Maria Antonietta - Regina di Francia

Napoli spagnola, I Guevara e i d'Avalos

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elena45
view post Posted on 4/7/2018, 10:18 by: elena45
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Marie-Antoinette

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Significativi tra i Caracciolo Rossi in epoca spagnola sono i Caracciolo di Avellino, quasi tutti guerrieri al servizio dei Re di Spagna.

Capostipite fu Domizio (1508-1576), duca di Atripalda, che partecipò con il figlio Marino I (+1591) alla battaglia di Lepanto.

Con strumento del 6 maggio 1581 Marino Caracciolo-Rossi comprò dalla Regia Corte tramite la moglie Crisostoma Carafa per 113.469 ducati la città di Avellino insieme col casale “delle Bellezze”. Con diploma rilasciato ad Areca il 25 aprile 1589, Marino ottenne dal re Filippo II, figlio di Carlo V, in considerazione della virtù degli antenati e dei suoi meriti, il titolo di Principe della città di Avellino.
Tratto da www.avellinesi.it/fine%20aprile%201...%20%20parte.pdf.

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Francesco Marino I Caracciolo (1631-1674), 4° principe di Avellino, figlio postumo di Marino II Caracciolo (1587-1630) e della sua seconda moglie, la bellissima Francesca d'Avalos (+1676).
Bello come la madre, fu anche lui, come i suoi avi, un valoroso combattente: sconfisse le brigate di Masaniello tracimate nel suo territorio. Nel ritratto porta il collare del Toson d'oro, ricevuto da Filippo IV di Spagna.
Fu un amante profondo della cultura: oltre a finanziare i migliori artisti dell’epoca (era amico intimo di Cosimo Fanzago, autore della Fontana di Bellerofonte), fondò nella sua Atripalda l’Accademia degli Inquieti.
A Madrid conobbe e sposò la principessa Geronima Pignatelli (1644-1711), la ricchissima figlia di Ettore IV, principe di Noja e duca di Monteleone, e Giovanna Tagliavia Aragona Cortez, principessa di Castelvetrano e duchessa di Terranova. Morì ancora giovane, a soli 43 anni. La moglie si risposò con suo cugino, Giulio Pignatelli, duca di San Mauro.

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Cosimo Fanzago - Fontana di Bellerofonte - Avellino

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Marino III (1668-1720), V principe di Avellino, unico figlio maschio del suddetto. Sposò la genovese Antonia Spinola (discendente del Generale Ambrogio) ed ebbe solo 2 figli maschi. Il cadetto Ambrogio fu il capostipite dei Caracciolo di Torchiarolo (BR).
Invece il primogenito, 6° principe di Avelino, fu un personaggi molto discusso::

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Francesco Solimena - Probabile ritratto di Francesco Marino II Caracciolo (1688-1727) - Collezione privata

Fu amante del lusso e organizzatore di feste grandiose, che tenne a Lancusi, dove possedeva uno splendido palazzo.
Ancora più sfarzosamente volle festeggiare a Montesarchio il matrimonio con la bellissima e virtuosa Giulia d’Avalos (+1726), figlia di Nicola, principe di Troia e Montesarchio, e di Giovanna Caracciolo, sua zia, celebrato con una cerimonia solenne dal cardinale arcivescovo di Benevento, Vincenzo Maria Orsini, futuro Papa Benedetto XIII.
Altrettanto sfarzose furono le feste per la nascita del primogenito Marino IV Francesco. Ma suscitò grande sconcerto quando dette un fastoso ricevimento a Napoli, nel palazzo avito, poco dopo la morte del padre.

Di costumi tutt’altro che irreprensibili, Francesco Marino II si trovò invischiato in una torbida vicenda. Nel 1723 furono trovate uccise nella loro casa due donne pubbliche. Del delitto fu accusato Antonio Gallucci, uomo di fiducia del principe, frequentatore di quel sordido ambiente. Le prove addotte nel processo, immediatamente celebrato, furono ritenute sufficienti a farlo condannare a morte. Il principe Caracciolo intervenne con la forza della sua autorità per tentare di salvare dalla condanna il suo familiare, ma per le sue richieste troppo insistenti ed energiche fu addirittura ritenuto il mandante del delitto. Visti inutili i suoi tentativi, apostrofò con frasi ingiuriose il Viceré, cardinale Althan, che, dopo avergli promesso il suo aiuto, si disinteressò del caso dicendogli che “non lo riteneva degno neppure di fare il servitore in sua casa”. Perciò dalla Regia Corte, interessata a tenere a freno l’eccessiva potenza dei nobili, gli fu comminata la pena dell’esilio perpetuo, che egli volle scontare con la moglie, i due figli e un seguito di 40 persone a Bologna, dove continuò a trascorrere il tempo in feste, ricevimenti
e divertimenti con le più titolate famiglie della città, come ricordano le cronache bolognesi del tempo
.

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Francesco Marino III Caracciolo (1714-1781), buono e coraggioso, di indole diversa dal padre, durante la Guerra di Successione Polacca si schierò contro gli Asburgo a favore di Carlo III e fu Generale della cavalleria borbonica.
Ma questa è un'altra storia perchè comincia appunto la Napoli borbonica.

Tratto da www.avellinesi.it/fine%20aprile%201...0II%20parte.pdf

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Ricostruzione del Palazzo Caracciolo di Avellino a Lancusi, oggi molto degradato.

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Palazzo Caracciolo di Avellino a Napoli (via dell'Anticaglia), in centro storico. Risalente alla seconda metà del XIV secolo, fu ereditato dai Caracciolo di Avellino dall'ava Beatrice Gambacorta e ampliato dal 2° principe Camillo. Abbandonato per anni, oggi è sede della Fondazione Greco-Morra ed è stato in parte ristrutturato.

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Palazzo Caracciolo ad Avellino, oggi sede della Provincia.
Fu fatto costruire dalla principessa Antonia Spinola Colonna, moglie del 5° principe, tra il 1708 e il 1713.
Nel 1734, dopo la Guerra di successione polacca, il nuovo re, Carlo III di Borbone, viaggiando verso Napoli, fece la sua prima tappa nel palazzo avellinese. Ma questa, come già detto, è un'altra storia.

http://giornalelirpinia.it/index.php/cultu...ellino-e-ariano

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Parallelamente, sempre tra i Caracciolo Rossi, si svilupparono le linee dei Caracciolo di San Vito e dei Caracciolo di Airola.

Capostipite fu Galeazzo Caracciolo (1460-1517), Signore di Vico del Gargano, figlio di Colantonio lo Sfresato (+1485) e Maria Caracciolo Pisquizi (intrecci frequenti tra i due rami).
Galeazzo fu il condottero aragonese che, a capo di una flotta, nel 1481 contribuì a liberare la città di Otranto dai Turchi, dopo il massacro di 800 cittadini inermi(regnante Ferdinando I).
A lui come già detto( #entry599245983) è dedicata una splendida cappella nella chiesa di San Giovanni a Carbonara.

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Sepolcro di Galeazzo Caracciolo (1557). Sposò Camilla della Leonessa ed ebbe 10 figli.

Di fronte il sepolcro del figlio maschio più illustre:

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Sepolcro di Colantonio Caracciolo (+1562), 1° marchese di Vico.
Per la fedeltà e i servizi prestati all'imperatore Carlo V, nel 1531 ottenne il titolo marchesale, dando vita al ramo dei Caracciolo di Vico.

Ci sono anche i figli minori di Galeazzo nell'Altare dell'Epifania:

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Carlo Maria (morto giovane) e Marcello Caracciolo (+1556), capostipite dei Caracciolo di Airola.

Il secondo marchese di Vico avrebbe dovuto essere l' unico figlio maschio di Colantonio, nato lo stesso anno in cui moriva il grande nonno di cui portava il nome e lo stesso anno in cui Martin Lutero pubblicava le sue 95 tesi. Invece è passato alla storia come colui che che si convertì al calvinismo, dopo un lungo periodo di tormentata riflessione, indotta anche dall'amicizia con il congiunto Gian Francesco Alois (1519-g1564), marito di Isabella Caracciolo, una sua parente; rinunciò al titolo e andò in esilio in Svizzera.
Peggiore sorte toccò al povero Alois che fu decapitato per eresia.

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Galeazzo Caracciolo (1517-1586). Stupisce che il nipote di un difensore della cristianità, portatore dello stesso nome, avesse abiurato la sua religione.
Stupisce che il cugino di Galeazzo, quel Ferrante Caracciolo duca di Airola (+1596) che lo aveva cercato in Svizzera per convincerlo a tornare sui suoi passi, fosse un guerriero di grande valore: partecipò alla battaglia di Lepanto in difesa della religione cristiana.

Il ramo marchesale comunque si estinse presto (alla fine del '500), mentre si svilupparono quelli cadetti dei Duchi di San Vito e dei Duchi di Airola.
E qui troviamo, secondo la tradizione di famiglia, altri due guerrieri delle armi spagnole, due fratelli:

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Carlo Andrea Caracciolo (1584-1646), marchese di Torrecuso, fu tra i più grandi condottieri del suo tempo per il re di Spagna.

Lucio Caracciolo (1595-1656), combattente in Navarra e Catalogna. Si narra che durante la battaglia smarrì l'occhialino e il re gli offrì il suo dicendo "Por bien ver", che diventò il motto della casata. Anche lui ottenne da Filippo IV il Toson d'oro e il titolo di Duca di San Vito. Morì di peste nell'epidemia del 1656.

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I busti di Carlo Andrea e di Lucio Caracciolo all'ingresso della cappella.

Come si vede c'è tutta una generazione di guerrieri nella casata Caracciolo Rossi fedeli al re di Spagna.

Edited by elena45 - 1/3/2021, 14:53
 
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