| In un libretto pubblicato dalla Pro Loco di Nepi (Viterbo) ho trovato questo interessante Contratto Dotale, che vi trascrivo (quasi) integralmente.
"Graziosa, figlia del fu Antonio di Nepi e di Imperatrice, sposerà Angelo di Domenico Locobardi di Nepi. Porterà in dote 80 fiorini.
Nell'anno del Signore 1501, al tempo del pontificato del Santissimo Padre e Signore in Cristo, Alessandro VI Papa per divina provvidenza, indizione XIV, e nel mese di gennaio del detto anno, giorno 17. In presenza di me notaio Giacomo Celsi e dei testimoni infrascritti per questo atto specialmente avuti, chiamati e interrogati, Imperatrice moglie fu Antonio di Nepi e Nicola suo figlio; e Imperatrice e Nicola per prima cosa e davanti a tutti promisero di non contrastare, venire o dire per qualsiasi ragione, titolo o causa contro il presente contratto o le singole cose in esso contenute. Rinunciando le dette parti, la suddetta Imperatrice al beneficio del senatoconsulto velleiano e a tutti gli altri benefici per le donne vedove, informata da me notaio su ciò che dicono, ciò che sono, ciò che comportano. ... Promisero e convennero ad una solenne stipulazione e ad un patto di dare, portare e concedere ad Angelo Locobardi di Nepi presente, cosciente e legittimamente stipulante, Graziosa figlia legittima e naturale della detta Imperatrice... con la benedizione del Signore, da far unire in matrimonio con dote, patti, promesse e stipulazioni infrascritte. E per prima cosa promisero per dote, in nome e per causa di dote della detta Graziosa 80 fiorini, in ragione di 35 bolognini per ogni fiorino, per pagare i quali promise a questo una casa franca, libera e priva di ogni onere di servitù, censo e reddito, posta a Nepi nella parrocchia di S. Biagio, ... una via di fronte e altri confini che sono più vari, antichi e moderni, nascosti e visibili. La quale casa vollero dover essere stimata da due uomini prudenti scelti insieme che, fatta la stima promisero di assolvere il rimanente entro il termine di 5 anni a partire dal giorno in cui la detta Graziosa andrà al suo uomo precedentemente citato, e affinchè lo segua fino alla fine. Ugualmente promisero alla stessa una gonna per onore, del valore e del prezzo di 8 ducati, in ragione di 10 carlini per ogni ducato. Ugualmente promisero a quella una cintura che una volta fu della detta Imperatrice sua madre. Ugualmente promisero un'altra gonna nuova per uso quotidiano con una veste di cotone nuova. Ugualmente promisero una cassa nuova di legno e in questa i consueti oggetti preziosi con una tovaglia all'uncinetto. Ugualmente promisero un letto fornito di tendaggio aperto sul letto, con coperte, lenzuola e guanciale, com'è uso nella città di Nepi. E in segno di nuova parentela un bacio sulla bocca e una stretta di mano che avviene tra le dette parti.
E viceversa il citato Angelo promise davanti alla detta Imperatrice e Nicola, di giurare e prendere la citata Graziosa, e di avere e tenere quella come sua moglie e sposa legittima, di trattarla bene, come sono tenute e trattate le donne oneste e caste nella città di Nepi. E promise nel tempo lecito e onesto, e convenuto tra le dette parti, di consumare il matrimonio secondo il rito della Santa Madre Chiesa. E promise che quando riceverà la dote predetta, se in denaro o in altri beni mobili, se ne prenderà cura e cautela con il buon senso della citata Imperatrice e di Nicola e degli eredi e dei loro successori. E lo stesso promise che qualora negli anni a venire, nel caso o nell'evento di restituirla, qualora muoia, di restituirla a coloro che la promisero, agli eredi o ai successori di quelli... ... E così giurarono davanti al Santo Vangelo di Dio, toccate le Sacre Scritture nelle mani di me notaio infrascritto, di osservare sotto penea e per la pena di una libbra d'oro, da devolvere per metà alla Camera della Curia nepesina, per l'altra metà alla parte osservante; assolta tale pena, pagata o non, vollero nientemeno che ogni singola cosa predetta rimanesse e stesse fissata. Atto in Nepi nell'abitazione della detta Imperatrice, sita nella Parrocchia di S. Maria di Nepi, presenti, udenti e coscienti questi testimoni: Cola Pavolelli, ser Sapio di Sutri, Santo di Tito testimoni davanti alla predetta, presenti, chiamati e interrogati."
(Il documento fa parte della tesi di Laurea di Cristiano Paoletti).
Tutte le spose portavano in dote una cassa o cassapanca in legno che conteneva jocalia e parafernalia, cioè gioielli e biancheria personale che erano beni propri della sposa, ed erano esclusi dalla comunione legale tra i coniugi. Gli abiti che la ragazza aveva in dote erano ordinari e pro honore; questi ultimi erano gli abiti per le feste e le occasioni solenni.
Nepi era appartenuta a Rodrigo Borgia fin dal 1479, quando era ancora cardinale. Fra questa data e il 1483, ampliò e fortificò un castello già esistente e in seguito elevò la cittadina al rango di Ducato. Nel 1499 ne fece dono alla figlia Lucrezia, e la nominò governatrice. Lucrezia abitò a Nepi per circa un anno, e lasciò un buon ricordo nella popolazione, dato che seppe svolgere il suo ruolo con saggezza e giustizia.
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