dei gioielli della Duchessa). Ancora Firenze, tramite il ritratto della sua sovrana, voleva mostrare davanti al mondo la vetta di qualità cui erano giunti i suoi artisti.


Velluto operato, Museo del Bargello

 
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