CITAZIONE (Maurº @ 1/7/2015, 23:00)
<p align=justify>Le posizioni di potere raggiunte dalle donne nella Francia dei lumi? spero che la Craveri intenda in senso lato (che ne so, come dire Ville Lumiére per Parigi) perché sennò chi glielo spiega a tutte quelle donne, da Anna di Bretagna a Giovanna d'Arco a Bianca di Castiglia passando per Ninon de Lenclos e via di lì che, vissute qualche tempo prima della Francia illuminista, si sono perse un giro in giostra nella relazione della suddetta Craveri?
Il Settecento illuminista è il secolo delle donne per eccellenza. La cultura si faceva più nei loro salotti che nelle accademie. Il discorso della Craveri penso vada inteso in questo senso e qualsiasi libro sulla storia delle donne è d'accordo su questo punto.
CITAZIONE
La legge salica risale a Pharamond? Pensare a Clodoveo le fa brutto? Su quel "invocata mendacemente" le do ragione: la vera legge salica contiene un articolo che ha solo l'efffetto di escludere le donne dalla successione ai beni allodiali, di regno e corona non se ne parla.
Anch'io conosco la versione del mitico re Faramondo: la questione in gioco non è chi abbia realmente legiferato, quanto chi credevano che lo avesse fatto.
CITAZIONE
"...ragioni esclusivamente pratiche, e non già in nome dell'incapacità femminile..." A Crave', la mazzata finale alla Giovannina l'ha data il clero: il re di Francia è unto con la consacrazione, che lo rende(va) una specie di sacerdote (évêque du dehors) e la Vaticano s.p.a. non permette il sacerdozio femminile quindi nemmeno l'unzione sul capo.
Il discorso della Craveri riguardo all'incapacità femminile non contempla la questione del sacerdozio, ma si riferisce al dibattito cinque-secentesco che esclude le donne da posizioni di potere in quanto esseri inferiori (causando non pochi problemi, visto che si stava consolidando/si era consolidato il ruolo della regina come reggente del regno durante la minore età del re).
Di fatto l'esclusione delle donne dal trono, avvenuta nei primi anni del Trecento, è dovuta a motivi puramente pratici: quando Luigi X è morto nessuno era contrario all'ascesa al trono di sua figlia. Prima della nascita di Giovanni I il Postumo, era stato stabilito che se fosse nata un'altra femmina, Giovanna sarebbe diventata regina con la reggenza di Filippo di Poitiers. Quando poi, morto Giovanni, Filippo si fa consacrare re, la cosa non passò sotto silenzio e ci fu una spaccatura tra la nobiltà. La giustificazione che Filippo fece preparare dall'Università di Parigi non contemplava minimamente la femminilità di Giovanna come problema per la sua successione al trono: si basava sul grado di parentela tra il sovrano e Luigi IX (due gradi per Filippo, tre per Giovanna). Morto Filippo, creatosi il precedente, suo fratello si fece intronizzare come Carlo IV, passando sopra i diritti delle due nipoti. «Le fait commençait à créer le droit» (Paul Viollet,
Comment les femmes on été exclues en France de la succession à la Couronne, «Mémoires de l'Académie des inscriptions et belles-lettres», XXXIV (2), 1895, p. 149.). Nessuna argomentazione sul sesso era stata tirata in ballo, tantomeno quella del "sacerdozio" del re.
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Le sfugge anche il dettaglio che fino a Maria de' Medici si consacravano anche le regine, sebbene in altra forma rispetto ai re?
Tecnicamente quello delle regine non era un vero
sacre ma un
couronnement: «les femmes sont ointes plus bas que le roi» (Claude de Seyssel,
La grand'monarchie de France, 2e éd., Paris, 1541, fo. 110; in realtà un trattato anonimo della metà del Quattrocento, pubblicato per la prima volta nel 1507 a nome di Seyssel). D'altra parte, oltre a una serie di differenze nel cerimoniale, quella più rimarchevole è che la regina viene unta con un normale olio consacrato e non con il balsamo miracoloso della santa ampolla.
CITAZIONE
La regina di Francia non era sempre staniera, come dice lei.
Non è una regola scritta, ma è un costume sempre osservato in età moderna. Laddove si consolida una certa immagine della figura sacrale del re (cioè tardi) e tutto ciò che lo riguarda diventa fatto pubblico e non privato, ne consegue che il suo matrimonio debba – quasi, o senza quasi, antropologicamente – consumarsi in una dimensione che non è quella comune: in pratica il re non sposa la figlia di un suddito (lo dicevano molti giuristi). Le promesse di Enrico IV alle sue amanti erano imbarazzanti, ma furono passate con un colpo di spugna quando si prospettò il matrimonio con Maria de' Medici.
E di fatto nel periodo in analisi gli unici matrimoni "francesi" dei re furono con principesse della famiglia reale (Claudia e Margherita). Le altre due regine per così dire francesi, Anna di Bretagna e Luisa di Lorena, erano a tutti gli effetti straniere.
CITAZIONE
P. S.: mancava anche la citazione del film della Coppola, mi par di sentire Gerosa che nella biografia di Luig XIV mette in bibliografia i libri di Angelica dei Golon
In un clima pesante, paludato e noioso come quello dell'ambito accademico, sentire una signora di quell'età capace di citare senza imbarazzo un po' di cultura pop è come respirare una grande boccata d'aria. A me ha fatto un'ottima impressione, soprattutto nel dibattito che è seguito ai primi tre interventi.