Maria Antonietta - Regina di Francia

Immagini e storie estensi

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MaryTudor
view post Posted on 26/11/2012, 08:31




“Abbian l’istesso ceppo sotto l’istessa scure e i due sangui faccian l’istessa pozza".

Queste furono le parole che il marchese Niccolò III, sconvolto più per il tradimento del figlio prediletto che per quello della moglie, gridò dopo il processo, rifiutando il loro perdono.
Per quanto Parisina supplicasse di poter parlare al marito « ottener tal grazia non potè giammai »
Ugo e Parisina furono decapitati il 21 maggio 1425.
Si racconta che il marchese stette tutta la notte piangendo e chiamando il suo Ugo, mentre coi denti rodeva una bacchetta che teneva in mano.
Sbollita l’ira e assalito dal rimorso, Niccolò III, per giustificare la sua vendetta mascherandola da azione volta a ristabilire una morale che a Ferrara in quel periodo si era un po’ allentata, decreta la condanna a morte per tutte le adultere. La vicenda ha ispirato nei secoli poeti e musicisti, da Lope de Vega a Lord Byron, da Donizetti a Mascagni, fino a D’Annunzio.





“Ma sangue chiama sangue, dicesi: e i Malatesta rendevano agli Estensi il contraccambio, quando Ginevra, una delle figlie di Parisina, andata sposa nel 1433 a Sigismondo Malatesta, fu, dopo sei anni di matrimonio, avvelenata dal marito, perduto negli amori d’altra donna”.


Edited by MaryTudor - 26/11/2012, 16:03
 
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estella
view post Posted on 26/11/2012, 13:29




Questo dipinto di Pacifico Buzio (conservato nel museo civico di Pavia) rappresenta però Imelda de' Lambertazzi e Bonifacio de' Geremei, protagonisti dell'omonima opera di Gaetano Donizetti, libretto di Andrea Leone Tottola. La vicenda è praticamente simile a quella di Romeo e Giulietta
 
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MaryTudor
view post Posted on 26/11/2012, 13:38




Accidenti lo tolgo immediatamente. Grazie
 
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view post Posted on 26/11/2012, 15:15
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Marie-Antoinette

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Vi propongo questo interessante articolo:

L’enigma di Piero
Note a margine di un nuovo saggio di Silvia Ronchey

La flagellazione conservata alla Galleria Nazionale delle Marche rappresentò davvero un enigma per gli studiosi di Piero della Francesca. Quel soggetto diffusissimo, con Cristo sullo sfondo angariato da due impietosi sgherri, che usano pari violenza a quella vista nel celebre film di Mel Gibson, lo ritroviamo copiosamente nelle chiese e nei musei. Ma nell’opera in questione i critici hanno sempre avuto il dubbio che la flagellazione, posta nel dipinto su un piano prospettico diverso da quello delle tre figure che campeggiano invece nel proscenio sulla destra, valga a depistare l’osservatore in funzione dell’enigmatica rappresentazione di fatti più vicini all’epoca di Piero, che non a quella di Cristo.
È seducente l’ipotesi di Silvia Ronchey, autrice di questo libro dall’impianto singolare: attraverso opportuni riferimenti mutuati della più recente indagine storiografica, e comparando con l’iconografia conosciuta le fisionomie e gli abbigliamenti dei personaggi raffigurati in seria conversazione fra di loro, si può dedurre che i tre non sono altri che Bessarione, Niccolò III d’Este (promotori nel 1438 del celebre Concilio di Ferrara) e il "porfirogenito" Tommaso Paleologo, interessato al potere dinastico dell’impero bizantino. Quel concilio, cui partecipò Giovanni VIII Paleologo - per l’occasione ospitato a Palazzo Paradiso - fu indetto per unificare le chiese di Oriente e di Occidente in disaccordo su questioni teologali, ma in un momento in cui incombeva il pericolo della fine dell’Impero di Bisanzio, minacciato dall’Islam. Iniziato a Ferrara, ma conclusosi a Firenze poiché un’epidemia di peste colpì la popolazione ferrarese, negli annali della Chiesa il concilio fu considerato evento straordinario, paragonabile nella nostra storia più recente alla conferenza di Yalta. Un evento che tuttavia non servì ad impedire quindici anni dopo la caduta di Costantinopoli, conquistata dai Turchi nel 1453.
In considerazione del fatto che il controverso dipinto di Piero della Francesca è datato al 1455, Silvia Ronchey attinge sapientemente all’iconografia ufficiale e confronta le sembianze del Paleologo (cappello importante dalla visiera pronunciata) con l’effigie su monete e medaglie, oltre che con l’immagine del codice noto come “La Spagna in rima”, conservato presso la Biblioteca Ariostea. Raffigurato di profilo anche da Piero, con occhio venato dal dubbio il Paleologo assiste alla flagellazione di Cristo in luogo di Pilato, mentre un uomo di spalle con turbante e caffettano, impersonando il sultano turco, muove verso il colonnato dove si svolge la scena per godere da vicino del supplizio da lui stesso ordinato.
Ecco dunque Ferrara, di cui si intravedono in uno scorcio sulla destra - secondo l’interpretazione all’autrice - le solenni architetture; ecco Ferrara, luogo della possibile concordia fra credenze e fedi diverse; ed ecco Niccolò III d’Este, con il capo rasato e il sottomento adiposo, il regnante che mandò a morte il figlio Ugo e la giovane moglie Parisina colti in flagrante adulterio, ma capace di far confluire nella città estense le personalità religiose più in vista del suo tempo, per pacificare gli animi di credenti e politici.
L’ipotesi di Silvia Ronchey si fa ancora più interessante quando si riscontra, avanzando nella stimolante lettura, come l’argomento sia ben suffragato da ricerche serie e approfondite. Se veritiera, l’interpretazione della studiosa aggiungerebbe un tassello significativo all’iconografia estense, con Niccolò III raffigurato dal grande Piero della Francesca; ma, ancora più importante, comproverebbe uno storico precedente di cui possiamo andare fieri ancora oggi: Ferrara città della pace, anche all’epoca di Piero. A una settimana dalla morte di Oriana Fallaci e dall’inizio delle infuocate polemiche che hanno seguito il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, nel tentativo di sciogliere un enigma questo libro lascia comunque ben sperare nella possibilità di un dialogo. Così come avvenne un tempo, proprio a Ferrara.

Giuseppe Muscardini, 2006

Il Concilio, evidentemente, avvenne ben dopo la tragedia, e il profilo politico di Niccolò in quella occasione fu quello di un uomo di pace, ben lungi dal crudeltà che lo aveva spinto a vendicarsi del tradimento.
Ecco l'opera in questione:


Piero della Francesca - La flagellazione di Cristo - Galleria nazionale delle Marche, Urbino.
Niccolò III d'Este sarebbe la figura in blu, con il capo rasato.

Per altre notizie cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Flagellazion...della_Francesca)

Edited by elena45 - 26/3/2018, 14:15
 
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MaryTudor
view post Posted on 26/11/2012, 16:32




MCCCCXXV, uno luni, a hore XXIIII, fu taiata la testa a Ugo, figliolo de lo illustre marchexe Nicolò da Este, et a madona Parexina, che era madregna de dicto Ugo; et questo perché lui hevea uxado carnalmente con lei. (……) Er furono morti in Castel Vecchio, in la Tore Marchexana: et la nocte furno portati suxo una careta a Sancto Francesco et ivi furno sepulti.

Per Parisina non una parola: anzi, suscitando il ricordo di colei nuova ira nel Marchese, egli ordinò che tutte le donne le quali si sapevano adultere in Ferrara subissero la sorte della propria. E tosto fu presa e decapitata al prato della giustizia una Laudomia de’ Romei, moglie di un giudice de’ Savi, « che era nota a lui ».
 
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MaryTudor
view post Posted on 30/11/2012, 13:27




Leonello d’Este (1407-1450)
Figlio legittimato di Niccolò III e della sua amante Stella dè Tolomei.
Sposò prima Margherita Gonzaga e alla morte di lei, sposò Maria d’Aragona, figlia illegittima del Re di Napoli e Sicilia Alfonso V.
Diventò Duca nonostante esistessero due figli legittimi di niccolò III, avuti dalla terza moglie, per via del matrimonio con Margherita dei Gonzaga di Mantova, i quali per dare la fanciulla in sposa, pretesero che Leonello fosse designato erede.
Fece erigere l'ospedale Sant'Anna, fu ottimo politico, ma si distinse soprattutto nel campo della cultura e intrattenne rapporti epistolari con tutti i massimi studiosi di quel tempo.
Morì a soli quarantatré anni mentre si trovava a voghiera nella delizia di Belriguardo.
Nonostante egli avesse un figlio, Niccolò, avuto dalla prima moglie Margherita Gonzaga, gli successe il fratello Borso.

Giovanni da Oriolo: Leonello d’Este- National Gallery di Londra
giovanni-da-oriolo-leonello-deste-NG770-fm

Pisanello: Ritratto di Leonello d'Este
12.%20Pisanello_Leonello%20d%27Este_Bergamo

Edited by MaryTudor - 30/11/2012, 13:53
 
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MaryTudor
view post Posted on 30/11/2012, 14:01




LE MOGLI

La prima moglie, Margherita Gonzaga (1418-1439), era figlia del signore di Mantova Gianfrancesco Gonzaga e di Paola Malatesta da Rimini. Da lei Leonello ebbe un figlio, Niccolò.
Di salute già cagionevole, Margherita si debilitò ulteriormente a causa del parto e morì l'anno dopo. Addolorato per la perdita della moglie, Leonello assunse nella sua insegna lance e rami spezzati.

Maria d'Aragona (1425-1499)
Seconda moglie sposata nel 1444, figlia illegittima del Re Alfonso V d'Aragona e della sua amante Giraldona Carlino.






BORSO D'ESTE (1413-1471)
Un altro figlio legittimato di Niccolò III e della sua amante Stella dè Tolomei.
Successe al fratello Leonello per acclamazione dei nobili della città e del popolo.

La sua politica fu sempre incentrata sul tentativo di espandere lo stato estense e di nobilitare la famiglia d'Este. In questa ottica va vista la sua volontà di ottenere il titolo ducale per i suoi possedimenti.
Durante la sua signoria, gli Estensi ritornarono padroni anche di Modena e Reggio Emilia.
La sua figura è importante perchè fu creato Duca di Modena e Reggio e conte di Rovigo dall'imperatore Federico III (1453). Borso elevò a Ducato anche Ferrara, grazie al favore di papa Paolo II.


Mecenate e bibliofilo, fece eseguire magnifici codici miniati tra cui la Bibbia di Borso d'Este.
Non si sposò mai e non ebbe figli.
Gli successe il fratellastro Ercole.
Borso venne visto come sovrano magnanimo e illuminato, anche per il fatto di aver consentito al ramo legittimo degli Este di tornare al potere.

Borso_d%27Este

La Bibbia di Borso d'Este, preziosa miniatura conservata nella Biblioteca Estense di Modena:

418px-Bibba_di_borso_d%27este_01
 
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Antoine80
view post Posted on 30/11/2012, 17:37




CITAZIONE (MaryTudor @ 30/11/2012, 13:27) 
Leonello d’Este (1407-1450)
Diventò Duca nonostante esistessero due figli legittimi di niccolò III, avuti dalla terza moglie, per via del matrimonio con Margherita dei Gonzaga di Mantova, i quali per dare la fanciulla in sposa, pretesero che Leonello fosse designato erede.
Fece erigere l'ospedale Sant'Anna, fu ottimo politico, ma si distinse soprattutto nel campo della cultura e intrattenne rapporti epistolari con tutti i massimi studiosi di quel tempo.

A Leon Battista Alberti commissionò il <i>De re aedificatoria<i> e alla corte di Ferrara erano attivi artisti come Pisanello, Jacopo Bellini, Andrea Mantegna, Piero della Francesca e il fiammingo Rogier van der Weyden.
Diede inoltre nuova linfa all'Università, già fondata dal marchese Alberto V, richiamando studenti da tutta Italia e persino dall'estero.
 
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Antoine80
view post Posted on 30/11/2012, 17:59




CITAZIONE (MaryTudor @ 30/11/2012, 14:01) 
BORSO D'ESTE (1413-1471)
Un altro figlio legittimato di Niccolò III e della sua amante Stella dè Tolomei.
Successe al fratello Leonello per acclamazione dei nobili della città e del popolo.

La sua politica fu sempre incentrata sul tentativo di espandere lo stato estense e di nobilitare la famiglia d'Este. In questa ottica va vista la sua volontà di ottenere il titolo ducale per i suoi possedimenti.
Durante la sua signoria, gli Estensi ritornarono padroni anche di Modena e Reggio Emilia.
La sua figura è importante perchè fu creato Duca di Modena e Reggio e conte di Rovigo dall'imperatore Federico III (1453). Borso elevò a Ducato anche Ferrara, grazie al favore di papa Paolo II.


Mecenate e bibliofilo, fece eseguire magnifici codici miniati tra cui la Bibbia di Borso d'Este.
Non si sposò mai e non ebbe figli.
Gli successe il fratellastro Ercole.
Borso venne visto come sovrano magnanimo e illuminato, anche per il fatto di aver consentito al ramo legittimo degli Este di tornare al potere.

E' importante sottolineare che la corte di Borso fu il fulcro della cosiddetta Officina Ferrarese (per approfondimenti vedere il relativo saggio di Roberto Longhi) di cui facevano parte tra gli altri Francesco del Cossa, Ercole de' Roberti e Cosmè Tura. L'opera maestra della suddetta scuola passata alla storia è il ciclo di affreschi nel Salone dei Mesi al palazzo Schifanoia, il cui nome deriva proprio dal tema delle pitture. Le pitture sono molto degradate ma, personalmente, alla vista del salone sono rimasta affascinata per non dire estasiata :rolleyes:

E' vero che Borso passò alla storia come sovrano magnanimo e illuminato ma dalle fonti pare fosse estremamente avaro. Celebre è la lettera di dimissioni di Francesco del Cossa (dovrebbe essere del 1470), che si infuriò perché alla richiesta di un aumento dei suoi emolumenti per il suo duro lavoro nel ciclo dei mesi, si vide rispondere picche dal marchese. Da qualche parte devo avere gli estratti originali della lettera, se li trovo li posto :)
 
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view post Posted on 1/12/2012, 14:58
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (MaryTudor @ 30/11/2012, 13:27) 
Leonello d’Este (1407-1450)
Figlio legittimato di Niccolò III e della sua amante Stella dè Tolomei.
Sposò prima Margherita Gonzaga e alla morte di lei, sposò Maria d’Aragona, figlia illegittima del Re di Napoli e Sicilia Alfonso V.
Diventò Duca nonostante esistessero due figli legittimi di niccolò III, avuti dalla terza moglie, per via del matrimonio con Margherita dei Gonzaga di Mantova, i quali per dare la fanciulla in sposa, pretesero che Leonello fosse designato erede...........
Nonostante egli avesse un figlio, Niccolò, avuto dalla prima moglie Margherita Gonzaga, gli successe il fratello Borso.

Giovanni da Oriolo: Leonello d’Este- National Gallery di Londra
giovanni-da-oriolo-leonello-deste-NG770-fm

800px-_Andrea_Mantegna_062
Probabile ritratto di Niccolò d'Este (1438-g1476), figlio di Leonello e Margherita Gonzaga, nella parete Nord della Camera Picta del Mantegna a Mantova.
Fu giustiziato per aver tentato di riprendersi il potere con la forza, spodestando lo zio Bosio, succeduto al padre Leonello quando lui aveva solo 12 anni.


CITAZIONE (Antoine80 @ 30/11/2012, 17:37) 
....alla corte di Ferrara erano attivi artisti come Pisanello, Jacopo Bellini, Andrea Mantegna, Piero della Francesca e il fiammingo Rogier van der Weyden.

Ecco un celebre ritratto di Rogier van der Weyden:


Francesco d'Este (1444->1471)), figlio natutale di Leonello d'Este - MET Museum, NY.

CITAZIONE (Antoine80 @ 30/11/2012, 17:59) 
E' importante sottolineare che la corte di Borso fu il fulcro della cosiddetta Officina Ferrarese (per approfondimenti vedere il relativo saggio di Roberto Longhi) di cui facevano parte tra gli altri Francesco del Cossa, Ercole de' Roberti e Cosmè Tura. L'opera maestra della suddetta scuola passata alla storia è il ciclo di affreschi nel Salone dei Mesi al palazzo Schifanoia, il cui nome deriva proprio dal tema delle pitture. Le pitture sono molto degradate ma, personalmente, alla vista del salone sono rimasta affascinata per non dire estasiata.

E' vero: sono stupefacenti! Uno per tutti:


Cosmè Tura - Allegoria d'agosto e trionfo di Cerere.

Guardate anche il video:

www.youtube.com/watch?v=dp8gynjqnm0

Edited by elena45 - 20/3/2018, 17:04
 
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MaryTudor
view post Posted on 3/12/2012, 09:23




Il Palazzo SCHIFANOIA
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Fu costruito nel 1385 per volere di Alberto V (padre di Niccolò III, “il Gallo”)e ampliato all’epoca di Borso. Era un palazzo adibito alla rappresentanza, all’ozio e ai divertimenti della corte( il nome ci dice tutto).
Borso d’Este è importante perché fu lui a volere il Salone dei Mesi, diviso verticalmente in dodici scomparti, ognuno raffigurante un mese dell’anno: un’opera collettiva bellissima dei maestri pittori che avete citato.
In ogni mese, tra segni zodiacali, trionfi e allegorie c’è sempre una scena della vita quotidiana di Borso.
Aprile: Borso paga un buffone:
372px-Aprile%2C_francesco_del_cossa%2C_15

(io vado pazza per gli abiti :rolleyes: )
 
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Elleth
view post Posted on 3/12/2012, 11:21




Cosmè Tura, un artista un po' fuori dal tempo.. aveva un modo di dare il movimento e l'anima alle figure che sembrava preannunciare l'espressionismo. Forse meno conosciuto di altri ma molto interessante. Dovrei venire a Ferrara in gennaio.. per un giorno.. e questo topic mi sarà molto utile per sapere cosa ho intorno :)
 
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view post Posted on 3/12/2012, 12:45
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Marie-Antoinette

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In estate dovrei essere vicino Ferrara,grazie a questo topic farò una deviazione e di certo saprò cosa vedere,grazie a tutti voi.
 
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Antoine80
view post Posted on 3/12/2012, 13:30




CITAZIONE (Elleth @ 3/12/2012, 11:21) 
Cosmè Tura, un artista un po' fuori dal tempo.. aveva un modo di dare il movimento e l'anima alle figure che sembrava preannunciare l'espressionismo. Forse meno conosciuto di altri ma molto interessante. Dovrei venire a Ferrara in gennaio.. per un giorno.. e questo topic mi sarà molto utile per sapere cosa ho intorno :)

E' vero, Cosmè Tura era un artista decisamente fuori dagli schemi. Quasi certamente allievo come Mantegna dello Squarcione si era formato in area padovana, assimilando dal maestro la cultura tardogotica, anche se si nota dalla resa dei panneggi quasi metallici la conoscenza di Donatello. Tura era il pittore di corte ai tempi degli affreschi di Schifanoia, ma se si può notare il suo stile, certamente non c'è la sua mano in tutti i mesi. Per esempio siamo certi che i mesi di marzo, aprile e maggio erano stati assegnati a Cossa, proprio perché nel 1470 se ne lamenta nella sua lettera a Borso.
Ad ogni modo Tura è anche il maestro dei dipinti nelle ante dell'organo del Duomo di Ferrara, conservate ora nel museo della Cattedrale. Sono delle decorazioni bellissime e ti consiglio di vederle. Eccole:
528pxcosmtura036

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Cosmè Tura, San Giorgio e la principessa, 1469

554pxcosmtura039

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Cosmè Tura, Annunciazione, 1469
 
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MaryTudor
view post Posted on 3/12/2012, 14:42




Le DELIZIE

Palazzo Schifanoia di cui abbiamo parlato prima, faceva parte delle Delizie.

Con “Le Delizie Estensi” si intendono una serie di residenze di corte circondate da giardini e parchi che gli Este costruirono tra la fine del medioevo ed il rinascimento nella città di Ferrara e nel territorio circostante. Quella degli Estensi era una corte errante, pronta a fissare i propri insediamenti nei luoghi nevralgici di un territorio bagnato da larghe distese di acque interne (es. la zona del delta del Po e le Valli di Comacchio), dove il sovrano si recava per vigilare l'ambiente su cui esercitare il proprio dominio, o per cercare la quiete, lontano dalle preoccupazioni della vita urbana.
“È proprio presso la corte estense di Ferrara, e non, come si era finora ritenuto, nella Firenze medicea, che nella prima metà del Quattrocento si assiste al diffondersi di una nuova cultura umanistica del “risiedere in villa””

Palazzo del Verginese

verginese_b

verginese14

La data di costruzione esattamente non si conosce, ma siamo sicuramente alla fine del ‘400. Si trova nella frazione di Gambulaga, in aperta campagna.

Il Verginese fu donato da Alfonso I nel 1534 alla sua amante Laura Dianti (vedremo più avanti)
Laura Dianti lo fece sistemare negli anni seguenti ricavando un originale edificio dalla pianta rettangolare
"... con quattro torrette ai vertici, svettanti e merlate, dal basamento a scarpa, cantonali in bugnato e portale rustico, ancor oggi conservato seppur profondamente rimaneggiato nel corso del Settecento."
 
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198 replies since 14/11/2012, 12:34   21447 views
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