Maria Antonietta - Regina di Francia

Eleonora de Moura, Viceregina per 27 giorni

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view post Posted on 18/3/2013, 23:52
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Arciduca /Arciduchessa

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Vorrei proporvi la storia di una donna, poco conosciuta, che lasciò una decisiva impronta del suo passaggio in terra siciliana.

Sto parlando di Eleonora de Moura, nata nel 1642 e morta nel 1707, duchessa di Nocera de' Pagani e marchesa di Castel Rodrigo.
Era la moglie del Vicerè di Sicilia, don Angel de Guzman.
Il marito, in punto di morte nominò la giovane moglie come suo successore. Il 16 aprile 1677 ad Eleonora venne affidato il governo della Sicilia.

Donna molto intelligente e sensibile ai problemi della gente, iniziò subito col prendere provvedimenti rivoluzionari per l'epoca.
Riuscì ad abbassare il prezzo del pane, a diminuire le tasse per i più poveri, addirittura a far sì che lo Stato garantisse la dote alle giovani donne disagiate che dovevano sposarsi .

Tutte queste iniziative le attirarono ben presto, però, le critiche della nobiltà e delle autorità ecclesiastiche.
Era necessario fermarla. Ci riuscì infine l'arcivescovo di Palermo, Turro Mendoza, attraverso un cavillo giuridico.
Il re di Spagna fu costretto a destituire Eleonora, che dovette abbandonare per sempre la Sicilia.
Il governo della Viceregina era durato appena 27 giorni. Eleonora seppe naturalmente meritarsi il rispetto e l'amore del suo popolo, per quello che era riuscita a fare. Ciò nonostante, fu costretta ai margini da una gerarchia maschile che si vedeva minata della sua autorità e del suo potere.

La sua storia è raccontata da Andrea Cammilleri nel suo ultimo libro "La rivoluzione della luna", uscito da pochissimo per Sellerio.
Egli parte da questa vicenda, che è un fatto storico accertato, per poi dipanare il romanzo con la sua fantasia e il suo colorito dialetto siciliano.




(Particolare della copertina del libro).

Edited by reine Claude - 19/3/2013, 09:21
 
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view post Posted on 19/3/2013, 10:21
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Marie-Antoinette

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Ti ringrazio molto di avermi suggerito lo spunto per ricordarmi che io abito proprio nel fu ducato di Eleonora: Nocera de' Pagani.
Ecco una mappa prospettica del suo territorio:


Tratto da: Giovanbattista Pacichelli, "Il Regno di Napoli in prospettiva", Napoli 1703.
(Per inciso, quella cerchiata in rosso, molto probabilmente è la mia casa).

Il palazzo a pianta quadrata al centro è il palazzo ducale, costruito nel 1530 da Ferdinando I Carafa, duca di Nocera. I Carafa. potentissima famiglia napoletana, tennero Nocera per più di un secolo, poi, per mancanza di eredi, morto l'ultimo duca nel 1648, il feudo passò al regio demanio e poi al nobiluomo spagnolo Francisco de Moura, il padre di Eleonora. Eccolo:

D-FRANCISCO-DE-MOURA-CORTE-REAL
Francisco de Moura y Corterreal, marchese di Castel Rodrigo (1610–1675), duca di Nocera.
Ebbe solo due figlie, Eleonora e Giovanna, che gli successero entrambe, una dopo l'altra.

Eleonora de Moura (1642-1702) a Nocera non venne mai, ma visse tra la Spagna e la Sicilia.
Ebbe due matrimoni: si sposò prima con Angelo de Guzmán y Carafa, il Vicerè di Sicilia di cui si parla nel romanzo (regnante Carlo II), e da queste nozze non ebbe figli.
Rimasta vedova, si risposò con Carlos Homodei y Lasso de la Vega. Da questo matrimonio nacque un figlio che morì giovane.
Eleonora morì a Madrid il primo gennaio 1707. Non avendo eredi diretti, la città di Nocera andò alla sorella Giovanna de Moura (anche lei senza eredi).

Il primo marito di Eleonora, Angelo (o Aniello) de Guzman y Carafa (+1677), era spagnolo a metà, perchè sua madre era Anna Carafa (1607-1644), ricchissima principessa napoletana (appartenente a un ramo parallelo dei primi duchi di Nocera), unica erede di Antonio Carafa di Stigliano ed Elena Aldobrandini (www.genmarenostrum.com/pagine-lette...a-stigliano.htm).
Anna, ricca e bella, ma abbastanza stagionata, fu scelta in moglie, con abile strategia, dal nobiluomo spagnolo Ramiro Núñez de Guzmán, duca Medina de las Torres..
Anna pose come condizione per il matrimonio al suo futuro marito che doveva risiedere a Napoli e avere la carica di viceré: Filippo IV, sempre generoso in materia, favorì lo sposo concedendogli, quasi come dono di nozze, il vicereame di Napoli.
Anche perchè la prima moglie di Ramirez era Maria de Guzman y Zuniga (1609-1626), figlia di Olivares, il potente valido e primo ministro di Filippo IV e lui era un parente povero della casata de Guzman.
(www.torreweb.it/raimondo/5-74.htm).


Ramiro Núñez de Guzmán (1600-1668), Vicerè di Napoli dal 1637 al 1644, il suocero di Eleonora.
Aniello, il marito di Eleonora era il suo terzo figlio. Gli altri due erano Nicola (+1689), primogenito, e Domenico (+1689).
Ramirez si sposò una terza volta, con una certa Catalina Velez y Ladron de Guevara ed ebbe una figlia, Mariana, che si accasò benissimo con un esponente della stessa casata (per quanto vedovo con figli): Juan Claros Perez de Guzman (1642-1713), duca di Medina Sidonia.

Edited by elena45 - 17/3/2019, 08:32
 
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view post Posted on 19/3/2013, 12:21
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Arciduca /Arciduchessa

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Grazie a te, Elena, per aver ampliato le informazioni riguardanti Eleonora e la sua famiglia!

Eleonora non andò mai a Nocera, così come aveva fatto il padre.
Egli aveva ottenuto il feudo come una sorte di indennizzo da parte del re di Spagna, per le perdite avute durante la guerra di devoluzione (conflitto tra Francia e Spagna per il possesso delle Fiandre e della Franca Contea). Era il 1649 e Francisco divenne il settimo duca della città.

Nonostante i nocerini non avessero mai visto la loro duchessa, le manifestarono sempre una grande devozione, facendo celebrare messe quando rimase vedova e facendo scoppiare fuochi di giubilo quando si risposò e quando le nacque un figlio.

Molto bella l'antica mappa di Nocera de' Pagani (e che emozione ritrovare la propria casa in una stampa settecentesca!!) :)
 
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view post Posted on 19/3/2013, 12:48
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Marie-Antoinette

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Io ho fatto delle ricerche sulla mia casa attraverso gli atti notarili e i passaggi di proprietà. L'atto più antico risale al 1712 (oltre non sono riuscita ad andare), quindi presumo che sia stata costruita, come minimo, alla fine del '600. Orientandomi sul territorio effigiato nella stampa, in base alle didascalie originali e ai punti di riferimento, penso che la mia casa sia proprio quella.
Ovviamente, la stampa la tengo in cornice, ben in vista!

A proposito di fuochi, qui l'abitudine è rimasta. A Pagani, ogni pretesto è buono per sparare botte.
 
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view post Posted on 19/3/2013, 14:20
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Marie-Antoinette

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Leggerò quanto prima il libro.
Il viso in copertina è quello della misteriosa Antea del Parmigianino (Museo di Capodimonte, Napoli). Chissà perchè.

Tornando alla storia di Eleonora, o meglio della sua famiglia, mi piace ricordare la ricchissima Anna Carafa, Viceregina di Napoli.
Il suo ritratto non dice molto, ma ha lasciato molte testimonianze di sè, che la dipingono bella e sensuale, ma anche ambiziosissima e perfida (www.ilmattino.it/cultura/mostre/nap...ie/241005.shtml).


Donna Anna Carafa della Stadera, principessa di Stigliano (1607-1644), la suocera di Eleonora (che non ha mai conosciuto, per fortuna).
Anna, come abbiamo visto in www.genmarenostrum.com/pagine-lette...a-stigliano.htm, era unica erede di un patrimonio vastissimo dal nonno Luigi (orfana del padre Antonio), proprietaria tra l'altro di un palazzo enorme nel quartiere San Ferdinando (oggi nella centralissima via Chiaia) dove viveva con la madre, la principessa Elena Aldobrandini (1587-1663), nipote di Clemente VIII, e la nonna paterna Isabella Gonzaga di Sabbioneta (1565-1637), tre donne sole, ma potenti.


Palazzo Carafa a Chiaia, com'era in origine: grandissimo!
Fu costruito ai primi del '500 dall'abate Giovan Francesco Carafa (?), abate di Sant'Angelo di Atella (www.genmarenostrum.com/pagine-lette...afa-stadera.htm) e lasciato in eredità a suo nipote Luigi, 2° principe di Stigliano, il trisavolo della nostra Anna.

Palazzo_Cellammare
Oggi è noto come Palazzo Cellammare, dal nome dell'ultimo proprietario. Alle spalle c'è ancora oggi un grandissimo parco.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Cellammare / www.thebookofart.com/palazzi-di-napoli.html).


Don Luigi Carafa - Colonna (1567-1630), 4° principe di Stigliano, 4° duca di Mondragone etc, il nonno di Anna. Componente del Pio Monte della Misericordia, committente e protettore di Caravaggio. Don Luigi infatti era nipote di Costanza Colonna marchesa di Caravaggio (figlio di sua sorella Giovanna) colei che tutti conoscono come la storica amica del pittore.
Sposò la ricchissima Isabella Gonzaga di Sabbioneta, unica erede del duca Vespasiano. Fu sepolto in San Domenico Maggiore assieme alla moglie (Cappellone Carafa), ma i corpi sono andati perduti.


Isabella Gonzaga (1565-1637), duchessa di Sabbioneta, moglie del suddetto e nonna di Anna.
La storia è anche qui, con più dovizia di particolari: www.torreweb.it/raimondo/5-74.htm.


Elena Aldobrandini (1587-1663), vedova di Antonio Carafa (+<1624) e madre di Anna (sopravvisse alla figlia quasi 20 anni).
Elena Aldobrandini è ricordata per aver fondato nel 1655 un rifugio per donne in difficoltà, ragazze bisognose, vedove sole, suore indigenti, il nucleo del Fondazione Mondragone che esiste tuttora a Napoli (proprio alle spalle del Parco Cellammare).

Non contenta, la Viceregina di Napoli, si fece costruire una reggia a Posillipo, che non fu portata a termine per la sua morte prematura:


Palazzo Donn'Anna. La storia del palazzo è così bella che vale la pena di leggerla: http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Donn%27Anna

Nel 1644, il marito fu richiamato a Madrid; lei era incinta e non volle seguirlo. Lasciò i figli piccoli alla madre e si ritirò in un'altra delle sue case, a Portici. Abortì e morì, forse, di tifo petecchiale, completamente sola. Certo non fu rimpianta.
Tutti e tre i figli maschi di Anna morirono senza eredi e l'intero patrimonio, valutato in oltre tre milioni di ducati (più di 300 tra terre, città e castelli) passò al regio demanio. Una parte fu acquistato dal banchiere Giovanni Vandeneynden, che lo lasciò alla nipote Giovanna (#entry602912683).
Il palazzo di via Chiaia fu acquistato, nel 1722, da Antonio Gudice, principe di Cellammare, da cui il nome odierno e lo stemma sull'arco d'ingresso.


Lo stemma Cellammare sull'arco d'ingresso, opera di Ferdinando Fuga.

Edited by elena45 - 25/2/2021, 15:14
 
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view post Posted on 19/3/2013, 18:23
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Arciduca /Arciduchessa

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Sì, il volto sulla copertina del libro è un ritratto del Parmigianino; non esiste iconografia su Eleonora, credo.

Mi hai incuriosita su Anna Carafa: leggerò sicuramente di lei e della storia di Palazzo Donn'Anna! Mi appassionano sempre queste storie di donne forti, che sapevano imporsi, nonostante tutto.

(Ritornando per un attimo alla tua abitazione, è affascinante pensare di abitare in una casa così antica!! Bellissimo!!)
 
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view post Posted on 19/3/2013, 18:49
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Marie-Antoinette

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E' una casa semplice, non ci sono nè stucchi, nè affreschi, ma conserva ancora tracce di un'antica bellezza. Apparteneva fino al 1800, alla piccola nobiltà locale, poi fu acquistata da diversi borghesi, fino al mio trisavolo, regnanti ancora i Borboni.
Purtroppo è stata deturpata da interventi incongrui, di cui personalmente mi rammarico e che ancora oggi cerco di contrastare.
Ecco, questo, a prescindere dal caso personale, è un fenomeno terribile del nostro Meridione, in parte diffuso anche al Nord: spesso il paesaggio urbano è stato devastato senza pietà, in nome del profitto e di una malintesa modernità, o, anche, semplicemente, dell'egoismo e dell'ignoranza.

Edited by elena45 - 24/3/2013, 19:18
 
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view post Posted on 30/7/2015, 16:40
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Marie-Antoinette

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Una leggenda nera: i fantasmi di Palazzo Donn' Anna.


"Situato lungo la strada che conduce a Posillipo, uno degli edifici più curiosi e spettrali del napoletano, parte incompiuta di una meravigliosa residenza progettata da Cosimo Fanzago, palazzo Donn'Anna fu eretto a sua volta su un edificio più antico, denominato "La Sirena", dietro volontà di donna Anna Carafa, nipote di papa Paolo IV, moglie del vicerè duca di Medina de las Torres ed erede di due altisonanti famiglie, i Carafa e i Gonzaga.

Donna arrogante, ambiziosa, fece del suo palazzo una sfarzosa reggia alla quale era possibile accedere sia via terra, le carrozze entravano infatti al secondo piano, sia via mare, grazie a un porticciolo. E difatti tutta la nobiltà spagnola e napoletana partecipava alle magnifiche feste tenute da donna Anna nel suo palazzo. Ricca, nobile, potente, temuta e rispettata quanto bastava.

In fondo al grande salone era stato montato un teatrino in cui la nobildonna faceva svolgere grandiosi spettacoli, tra gli attori, tutti nobili, anche sua nipote, Mercede de las Torres, bella, giovane, dai lunghi capelli e dagli occhi neri. E di questo se n'era accorta in particolare proprio donna Anna, insospettitasi del fatto che la sua bella nipote spagnola se la intendesse con il nobile cavaliere Gaetano di Casapesenna, già in passato suo amante.

Fu un lavoro teatrale a fugare ogni suo dubbio, laddove Casapesenna interpretava la parte di un cavaliere e Mercede quella di una schiava innamorata del suo padrone, a cui nella storia fu fedele a tal punto da sacrificare la sua stessa vita pur di salvare quella del suo amato. Nella scena finale che li vide baciarsi per l'ultima volta, entrambi risultarono talmente veritieri da far scoppiare l'intera sala di applausi. Tutti applaudirono e si commossero, tranne donna Anna, folle di invidia e gelosia. Un velo le si tolse dinnanzi agli occhi.

Successivamente, la Carafa ebbe da ridire più volte nei confronti della nipote, tant'è vero che le liti nel contendersi l'amore del Casapesenna divennero ormai una frequente abitudine. Ma, un giorno, Mercede sparì; si disse che, spinta da improvvisa vocazione religiosa, si fosse chiusa in convento. La realtà, ben più cruda, fu che la bella spagnola, dopo una violenta lite con la zia, venne uccisa in una delle segrete del palazzo per ordine proprio di donna Anna.

Casapesenna, per nulla rassegnato, la cercò invano per tutta Europa, non cessando di pensarla nemmeno quando esalò l'ultimo respiro colpito a morte, qualche anno dopo, in battaglia. La durezza e la sterilità di sentimenti invasero stabilmente il cuore di donna Anna Carafa, vittima di un odio che la spinse sempre più tra le braccia del dolore e della solitudine. Richiamato il marito in Spagna, colpita da malinconia, donna Anna morì infine per un morbo pedicolare. Il palazzo, rimasto incompiuto, andò ben presto in rovina, complici anche le onde del mare.

Triste storia di un triangolo di amore e morte destinato a lasciare tuttora segni indelebili; e se da un lato il fantasma di donna Anna si aggira inquieto per il palazzo, facendo avvertire la sua gelida presenza, dall'altro l'ombra della bella Mercede vaga ancora per i sotterranei di quel luogo che un tempo la vide felice, mentre l'imperterrito Casapesenna gira nell'eterna e forsennata ricerca del suo grande e mai dimenticato amore".
 
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