Maria Antonietta - Regina di Francia

Un Contratto Dotale del 1500

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view post Posted on 9/9/2013, 09:05
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Arciduca /Arciduchessa

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In un libretto pubblicato dalla Pro Loco di Nepi (Viterbo) ho trovato questo interessante Contratto Dotale, che vi trascrivo (quasi) integralmente.


"Graziosa, figlia del fu Antonio di Nepi e di Imperatrice, sposerà Angelo di Domenico Locobardi di Nepi. Porterà in dote 80 fiorini.

Nell'anno del Signore 1501, al tempo del pontificato del Santissimo Padre e Signore in Cristo, Alessandro VI Papa per divina provvidenza, indizione XIV, e nel mese di gennaio del detto anno, giorno 17.
In presenza di me notaio Giacomo Celsi e dei testimoni infrascritti per questo atto specialmente avuti, chiamati e interrogati, Imperatrice moglie fu Antonio di Nepi e Nicola suo figlio; e Imperatrice e Nicola per prima cosa e davanti a tutti promisero di non contrastare, venire o dire per qualsiasi ragione, titolo o causa contro il presente contratto o le singole cose in esso contenute. Rinunciando le dette parti, la suddetta Imperatrice al beneficio del senatoconsulto velleiano e a tutti gli altri benefici per le donne vedove, informata da me notaio su ciò che dicono, ciò che sono, ciò che comportano. ... Promisero e convennero ad una solenne stipulazione e ad un patto di dare, portare e concedere ad Angelo Locobardi di Nepi presente, cosciente e legittimamente stipulante, Graziosa figlia legittima e naturale della detta Imperatrice... con la benedizione del Signore, da far unire in matrimonio con dote, patti, promesse e stipulazioni infrascritte. E per prima cosa promisero per dote, in nome e per causa di dote della detta Graziosa 80 fiorini, in ragione di 35 bolognini per ogni fiorino, per pagare i quali promise a questo una casa franca, libera e priva di ogni onere di servitù, censo e reddito, posta a Nepi nella parrocchia di S. Biagio, ... una via di fronte e altri confini che sono più vari, antichi e moderni, nascosti e visibili. La quale casa vollero dover essere stimata da due uomini prudenti scelti insieme che, fatta la stima promisero di assolvere il rimanente entro il termine di 5 anni a partire dal giorno in cui la detta Graziosa andrà al suo uomo precedentemente citato, e affinchè lo segua fino alla fine.
Ugualmente promisero alla stessa una gonna per onore, del valore e del prezzo di 8 ducati, in ragione di 10 carlini per ogni ducato.
Ugualmente promisero a quella una cintura che una volta fu della detta Imperatrice sua madre.
Ugualmente promisero un'altra gonna nuova per uso quotidiano con una veste di cotone nuova.
Ugualmente promisero una cassa nuova di legno e in questa i consueti oggetti preziosi con una tovaglia all'uncinetto.
Ugualmente promisero un letto fornito di tendaggio aperto sul letto, con coperte, lenzuola e guanciale, com'è uso nella città di Nepi. E in segno di nuova parentela un bacio sulla bocca e una stretta di mano che avviene tra le dette parti.

E viceversa il citato Angelo promise davanti alla detta Imperatrice e Nicola, di giurare e prendere la citata Graziosa, e di avere e tenere quella come sua moglie e sposa legittima, di trattarla bene, come sono tenute e trattate le donne oneste e caste nella città di Nepi.
E promise nel tempo lecito e onesto, e convenuto tra le dette parti, di consumare il matrimonio secondo il rito della Santa Madre Chiesa.
E promise che quando riceverà la dote predetta, se in denaro o in altri beni mobili, se ne prenderà cura e cautela con il buon senso della citata Imperatrice e di Nicola e degli eredi e dei loro successori.
E lo stesso promise che qualora negli anni a venire, nel caso o nell'evento di restituirla, qualora muoia, di restituirla a coloro che la promisero, agli eredi o ai successori di quelli...
... E così giurarono davanti al Santo Vangelo di Dio, toccate le Sacre Scritture nelle mani di me notaio infrascritto, di osservare sotto penea e per la pena di una libbra d'oro, da devolvere per metà alla Camera della Curia nepesina, per l'altra metà alla parte osservante; assolta tale pena, pagata o non, vollero nientemeno che ogni singola cosa predetta rimanesse e stesse fissata.
Atto in Nepi nell'abitazione della detta Imperatrice, sita nella Parrocchia di S. Maria di Nepi, presenti, udenti e coscienti questi testimoni: Cola Pavolelli, ser Sapio di Sutri, Santo di Tito testimoni davanti alla predetta, presenti, chiamati e interrogati."


(Il documento fa parte della tesi di Laurea di Cristiano Paoletti).



Tutte le spose portavano in dote una cassa o cassapanca in legno che conteneva jocalia e parafernalia, cioè gioielli e biancheria personale che erano beni propri della sposa, ed erano esclusi dalla comunione legale tra i coniugi.
Gli abiti che la ragazza aveva in dote erano ordinari e pro honore; questi ultimi erano gli abiti per le feste e le occasioni solenni.

Nepi era appartenuta a Rodrigo Borgia fin dal 1479, quando era ancora cardinale.
Fra questa data e il 1483, ampliò e fortificò un castello già esistente e in seguito elevò la cittadina al rango di Ducato.
Nel 1499 ne fece dono alla figlia Lucrezia, e la nominò governatrice.
Lucrezia abitò a Nepi per circa un anno, e lasciò un buon ricordo nella popolazione, dato che seppe svolgere il suo ruolo con saggezza e giustizia.
 
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view post Posted on 9/9/2013, 11:04
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Marie-Antoinette

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Interessante questo documento,a 500 anni di distanza,gli atti notarili restano sempre complicati.
 
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view post Posted on 9/9/2013, 15:25
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Arciduca /Arciduchessa

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Sì, in effetti certi passaggi sono un po' astrusi! E non aiuta a capire questo linguaggio pieno di ripetizioni e un po' pomposo.
Il notaio che ha redatto il contratto era Giacomo Celsi, che aveva lavorato anche nella stipula degli atti riguardanti la consegna di Nepi ai Borgia.


In un altro rogito dotale datato 26 dicembre 1518, la futura sposa Rosata "porta in dote 100 fiorini costituiti da una casa con grotticella sotto le scale che verrà stimata da due uomini capaci e una vigna, sempre a Nepi. Qualora i detti beni non dovessero raggiungere il valore di 100 fiorini la famiglia si impegna a integrare in denaro il rimanente.
Inoltre la sposa porta due tuniche come indumento quotidiano e d'onore del valore di 10 ducati e una cintura d'argento della stesso valore, una cassa in legno contenente biancheria e una tovaglia lavorata all'uncinetto. Inoltre un letto con panneggi, coperta di piume, guanciali e lenzuola di lino.
Allo sposo spetta di amministrare i beni con cura e cautela e di restituirli, alla sua morte senza figli, agli eredi della famiglia della sposa; di consumare il matrimonio e di trattare bene la sposa."
 
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view post Posted on 9/9/2013, 22:18
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Arciduca /Arciduchessa

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Interessante, anche se questo linguaggio esplicito, tecnico, preciso si adatta ad una compravendita al mercato più che alla vigilia di un matrimonio. Gli affari sono affari: il sentimento, si sa, era un optional.
 
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view post Posted on 10/9/2013, 11:15
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (Maria Clotilde @ 9/9/2013, 23:18) 
Interessante, anche se questo linguaggio esplicito, tecnico, preciso si adatta ad una compravendita al mercato più che alla vigilia di un matrimonio. Gli affari sono affari: il sentimento, si sa, era un optional.

Sì, il matrimonio era un vero e proprio affare economico. Mi piace l'idea che tutto doveva essere meticolosamente e dettagliatamente stabilito.
Tutto questo però si riferisce a famiglie piuttosto abbienti.
In certi periodi storici, e a seconda dei luoghi, il matrimonio non veniva ritenuto valido nemmeno dalla Chiesa, se la futura sposa non aveva la dote.
Nell'alto medioevo, questo era anche un modo per garantire una sicurezza alle donne, specialmente nel caso in cui fossero rimaste vedove.
Col passare dei secoli, le leggi cambiarono di molto, a svantaggio della moglie rispetto al marito.
Le leggi erano diverse in base alle diverse zone d'Italia. In Friuli, ad es., nel 1500 si praticavano ancora gli antichi usi nuziali, legati alla lunga influenza germanica e longobarda in questa regione, per cui nel contratto dotale poteva essere stabilita una "controdote" da parte del marito, il cui ammontare era di circa un terzo rispetto a quanto portato dalla moglie.
Gli emendamenti veneziani del 1400 riservavano ancora alle mogli la proprietà dei beni portati in dote.
Dai contratti dotali del '500 della cittadina di Nepi si evince, per quanto riguarda i beni della moglie, che il marito ne è gerente, ma non proprietario.
La dote garantiva alla sposa un prestigio, nella sua nuova famiglia, che era proporzionato all'ammontare di ciò che portava.
Per venire in aiuto delle famiglie più povere, che non potevano garantire una dote alla propria figlia, sorsero anche dei Monti che avevano nomi diversi in base alle città: il Monte delle Doti a Firenze, il Monte dei Maritaggi a Napoli, il Monte del Matrimonio a Bologna... I genitori previdenti versavano delle somme che poi venivano riscosse, maggiorate degli interessi, al momento del matrimonio della figlia.

A me ha colpito la "sproporzione" tra il valore della dote, anche di quelle citate nei contratti dotali di Nepi, e quello che invece viene richiesto al marito: semplicemente di aver cura dei beni e di trattare bene la futura sposa! (Mi sfugge qualcosa? ... :D ).

Edited by reine Claude - 11/9/2013, 11:02
 
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view post Posted on 10/9/2013, 11:46
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Arciduca /Arciduchessa

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CITAZIONE (reine Claude @ 10/9/2013, 12:15) 
A me ha colpito la "sproporzione" tra il valore della dote, anche di quelle citate nei contratti dotali di Nepi, e quello che invece viene richiesto al marito: semplicemente di aver cura dei beni e di trattare bene la futura sposa! (Mi sfugge qualcosa? ... :D ).

:D Si', ti sfugge proprio qualcosa.... e quel "qualcosa" e' strano che sia inserito nella parte dei doveri del marito, essendo a rigor di logica anche un dovere per la moglie :huh: L'avevo notato anch'io.
Grazie per i particolari che hai aggiunto con il tuo ultimo intervento!
 
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view post Posted on 11/9/2013, 09:53
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Arciduca /Arciduchessa

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A dire la verità io, più "materialmente", avevo pensato al fatto che la donna portava molto, in termini economici, mentre il futuro sposo nulla.
Riflettendo sulla cosa e cercando ulteriori informazioni, ho concluso che la dote doveva coprire i bisogni e le necessità future della nuova famiglia.
Come sto constatando ultimamente, leggendolo in diversi libri, la donna era molto più tutelata nell'alto medioevo rispetto ai periodi seguenti.
Per il diritto romano la dote portata dalla donna costituiva la base economica su cui nasceva la nuova famiglia.
A poco a poco però, le consuetudini dei popoli invasori, germani e longobardi in particolare, si mescolarono e influenzarono quelle romane.
Per queste popolazioni era d'uso che anche lo sposo portasse una dote. C'erano due tipi di donazione: la meta, una somma che il futuro sposo versava al padre della sposa. Tale somma veniva destinata alla moglie, in caso di vedovanza.
C'era poi il morgengabe, il dono che lo sposo faceva alla moglie il mattino dopo la prima notte di nozze e che era costituito da oggetti d'uso e gioielli.
Le leggi promulgate dall'Imperatore Giustiniano perfezionarono queste consuetudini e stabilirono che la donna, se fosse rimasta vedova, poteva contare sia sulle sue proprietà che sui doni del marito.
In epoca romana e alto medievale, quindi, la dote della sposa era controbilanciata dai doni dello sposo.
I diritti della donna sono equiparati a quelli dell'uomo.
La donna collabora in ugual misura alla gestione e al mantenimento della propria famiglia.
Con la nascita dei Comuni e delle prime città, le cose cambiano. Intervengono molti fattori: sociali, religiosi, economici.
Si determinano dei ruoli ben precisi: l'uomo fuori, nel posto di lavoro (che sempre più non coincide, come prima, con la propria abitazione) e protagonista della vita politica del Comune; la donna confinata dentro casa, a badare ai figli.
In questo modo la donna può contribuire sempre meno al sostentamento della famiglia, da un punto di vista economico. Ma anche il suo ruolo perde importanza (e non si dà valore al suo lavoro, prezioso, di cura e di accudimento) e vengono fatte leggi che limitano sempre più il possedimento di beni propri da parte della donna, spostando tutto nelle mani dell'uomo.
Addirittura, si promulgano delle leggi cittadine secondo le quali si escludono le donne già provviste di dote dai diritti di successione dei beni paterni.
Con l'età comunale inizia una concezione della donna che sarà poi portata avanti nel tempo e che la discrimina fortemente.
In alcune regioni italiane continuarono a essere in uso le consuetudini germaniche, per cui anche lo sposo portava una dote (anche se sempre minore, nel suo valore, rispetto a quella della sposa).
Col tempo però si confermò l'usanza secondo cui la dote deve essere portata dalla donna, diventando un costo esclusivo a carico della sua famiglia d'origine.

Edited by reine Claude - 12/9/2013, 09:59
 
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view post Posted on 11/9/2013, 11:20
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Marie-Antoinette

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Ancora oggi l sud,in alcune famiglie,si rispettano determinate regole sulla "dote" della sposa e dello sposo. Non ne so molto,credo che la donna abbia il compito di arredare la cucina e la camera da letto. Lo sposo deve arredare il resto della casa.
Come ho detto non ne so molto,soprattutto da bambina mi capitava di ascoltare discorsi sulla dote. Se qualcuno conosce queste vecchie usanze,sarebbe interessante saperne di piu'.
 
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view post Posted on 11/9/2013, 15:21
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Arciduca /Arciduchessa

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Ma si fa ancora la dote?
Mi sa che le ragazze di oggi non sanno nemmeno che cos'è! :D

Dal morgengabe di origine germanica (letteralmente dono del mattino) deriva il termine morganatico, che sta ad indicare quel tipo di matrimonio, in uso già in età feudale, in cui il marito (re o nobile) regolava i rapporti con una seconda moglie o con una donna di condizione inferiore, escludendo lei e gli eventuali figli dal diritto alla successione dinastica e all'eredità del patrimonio.
 
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view post Posted on 11/9/2013, 18:03
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Marie-Antoinette

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Non e' proprio una dote,la sposa si occupa di alcune spese e lo sposo di altre. Ricordo che da bambina ascoltavo mia nonna informarsi su cosa "portava" la sposa e cosa lo sposo. Non credo che tali usanze persistano ancora,forse nei poccoli centri.
 
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Madamadore
view post Posted on 2/10/2013, 21:34




Ho avuto la fortuna di fare una relazione sull'argomento! I contratti dotali appaiono astrusi ma era necessaria una simile pignoleria. Occorreva salvaguardare i beni che la sposa portava nella casa del marito perché spesso e volentieri questi se ne appropriava indebitamente, come succede nella vicenda della Monaca di Monza. Tutti i passaggi dovevano essere rigidamente rispettati, in modo che, in caso di vedovanza, la donna potesse tornare nella casa paterna con tutti i beni che aveva portato al momento delle nozze. Erano le cose di sua proprietà ma c'erano anche gli extra dotali che potevano essere aggiunti alla dote subito o nel corso del tempo. Sui loro versamenti venivano fatti molti processi giuridici, quando c'erano ritardi...come per la custodia dei figli fino all'età adulta.
Può sembrare assurdo ma il matrimonio era un contratto di cui gli sposi non erano altro che beni usati per una transazione economica che mirava ad avere alleanze più fruttuose per le famiglie di appartenenza dei due. Nulla di più, nulla di meno.
 
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view post Posted on 2/10/2013, 22:41
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Marie-Antoinette

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Grazie per l'ulteriore spiegazione.
 
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Madamadore
view post Posted on 3/10/2013, 14:42




Parte di queste informazioni puoi trovarle nel saggio "Il contratto morale. Madri e figli nella Toscana moderna di Giulia Calvi...un bellissimo saggio ben scritto.
 
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view post Posted on 22/6/2014, 10:53
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Marie-Antoinette

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o.O
Uh mamma, viene il mal di testa solo a leggerlo uahahaha! Comunque interessantissimo, sul serio..questo documento dà proprio l'idea di ciò che rappresentava un matrimonio...

Riguardo le abitudini di oggi, io non ne sono informatissima ma so di per certo che mia nonna parla spesso di corredo...ora, non so se è lo stesso ma bene o male ci siamo. Credo che sia un'usanza ancora in vista nelle province o nei paeselli...
Praticamente sin dalla nascita la famiglia della bambina si impegna nel creare, preparare, conservare pezzi da arredamento...solitamente si tratta più di coperte, tendaggi, asciugamani, tovaglie, centrini e robe così, cose che principalmente andrebbero ad arredare camera da letto e cucina.
Mia nonna, per esempio, ancora oggi ha una coperta di lino, delle federe ed un copriletto fatta a mano da sua madre su cui ci sono ricamate le iniziali di lei e mio nonno.
 
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